Ebrei Vs Sionisti .

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    Shalom

    Su Youtube seguo sempre le varie lezioni dei Rav che pubblicano nei vari canali , e più di una volta nelle ricerche mi ritrovo questo Rabbino Americano che fa qualche manifestazione antisionista .
    Addirittura mi è capitato un video dove veniva spiegato che i Sionisti venivano da un paese Russo (o qualcosa del genere) e che l'identità Ebraica era un furto .

    Tuttavia , se leggiamo concretamenti i testi , per quanto possa essere irrazionale a mio modo di vedere la ragione sembra da parte dei Sionisti che applicano alal lettera gli insegnamenti piuttosto che come parla quel Rabbi che sembra un Cattolico con l'unica differenza che magari non credo in Cristo.

    Cosa ne pensate ? Si può approfondire senza pregiudizi ?

    Shabbat Shalom

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    אילון

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    CITAZIONE (dovellonsky @ 12/12/2015, 18:25) 
    Shalom


    Cosa ne pensate ? Si può approfondire senza pregiudizi ?

    Ma perchè, ti pensavi forse che tra gli ebrei non ci fossero i cretini?
     
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  3. Karmelsr
     
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    Sono dei Neturei Karta, un gruppo di idioti

    Edited by Karmelsr - 14/12/2015, 11:33
     
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    Lui dice che i Sionisti si rifanno al Talmud , ma forse non ha compreso che il Talmud è il commento orale della Torah , quindi io gli farei leggere seriamente la Torah dopodiché voglio vedere se da torto ai Sionisti .
     
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    אריאל פינטור

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    I naturè carta stanno sulle scatole a tutti.
    Sono un branco di fanatici che afferma che lo stato di Israele doveva essere fondato dal Messia e non da uomini.
    Il sionismo nasce come prodromi nell' est dell'Europa. Prende forma inmpottNte con Hertzl ed è essenzialmente un movimento laico.
    Il sionismo religioso è un fenomeno successivo che si rifà ai primi movimenti dei "hovevè Tzion" ((gli amanti di Sion) del secolo XIX.
    Il sionismo non ha nessuna caratteristica espansionistica né imperialista. È nato solo per garantire agli ebrei una Terra dove vivere in pace e in libertà.
    I naturè Karta sono solo degl idioti
     
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    אילון

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    CITAZIONE (Negev @ 13/12/2015, 20:14) 
    I naturè carta stanno sulle scatole a tutti.
    Sono un branco di fanatici che afferma che lo stato di Israele doveva essere fondato dal Messia e non da uomini.
    Il sionismo nasce come prodromi nell' est dell'Europa. Prende forma inmpottNte con Hertzl ed è essenzialmente un movimento laico.
    Il sionismo religioso è un fenomeno successivo che si rifà ai primi movimenti dei "hovevè Tzion" ((gli amanti di Sion) del secolo XIX.
    Il sionismo non ha nessuna caratteristica espansionistica né imperialista. È nato solo per garantire agli ebrei una Terra dove vivere in pace e in libertà.
    I naturè Karta sono solo degl idioti

    Beh se ti devi incavolare per dei mentecatti, allora te la fornisco io una ragione buona per incavolarti.
    Questo pezzo ## ##### ##### ## #### ###### ## #### ###########@ ########@ , lo fa per soldi.

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  7. teista
     
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    Il sionismo religioso, mi unisco alla chiosa di Negev,è un fenomeno recente; infatti; praticamente tutti i religiosi erano contrarissimi al novello Stato di Israele ai suoi prodromi.

    Socialista, super laico, anti capitalista etc.

    Poi il vento è cambiato, ed è nato il sionismo religioso che ha iniziato a giustificare la legittimità del possesso di Eretz Israel su basi bibliche.

    I Naturei Karta non sono certo l'unica espressione anti-sionista, fanno solo più rumore.

    La quasi totalità degli charedim, che sono numerose centinaia di migliaia sono o contrari o indifferenti allo Stato di Israele.

    Lo stesso sionismo religioso considera l'attuale Stato laico "l'asino su cui cavalca il Messia".

    Insomma, un passaggio e non un fine.

    Gli antisionisti hanno i loro motivi (religiosi) per affermare il contrario.

