Crisi di coscienza. TdG

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    אילון

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    Crisi di coscienza.

    Fedeltà a Dio o alla propria religione?

    Quasi nulla si sa dei "vertici" che guidano i Testimoni di Geova, di cosa accade durante le loro sedute deliberative, dei criteri che guidano le loro decisioni, spesso di enorme impatto nella vita dei fedeli: neppure gli aderenti ne sono al corrente. Terribilmente penetrante è il controllo esercitato sui "fratelli". Il libro testimonia il meccanismo che ha condotto uno di questi uomini, membro del Corpo direttivo, a entrare in una crisi di coscienza tale da fargli abbandonare il gruppo, e in esso una posizione di grande prestigio sociale, dopo 58 anni di appartenenza

    CAPITOLO I
    IL VALORE DELLA COSCIENZA
    Che ci piaccia o no, una sfida morale attende ciascuno di noi. Essa costituisce uno degli ingredienti meno ambiti della vita, dal quale non è possibile esimersi: ha il potere di arricchirci o impoverirci, di determinare la reale qualità dei nostri rapporti con coloro che ci conoscono. Tutto dipende dalla nostra risposta a una siffatta sfida; la scelta spetta a noi, e raramente è una scelta facile!
    Ovviamente abbiamo l’alternativa di circuire la nostra coscienza con un abbozzo di compiacenza, tirando a campare passivamente, tenendo lontani i nostri più profondi sentimenti da tutto ciò che potrebbe turbarli.
    Quando sorgono problemi, piuttosto che assumere una posizione possiamo in effetti dire: « Dovranno pur passare. Gli altri potranno esserne turbati, perfino afflitti; ma io no! ». Alcuni trascorrono la loro intera vita in una posizione interlocutoria dal punto di vista morale. Ma, quando ogni cosa è stata detta e fatta, e quando finalmente la vita giunge al suo naturale termine, pare che colui che è in grado di affermare: « Almeno, ho sostenuto una causa », provi maggiore soddisfazione rispetto a chi raramente ha combattuto per qualcosa. Talvolta può capitare di chiederci se la gente dalle salde convinzioni sia ormai una razza in via di estinzione: abbiamo letto qualcosa sul suo conto in relazione ai tempi andati, ma al presente se ne vede poca. La maggior parte di noi riesce abbastanza agevolmente ad agire in base a una
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    buona coscienza finché le questioni in gioco sono di secondaria importanza; ma, quando cresce l’importanza delle questioni implicate, quando il prezzo da pagare diviene più elevato, allora diventa molto difficile affrontare questioni di coscienza, esporre una valutazione morale e accettarne le conseguenze. Quando il prezzo è molto elevato, può accadere di trovarci a un bivio sul piano morale e di dovere affrontare un’autentica crisi esistenziale.
    Questo libro ha per oggetto questo tipo di crisi, il modo in cui alcuni l’hanno affrontata e le ripercussioni che essa ha avuto sulle loro esistenze.
    Evidentemente la storia delle persone coinvolte può avere poco a che fare con la grave tragedia di John Wycliffe vissuta durante il suo processo per eresia, o con l’intrigo della caccia internazionale di cui fu vittima il fuggiasco William Tyndale, o con l’orrore della morte sul rogo di Michele Serveto. Tuttavia la loro lotta e la loro sofferenza non sono state meno intense rapportate alla loro condizione non sono state meno dure. Pochi fra loro saprebbero esprimersi tanto eloquentemente quanto Lutero, sebbene questi abbiano assunto una posizione molto simile a quella che assunse il Riformatore quando disse ai 70 uomini che lo stavano giudicando:
    « A meno che io non sia condannato dalla Scrittura o dalla chiara ragione — giacché non accetto l’autorità di papi e concili, poiché essi si sono contraddetti gli uni gli altri e hanno spesso sbagliato — mi sento vincolato solo alle Scritture che ho citate e la mia coscienza è prigioniera della Parola di Dio. Non posso e non voglio ritrattare nulla, giacché andare contro la coscienza non è né giusto né sicuro. Questa è la mia posizione, non può essere altrimenti; Dio mi aiuti. Amen » *
    Molto tempo prima di questi uomini, gli apostoli Pietro e Giovanni affrontarono sostanzialmente lo stesso problema
    * Queste furono le parole conclusive della difesa di Lutero dinanzi alla Dieta di Worms, riunitasi nell’aprile del 1521.
    19 secoli fa, quando comparvero dinanzi ad una corte giudiziaria composta dai più riveriti membri della loro religione di origine ed esplicitamente dissero loro:
    « Se sia giusto innanzi a Dio obbedire a voi più che a lui, giudicatelo voi stessi; noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato »
    Le persone delle quali mi accingo a scrivere, sono fra quelle che io conosco più profondamente, persone che sono appartenute al gruppo religioso noto col nome di Testimoni di Geova. Sono sicuro, ed esistono prove di quanto affermo, che la loro esperienza in nessun modo è unica e che esiste un analogo fermento di coscienza tra individui di fedi diverse. Essi affrontano lo stesso problema che Pietro, Giovanni e uomini e donne dei secoli seguenti affrontarono: lo sforzo di mantenersi fedele alla propria coscienza a dispetto delle pressioni esercitate da un ‘autorità religiosa.
    Per molti si tratta di un emozionante tiro alla fune. Da una parte, essi si sentono costretti a respingere l’intromissione di un’autorità umana tra il loro Creatore e se stessi, a rifiutare il dogmatismo, il legalismo e l’autoritarismo religiosi per attenersi all’insegnamento che Cristo Gesù, e non un qualsiasi organismo religioso umano, è «il capo di ogni uomo » . D’altra parte, essi corrono il rischio di perdere amici di lunga data, di vedere le relazioni familiari traumaticamente intaccate, di sacrificare un retaggio religioso che può risalire a molte generazioni. In siffatti frangenti non è facile decidere.
    Ciò che mi accingo a descrivere, quindi, non è semplicemente « una tempesta in una teiera », una grossa lite in una piccola religione. Ritengo che dall’esame di questo conto qualcuno trarrà vitali benefici. Sebbene al momento il numero delle persone coinvolte sia piccolo, le questioni implicate non sono irrilevanti: si tratta di problemi di grande
    * Atti 4:19,20, CEI.
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    portata che nel corso della storia hanno ripetutamente causato analoghe crisi di coscienza in uomini e donne. Sono in gioco la libertà di perseguire una verità spirituale scevra da arbitrarie restrizioni ed il diritto di godere di una personale relazione con Dio e con suo Figlio indipendentemente dalla sottile mediazione, di natura sacerdotale, ad opera di qual che istituzione umana. Molto di ciò che ho scritto può, a prima vista, sembrare di esclusiva pertinenza dell’organizzazione dei Testimoni di Geova, in realtà le fondamentali questioni sottese coinvolgono la vita di persone appartenenti ad ogni confessione che si definisce cristiana.
    Il credere fermamente che non sia «né sicuro né giusto agire contro coscienza » è costato molto a uomini e donne che conosco. Alcuni hanno sperimentato l’improvvisa interruzione dei rapporti familiari in seguito ad una esplicita presa di posizione di natura religiosa, sono stati bruscamente allontanati da genitori, figli e figlie, fratelli e sorelle, perfino da nonni e nipoti. Costoro non possono più godere della cordiale associazione con amici di vecchia data per i quali provano profondo affetto; una tale associazione potrebbe far correre il rischio a questi amici di subire un identico provvedimento ufficiale. E stata vilipesa la loro reputazione — per costruirsi la quale avevano impiegato un’intera vita — unitamente a tutto ciò che un buon nome comporta nelle menti e nei cuori di coloro che li hanno conosciuti. In tal modo sono stati privati della possibilità di esercitare qualsiasi positiva influenza a beneficio delle molte persone che avevano imparato a conoscere meglio nella loro comunità, nel loro paese, in tutto il mondo. Le perdite di beni materiali, perfino i maltrattamenti e gli abusi fisici, possono essere più facili da sopportare in paragone con la diffamazione!
    Che cosa potrebbe indurre una persona a rischiare una così grave perdita? Quanti lo farebbero oggi? Ci sono, naturalmente (come ci sono sempre stati), alcuni che rischierebbero qualcuna o tutte le cose descritte a motivo di un ostinato orgoglio, per soddisfare il desiderio di guadagno materiale, per il potere, per il prestigio, per la preminenza
    o semplicemente per i piaceri della carne. Ma quando l’evidenza non indica alcuno di questi fini, quando di fatto essa mostra che gli uomini e le donne coinvolte hanno ammesso che era proprio l’opposto di tutto questo che essi si sarebbero aspettati, allora che si può dire?
    Ciò che è accaduto tra i Testimoni di Geova consente un’insolita e stimolante analisi della natura umana. A prescindere da quelli che sono stati disposti ad affrontare la scomunica per tener fede alla loro coscienza, che dire del più elevato numero di quelli che hanno subìto l’imposizione di partecipare attivamente a queste scomuniche o di sostenerle, che hanno tollerato che i vincoli familiari fossero infranti e che amicizie di antica data fossero troncate? Non esiste alcun dubbio sulla sincerità di molte di queste persone né sul fatto che esse si siano sentite lacerate, e ancora lo siano, a motivo dell’esecuzione di ciò che hanno considerato un necessario dovere religioso. Da quali convinzioni e da quali ragionamenti sono stati motivati costoro?
    E’ degno di nota, per quanto riguarda i casi che mi accingo a trattare, che molti, se non la maggioranza, dei protagonisti sono persone che hanno militato nei Testimoni di Geova per 20, 30, 40 o più anni. Piuttosto che elementi marginali, essi sono stati, in linea di massima, tra i più attivi e zelanti membri dell’organizzazione: figure di rilievo del personale del quartier generale internazionale dei Testimoni a Brooklyn, New York; uomini che sono stati sorveglianti viaggianti ed anziani; donne che hanno dedicato molti anni all’attività missionaria e all’opera di evangelizzazione. Per diventare Testimoni, tutti costoro troncarono spesso tutte le precedenti amicizie con persone di altre fedi, giacché tali associazioni sono scoraggiate tra i Testimoni di Geova; per il resto della loro vita gli unici amici sono stati quelli della loro stessa fede. Alcuni hanno finalizzato la loro intera esistenza in funzione delle mète proposte loro dall’organizzazione, consentendo che queste condizionassero sia il grado d’istruzione da perseguire sia il tipo di lavoro da svolgere. Il loro « investimento» fu elevato perché includeva alcuni
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    dei beni più preziosi della vita. Ed ora essi hanno visto sparire tutto ciò, cancellato nel volgere di poche ore.
    Ritengo che uno degli aspetti più strani della nostra epoca sia il fatto che alcune delle più severe misure per reprimere le manifestazioni della coscienza individuale siano state adottate da gruppi religiosi una volta noti per la difesa della libertà di coscienza. Gli esempi di tre uomini, tutti personaggi di spicco nei rispettivi ambienti religiosi, illustrano ciò che abbiamo finora descritto attraverso vicende che si sono verificate nel medesimo anno: uno, nei trascorsi 10 anni, ha scritto libri e ha tenuto regolari lezioni in cui ha esposto opinioni che hanno scosso i cardini della gerarchia della sua religione. Un altro tenne una conferenza dinanzi ad un uditorio di oltre 1.000 ascoltatori nel corso della quale mise in dubbio gli insegnamenti della sua organizzazione religiosa relativi ad una data determinante e al suo significato nell’adempimento della profezia biblica. Il terzo non ha fatto alcuna dichiarazione pubblica: le sue uniche espressioni di dissenso sono state confinate nell’ambito di conversazioni personali con amici fidati.
    Tuttavia la severità dei provvedimenti ufficiali presi nei confronti di ciascuno di questi uomini da parte delle rispettive organizzazioni religiose è stata inversamente proporzionale alla gravità delle loro azioni, e l’organizzazione che ha agito con la maggiore severità è stata quella che meno delle altre ci saremmo aspettata.
    La prima persona menzionata è il sacerdote cattolico romano Hans Kùng, professore all’Università di Tubinga in Germania Occidentale. Dopo 10 anni, la sua esplicita critica, incluso il rifiuto di accettare la dottrina dell’infallibilità del Papa e dei vescovi, fu finalmente affrontata dal Vaticano e, a partire dal 1980, a Kiing non fu più riconosciuto il ruolo ufficiale di teologo cattolico. Tuttavia egli continua ad essere un sacerdote e rimane una figura di rilievo del mondo universitario cattolico in materia di ricerca ecumenica; persino gli studenti che si preparano al sacerdozio, i quali frequentano
    i suoi corsi non sono sottoposti a provvedimenti disciplinari ecclesiastici *.
    Il secondo personaggio è il professor Desmond Ford, un avventista del Settimo Giorno di origine australiana. Il suo discorso rivolto ad un gruppo laico di un migliaio di persone in un college della California, durante il quale egli mise in discussione l’insegnamento avventista relativo alla data del 1844, provocò un’inchiesta da parte degli organi ufficiali della Chiesa avventista. A Ford furono concessi 6 mesi di congedo per preparare la sua difesa e, nel 1980, fu infine tenuta un’udienza alla quale parteciparono un centinaio di delegati della Chiesa avventista, i quali ascoltarono per circa 50 ore la testimonianza di Ford.
    In conclusione, i rappresentanti della Chiesa decisero di dimetterlo dal ruolo degli insegnanti e di rimuoverlo dal l’incarico di ministro; comunque Ford non fu disassociato (scomunicato) sebbene avesse pubblicamente espresso le sue opinioni e continui a parlarne negli ambienti avventisti .**
    Il terzo uomo è Edward Dunlap, che fu per molti anni il preside dell’unica scuola missionaria dei Testimoni di Geova, la Scuola Biblica Torre di Guardia di Galaad, e uno dei maggiori collaboratori nella compilazione del dizionario biblico dell’organizzazione (Ausiliario per capire la Bibbia) non ché l’autore del suo unico commentario biblico (Commento alla Lettera di Giacomo). Egli aveva espresso il proprio dissenso su certi insegnamenti sòltanto in conversazioni private con amici di vecchia data.
    Nella primavera del 1980 un comitato di 5 uomini, nessuno dei quali membro del Corpo Direttivo dell’organizzazione, si riunì con lui in una sessione a porte chiuse per
    * Essi però non ricevono alcun attestato accademico per tale frequenza.
    ** In una conversazione con Desmond Ford a Chattanooga, Tennessee, nel 1982, egli riferì che, dal tempo del suo processo in poi, più di 120 ministri della Chiesa avventista del Settimo Giorno o si erano dimessi o erano stati « spretati » dalla Chiesa perché non se la sentivano di sostenere alcune dottrine e certe recenti azioni dell’organizzazione.
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    poche ore allo scopo di interrogarlo sulle sue opinioni. Dopo più di 40 anni di associazione, Dunlap fu allontanato dal suo lavoro e dal suo domicilio, presso la sede internazionale, e disassociato dall’organizzazione.
    In tal modo l’organizzazione religiosa che, a detta di molti, è stata il simbolo di un esasperato autoritarismo, ha mostrato nei confronti di un suo insegnante dissidente il livello di tolleranza più elevato; mentre l’organizzazione che si è particolarmente gloriata della propria battaglia per la libertà di coscienza ha manifestato il livello più basso. Questo è un paradosso. A dispetto della loro intensa attività di testimonianza di casa in casa, la maggior parte delle persone sa poco sul conto dei Testimoni di Geova eccezion fatta per la loro posizione su alcune questioni di coscienza:
    si conosce il loro intransigente rifiuto a sottoporsi a trasfusioni di sangue, la loro opposizione al saluto di qualsiasi bandiera o emblema analogo, la loro decisa obiezione al servizio militare, il loro diniego a partecipare a qualsiasi attività o incarico politici. Quelli che hanno familiarità con la casi stica giudiziaria sanno che essi hanno sostenuto circa 50 pro cessi dinanzi alla Corte Suprema degli Stati Uniti per difendere la loro libertà di coscienza e il diritto di portare il proprio messaggio a persone professanti un altro credo perfino a costo di reazioni e di considerevole opposizione. Nelle nazioni in cui sono protetti dalle libertà costituzionali, essi sono liberi di esercitare tali diritti senza ostacoli. In altri paesi essi hanno subìto severa persecuzione, arresti, imprigionamenti, maltrattamenti e percosse dalle folle, e pubblici bandi che proibivano la loro letteratura e l’attività di predicazione.
    Allora, come mai se oggi uno fra i loro associati esprime il proprio dissenso nei confronti delle dottrine dell’organizzazione, è pressoché sicuro che questi subisca un procedimento giudiziario e, a meno che non sia disposto a ritrattare, è passibile di disassociazione? Come possono, coloro che partecipano a questi procedimenti, spiegare l’evidente contraddizione insita in questa posizione? Parallela a questa è la questione di definire se la sopportazione di dure persecuzioni e di maltrattamenti fisici per mano di oppositori sia, di per sé, necessariamente la prova di una fede nell’importanza vitale della coscienza, oppure se possa essere semplicemente il risultato di un’adesione alla dottrina e alla prassi di un’organizzazione, la violazione delle quali comporta notoriamente una severa azione disciplinare.
    Qualcuno potrà asserire che in realtà la questione non è così semplice come è stata qui esposta, che essa presenta altri cruciali aspetti: che dire dell’esigenza dell’ordine e dell’unità religiosa? che dire della necessità di difendersi da coloro che diffondono falsi, settari e pericolosi insegnamenti? o che dire dell’obbligo di un adeguato rispetto per l’autorità?
    Ignorare questi fattori significherebbe manifestare una attitudine estremistica, ciecamente squilibrata.
    Chi può obiettare al fatto che un abuso di libertà con duce a irresponsabilità, a disordine e può trasformarsi in confusione, persino in anarchia? Allo stesso modo, la pazienza e la tolleranza possono diventare nulla di più che una copertura per l’indecisione, l’inattività un livellamento verso il basso di tutte le qualità. Perfino l’amore può trasformarsi in semplice sentimentalismo, uno stato d’animo fuorviato che induce a trascurare di agire secondo le necessità e che comporta crudeli conseguenze. Tutto ciò è vero e viene messo a fuoco da coloro i quali vorrebbero imporre dei limiti alle coscienze individuali servendosi di un’autorità religiosa.
    Comunque, cosa accade quando una «guida » spirituale diventa dominio della mente, addirittura tirannia spirituale? Che succede quando le desiderabili qualità di unità e di ordine sono sostituite dalla pretesa di un conformismo istituzionalizzato e di un’irregimentazione legalistica? Cosa si ottiene quando il dovuto rispetto per l’autorità si muta in servilismo, indiscutibile sottomissione, una rinuncia alla responsabilità individuale dinanzi a Dio di prendere decisioni basate sulla coscienza personale?
    Bisogna tener presenti questi interrogativi se non si vuole falsare e mal rappresentare il problema. Il contenuto di questo
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    libro illustra in maniera molto efficace l’effetto che queste cose hanno sui rapporti umani, gli insoliti atteggiamenti che gli individui prendono e le azioni che essi compiono, quando vedono solo un aspetto del problema, e gli estremi ai quali sono disposti a giungere pur di sostenere il proprio punto di vista.
    Forse il maggior beneficio derivante dalla lettura di questo libro — io credo — è che esso ci può aiutare a comprendere più chiaramente quali reali problemi ci furono ai giorni di Gesù Cristo e dei suoi apostoli, e come e perché si verificò un tragico allontanamento dal loro esempio e dai loro insegnamenti in maniera tanto sottile, con una relativa facilità e in un lasso di tempo così breve. Coloro che appartengono ad altre religioni e che potrebbero frettolosamente esprimere giudizi sui conto dei Testimoni di Geova, farebbero bene ad interrogarsi prima riguardo alla propria adesione religiosa alla luce dei problemi connessi e dei fondamentali atteggiamenti che sottendono i comportamenti descritti e le azioni compiute.
    La ricerca delle risposte alle domande sollevate esige che andiamo al di là degli individui coinvolti nella struttura più delicata di una particolare organizzazione religiosa, per penetrare nel suo sistema di insegnamento e di controllo, per scoprire in che modo gli uomini che la dirigono giungono alle loro decisioni e alla definizione delle loro strategie, e per investigare fino a un certo punto la sua storia e le sue origini. Si spera che le lezioni apprese possano aiutare a scoprire le principali cause di crisi religiosa e possano additare ciò che si richiede se, nello sforzo di diventare genuini seguaci del Figlio di Dio, alcuni aspirano ad una pace gioiosa e a una fraterna unità.
    CAPITOLO II
    CREDENZIALI E MOTIVI
    « Dico la verità in Cristo, non mentisco, e la mia coscienza me ne dà testimonianza nello Spirito Santo... Vorrei infatti essere io stesso anatema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne ». Romani 9:1,3, CEI
    Ciò che è stato fin qui scritto fornisce, secondo me, una buona ragione per scrivere questo libro; resta un interrogativo: perché l’ho scritto proprio io?
    Una ragione è l’ambiente in cui sono vissuto e il punto di osservazione che esso fornisce. Dall’infanzia fino all’età di 60 anni, la mia vita è trascorsa in stretta associazione con i Testimoni di Geova. Mentre altri, molti altri, potrebbero dire la stessa cosa di sé, è tuttavia improbabile che molti di loro abbiano vissuto la serie di esperienze che mi sono capitate durante quegli anni.
    Una ragione di maggior rilievo è che le circostanze mi hanno permesso di attingere informazioni da fonti alle quali la stragrande maggioranza dei Testimoni di Geova non ha alcuna possibilità di accedere. Tali circostanze sono state raramente create da me; spesso le informazioni mi sono per venute completamente inattese, addirittura inquietanti.
    Un ultimo motivo, derivante dai due precedenti, è quello di coscienza. Cosa fareste se vedeste una crescente evidenza secondo la quale si sta danneggiando molto seriamente della
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    gente senza alcun valido motivo? Quale obbligo ha ciascuno di noi — dinanzi a Dio ed al prossimo — quando viene a sapere che si tengono nascoste informazioni che potrebbero comportare conseguenze molto serie? Queste sono state le domande nelle quali mi sono dibattuto.
    Le pagine seguenti forniranno dettagli su questi motivi, sul primo dei quali avrei preferito per molte ragioni sorvola re giacché esso ha necessariamente a che fare con la mia personale « testimonianza ». Comunque, l’attuale situazione pare che ne richieda l’esposizione un po’ alla stessa maniera di come le circostanze indussero l’apostolo Paolo ad esporre il racconto delle sue personali esperienze ai cristiani di Corinto e poi a dir loro:
    « Sono diventato pazzo; ma siete voi che mi ci avete costretto. Infatti avrei dovuto essere raccomandato io da voi, perché non sono per nulla inferiore a quei ‘ superapostoli ‘, anche se sono un nulla »*
    Non pretendo di essere Paolo, ma credo che il mio moti vo e il mio fine siano in qualche modo simili ai suoi.
    I miei genitori (e tre dei miei quattro nonni) erano Testimoni, mio padre si era battezzato nel 1913 quando i Testimoni erano conosciuti col nome di Studenti Biblici. Io non divenni un attivo Testimone finché non ebbi 16 anni. Sebbene fossi ancora studente, per molto tempo dedicavo dalle 20 alle 30 ore al mese alla « testimonianza » di casa in casa, presidiando gli angoli delle strade con le riviste, distribuendo volantini, avendo addosso manifesti con la scritta:« La Religione è un’insidia, la Bibbia spiega il perché. Servite Dio e Cristo il Re ». Quell’anno, il 1938, avevo partecipato ad un’assemblea a Cincinnati (sulla sponda opposta del fiume Ohio rispetto a casa nostra) e avevo ascoltato
    il Giudice J.F. Rutherford, presidente della Società Torre di Guardia, parlare da Londra, in Inghilterra, mediante una
    * 2 Corinti 12:11, CEI; cfr. 3:1,2; 5:12,13; 6:4-10; 11:21-29.
    trasmissione con radio-telefono. Durante il discorso principale intitolato « Affrontate i Fatti », alcune delle espressioni introduttive di Rutherford furono:
    « Anche se l’esplicita esposizione dei fatti può colpire la suscettibilità di alcune persone (ciò) non fornisce alcuna scusa o giustifica per nascondere al pubblico qualche loro parte, specialmente quando è in gioco il bene di tutti... Un credo o un’opinione precedenti non dovrebbero mai impedire ad una persona di ascoltare e valutare un’affermazione basata sui fatti » *
    Queste parole mi colpirono a tal punto da divenire un principio che valeva la pena di applicare per tutta la vita. Prestai molta attenzione ai fatti che egli presentò. Tra gli aspetti ai quali fu data maggiore enfasi ci furono i seguenti:
    « Dio ha reso manifesto, affinché posso essere compreso da quelli che cercano diligentemente la verità, che la religione è una forma di adorazione ma in sostanza essa si oppone all’autorità di Dio e allontana gli uomini da Dio... Pertanto, Religione e Cristianità sono esattamente ciascuna l’opposto del l’altra »**
    Secondo la profezia di Gesù, quali cose ci si doveva aspettare quando il mondo sarebbe giunto al termine? La risposta è: guerra mondiale, carestia, pestilenza, angoscia fra le nazioni, e, tra le altre cose menzionate, la comparsa di una mostruosità sulla terra... Questi sono gli indiscutibili fatti fisici, che si sono verificati per provare che il mondo di Satana è giunto al termine, e questi fatti non si possono ignorare »***
    « Ora la Germania si è alleata con il Papato, e la Gran Bretagna si sta rapidamente incamminando nella stessa direzione. Gli Stati Uniti d’America, un tempo baluardo della democrazia, si accingono ad esprimere un governo totali-
    * Face the Facts, p. 3.
    ** IbicL, pp. 7, 8. (I Testimoni di Geova considerano ora la parola « religione » come un termine adatto ad indicare la pura adorazione).
    *** Ibid., p. 9 (L’insegnamento dell’epoca implicava che, siccome la durata del potere di Satana si era conclusa nel 1914, il « mondo era finito » in quel senso. Le pubblicazioni della Società non sostengo no più questo punto di vista).
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    tario... Pertanto l’evidenza dei fatti ci dice che si sta manifestando ora sulla terra la mostruosità dittatoriale di Satana, la quale sfida e si oppone al regno di Geova... L’associazione totalitaria sta per assumere il controllo dell’Inghilterra e dell’America. E impossibile evitarlo: non ci provate. La vostra salvezza è dalla parte del Signore... »*
    Ho indicato in corsivo le affermazioni che si impressero in maniera particolare nella mia mente in quel tempo. Esse mi trasmisero una emozione intensa, quasi un’agitazione, che non avevo mai sperimentato prima di allora.
    Un altro discorso fondamentale del Giudice, « Riempite la Terra », sviluppò la tesi che a partire dal 1935 il messaggio di Dio, fino ad allora rivolto a persone che avrebbero regnato con Cristo in cielo, un « piccolo gregge », sarebbe stato rivolto ad una classe terrestre, le « altre pecore », e che dopo l’imminente guerra di Armaghedon queste si sarebbero riprodotte e avrebbero riempito la terra con una progenie di giusti. Di costoro egli disse:
    Essi devono trovare protezione nell’organizzazione di Dio, la quale mostra che questi devono essere immersi, battezzati o messi al riparo nella stessa organizzazione. L’arca, che Noè costruì per comando divino, prefigurò l’organizzazione di Dio... »**
    Richiamando l’attenzione sul fatto che i tre figli di Noè non generarono figli fino a che non furono trascorsi due anni dal Diluvio, il presidente della Torre di Guardia applicò l’esempio biblico a quelli che nei tempi moderni nutriva no speranze terrene, dicendo:
    « Sarebbe scritturalmente corretto per costoro sposarsi ora e cominciare ad allevare figli? La risposta è: no! ed è sostenuta dalle Scritture... Sarà molto meglio per loro essere
    * Ibid., pp. 16, 17, 27. (La Società dà ora una differente spiegazione della « cosa disgustante che causa desolazione » [ 24:15] che qui viene definita « mostruosità »).
    ** Ibid., pp. 40, 41. (Questa interpretazione del significato simbolico del l’arca è cambiata, sebbene il ruolo dell’organizzazione continui ad essere presentato come essenziale per la salvezza).
    liberi e senza responsabilità, affinché possano ora fare la volontà del Signore, come Egli comanda, e trovarsi anche senza ostacoli durante Armaghedon »*
    J. Rutherford parlò vigorosamente e con un tono segnato da un senso di urgenza. Questi erano i fatti, le solide verità sulle quali edificare i più seri programmi di una vita. Rimasi profondamente impressionato dall’importanza attribuita all’organizzazione, ritenuta essenziale per la salvezza, e anche dal fatto che l’opera di testimonianza dovesse avere la precedenza, o almeno esercitare un’influenza, su questioni personali come il matrimonio e la procreazione **
    Nel 1939 mi battezzai e nel giugno del 1940, dopo aver preso il diploma di scuola media superiore, iniziai immediatamente l’opera di testimonianza a tempo pieno. Quell’anno fu turbolento sia per il mondo che per i Testimoni di Geova. La seconda guerra mondiale incalzava, l’attività dei Testimoni di Geova fu messa al bando in parecchi paesi e centinaia di Testimoni furono imprigionati; negli Stati Uniti i figli dei Testimoni di Geova venivano espulsi dalle scuole a causa del rifiuto di salutare la bandiera (atto che era considerato alla stregua dell’adorazione di un’immagine); l’atteggiamento neutrale di fronte alla guerra, assunto dai Testimoni, provocò spesso violenta opposizione da parte di coloro per i quali la lealtà e il patriottismo costituivano motivo di vanto; aumentarono le aggressioni ad opera di masse violente.
    Quell’estate la nostra famiglia si recò a Detroit, Michigan, per partecipare ad un importante congresso dei Testimoni: prevaleva uno spirito di intensa aspettazione, quasi la sensazione di essere assediati. Al termine del convegno
    il Giudice Rutherford disse: « Questa può essere l’ultima assemblea che teniamo prima dello scoppio della grande tribolazione.
    * ibid., pp. 46, 47.
    ** Solo nel 1959, all’età di 36 anni, finalmente mi sposai; mia moglie ed io non abbiamo figli perché abbiamo evitato il controllo delle nascite fino a qualche tempo fa.
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    Quando giunse l’autunno del 1940 ed io conservai gli abiti estivi, ricordo di aver pensato che forse non li avrei più indossati o perché sarebbe venuto Armaghedon o perché ci saremmo trovati tutti nei campi di concentramento, come molti Testimoni nella Germania nazista.
    La violenza delle masse andò crescendo durante i primi anni Quaranta. A Connersville, Indiana, fui presente ad un processo contro due donne Testimoni accusate di attività sediziosa (« cospirazione sediziosa »), semplicemente perché avevano studiato alcune pubblicazioni della Torre di Guardia partecipando ad un gruppo di studio a domicilio. Il pro cesso durò cinque giorni e nella tarda serata dell’ultimo giorno espresse il verdetto di colpevolezza. Mentre lasciavano il tribunale, l’avvocato difensore (un Testimone di nome Victor Schmidt) e sua moglie furono violentemente assaliti da una banda e furono costretti a percorrere a piedi, mentre imperversava un nubifragio, tutto il tratto che li separava dai confini della città. Durante il percorso la tensione fu tale che alla moglie di Schmidt vennero improvvisamente i mestrui. Tra i passeggeri della mia macchina c’era un noto Testimone (Jack Rainbow) il quale era stato in precedenza minacciato di morte da alcuni di quegli scalmanati se fosse ritornato nella « loro città ». Giunti ai confini della città, vedendo Schmidt e sua moglie inseguiti da una parte della banda, ritenni doveroso correre il rischio di prenderli a bordo. Mi andò bene. Infatti un altro Testimone, che aveva tentato di fare lo stesso, ne fu impedito e la sua macchina subì alcuni danni. La moglie di Schmidt proruppe in urla isteriche quando la facemmo salire in macchina; il volto di suo marito era contuso e coperto di sangue che fuoriùsciva da profondi tagli, provocati da colpi inferti con pugni di ferro*. L’esperienza diretta di un’intolleranza così brutale e impietosa provocò una profonda impressione sulla mia giovane mente. Mi convinsi sempre più della giustezza del mio operato al fianco
    * Si veda l’Annuario dei Testimoni di Geova del 1976, pp. 185-187; e l’opuscolo Theocracy, pubblicato nel 1941, pp. 44, 45.
    di coloro che erano con ogni evidenza i veri servitori di Dio. In seguito, secondo una strategia raccomandata dal consulente legale della Società Torre di Guardia, Hayden Covington, un nutrito gruppo di 75 Testimoni da Cincinnati, nella zona dell’Ohio, inclusi i miei genitori, due mie sorelle ed io stesso, si recò a Connersville nel tentativo di effettuare un « blitz » di testimonianza. Con una sola eccezione, noi tutti, uomini, donne e bambini, fummo arrestati e rinchiusi in diverse prigioni, restando sotto chiave per una settimana finché non fu stabilita la cauzione. Ancora ragazzo, sperimentai per la prima volta la sensazione che si prova nel vedere chiudersi una pesante porta metallica, sentire una serratura che si chiude e rendersi conto che ti è stata tolta la libertà di movimento.
    Alcuni mesi dopo mi recai a Indianapolis, Indiana, per un processo d’appello relativo ai fatti di Connersville. Anche mio zio, Fred Franz, membro del personale del quartier generale della Torre di Guardia fin dal 1920 ed intimo collaboratore del giudice Rutherford, era stato inviato lì da Brooklyn in veste di esperto testimone in difesa della Società. Una sera la congregazione locale gli chiese di tenere un discorso; durante la conferenza egli cominciò a criticare l’attitudine di quanti ritenevano che l’opera di testimonianza stesse per concludersi o che fosse ormai finita. Per dirla in termini moderati, restai di sasso nell’udire mio zio parlare al contrario, quando affermò che a Brooklyn non si aspettava la fine e che «chi desiderava chiedere un abbonamento alla rivista La Torre di Guardia non doveva necessariamente fare una richiesta limitata a soli sei mesi, ma avrebbe potuto fare una sottoscrizione per uno o due anni, se si voleva! ». Il senso delle sue osservazioni era così contrario ai commenti del presidente della Società fatti all’assemblea di Detroit che mi parve chiaro che mio zio stesse esprimendo opinioni personali e che non stesse esponendo istruzioni della Società, opportunamente autorizzate. In quel momento pensai di avvicinarlo e di invitarlo alla prudenza, temendo che le sue osservazioni fossero riferite a Brooklyn e considerate un gesto di slealtà
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    poiché il loro effetto appariva insidioso e confutatorio del senso di estrema urgenza che si era sviluppato. Sebbene allora fosse quarantenne, mio zio era relativamente giovane in paragone del giudice Rutherford ed io fui incerto se accettare le sue affermazioni come corrette o se rifiutare loro ogni credito, considerandole il risultato di un’attitudine indipendente, in un certo senso avventata.
    Partito da casa quell’anno per associarmi ad un giovane amico Testimone in una regione mineraria della Virginia occidentale e del Kentucky orientale, mi trovai in una zona in cui il rischio di subire violenze si affrontava quasi quotidianamente. Alcuni campi di minatori consistevano di lunghe file di case di legno disposte lungo l’autostrada. A volte, prima di raggiungere l’ultima casa di una fila, guardavamo indietro verso il punto dal quale avevamo cominciato le nostre visite e vedevamo uomini e ragazzi agitati che correvano in ogni direzione per raccogliere una massa. Nel campo minerario « Octavia J » nel Kentucky, la nostra vecchia vettura Ford « Modello A » fu circondata da un gruppo di minatori infuriati che ci urlarono di « andar via di lì e dallo Stato del Kentucky e di non tornare se ci tenevamo alla pelle »:
    tutti i tentativi di discutere provocarono solo un aumento di tensione. Vi ritornammo un paio di mesi dopo e, prima che fossimo scesi dalla macchina, ci spararono addosso e ci inseguirono. Scampammo solo grazie a un trucco che ci permise di riguadagnare la strada. Poi, superata una montagna, potemmo finalmente far ritorno a casa.
    Ci sembrò che, a motivare la reazione dei minatori, fosse stato il bigottismo religioso piuttosto che il fervore patriottico. Il nostro rifiuto di credere in un letterale inferno di fuoco (che induceva i fanciulli a gridarci dietro: « i senza inferno! », ovunque andassimo) ebbe un peso tanto rilevante quanto il nostro atteggiamento verso la guerra. In quel tempo imparai che una mente offuscata dal bigottismo è spaventosa; ero felice di appartenere ad un’organizzazione libera da una tale intolleranza.
    Giunse l’estate dél 1941 e, contrariamente alle mie aspettative, mi ritrovai a partecipare ad un’altra assemblea, tenuta a S. Louis, Missouri. Ricordo ancora la scena della folla raccolta intorno al Giudice Rutherford quando questi giunse al luogo dell’assemblea in una grande macchina in compagnia di Hayden Covington e del vicepresidente Nathan Knorr, entrambi uomini di corporatura robusta, che lo affiancavano come guardie del corpo. L’ultimo giorno dell’assemblea Rutherford volle che tutti i ragazzi dai 5 ai 18 anni si sedessero davanti al podio; dopo il suo discorso in programma, egli parlò loro in maniera estemporanea. Uomo alto dal portamento austero e dal tono usualmente severo, Rutherford ora parlava con una forza di persuasione quasi paterna e raccomandava a quei ragazzi di tener lontana dalle loro menti l’idea del matrimonio fino al ritorno di Abramo, di Isacco, di Giacobbe e degli altri fedeli uomini e donne dell’antichità che presto sarebbero stati risuscitati e che li avrebbero consigliati nella scelta dei coniugi. A ciascuno dei presenti fu offerta gratuitamente una copia di un nuovo libro intitolato Fanciulli; come tecnica di esposizione del materiale, il libro presentava una fittizia giovane coppia di Testimoni, John ed Eunice, che erano fidanzati ma avevano deciso di rinvia re il loro matrimonio fino all’arrivo imminente del Nuovo Ordine. Nel libro, John diceva ad Eunice:
    « La nostra speranza è che entro pochi anni il nostro matrimonio sarà consumato e, per grazia del Signore, avremo figli deliziosi che onoreranno il Signore. Possiamo certamente rinviare il matrimonio finché una durevole pace non pervaderà la terra. Ora non dobbiamo aggiungere nulla alle nostre responsabilità, ma dobbiamo essere liberi e disposti a servire il Signore. Quando la TEOCRAZIA avrà il pieno dominio, non sarà gravoso avere una famiglia » *.
    Allora avevo 19 anni, e oggi a 61 posso ancora ricordare le profonde emozioni, uno strano miscuglio di esaltazione e di depressione, che quelle parole provocarono in me. Alla
    *Children, pubblicato nel 1941, p. 366.
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    mia età, essere posto di fronte ad affermazioni di quel genere che, in effetti, mi chiamavano ad assumere una posizione e a mettere da parte ogni interesse per il matrimonio per un tempo indeterminato, ebbe un effetto sconvolgente. Forse sono in grado di valutare meglio ciò che si propongono i giovani che scelgono la vita sacerdotale cattolica. Naturalmente, la forza delle esortazioni del presidente della Torre di Guardia si basava sulla brevità del tempo che ci separava da Armaghedon. Così il 15 settembre 1941, la rivista Watch tower, descrivendo l’avvenimento, diceva:
    Dopo aver ricevuto il dono (il libro Fanciulli), i ragazzi in piedi strinsero a sé non un giocattolo o un balocco per una fugace gioia, ma uno strumento provveduto dal Si gnore per una più efficace attività nei restanti mesi prima di Armaghedon »*
    Anni dopo seppi che a quell’epoca il Giudice Rutherford stava morendo di cancro; egli aveva vissuto per ..molti anni separato da sua moglie, anch’essa Testimone, invalida, che abitava in California; il suo unico figlio, divenuto adulto, non aveva mostrato alcun interesse per la religione professata dal padre. Mio zio, Fred Franz, disse che la cagionevole salute del Giudice, abbinata al suo grande desiderio che la «fine» venisse mentre egli era ancora in vita per vederla, provocò la formulazione delle affermazioni fatte nel 1940 e nel 1941. Allora ho pensato che, se la coppia del libro fosse stata reale invece che fittizia, il loro fidanzamento sarebbe durato piuttosto a lungo. Infatti durerebbe ancora oggi. Tutte le giovani presenti a quell’assemblea avranno certamente superato la loro età feconda, essendo ora almeno quarantenni.
    Alcuni dei bambini presenti quel giorno hanno, tutta via, seguito fedelmente il consiglio e sono rimasti soli in uno stato di nubili o celibi per tutto il periodo della loro vita, propizio al matrimonio.
    * Si veda la Watchtower del 15-9-1941, p. 288.
    Nel 1942 un incarico in qualità di «pioniere speciale » a Wellston, Ohio, comportò altre esperienze* . Abitavo, con un altro giovane Testimone, in una piccola roulotte, una « scatola su ruote », adattata a casa, larga cm 185 e lunga cm 427. Essa non aveva materiale isolante nelle pareti e la nostra piccola stufa a carbone produceva calore per qualche ora al massimo. Nel corso di molte notti invernali vidi congelare l’acqua del secchio dentro la roulotte e non era raro svegliarsi e non riuscire a riaddormentarsi a causa dei lancinanti dolori ai piedi dovuti al freddo.
    Non potevamo permetterci nulla di meglio giacché ciascuno di noi riceveva come spettanza mensile dalla Società un massimo di 15 dollari, oltre alla quota sulle contribuzioni che la gente offriva per la letteratura ** Durante la gran parte dell’anno, il nostro principale pasto quotidiano consisteva usualmente di patate bollite, margarina e pane del giorno precedente (che costava la metà del pane fresco). Il mio collega aveva una vecchia automobile ma raramente avevamo i soldi necessari per rifornirla di carburante.
    Anche in questa città divampò l’opposizione. All’improvviso i ragazzi rompevano tutti i vetri della roulotte. Una notte tornai a casa e la trovai completamente rovesciata su un fianco. Subii nuovamente un arresto e trascorsi una notte in prigione: il luogo era infestato -di cimici e, non riuscendo a coricarmi sulla cuccetta del carcere, trascorsi l’intera notte seduto su una scatola di latta vuota, lasciata da qualcuno nella cella.
    * i « pionieri speciali » sono rappresentanti a tempo pieno (» pionieri ») che ricevono una speciale assegnazione dalla Società, ai quali è richiesto il raggiungimento di una quota maggiore di ore mensili di servizio ed è concessa una spettanza mensile per far fronte alle spese.
    ** Il modulo di richiesta della spettanza aveva riquadri in cui si indi cavano il ricavato dalla vendita della letteratura, le spese e la differenza. Siccome a volte la differenza non arrivava a 15 dollari, pensavo che fosse giusto chiedere di meno; tuttavia ciò comportava una spirale di tagli dei fondi con una richiesta di soldi sempre inferiore. Come appresi in seguito la maggior parte dei «pionieri speciali » chiedeva sempre la stessa cifra di 15 dollari.
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    Nel 1944 ricevetti l’invito di frequentare una scuola missionaria, la Scuola Biblica Torre di Guardia di Galaad, per un corso di 5 mesi. Dopo il diploma, nell’attesa di ricevere un’assegnazione missionaria, trascorsi un anno e mezzo nell’opera « viaggiante », visitando congregazioni in una « circoscrizione » che includeva lo stato dell’Arizona e buona parte della California. Mentre visitavo le congregazioni della zona di San Diego, California, trascorsi 5 notti a « Beth Sarim », che significa « Casa dei Principi »: un ampio edificio costruito dalla Società che, si diceva, era stato « tenuto in custodia » per i fedeli uomini dell’antichità, da Abele in poi, i quali se ne sarebbero serviti dopo la loro risurrezione *: Il Giudice Rutherford, che aveva avuto diversi problemi a un polmone, vi trascorse tutti gli inverni finché visse. Ricordo che quel luogo mi trasmise quasi un senso di irrealtà: San Diego era una bella città, la casa era elegante, una residenza molto signorile. Però non riuscivo a capire perché gli uomini, dei quali avevo letto nella Bibbia, dovessero sentirsi attratti dal vivere in quel luogo; c’era qualcosa che non quadrava. **
    Inizialmente fui assegnato alla Francia come missionario, ma non potei recarmici perché il distretto militare, dal quale di mi negò il permesso di lasciare il paese; allora fui assegnato all’isola di Portorico. Prima di partire, nel 1946, Nathan Knorr, all’epoca presidente della Società (Rutherford era morto all’inizio del 1942), parlò ad un gruppo di noi, giovani assegnati ad un’opera di sovrintendenza in varie nazioni col compito di « sorveglianti di filiali ». Tra le altre cose egli sottolineò vigorosamente che, se desideravamo restare nella nostra assegnazione missionaria, avremmo dovuto evitare qualsiasi condotta che potesse indurci al fidanzamento
    * Si veda il libro Salvezza, pubblicato in inglese nel 1939, pp. 301- 302.
    ** Non molti anni dopo Beth Sarim fu venduta. Anche la credenza nel ritorno dei « fedeli uomini dell’antichità » prima di Armaghedon fu messa da parte.
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    o al matrimonio. La regola era che l’abbandono del celibato comportava la perdita dell’assegnazione *
    A Portorico non ci volle molto prima che la nostra « casa missionaria » di San Juan ospitasse un gruppo formato da una coppia di coniugi, da 7 ragazze ventenni e da me; tutti insieme abitavamo in una casa a due piani con 6 camere da letto. Pur seguendo il consiglio di Knorr ed essendo molto impegnato (qualche volta conducevo fino a 15 e più studi biblici a domicilio in una settimana), la predetta regola sul matrimonio e le circostanze che si creavano nell’affollato ambiente della casa provocarono una tensione che mi logorava sempre più. Diversi attacchi di dissenteria, poi un’infezione di paratifo con coliche e complicazioni ematiche, e in seguito un’epatite infettiva non mi furono certo di aiuto. (Lavorai in ufficio quando fui colpito dalla dissenteria e dal paratifo e stetti a letto solo una settimana quando ebbi l’epatite, sebbene mi sentissi così debole da salire a fatica le scale dell’ufficio). Dopo 8 anni di quella vita la crescente tensione mi portò sull’orlo di un crollo nervoso. Per decisione del presidente, fui esonerato dalla responsabilità della filiale (sebbene io non lo avessi chiesto) e mi fu offerta la possibilità di tornare negli Stati Uniti per svolgervi l’opera viaggiante. Chiesi che mi fosse concesso di restare nella mia assegnazione in Porto rico e fui trasferito in un’altra città. Sebbene la città, Aguadilla, non fosse un luogo a me particolarmente gradito, l’avevo chiesta perché mi sembrava che lì il bisogno fosse maggiore. Per circa un anno fui incaricato di svolgere l’attività viaggiante che consisteva nel visitare le congregazioni dell’isola e quelle delle vicine Isole Vergini (poste a est di Portorico). Un altro aspetto fu che di tanto in tanto la Società mi chiese di recarmi nella Repubblica Dominicana dove l’opera dei Testimoni di Geova era stata messa al bando dal governo del dittatore Rafael Trujilo. Lo scopo primario dei viaggi
    * In sostanza la stessa regola vigeva al quartier generale internazionale e in tutte le filiali; a metà degli anni Cinquanta a questa norma fu annullata e lo stesso Knorr si sposò.
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    era quello di introdurre di nascosto la letteratura della Torre di Guardia * Feci ciò diverse volte e poi, nel 1955, mi fu chiesto di tentare di consegnare una petizione nelle mani del dittatore. Sapendo che alcuni, i quali erano incorsi nella sua disapprovazione, erano in un modo o nell’altro spariti dalla circolazione, accettai l’incarico con apprensione. Giunto a Ciudad Trujillo (ora Santo Domingo), inviai un telegramma al Generalissimo presentandomi solo come un « educatore nord-americano latore di informazioni di grande
    rilievo per voi e il vostro paese ». L’udienza fu concessa nel National Palace e mi fu possibile di consegnare la petizione nelle sue mani**
    Con mia sorpresa non fui espulso e continuai a fare i periodici viaggi di « contrabbando » senza essere arrestato. In seguito, nel 1957, tutti i missionari americani dei Testimoni furono espulsi dalla Repubblica Dominicana sulla scia di un’ondata di violenta persecuzione, e molti Testimoni locali furono brutalmente percossi e imprigionati. Il principale motivo di contrasto fu il rifiuto opposto dai Testimoni di sesso maschile di partecipare alle «marce» richieste dalle leggi sull’addestramento militare, ma fu sollevata anche una considerevole opposizione religiosa da parte di preti e di altri che scrissero veementi articoli sui giornali. La Società mi chiese di andar lì e verificare le condizioni dei Testimoni dominicani; io vi ero già stato poco tempo prima per dare istruzioni ai missionari e avevo raccolto dettagliate informazioni sulla persecu
    * Pur essendo di altezza media, il mio peso durante il soggiorno nei Caraibi era sceso a kg 53 circa. Potevo mettere diverse riviste intorno al corpo, nascoste tra due maglie, ed infilare un libro di 384 pagine aperto nei miei calzoncini corti, eppure continuavo ad avere un aspetto normale. L’unico problema era che, stando seduto in aereo, gli spigoli del libro aperto premevano sulle cosce provocandomi un certo fastidio.
    ** Il Generalissimo mi accolse in alta uniforme indossando tutte le sue medaglie (molte delle quali, se non tutte, se le era attribuite da solo). Appena si rese Conto dello scopo della mia missione, subito il colloquio ebbe termine. Ciò nonostante, sembrò che l’incontro avesse generato una favorevole impressione giacché qualche tempo dopo il bando fu sospeso per circa un anno passato il quale fu nuovamente messo in vigore.
    zione, che erano state narrate dai giornali portoricani. Questa cattiva pubblicità fece adirare Trujillo, come ci fu riferito da una fonte a lui molto vicina. Mi sentivo controllato. Ricordo che la prima notte in un albergo di Ciud’ad Trujillo mi fu assegnata una stanza al pianterreno con una porta finestra proprio vicino al letto; la sensazione di un reale pericolo fu talmente forte che sistemai una specie di fantoccio sul letto ed io dormii sotto il letto sul pavimento. Comunque portai a termine l’incarico senza incidenti e negli anni successivi mi recai ancora in quella nazione.
