Spiritismo magia e divinazione nell'ebraismo

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    Avrei anche un paio di riflessioni da fare rispettivamente su cio' che hanno detto Negev e Ayalon.
    L'utente che ha aperto il thread ha scelto come titolo SPIRITISMO , MAGIA, DIVINIZIONE. Dalla risposta di Negev mi pare di capire che secondo lui nessuno di questi termini e' appropriato per definire l'attivita' della signora a cui si e' rivolto Saul.
    Sarei curioso di sapere in cosa consisteva per lui la competenza della suddetta signora.
    Per quanto riguarda Ayalon sulla possessione demoniaca mi ha incuriosito la frase "credenze popolari influenzate dalla letteratura cabbalistica".
    Il che vorrebbe dire comunque credenze del popolo proveniente da qualcuno che nel suo tempo era anche un maestro del popolo, un esponente della cultura di allora.

    Edited by Maurizio 1 - 18/9/2019, 18:00
     
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    Significa che la "letteratura cabbalistica" presa, fuori contesto, da chi non ha gli strumenti per comprenderla genera superstizioni e false credenze. Anche oggi accade lo stesso.
     
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    Tornando al caso specifico, la pratica magica come nel caso di Saul avveniva pelle a pelle, o si utilizzava un qualche tipo di marchingegno per accedere ai ricordi? Che se ho capito bene, è come visualizzare l'immagine impressa sulla retina di un corpo deceduto da poco.

    Edited by Alma the First - 15/1/2020, 12:57
     
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    CITAZIONE (leviticus @ 15/9/2019, 19:55) 
    .. Secondo il Talmud l' "ov"(singolare di "ovot") era praticamente il ricordo della persona morta. Gli evocatori, con l'uso del teschio del morto, potevano caricare nella propria mente i pensieri ed i ricordi della persona. Chi consultava gli ovot faceva le sue domande all'evocatore, come se le facesse al morto evocato ricevendo le sue risposte come se provenissero dalla persona morta, perchè appunto basate sui pensieri, ricordi e personalità del defunto. In quel caso il defunto non riviveva, ma era solo usata la sua personalità caricata nella mente dell'evocatore per frodare chi si rivolgeva a lui. Possiamo dire che si trattava di un'imitazione ben riuscita..

    Se esistevano queste persone che (in un modo che non ho capito) riuscivano a frodare chi si rivolgeva a loro fingendo di poter rievocare una persona morta significa che dalla'altra parte i clienti credevano nella sopravvivenza dello spirito del defunto e dovevano risolvere solo il problema di come parlarci.
    E dal nostro racconto sappiamo che uno dei loro clienti e' stato addirittura il re.
    Ma allora , quello che di solito si dice, che nell'ebraismo antico non si credeva nella sopravvivenza dell'anima dove va a finire?
    Sembra quasi che si credeva che dopo la morte rimanesse qualcosa della persona seppur imprigionato nel famigerato sheol.

    Edited by Maurizio 1 - 21/3/2020, 19:36
     
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