    Ma ciò non c'entra nulla con il diritto internazionale di Israele ad esistere.

    Però, l'eguaglianza ebreo/sionista non esiste nei fatti; questo va tenuto a mente, pur sapendo che volano gli stracci tra i due macro gruppi che vanno declinando le loro istanze in maniera piuttosto accesa.

    Shalom
     
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    Come fanno gli Anti Sionisti ad avere motivi Religiosi se in sostanza i Sionisti Applicano alla lettera ciò che la Torà dice ?
    Quindi anche tra Ebrei ogni uno se la canta e se la suona come vuole ?
     
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    אריאל פינטור

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    È una questione di interpretazioni.secondo la visione più comune ogni ebreo deve contribuire alla venuta e all'era messianica. Quindi la creazione dello Stato d'Israele è un passo fondamentale. Secondo gli altri deve essere il Messia quindi ogni azione umana in tal senso è arbitraria e anti religiosa
     
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    Si , ma se si seguono Giosuè , Giudici e quant'altro si capisce chiarissimamente il COME dovevano essere conquistati i territori , tantè che il Signore in "Giosuè Cap 13" invita Giosuè ad andare a conquistare i territori .
     
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  11. teista
     
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    Lascia stare, ci sono altre fonti che danno ragione anche all'altra campana.
    Non è un argomento così semplice.
     
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    אריאל פינטור

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    Infatti si tratta di una interpretazione del tutto arbitraria.
    Ciò che fa ridere e fa rabbia è che costoro combattono lo stato di Israele ma ne sfruttano tutti i vantaggi sociali, di assistenza, di sanità, di pensione, di finanziamento alle loro scuole, di difesa, pur essendo esenti dal servizio militare, di libertà, di democrazia e di ogni beneficio possibile
     
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    אילון

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    Premesso che i deliri dei mentecatti non interessano a nessuno.
    Premesso che un ebreo infanga con bugie Israele diventa subito ricco e famoso

    Ma insomma la storia non la sa nessuno?

    Non sono molti a conoscere Zahir Muhsein che fu un leader dell’OLP tra il 1971 ed il 1979. La cosa che rende importante la sua conoscenza è racchiusa in un’intervista che Zahir Muhsein rilasciò al giornale olandese Trouw.

    Nell’intervista del Marzo 1977 egli affermò:
    “Il popolo palestinese non esiste. La creazione di uno stato palestinese è solamente un mezzo per continuare la nostra lotta per l’unità araba contro lo Stato d’Israele. In realtà oggi non c’è differenza tra giordani,palestinesi, siriani e libanesi. Oggi parliamo dell’esistenza di un popolo palestinese per ragioni politiche e strategiche poichè gli interessi nazionali arabi richiedono che venga assunta l’esistenza di un distinto “popolo palestinese” da opporre al sionismo. Per ragioni strategiche la Giordania, che è uno stato sovrano con confini ben definiti non può vantare diritti su Haifa e Jaffa mentre io, come palestinese, posso senz’altro vantare diritti su Haifa, Jaffa, Beersheva e Gerusalemme. Comunque nel momento in cui i nostri diritti saranno riconosciuti non attenderemo nemmeno un minuto per unire la Palestina alla Giordania.”



    Gli arabi si dichiarano "palestinesi" dal 1948, Gli Ebrei sono stati palestinesi per 2000 anni, da quando i Romani chiamarono così la regione geografica più di 100 anni dc.
    Nel 1948 al formarsi dello stato moderno a seguito del movimento sionistico iniziato nel 1860 con l'Alleanza Israelitica Universale guidata da Adolphe Crémieux, prendendo forza nel 1917 con Theodor Herzl.
    Il 29 novembre 1947, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottò una risoluzione che esigeva la fondazione di uno Stato ebraico in Eretz Israel. L'Assemblea Generale chiedeva che gli abitanti di Eretz Israel compissero loro stessi i passi necessari da parte loro alla messa in atto della risoluzione. Questo riconoscimento delle Nazioni Unite del diritto del popolo ebraico a fondare il proprio Stato è irrevocabile. Questo diritto è il diritto naturale del popolo ebraico a essere, come tutti gli altri popoli, indipendente nel proprio Stato sovrano.