    Successivamente la Società cambiò parere sul matrimonio, e 13 anni dopo il mio arrivo a Portorico, mi sposai. Cynthia, mia moglie, mi accompagnava nell’opera viaggiante. Le condizioni economiche nelle isole erano misere, molto al di sotto del livello attuale. Abitavamo con le persone che visitavamo, condividendo le loro piccole case, talvolta fornite di acqua corrente ed elettricità, talaltra no; talvolta godevamo di un po’ d’intimità, spesso ce ne era concessa molto poca. Ci arrangiavamo perché eravamo relativamente giovani, sebbene la salute di mia moglie ne risentisse seriamente. Dopo appena pochi mesi di matrimonio, mentre svolgevamo il nostro servizio su una piccola isola, mia moglie fu vittima di un grave attacco di gastroenterite causato evidentemente dall’acqua inquinata o dal cibo infetto.
    La casa che ci ospitava apparteneva ad una gentile coppia dell’India occidentale con figli deliziosi. Sfortunatamente i locali che essi ci avevano dato in fitto erano infestati da scarafaggi, insetti capaci di scatenare quasi il panico in mia moglie. Ogni sera regolarmente controllavamo il nostro letto per individuare l’eventuale presenza di scarafaggi prima di sistemare la zanzariera.
    Sospettando che una grossa scatola in un angolo, contenente indumenti, fosse il quartier generale degli insetti, un giorno presi un insetticida, mi avvicinai alla scatola e ne sollevai il coperchio; immediatamente lo richiusi perché la scatola brulicava di centinaia di piccoli scarafaggi e io temei che lo spray avrebbe potuto farli fuggire in ogni direzione.
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    Per giunta un grosso ratto entrava ogni notte in cucina (che era a fianco della nostra stanza e dell’unico bagno), la sua mole era tale da spostare i recipienti del cibo sugli scaffali. In queste condizioni mia moglie si ammalò di gastroenterite con sintomi di eccezionale diarrea e vomito continuo. Riuscii ad accompagnarla dall’unico medico dell’isola ed un’iniezione bloccò temporaneamente il vomito; ma più tardi, quella stessa notte, esso riprese, abbinato alla diarrea costante, il che portò Cynthia sull’orlo della disidratazione. Corsi per oltre un miglio per andare a buttar giù dal letto il medico e la trasportammo con la jeep del dottore in una piccola clinica. Le sue vene erano quasi invisibili e le infermiere dovettero fare ripetuti tentativi prima di riuscire finalmente ad applicare un ago per somministrarle una soluzione salina. Fu dimessa dopo pochi giorni ma non si ristabilì mai completamente; una successiva infezione da parassita (trichuris) aggravò il problema.
    Continuammo la nostra opera viaggiante fino al 1961 allorquando fummo trasferiti nella Repubblica Dominicana; Trujillo era stato assassinato poco prima del nostro arri vo. Nel corso della nostra permanenza, durata circa cinque anni, assistemmo alla caduta di 4 diversi governi e nell’aprile del 1965 assistemmo anche a una battaglia che ebbe luogo intorno alla capitale, dove abitavamo. La maggior parte degli americani e degli stranieri abbandonò il paese; ma il nostro gruppo missionario non se la sentì di lasciare i Testimoni di Geova dominicani e la loro assegnazione, così provammo pure cosa significa vivere in tempo di guerra. Le notti trascorrevano tra le detonazioni di centinaia di fucili, le raffiche di mitragliatrici, gli scoppi dei bazooka e di altre armi più pesanti. C’erano dei momenti di tregua nei combattimenti durante il giorno, durante i quali potevamo uscire e svolgere un po’ di attività anche se talvolta ci trovavamo esposti ad improvvise sparatorie. Ancora oggi mi chiedo a quale distanza debba giungere una pallottola per sentirne il chiaro ronzio simile a quella di un’ape molestata che ci passa sulla testa. Per confortarmi
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    un soldato mi disse: « Non è il caso di preoccuparsi di queste cose, certamente non sentirai quella che ti colpirà ».
    I successivi 15 anni di servizio a tempo pieno furono completamente differenti giacché trascorsero presso il quartier generale internazionale di Brooklyn, New York. Il motivo per cui ho descritto con qualche dettaglio gli anni precedenti il 1965 è che il loro contenuto sembra essere maggiore per quantità (sebbene di gran lunga inferiore per qualità) delle esperienze che l’apostolo mise in risalto mentre esponeva l’evidenza della genuinità del suo Servizio per Dio e per Cristo, dicendo: « Diamo prova d’essere servitori di Dio attraverso la grande perseveranza in tempi di sofferenza: in avversità e strettezza ». Nella narrazione seguente egli non menziona i propri discorsi, non fornisce le cifre dei numerosi uditori ai quali si rivolse, non cita esempi di iniziative tendenti ad incrementare il numero dei fedeli *
    Non intendo dire di aver accumulato maggiori esperienze di quelle vissute da molti altri missionari sia dei Testimoni di Geova che di altre religioni. Il racconto è stato fatto solo perché il lettore ne valuti il valore soprattutto in relazione alla credibilità da attribuire alle ulteriori informazioni che saranno fornite in questo libro.
    CONDIZIONI E CONSEGUENZE
    « Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato » Atti 4:20, CEI
    Ciò che vidi, ascoltai e sperimentai durante i successivi 15 anni ebbe un notevole effetto su di me. Non posso sapere se la reazione del lettore coinciderà con la mia, ma una cosa è certa: nessuno potrebbe comprendere che cosa mi ha condotto alla crisi se non conosce questi sviluppi. Vale il proverbio: « Quando chiunque risponde a una que
    * 2 Corinti 6:4-20, JB.
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    stione prima d’averla udita, questo da parte sua è stoltezza e umiliazione »*
    L’anno prima della guerra nella Repubblica Dominicana e dopo un attacco di febbre « dengue », che rese ipersensibii le mie terminazioni nervose, avevo frequentato un corso di 10 mesi alla Scuola di Galaad ** Al termine, il presidente della Società, N.H. Knorr, mi chiese di lasciare il servizio missionario nei Caraibi per andare a vivere con mia moglie al quartier generale internazionale (chiamato « Betel ») di Brooklyn, dove avrei lavorato nel Comitato degli Scrittori. Quest’invito sarebbe stato considerato certamente un onore da altri, ma francamente io non desideravo lasciare il luogo in cui mi trovavo. Parlando col fratello Knorr nel suo ufficio, gli spiegai quanto amassi la mia attuale assegnazione, quanto fossi legato alle persone del posto e al lavoro che svolgevo. La mia obiezione dovette apparire una mancanza di apprezzamento per l’opportunità offertami e Knorr sembrò in qualche modo offeso; allora gli dissi che io avevo semplicemente voluto esprimergli i miei sentimenti, il mio amore per l’attività missionaria e che avrei comunque accettato una diversa assegnazione. Pochi mesi dopo il nostro arrivo e dopo che avevo cominciato a scrivere qualcosa, il presidente Knorr mi accompagnò in un ufficio in cui c’era un tavolo sui quale erano ammassati mucchi di fogli dattiloscritti e mi chiese di impegnarmi nella preparazione di un dizionario biblico. Quei fogli erano il risultato di ricerche che erano state affidate a 250 uomini di ogni parte del mondo. Gli incarichi per queste ricerche, però, erano stati affidati in base al ruolo ricoperto da questi uomini nell’organizzazione (membri delle filiali, sorveglianti degli stabilimenti e così via). Pochi fra questi avevano esperienza come scrittori e ancor meno avevano la capacità, il tempo e la possibilità di fare ricerche
    * Proverbi 18:13.
    ** La febbre « dengue » è simile alla malaria perché è trasmessa da zanzare però ha un decorso benigno. Il permanente effetto che ebbe su di me può essere attribuito all’interazione con i postumi della scarlattina che contrassi da piccolo.
    in biblioteca. Credo che si possa prudentemente affermare che almeno il 90% del materiale esaminato non fu utilizzato.
    Cominciai con « Aaronne » e continuai con « Ab », « Abaddon» e così via, ma fu subito evidente l’impossibilità per un solo redattore di portare a termine l’impresa. Dapprima mi fu assegnato un direttore della Società Torre di Guardia, Lyman Swingle; dopo poco si aggiunse Edward Dunlap, preside della Scuola di Galaad. Infine si aggregarono al gruppo di redattori Reinhard Lengtat, del Comitato del Servizio, e John Wischuk, del Comitato degli Scrittori. Altri parteciparono in qualche misura all’impresa per brevi periodi ma le cinque persone menzionate portarono a compimento il progetto e, cinque anni dopo, fu completata l’opera di 1.696 pagine dal titolo Ausiliario per capire la Bibbia *• Prima di cominciare, il presidente Knorr fece un’affermazione che costituì il filo conduttore del nostro approccio al lavoro, della quale noi in realtà fraintendemmo il senso. Parlando a noi redattori, egli disse: « In sostanza vogliamo che sia scritto ciò che dice la Bibbia; non è necessario andare a consultare per ogni cosa le pubblicazioni della Società ». Come capimmo in seguito, lo scopo di queste parole era di far capire che il lavoro avrebbe dovuto procedere in maniera spedita e in modo tale da produrre qualcosa di relativamente piccolo, un « manuale » come egli stesso disse più tardi. Il semplice riesporre il contenuto di alcuni versetti biblici relativi ad un argomento, con pochissime espressioni chiarificatrici, avrebbe richiesto una minima quantità di tempo necessario per le ricerche. Noi lo fraintendemmo perché capimmo che avremmo dovuto sforzarci di presentare sempre ciò che la Bibbia realmente diceva piuttosto che sentirci obbligati ad esporre i fatti in base alle interpretazioni fornite dalle pubblicazioni della Torre di Guardia. Ne risultò un testo completamente differente da quello che si era progettato di produrre. Il materiale inviato dai 250 incaricati presentava, tranne qualche rarissima eccezione, argo
    * Noi cinque ricevevamo le assegnazioni degli articoli da parte di KarlAdams, allora capo del Comitato degli Scrittori.
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    mentazioni in armonia con «l’approvata veduta» esposta nella letteratura della Società. Le nostre ricerche rivelarono spesso delle discordanze.
    Il vicepresidente della Società, Fred Franz, era considerato il principale biblista dell’organizzazione. In diverse occasioni mi sono recato nel suo ufficio per chiedere il suo parere su alcuni argomenti. Sorprendentemente egli mi indi rizzava spesso ai commentari biblici, dicendo: « Perché non vedi cosa scrive Adam Clarke, o cosa dice Cooke? », oppure, se l’argomento ineriva principalmente alle Scritture Ebraiche: « Che cosa attestano i commentari di Soncino? ». La nostra biblioteca della Betel conteneva numerosissimi scaffali pieni di tali commentari. Siccome questi erano opere di studiosi appartenenti d altre religioni, personalmente non avevo attribuito loro molta importanza e, comunque, con gli altri membri del comitato, avevamo qualche esitazione, persino sfiducia, nell’usarli. Come Karl Klein, un anziano membro del Comitato degli Scrittori, una volta molto schiettamente si espresse, l’uso di questi commentari equivaleva a « succhiare » alle mammelle di Babilonia la Grande », l’impero della falsa religione secondo l’interpretazione della Società riguardo alla grande meretrice di Rivelazione *
    Comunque, più consultavo questi commentari, più mi impressionava profondamente la salda fede nell’ispirazione divina delle Scritture, espressa dalla maggior parte di essi. Fui ancor più colpito dal fatto che, sebbene alcuni fossero stati scritti agli inizi del XVIII sec., le loro informazioni erano generalmente molto utili ed accurate. Non potevo far a meno di confrontarli con le nostre pubblicazioni che, spesso dopo pochi anni, diventavano «superate » e non venivano più stampate. Questo non significa però che io considerassi questi commentari esenti da errori ma il buono superava certamente gli sporadici argomenti che mi sembravano sbagliati.
    * È difficile per me credere che egli parlasse seriamente, giacché egli stesso faceva uso dei commentar e sapeva che Fred Franz li adoperava con molta frequenza.
    Quando mi furono assegnati gli articoli «Anziano» e « Sorvegliante », la ricerca nelle stesse Scritture subito mise in luce che il sistema di sorveglianza delle congregazioni, adottato da noi, non era conforme all’ordinamento del I sec. (Non avevamo comitati di anziani nelle nostre congregazioni; un solo uomo in ogni congregazione era l’unico «sorvegliante »). Qualcosa non andava, perciò mi recai da mio zio con i risultati della ricerca. La sua risposta mi sorprese nuovamente; egli disse: « Non ti sforzare di comprendere le Scritture in base a ciò che vedi oggi nell’organizzazione », e aggiunse:
    «Mantieni incontaminato il libro Ausiliario ». Avevo sempre considerato l’organizzazione come l’unico canale usato da Dio per dispensare la verità, perciò questo consiglio mi sembrò fuori luogo, a dir poco. Quando gli feci notare che la versione di Atti 14:23 nella Traduzione del Nuovo Mondo della Società, aggiungendo le parole « nell’incarico» in relazione alla nomina degli anziani, aveva in qualche modo alterato il senso, egli disse: « Perché non controlli in altre traduzioni che possono non essere così faziose? »*. Uscii dal suo ufficio chiedendomi se avevo realmente capito quello che avevo udito; in seguito gli avrei ricordato queste affermazioni in più di un’occasione durante le sessioni del Corpo Direttivo.
    Quella conversazione influì notevolmente sul mio approccio alla Scrittura: apprezzai profondamente la fedeltà alla verità scritturale espressa con quelle sue parole; cominciai a valutare molto più di prima quanto fosse importante il con testo nella comprensione del significato di qualsiasi parte del la Scrittura e questa opinione fu condivisa dagli altri membri del gruppo che lavoravano alla realizzazione dell’Ausiliario,
    Ci rendemmo anche conto della necessità che fosse la Bibbia a fornirci il significato dei suoi termini piuttosto che attenerci semplicemente a qualche opinione sostenuta in precedenza o lasciarci guidare dalle definizioni di un vocabolario
    * Le successive edizioni della Traduzione del Nuovo Mondo eliminarono la frase aggiunta. Le prime edizioni dicevano: «Inoltre, scelsero uomini anziani perché li rappresentassero nella congregazione e, pregando con digiuni, li affidarono a Geova in cui erano divenuti credenti ».
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    d’inglese. Cominciammo a fare un uso maggiore dei lessici ebraici e greci della biblioteca della Betel e delle concordanze basate sulle parole in lingua originale piuttosto che di quelle basate sulle traduzioni inglesi.
    Cominciavamo ad imparare e fu per noi molto umiliante renderci conto che il nostro intendimento della Scrittura era di gran lunga inferiore a quanto avessimo mai immaginato, e che non eravamo gli esperti studiosi della Bibbia che credevamo d’essere. Personalmente ero stato impegnato in un’attività così monotona nei trascorsi 25 anni che, sebbene avessi letto la Bibbia parecchie volte, non mi era mai stato possibile fare tali accurate e profonde ricerche nelle Scritture. Non ritenevo necessario farlo perché credevo che altri lo facessero per me.
    I due corsi frequentati alla Scuola di Galaad erano così accuratamente programmati da lasciare poco tempo alla meditazione, a ricerche ed analisi non frettolose. Ora disponevo del tempo e del libero accesso ad ausili extra biblici: i lessici, i commentari, le concordanze ebraiche e greche, e così via. Ma la maggiore differenza consisteva nel fatto che si era compresa la necessità di lasciarsi sempre guidare dal contesto e di assoggettarsi sempre all’autorità delle Scritture. Non si verificò un cambiamento di veduta dall’oggi al domani ma, nell’arco di alcuni anni, ci persuademmo sempre di più della necessità che la Parola di Dio parlasse da sola nella maniera più ampia possibile. Potevo capire perché quei commentari, vecchi di 100 o 200 anni, nella biblioteca della Betel fossero senza tempo per quanto riguardava la loro validità. Il sistema stesso che essi adottavano versetto per versetto li costringeva più o meno a restare nei limiti del significato consentito dal contesto e pertanto riduceva considerevolmente la possibilità di cadere in interpretazioni settarie o di compiere fantasiosi voli interpretativi. Così nell’Ausiliario il soggetto degli anziani e della guida delle congregazioni nei tempi biblici fu presentato in modo difforme dalla veduta sostenuta allora dai Testimoni di Geova, tra i quali era prevalsa una posizione più o meno monarchica. Il criterio scritturale dei corpi degli anziani era stato sommariamente modificato nel 1932 dal Giudice Rutherford a causa del rifiuto di collaborare con i programmi e le strategie della Società, espresso da alcuni anziani* Il ruolo di presidente fornì a Rutherford l’autorità necessaria per assumere una tale posizione e tutte le congregazioni furono invitate ad esprimersi a favore della messa al bando dei corpi degli anziani e della loro sostituzione con un « direttore del servizio» nominato dalla Società. Durante i successivi quarant’anni non esisterono corpi degli anziani nelle congregazioni. Perciò la Traduzione del Nuovo Mondo della Bibbia, pubblicata dalla Società negli anni Cinquanta, usava regolarmente la forma « uomini vecchi » al posto di « anziani », termine che allora era screditato ** Dopo aver completato gli articoli « Anziano » e « Sorvegliante », li sottoposi all’approvazione degli altri. Di solito il presidente Nathan Knorr ed il vicepresidente Fred Franz non si occupavano della lettura della gran mole di materiale usato per la redazione dell’Ausiliario; comunque, Karl Adams, capo del Comitato degli Scrittori, mi disse che dopo la lettura del materiale era andato dal fratello Knorr e gli aveva detto: « Credo che tu lo debba leggere; cambia un sacco di cose ». Dopo la lettura del materiale, Knorr si recò nell’ufficio di Fred Franz e con molta veemenza gli disse: « Che significa questo? Dobbiamo cambiare ogni cosa di questi ultimi anni? »; Fred Franz gli rispose di no, egli non pensava che sarebbe stato necessario e che la disposizione vigente sarebbe continuata senza problemi. Quando Karl
    * Generalmente per giustificare questa azione, si mette in risalto la mancata cooperazione, da parte di alcuni anziani, nell’impegnarsi a testimoniare di casa in casa, opera che allora veniva incoraggiata sempre più. Essi sono descritti come uomini ai quali piaceva solo presiedere alle adunanze e fare discorsi. Però non si dice mai che il presidente della Torre di Guardia, il Giudice Rutherford, si comportò esattamente nella stessa maniera. La giustificazione fornita era che le sue responsabilità gli impedivano d’impegnarsi nel l’opera di casa in casa.
    ** Le successive edizioni della Traduzione del Nuovo Mondo adoperano il termine « anziani » ma solo in Rivelazione, nei brani che si riferiscono ai 24 anziani intorno al trono di Dio.
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    Adams mi mise al corrente in seguito di questi sviluppi, trovai il tutto difficile da credere e una sera mi recai nell’alloggio di mio zio per interrogarlo sui fatti. Egli mi confermò che non riteneva necessario alcun aggiustamento. Sapendo che l’intero Ausiliario sarebbe stato presentato ai fratelli quell’estate durante le assemblee di distretto, chiesi come prevedeva che essi avrebbero reagito dinanzi alla nostra evidente inosservanza del modello scritturale secondo il quale esistevano chiaramente i corpi degli anziani nelle congregazioni del I secolo, con funzioni di sorveglianti. Egli rispose con calma che, a suo avviso, il fatto non avrebbe causato alcun problema e che l’attuale disposizione sarebbe stata « adattata » al materiale esposto nell’Ausiliario. Gli espressi la profonda preoccupazione che l’inosservanza del precedente scritturale sarebbe stata molto sconvolgente per i fratelli. A sostegno del suo punto di vista, egli mi narrò come i fratelli dei decenni precedenti avevano accettato l’idea che, siccome Cristo aveva assunto il potere regale nel 1914, fosse giusto che avvenissero cambiamenti nell’amministrazione terrestre. Egli aggiunse che aveva creduto, e ancora credeva, che Cristo Gesù dirigeva e amministrava gli interessi dei suoi servitori sulla terra servendosi di un solo individuo e che così sarebbe stato fino all’inizio del Nuovo Ordine. Il tono di queste espressioni mi parve così differente da quello usato in altre precedenti occasioni che mi fu difficile conciliarli tra loro. Tuttavia, qualche tempo dopo il vice presidente preparò del materiale per le assemblee in cui si indicava la necessità di un cambiamento nella direzione delle congregazioni. Quando la copia di questo materiale arrivò tra le mani di Karl Adams, questi ne comprese le implicazioni e subito si mise in contatto con il presidente Knorr, dicendogli: « Credo che, sia meglio che tu parli di nuovo col fratello Franz. Ritengo che abbia cambiato opinione ». L’incontro avvenne e Franz confermò il cambiamento; di conseguenza, la disposizione vecchia di quarant’anni cambiò.
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    Anche quando mi fu assegnato l’articolo «Cronologia »
    sorsero diversi, seri problemi*. La principale dottrina dei Testimoni di Geova è che la profezia biblica additi l’anno 1914 come la fine dei «tempi dei Gentili » di Luca 21:24 e che in quell’anno Cristo Gesù abbia assunto il potere regale e abbia iniziato a governare in maniera invisibile. I riferimenti ad un periodo di « sette tempi » in Daniele cap. 4 costituirebbero la base dei calcoli che portano a quella data e, mediante altri testi, questi « sette tempi » si trasformerebbero in un periodo di 2.520 anni, iniziatisi nel 607 a.E.V. e finiti nel 1914 E.V. L’anno d’inizio, il 607 a.E.V., fu scelto come l’anno della distruzione di Gerusalemme per mano del conquistatore babilonese Nabucodonosor. Sapevo che la data del 607 a.E.V. appariva una peculiarità delle nostre pubblicazioni, ma non ne conoscevo veramente il motivo. Solo per l’articolo « Cronologia » si impiegarono mesi di ricerche e ne risultò la voce più lunga di tutto l’Ausiliario ** La maggior parte del tempo trascorse nel tentativo di trovare qualche prova, qualche sostegno nella storia, per il 607 a.E.V., una data cruciale nei nostri calcoli che approdavano al 1914. Charles Ploeger, membro del personale del quartier generale, che collaborava con me in quel periodo come segretario, effettuò ricerche in tal senso nelle biblioteche di tutta la città di New York alla ricerca di qualunque cosa potesse confermare quella data dal punto di vista storico. Non trovammo proprio niente a sostegno del 607 a.E.V. Tutti gli storici additavano una data posteriore di 20 anni. Tra le decine e decine di migliaia di tavolette cuneiformi di terracotta, trovate nell’area mesopotamica e risalenti al tempo dell’antica Babilonia, di cui, prima di dedicarmi alla raccolta per la voce Archeologia sull’Ausiliario, ignoravo la consi
    * Mi fu anche assegnata la trattazione della maggior parte degli argo menti storici, mi occupai dei re e della storia di Egitto, Assiria, Babilonia (solo i re), Medo-Persia ed altri,
    ** Quest’articolo nell’edizione inglese, va da pag. 322 a pag. 348, per un totale di 27 pagine. (Va comunque notato che nella riduzione italiana dell’Ausiliario l’articolo « Cronologia» è stato notevolmente tagliato, riducendosi a 15 pagine. N.d.T.).
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    stenza numerica, nessuna comprovava per l’impero Neo- babilonese (epoca in cui è fissato il regno di Nabucodonosor) una durata tale da permettere di includerci il 607 a.E.V., la data da noi sostenuta, come quella della distruzione di Gerusalemme. Tutto additava un periodo più breve di 20 anni rispetto a quello sostenuto nella nostra cronologia pubblicata in vari libri. Sebbene considerassi questo fatto inquietante, ero disposto a credere che la nostra cronologia fosse corretta malgrado tutta l’evidenza contraria. Così, nella stesura del materiale per l’Ausiliario, furono dedicati molto spazio e tempo nel tentativo di togliere credibilità alle evidenze archeologiche e storiche che attestavano l’erroneità della nostra data del 607 a.E.V. e che fornivano un diverso punto di partenza per i nostri calcoli e, conseguentemente, un punto d’arrivo differente dal 1914. Charles Ploeger ed io ci recammo alla Brown University di Providence, Rhode Island, per intervistare il professor Abraham Sachs, uno specialista in antichi testi cuneiformi. Volevamo cercare di ottenere qualche informazione attestante qualche falla o un qualsiasi lato debole nelle indicazioni astronomiche contenute in molte tavolette, indicazioni che provavano l’infondatezza del nostro 607 a.E.V. Alla fine fu evidente che, se davvero la nostra data fosse stata quella giusta, si sarebbe verificata una teorica cospirazione da parte degli antichi scribi — senza alcuna ragionevole giustificazione --- per falsificare i fatti. E allora, come un avvocato di fronte a una prova che non può annullare, il mio tentativo fu quello di screditare o ridurre la credibilità degli antichi testimoni che avevano presentato quella prova: l’evidenza dei testi storici relativi all’Impero neo-babilonese* Gli argomenti che esposi erano veritieri, ma sapevo che il loro scopo era quello di sostenere una data per la quale non esisteva alcun supporto storico.
    Così, malgrado la nostra accresciuta adesione a certi principi, l’Ausiliario contenne nondimeno molti esempi dei nostri sforzi di mostrarci leali agli insegnamenti della So-
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    * Aid! to Bible Understanding, pp. 326-328, 330, 331.
    cietà. Sotto molti aspetti, ciò che imparammo da quella esperienza fu molto più utile a noi che alla riuscita del libro Inoltre, il libro Ausiliario per capire la Bibbia servì ad aumentare l’interesse per le Scritture tra molti Testimoni. Forse il suo tono, il suo approccio, lo sforzo, fatto dalla maggioranza degli scrittori, di evitare il dogmatismo, di ammettere che poteva esserci più di un modo di comprendere certi argomenti e la consapevolezza di non essere andati oltre ciò che le evidenze onestamente consentivano — queste cose possono essere state di grande beneficio, sebbene ci sia capitato talvolta di trascurarle subendo l’influenza di idee preconcette e non riuscendo, come avremmo dovuto fare fermamente, a mantenerci fedeli alle stesse Scritture. Per quanto mi riguarda, riconosco che ciò accadde nella preparazione di arti coli come i « Fissati tempi delle nazioni », «Lo schiavo fedele e discreto » e « La grande folla »: tutti questi soggetti contengono argomenti destinati a sostenere gli attuali insegnamenti della letteratura della Torre di Guardia. Solo perché consideravo questi insegnamenti equivalenti a «fatti », mi capitò di scrivere nella « Prefazione », che compilai in seguito, alcune cose senza averne l’intenzione. A p. 6, al sottotitolo « Suo scopo », è scritto: « Ausiliario per capire la Bibbia non si propone d’essere un commentario dottrinale o un lavoro interpretativo » * • Inoltre, si diceva che qualsiasi applicazione di espressioni figurative o simboliche fosse fatta, ciò non accadeva « in maniera arbitraria o conforme a un credo ». In linea di massima ciò era vero; ma talvolta radicate dottrine ebbero il sopravvento sul nostro impegno di attenerci a quel proposito.
    L’anno in cui l’intero Ausiliario fu reso disponibile per il pubblico, fui invitato a diventare membro del Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova, il Corpo che ora dirige l’attività dei Testimoni di Geova in circa 205 nazioni del mondo. Fino a quel momento esso era stato costituito da sette membri, i
    * Anche la «Prefazione » dell’edizione italiana dell’Ausiliario è stata ridotta; di conseguenza queste espressioni si trovano solo nella versione inglese. N.d.T.
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    medesimi sette che componevano il Consiglio d’Amministrazione dell’ente noto col nome di Società Torre di Guardia di Bibbie e Trattati, un ente costituito originariamente in Pennsylvania da Charles Taze Russell, suo primo presidente. Il 20 ottobre 1971, insieme ad altri tre, fui nominato membro dell’ampliato Corpo Direttivo; questo avvenimento, forse più di ogni altro, mi portò a far i conti con alcune realtà con le quali non avrei mai immaginato di scontrarmi.
    Molti Testimoni di Geova obiettarono contro un’affermazione, apparsa in un articolo della rivista Time del 22 febbraio 1982 in cui il mio nome era ripetutamente menzionato; gli autori dell’articolo applicarono all’organizzazione dei Testimoni di Geova l’attributo di « reticente ». Può sembrare strano l’uso di un tale aggettivo applicato ad un’organizzazione che incoraggia con vigore un’opera che certamente non è riservata: l’attività di casa in casa nelle città, nei paesi e nelle campagne di tutto il mondo. Evidentemente i giornalisti del Time si espressero in quel modo perché fu molto difficile per loro strappare qualche commento da parte del quartier generale internazionale in merito alla situazione descritta nel primo capitolo di questo libro. Ma la verità è che perfino tra i Testimoni di Geova pochissimi hanno un’idea precisa sul modo in cui funziona il centro dell’organizzazione. Essi non sanno come si prendono le decisioni su questioni dottrinali, né sanno come il Corpo Direttivo, che dirige tutta l’opera mondiale, porti avanti le sue discussioni, se le decisioni siano conformemente unanimi o cosa accada qualora sorgano dissensi. Tutto questo è coperto dalla riservatezza in cui si svolgono le sessioni a porte chiuse del Corpo Direttivo. Riesco a ricordare solo due o tre occasioni, nei miei nove anni di appartenenza a quel Corpo, in cui fu concesso a persone diverse dai Membri ufficiali di presenziare ad una ordinaria riunione del Corpo; e in quelle occasioni la loro presenza fu limitata alla semplice presentazione di rapporti, richiesti dal Corpo Direttivo, dopo di che essi furono congedati per consentire al Corpo Direttivo di deliberare in privato: l’importanza delle loro relazioni non li autorizzava
    evidentemente a partecipare alla discussione. Inoltre, nessuna specifica e dettagliata informazione viene mai fornita ai Testimoni riguardo alle entrate e alle uscite o al patrimonio e agli investimenti della Società (sebbene annualmente un breve resoconto delle spese sia riportato negli Annuari) *. In tal modo, diversi elementi, che in genere sono di pubblico dominio in molte organizzazioni religiose, sono noti solo vagamente, se lo sono, alla stragrande maggioranza dei Testimoni di Geova. Eppure le decisioni prese dal piccolo gruppo di uomini che formano il Corpo possono riguardare, e accade spesso, la vita dei Testimoni negli aspetti più intimi e si ritiene che esse vengano pienamente eseguite.
    Siamo così giunti all’esame dell’ultimo motivo per cui ho scritto questo libro: quello più importante giacché senza di esso i precedenti motivi avrebbero scarso rilievo.
    UN IMPEGNO
    « Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti » Matteo 7:12, CEI.
    Questo precetto espresso da Gesù Cristo è vincolante per ciascuno fra noi che asserisce d’essere cristiano in qualunque cosa decidiamo di fare. Nessuno può onestamente asserire di applicare in maniera perfetta queste parole, né io lo affermo; ma credo di poter dire che il contenuto di queste pagine dipende dal sincero desiderio di applicare quel precetto. L’apostolo Paolo definì se stesso un «debitore» nei confronti di persone d’ogni specie ** Egli si sentì in obbligo verso di loro ed io sento un dovere analogo. Se qualcuno
    * Nel 1978 un rapporto finanziario sottoposto al Corpo Direttivo registrò una disponibilità finanziaria di 332 milioni di dollari (proprietà, depositi e così via). Perfino all’interno del Corpo Direttivo, pochi membri hanno una sufficiente conoscenza della natura delle attività finanziarie della Società.
    ** Romani 1:14.
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    conoscesse dei fatti che fossero importanti per me nel prendere decisioni vitali, vorrei che costui me ne informasse:
    non vorrei che egli decidesse per me, ma apprezzerei che, fornendomi le informazioni, mi lasciasse libero di valutarne l’importanza. Se questi fosse un amico, un vero amico, credo che egli dovrebbe farlo.
    I nove anni trascorsi nel Corpo Direttivo ebbero una grossa influenza su me e specialmente sulla mia coscienza:
    fui costretto ad affrontare la più seria crisi della mia vita, una situazione limite nella quale non avrei mai creduto di trovarmi. La decisione che ho preso non è stata influenzata da nessuno e il suo prezzo è stato molto rilevante; eppure non me ne pento né mi rammarico di esser giunto in possesso delle informazioni che hanno contribuito alla stessa decisione. Altri si sarebbero regolati diversamente; alcuni lo hanno fatto. Questo è un loro problema: qualcosa tra loro e Dio.
    Dopo le mie dimissioni da membro del Corpo Direttivo, nel maggio del 1980, ricevetti da parte di quotidiani e riviste numerose richieste di informazioni riguardo alla situazione creatasi all’interno dell’organizzazione. Ripetutamente indirizzai i richiedenti al quartier generale di Brooklyn, ma essi, a loro volta, replicarono di aver intrapreso quella strada senza alcun successo: « No comment ». La mia reazione fu quella di asserire che non avrei fornito alcuna informazione; e mantenni quest’atteggiamento per circa due anni. Ciò che è accaduto in quei due anni, non solamente per quanto riguarda me ma anche in relazione ad altri, mi ha indotto a rivedere quella posizione.
    Nel corso di quei due anni, i motivi, la personalità e la condotta di persone, che in tutta coscienza erano in disaccordo con l’organizzazione, sono stati descritti nel peggiore dei modi. Il loro impegno di mettere al primo posto la Parola di Dio è stato presentato come una conseguenza dell’ambizione, della ribellione, dell’orgoglio, come un peccato contro Dio e Cristo; non si è lasciato spazio alla possibilità che qualcuno di loro fosse motivato dall’onestà, dall’amore per la verità o dalla fedeltà a Dio. Non si è fatta nessuna distinzione, invece tutti sono stati considerati alla stessa stregua. Qualche episodio di cattiva condotta o di errata attitudine verificatosi tra coloro che hanno lasciato l’organizzazione è stato addebitato a tutti quelli che l’hanno abbandonata; nel caso di coloro che hanno manifestato un’errata attitudine, non è stato compiuto alcun tentativo di valutare se essa fosse stata il risultato di frustrazione, delusione e dolore. Una gran quantità di dicerie, perfino di pettegolezzi di bassa lega, si è diffusa tra i Testimoni di tutto il mondo: fedeli cristiani dotati di un elevato senso morale sono stati accusati di praticare lo scambio delle mogli, di omosessualità, di ipo crisia, di egoismo teso a stabilire il culto della propria personalità; spesso delle persone anziane d’età furono allontanate sotto il pretesto della « senilità » e dei « disturbi mentali ». I responsabili della diffusione di questi argomenti avrebbero dovuto provare uno scrupolo di coscienza al solo considerare la possibilità che le persone coinvolte potevano essere veramente sincere e ricordando che chi diffonde calunnie è ripugnante quanto un falso testimone di fronte a Dio: queste persone hanno in realtà contribuito con le loro pubblicazioni alla diffusione di calunnie * • Considerate, ad esempio, il seguente argomento trattato in Watchtower del 15 agosto 1981, pp. 28, 29, diffuso a milioni di copie in molte lingue a livello mondiale:
    « Di tanto in tanto sono sorti tra le file del popolo di Geova alcuni che, come l’originale Satana, hanno assunto un’attitudine indipendente, ipercritica. Essi non vogliono servire in stretta collaborazione con la fratellanza mondiale (Cfr. Efesini 2:19-22). Piuttosto, si mostrano ribelli alle parole di Geova (Zac. 7:11,12). Oltraggiando il modello di ‘ pure parole ‘ che Geova ha così amorevolmente insegnato al suo popolo per un intero secolo, questi arroganti cercano di allontanare le ‘ pecore ‘ dall’unico gregge internazionale che Gesù ha radunato sulla terra (Giovanni 10: 7-10,16). Essi cercan6 di seminare dubbi e di allontanare gli ingenui dalla ben fornita ‘ tavola ‘ di cibo spirituale
    * Esodo 20:16; Levitico 19:16; Salmo 15:3; 1 Pietro 2:21-23.
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    disponibile presso le Sale del Regno dei Testimoni di Geova, dove in realtà non manca nulla (Sal. 23:1-6). Costoro asseriscono che sia sufficiente leggere esclusivamente la Bibbia, da soli o in piccoli gruppi domestici. Ma, stranamente, attraverso queste ‘ letture della Bibbia ‘, essi sono riapprodati alle dottrine apostate che i commentari del clero della cristianità insegnavano 100 anni fa, e alcuni hanno perfino ricominciato a celebrare le feste della cristianità come i Saturnali romani del 25 dicembre! Gesù e i suoi apostoli misero in guardia contro tali illegali individui (Matt. 24:11-13; Atti 20:28-30; 2 Piet. 2:1,22) ».
    Così, in un solo paragrafo, alcuni sono descritti come simili a Satana, indipendenti, ipercritici, ribelli, oltraggiosi, arroganti, apostati ed illegali. Ma cosa avevano fatto per meritarsi una tale sequela di accuse? Tra gli « errori » menzionati ci sono: il dissenso, a cui si fa cenno in una maniera non precisata, su alcuni non specificati aspetti delle dottrine del l’organizzazione; inoltre, l’opinione che l’ispirata Parola di Dio sia da sola sufficiente e che affollati raduni in un edificio non siano essenziali. Potrebbero queste cose, di per sé, collocare una persona nella categoria di coloro che sono paragonati a Satana? Nessun’altra indicazione viene fornita e, incredibile a dirsi, nella mente di molti Testimoni, inclusi anziani e sorveglianti viaggianti, ciò è stato considerato sufficiente per bollare alcuni fratelli e trattarli di conseguenza.
    Quello che segue è un prospetto ricavato dai rapporti del Corpo Direttivo, relativi all’attività mondiale dei Testimoni di Geova negli anni 1970-1979, nel quale sono riportati sia il numero dei battezzati che il totale di coloro che hanno attivamente partecipato all’opera di predicazione:
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    Anno Numero di battezzati Numero di proclamatori
    1970 164.193 1.384.782
    1971 149.808 1.510.245
    1972 163.123 1.596.442
    1973 193.990 1.656.673
    1974 297.872 1.880.713
    1975 295.073 2.062.449
    1976 196.656 2.138.537
    1977 124.459 2.117.194
    1978 95.052 2.086.698
    1979 113.672 2.097.070
    Totale: 1.793.898
    Questo rivela che nell’arco di 10 anni furono battezzate 1.793.898 persone. Abitualmente l’organizzazione calcola che annualmente muoia l’l% di questi associati: calcolando questa percentuale per ogni anno, si ricava che circa 185.308 siano morte in quegli anni; sottraendo questo numero al totale dei battezzati si ha 1.608.590, che costituirebbe l’aumento ottenuto in 10 anni se tutte le persone fossero rimaste nell’organizzazione. Quale riscontro abbiamo per questo computo?
    Aggiungendo 1.608.590 al numero dei proclamatori in attività nell’anno immediatamente precedente il decennio in esame (il 1969), 1.256.784, abbiamo un totale di 2.865.374 di teorici associati nel 1979. Eppure il rapporto relativo a quest’ultimo anno ne indica solo 2.097.070; questo indica che nel decennio esaminato 768.304 persone abbandonarono l’organizzazione o divennero inattivi. Questa cifra corrisponde a quattro defezioni ogni dieci battesimi in quello stesso periodo o, detto in un altro modo, per ogni tre persone ancora nell’organizzazione una l’aveva lasciata. Le ragioni, che hanno provocato questa situazione da « porta girevole » sono molteplici.
    Non mi illudo che tutto il mezzo milione e più di persone, che abbandonarono l’organizzazione in quei 10 anni, l’abbia fatto per motivi di coscienza o che ognuno di loro sia necessariamente una persona umile e ben motivata, più preoc
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    cupata della verità che di se stesso; molti evidentemente non lo sono: alcuni hanno scelto un corso di vita immorale sia prima che dopo l’abbandono; altri, che si allontanarono per contrasti, sono divenuti colpevoli degli stessi sbagli a causa dei quali avevano abbandonato, manifestando spirito di vendetta, adoperando schemi, mezze verità ed esagerazioni. Alcuni hanno perfino provocato disordini alle adunanze o alle assemblee dei Testimoni di Geova, condotta che io considero deplorevole. Tuttavia conosco personalmente moltissimi Testimoni che non corrispondono alla descrizione precedente, che hanno dato prova d’essere costumati, timorati di Dio e compassionevoli; affrontando l’argomento da un punto di vista egoistico, essi hanno avuto tutto da perdere e nulla da guadagnare assumendo una posizione critica e continuando in quella direzione anche in seguito. In molti casi, ciò che indusse all’abbandono non fu l’essere stati essi personalmente oggetto di un trattamento ingiusto, ma il vedere vittime gli altri; fu il vedere soffrire i fratelli a causa della rigidità, della ristrettezza mentale, persino dell’ arroganza di sorveglianti, anziani e altri, oppure il riconoscere i dolorosi effetti di certi editti dell’organizzazione che non avevano alcuna solida base scritturale. Invece di manifestare il malcontento e spirito di vendetta, essi avevano semplicemente implorato maggiore compassione, più aderenza all’esempio del Figlio di Dio, il Maestro della famiglia cristiana della fede.
    Ritengo che l’altruismo sia l’elemento determinante per stabilire la genuinità di un sentimento. Similmente, l’ansia di verità, l’ansia di non essere colpevole di erronea trasmissione della Parola di Dio, l’ansia di non essere ipocrita fingendo di credere in ciò che non si crede, o difendendo ciò che in tutta coscienza è indifendibile, o condannando ciò che non viene condannato dalla Scrittura — una tale ansia, io credo, è anche determinante per valutare la genuinità dei motivi di chi assume una posizione di dissenso. Conosco molte persone che esprimono chiaramente questa ansia e che, ciò nonostante, sono etichettati come « apostati », « anticristi », « strumenti di Satana ». In ognuno di questi casi l’unica ragione di tale condanna è il fatto che essi non hanno potuto essere d’accordo con tutti gli insegnamenti e le strategie del l’organizzazione e conservare contemporaneamente la loro onestà. Mi sento obbligato nei confronti di queste persone. Quasi in ogni caso, un « comitato giudiziario » formato da tre a cinque uomini s’incontrava con loro in riunioni private, durante le quali coloro che erano convocati in qualità di testimoni potevano solo presentare la loro testimonianza ma non assistere alla discussione. In seguito un breve annuncio di disassociazione veniva fatto alla congregazione, alla quale non veniva presentata alcuna testimonianza né prova a sostegno della disassociazione annunciata. Dopo la lettura del comunicato era scontato che nessun Testimone parlasse con le persone disassociate. In tal modo a queste ultime era preclusa ogni possibilità di fornire spiegazioni ad amici e conservi. Se avessero tentato di farlo prima della disassociazione, sarebbero state accusate o di far proseliti », « di minare l’unità della congregazione », « di fomentare dissenso », « di forma re una setta ». Per giunta, se qualcuno avesse parlato con loro dopo, avrebbe corso il rischio di subire la loro stessa sorte, esponendosi anch’egli alla disassociazione. In tal modo si attua un effettivo « periodo di quarantena »: si mette un coperchio » a qualsiasi discussione sull’argomento. La relazione sulla disassociazione e su ogni prova richiesta ora giace in uno dei molti capienti scaffali presso il Comitato del Servizio (o negli scaffali di un ufficio di filiale), con la scritta «Non distruggere ». Quest’archivio contenente le prove raccolte contro di loro, come le udienze, è pure segreto, non soggetto a revisione.
    Le Scritture ci dicono: «Il vero compagno ama in ogni tempo, ed è un fratello nato per quando c’è angustia »* . Una volta credevo di avere moltissimi amici di questo genere; ma, quando la crisi giunse al culmine, mi accorsi di averne solo qualcuno. Eppure, considero preziosi questi pochi per quel che hanno detto — poco o molto — in mia difesa.. A motivo
    * Proverbi 17:17.
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    della trascorsa notorietà la gente indaga sul mio conto, eppure quasi nessuno chiede degli altri, che non ebbero ugual fama, sebbene abbiano vissuto la mia stessa esperienza con le stesse sofferenze e pagando quasi lo stesso prezzo. Cosa significa per una madre, che ha visto nascere una figlia nel proprio corpo, ha allattato quella bimba, ne ha avuto cura durante le malattie, ha addestrato la ragazza negli anni formativi della vita vivendo insieme a lei i suoi problemi, subendo, come se fossero le proprie, le sue delusioni e le sue amarezze e piangendo insieme a lei — cosa significa, dicevo, per questa madre vedersi improvvisamente respinta da sua figlia, ora adulta, semplicemente perché la madre ha deciso d’essere coerente con la propria coscienza e leale verso Dio?
    Che effetto può avere su un padre o una madre sentirsi dire, per la stessa ragione, da un figlio o una figlia in procinto di sposarsi che « sarebbe meglio se essi non presenziassero al matrimonio », oppure sapere che una figlia ha partorito e sentirsi dire che sarebbe meglio non andare a conoscere il loro nipotino?
    Questi interrogativi non nascono dall’immaginazione: molti genitori, che sono stati associati ai Testimoni di Geova, stanno vivendo queste esperienze. Considerate, solo per esempio, ciò che scrive una madre della Pennsylvania:
    « Nell’organizzazione ho dei figli, sposati, i quali all’epoca della mia dissociazione mi avevano perfino offerto di andare a trovarli per un periodo di vacanza e il cui rispetto per me era invariato. In seguito, dopo la comparsa delle informazioni (in La Torre di Guardia del 1-1-1982, che forni va dettagliate istruzioni riguardo all’associazione con chiunque si fosse dissociato) sono stata, da allora in poi, evitata da loro, non vogliono avere contatti con me né mi telefonano. Ho pensato di fare qualcosa, ma non so che farci; non ho intrapreso alcuna azione nel timore di fare un passo falso e di allontanarli ulteriormente da me. Non telefono per paura che cambino numero senza registrarlo e non scrivo, come ho detto, temendo di affermare qualcosa che possa essere interpretato come offensivo. In questo periodo sono stata ricoverata in ospedale per esaurimento nervoso ed ho sofferto di un’ulteriore crisi per ciascun evento che sfortunatamente si abbatteva su di me, il tutto in un breve lasso di tempo. Forse tu hai vissuto un’esperienza simile. Non so come far fronte alla perdita dei miei figli (e dei futuri nipoti): tale perdita è enorme ».
    Se la mia trascorsa notorietà può ora contribuire in qualche modo a lenire la situazione di tali persone, facendole riflettere con una maggiore apertura mentale, e può aiutare altri a rivedere la loro attitudine nei confronti di questo tipo di individui, allora credo che questa notorietà sarà forse servita all’unico scopo utile che, forse, abbia mai avuto. Rammento le parole di Paolo, quando disse:
    «Per quanto invece riguarda Dio, gli siamo ben noti. E spero di esserlo anche davanti alle vostre coscienze. Non ricominciamo a raccomandarci a voi, ma è solo per darvi occasione di vanto a nostro riguardo, perché abbiate di che rispondere a coloro i1 cui vanto è esteriore e non nel cuore ».
    « Fateci posto nei vostri cuori! A nessuno abbiamo fatto ingiustizia, nessuno abbiamo danneggiato, nessuno abbiamo sfruttato. Non dico questo per condannare qualcuno; infatti vi ho già detto sopra che siete nel nostro cuore, per morire insieme e insieme vivere *
    Se gli argomenti presentati in questo libro aiuteranno una madre del genere ad essere guardata dai propri figli, non con vergogna, ma con orgoglio perché ha rispettato la sua coscienza, tutti gli sforzi compiuti avranno avuto un senso.
    Questa è, in sostanza, la ragione per cui questo libro narra le cose che ho visto, udito e sperimentato durante i nove anni trascorsi col Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova; evidentemente, questo è necessario per giungere alla radice di ciò che costituisce uno straziante problema per molti, indipendentemente dalla posizione assunta.
    I fatti presentati non vengono esposti come una sorta di smascheramento: mentre è vero che alcuni d’essi hanno avuto su me un effetto scioccante, questi non sono stati menzionati per il loro valore sbalorditivo. La loro esposizione
    *2 Corinti 5:11,12; 7:2,3, CEI.
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    dipende dal fatto che essi illustrano ed esemplificano molti fondamentali problemi e questioni serissime. Essi sono la prova degli estremi ai quali può condurre la « lealtà ad una organizzazione », e di come accade che persone benevole e benintenzionate siano indotte a prendere decisioni e a commettere azioni che sono sgarbate e ingiuste, perfino crudeli. I nomi, i tempi e i luoghi saranno generalmente citati perché ciò è apparso necessario al fine di rendere l’esposizione credibile, reale. Sono quasi certo che senza tali indicazioni molti avrebbero messo in dubbio o negato la realtà di ciò che è scritto. Dove questi dati non sembrano necessari e dove, per il loro uso, potrebbero causare ingiustificate difficoltà alle persone implicate, i nomi o altri elementi di identificazione non saranno segnalati. Ci siamo occupati dei personaggi solo in quanto compaiono nel quadro d’insieme; se alcuni, come Nathan Knorr e Fred Franz, sono citati molto frequentemente, ciò accade perché hanno avuto molto da dire e quello che hanno detto ha avuto influenza ed effetti maggiori delle cose dette da altri. Altri, come Lyman Swingle e Karl Adams, sono stati talvolta citati più spesso perché la mia attività richiese contatti più intensi con loro che con altri.
    Mi sono sforzato d’essere accurato nelle citazioni, non isolandole dal contesto né sforzandomi di dar loro un significato non pertinente. Credo che le. citazioni fatte siano tipiche delle persone menzionate, conformi al loro carattere e rispecchianti il loro punto di vista, il loro modo di fare e la loro personalità. Nondimeno ho preferito l’anonimato per qualche citazione, incluse alcune affermazioni fatte da membri del Corpo Direttivo, volendo evitare inutili problemi agli interessati o ai loro stretti collaboratori oppure in considerazione delle particolari circostanze, talvolta tragiche, relative alla persona. Ovviamente, sarebbe stato impossibile conservare l’anonimato in ogni caso altrimenti la narrazione sarebbe di venuta poco credibile. Ritengo, anche, che nessuno di noi possa aspettarsi di essere completamente esonerato dalla responsabilità espressa nelle parole di Gesù: « Ma io vi dico che di ogni parola infondata gli uomini renderanno conto nel giorno
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    אילון