    IL POPOLO PALESTINESE NON ESISTE! CI SONO SOLO GLI ARABI ISLAMICI CHE VOGLIONO DISTRUGGERE ISRAELE
    I palestinesi non hanno nulla che li distingua dagli altri arabi; parlare di Palestina è un inganno per far credere necessaria una restituzione che altrimenti sarebbe difficilmente giustificabile
    da Vero Medioriente

    Mentre abbiamo più di 3000 anni di storia documentatissima su cosa accadde nella zona di Israele e nazioni confinanti, non abbiamo alcuna traccia reale dell'esistenza di un popolo palestinese fino al 1967. Come mai?
    La Palestina è un'area geografica, non ha niente a che vedere con una nazionalità. Gli arabi hanno inventato da questa parola un'entità nazionale negli anni '60, definendosi "palestinesi" per scopi politici. Ritengono che gli ebrei siano degli invasori e che l'area geografica definita Palestina appartenga a loro esclusivamente.
    La parola "Palestina" non è nemmeno una parola di origine araba. Il termine "Palestina" è stato coniato dai romani attorno al 135 e.v. dal nome della popolazione egea che si era in antichità stabilita nell'area costale di Canaan: i Filistei. Il termine "Palestina" è stato scelto per rimpiazzare il termine ebraico "Giudea" in conseguenza alla vittoria romana sul popolo ebraico sconfitto durante le Rivolte Ebraiche contro Roma.
    Nel tempo, la parola latina Philistia si è trasformata in Palaestina, da cui Palestina. E peraltro, sebbene ribattezzarono quelle terre "Palestina", continuarono a chiamare i suoi abitanti come da migliaia di anni si suoleva fare: ebrei. La Palestina divenne il nome ufficiale di quella terra, ma i suoi abitanti continuarono a chiamarsi "ebrei".

    LA PALESTINA NON È MAI STATA UNO STATO INDIPENDENTE, MA SOLO UN'AREA GEOGRAFICA
    Nei successivi 2000 anni la Palestina non è mai stata né uno Stato indipendente e non si è mai formato un popolo palestinese come gruppo nazionale separato dal popolo arabo, nemmeno nei 1300 anni di dominio musulmano, quando cioè la Palestina era parte dell'Impero Ottomano. In 2000 anni il popolo palestinese non era citato neanche una volta dai musulmani e dagli occidentali.
    Dunque assiri, babilonesi, greci, romani, persiani e arabi; mai hanno menzionato, neppure di sfuggita, il "popolo palestinese". I turchi, in 600 anni di occupazione della Palestina, non hanno mai trovato traccia di palestinesi.
    Neanche la Lega delle nazioni (progenitrice dell'ONU), gli occidentali e gli arabi del tempo trovarono alcuna traccia del popolo palestinese. Tutti trovarono solo ebrei ed arabi.
    La Palestina è stato ed è un termine solamente geografico. Per questo in epoca moderna le parole "Palestina" e "palestinese" sono state usate con riferimento a tutti gli abitanti dell'area geografica compresa tra il Mediterraneo e il fiume Giordano – ebrei palestinesi e arabi palestinesi.
    È solo a partire dagli anni '20, con la caduta dell'impero turco, che si è iniziato a parlare di 'Palestina', termine che, per altro rappresenta un'area geografica e non una nazionalità. Non è mai esistito uno Stato palestinese spodestato da Israele, ne consegue che nemmeno il fantomatico popolo palestinese è mai esistito.