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    del giudizio; poiché in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato »*.
    Possiamo chiedere, ed ottenere, perdono per le errate e spiacevoli cose dette, ma ne siamo comunque responsabili.
    Probabilmente qualcuno condannerà alcune informazioni perché le riterrà come uno sciorinamento dei nostri panni sporchi in pubblico ». Stranamente, queste stesse persone non obiettano allo sciorinamento dei « panni sporchi » delle altre religioni, infatti possono manifestare un grande interesse nel far ciò, perfino nel pubblicizzarlo ampiamente. Eppure essi ritengono che ciò che accade all’interno della propria organizzazione religiosa, non dovrebbe essere discusso oltre i suoi confini.
    Tuttavia, la verità è che tra gli odierni Testimoni di Geova non c’è alcuna possibilità che avvengano tali discussioni. Il tentativo da parte di qualcuno di far ciò sarebbe considerato come una dimostrazione di spirito ribelle e comporterebbe come risultato la disassociazione. Giacché i problemi non possono essere discussi all’interno, se non accade che siano discussi neanche all’esterno, allora ciò significa che debbono restare indiscussi, vanno ignorati. Naturalmente, qualcuno vorrebbe che accadesse proprio così, ma è giusto che accada?
    E vero che il cristiano si affida giustamente a Dio per ché esamini cosa e agisca come unico e definitivo Giudice in ogni questione; è innegabile che solo Lui può correggere tutti gli errori commessi in maniera completa e definitiva: non c’è mai stata qualche giustificazione per un’irata rappresaglia, per una malevola recriminazione; non c’è luogo per « macchinare intrighi ». Le Scritture non consentono dubbi in merito **Comunque, ciò ci autorizza a far passare sotto silenzio l’ingiustizia? E’ richiesto il silenzio quando un errore viene diffuso nel nome di Dio? Forse il discuterne costi-
    * Matteo 12:36,37, CEI.
    ** Salmo 37:5-9,32,33; Romani 12:17-21; 1 Pietro 2:21-23.
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    tuisce una prova della « mancanza di rispetto per un’autorità costituita da Dio »? .*
    La posizione dell’organizzazione è che non è in atto alcuna ingiustizia: ciò che è avvenuto, e che sta accadendo, è in piena armonia con le Scritture, infatti proprio le Scritture esigono che si adottino certe misure. Se così fosse, allora non dovrebbe esserci alcuna obiezione a una franca discussione sui fatti; una discussione del genere potrebbe veramente dare enfasi alla giustezza della posizione assunta dall’organizzazione, rendendola più chiara, ed escluderebbe ogni accusa di ingiustizia. Solo chi realmente si macchia di ingiustizia, preferisce il silenzio e cerca di imporlo, com’è avvenuto nel caso di governi dittatoriali e di religioni autoritarie tanto nel passato quanto in epoche recenti.
    Gli stessi esempi scritturali si oppongono alla divulgazione di errori, laddove questi ultimi coinvolgono i detentori del potere? Pare di no, giacché l’operato dei profeti ebrei fu spesso if verso tali persone: quei profeti rivelarono i modi in cui i capi e gli uomini autorevoli avevano deviato dalle norme divine causando in tal modo problemi. I Testimoni di Geova hanno sottolineato spesso come il candore e la franchezza siano una delle prove più evidenti che la Bibbia è veritiera ed è realmente il Libro di Dio **
    Che dire, poi, degli apostoli e dei discepoli di Gesù? Fu proprio la struttura autoritaria del popolo del patto con Dio — il Sinedrio, gli anziani e il potere sacerdotale stabilito per volontà divina — che si oppose energicamente alla pubblicità fatta dagli apostoli all’ingiusto trattamento subìto da Gesù*** . In entrambi i casi, quello dei profeti ebrei e quello dei discepoli cristiani, coloro che pubblicizzarono gli errori
    * La Torre di Guardia del 1-2-1983, esaminando le osservazioni di Giu da circa coloro che « parlano ingiuriosamente dei gloriosi » (v. 8), asserisce che quei gloriosi includono « sorveglianti cristiani nominati » e mette in guardia contro la « tendenza a ignorare l’autorità costituita da Dio ». Si veda anche il riquadro a p. 29 della stessa rivista.
    ** Si veda il libro Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile, stampato in inglese nel 1963, p. 338.
    ***Atti 4:5-23; 5:17-40.
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    lo fecero per riguardo ed in obbedienza ad una superiore autorità nell’interesse di chi aveva il diritto di sapere.
    Ovviamente, nella nostra epoca nessuno ha ricevuto da Dio l’incarico di profeta o apostolo; ma non è necessario che uno sia profeta per imitare l’esempio dei profeti di Dio. Altrimenti non avrebbero valore le parole che Gesù pronunciò quando, rivolgendosi a coloro che venivano biasimati e sul cui conto si diceva ogni sorta di infamie, li incoraggiò a rallegrarsi dicendo: « Giacché in questo modo perseguitarono i profeti prima di voi » * Per il fatto che quei cristiani seguivano la stessa condotta, ricevevano il medesimo trattamento. lino non deve essere apostolo per seguire l’esempio degli apostoli, né dev’essere, o si pretende che sia, un Messia per seguire le orme di Gesù Cristo**
    Naturalmente, esiste un’enorme differenza tra il trattamento riservato al Figlio di Dio — in quanto a importanza, significato e conseguenze — e quello riservato alle persone coinvolte nella situazione della quale parliamo. Tuttavia sembrerebbe che il principio dell’aperta denuncia, che Dio autorizzò nei casi citati, abbia valore anche nell’attuale circostanza e fornisca almeno qualche indicazione in merito al fatto che Egli non si oppone assolutamente a che si denuncino l’ingiustizia e la falsa dichiarazione, purché la motivazione sia quella di aiutare, di mettere in guardia le persone offrendo elementi che le aiutino a pervenire alle giuste conclusioni. Il detto secondo il quale «i malvagi prevalgono quando i buoni tacciono », pare si addica a questa situazione.
    Se non avessi avuto riguardo per la serietà delle questioni implicate, non sarei giunto alla decisione che ho presa. Invece, quelle qùestioni mi indussero a riflettere molto più seriamente di quanto l’abbia mai fatto prima, sul valore di problemi di più ampio respiro e sulle dottrine bibliche: perché l’apostolo Paolo mise in risalto la salvezza per fede, « non per le opere, in base alle quali nessuno potrebbe avere motivo
    * Matteo 5:11,12; cfr. Giacomo 5:10-11.
    ** Corinti 11:1; Efesini 5:1; 1 Pietro 2:21.
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    di vantarsi »? qual è la vera differenza tra la rettitudine derivante dall’osservanza di leggi e quella che si ottiene per effetto della grazia o immeritata benignità di Dio? qual è l’importanza del ruolo del Figlio di Dio in qualità di Capo della congregazione cristiana? qual è il vero scopo della congregazione, per quale ragione Dio ha stabilito in essa un’autorità e come questa stessa autorità può essere esercitata in maniera erronea? Le cose che vidi, udii e sperimentai in qualità di membro del Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova, come componente cioè dell’organo esecutivo più riservato, mi fecero aprire gli occhi più che mai sulla cruciale importanza di quegli insegnamenti.
    Molti altri Testimoni di Geova, pur non disponendo delle mie stesse informazioni, hanno vissuto gli stessi problemi e hanno preso le proprie decisioni basandosi soltanto su quanto avevano letto nella Bibbia. Tuttavia, altri stanno ora affrontando una seria crisi di coscienza e lo fanno con titubanza, con un sentimento di confusa angoscia, perfino con un senso di colpa. Spero che il contenuto di questo libro possa aiutarli e sento di doverglielo. L’ho scritto perché sia usato in qualsiasi modo le loro coscienze lo riterranno utile, purché si affidino alla guida dello spirito e della parola di Dio.
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    CAPITOLO III
    IL CORPO DIRETTIVO
    «Non che noi siamo i signori della vostra fede, ma siamo compagni d’opera per la vostra gioia, poiché voi state in piedi mediante la (vostra) fede ». - 2 Corinti 1:24
    La frase di Paolo citata sopra mi venne spesso in mente durante i nove anni di appartenenza al Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova. Mi piacerebbe che a tutti i Testimoni toccasse l’esperienza di farne parte. Solo allora, forse, capirebbero ciò che le parole non possono comunicare.
    Precisiamo subito cosa sia il Corpo Direttivo: i Testimoni di Geova credono che Cristo Gesù, in qualità di Capo della congregazione, la nutra e la governi mediante la classe dello « schiavo fedele e discreto ». Attualmente questa classe è composta dal rimanente delle 144.000 persone unte come eredi del celeste regno di Cristo*
    Ma all’interno di questa classe c’è un piccolo numero di uomini che ricopre il ruolo di Corpo Direttivo e svolge tutte le funzioni amministrative per conto di tutta la congregazione, non solo per conto degli attuali, 9.500 « unti » da questi uomini sono scelti, ma anche invece degli oltre due milioni di persone associate che non nutrono la speranza di un’eredità celeste **
    * L’espressione « schiavo fedele e discreto» è tratta dalla parabola di Gesù in Matteo 24:45-47; il numero 144.000 è tratto da Rivelazione 7:4 e 14:3.
    ** Si veda l’Annuario dei testimoni di Geova 1984, p. 31.
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    Mi sembrò una responsabilità molto onerosa il divenire uno degli undici membri dell’internazionale Corpo Direttivo nel 1971 (in seguito il numero crebbe fino a diciotto membri nel 1977, attualmente ne annovera quindici)*
    . Tuttavia, le prime sessioni settimanali alle quali partecipai, mostrarono d’essere completamente diverse da quelle che mi sarei aspettate **
    Da poco era stato adottato il sistema della rotazione della presidenza e il vicepresidente Fred Franz era il presidente in carica quell’anno. Tuttavia, la scelta degli argomenti da trattare veniva fatta dal presidente della società, Nathan Knorr. Qualsiasi cosa egli ritenesse opportuno di considerare col Corpo, la esponeva durante le riunioni e di solito quella era la prima volta in cui noi venivamo a conoscenza dell’argomento in discussione Certe settimane, le sedute consistevano nella semplice rassegna di liste di raccomandazioni per sorveglianti viaggianti in vari paesi: se ne leggevano il nome, l’età, la data di battesimo, se fosse « unto» o no, il numero di anni dedicati al servizio a tempo pieno. Nella grande maggioranza dei casi quelli erano per noi solo dei nomi, raramente conoscevamo le persone menzionate. Così, dopo aver ascoltato la lettura di queste liste provenienti dal Suriname o dallo Zambia o da Sri Lanka, dovevamo votare la nomina di questi uomini. Ricordo che Thomas Sullivan, che familiarmente chiamavamo « Bud », all’epoca era ottantenne, quasi cieco e di salute malferma; gli capitava spesso di addormentarsi durante queste sessioni e ci sembrava un peccato svegliarlo per fargli esprimere un voto su cose che conosceva appena. Talvolta, l’intera sessione durava pochi minuti; ne ricordo una che durò solo sette minuti, compresa la preghiera iniziale.
    * A quel tempo gli undici membri erano: Nathan Knorr, Fred Franz,
    Grant Suiter, Thomas Sullivan, Milton Henschel, Lyman Swingle, John Groh
    (questi sette erano anche i Direttori della Società Torre di Guardia), inoltre,
    Wiffiam Jackson, Leo Greenlees, George Gangas, Raymond Franz. Di questi,
    Sullivan, Groh, Knorr e Jackson sono morti.
    ** Il Corpo Direttivo si riunisce collegialmente ogni mercoledì.
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    Poi di tanto in tanto, il presidente Knorr presentava qualche lettera inerente a un problema, contenente domande sorte in merito alla condotta di alcuni Testimoni, e il Corpo era chiamato a decidere i provvedimenti da adottare nelle questioni sollevate, se un certo comportamento richiedeva la disassociazione o qualche provvedimento disciplinare meno duro oppure nessun intervento da parte nostra. In quel periodo, e fino al 1975, tutte le decisioni dovevano essere prese all’unanimità. Dopo la discussione si presentava una mozione, la si appoggiava e poi il presidente invitava ad esprimere il voto per alzata di mano. Se non si perveniva ad una votazione unanime, in quanto occasionalmente alcuni non votavano a favore della mozione, allora si cercava una soluzione di compromesso per raggiungere l’unanimità. Come è quasi naturale in tali circostanze, si manifestava la tendenza ad allinearsi con la maggioranza piuttosto che ad assumere una posizione isolata rischiando di apparire, in tal modo, un indipendente o un oppositore. Ci furono delle votazioni durante le quali io non espressi la mia approvazione, ma nelle quali in genere mi adeguai alla maggioranza. Nei pochi casi in cui la mia astensione comportò la formulazione di una mozione di compromesso da parte di qualcuno, anche se la stessa mozione di compromesso non mi sembrava ancora pienamente soddisfacente, mi adeguai e votai con la maggioranza. Sembrava necessario conformarsi se si voleva decidere con sollecitudine sulle questioni invece di portarle a un punto morto. Tuttavia, cominciarono a sorgere delle questioni che resero sempre più difficile per me accettare di conformarmi.
    Col trascorrere delle settimane ci furono delle discussioni su soggetti di questo genere se sia qualificato per la nomina ad anziano un padre che permette che suo figlio, o sua figlia, si sposi pur essendo solo diciottenne; se sia qualificato per essere anziano chi approva che suo figlio, o sua figlia, persegua un’istruzione superiore *; se possa essere anziano chi ha un
    *L’istruzione superiore viene generalmente disapprovata perché può comportare la perdita della fede e può introdurre in ambienti che espongono al rischio di commettere immoralità.
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    lavoro soggetto a turni e qualche volta, quando gli è assegnato il turno di notte, manca alle adunanze di congregazione; se gli anziani possono accettare prove indiziarie di adulterio o la testimonianza di una moglie alla quale suo marito abbia confessato l’adulterio, e se ciò è sufficiente a concedere il divorzio scritturale e il permesso di risposarsi; se un divorzio è scritturalmente accettabile qualora a richiederlo sia il coniuge colpevole piuttosto che quello innocente, laddove sia stato commesso adulterio * ; quale validità ha un divorzio che si ottiene per motivi diversi dall’adulterio se, dopo la concessione del divorzio, viene a galla la prova di un adulterio commesso prima del divorzio; qual è la situazione se si chiede un divorzio di questo tipo e c’è un adulterio commesso dopo il divorzio; se le relazioni sessuali di un coniuge innocente con uno adultero (la conoscenza dell’adulterio è successiva) gli fanno perdere il diritto al divorzio e la libertà di risposarsi; se è giusto che un Testimone paghi una multa se la stessa è imposta a motivo di un’infrazione dipendente dalla sua attività di testimonianza o a motivo di una posizione che egli ha assunto in obbedienza al credo dei Testimoni **; se è giusto inviare cibo o altri aiuti a bisognosi tramite la Croce Rossa (in questo caso il nodo da sciogliere era se l’organizzazione della Croce Rossa fosse un ente parareligioso, dal momento che la croce è un simbolo religioso; la discussione su questo argomento andò per le lunghe e fu ripresa in una successiva riunione); problemi connessi alla pratica della Società di usare canali irregolari per far confluire denaro in alcune nazioni (per esempio in Indonesia) in modo da aumentare il potere d’acquisto dei dollari americani investiti, nonostante che ciò fosse ritenuto illegale dalle leggi di quel determinato paese. Si discusse come procurarsi certe attrezzature in alcuni paesi senza essere costretti a pagare le costose-tasse d’importazione imposte dalla legge; se i Testimoni iscritti ai sindacati possano esercitare un ruolo attivo durante uno sciopero o, su richiesta del sindacato, fare lavori di pulizia negli edifici del sindacato invece di partecipare all’opera di picchettaggio; se i Testimoni possano assolvere gli obblighi di leva lavorando nelle piantagioni di cotone (questo problema fu sollevato dalla Bolivia).
    Questa è solo una campionatura limitata degli argomenti trattati nei primi due anni della mia appartenenza al Corpo. Le nostre decisioni avevano effetti determinanti per la vita altrui. Per esempio, in materia di divorzio, gli anziani di congregazione agiscono quasi come una corte religiosa e, se essi non si convincono della validità di una pratica di divorzio, chi ottiene tale divorzio e poi si risposa, è esposto al rischio della disassociazione.
    Un problema, escluso da quelli esposti in precedenza, che comportò una notevole discussione, riguardava una coppia di Testimoni della California. Qualcuno aveva visto nella loro camera da letto delle pubblicazioni e alcune fotografie aventi per oggetto insolite pratiche sessuali. (Non ricordo se fummo informati sul modo in cui chi riferì i fatti riuscì ad accedere alla camera da letto della coppia). Indagini ed interrogatori compiuti dagli anziani locali confermarono che quella coppia aveva praticato attività sessuale diversa dalla comune copulazione*** La relazione degli anziani arrivò a Brooklyn e il Corpo Direttivo fu invitato ad esprimersi su quali provvedimenti si dovessero adottare nei confronti della coppia e se fosse necessario farlo.
    Finché quella mattina non ci fu letta la relazione, nes

    *** Un articolo in La Torre di Guardia del 15-6-1970, pp. 381-384, aveva
    inizialmente richiamato l’attenzione su tali relazioni sessuali, parlandone a lungo, e ciò senza dubbio servì a sensibilizzare gli anziani a riferire su queste pratiche; infatti questo rapporto relativo a aspetti della vita sessuale della gente fu redatto soprattutto in funzione di quell’articolo.

    * A quel tempo vigeva la regola che solo se il coniuge innocente otteneva il divorzio, esso era scritturalmente valido.
    ** La direttiva fu che la multa non doveva essere pagata, perché in queste circostanze pagarla sarebbe stata un’ammissione di colpevolezza e, pertanto, un compromesso con la propria integrità. Questa direttiva è stata modificata.
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    suno di noi, eccetto il presidente, aveva avuto l’opportunità di riflettere sull’argomentò. Tuttavia, in un paio d’ore, si giunse alla decisione di disassociare la coppia. In seguito questa decisione fu formalizzata e pubblicata, divenendo una regola applicabile nei confronti di chiunque praticasse volontariamente tali forme di attività sessuale .*
    La direttiva pubblicata fu interpretata e applicata in maniera tale che i coniugi si sentirono generalmente obbligati a riferire agli anziani se qualcuna di queste pratiche esisteva o si era sviluppata nel loro ménage, e se si svolgeva di comune accordo o era praticata per iniziativa di un solo coniuge. (Nel secondo caso ci si aspettava che il coniuge. che subiva l’iniziativa si facesse avanti per informarne gli anziani, se l’altro coniuge non fosse stato disposto a farlo). Di solito la mancata confessione veniva considerata come attitudine impenitente e faceva propendere per la disassociazione. L’idea che la disassociazione tronchi i legami con l’unica organizzazione nella quale è possibile trovare la salvezza, e con gli amici e i parenti, esercita una notevole pressione sugli individui affinché si conformino, non importa quanto sia problematica la confessione (o la relazione) agli anziani.
    La decisione presa nel 1972 dal Corpo Direttivo comportò un rilevante numero di « udienze giudiziarie » disposte dagli anziani in base a relazioni o confessioni delle pratiche sessuali implicate. Durante tali udienze alcune donne provarono un doloroso imbarazzo dovendo rispondere alle domande degli anziani riguardo alle intimità delle loro relazioni coniugali. Molte famiglie, in cui uno dei coniugi non era Testimone, affrontarono un periodo turbolento, perché il coniuge non Testimone obiettava energicamente a quella che egli o ella considerava un’ingiustificata ingerenza nella riservatezza del talamo. Alcuni matrimoni fallirono concludendosi con un divorzio **
    * Si veda La Torre di Guardia del 1-6-1973, pp. 350-352; e l’edizione del 15-5-1973, pp. 317-318.
    ** In un memorandum al Corpo Direttivo, datato 9 agosto 1976, un membro del personale del quartier generale incaricato del disbrigo della corrispondenza, afferma: « Moltissimi problemi sono scaturiti dalla posizione assunta, in particolar modo dove c’è un marito incredulo (cioè non Testimone). Alcune mogli non hanno permesso a tali mariti di eccitarle in questa maniera e non hanno voluto stimolare i mariti adoperando queste tecniche; come risultato i matrimoni si sono infranti ».