    LA PALESTINA NON È ALTRO CHE LA SIRIA DEL SUD
    A dire per primi che non esistevano come popolo sono stati proprio loro. Nel febbraio 1919, quando il primo congresso dell' Associazione musulmano-cristiana si riunì a Gerusalemme per scegliere i rappresentanti alla conferenza della pace di Parigi, fu adottata una risoluzione in cui si diceva fra l'altro "Noi consideriamo la Palestina come una parte della Siria, da cui non è mai stata separata. Siamo connessi con essa da vincoli geografici, storici linguistici e naturali".
    "Nel 1937, un leader locale arabo, Auni Bey Abdul-Hadi, disse alla Commissione Peel, che alla fine suggerì la partizione della Palestina: "Non c'è nessun paese come la Palestina! 'Palestina' è un termine che i sionisti hanno inventato! Non c'è Palestina nella Bibbia. Il nostro paese è stato per secoli parte della Siria." Il rappresentante del comitato arabo superiore alle Nazioni Unite ribadì questo concetto in una dichiarazione all'Assemblea Generale nel maggio 1947, sostenendo che la Palestina è parte della provincia di Siria e gli arabi di Palestina non costituiscono un'entità politica separata. Pochi anni dopo, Ahmed Shuqeiri, che in seguito divenne presidente dell'OLP, dichiarò al Consiglio di Sicurezza nel 1956: "E 'noto che la Palestina non è altro che la Siria del Sud".
    Nel 1974 il Presidente siriano Assad, anche se appoggiava l'OLP, dichiarò: 'la Palestina non è solo una parte della nostra patria araba, ma una parte fondamentale della Siria meridionale'.
    Lo statuto dell'OLP (quello stesso che chiama alla lotta armata come "solo mezzo di liberazione", che dice che la Palestina del mandato britannico è indivisibile e quindi esclude l'esistenza di Israele ecc.), art I: "La Palestina è la patria del popolo arabo palestinese, parte indivisibile dalla grande patria araba e il popolo palestinese è parte integrante della nazione araba.
    Fino agli anni '60, infatti, la maggior parte degli arabi in Palestina si identificava come parte della grande nazione araba o come cittadini della "Siria meridionale". Il termine "palestinese" indicante la nazionalità di un arabo di Palestina è un nome che è stato usato dagli arabi negli anni '60 come parte della tattica iniziata da Arafat per definire gli ebrei degli usurpatori. Secondo questa visione, gli arabi in Israele e nei territori sono rappresentati come popolazione indigena, e questo processo d'invenzione di un popolo è servito ai palestinesi a porsi sullo stesso piano degli ebrei nell'avanzare richieste di avere uno stato indipendente.

    LA CREAZIONE DI UNO STATO PALESTINESE È SOLO UN MEZZO
    Il 31 marzo 1977 il giornale olandese Trouw pubblicò un'intervista con un membro del comitato direttivo dell'OLP, Zuheir Muhsin. Ecco le sue dichiarazioni: "Il popolo palestinese non esiste. La creazione di uno Stato Palestinese è solo un mezzo per continuare la nostra lotta contro lo Stato d'Israele per l'unità araba. In realtà non c'è differenza fra giordani, palestinesi, siriani e libanesi. Solo per ragioni politiche e strategiche oggi parliamo dell'esistenza di un popolo palestinese, visto che gli interessi arabi richiedono che venga creato un distinto "popolo palestinese" che si opponga al sionismo. Per motivi strategici, la Giordania, che è uno Stato sovrano con confini definiti, non può avanzare pretese su Haifa e Jaffa mentre, come palestinese, posso indubbiamente rivendicare Haifa, Jaffa, Beer- Sheva e Gerusalemme. Comunque, appena riconquisteremo tutta la Palestina, non aspetteremo neppure un minuto ad unire Palestina e Giordania".
    I palestinesi non hanno nulla che li distingua da un punto di vista culturale dagli altri arabi. Non possono accampare pretese di alcuna particolarità che li distingua dal resto della nazione araba.
    L'identità palestinese è piuttosto confusa. La definizione ufficiale di tale identità comprende solo quelle parti del Mandato sulla Palestina che Israele detiene. Le persone che vivono nella parte della Palestina del Mandato che è stata trasformata nel 1921 in Regno di Giordania non sono rivendicate davvero come palestinesi (e non lo è il loro territorio). Non vi è alcun invito a inserirli in uno Stato palestinese. Le persone che vivevano nelle zone di Israele che furono catturate da Giordania ed Egitto nel 1948 non erano (allora) considerate palestinesi, e non ci fu (allora) nessun appello per trasformare la terra che oggi comprende i cosiddetti "territori occupati" in uno Stato. Ma nel 1967, quando Israele liberò quelle aree - solo allora magicamente gli abitanti si sono trasformati in palestinesi.

    IL PROCESSO DI PACE IN MEDIO ORIENTE È UN'ILLUSIONE
    Perché è da arditi dire che i palestinesi sono un popolo "inventato"? E perché non ricordare che nel 1948 furono fatti profughi più ebrei di quanti non siano stati fatti di arabi? Le parole sul "popolo inventato" del candidato Repubblicano Newt Gingrich, così come la 'lezione' youtube del vice ministro degli esteri israeliano Danny Ayalon, restituiscono verità dimenticate che è tempo di mettere sulla bilancia.
    Il candidato repubblicano Newt Gingrich in un'intervista con Jewish Channel ha dichiarato: "I palestinesi non esistono e il processo di pace in Medio Oriente è un'illusione. Dobbiamo ricordarci che non è mai esistito uno Stato di Palestina perché all'origine la Palestina era parte dell'Impero Ottomano. Credo anche che i palestinesi siano stati inventati perché in effetti erano parte della grande comunità araba". Dal partito democratico statunitense fino a Ramallah la dichiarazione di Gingich ha provocato irruenti proteste. Lo scrittore israeliano Abraham Yehoshua lo sospetta addirittura "di ignoranza storica e di superficialità politica".
    Neanche la replica del suo portavoce, R.C. Hammond, è servita a calmare gli animi: "Gingrich si riferiva al fatto che questo conflitto è frutto di decenni di storia. Noi sosteniamo una pace negoziata fra Israele e palestinesi che includerà necessariamente i confini di uno Stato palestinese, ma per comprendere meglio cosa viene proposto e negoziato dobbiamo conoscere una Storia lunga e complessa, ed è proprio questo che Gingrich tentava di fare nell'intervista televisiva". Quelle di Gingrich, però, sono altro che rozze farneticazioni.

    IL CONCETTO DI NAZIONALITÀ ETNICA È DIFFICILMENTE COMPRENSIBILE PER UN ARABO
    Il concetto di nazionalità etnica come base dell'identità politica era tipicamente europeo. Un concetto difficile da declinare in arabo. La sua nascita risale alla fine del XVIII e agli inizi del XIX secolo, e si collega alla Rivoluzione francese, alle guerre napoleoniche e al romanticismo. Nel caso della nazione palestinese, a supporto della tesi di Gingrich, arriva la spiegazione del professor Bernard Lewis, uno dei massimi studiosi del Levante e professore emerito di Studi sul Vicino Oriente alla Princeton University. "Dalla fine dello Stato di Israele nell'antichità all'inizio del dominio britannico, l'area ora designata con il nome Palestina non era una nazione e non aveva frontiere, solo confini amministrativi" scrive Lewis in un articolo pubblicato sull'americano Commentary Magazine nel gennaio del 1975.
    Fino alla fine degli anni Sessanta, chiamare un arabo "palestinese" corrispondeva a muovergli offesa, perché in questo modo erano etichettati in tutto il mondo gli ebrei. Tutti sapevano che Palestina era un modo alternativo per definire Israele e la Giudea, così come ad esempio Kemet era l'antico nome d'Egitto. Gli arabi che vivevano in Palestina si identificavano come arabi, e provavano irritazione se qualcuno li appellava come "palestinesi": «non siamo ebrei, siamo arabi», erano soliti replicare.
    Il fatto che sia inesistente un popolo palestinese naturalmente non significa che non ci siano gli arabi in Giudea, Samaria e Gaza, oltre che nel territorio israeliano, solo che non sono una nazione nel senso europeo, che sono messi insieme dalla volontà di cacciare "gli ebrei" e che aspirano non a un loro stato, ma a fondersi nella "nazione araba". La differenza è grande, in termini di legittimità. Non c'è un piccolo popolo che lotta per la propria indipendenza, ma un gruppo etnico di 300 milioni di abitanti, sparso su un territorio gigantesco, quattro o cinque volte più vasto dell'Europa, che cerca di cacciar via un piccolo popolo di 7 milioni, arroccato su uno spazio poco più vasto della Lombardia.