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    Una quantità enorme di corrispondenza ci giunse nell’arco di cinque anni, la maggior parte d’essa metteva in discussione il fondamento biblico a cui si erano riferiti i membri del Corpo Direttivo per intromettersi nella vita privata altrui in quel modo, ed esprimeva l’incapacità di comprendere la validità degli argomenti portati per sostenere la posizione assunta. Il passo biblico su cui principalmente il Corpo si era basato nella sua sentenza, Rom 1:24-27, là dove si parla dell’omosessualità, fu giudicato da coloro che scrivevano alla Società inapplicabile ai rapporti eterosessuali tra marito e moglie. Altre lettere, spesso scritte da mogli, esprimevano semplicemente confusione ed angoscia per l’incertezza sulla normalità dei loro « preliminari ai rapporti sessuali ».
    Una donna scriveva di aver parlato con un anziano e che questi le aveva suggerito di rivolgersi al Corpo Direttivo « per avere una risposta sicura ». Così ella aveva scritto, dicendo che lei e suo marito si amavano profondamente e poi descrisse un « certo tipo di preliminari» che avevano l’abitudine di praticare, dicendo: « Ritengo che si tratti di una questione di coscienza, tuttavia vi scrivo per esserne sicura ». Le sue parole conclusive furono:
    « Sono spaventata, soffro e attualmente sono ancor più preoccupata per i sentimenti (di mio marito) circa la verità... So che mi direte cosa devo fare ».
    In un’altra tipica lettera un anziano scrisse dicendo di avere un problema che voleva gli fosse chiarito per tranquillizzare la sua mente e il suo cuore, e per far ciò egli pensava sia meglio consultare la ‘ madre ‘ per un consiglio » *
    * Molti Testimoni si riferiscono all’organizzazione come a « nostra madre », ciò accade perché questa espressione è stata usata con una siffatta accezione in Watchtower del l febbraio 1952, p. 80, e in La Torre di Guardia del 15-10-1957, pp. 621, 622, 625, 632.
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    problema riguardava la sua attività sessuale nell’ambito matrimoniale e scriveva che egli e sua moglie erano perplessi riguardo « alla definizione dei limiti consentiti per i preliminari al rapporto sessuale vero e proprio ». Egli garantì alla Società che lui e sua moglie erano pronti ad applicare alla lettera qualsiasi consiglio ci darete ».
    Queste lettere illustrano l’implicita fiducia che tali persone avevano riposto nel Corpo Direttivo, la fede che i componenti di quel Corpo potessero stabilire per loro i « confini » perfino negli aspetti più intimi delle loro vite, e che erano disponibili ad attenersi correttamente a tali limiti.
    La Società scrisse molte lettere in risposta: queste spesso cercavano di fornire qualche limitato chiarimento (dicendo senza dire esattamente) su quale tipo di stimolazione sessuale rientrasse nell’ambito di pratiche condannate e quale, invece, ne fosse esente.
    Un appunto di un membro del Comitato del Servizio, risalente al giugno del 1976, riferisce su una conversazione telefonica avuta con un Istruttore di seminari (organizzati per gli anziani). L’appunto attesta che l’Istruttore aveva telefonato perché un anziano, mentre frequentava il seminario, gli aveva confessato di aver seguito pratiche sessuali disapprovate nell’ambito dei suoi rapporti coniugali. Nell’appunto è scritto:
    « Il fratello (a questo punto è indicato il nome dell’Istruttore) discusse privatamente l’argomento con lui per stabilire se ciò di cui si parlava rientrasse realmente nell’ambito della pratica di copulazione orale... (L’Istruttore), in base alle circostanze, gli disse che avrebbe dovuto rivolgersi agli altri membri del comitato e, siccome gli altri due membri del comitato frequentavano lo stesso corso, egli poté parlar loro. Attualmente (l’Istruttore) si chiedeva cos’altro avrebbe potuto fare... (Gli) è stato suggerito di inviare un rapporto dettagliato alla Società sicché in futuro, di fronte a casi analoghi, disporrà di direttive sul modo di trattare la questione e non avrà più bisogno di chiamare ».
    Questi fatti illustrano la misura della profondità delle indagini e il modo in cui il quartier generale dell’organizzazione supervisionò l’intera situazione.
    Ogni lettera rivela che le persone coinvolte si sentivano seriamente responsabili di fronte a Dio di riferire agli anziani qualsiasi deviazione dalla norma stabilita dal Corpo Diretti vo. Un uomo di uno Stato americano centroccidentale, che aveva confessato di aver infranto la norma del Corpo Direttivo in merito ai rapporti sessuali con la propria moglie, fu informato dagli anziani che essi avevano scritto alla Società riguardo al suo caso; pertanto anch’egli scrisse una lettera di accompagnamento.
    Trascorsero otto settimane e infine scrisse di nuovo a Brooklyn, dicendo che « l’attesa, l’ansietà e la preoccupazione hanno superato il limite della sopportazione ». Egli affermò di essere stato rimosso dagli incarichi di congregazione, compreso il privilegio di fare la preghiera durante le adunanze, e che «con frequenza settimanale stava perdendo qualcosa per cui aveva lavorato e pregato nei trascorsi trent’anni ». Egli implorò una tempestiva risposta, dicendo:
    «Per la mia salute mentale ho bisogno di conoscere la mia posizione agli occhi dell’organizzazione di Geova
    Alcuni anziani assunsero una posizione più equilibrata sull’argomento. Tuttavia, agendo in tal modo, corsero il rischio d’essere ripresi dagli uffici del quartier generale di Brooklyn. Considerate la seguente lettera:
    SCE:SSE
    4 agosto 1976
    Corpo degli Anziani della
    Congregazione dei Testimoni
    di Geova di... (località omessa)
    (indirizzo cancellato)
    Cari Fratelli,
    siamo in possesso di una copia della lettera datata 21 luglio, spedita dal comitato della congregazione di S... in California, che tratta questioni riguardanti J...
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    Vi preghiamo di farci sapere se qualcuno degli anziani della congregazione ha dato consigli sbagliati in merito ai problemi concernenti il « sesso orale ». Se qualche anziano della congregazione ha suggerito a persone sposate che non sarebbe sbagliato praticare il « sesso orale », in base a quali elementi è stato dato questo consiglio? Se è stato dato un consiglio sbagliato, vogliamo sapere se sono stati compiuti gli opportuni passi per correggere qualsiasi errato intendimento da parte di individui che sono stati mal consigliati e desideriamo conoscere se gli anziani interessati sono ora d’accordo con ciò che è stato scritto nelle pubblicazioni della Società in merito al « sesso orale ».
    Se qualcuno di voi, in qualità di anziani, ha consigliato ad altri che il « sesso orale » sia consentito come stimolazione prima di avere rapporti sessuali veri e propri, questo consiglio è sbagliato.
    Grazie per l’attenzione che dedicherete all’argomento. Possano le ricche benedizioni di Geova accompagnarvi mentre vi sforzate sempre di affrontare la responsabilità di anziani in maniera esemplare.
    cc: Comitato Giudiziario della Congregazione dei Testimoni di Geova di S..., Ca.
    Fraternamente
    La lettera su riportata è una copia di quella spedita dal Comitato del Servizio della Società ad un Corpo degli Anziani (i nomi e i luoghi sono stati cancellati) *
    E interessante notare che all’epoca alcuni anziani ritenevano che la posizione del Corpo Direttivo fosse quantomeno indulgente o ristretta. Una lettera inviata da un anziano degli Stati Uniti diceva:
    « Qualcuno dei fratelli più vecchi ritiene che il Corpo Direttivo avrebbe potuto andare oltre nella condanna di pratiche innaturali tra coppie sposate includendo alcune posizioni che si assumono durante l’atto sessuale... ».
    * (Nel testo inglese è riprodotta la fotocopia; N.d.T.). Questa copia è una copia carbone perciò non contiene la firma. La sigla « SCE » identifica l’autore della lettera in Merton Campbell del Comitato del Servizio.
    Poco dopo l’anziano esprimeva i propri sentimenti dicendo:
    « Siccome Geova è entrato nei dettagli del comportamento sessuale in questo capitolo (18) di Levitico come in altri capitoli, perché non si dovrebbe dire alle coppie sposate quali tipi di copulazione siano accettevoli e quali non lo siano? Non è probabile che Geova abbia agito così perché voleva che quest’aspetto personale e privato dell’unione matrimoniale fosse esposto all’esame e ai consigli dei ‘ Giudici o degli ‘ Anziani ‘ d’Israele così da consentire opportuni provvedimenti contro i trasgressori? ».
    Alcuni di quelli colpiti dalla normativa dell’organizzazione erano persone le cui normali funzioni sessuali erano state seriamente menomate da un’operazione o da un incidente. Alcuni di questi espressero costernazione per la posizione in cui li poneva la decisione del Corpo Direttivo.
    Una persona del genere, che era divenuta impotente per le predette ragioni, era riuscita, negli anni successivi, a svolgere un’attività sessuale in uno dei modi ora condannati dall’organizzazione. Prima che il Corpo Direttivo legiferasse, egli asseriva d’essere in grado di arginare il senso d’inferiorità, perché riusciva ancora a soddisfare sua moglie. Ora egli scriveva dicendo di non capire la prova scritturale della posizione espressa nella rivista La Torre di Guardia, tuttavia sua moglie si sentiva obbligata ad obbedire e, siccome la amava, egli si era adeguato. Egli asseriva d’essere lo stesso di prima, tuttavia dal punto di vista emotivo si stava esaurendo perché temeva che il loro matrimonio ne avrebbe seriamente risentito. Egli supplicava per sapere se ci fosse qualche « scappatoia » nella volontà di Dio, che’ gli avrebbe permesso di realizzare la soddisfazione della moglie.
    Tutte queste situazioni provocarono molta tensione nelle coscienze degli anziani chiamati ad affrontare i trasgressori della decisione del Corpo Direttivo. Alla fine della lettera citata prima e scritta da un anziano, questi diceva:
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    « Ritengo di poter usare solo le leggi e i princìpi biblici che comprendo con un certo grado di sincerità e convinzione al servizio di Geova e di Gesù Cristo, e se devo amministrare queste leggi e questi princìpi nell’esercizio della mia responsabilità di anziano nella congregazione intendo farlo non perché mi senta tutelato dall’organizzazione di Geova indipendentemente da ciò che essa insegna, ma perché io sia veramente convinto che l’insegnamento sia documentato e scritturalmente corretto. In realtà desidero continuare a credere, come ammonì Paolo in Tessalonicesi 2:13, ed accettare la parola di Dio, non come la parola degli uomini, ma quale veracemente è, come la parola di Dio ».
    Sebbene le pratiche sessuali in questione siano decisamente contrastanti con i miei personali princìpi, posso dire, in tutta onestà, di non aver favorito la decisione presa dal Corpo di disassociare chi le commetteva. Questo è tutto ciò che posso dire: giacché, quando si trattò di votare, mi adeguai alla decisione della maggioranza. Restai costernato quando il Corpo mi assegnò l’incarico di preparare del materiale a sostegno della decisione, tuttavia accettai il compito e scrissi in conformità alle aspettative del Corpo, adeguandomi alla sua decisione. Agendo in tal modo non posso dire di aver imitato il corretto punto di vista dell’anziano appena citato. La mia fiducia nel ruolo dell’organizzazione quale unico strumento di Dio sulla terra mi spinse a comportarmi in quel modo senza che, a quell’epoca, provassi grandi rimorsi di coscienza.
    La maggior parte della corrispondenza su quest’argomento non pervenne mai al Corpo Direttivo, perché fu esaminata da quella parte del personale addetta al « disbrigo della corrispondenza » o dai membri del Comitato del Servi zio. Tuttavia sono certo che diversi membri del Corpo Direttivo furono informati, probabilmente attraverso contatti personali e conversazioni, del fatto che molti ritenevano che essi avessero indebitamente invaso la vita privata delle persone. Infine, quando, dopo circa cinque anni, la questione tornò all’ordine del giorno, la direttiva di disassociare fu modificata e il Corpo Direttivo, in effetti, si ritirò dalla zona
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    intima della vita altrui. Ancora una volta il Corpo m’incaricò di preparare il materiale da pubblicare per notificare l’avvenuto cambiamento; personalmente fui lieto di dover riconoscere, anche se in maniera piuttosto indiretta, che l’organizzazione aveva sbagliato.
    La Torre di Guardia del 15-7-1978, pp. 30-32, pubblicò il materiale accompagnandolo con queste riflessioni:
    « ... mancando chiare istruzioni scritturali, queste sono cose per cui la coppia di sposi deve assumersi la responsabilità dinanzi a Dio e... non spetta agli anziani tentare di controllare queste intimità coniugali né provvedere alla disassociazione se tali cose ne fossero l’unico motivo. ... Si esprime semplicemente il vivo senso di responsabilità di lasciare che siano le Scritture a stabilire le norme e di astenersi dall’assumere una posizione dogmatica dove l’evidenza non sembra provvedere una base- sufficiente ».
    All’epoca, la mia opinione su una gran quantità di argomenti, che ci venivano sottoposti, era che non c’erano basi sufficienti nella Scrittura per assumere posizioni dogmatiche sulla grande maggioranza delle cose che stavamo esaminando. Nella citata rivista espressi questa opinione, ed essa fu accettata dal Corpo in relazione all’argomento trattato. In seguito la riespressi ripetutamente, ma essa fu raramente accettata.
    Ripensando alle lettere ricevute, alcune delle quali sono state menzionate, qualsiasi soddisfazione, derivante dall’aver redatto la rettifica del punto in discussione, sembra alquanto inutile. Infatti, mi rendo conto che, qualsiasi cosa sia stata scritta, non potrà mai in nessun modo compensare o riparare tutto il danno causato dalla decisione precedente: imbarazzo, confusione mentale, tensione emotiva, sensi di colpa e matrimoni infranti; una decisione presa in poche ore da uomini che, nella maggioranza dei casi, ebbero un approccio « a freddo » con l’argomento, senza alcuna precedente conoscenza, concentrazione, meditazione, specifica preghiera sull’argomento o ricerca nelle Scritture; eppure la loro decisione fu resa esecutiva dappertutto per cinque anni e ha danneggiato molte
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    persone per tutta una vita. Nulla di tutto ciò era ineluttabile. Un altro problema, in qualche modo collegato al precedente, sorse in relazione a una Testimone del Sud America, il cui marito aveva confessato di aver avuto rapporti sessuali con un’altra donna. Il problema verteva sul fatto che le relazioni tra i due erano state del tipo di cui ci siamo occupati finora: nel caso specifico, copulazione anale e non quella naturale.
    La decisione del Corpo Direttivo fu che questi rapporti non potevano essere qualificati come adulterio, giacché l’adulterio esigeva una copulazione naturale « in grado di generare figli ». Pertanto l’uomo non era diventato « una sola carne » con l’altra donna, quindi la decisione fu che la moglie non aveva elementi per ottenere il divorzio scritturale e per potersi risposare in seguito.
    A quel tempo il criterio di votazione richiedeva l’unanimità della decisione ed io mi conformai; comunque, fui molto turbato pensando a questa donna, alla quale si rispondeva che non poteva scegliere, in base alle Scritture, di liberarsi di un uomo colpevole di un tale atto. La decisione significava anche che un marito, che avesse avuto rapporti omosessuali o addirittura relazioni con una bestia, non sarebbe stato soggetto a divorzio, secondo la Scrittura, giacché un uomo non può diventare «una sola carne » con un altro uomo o con un animale, rischiando una gravidanza. Infatti, quello stesso anno, un numero di La Torre di Guardia illustrò dettagliatamente questo punto di vista *
    Il turbamento emotivo che provai mi indusse a fare una ricerca sulle parole, nella lingua originale (il greco), usate in Matteo 19:9. La Traduzione del Nuovo Mondo della Società fa dire a Gesù:
    « Io vi dico che chiunque divorzia da sua moglie, se non a causa di fornicazione, e ne sposa un’altra commette adulterio ».
    * Si veda La Torre di Guardia del 1-12-1972, pp. 734-735.
    Qui sono usate due differenti parole, «fornicazione » ed « adulterio », eppure le pubblicazioni de La Torre di Guardia, per molti decenni, avevano espresso l’idea che entrambe si riferivano sostanzialmente alla stessa cosa, e che per « fornicazione» s’intendeva la relazione adulterina di un uomo con una donna che non fosse sua moglie (o di una donna con un uomo che non fosse suo marito). Perché allora, mi chiesi, riportando la frase di Gesù, Matteo adopera due differenti parole (porneia e moikheia) se voleva indicare in entrambi i casi la medesima cosa, l’adulterio?
    Consultando molte traduzioni, i dizionari biblici, i commentari e i lessici presso la biblioteca della Betel, la spiegazione fu subito chiara. In pratica, ogni libro che aprivo, mostrava che il termine greco porneia (reso « fornicazione » nella Traduzione del Nuovo Mondo) era una parola molto generica e si riferiva a TUTTI i tipi d’immoralità sessuale, perciò molte versioni della Bibbia la traducevano sem plicemente: « immoralità », « immoralità sessuale », « impudicizia », «infedeltà » * I lessici mostravano chiaramente che questo termine era applicato anche alle relazioni omosessuali; comunque, la prova definitiva mi venne dalla stessa Bibbia dove porneia è usato in Giuda 7 per indicare la ben nota condotta omosessuale degli abitanti di Sodoma e Gomorra.
    Preparai 14 pag di materiale con i risultati della ricerca e ne feci delle copie per ciascun membro del Corpo. Tuttavia ero molto incerto sul modo in cui questa ricerca sarebbe stata accolta, così mi recai nell’ufficio di Fred Franz e gli illustrai ciò che avevo fatto, esprimendogli il dubbio che il materiale sarebbe stato accolto con favore. Mi rispose:
    « Credo che non ci sarà alcuna difficoltà ».
    Anche se poche, le parole furono pronunciate con un tono fiducioso; quando gli chiesi se avesse voluto esaminare
    * La parola adulterio », che appare nel greco originale di Matteo 19:9, è moikheia e, a differenza di porneia, non ha un significato ampio ma molto limitato, perché è circoscritta all’adulterio nella sua accezione comune.
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    ciò che avevo raccolto, egli rifiutò e di nuovo disse che pensava non ci sarebbe stato alcun problema. Ebbi l’impressione che egli già conoscesse alcuni aspetti evidenziati nella mia ricerca, anche se non sono in grado di dire da quanto tempo. Siccome egli era stato il principale traduttore della Traduzione del Nuovo Mondo della Società, pensai che certamente egli conoscesse il vero significato della parola porneia (« fornicazione ») *
    Quando l’argomento fu esaminato nella sessione del Corpo Direttivo, il materiale che avevo raccolto fu accettato perché Fred Franz lo sostenne, e fui incaricato di scrivere degli articoli da pubblicare su La Torre di Guardia per spiegare il cambiamento di veduta che ciò avrebbe comportato **
    Ricordo ancora, qualche tempo dopo la pubblicazione degli articoli, di aver ricevuto una lettera da una Testimone che qualche anno prima aveva scoperto che suo marito aveva rapporti sessuali con un animale. Come ella scrisse: « Non potevo vivere con un uomo del genere », perciò divorziò. Successivamente si risposò, ma per questo la congregazione la disassociò in quanto non era « scritturalmente libera » di risposarsi. Dopo la comparsa degli articoli su La Torre di Guardia, ella scrisse per chiedere che, in considerazione del cambiamento di veduta, si facesse qualcosa per rivalutare la sua reputazione dal biasimo che aveva subìto come conseguenza della disassociazione. Potei solo risponderle che gli articoli pubblicati costituivano di per sé una difesa del suo comportamento.
    Sebbene, ancora una volta fossi, lieto di scrivere del materiale in cui si ammetteva l’erroneità di una precedente
    * La Traduzione del Nuovo Mondo non riporta i nomi dei traduttori ed è presentata come il lavoro anonimo del « Comitato della Traduzione del Nuovo Mondo ». Altri membri di quel Comitato furono Nathan Knorr, Albert Schroeder e George Gangas; Fred Franz, tuttavia, era l’unico provvisto di una conoscenza delle lingue bibliche tale da permettergli di tentare una traduzione del genere. Egli aveva studiato greco per due anni all’Università di Cincinnati ma era autodidatta in ebraico.
    ** Si veda La Torre di Guardia del 1-6-1973, pp. 350-352.
    veduta dell’organizzazione e la si rettificava, mi tormentava un pensiero del quale mai mi sarei liberato: quanto danno aveva causato la precedente veduta sostenuta per decenni e — Dio solo sa — a quante persone!
    All’epoca dei fatti descritti il Corpo Direttivo era in realtà sia una corte giudiziaria sia un corpo legislativo, a motivo delle sue decisioni e delle affermazioni che avevano valore di legge per tutti i Testimoni di Geova. Esso era un « Corpo Direttivo» nello stesso senso in cui lo era il Sinedrio dei tempi biblici, giacché entrambi svolgevano le stesse funzioni. Come tutte le questioni più importanti, relative al popolo che portava il nome di Geova in quel tempo, erano sottoposte al Sinedrio in Gerusalemme per una soluzione, così accadeva nel caso del Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova a Brooklyn.
    Tuttavia, esso non era un corpo amministrativo in alcun senso del termine. L’autorità e la responsabilità amministrative erano di esclusiva competenza del presidente dell’ente, Nathan H. Knorr. Non mi sarei aspettato ciò perché lo stesso anno della mia nomina il vicepresidente Franz aveva tenuto un discorso, poi pubblicato in La Torre di Guardia del 15-5-1972, in cui aveva descritto il ruolo del Corpo Direttivo come differente da quello dell’ente: la Società Torre di Guardia e Trattati. Definito da alcuni come il « discorso degli inferiori che dirigono i superiori », con un linguaggio chiaro e franco si affermava ripetutamente che la Società era semplicemente un’agenzia, uno strumento temporaneo usato dal Corpo Direttivo (pp. 306, 312):
    « Questa mondiale organizzazione di evangelizzatori non si conforma a nessuna delle attuali società legali che possono essere richieste dalle leggi dei governi politici umani i quali vanno ora incontro alla distruzione della ‘ guerra del gran giorno dell’Iddio Onnipotente’ ad Har-Maghedon (Riv. 16:
    14-16). Nessuna società legale della terra dirige l’organizzazione di evangelizzatori o la governa. Piuttosto, essa governa tali società come semplici strumenti temporanei utili nell’opera del grande Teocrata. Per cui è modellata secondo il Suo disegno d’essa. E un’organizzazione teocratica, dominata
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    dalla divina Sommità in basso, e non dal basso in alto. I dedicati, battezzati membri d’essa sono sotto la Teocrazia! Le terrestri società locali cesseranno quando i governi umani che le riconobbero periranno tra breve ».
    «I membri votanti della Società comprendono dunque che questo corpo direttivo poteva impiegare più direttamente tale ‘ agenzia amministrativa ‘ come strumento per svolgere l’opera della classe dello schiavo fedele e discreto ‘ avendo nel Consiglio dei Direttori della Società membri del corpo direttivo. Essi riconoscono che la Società non è il corpo amministrativo, ma è semplicemente una agenzia per il disbrigo delle attività.
    Pertanto i membri votanti della Società non desiderano che ci sia alcuna ragione di conflitto e divisione. Non vogliono creare una situazione in cui l’ agenzia amministrativa controlli e diriga chi fa uso di tale agenzia, cioè il corpo direttivo in rappresentanza della classe dello ‘ schiavo fedele e discreto ‘. Più di quanto non fosse appropriato che fossero gli inferiori a dirigere i superiori anziché viceversa. Uno strumento religioso legale conforme alla legge di Cesare non dovrebbe cercare di dirigere e controllare chi l’ha creato; piuttosto, chi ha creato lo strumento religioso legale dovrebbe controllarlo e dirigerlo ».
    Queste erano espressioni energiche. Il problema era che esse presentavano un quadro che era esattamente l’opposto della realtà.
    Il Corpo Direttivo non controllava la società né all’epoca in cui fu fatto il discorso citato sopra dal vicepresidente, né al tempo della pubblicazione dello stesso materiale, né la controllò durante i quattro successivi anni.
    Alla fine, il quadro presentato divenne una realtà, ma soltanto in seguito ad un cambiamento molto drastico, una frattura molto spiacevole accompagnata da animosità e da notevole divisione. Per quanto possa sembrare strano alla maggioranza degli odierni Testimoni di Geova, un Corpo Direttivo del genere descritto in quel discorso non era mai esistito in tutta la storia dell’organizzazione. Ci vollero più di novant’anni perché venisse alla luce ed attualmente è in vita da soli Otto anni. Spiegherò perché faccio questa affermazione e perché essa è vera.
    TRE MONARCHI
    « I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e
    i grandi esercitano su di esse il potere.
    Non cosi’ dovrà essere tra voi » Matteo 20:25,26, CEI.
    La storia dei Testimoni di Geova comincia ad essere degna di nota a partire dalla pubblicazione del primo numero di La Torre di Guardia, rivista fondata il 1 luglio 1879. L’ente noto sotto il nome di Società Torre di Guardia di Bibbie e Trattati nacque nel 1881 e fu autorizzata nel 1884. E senza dubbio vero che ai suoi inizi la società non « influenzava, governava, controllava o dirigeva » (per usare le parole del vicepresidente) il corpo direttivo degli associati alla Torre di Guardia: non avveniva, e non sarebbe potuto succedere per il semplice fatto che non esisteva alcun « corpo direttivo ».
    Charles Taze Russell in persona diede inizio a La Torre di Guardia come sua rivista e ne fu l’unico editore; finché visse, tutti quelli che si associarono alla Società Torre di Guardia lo accettarono come unico Pastore. Naturalmente, è vero che la Società, una volta costituita, ebbe un Consiglio d’Amministrazione (inizialmente la moglie di Russell, Maria, ne fece parte). Tuttavia, quel Consiglio non fu considerato come un corpo direttivo né ne assunse il ruolo; eppure, La Torre di Guardia del 15-5-1972, p. 312, asserisce:
    « Secondo i fatti disponibili, il corpo direttivo si associò con la Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylva nia. C.T. Russell era evidentemente di quel corpo direttivo nell’ultimo quarto del diciannovesimo secolo ».
    Cosa mostrano i dati a nostra disposizione attualmente
    Circa il Consiglio di Amministrazione, lo stesso Russell scriveva nella Watch Tower del gennaio 1891; p. 16:
    « Disponendo fino al dicembre 1893 di 3.705 azioni, su un totale di 6.383 azioni, la sorella Russell ed io nominiamo, ovviamente, i funzionari e in tal modo controlliamo la Società; di questo fatto i Direttori sono stati al corrente
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    fin dall’inizio. Era evidente che il loro vantaggio si sarebbe manifestato nel caso della nostra morte » *
    Che Russell evidentemente non considerasse i Direttori (o qualcun’altro) nel ruolo di corpo direttivo da condividere con se stesso, è evidente dalla condotta che egli coerente mente tenne. La Watch Tower del 1 marzo 1923, p. 68, asserisce:
    « Spesso, quando gli chiedevano chi fosse quel servitore fedele e prudente, il fratello Russell rispondeva: Alcuni di cono che sia io; mentre altri affermano che sia la Società ‘
    Inoltre l’articolo continua dicendo:
    « Entrambe le affermazioni erano veritiere, giacché il fratello Russell era, di fatto, la Società nel senso più pieno:
    egli dirigeva i piani e la condotta della Società senza riguardo per qualsiasi altra persona sulla terra. Talvolta egli si consigliò con altri che avevano stretti legami con la Società, ascoltò i loro suggerimenti e poi agì di sua iniziativa, credendo che il Signore volesse che egli si comportasse così ».
    Rispondendo ad una domanda fatta da alcuni lettori della Watch Tower, C.T. Russell scriveva nel 1906:
    « No, le verità che io espongo in qualità di portavoce di Dio, non mi sono state rivelate mediante visioni o sogni, né dalla viva voce di Dio, né tutte in una volta, ma gradatamente, a partire specialmente dal 1870 e in particolare dal 1880. Né questa chiara rivelazione di verità è dovuta a qual che abilità umana o acutezza di percezione, ma al semplice fatto che il tempo stabilito da Dio è giunto; e se non avessi parlato io e se non si fosse trovato nessun altro agente, avrebbero gridato le pietre » **
    * La sig. Russell si dimise dall’incarico di editrice associata del la Watch Tower nell’ottobre del 1886 per dissenso con il marito e il 9 novembre 1897 ella si separò dal marito. Tuttavia, ella continuò a ricoprire il ruolo di Direttrice della Società fino al 12 febbraio 1900. Nel 1906 ella ottenne il divorzio.
    ** La Watch Tower del 15 luglio 1906, p. 229.
    Poiché si considerava « portavoce di Dio» e suo agente per la rivelazione della verità, è comprensibile che non ve desse la necessità di un corpo direttivo. Un anno dopo queste affermazioni Russell preparò il « Testamento », che fu pubblicato nella rivista Watch Tower del 1 dicembre 1916 dopo la sua morte avvenuta quell’anno. Siccome nulla dimo stra più chiaramente il totale controllo esercitato da Charles Russell sulla rivista Watch Tower, il testo completo del suo testamento è riportato nell’Appendice. Qui vogliamo evidenziare ciò che è scritto nel secondo paragrafo del testamento:
    «Comunque, per quanto riguarda la donazione alla WATCH TOWER BIBLE AND TRACT 5OCIETY del giornale ZION’s WATCH TOWER, dell’oLD THEOLOGY QUARTERLY, dei diritti d’autore dei libri MILLENNIAL DAWN SCRIPTURE STUDIES e dei vari altri opuscoli, innari ecc., ho agito nella chiara consapevolezza di detenere durante la mia esistenza il totale controllo di tutti gli interessi di queste pubblicazioni e nella convinzione che dopo la mia morte esse continueranno ad essere adoperate in armonia con la mia volontà. Di seguito espongo i predetti desideri ».
    Sebbene avesse donato la rivista Watch Tower alla società (al tempo della registrazione nel 1884), egli la considerava chiaramente la sua rivista, pubblicata in armonia con la sua volontà perfino dopo la sua morte. Egli stabilì che, dopo la propria morte, un Comitato editoriale di cinque uomini, scelti e nominati personalmente da lui, avrebbe assunto la piena responsabilità editoriale della rivista Watch Tower * Inoltre, egli devolse tutte le proprie azioni societarie a cinque donne, da lui scelte come amministratrici, e dispose che, se qualche membro del Comitato editoriale fosse stato censurato, queste donne avrebbero partecipato, insieme agli altri amministratori della società (cioè i Direttori) e con i restanti membri del Comitato editoriale, alla composizione di una specie di « corte giudiziaria » che si sarebbe espressa in
    * Russell non incluse Rutherford tra questi cinque ma lo collocò in un secondo gruppo di cinque, che sarebbe servito per le sostituzioni, se fosse stato necessario.
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    merito ai fatti relativi al membro del Comitato editoriale accusato *
    Giacché una sola persona non può formare un corpo collegiale, i fatti mostrano che durante la vita di C.T. Russell, cioè fino al 1916, non esisté neppure la parvenza di un corpo direttivo. La stessa situazione continuò durante la presidenza del suo successore, Joseph F. Rutherford. Qualcuno potrebbe ipotizzare che i membri del Comitato editoriale, insieme al Consiglio di Amministrazione, avrebbero potuto dar vita ad un corpo direttivo. Ma i fatti mostrano quanto sia sbagliata questa ipotesi.
    All’assemblea annuale della società nel gennaio del 1917, Rutherford fu eletto presidente in sostituzione di Russell. All’inizio della sua presidenza, quattro dei sette Direttori (la maggioranza) si opposero a quella che sembrò loro un’azione arbitraria compiuta dal presidente: Rutherford non riconosceva il Consiglio di Amministrazione e non cooperava con esso, come un corpo unico, ma agiva da solo prendendo iniziative ed informando gli Amministratori solo in un secondo momento di ciò che egli aveva deciso di fare. Essi ritenevano che questa condotta non fosse in armonia con ciò che il Pastore Russell, il « servitore fedele e prudente », aveva stabilito come modello da attuare. L’aver manifestato questa obiezione portò alla loro rapida defenestrazione **
    * Il libro Jehovah’s Witnesses in the Divine Purpose, pubblicato nel 1959,
    p. 64, afferma che per legge i voti di Russeil morirono con lui.
    ** Tipica di questa condotta fu la decisione di Rutherford di pub blicare un libro intitolato The Finished Mystery, presentato come l’« opera postuma di Russeil », ma in effetti scritto da Clayton J. Woodworth e George H. Fisher. Non solo Rutherford non aveva consultato i Direttori sull’opportunità di scrivere il libro, ma addirittura essi non seppero che si stava stampando finché Rutherford non lo rivelò alla « Famiglia Betel », tutto il personale del quartier generale. In seguito, le pubblicazioni della Torre di Guardia, incluso il libro Jehovah ‘s Witnesses in the Divine Purpose (pp. 70, 71), danno l’impressione che questa sia stata la principale ed ini ziale causa delle obiezioni dei quattro Direttori. Ciò presenta i fatti in maniera distorta, giacché Rutherford annunciò la rimozione di questi quattro uomini dall’incarico dei Direttori nello stesso giorno l 17 luglio 1917) in cui annunciò la pubblicazione del libro The Finished Mystery al personale del quartier generale. Di fatto, l’annuncio della rimozione dei Direttori fu fatto prima della presentazione del libro.

    Rutherford scoprì che, sebbene essi fossero stati personalmente scelti da C.T. Russell come Direttori a vita, la nomina a direttore di questi quattro non era mai stata con validata nel corso di un’annuale adunanza della società. Secondo AH. MacMillan, membro preminente, all’epoca, del personale del quartier generale dell’epoca, Rutherford si consulta con un avvocato estraneo, il quale riconobbe che questa era una buona base legale per destituire quegli uomini *
    Pertanto Rutherford si trovò di fronte a un bivio: avrebbe potuto riconoscere la validità delle obiezioni mosse dalla maggioranza del Consiglio e fare ammenda (se avesse considerato quegli uomini come la maggioranza di un «Corpo Direttivo » del tipo descritto in La Torre di Guardia del 1972, egli avrebbe dovuto provare il dovere morale di agire così); oppure servirsi del cavillo legale menzionato e usare la sua autorità di presidente per destituire i Direttori in disaccordo
    Scelse la seconda condotta, nominando altri Direttori a sua scelta in sostituzione dei destituiti.
    Che fine fece il Comitato editoriale? La Watchtower deI 15 giugno 1938, p. 185, mostra che nel 1925 la maggioranza dei membri di questo Comitato si era « attivamente opposta » alla pubblicazione di un articolo intitolato « Nascita della Nazione » (nel senso che « il regno aveva cominciato ad operare » nel 1914). La Watchtower chiarisce cosa accadde a quelli che furono in disaccordo col presidente:
    « ... ma, per grazia di Dio, esso (l’articolo) fu pubblicato é ciò segnò, in pratica, l’inizio della fine del comitato editoriale e fornì l’indicazione che il Signore stesso dirige la sua organizzazione ».
    Il Comitato editoriale fu così eliminato; Rutherford ha effettivamente rimosso ogni ostacolo al suo completo controllo dell’organizzazione.
    * A.H. MAcMILLAN, Faith on the March (Englewood Cliffs: Prentice- Hall, Inc., 1957), p. 80. La Presentazione del libro è di N.H. Knorr.
    con lui.
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    Un aspetto interessante in tutto ciò è che, durante questo periodo, non solo il libro The Finished Mysteiy (il principale motivo di contesa nel 1917), ma anche la rivista Watch Tower aveva vigorosamente sostenuto che il Pastore Russell era indubbiamente il « servitore fedele e prudente » predetto nella Scrittura, che il Maestro avrebbe costituito come « capo sulla sua casa » * . Il modo in cui si insistette su tale idea per piegare le menti all’assenso incondizionato è ben illustrato da un articolo comparso sulla Watch Tower del 1 maggio 1922, p. 132:
    FEDELTÀ E LEALTÀ
    « Essere fedele significa essere leale. Essere leale al Signore significa essere obbediente al Signore. Abbandonare o ripudiare lo strumento scelto dal Signore significa abbandonare o ripudiare lo stesso Signore, in base al principio che respingere il servitore inviato dal Maestro equivale a respingere il Maestro.
    Nessuno, fra quelli che sono attualmente nella verità, può onestamente asserire di aver ricevuto conoscenza del piano divino da una fonte diversa dal ministero del Fratello Russell, sia direttamente che indirettamente. Mediante il profeta Ezechiele, Geova predisse il compito di un servitore, descrivendolo come un uomo vestito di lino con un corno da scrivano in mano, incaricato di attraversare la città (la Cristianità) e confortare i segnati illuminando le loro menti riguardo al grande piano di Dio. Si noti che questo era un favore accordato non dall’uomo, ma dal Signore medesimo. Tuttavia, per adempiere l’incarico il Signore ha usato un uomo. L’uomo che ha ricoperto quel ruolo, per grazia del Signore, è stato il Fratello Russell ».
    Inoltre, nella Watch Tower del 1 marzo 1923, pp. 68, 71, in un articolo intitolato « La prova della lealtà », il conformarsi agli insegnamenti e ai metodi di Russell era equiparato al conformarsi alla volontà del Signore:
    * Si veda The Finished Mystery, p. 11; la Watch Tower del 1 marzo
    1922, pp. 72, 73; 1 maggio 1922, p. 131; 1 marzo 1923, pp. 67, 68.
    « Riteniamo che tutti coloro che ora si rallegrano d’essere nella verità, riconosceranno che il Fratello Russell ha svolto fedelmente l’incarico di speciale servitore del Signore; e che egli è costituito economo su tutti gli averi del Signore
    « Ogni compagno nell’opera ha manifestato la propria abilità o capacità ed ha accresciuto queste qualità nella misura in cui si è gioiosamente sottomesso alla volontà del Signore lavorando nella messe del Signore nel modo stabilito dal Signore, per additare questa via il Signore si è servito del Fratello Russell, giacché il Fratello Russell ha ricoperto l’incarico di quel «servitore fedele e prudente ». Egli svolse l’opera del Signore nel modo voluto dal Signore. Perciò, se il Fratello Russell ha svolto l’opera nel modo voluto dal Signore, ogni altro modo d’agire è contrario a quello disposto dal Signore, e pertanto non sarebbe un fedele modo di badare agli interessi del regno del Signore ».
    La questione era molto chiara: o ci si allineava e conformava fedelmente agli insegnamenti e alla prassi di questo «capo della casa del Maestro» (Russell), oppure si subiva il ripudio da Cristo Gesù e, quindi, si diventava apostati. Raramente il ricorso ad un’autorità umana è stato espresso in termini più categorici.
    Ecco spiegato come accadde che, a distanza di pochi anni dalla morte di Russell e nonostante queste dichiarazioni fatte sul suo conto nello stesso periodo, le disposizioni che egli aveva dato, mentre era ancora in vita, furono disattese e gli uomini da lui personalmente scelti per l’incarico di sorveglianti furono messi da parte dal nuovo presidente. Le sue affermazioni, contenute nel Testamento, furono screditate come prive di valore legale ed, evidentemente, ritenute non cogenti sul piano morale. La Watchtower del 15 dicembre 1931, p. 376, afferma sull’argomento:
    « I ben noti fatti verificatisi, che adempiono le parole profetiche di Gesù, sono questi: nel 1914 Geova ha posto
    il Re sui suo trono. I tre anni e mezzo immediatamente successivi fornirono l’opportunità di provare se quelli che avevano risposto alla chiamata per il regno, fossero egoisti o altruisti. Nel 1916 morì il presidente della Watch Tower Bible and Tract Society. Fu trovato uno scritto che egli
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    aveva redatto e che fu definito il suo ‘testamento ‘, ma che di fatto non era un testamento. Allora si comprese che il Fratello Russell, qualche anno prima della sua morte, aveva concluso che non avrebbe potuto fare un simile testamento. L’attività dell’organizzazione di Dio non è soggetta al controllo di un uomo né si può assoggettare al testamento di qualche persona. Pertanto non fu possibile continuare l’opera della Società, ad onore e gloria del Signore, com’ era indicato in quello scritto, definito un ‘testamento ‘».
    Appena otto anni prima, la Watch Tower, il « canale del Signore », aveva insistito sul fatto che Russell « ha svolto l’opera nel modo voluto dal Signore» e, pertanto, « ogni altro modo d’agire è contrario a quello disposto dal Signore ». Ora, otto anni dopo, chiunque avesse obiettato al rifiuto di Rutherford di adeguarsi alle direttive fornite da colui che era stato molto esplicitamente additato dalla Watch Tower come il « servitore fedele e prudente », sarebbe stato additato come uno animato da cattiva volontà e malizia, come un operatore di iniquità:
    «Comunque, questa classe espulsa o respinta piange e si lamenta, ed essi digrignano i denti contro i loro fratelli perché, essi affermano, ‘ è stata ignorata la volontà del Fratello Russell, e The Watchtower non viene pubblicata secondo le sue direttive ‘; e sollevano le mani in segno di straordinario orrore e versano lacrime di coccodrillo perché l’organizzazione del Signore sulla terra non viene usata per assecondare la volontà di un uomo. In altre parole, essi ostentano lacrime, lamenti e pene. Si lamentano, si addolorano e piangono perché non hanno la direzione della Società. Digrignano i denti contro quelli che sono impegnati nell’opera del Signore e in ogni modo manifestano cattiva volontà, malizia e menzogne contro coloro che una volta asserivano che fossero i loro fratelli. Giuda menziona la stessa classe, e le sue parole fissano esplicitamente il tempo dell’inizio dei loro lamenti e dei loro pianti, per intenderci, quando il Signore Gesù Cristo arriva nel tempio di Geova per il giudizio. Egli dice: ‘ Costoro sono mormoratori, lamentatori che procedono secondo i propri desideri (brame egoistiche); e le loro bocche dicono cose gonfie (dichiarandosi i favoriti di Dio), mentre ammirano le personalità per vantaggio (in
    altre parole, esprimono la loro ammirazione per la personalità di un uomo e desiderano per se stessi tutti i riguardi:
    il loro atteggiamento e la loro condotta si adattano alla perfezione alle parole dell’apostolo) ‘. Essi ostentano molto amore e molta devozione per un uomo, cioè il Fratello Russell, ma è evidente che lo fanno allo scopo di ottenere qualche vantaggio egoistico. Pertanto, lo scopo della menzione di questi fatti e, chiaramente, lo scopo del Signore nel permettere al suo popolo di esserne informati, è quello di far mettere al bando questi operatori d’iniquità ».
    È difficile spiegare un comportamento così incostante, volubile, erroneo. Eppure, si supponeva che questo fosse il canale che il Signore Gesù Cristo aveva trovato tanto degno da consentirgli d’essere il suo unico strumento di guida per il popolo sulla terra.
    In realtà, fino al 1925 J.F. Rutherford detenne l’indiscussa direzione della Società e, negli anni successivi, rafforzò il suo controllo su tutte le attività dell’organizzazione.* Il che comportò il pieno controllo di quanto veniva pubblicato dal canale della Watch Tower e delle altre pubblicazioni usate per provvedere cibo spirituale alle congregazioni di tutta la terra. Ricordo che un giorno, nel suo ufficio, mio zio mi parlò di una volta in cui Rutherford sottopose un certo argomento, una nuova veduta, all’attenzione della Famiglia Betel per discuterne **
    . Mio zio raccontava che, durante la discussione, egli si era espresso negativamente sulla pubblicazione della nuova veduta, basando il proprio disaccordo
    * AH. MAcMILLAN in Faith on the March, p. 152, afferma: « Russell aveva permesso alle individualità di esprimersi nella maniera in cui ciascuno adempiva le proprie responsabilità... Rutherford volle uniformare l’opera di predicazione e, invece di permettere a ciascuno di esprimere la sua opinione e di dire ciò che egli pensava fosse giusto e di fare ciò che aveva in mente, gradualmente Rutherford stesso divenne il principale portavoce dell’organizzazione. Egli riteneva che in questo modo il messaggio sarebbe stato trasmesso senza contraddizioni ».
    ** Non ricordo quale dei seguenti due argomenti fosse in discussione:
    o la nuova veduta che le « autorità superiori » fossero, non le autorità governative della terra, ma Geova Dio e Gesù Cristo; oppure la decisione relativa all’eliminazione dei corpi degli anziani.

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    sulla Scrittura. Egli narrò che, in seguito, il presidente Rutherford aveva assegnato proprio a lui l’incarico di preparare del materiale in sostegno di questa nuova veduta, sebbene egli, Fred Franz, avesse affermato chiaramente di non considerarla valida dal punto di vista scritturale. In un’altra occasione, egli raccontò che il « Giudice » (Rutherford), verso la fine della sua presidenza, stabilì, come regola fissa, che la rivista Watch Tower contenesse solo articoli che dessero enfasi alla profezia o all’attività di predicazione. Per questo motivo, per alcuni anni, articoli relativi a soggetti come amore, benevolenza, misericordia, sopportazione e altre simili qualità non apparvero nella rivista.
    Così, durante il periodo di circa sessant’anni delle presidenze di Russell e di Rutherford, ciascuno di loro agì a modo suo nell’esercizio dell’autorità presidenziale, senza alcun accenno ad un corpo direttivo.
    Quando il Giudice Rutherford morì l’8 gennaio 1942, Nathan H. Knorr fu eletto all’unanimità presidente dal Consiglio d’Amministrazione. La struttura organizzativa restò sostanzialmente la stessa, anche se ci fu qualche modifica, perché Knorr rinunciò ad alcune prerogative. (Le circostanze dell’e poca lo resero necessario, in quanto il numero dei Testimoni era cresciuto da soltanto 108.000, al tempo della morte di Rutherford, a più di due milioni sotto la presidenza di Knorr). Non essendo uno scrittore e neppure uno studioso particolarmente versato nella Scrittura, Knorr si affidò a Fred Franz (il vicepresidente) come arbitro più o meno definitivo delle questioni scritturali e come principale scrittore dell’organizzazione. Problemi come quelli discussi nelle sessioni del Corpo Direttivo (menzionati già in questo capitolo) per decenni furono sottoposti alla decisione di Fred Franz. Se il presidente Knorr riteneva che la decisione avrebbe avuto conseguenze critiche sull’operato della Società in alcune nazioni del mondo, egli ne discuteva di solito personalmente con Fred Franz e non esitava a dirgli che cosa, a suo avviso, fosse opportuno fare in base alle circostanze, da un punto di vista pragmatico; in tal modo, se era necessario, scavalcava
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    il vicepresidente. Come è stato già illustrato, questo fondamentale rapporto si protrasse fino agli anni Settanta secondo quanto conferma la decisione di ripristinare nelle congregazioni dei corpi di anziani. In sostanza quella specifica decisione dipese dall’atteggiamento e dall’opinione di una sola persona, il vicepresidente, e quando questi cambiò idea e favorì il ritorno dei corpi degli anziani, il presidente accettò.
    In effetti, la stessa cosa accadeva nel caso di tutto il materiale pubblicato: il presidente sceglieva gli articoli principali per la Watchtower fra il materiale preparato da vari scrittori e poi li passava al Comitato degli Scrittori per la correzione delle bozze e per le necessarie rettifiche o limatura; dopo di che questi articoli erano finalmente letti dal vicepresidente e dal presidente e, se approvati, venivano pubblicati.
    Karl Adams, che dirigeva il Comitato degli Scrittori quando arrivai nel 1965, mi spiegò che a quell’epoca il presidente aveva concesso molto spazio al suo Comitato per quanto riguardava la rielaborazione di quel materiale; egli additò una sola eccezione, cioè il materiale scritto dal vice presidente, dicendo: « ciò che proviene dal fratello Franz è considerato già ‘ pronto per la stampa ‘, ‘ senza necessità di modifiche ‘
    Anche in questo, ovviamente, il presidente poteva interferire. Per esempio, nel 1967 il presidente Knorr inviò a Karl Adams, a Ed Dunlap e a me delle copie di una « Domanda dai Lettori» che Fred Franz aveva preparato e inviato per la stampa.* Proprio l’anno precedente, era stato pubblicato un libro, scritto da Fred Franz, in cui si sosteneva che l’anno 1975 avrebbe segnato la fine di 6.000 anni di storia ,umana. Paragonando questi 6.000 anni a sei giorni di mille anni ciascuno, egli aveva scritto:
    « Fra non molti anni entro la nostra propria generazione giungeremo dunque a ciò che Geova Dio potrebbe
    * Dei tre che ricevettero le copie, solo io professavo di appartenere alla classe « unta », scelta che avevo effettuato fin dal 1946.
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    considerare come il settimo giorno dell’esistenza dell’uomo. Come sarebbe appropriato che Geova Dio facesse di
    questo veniente settimo periodo di mille anni un sabatico periodo di riposo e liberazione, un grande sabato giubilare per la proclamazione della libertà di tutta la terra a tutti i suoi abitanti! Questo sarebbe molto opportuno per il genere umano. Sarebbe anche assai confacente da parte di Dio, poiché, ricordate, il genere umano ha ancora dinanzi a sé ciò di cui l’ultimo libro della Sacra Bibbia parla come il regno di Gesù Cristo sulla terra per mille anni, il regno millenniale di Cristo. Profeticamente Gesù Cristo, quando fu sulla terra diciannove secoli fa, disse riguardo a sé: ‘ Il Figlio dell’uomo è Signore del sabato ‘ (Matteo 12:8). Non sarebbe per puro caso ma sarebbe secondo l’amorevole proposito di Geova Dio che il regno di Gesù Cristo, il ‘ Signore del sabato ‘, trascorresse parallelo al settimo millennio dell’esistenza dell’uomo »*.
    Per molti decenni non c’era stato un senso di esaltazione tra i Testimoni di Geova simile a quello suscitato da queste affermazioni. Si sviluppò una tremenda ondata di aspettazione, di gran lunga superiore alla sensazione dell’imminenza della fine che io ed altri avevamo sperimentato agli inizi degli anni Quaranta.
    Perciò ci sorprese vedere che la « Domanda dai Lettori », che Fred Franz aveva preparato, argomentava ora che la fine dei 6.000 anni si sarebbe in realtà verificata un anno prima di quanto era stato appena pubblicato nel recente libro: sarebbe giunta nel 1974 invece che nel 1975. Come Knorr disse a Karl Adams, appena ricevette quel materiale egli andò da Fred Franz e gli chiese il motivo dell’improvviso cambiamento; Franz rispose con decisione: « E così. E
    il 1974 ».
    Knorr non era sicuro del cambiamento, perciò aveva mandato a noi tre le copie del materiale con la richiesta di esporgli le nostre riflessioni. L’argomento del vicepresidente era fondato soprattutto sull’ uso di un numero cardinale e di uno ordinale nel racconto del Diluvio in Genesi 7:6,11
    * Vita eterna, nella libert4 dei figli di Dio, pubblicato in inglese nel 1966, pp. 29-30.

    (« seicento anni » e il « seicentesimo anno »). Questa riflessione voleva dimostrare che il calcolo del tempo esposto nel nuovo libro era troppo lungo di un anno in relazione al Diluvio e che vi era stato aggiunto un anno di troppo, per tanto la fine dei 6.000 anni cadeva un anno prima, nel 1974 invece che nel 1975.
    Noi tre facemmo rispettosamente notare che non ritenevamo opportuna la pubblicazione di quel materiale perché avrebbe avuto un effetto sconvolgente sui fratelli * Evidentemente il presidente fu d’accordo con noi, giacché il materiale preparato dal vicepresidente non fu mai pubblicato e ciò costituì una rara eccezione.
    Fu durante la presidenza di Knorr che l’appellativo « corpo direttivo » cominciò ad essere adoperato con una certa frequenza .** A quel tempo la letteratura cominciò ad identificare tale corpo con il Consiglio di Amministrazione dalla Società Torre di Guardia. Nel libro edito dalla Società, Qualificati per essere ministri, pubblicato in inglese nel 1955, a p. 366, compare quest’affermazione:
    « Negli anni trascorsi dalla venuta del Signore nel tempio, il corpo direttivo visibile è stato strettamente identificato nel consiglio dei direttori di questa società
    In tal modo i sette membri del Consiglio di Amministrazione erano considerati i sette membri del « corpo direttivo ».
    Comunque, la loro condizione era molto simile a quella dei Direttori dell’epoca di Russell e di Rutherford.
    Marley Gole, un Testimone che scrisse un libro (con il pieno appoggio della Società) intitolato Jehovah ‘s Witnesses -
    * Io evidenziai che l’argomento si basava sostanzialmente su una parte della Scrittura sulla quale è difficile essere categorici e che i motivi proposti a sostegno del cambiamento erano, a dir poco, sottili.
    ** Nella Watchtower del i giugno 1938, p. 168, in un articolo sull’« Or ganizzazione » venivano usate le espressioni « corpo centrale » e « autorità centrale », ma solo in riferimento al corpo degli apostoli e ai loro più intimi collaboratori, e nessuna applicazione moderna venne fatta in quel contesto.
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    The New World Society, evidenziò questo aspetto .* Nella sezione intitolata «Ribellione interna », egli dapprima descrive la controversia del 1917 tra Rutherford ed il Consiglio, dicendo:
    « Quattro direttori chiesero una riorganizzazione. ... Come stavano le cose il presidente coincideva con l’amministrazione. Egli non li consultava: li informava di ciò che faceva solo dopo averlo fatto. Li aveva segregati nel ruolo di consulenti su questioni legali dell’ente.
    Rutherford non si fece scrupoli di ‘procedere per la sua strada ‘. Il Pastore prima di lui aveva agito allo stesso modo: il Pastore prendeva decisioni, il Pastore dava disposizioni organizzative senza la preventiva sanzione del Consiglio ».
    Poi, in una nota, Cole afferma:
    Che il presidente della Società abbia continuato a godere di una libertà illimitata è dimostrato dal seguente racconto dell’operato di N.H. Knorr in relazione ai fatti che portarono ad una nuova traduzione della Bibbia »**
    Poi viene citata la Watchtower del 15 settembre 1950; pp. 315-316. Essa rivela che i Direttori del Consiglio furono informati per la prima volta dal presidente dell’esistenza della Traduzione del Nuovo Mondo (probabilmente uno dei più grandi progetti mai realizzati dall’organizzazione) solo dopo che la traduzione delle scritture Greche era stata quasi ultimata ed era pronta per la stampa.
    Proprio fino al 1971, quando fu presentato il « discorso degli inferiori che dirigono i superiori », il Consiglio di Amministrazione non si riuniva secondo un calendario definito
    * MARLEY GoLE, Jehovah’s Witnesses - The New World Society (New York: Vantage Press, 1955), pp. 86-89. Gole scrisse il libro facendo credere di non essere un Testimone e di presentare un racconto obiettivo. Il proposito fu che, essendo il libro pubblicato da una fonte esterna all’organizzazione esso potesse raggiungere persone che per principio non accettavano di leggere la letteratura della Società. Si trattò cioè di una specie di strategia delle pubbliche relazioni.
    ** Ibid., p. 88.
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    ma quando il presidente decideva di convocarlo. Qualche volta trascorrevano mesi senza riunioni, giacché ciò su cui l’ente era chiamato più frequentemente a decidere erano cose come l’acquisto di proprietà o di nuove attrezzature. Di norma, i Direttori non avevano nulla da dire riguardo a quale materiale scritturale dovesse essere pubblicato né era richiesta la loro approvazione. Il vicepresidente Franz espresse chiaramente questi dati di fatto quando testimoniò dinanzi a un tribunale in Scozia nel 1954 in occasione del caso Walsh. Interrogato riguardo alla prassi seguita in caso di un’importante cambiamento dottrinale e, in particolare, invitato a rispondere se questo cambiamento dovesse essere prima approvato dal Consiglio d’Amministrazione, il vicepresidente rispose (Quello che segue è uno stralcio dell’interrogatorio tratto dal resoconto ufficiale della Corte. La «D » indica la domanda dell’avvocato, la « R » la risposta di Fred Franz).
    « D: In questioni spirituali ogni membro del Consiglio di Amministrazione gode della stessa autorità degli altri?
    R: Il presidente è il portavoce. Egli pronuncia i discorsi che attestano un miglioramento nell’intendimento delle Scritture. Inoltre egli può scegliere occasionalmente altri membri del quartier generale per fare certi discorsi che espongono alcune parti della Bibbia sulle quali è stata gettata nuova luce.
    D: Mi dica: questi miglioramenti, come li chiama lei, sono sottoposti al voto dei Direttori?
    R: No.
    D: In che modo diventano esecutivi?
    R: Essi passano per il comitato editoriale, ed io dò il mio consenso dopo una ricerca nelle Scritture. Poi li trasmetto al presidente Knorr, e il presidente Knorr concede l’autorizzazione finale.
    D: Allora non vengono per niente sottoposti prima a tutto il Consiglio di Amministrazione?
    R: No » *
    * Sebbene il vicepresidente faccia riferimento a un « comitato editoria le », egli poi identifica se stesso e il presidente Knorr, fra i membri del consiglio, con quel comitato. All’epoca non esisteva alcun ufficiale «comitato editoriale » all’infuori di loro due. Nel 1965 Karl Adams fu il solo estraneo la cui firma era richiesta sul materiale perché esso potesse essere pubblicato, ed egli non apparteneva al Consiglio di Amministrazione né professava di appartenere alla classe degli unti.
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    Personalmente sapevo che le cose stavano proprio così per quanto riguardava il Consiglio di Amministrazione. Prima del 1971, partecipai su invito di Karl Adams ad una riunione con diversi membri del gruppo degli scrittori nel corso della quale sorse il problema di come ottenere l’approvazione del presidente su alcuni miglioramenti proposti nella rivista La Torre di Guardia. Qualcuno propose che Lyman Swingle, che era presente in quanto era uno degli scrittori, presentasse la questione a Knorr. La risposta di Swingle fu breve ma disse molto sulla realtà della situazione. Egli si schermì: « Perché proprio io? Cosa posso fare? Sono solo un Direttore ».
    La situazione restò invariata anche dopo l’ampliamento del numero dei membri del Corpo Direttivo, che comprese più dei sette Direttori. Nel 1975, durante una sessione, fu posto in discussione del materiale che il vicepresidente aveva preparato in vista di un discorso da tenere ad una assemblea. Riguardava la parabola del granello di senape e quella del lievito (contenute in Matteo cap. 13) e in dettaglio argomentò che il «regno dei cieli », al quale si riferiva Gesù in quelle parabole, era in realtà un « falso » regno, una contraffazione. Un membro del Corpo, che aveva letto il materiale, non ritenne convincente l’argomento. Dopo la discussione, dei quattordici membri presenti solo cinque (inclusi Knorr e Fred Franz) votarono a favore dell’utilizzazione del materiale come discorso per l’assemblea, gli altri nove votarono contro. Pertanto, esso non fu usato come discorso, ma lo stesso materiale comparve in un libro presentato a quell’assemblea e, nel giro di qualche mese, apparve anche nella rivista La Torre di Guardia”.* Il fatto che circa i due terzi dei membri del Corpo avevano espresso a dir poco una scarsa fiducia nel materiale, non impedì la decisione del presidente di farlo comunque pubblicare.
    Non solo i contenuti delle riviste e dell’altra letteratura,
    * Si veda Vicina la salvezza dell’uomo dall’afflizione mondiale!, pubblicato in inglese nel 1975, pp. 203-212; e La Torre di Guardia del 15-3-1976, pp. 173-179.
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    ma ogni altro aspetto dell’attività mondiale dei Testimoni di Geova — la direzione delle 90 o più filiali (ogni sorvegliante di filiale era descritto come « ministro che presiede la cristianità a favore e nei limiti del territorio al quale è stato preposto »), la supervisione di tutta l’opera dei sorveglianti viaggianti, la direzione della Scuola Missionaria di Galaad e le assegnazioni e l’attività di tutti i missionari, la programmazione delle assemblee e dei programmi delle assemblee — tutto ciò e molto di più era di esclusiva competenza di un’unica persona: il presidente della società. Su quali argomenti il Corpo Direttivo potesse discutere e su quali invece non potesse farlo in relazione a questi aspetti, la decisione era affidata alla sua discrezione.
    Tutto ciò era molto difficile da conciliare con gli articoli pubblicati dopo il « discorso degli inferiori che dirigono i superiori » fatto dal vicepresidente. Lì il linguaggio era stato così vigoroso, così convincente:
    « Pertanto, anche se nel diciannovesimo secolo non erano presenti apostoli di Cristo, lo spirito santo di Dio dovette operare nella formazione del corpo direttivo per il suo unto rimanente della classe dello ‘ schiavo fedele e discreto ‘. I fatti parlano da sé. Comparve sulla scena un corpo di unti cristiani che accettarono e assunsero le responsabilità di dirigere le attività del dedicato, battezzato, unto popolo di Geova che seguiva le orme di Gesù Cristo e cercava di compiere l’opera dichiarata nella profezia di Gesù in Matteo 24:45-47. I fatti sono più eloquenti delle parole. Il corpo direttivo esiste. Con gratitudine i cristiani testimoni di Geova sanno e sostengono che questa non è una organizzazione religiosa di un solo uomo, ma ha un corpo direttivo di cristiani unti dallo spirito » *
    Sfortunatamente, il quadro presentato non era vero. I fatti, quelli già presentati ed estratti dalle pubblicazioni approvate dalla Società Torre di Guardia stessa e quelli ricavati dalle stesse affermazioni dei Direttori, mostrano chiaramente che non era esistito alcun corpo direttivo in nessun -
    * La Torre di Guardia del 15-5-1972, p. 313.
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    vero senso durante il diciannovesimo secolo sotto la presidenza di Russell, né nel ventesimo secolo durante la presidenza di Rutherford, e non ne esisteva nessuno del tipo descritto in quell’articolo di La Torre di Guardia sotto la presidenza di Knorr. Si trattava di un quadro presentato per impressionare, altisonante ma illusorio, fittizio. Il fatto è che, fin dall’inizio dell’organizzazione, è prevalso un ordinamento monarchico (nel senso etimologico greco del termine « monarca », che significa « uno che governa da solo » o, come attestano i dizionari, « chi ricopre una posizione preminente e di potere »). Che il primo presidente sia stato benigno, che il successore sia stato austero e dispotico e che il terzo si sia mostrato molto simile ad un uomo d’affari, tutto ciò non altera in alcun modo il fatto che ognuno dei tre presidenti ha esercitato un’autorità monarchica. La grande maggioranza dei Testimoni, che forma quella che l’articolo di La Torre di Guardia aveva definito come la «base », che include gran parte degli « unti » che formano la « classe dello schiavo fedele e discreto », era completamente all’oscuro di ciò. Quelli che ricoprivano incarichi abbastanza vicini alle poltrone del comando sapevano che poteva essere così; più intimi erano con i vertici più conoscevano i fatti.
    Ciò era particolarmente vero nel caso dei membri del Corpo Direttivo e nel 1975 si decise che era giunto il tempo in cui « gli inferiori dovessero dirigere i superiori ». La maggior parte dei membri ritenne che era giunto il momento in cui i fatti finalmente si armonizzassero con le parole pronunciate e pubblicate.
    E interessante notare che ciò che si fece allora fu sostanzialmente la stessa cosa che avevano proposto i quattro Direttori nel 1917: un tentativo di riorganizzazione che sarebbe stato descritto successivamente nelle pubblicazioni della Torre di Guardia come un ‘ ambizioso complotto ‘ e ‘ una ribelle cospirazione ‘, un evento che, ‘ per grazia di Dio, non si era verificato! ‘. Cinquantacinque anni dopo, un progetto quasi identico si realizzò, ma solo dopo mesi di tensione all’interno del Corpo Direttivo.
    APPENDICE
    Il documento che segue è il testamento preparato da Charles Taze Russeil, fondatore della Società Torre di Guardia e della sua rivista, così come fu pubblicato nella Watch Tower del i dicembre 1916:
    Testamento di Charles Taze Russeli.
    Poiché in ripetute occasioni, negli anni passati, ho donato alla WATCH TOWER BIBLE AND TRACT SOCIETY tutti i miei beni personali, eccetto un piccolo conto bancario personale di circa 200 dollari depositato presso la Exchange National Bank di Pittsburgh, che sarà opportunamente versato a mia moglie, se ella sopravvivrà a me, posso lasciare soltanto amore e auguri cristiani a tutti i cari membri della famiglia della Casa Biblica
    — e a tutti gli altri cari collaboratori nell’opera di mietitura
    — sì all’intera famiglia della fede ovunque essa invochi il nome del Signore Gesù come Redentore.
    Comunque, per quanto riguarda la donazione alla WATCH TOWER BIBLE AND TRAC SOCIETY del giornale ZION’S WATCH TOWER, dell’oLD THEOLOGY QUARTERLY, dei diritti d’autore dei libri MILLENNIAL DAWN SCRIPTURE STUDIES e di vari altri opuscoli, innari ecc., ho fatto questa donazione nella chiara consapevolezza di aver detenuto durante la mia esistenza il totale controllo di tutti gli interessi di queste pubblicazioni, e nella convinzione che dopo la mia morte esse continueranno ad essere adoperate in armonia con la mia volontà. Di seguito espongo i detti desideri, che rispecchiano la mia precisa volontà:
    Un Comitato editoriale di cinque membri
    Dispongo che l’intera direzione editoriale della ZION’S WATCH TOWER sia posta nelle mani di un comitato di ‘cinque fratelli, che esorto a prestare grande attenzione e fedeltà alla verità. Tutti gli articoli, che appariranno nelle colonne della ZION’S WATCH TOWER, dovranno avere l’indispensabile approvazione di almeno tre dei cinque membri del comitato, e raccomando che qualora si sappia o solo si supponga che qualche argomento approvato da tre membri sia contrario alle idee di uno o di entrambi i restanti mem
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    bri questi articoli siano tenuti in sospeso, allo scopo di rifletterci, pregare e discutere sopra, per un periodo di tre mesi prima d’essere pubblicati; il tutto perché sia possibile conservare l’unità della fede e i vincoli di pace nella conduzione editoriale del giornale.
    I nomi dei membri del Comitato editoriale (con i cambiamenti che all’occorrenza si renderanno necessari) saranno tutti pubblicati in ogni numero del giornale; tuttavia, in nessun caso dovranno essere indicati i nomi degli autori dei singoli articoli:
    sarà sufficiente sapere che gli articoli sono stati approvati dalla maggioranza del Comitato. Giacché la Società si è già solennemente impegnata con me a non pubblicare altri periodici, si richiede anche che nessuno dei membri del Comitato editoriale scriva per altre pubblicazioni o collabori con esse in nessun modo e a nessun livello. Lo scopo di questi vincoli è quello di salvaguardare il Comitato ed il giornale da qualsiasi tentazione di ambizione, orgoglio o primato, e di far riconoscere ed apprezzare la verità per la sua intrinseca utilità, e infine di far accettare il più possibile il Signore nel ruolo di Capo della chiesa e Fonte della verità.
    Copie dei miei discorsi domenicali, stampati nei quotidiani nell’arco di parecchi anni, sono state conservate e potranno essere usate come materiale da pubblicare sulla WATCH TOWER, se il Comitato lo riterrà opportuno, ma non dovranno essere indicati né il mio nome né altri elementi utili all’identificazione dell’autore.
    Gli uomini indicati di seguito come membri del Comitato editoriale (la cui nomina è soggetta alla loro accettazione) sono stati scelti da me in base alla loro fedeltà alle dottrine delle Scritture — specialmente alla dottrina del riscatto — in conformità alle quali l’approvazione di Dio e la salvezza per una vita eterna si ottengono con la fede in Cristo e con l’ubbidienza alla sua Parola e al suo spirito. Se, in futuro, qualcuno dei designati venisse a trovarsi in contrasto con questa disposizione, agirebbe contro coscienza e, quindi, peccherebbe se continuasse a ricoprire l’incarico di membro del Comitato editoriale, poiché così agirebbe contro lo spirito e lo scopo di questa struttura.
    Il Comitato editoriale si rigenera nel senso che, se uno dei suoi membri muore o si dimette, sarà dovere dei restanti eleggere il suo successore così che ogni numero del giornale sarà sempre redatto sotto il controllo del Comitato editoriale dei cinque al completo. Raccomando al citato Comitato grande cautela nell’elezione di questi altri membri; che la purezza di vita, la chiara visione della verità, lo zelo per Dio, l’amore per i fratelli e la fedeltà al Redentore siano le caratteristiche preminenti dei prescelti. In aggiunta ai cinque nominati membri del Comitato, ho indicato altri cinque nomi nativi fra i quali vorrei che avvenisse la scelta dei successori nei posti vacanti del Comitato editoriale, prima di cercare altrve i sostituti; a meno che nel frattempo, tra la stesura di questo testamento e il tempo della mia morte, accada qualcosa che renda gli uomini indicati meno adatti o altri, non indicati, più adatti a ricoprire i vuoti di cui sopra. I nomi dei membri del Comitato editoriale sono i seguenti: William E. Page, William E. Van Amburgh, Hemy Clay Rockwell, E, W. Brennei son, F.H. Robison.
    I nomi dei cinque che ritengo i più adatti a costituire la riserva, alla quale attingere in caso di vuoti creatisi nell’ambito del Comitato editoriale, sono: A.E. Burgess, Robert Hirsch, Isaac Hoskins, Geo. H. Fisher (Scranton), J.F. Rutherford , John Edgar.
    Il seguente annuncio apparirà in ogni numero di THE WATCH TOWER, seguìto dai nomi del Comitato editoriale:
    « Comitato editoriale della Watch Tower di Sion ».
    Questo giornale viene pubblicato sotto il controllo di un Comitato editoriale, almeno tre membri d’esso devono aver letto ed accettato come VERITÀ ogni articolo che compare in queste colonne. Il Comitato è attualmente composto da: (seguono i nomi dei membri).
    Per compensazione, ritengo opportuno che la Società conservi lo stesso atteggiamento del passato in relazione al problema dei salari: nessuno stipendiato. Un ovvio rimborso delle spese sostenute dev ‘essere concesso a quelli che servono la Società o svolgono, in qualche modo, un compito alle sue dipendenze. In conformità con la politica della Società, suggerisco che ai membri del Comitato editoriale, o ai tre fra loro che saranno attivamente impegnati, sia concessa una provvigione che non superi la spesa necessaria per il vitto e l’alloggio e, in più, 1O dollari al mese, con una simile spettanza per moglie, figlio o altri familiari a carico, in base a quanto il Consiglio di Amministrazione della Società riterrà opportuno, equo e ragionevole; non si adotti alcuna disposizione finalizzata all’accumulo di danaro.
    Desidero che l’OLD THEOLOGY QUARTERLY continui ad essere pubblicato come avviene oggi, finché lo permetteranno le possibilità di distribuzione e le leggi del paese, e che
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    i suoi futuri numeri consistano di ristampe tratte da vecchie edizioni di THE WATCH TOWER o di estratti di miei discorsi senza che appaia il mio nome a meno che non si sia richiesto per legge. E mio desiderio che le stesse disposizioni siano attuate in relazione a tutte le altre pubblicazioni tedesche, francesi, italiane, danesi, svedesi o di altra nazionalità, che sono controllate o sostenute della WATCH TOWER BIBLE AND TRACT SO CIETY.
    Voglio che una copia di questo scritto sia inviata a ciascuno di quelli i cui nomi sono stati citati prima come membri del Comitato editoriale, o tutti quelli che il Comitato può scegliere per colmare un posto vacante al suo interno, e anche a ciascun membro del Consiglio di Amministrazione della WATCH TOWER BIBLE AND TRACT SOCIETY. Questo dovrà avvenire immediatamente dopo la notizia della mia morte, sicché entro una settimana, se possibile, potranno essere interpellate le persone scelte a comporre il Comitato editoriale, che invieranno le loro comunicazioni al vicepresidente della WATCH TO WER BIBLE AND TRACT S0CIETY, chiunque sia a ricoprire quell’incarico in quel periodo. Le risposte degli interpellati dovranno essere precise: dovranno indicare l’accettazione o il rifiuto delle provvigioni e delle clausole previste. Si concederà un ragionevole periodo di tempo per chi, fra i menzionati, non sarà reperibile in città o nel paese; frattanto, almeno tre dei restanti membri cominceranno ad assolvere il loro incarico di editori. Sarà dovere dei funzionari della Società rendere disponibili i necessari dispositivi utili a questi membri del Comitato editoriale e assisterli in ogni modo possibile nei loro incarichi, in conformità con gli impieghi utilizzati nel mio caso per assolvere le stesse responsabilità.
    Ho già donato tutte le mie azioni relative alla WATCH TOWER BIBLE AND TRACT SOCIETY, affidandole ai seguenti cinque Amministratori: Sig.a E. Louise Hamilton, Sig.a Amleta
    M. Natkn Ribison, Sig.a J. G. Herr, Sig.a C. Tomlins, Sig.a Alice G. James.
    Questi amministratori resteranno in carica vita natural durante. A seguito di morte o dimissioni, i successori saranno designati dai Direttori della WATCH TOWER SOCIETY, dal Comitato editoriale e dai restanti Amministratori dopo aver pregato per ottenere la guida divina.
    Dò ora disposizioni relative alla messa in stato di accusa e alla rimozione dal Comitato editoriale di qualsiasi suo membro, che venga meno al proprio incarico per motivi dottrinali o per mancanze morali, come segue:
    Almeno tre membri del Consiglio devono essere d’accordo nell’esprimere l’accusa. Il Comitato giudiziario per la definizione della questione sarà composto da: gli amministratori della WATCH TOWER BIBLE AND TRACT SOCIETY, i cinque Amministratori ai quali ho affidato le mie azioni e i membri del Comitato editoriale, escluso l’accusato. Perché sia disposta la rimozione è necessario che si esprimano a favore dell’accusa almeno tredici dei sedici membri citati.
    Disposizioni per il funerale
    Desidero essere seppellito nell’appezzamento di terreno acquistato dalla nostra Società, nel Cimitero di Rosemont United e lascio tutti i dettagli relativi al servizio funebre alla cura di mia sorella, Sig.a M.M. Land e delle sue figlie, Alice e May, o a chi fra loro mi sopravvivrà, con l’assistenza, il consiglio e la cooperazione dei fratelli, qualora richiesti. Invece di un normale discorso funebre, chiedo che esse prendano accordi con un certo numero di fratelli, abituati a parlare in pubblico, perché ciascuno faccia dei commenti; che il servizio sia molto semplice ed economico e che sia tenuto nella Cappella della Casa Biblica o in qualche altra sede altrettanto o più appropriata.
    L’eredità del mio amore
    Alla cara famiglia « Betel », collettivamente ed individualmente, lascio i saluti più affettuosi e chiedo per loro la benedizione del Signore, che rende ricchi e non aggiunge pene. Estendo gli stessi saluti con un abbraccio ancor più ampio all’intera famiglia del Signore in ogni luogo, specialmente a quelli che si rallegrano della verità della mietitura. Vi supplico di continuare a fare progressi e di crescere in grazia, conoscenza. e, soprattutto, in amore, il grande frutto dello spirito, nei suoi vari e differenti aspetti. Vi esorto: alla mitezza, non solo verso il mondo, ma gli uni verso gli altri; alla pazienza reciproca e con tutti gli uomini; ad essere gentili con tutti; alla benevolenza fraterna; alla devozione; alla purezza. Vi ricordo che tutte queste cose sono necessarie per noi, necessarie affinché possiamo ottenere il regno promesso, e che l’Apostolo ci ha garantito che, se faremo queste cose, non falliremo, ma « così ci sarà
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    garantito il libero accesso nel regno eterno del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo ».
    E mio desiderio che queste Ultime volontà siano pubblicate nel numero di THE WATCH TOWER successivo alla mia morte.
    La speranza, per me e per tutto il caro Israele di Dio, è che presto ci rincontreremo per non lasciarci più, nella prima risurrezione, alla presenza del Maestro, dove ci sarà sempre più pienezza di gioia. Saremo soddisfatti quando ci desteremo a sua somiglianza.
    « Passato da una gloria in un ‘altra »
    ( Firma) Charles Taze Russell
    Redatto e sottoscritto alla presenza dei testimoni indicati di seguito: Mae F. Land; M. Almeta Nation; Laura
    M. Whitehouse.
    Allegheny, Pa., 29 giugno 1907.
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    Capitolo IV
    SCONVOLGIMENTO INTERNO E RISTRUTTURAZIONE