    PALESTINA È UN TERMINE EUROPEO CHE GLI ARABI NON SANNO NEANCHE PRONUNCIARE
    Fino almeno alla guerra del '67 la Palestina non esiste, è un termine europeo che gli arabi locali non sanno in genere neanche pronunciare. La loro rivendicazione vera non è la costituzione di uno stato che non si era mai visto nella storia, ma il carattere arabo e quindi siriano del territorio.
    Non c'è un popolo palestinese indigeno da compensare, ci sono gli ebrei da cacciare dal territorio dell'Islam. "Palestina è un termine che i sionisti hanno inventato" e che fino all'indipendenza designa le loro istituzioni. Il popolo palestinese non è mai esistito, è un'invenzione politica inventata per contrastare Israele.
    L'ideale politico che gli sta dietro non è l'indipendenza di un popolo, ma l'unità dell'Islam – non solo per Hamas, anche per i "moderati" di Fatah. Che questo fatto evidente e dichiarato molte volte dagli stessi leader "palestinesi" oggi sembri strano ai giornali e ai politici occidentali mostra quanto essi siano sottomessi all'egemonia culturale e politica dell'islamismo.
    Lo stesso giorno in cui Arafat firmò la "Declaration of Principles" nel giardino della Casa Bianca nel 1993, spiegò la sua azione alla TV giordana: "Visto che non possiamo sconfiggere Israele con la guerra, dobbiamo farlo in diverse tappe. Prenderemo tutti i territori della Palestina che riusciremo a prendere, vi stabiliremo la sovranità, e li useremo come punto di partenza per prendere di più. Quando verrà il tempo, potremo unirci alle altre nazioni arabe per l'attacco finale contro Israele".


    Dichiarazione della Fondazione dello Stato d'Israele

    In ERETZ ISRAEL è nato il popolo ebraico, qui si è formata la sua identità spirituale, religiosa e politica, qui ha vissuto una vita indipendente, qui ha creato valori culturali con portata nazionale e universale e ha dato al mondo l'eterno Libro dei Libri.
    Dopo essere stato forzatamente esiliato dalla sua terra, il popolo le rimase fedele attraverso tutte le dispersioni e non cessò mai di pregare e di sperare nel ritorno alla sua terra e nel ripristino in essa della libertà politica.

    Spinti da questo attaccamento storico e tradizionale, gli ebrei aspirarono in ogni successiva generazione a tornare e stabilirsi nella loro antica patria; e nelle ultime generazioni ritornarono in massa. Pionieri, ma'apilim e difensori fecero fiorire i deserti, rivivere la loro lingua ebraica, costruirono villaggi e città e crearono una comunità in crescita, che controllava la propria economia e la propria cultura, amante della pace e in grado di difendersi, portando i vantaggi del progresso a tutti gli abitanti del paese e aspirando all'indipendenza nazionale.

    Nell'anno 5657 (1897), alla chiamata del precursore della concezione d'uno Stato ebraico Theodor Herzl, fu indetto il primo congresso sionista che proclamò il diritto del popolo ebraico alla rinascita nazionale del suo paese. Questo diritto fu riconosciuto nella dichiarazione Balfour del 2 novembre 1917 e riaffermato col Mandato della Società delle Nazioni che, in particolare, dava sanzione internazionale al legame storico tra il popolo ebraico ed Eretz Israel [Terra d'Israele] e al diritto del popolo ebraico di ricostruire il suo focolare nazionale.
    La Shoà [catastrofe] che si è abbattuta recentemente sul popolo ebraico, in cui milioni di ebrei in Europa sono stati massacrati, ha dimostrato concretamente la necessità di risolvere il problema del popolo ebraico privo di patria e di indipendenza, con la rinascita dello Stato ebraico in Eretz Israel che spalancherà le porte della patria a ogni ebreo e conferirà al popolo ebraico la posizione di membro a diritti uguali nella famiglia delle nazioni.

    I sopravvissuti all'Olocausto nazista in Europa, così come gli ebrei di altri paesi, non hanno cessato di emigrare in Eretz Israel, nonostante le difficoltà, gli impedimenti e i pericoli e non hanno smesso di rivendicare il loro diritto a una vita di dignità, libertà e onesto lavoro nella patria del loro popolo.
    Durante la seconda guerra mondiale, la comunità ebraica di questo paese diede il suo pieno contributo alla lotta dei popoli amanti della libertà e della pace contro le forze della malvagità nazista e, col sangue dei suoi soldati e il suo sforzo bellico, si guadagnò il diritto di essere annoverata fra i popoli che fondarono le Nazioni Unite.