    « Nessuno dunque si glorii negli uomini ». I Corinti 3:21; NA « Non c’è niente di cui vantarsi in qualsiasi attività umana ». I Corinti 3:21 JB

    Senza dubbio gli argomenti relativi agli anziani, presentati nel libro Ausiliario per capire la Bibbia, diedero inizio al processo di trasformazione. Fino ad allora le congregazioni erano state sotto il controllo di un singolo individuo, il « Sorvegliante di congregazione ». Ovviamente la sua sostituzione con un corpo di anziani suscitò degli interrogativi circa l’organizzazione delle filiali, in cui una sola persona ricopriva l’incarico di « Sorvegliante » di un’intera nazione, allo stesso modo in cui un vescovo o un arcivescovo controlla un’ampia regione in cui operano molte congregazioni. Infine, il quartier generale centrale aveva il suo presidente, al quale personalmente mi ero rivolto (intervenendo ad un seminario riservato ai Sorveglianti di filiali, a Brooklyn) definendolo « Il Sorvegliante che presiede tutte le congregazioni del mondo » *
    L’evidente difformità, il contrasto tra la struttura delle congregazioni e quella vigente al quartier generale internazionale
    * In quel momento il presidente Knorr era seduto sul palco e non espresse disaccordo sulla definizione.
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    fu ciò che portò al « discorso degli inferiori che dirigono i superiori » e agli articoli riportati in La Torre di Guardia, giacché questi si sforzarono di giustificare la differenza esistente tra la gestione delle congregazioni e quella del quartier generale centrale. Contemporaneamente, è quasi certo che questi articoli avevano lo scopo di lanciare un monito ai membri della società con diritto di voto affinché questi non subissero la tentazione di votare a favore di qualche cambiamento nella struttura del quartier generale o di esprimersi in merito alla scelta dei membri del Corpo Direttivo e alla .sua amministrazione.
    L’anno di quel discorso, il 1971, il presidente Knorr decise di permettere al Corpo Direttivo di esaminare ed esprimere un giudizio su un libro intitolato Organizzazione per predicare il regno e fare discepoli, una specie di codice ecclesiastico che espone la struttura organizzativa e il sistema di governo dell’intero apparato, dal quartier generale alle filiali, ai distretti, alle circoscrizioni, fino alle congregazioni. Al Corpo Direttivo non era stato chiesto di partecipare alla redazione del libro; il presidente aveva assegnato l’incarico di scrivere il libro a Karl Adams, il sorvegliante del Comitato degli scrittori (che non era membro del Corpo Direttivo né professava di appartenere agli « unti »). A sua volta, quest’ultimo aveva invitato Ed Dunlap e me a collaborare con lui nella preparazione del manuale, ciascuno di noi compose circa un terzo del materiale *
    Il materiale da noi sviluppato presentava il rapporto tra il Corpo Direttivo e le società in armonia con gli articoli relativi agli « inferiori che dirigono i superiori ». Quando alcuni argomenti inerenti a, questo soggetto furono sottoposti al Corpo, essi provocarono una discussione piuttosto animata. Il presidente Knorr asserì esplicitamente di ritenere che era in atto un tentativo di « annullare » le sue responsabilità e il suo lavoro. Egli mise in risalto che il Corpo Diret
    * Mi furono assegnati i capitoli dal titolo: « il tuo servizio a Dio », « Salvaguardiamo la purezza della Congregazione », e « La perseveranza che porta all’approvazione divina ».
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    tivo doveva preoccuparsi esclusivamente di « questioni spirituali » e che la società avrebbe badato al resto. Ma, come i membri del Corpo sapevano bene, le «questioni spirituali » assegnate loro in quel tempo consistevano quasi esclusivamente nell’approvazione, quasi rituale, delle nomine di per sone, per lo più sconosciute, all’incarico di sorvegliante viaggiante e nell’esame del costante afflusso di domande su « problemi inerenti alla disassociazione ». In certi momenti della discussione espressi la convinzione che altri argomenti di natura spirituale dovessero parimenti implicare la responsabilità del Corpo. (Non riuscivo ad armonizzare la disposizione monarchica esistente con le affermazioni di Gesù: « Voi siete tutti fratelli » e « uno è il vostro Condottiero, il Cri sto »; e ancora: « i governanti delle nazioni le signoreggiano e i grandi esercitano autorità sopra di esse », ma « non sarà così fra voi »*
    In altre parole, non mi sembrava onesto scrivere ciò che era stato scritto in La Torre di Guardia del 1972 e poi non realizzarlo).
    Comunque, ogni volta che facevo queste osservazioni, il presidente mostrava di recepirle come un affronto personale e, parlando a lungo con voce tesa ed enfatica, diceva che « evidentemente, qualcuno non era soddisfatto del modo in cui egli portava avanti il suo lavoro ». Egli entrava nei dettagli del lavoro che stava allora compiendo e poi diceva:
    « sembra che ora qualcuno voglia che io non mi occupi più di queste cose »; e aggiungeva che forse costui « vorrebbe affidare tutto a Ray Franz rimettendo ogni cosa nelle sue mani ».
    Fu difficile per me convincermi che egli potesse stravolgere a tal punto il senso dei miei commenti in maniera così difforme da quanto asserivo: io mi esprimevo a favore di un ordinamento collegiale, non chiedevo il passaggio di potere da un singolo amministratore ad un altro singolo individuo con lo stesso incarico. Più volte mi sforzavo di spiegargli questa posizione, precisando che ciò che si diceva in quella sede non costituiva un attacco personale e che io non ritenevo
    *Matteo 23:8,10; 20:25,26.
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    che qualcuno avrebbe dovuto assumersi le responsabilità in discussione ma, piuttosto, che io avevo appreso dalla Bibbia e da La Torre di Guardia che c’erano questioni che esigevano interventi collegiali. Ripetutamente affermai che, se ci fosse stata una questione da porre nelle mani di una sola persona, ebbene io avrei scelto lui per quell’incarico, giacché ero convinto che ciò che egli faceva, lo faceva in quanto lo riteneva giusto e in quanto si era sempre fatto in questa stessa maniera in passato: non avevo alcuna obiezione da muovere in merito al suo operato. Tuttavia, tutto ciò che dicevo sembrava non avere nessun effetto e, ritenendo che ogni altro tentativo di precisazione avrebbe solo accresciuto la tensione, poco dopo decisi di desistere. In tutta questa vicenda gli altri membri del Corpo erano rimasti a guardare senza dir nulla. Comunque, ciò che accadde pochi anni dopo giunse di sorpresa.
    Nel 1975 due anziani della Betel (uno era un vecchio membro del Comitato del Servizio e l’altro era l’assistente del sorvegliante della famiglia della Betel) scrissero delle lettere al Corpo Direttivo in cui esprimevano preoccupazione per certe attitudini prevalenti tra il personale del quartier generale, riferendosi specificamente ad un’atmosfera di timore, provocata dai sorveglianti, e a un crescente senso di scoraggiamento che provocavano malcontento.
    In quel tempo, chi faceva domanda per lavorare al quartier generale (« servizio alla Betel ») doveva essere disposto a servire per almeno quattro anni. La maggior parte dei richiedenti. erano giovani diciannovenni o ventenni; per loro quattro anni equivalevano ad un quinto della vita vissuta fino ad allora. Quando ero a mensa, chiedevo spesso alla persona che mi sedeva accanto: « Da quanto tempo sei qui? ». Durante i dieci anni che, fino a quell’epoca, avevo trascorso al quartier generale, non avevo mai sentito uno di questi giovani rispondermi adoperando una cifra tonda: « circa un anno » o « quasi due anni ». Invariabilmente la risposta era:
    « un anno e sette mesi », « due anni e cinque mesi », « tre anni e un mese », e così via; tutte le risposte indicavano
    l’esatto numero di anni e mesi. Non potevo far a meno di notare che quello era un modo di calcolare il tempo molto simile a quello adottato dagli uomini condannati a pene detentive.
    Di solito era difficile che questi giovani si esprimessero in merito al loro servizio presso il quartier generale. Come appresi da alcuni amici che lavoravano a stretto contatto con loro, essi erano restii a parlare apertamente in quanto temevano che qualunque cosa non positiva avessero detto, avrebbe provocato la loro inclusione nella lista di quelli additati come « C.A. »: uno che manifesta una « cattiva attitudine ».
    Molti si consideravano « ingranaggi di una macchina », tenuti in considerazione come lavoratori ma non come persone. Si sentivano insicuri per quanto riguardava il lavoro poiché sapevano di poter essere trasferiti in qualsiasi momento ad un altro incarico senza alcuna preventiva discussione e, spesso, senza nessuna spiegazione in merito al trasferimento subìto. I criteri della «direzione del personale» erano chiaramente tracciati ed attentamente rispettati.
    La spettanza mensile di quattordici dollari spesso copriva appena (e in alcuni casi era inferiore) le spese di trasporto che sostenevano per andare e venire dalle adunanze della Sala del Regno. Coloro le cui famiglie o amici erano facoltosi non avevano problemi perché ricevevano aiuto da casa; ma altri raramente potevano permettersi qualcosa oltre le spese di prima necessità. Per quelli provenienti da località molto lontane, specialmente dagli stati occidentali, era quasi impossibile trascorrere le vacanze con le loro famiglie, soprattutto se provenivano da famiglie povere. Eppure, questi stessi ricevevano i saluti, inviati a tutta la famiglia della Betel, dai membri del Corpo Direttivo e da altri che viaggiavano per tutta la nazione o che si recavano in altre parti del mondo per fare discorsi. Essi vedevano i funzionari della società alla guida di fiammanti Oldsmobiles, comprate dalla Società e revisionate e pulite da lavoratori come loro. Il loro orario quotidiano di lavoro della durata di otto ore e quaranta minuti,
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    limitato a quattro ore il sabato mattina, unito alla frequenza della adunanza per tre volte alla settimana, in aggiunta alla settimanale attività di « testimonianza », tutto ciò sembrava a molti di loro rendere la vita repressa, monotona, stressante. Ma essi sapevano che se fossero entrati nel merito di questi problemi sarebbero stati inclusi, senza alcun dubbio, nella classe dei « C.A. », il che avrebbe comportato un richiamo in privato per correggere la loro attitudine.
    Le lettere dei due anziani della Betel affrontavano questi problemi ma non entravano nei dettagli. Purtroppo, ancora una volta sembrò che il presidente interpretasse il loro gesto come una critica alla propria amministrazione; egli segnalò al Corpo Direttivo di voler tenere una riunione sull’argomento il 2 aprile 1975, e così avvenne. Alcuni anziani della Betel furono invitati ad esprimersi e molti dei citati problemi vennero a galla, descritti con precisione. Nessuno si abbandonò a critiche malevole o avanzò richieste, ma tutti si dichiararono convinti della necessità di un maggiore rispetto per le persone, di rapporti più fraterni e reclamarono il diritto per gli interessati di partecipare alle decisioni e alla risoluzione degli eventuali problemi. Come asserì l’assistente del sorvegliante della famiglia della Betel, « sembriamo più preoccupati della produzione che delle persone ». Il medico del personale, il dott. Dixon, riferì che spesso era interpellato da coppie di sposi angosciate dall’incapacità delle mogli di far fronte a tutte le circostanze e di stare al passo con il programma richiesto, e molte donne scoppiavano in lacrime mentre gli parlavano.
    La settimana successiva, il 9 aprile, il « verbale» ufficiale della sessione del Corpo Direttivo riportava:
    « Sono stati fatti commenti sulla relazione tra il Corpo Direttivo e le società legali, e su ciò che è stato pubblicato in La Torre di Guardia del 15-5-1972 *
    * Gli articoli di questo numero trattavano la relazione tra il Corpo Direttivo e le società legali, e conteneva l’espressione: «gli inferiori che comandano i superiori ».