    Il 29 novembre 1947, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottò una risoluzione che esigeva la fondazione di uno Stato ebraico in Eretz Israel. L'Assemblea Generale chiedeva che gli abitanti di Eretz Israel compissero loro stessi i passi necessari da parte loro alla messa in atto della risoluzione. Questo riconoscimento delle Nazioni Unite del diritto del popolo ebraico a fondare il proprio Stato è irrevocabile. Questo diritto è il diritto naturale del popolo ebraico a essere, come tutti gli altri popoli, indipendente nel proprio Stato sovrano.

    Quindi noi, membri del Consiglio del Popolo, rappresentanti della Comunità Ebraica in Eretz Israel e del Movimento Sionista, siamo qui riuniti nel giorno della fine del Mandato Britannico su Eretz Israel e, in virtù del nostro diritto naturale e storico e della risoluzione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, dichiariamo la fondazione di uno Stato ebraico in Eretz Israel, che avrà il nome di Stato d'Israele.
    Decidiamo che, con effetto dal momento della fine del Mandato, stanotte, giorno di sabato 6 di Iyar 5708, 15 maggio 1948, fino a quando saranno regolarmente stabilite le autorità dello Stato elette secondo la Costituzione che sarà adottata dall'Assemblea costituente eletta non più tardi del 1 ottobre 1948, il Consiglio del Popolo opererà come provvisorio Consiglio di Stato, e il suo organo esecutivo, l'Amministrazione del Popolo, sarà il Governo provvisorio dello Stato ebraico che sarà chiamato Israele.

    Lo Stato d'Israele sarà aperto per l'immigrazione ebraica e per la riunione degli esuli, incrementerà lo sviluppo del paese per il bene di tutti i suoi abitanti, sarà fondato sulla libertà, sulla giustizia e sulla pace come predetto dai profeti d'Israele, assicurerà completa uguaglianza di diritti sociali e politici a tutti i suoi abitanti senza distinzione di religione, razza o sesso, garantirà libertà di religione, di coscienza, di lingua, di istruzione e di cultura, preserverà i luoghi santi di tutte le religioni e sarà fedele ai principi della Carta delle Nazioni Unite. Lo Stato d'Israele sarà pronto a collaborare con le agenzie e le rappresentanze delle Nazioni Unite per l'applicazione della risoluzione dell'Assemblea Generale del 29 novembre 1947 e compirà passi per realizzare l'unità economica di tutte le parti di Eretz Israel.

    Facciamo appello alle Nazioni Unite affinché assistano il popolo ebraico nella costruzione del suo Stato e accolgano lo Stato ebraico nella famiglia delle nazioni. Facciamo appello - nel mezzo dell'attacco che ci viene sferrato contro da mesi - ai cittadini arabi dello Stato di Israele affinché mantengano la pace e partecipino alla costruzione dello Stato sulla base della piena e uguale cittadinanza e della rappresentanza appropriata in tutte le sue istituzioni provvisorie e permanenti.
    Tendiamo una mano di pace e di buon vicinato a tutti gli Stati vicini e ai loro popoli, e facciamo loro appello affinché stabiliscano legami di collaborazione e di aiuto reciproco col sovrano popolo ebraico stabilito nella sua terra. Lo Stato d'Israele è pronto a compiere la sua parte in uno sforzo comune per il progresso del Medio Oriente intero.

    Facciamo appello al popolo ebraico dovunque nella Diaspora affinché si raccolga intorno alla comunità ebraica di Eretz Israel e la sostenga nello sforzo dell'immigrazione e della costruzione e la assista nella grande impresa per la realizzazione dell'antica aspirazione: la redenzione di Israele.

    Confidando nell'Onnipotente, noi firmiamo questa Dichiarazione in questa sessione del Consiglio di Stato provvisorio, sul suolo della patria, nella città di Tel Aviv, oggi, vigilia di sabato 5 Iyar 5708, 14 maggio 1948.


    www.focusonisrael.org
    http://veromedioriente.altervista.org/
    www.informazionecorretta.it/pdf/Israele-Miti-e-Fatti.pdf


    http://www.mosaico-cem.it/articoli/29-nove...giorno-speciale
    29 novembre 1947, cronaca di un giorno speciale
    Il 29 novembre 1947 è stata una data storica del ‘900: in quel giorno l’assemblea generale dell’Onu votò per la terza e ultima volta la risoluzione 181 sulla spartizione della ex Palestina mandataria britannica. In quel freddo pomeriggio di novembre fuori dal palazzo grigio di Flushing Meadow, nel Queens, New York, una folla di persone era radunata ad attendere il risultato del voto; nel resto del mondo, migliaia di persone erano incollate alla radio a seguire la cronaca in diretta dei lavori.

    E così tutti a contare, uno dopo l’altro, i “si”, “no”, “astenuto”… Per essere approvata infatti la risoluzione doveva ottenere due terzi dei voti a favore – e per ben due volte, a settembre, non li aveva ottenuti. Perciò quell’ennesima conta parve interminabile. A presiedere l’assemblea il brasiliano Oswaldo Aranha, accanto a lui il segretario generale dell’Assemblea, il norvegese Trygve Lie.
    Quando fu il turno della Francia, i nervi erano a fior di pelle: il suo voto era il più atteso ed incerto. Tutti si aspettavano un’ennesima astensione. Così quando giunse il suo “si”, i sionisti seduti nella galleria della sala, esplosero in un grandioso applauso di sollievo e gioia. Il presidente richiamò l’ordine, ricorda David Horowitz, delegato sionista all’assemblea, e allora “l’emozione divenne quasi un dolore fisico”. Era il momento del verdetto finale: 33 si, 10 no, 9 astenuti. La mozione era passata. In quel momento ricorda ancora Horowitz “sentimmo battere le ali della storia su di noi”. La gioia esplose dentro la sala, per le strade di New York e per quelle di mezzo mondo. A Gerusalemme Golda Meir si rivolse alla folla dal balcone del palazzo dell’Agenzia ebraica e disse: “Per duemila anni abbiamo aspettato la nostra liberazione. Ora che è qui è così grande e meravigliosa che va oltre le parole umane. Ebrei, gridò, Mazel tov! ”

    I rappresentanti degli stati arabi furono scioccati da quel risultato: i delegati di Siria, Libano, Iraq, Arabia Saudita, Yemen ed Egitto, scrisse poi il segretario generale TrygveLie, “si alzarono e uscirono dalla sala dell’Assemblea.”

    L’alto Comitato Arabo trasmise subito al segretario generale Lie un comunicato con cui informava che gli arabi di Palestina “non accetteranno mai alcuna potenza che li costringa a rispettare la spartizione”. L’unico modo per dare corso alla spartizione, si leggeva, sarebbe stato quello di cancellare tutti quanti loro – uomini, donne e bambini.
    I chierici del seminario islamico Al-Azhar del Cairo invocarono a loro volta un “jihad mondiale in difesa della Palestina araba”, scrive ancora Horowitz,
    La mattina dopo in Palestina esplosero i primi colpi in quella che sarebbe poi stata la Guerra di Indipendenza di Israele o, per il mondo arabo, “Nakba” – la catastrofe.
     
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  14. teista
     
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    Sono piani del tutto diversi, da una parte il diritto internazionale di Israele di esistere; dall'altra, i fondamenti religiosi della sua esistenza.

    Questi ultimi, non riguardano l'esistenza di uno Stato, ma se tale esistenza sia affatto, in tutto, o in parte realizzazione di antiche promesse.

    Per alcuni si, per altri no, per altri ni.

    Anche i c.d. sionisti religiosi fino alla sua creazione e un bel po' oltre erano in larga maggioranza per il no.

    Sono piani diversi, che non si intersecano.
     
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    אילון

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    CITAZIONE (teista @ 14/12/2015, 13:15) 
    Sono piani del tutto diversi, da una parte il diritto internazionale di Israele di esistere; dall'altra, i fondamenti religiosi della sua esistenza.

    Questi ultimi, non riguardano l'esistenza di uno Stato, ma se tale esistenza sia affatto, in tutto, o in parte realizzazione di antiche promesse.

    Per alcuni si, per altri no, per altri ni.

    Anche i c.d. sionisti religiosi fino alla sua creazione e un bel po' oltre erano in larga maggioranza per il no.

    Sono piani diversi, che non si intersecano.

    Guarda che si sa benissimo, ma chi è che li prende in considerazione? Tu?
    Pensi che abbiano ragione?
     
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