    Si è stabilito che un comitato di cinque, persone formato da L.K. Greenlees, A.D.
    Schroeder, R.V. Franz, D. Sydlik e J.C. Booth, esamini dettagliatamente l’argomento e i compiti dei funzionari delle società legali e le questioni sorte, e che tenga in considerazione le opinioni di N.H. Knorr, F. W. Franz e G. Suiter, che sono i funzionari delle due società, e che, infine, formuli delle proposte. Scopo di questa disposizione è rafforzare l’unità dell’organizzazione ».
    Tre settimane dopo, nella sessione del 30 aprile, il presidente Knorr ci sorprese presentando una mozione in cui si proponeva che da allora in poi tutte le questioni sarebbero state decise in base ai due terzi dei voti espressi dai componenti del Corpo Direttivo, i cui membri all’epoca erano di ciassette. Come conseguenza di ciò, il « verbale » ufficiale di quella sessione riferisce:
    «Quindi L.K. Greenlees ha cominciato il suo rapporto a nome del comitato dei cinque su richiesta del fratello Knorr per dirgli cosa avrebbe dovuto fare*
    Il comitato ha esaminato molto attentamente il paragrafo 29 e la pag. 312 di La Torre di Guardia del 15-5-1972. Il comitato ritiene che attualmente il Corpo Direttivo dovrebbe dirigere le società legali e non il contrario. Queste società dovrebbero riconoscere che i diciassette i del Corpo Direttivo hanno la responsabilità di amministrare l’attività delle congregazioni in tutto il mondo. C’è stato un ritardo nell’attuazione di questo provvedimento alla Betel in paragone con le con gregazioni; è sorta confusione. Non desideriamo un’organizzazione a due facce.
    E seguita una lunga discussione su problemi relativi al Corpo Direttivo, alle società legali e al presidente, con commenti da parte di tutti i membri presenti. Al termine della giornata è stata presentata una mozione da N.H. Knorr, seguita da un’osservazione di E.C. Chitty.
    Anche L.K. Greenlees ha presentato una mozione. Si è stabilito di fare delle fotocopie delle tre mozioni da dare a tutti i membri; la sessione è stata aggiornata a domani per le ore 8. Così ci sarà tempo per pregare su una questione tanto importante ».
    * Durante la prima seduta del « Comitato dei cinque » si deliberò, su mia mozione, che Leo Greenlees servisse in qualità di presidente.
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    Le mozioni riprodotte nelle fotocopie alle quali si fa riferimento dicevano quanto segue:
    « N.H. Knorr: ‘Propongo che il Corpo Direttivo assuma la responsabilità di sorvegliare l’attività indicata nello Statuto della Società di Pennsylvania e assuma le responsabilità esposte nello Statuto della Società di Pennsylvania e di tutte le altre società nel mondo usate dai Testimoni di Geova’ ».
    «E.C. Chitty disse: ‘ Assumere tale responsabilità significa esonerare l’altra parte. Per conto mio, ritengo che la responsabilità debba continuare a stare nelle mani in cui ora risiede. Piuttosto sarebbe giusto dire sovrintendere alla responsabilità ‘
    « L.K. Greenlees disse: ‘ Propongo che il Corpo Direttivo assuma, in armonia con le Scritture, la piena responsabilità ed autorità nell’amministrazione e sovrintendenza dell’associazione mondiale dei Testimoni di Geova e delle loro attività; che tutti i membri e funzionari di ciascuna e di tutte le società usate dai Testimoni di Geova agiscano in armonia e sotto la direzione di questo Corpo Direttivo; che questa intensificata relazione tra il Corpo Direttivo e le società legali abbia luogo quanto prima possibile senza indugio né danni per l’Opera del Regno’ ».
    Il giorno seguente, 1 maggio, ci fu di nuovo una lunga discussione. Il vicepresidente (che aveva scritto gli articoli di La Torre di Guardia ai quali ci eravamo riferiti), in modo particolare, obiettò alle proposte fatte e a qualsiasi cambiamento nella gestione esistente e a ogni riduzione dell’autori tà del presidente. (Quest’atteggiamento mi fece ricordare, perché concordava con esso, quel che mi aveva detto nel 1971, che cioè egli credeva che Gesù Cristo dirigesse l’organizzazione mediante un solo uomo e che così sarebbe stato fino all’avvento del Nuovo Ordine). Egli non fece alcun com mento sulla manifesta contraddizione tra l’esposizione fatta negli articoli di La Torre di Guardia (e le sfrontate affermazioni ivi contenute secondo cui il Corpo Direttivo si sarebbe servito delle società legali come di semplici strumenti) e le tre mozioni presentate, ciascuna delle quali mostrava che i pro-
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    ponenti (incluso lo stesso presidente) riconoscevano il fatto che a quel tempo il Corpo Direttivo non sovrintendeva alle società legali.
    La discussione si protraeva tra posizioni discordanti. Essa sembrò giungere a una svolta decisiva quando parlò un vecchio membro del Corpo Direttivo, il quale aveva a lungo ricoperto una posizione di notevole responsabilità. A differenza dei commenti fatti fino ad allora da quelli favorevoli al cambiamento, le sue osservazioni furono abbastanza personali, e diedero l’impressione d’essere lo sfogo di un senti mento a lungo represso nei confronti del presidente, al quale egli si rivolse direttamente. Discutendo sulla natura dell’autorità esercitata, egli non fece alcuna specifica accusa, se si eccettua la rivendicazione del diritto di apportare una certa modifica nel suo alloggio personale, modifica che aveva richiesto e che gli era stata negata; tuttavia, proseguendo nel discorso, si fece rosso in volto, i suoi muscoli facciali si tesero e le sue parole divennero molto veementi. Egli concluse con questa espressione:
    «Io dico che se dobbiamo essere un Corpo. Direttivo, allora dobbiamo dirigere! Io non ho ancora diretto nulla finora ».
    Quelle parole mi colpirono così profondamente che mi son rallegrato di averle ricordate e riferite come furono pronunciate. Naturalmente, non posso sapere se esse furono intese per comunicare il senso che trasmisero, può darsi che siano state semplicemente uno sfogo momentaneo e non l’espressione di un profondo sentimento. Ad ogni modo esse servirono a farmi riflettere molto seriamente sulla questione dell’esatto motivo e fui molto preoccupato perché, qualunque fosse stato l’esito dell’intera faccenda, esso sarebbe scaturito d sincero desiderio di tutti quelli coinvolti di attenersi più strettamente a princìpi e ai modelli biblici e da nessun altro motivo. Fui turbato da tutto ciò che accadde in quella sessione, soprattutto perché l’atteggiamento generale non sembrò affatto conforme a quello che ci si aspetterebbe da un corpo di cristiani.
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    Comunque, poco dopo gli ultimi commenti fatti dall’anziano membro, che vi ho riferiti, evidentemente N.H. Knorr giunse a una decisione e fece una prolissa dichiarazione, stenografata da Milton Henschel, il quale aveva dato dei suggerimenti e che fungeva da segretario del Corpo * Com’è registrato nel « verbale » ufficiale, la dichiarazione del presidente incluse queste affermazioni:
    « . . . Credo che il Corpo Direttivo farà bene a seguire i criteri indicati dal fratello Henschel e che sia bene stabilire un programma, ricordando quanto afferma La Torre di Guardia: il Corpo Direttivo è Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova. Non intendo esprimermi a favore o contro ciò, secondo me non è necessario. La Torre di Guardia si è espressa sull’argomento. .. . Sarà il Corpo Direttivo ad avere il pieno potere di guidare e influenzare ogni cosa. Tutti avranno la loro responsabilità come Corpo Direttivo e dirigeranno, mediante varie strutture, nelle quali ciascuno sarà collocato, e così avranno un’organizzazione ».
    Alla fine disse: « Presento questo come mozione ». Mi sorprese alquanto che la sua mozione fosse appoggiata da F.W. Franz, il vicepresidente. Essa fu approvata all’unanimità dall’intero Corpo.
    Lo sfrontato linguaggio di La Torre di Guardia di quattro anni prima sembrò trasformarsi da semplici parole in fatti. In base alle parole pronunciate dal presidente sembrava che stesse avvenendo una transizione pacifica. Invece, era solo la calma che precedeva il periodo più burrascoso di tutti.
    Nei mesi che seguirono, il predetto « Comitato dei cinque » incontrò separatamente tutti i membri del Corpo Direttivo ed altri trentatré membri veterani del personale del quartier generale. La stragrande maggioranza era favorevole ad una riorganizzazione. Il Comitato compilò dettagliate pro poste per una distribuzione in Comitati dei membri del Corpo
    * Milton Henschel, alto e dall’aria generalmente seria, interveniva abbastanza raramente nelle discussioni, ma, quando Io faceva, mostrava usualmente una notevole fermezza e precisione. In gioventù era stato il segretario personale del presidente Knorr; all’epoca di cui parliamo era cinquantenne.
    Direttivo affinché si potesse far fronte ai differenti aspetti dell’attività mondiale. Undici dei diciassette membri del Corpo Direttivo espressero un accordo di massima, quando furono interpellati individualmente.
    Dei restanti sei, George Gangas, un greco cordiale e dinamico, e uno dei più vecchi membri del Corpo, era molto incerto, mutevole nelle sue manifestazioni a seconda dell’umore del momento. Charles Fekel, proveniente dall’Europa orientale, era stato un Direttore della Società molti anni prima ma era stato rimosso sotto l’accusa di aver compromesso la sua integrità a motivo del giuramento che aveva prestato quando aveva ottenuto la cittadinanza americana. Adesso era tra i membri nominati recentemente nel Corpo e, essendo per natura molto mite, raramente interveniva nella discussione e votava adeguandosi alla maggioranza, sull’argomento in discussione ebbe ben poco da dire. Lloyd Barry, un neozelandese nominato da poco nel Corpo, era arrivato a Brooklyn dopo essere stato per alcuni anni sorvegliante di filiale in Giappone, dove l’attività dei Testimoni aveva registrato una crescita fenomenale. Egli espresse una forte apprensione riguardo alle proposte, specialmente per l’effetto decentrante che si sarebbe avuto per quanto riguardava la presidenza; in una lettera, datata 5 settembre 1975, egli definì « rivoluzionario» il cambiamento proposto. Bill Jackson, un texano pragmatico e modesto (non così originale come qualcuno vorrebbe presentarlo), aveva trascorso la maggior parte della sua vita al quartier generale e, come Barry, riteneva che le cose dovessero restare così com’erano, specialmente in considerazione del buon incremento numerico che si era ottenuto sotto l’attuale amministrazione.
    Le voci più alte dell’opposizione furono quelle del presidente e del vicepresidente, l’autore e il promotore della mozione prima citata!
    Nel periodo in cui il suddetto «Comitato dei cinque» stava intervistando i veterani del personale per conoscere il loro punto di vista, venne il turno del presidente di essere a capotavola nella mensa della Betel per una settimana. Per
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    molte mattine egli sfruttò l’occasione per parlare ai 1.200 o più membri della famiglia della Betel sistemati nelle molte sale da pranzo (tutte collegate tra loro con circuito acustico e televisivo) di ciò che egli definì 1’ « investigazione » che si conduceva (le interviste del Comitato dei cinque), affer mando che « alcune persone » si auguravano il cambiamento di cose che erano state fatte in un determinato modo nel corso dell’intera vita dell’organizzazione. Egli chiese più volte: « Quale prova possono addurre che le cose non vanno bene e che un cambiamento è necessario? ». Egli asserì che l’« investigazione» stava cercando di « dimostrare che questa famiglia è cattiva », ma per parte sua si dichiarò convinto che pochi lamentatori » non avrebbero « sopraffatto la gioia della maggioranza ». Esortò tutti ad « aver fede nella Società », evidenziando i suoi molti successi. A un certo punto egli disse con grande vigore e sentimento che i cambiamenti, voluti da alcuni, in relazione alla famiglia della Betel, al suo lavoro e all’organizzazione «dovranno passare sul mio cadavere » *
    Per imparzialità nei confronti di Nathan Knorr, si deve dire che egli, senza alcun dubbio, riteneva che la disposizione allora esistente fosse la sola giusta.
    Egli sapeva che il vicepresidente, il più autorevole studioso dell’organizzazione e l’unico del quale si fidava per quanto riguardava la trattazione di soggetti scritturali, la pensava allo stesso modo. In sostanza Knorr era una persona affabile, spesso affettuosa. Quando non vestiva «i panni » del presidente e non agiva in quel ruolo, posso sinceramente affermare di essermi rallegrato della sua compagnia. Tuttavia, il suo incarico, come spesso accade in queste circostanze, impedì generalmente che questo aspetto del suo carattere fosse manifesto (e certamente a motivo della sua convinzione che l’incarico che ricopriva gli fosse stato assegnato per volontà divina) egli fu incline a reagire molto bruscamente e vigoro
    * Le parole citate sono tratte da appunti presi all’epoca in cui le parole stesse furono pronunciate; naturalmente, esse furono udite ogni volta da più di mille persone in ogni circostanza.
    samente a qualsiasi accenno di violazione della sua autorità presidenziale. La gente imparò a non fare mai una cosa del genere. Per queste ragioni, dubito seriamente che Nathan si sarebbe adeguato alle drastiche decisioni, che si sarebbero prese nell’ambito dell’organo collegiale, il quale avrebbe ereditato la sua autorità presidenziale.
    Posso comprendere i suoi sentimenti e la sua reazione, perché ho servito per molti anni con l’incarico di sorvegliante di filiale, sia a Portorico che nella Repubblica Dominicana, dove avrei dovuto essere, in base all’opinione prevalente nell’organizzazione, il «capo» nella nazione, il rappresentante personale del presidente. I miei sforzi di agire in armonia con questa opinione mi consentirono d’essere sempre consapevole del « ruolo » e della necessità di conservare quel « ruolo ». Comunque, imparai attraverso una dura esperienza che il tentativo di vivere uniformandomi alle idee dell’organizzazione non contribuiva a stabilire amichevoli rapporti con gli altri e rendeva la mia vita spiacevole; dal confronto emergeva qualcosa che sentivo assolutamente contrario alla mia natura e, dopo un po’, smisi semplicemente di cercare di emulare ciò che avevo visto al quartier generale. Di conseguenza, la mia vita divenne molto più gradevole e notai che l’effetto complessivo fu di gran lunga più produttivo e benefico.
    Le ultime parole del presidente, riportate sopra, si rivelarono quasi profetiche. Quando le pronunciò, era già chiaro che aveva un tumore maligno al cervello, anche se la cosa divenne di dominio pubblico solo dopo che la riorganizzazione fu un fatto compiuto, infatti la diagnosi fu ufficialmente resa nota il l gennaio 1976 e la morte di Knorr ebbe luogo un anno e mezzo dopo, l’8 giugno 1977.
    L’esplicita opposizione verbale del presidente fu uguagliata, forse perfino superata, da quella del vicepresidente. Il 7 settembre 1975, in occasione della cerimonia di consegna dei diplomi della Scuola Missionaria di Galaad, alla quale intervennero i membri della famiglia Betel ed altri invitati (soprattutto parenti ed amici dei diplomandi), il vicepresi
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    dente tenne un discorso, seguendo la consuetudine di tali cerimonie di assegnazioni dei diplomi.
    Fred Franz aveva un’oratoria inimitabile, spesso drammatica (perfino melodrammatica). Quanto segue è tratto da una copia fedele del suo discorso, ma lo scritto non può comunicare le inflessioni, lo spirito, il « gusto », perfino l’occasionale sarcasmo, che pervasero il discorso.
    La sua introduzione fornì una precisa indicazione di dove il discorso volesse andare a parare. Ricordando che un comitato, opportunamente nominato dal Corpo Direttivo, stava redigendo proprio in quel periodo una proposta finalizzata ad assegnare la direzione dell’addestramento, del trasferimento e della supervisione dei missionari al Corpo Direttivo piuttosto che alle società legali, possiamo riflettere sulle espressioni iniziali del vicepresidente. Egli cominciò dicendo:
    «Questa classe è inviata in collaborazione con la Watch Tower Bible and Tract Society of New York, Inc., e la Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania. Or- bene, oggi è stata posta la domanda: Che diritto ha la Watch Tower Bible and Tract Society di inviare missionari nel mon do ?........Chi ha autorizzato la Watch Tower Bible and Tract Societyof Pennsylvania a mandare missionari in ogni parte della terra?
    Ora, questa specie di domande, così provocatoria, può essere stata suscitata in relazione ad una circostanza precedente. E questa si basa sul fatto che la Watch Tower Bible and Tract Society fu fondata da un uomo che divenne un evangelizzatore di fama mondiale, uno dei più famosi predi catori di questo secolo che, in particolare, ottenne fama mondiale grazie al viaggio intorno al mondo che fece nel 1912. Quell’uomo era Charles Taze Russeil di Allegheny, Pennsylvania ».
    Ovviamente, il centro dell’interesse era la società; il Corpo Direttivo non era stato menzionato. Naturalmente, nessuno aveva sollevato la « provocatoria domanda » che egli stava formulando in quella sede; l’unico argomento in discussione nel Corpo Direttivo era se si dovesse prendere in seria considerazione il discorso che egli stesso aveva fatto quattro anni prima circa il rapporto tra il Corpo e la società legale. Comunque, Franz proseguì, parlando alla sua maniera:
    «Orbene, mi sono stupito della questione, e può darsi che lo siate anche voi. Allora, come Russell divenne un predicatore? Chi lo nominò predicatore? .. erano all’opera diverse organizzazioni religiose. Per esempio, c’era la Chiesa Anglicana col suo gruppo dirigente, e la Chiesa Episcopale Protestante col proprio gruppo dirigente. C’era la Chiesa Metodista con la sua Conferenza; c’era anche la Chiesa Presbiteriana, alla quale Russell era appartenuto, col suo Sinodo. Inoltre, c’era la Chiesa Congregazionalista, che Russell frequentò, con la propria Congregazione Centrale.
    Ma da nessuno di questi organi di controllo ... Russell fu nominato predicatore o missionario ».
    Senza citare direttamente o esplicitamente il Corpo Direttivo, egli era riuscito ad introdurlo nella discussione indirettamente, riferendosi a questi « gruppi dirigenti » e adoperando vari nomi. (Avrebbe potuto menzionare anche i Gesuiti, che hanno una struttura che ha questo nome: Corpo Direttivo). Ma la conclusione a cui voleva giungere era che nessuna specie di Corpo Direttivo era stato implicata o aveva esercitato qualche influenza sul fondatore della società Torre di Guardia; Russell era stato un « indipendente », sottratto a qualsiasi ingerenza.
    Il Corpo Direttivo aveva nominato il «Comitato dei cinque » il quale andava raccomandando che si formassero dei comitati permanenti per la direzione mondiale dell’opera. Pertanto, le seguenti espressioni del discorso del vicepresidente assumono un particolare significato allorché, dopo aver menzionato i settanta discepoli inviati da Gesù, egli disse ai diplomandi:
    «A questo punto non dobbiamo immaginare che mandando i settanta evangelizzatori... mandandoli appaiati il Signore Gesù Cristo non intese trasformare ogni coppia in un comitato, cosicché i settanta evangelizzatori formassero trentacinque comitati di due ... Oggi, dopo esservi diplomati, voi state per partire come missionari ... due andranno in Bolivia, poi ci saranno altri, forse quattro o sei o Otto, che
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    andranno in un altro paese per svolgere la loro opera. Tuttavia, voi missionari, non crediate che, per il fatto di essere inviati in coppia o in quattro o, forse, in sei o in otto, siete stati inviati in qualità di comitato che debba presiedere all’opera nella nazione alla quale siete stati assegnati. Non sia mai! Voi siete inviati come singoli missionari per cooperare tra voi e con la filiale della Watch Tower Bible and Tract Society, che è attiva e dirige l’opera nel paese al quale siete stati assegnati per svolgere l’opera di evangelizzatori. Pertanto, non vi mettete in testa nessuna idea di formare un comitato ».
    In tutto ciò, il Corpo Direttivo « brillava per la sua assenza », eclissato dalla società legale. Nessuno in realtà aveva avanzato la proposta che si inviassero missionari nel ruolo di « comitati» o che essi dovessero « assumere la responsabilità» nei paesi ai quali erano assegnati, ma il tutto serviva come pretesto per introdurre, screditandola, l’idea dei comitati.
    Il discorso, poi, continuò menzionando Filippo «l’evangelizzatore », ponendo ancora una volta l’interrogativo su « chi lo avesse nominato evangelizzatore o missionario » *
    Il vicepresidente si riferì al racconto di Atti, cap. 6, in cui gli apostoli, agendo in qualità di corpo, ritennero necessario nominare sette uomini, tra cui Filippo, affinché si preoccupassero della distribuzione del cibo per porre fine alle lamentele sorte a motivo della discriminazione operata contro certe vedove. Quindi disse:
    « Orbene, consultando la McClintock and Strong’s Cyclopedia of Religious Knowledge, noterete che il lavoro che gli apostoli affidarono a questi sette uomini è definito un ‘lavoro semi-secolare ‘. Ma quel lavoro semi-secolare non si addiceva agli apostoli; essi lo affidarono a questi sette uomini e dissero: ‘ occupatevi voi di ciò. Noi dobbiamo impegnarci nella preghiera e nell’insegnamento ‘. Ora, questi dodici apostoli del Signore Gesù Cristo, esimendosi dalla responsabilità di badare alla mensa, stavano forse assumendo il semplice ruolo di simboli nella congregazione di Dio e di Gesù Cristo? Certamente, essi non stavano diventando dei fantocci, giacché si interessavano di cose spirituali ».
    * Si veda Atti 8:5-13; 21:8.
    Per quei membri del Corpo Direttivo che avevano udito il presidente dar enfasi al fatto che il Corpo Direttivo avrebbe dovuto occuparsi « esclusivamente di cose spirituali » e lasciare il resto alla società, le parole del vicepresidente ebbero un suono familiare. Stranamente, comunque, circa la metà degli uomini del Corpo dedicava quotidianamente le sue otto ore e quaranta minuti proprio ad un « lavoro semi- secolare » come quello.
    Dan Sydlik e Charles Fekel lavoravano alla fattoria; Leo Greenlees si occupava delle assicurazioni e sbrigava affari per l’Ufficio del Segretario-Tesoriere; John Booth aveva la sorveglianza della cucina della Betel; Bill Jackson si occupava delle questioni e dei documenti legali; Grant Suiter era quo tidianamente impegnato in problemi finanziari, investimenti, titoli, donazioni; infine Milton Henschel e lo stesso presidente (che controllava tutti questi carichi di lavoro) erano impegnati in gran parte del lavoro « semi-secolare.» di amministrazione, che, a detta del vicepresidente, avrebbe dovuto essere « affidato » alla cura di altri.
    A questo punto si passò alla storia di Paolo, il convertito Saulo; fu ricordato dal vicepresidente che dopo la sua conversione, quando si recò a Gerusalemme, egli incontrò solo due degli apostoli, non l’intero gruppo d’essi; e si menzionò il fatto che in seguito egli andò ad Antiochia in Siria. Parlando della chiamata per l’opera missionaria che lo spirito santo operò nel caso di Paolo e Barnaba, ripetutamente il vicepresidente puntualizzò che tutto ciò avvenne mediante la congregazione di Antiochia (non mediante quella di Gerusalemme, dov’era la sede del gruppo apostolico) *. Egli affermò:
    « E poi, all’improvviso mentre egli (Paolo) serviva in Antiochia di Siria, non in Israele ma in Siria, perché lo spirito di Dio parlò alla congregazione lì, in Antiochia, e disse: ‘ Ora fra tutti, mettetemi da parte, voi, questa congregazione in Antiochia, appartatemi questi due uomini, cioè
    * Si deve ricordare che l’intera base per la dottrina dei Testimoni, relativa alla disposizione e all’autorità di un < corpo direttivo », è che una disposizione simile agì da Gerusalemme in epoca biblica.
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    Barnaba e Saulo, per l’opera a Cui li ho Chiamati ‘. E la Congregazione di Antiochia obbedì e posero le mani su Paolo (o Saulo) e Barnaba e li lasciarono andare... ed essi andarono sotto la direttiva dello spirito santo, che aveva agito mediante la congregazione di Antiochia, ed iniziarono la loro prima impresa missionaria. In tal modo, vi rendete conto che il Signore Gesù Cristo agiva come Capo della congregazione e disponeva direttamente, senza consultare nessuno qui sulla terra circa le cose da fare e quelle da non fare. Così agì nel caso di Saulo e Barnaba e questi erano entrambi apostoli della congregazione di Antiochia ».
    A questo punto del discorso ricordo che, seduto lì, dicevo tra me: « Ma quest’uomo si rende conto di ciò che sta dicendo? Io so qual è il suo obiettivo: demitizzare il Corpo Direttivo così da preservare l’autorità della società e del suo presidente; ma riesce a capire le implicazioni di ciò che sta dicendo? Nel proposito di perseguire il suo obiettivo, sta minando l’intero insegnamento e l’inconfutabile esistenza di un corpo direttivo centralizzato nel I secolo, che agiva da Gerusalemme con autorità mondiale di controllare e dirigere tutte le congregazioni di veri cristiani ovunque e su qualsiasi argomento, un concetto che le pubblicazioni della Società avevano inculcato nelle menti di tutti i Testimoni di Geova e al quale la stragrande maggioranza attualmente si attiene
    Ma il vicepresidente non aveva ancora finito e batté sull’argomento con un’enfasi ancora maggiore. Descrivendo lo sviluppo del primo viaggio missionario di Paolo e Barnaba, egli proseguì con crescente intensità e drammaticità:
    « ... e dove andarono, a chi fecero il loro rapporto? Ecco il racconto, leggetelo da soli nei versetti finali del cap. 14 di Atti. Essi tornarono ad Antiochia, a quella congregazione, e il racconto dice che essi riferirono dettagliatamente i fatti a loro, a questa congregazione che li aveva affidati all’immeritata benignità di Dio per l’opera che essi avevano portato a compimento. Così fu lì che fecero rapporto.
    Inoltre, il racconto riferisce che essi restarono ad Antiochia non poco tempo. Poi, cosa accadde? Improvvisamente avvenne qualcosa e Paolo e Barnaba, proprio loro, vanno a Gerusalemme. Ebbene qual è il problema? Cosa li porta a Gerusalemme?
    Forse il corpo degli apostoli e degli altri anziani della congregazione di Gerusalemme, che li aveva convocati, disse: State attenti! abbiamo saputo che voi due avete intrapreso un viaggio missionario e lo avete portato a termine, eppure non siete venuti qui, a Gerusalemme, per fare il vostro rapporto. MA SAPETE NOI CHI SIAMO? Siamo il concilio di Gerusalemme. NON RICONOSCETE L’AUTORITÀ DEL SIGNORE GESÙ CRISTO? Se non vi affrettate a venire qui, prenderemo provvedimenti disciplinari nei vostri confronti! ‘.
    E così che dice il racconto? Ebbene, se essi avessero agito in questo modo verso Paolo e Barnaba per il fatto che questi avevano fatto il loro rapporto alla congregazione mediante la quale lo spirito santo li aveva nominati, allora questo concilio di apostoli a Gerusalemme e gli altri anziani della congregazione giudaica si sarebbero posti al di sopra della guida del Signore Gesù Cristo ».
    Le sue argomentazioni erano assolutamente valide; ma erano anche completamente contrarie alla veduta esposta nelle pubblicazioni della Società, che presentano un quadro di Gerusalemme come la sede di un corpo direttivo che esercitava la completa autorità ed emanava direttive per tutti i cristiani, in qualità di agenzia di Cristo che agiva sotto la direttiva divina. Ecco perché, evidentemente, a differenza di altri discorsi fatti dal vicepresidente, questo non fu mai usato come base per articoli da pubblicare sulla rivista La Torre di Guardia. Se un Testimone, oggi, ricorresse agli stessi argomenti, sarebbe definito eretico e ribelle. Se fossero stata applicate alla lettera, le parole del vicepresidente avrebbero significato che ogni congregazione sulla terra avrebbe potuto inviare i propri missionari, se questi avessero creduto che fosse volontà di Cristo Gesù e dello spirito santo far ciò, senza interpellare nessun altro, né a Brooklyn né all’ufficio filiale. Non c’erano dubbi nella mia mente fatto che questa condotta avrebbe provocato un’immediata reazione contraria da parte del quartier generale della Società e dei suoi uffici. Questa condotta sarebbe stata considerata una minaccia all’autorità centralizzata e ad ogni congregazione che avesse agito in tal modo, sarebbe stato chiesto: « Ma sapete noi chi siamo? Non riconoscete l’auto-
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    rità del Signore Gesù Cristo che opera mediante noi? ». Tutto ciò che egli aveva detto nel discorso era vero, perfettamente vero; ma, evidentemente, non andava inteso nella sua. portata più ampia, allo stesso modo degli argomenti presentati circa quattro anni prima nel discorso degli « inferiori che comandano i superiori », bisognava comprendere solo che, mediante i riferimenti ad Antiochia, egli tentava di istituire un parallelo col fatto che la società legale agiva indipendentemente dal Corpo Direttivo.
    Il discorso tentò di mostrare che la vera ragione per cui Paolo e Barnaba si recarono a Gerusalemme, secondo la narrazione di Atti cap. 15, era che la stessa Gerusalemme avrebbe costituito la fonte di un serio problema per la congregazione di Antiochia, in quanto uomini provenienti da Gerusalemme diffondevano dubbi sulla questione dell’osservanza della legge e sulla circoncisione. Pertanto il viaggio a Gerusalemme avrebbe avuto lo scopo di arginare l’effetto dell’insegnamento di questi fomentatori di dubbi provenienti da Gerusalemme.
    Continuando sullo stesso argomento Franz esaminò poi il secondo viaggio missionario di Paolo, che era accompagnato questa volta da Sila, sottolineando nuovamente che questi furono inviati dalla congregazione di Antiochia, sicché « ancora una volta, la congregazione di Antiochia veniva usata per inviare missionari di grande rilievo nella storia biblica »; che essi tornarono ad Antiochia e che da Antiochia Paolo si imbarcò per il terzo viaggio. Concludendo il racconto tratto dal libro di Atti, il vicepresidente disse:
    «Pertanto, esaminando il racconto relativo a questi due tra i più rappresentativi missionari menzionati nella storia biblica, comprendiamo che essi furono, in modo specifico, inviati dal Signore Gesù Cristo, il Capo della chiesa, fatto che la Watch Tower Bible and Tract Society ha sempre sostenuto ed accettato fin dalla sua formazione. Così comprendiamo come il Signore Gesù Cristo sia il Capo della chiesa e abbia il diritto d’agire direttamente, senza alcuna considerazione per qualsiasi altra organizzazione, non importa chi sia. Egli è il Capo della chiesa. Non possiamo opporci a quello che EGLI FA
    Le ultime tre frasi pronunciate dal vicepresidente rappresentano la posizione attualmente tenuta da alcuni Testimoni. Per avere assunto questa identica posizione, ora essi sono etichettati come « apostati ».
    Comunque, ancora una volta, quelle affermazioni non andavano intese nel senso che esse trasmettevano chiaramente. Siccome il vicepresidente diceva che sfidare l’autorità della Watch Tower Bible and Tract Society e l’autorità del suo presidente significava, contemporaneamente, sfidare il Signore Gesù Cristo, egli non credeva che l’opinione o l’operato del « Comitato dei cinque », nominato dal Corpo Direttivo, potessero in qualche modo essere rappresentativi della direzione del Capo della chiesa, per la semplice ragione che Egli, Gesù Cristo, aveva permesso la formazione della società ed era d’accordo con essa. Questo ebbe tutta l’aria d’esse re un ragionamento confuso.
    Che a questo mirasse tutto il discorso si può comprendere dal modo in cui, giungendo al nocciolo della questione, egli applicò tutti questi esempi ai tempi moderni. Egli parlò della comparsa di Charles Taze Russeli, della nascita della sua nuova rivista religiosa, La Torre di Guardia, e chiese:
    «Chi autorizzò quest’uomo a fare quello che fece? ». Poi, parlando della creazione della Zion’s Watch Tower Bible and Tract Society, a un certo punto asserì:
    « E pensate, amici, quando egli fondò quella società, la Watch Tower Bible and Tract Society, non costituì una società od organizzazione INOPEROSA ».
    Egli sosteneva che il Signore Gesù Cristo e lo spirito di Dio avevano suscitato Russell e sostenuto la formazione della società, « questa attiva, operosa Società ». Poi il vice presidente narrò le origini della Scuola di Galaad: era stata un’idea del presidente della società; quando ne fu informato,
    il Consiglio di Amministrazione aveva espresso la propria approvazione e il presidente aveva la supervisione della Scuola. Nathan Knorr era seduto sul palco mentre il vicepresidente
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    pronunciava questo discorso e Fred Franz lo additò nel pronunciare queste parole:
    « Così voi notate, cari amici, che i Consigli di Ammistrazione dell’ente di New York e di quello della Pennsylvania, così come furono costituiti, hanno sempre nutrito rispetto per l’incarico del presidente e non hanno trattato il presidente di queste organizzazioni come un fantoccio impas sibile, immobile a capo di una società, una società inoperosa ».
    Dall’inizio del discorso avevo pensato che questo fosse l’obiettivo al quale mirava, non rimasi sorpreso anche se fui colpito dal linguaggio adoperato. Da questo punto dell’esposizione il tono del discorso si fece dolce mentre si soffermava su quel giorno particolare, il 7 settembre 1975, dicendo:
    « E sapete cosa significa ciò? Secondo questa agenda, un’agenda ebraica, proveniente dalla nazione d’Israele (si riferiva ad un piccolo opuscolo che aveva in mano), perché questo è il secondo giorno del mese di Tishri dell’anno lunare 1976, e sapete che cosa significa tutto questo? Che, oggi, il giorno del vostro diploma, è il secondo giorno del settimo millennio di esistenza dell’uomo sulla terra. E non è magnifico? Non è qualcosa di grande (a questo punto ci fu un applauso) che il giorno iniziale del settimo millennio di esistenza del genere umano sia segnato dall’azione della Watch Tower Bible and Tract Society, che, in piena armonia con le parole del suo Statuto, promuove la 59 classe di missionari della Scuola di Galaad?
    Certamente Geova Dio l’ha benedetta e, grazie ai suoi frutti, giacché è diventata nota come un’agenzia approvata nelle mani di Geova Dio, non c’è alcuna necessità di mettere in discussione il diritto e l’autorità di questa Società di mandare missionari.
    E notate questo, amici, che come Dio adoperò la congregazione di Antiochia per inviare i due più rappresentativi missionari del I secolo, Paolo e Barnaba, così oggi Geova Dio sta usando la Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania, in collaborazione con la società di New York, per inviare altri missionari e questi sono determinati a seguire lo stesso corso. Questo è qualcosa di molto, molto piacevole » .*
    Era troppo evidente che, secondo il vicepresidente, qualcuno avesse « lanciato il guanto » di sfida per la presidenza. Con questo discorso i confini della disputa erano stati attentamente ed enfaticamente delineati: la società aveva il suo sovrano terreno ed essa era «off limits » per il Corpo Direttivo. Il triste effetto di tutto ciò era che molti dei colleghi del vicepresidente, membri del Corpo Direttivo, venivano esplicitamente posti nel ruolo di aggressori e apertamente additati come irriverenti di fronte all’autorità del Signore Gesù Cristo, rappresentata da questa « approvata agenzia » che era la società.
    Gli ospiti presenti, i genitori e gli amici dei diplomandi, furono generalmente confusi dalle molte cose dette e dall’intero scopo del discorso e dal mordace linguaggio adoperato talvolta. I membri della famiglia di Betel, pur avendo una vaga idea delle difficoltà a motivo dei commenti fatti dal presidente e dal vicepresidente quando erano stati a capotavola, ora ebbero la conferma del loro sospetto che fosse in atto, certamente, una lotta all’interno del Corpo Direttivo, una specie di sfida per il potere.
    Difficilmente il contrasto tra questo discorso e quello degli « inferiori che comandano i superiori » di quattro anni prima avrebbe potuto essere maggiore. Entrambi erano stati fatti dalla stessa persona, eppure sembravano andare in direzioni completamente contrarie l’uno all’altro. Non sarei onesto se non ammettessi di aver avuto l’impressione che l’uditorio quel giorno si sentì non solo profondamente turbato ma anche in qualche modo ferito. Sembrava che la Parola di Dio fosse qualcosa di adattabile ad un argomento quando lo richiedevano.
    * Dopo il discorso di Franz, venne il turno del presidente Knorr, visibilmente commosso e quasi ammutolito dall’emozione; egli espresse grande apprezzamento per quanto era stato detto, e sono sicuro che egli fosse veramente sincero nell’esprimere questi sentimenti. Poi, pronunciò un bel discorso dal tema « Salubrità del discorso ».
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    le circostanze, e all’argomento opposto quando mutavano le circostanze. Ciò mi turbò più di qualsiasi altro aspetto della questione.
    Come nel caso di Nathan Knorr, così, pure certi fattori ci aiuteranno nella comprensione del comportamento di Fred Franz. Verso la fine del 1941, mentre giaceva sul letto di morte a Beth Sarim, il Giudice Ruthérford aveva convocato tre uomini al suo capezzale: Nathan Knorr, Fred Franz e Hayden Covington. Egli disse loro che desiderava gli succedessero alla sua morte e che si « affiatassero » come gruppo. Questo gesto richiamava alla mente il «testamento » del Pastore Russell, sebbene nel caso di Rutherford ci fosse una trasmissione orale piuttosto che scritta. Venti anni dopo, nel 1961, scrivendo il libro Let Your Name be Sanct:fled, Fred Franz si riferì a quell’episodio commentando il racconto del trasferimento del mantello da profeta di Elia (reso « veste ufficiale » nella Traduzione del Nuovo Mondo) al suo successore Eliseo .*
    Egli presentò questo episodio come un dramma profetico ed affermò:
    «Rutherford era ammalato nella sua residenza sulla costa del Pacifico quando gli Stati Uniti d’America furono trascinati nella seconda guerra mondiale la domenica 7 dicembre 1941. Due uomini dell’unto rimanente (uno fin dal 1913 e l’altro dal 1922) ed uno facente parte delle ‘ altre pecore ‘ (fin dal 1934) furono convocati dal quartier generale di Brooklyn al capezzale di Rutherford nella casa chiamata ‘ Beth-sarim ‘ a San Diego, California. Il 24 dicembre 1941 egli diede a questi tre le sue ultime istruzioni. Per anni aveva sperato di vedere i fedeli profeti, inclusi Elia ed Eliseo, risuscitati dalla morte e costituiti come regali ‘ principi su tutta la terra nel nuovo mondo di Dio’ (SaI. 45:16). Ma il mercoledì 8 gennaio 1942, Rutherford morì all’età di 72 anni da fedele testimone di Geova Dio, completamente consacrato agli interessi del regno di Dio. Egli aveva mostrato d’essere intrepido, dalla parte di Geova, in difesa della suprema conquista del Dominio Universale.
    * 2 Re 2:8,11-14.
    Considerando la cosa dal punto di vista del nostro tempo attuale, sembra che allora l’attività di Elia sia cessata per essere sostituita dall’opera di Eliseo. Fu come quando Elia ed Eliseo ebbero attraversato il fiume Giordano sulla sponda orientale, dopo la divisione delle acque, e passeggia vano aspettando la dipartita di Elia » . *
    Quando il Corpo Direttivo discusse la proposta di riorganizzazione, il vicepresidente fece un esplicito riferimento al mandato ricevuto dal Giudice Rutherford in punto di morte. Non ho alcun dubbio che Fred Franz abbia pensato che un certo «trasferimento del mantello» si sia verificato in quel tempo. Com’è stato già detto, Nathan Knorr successe a Rutherford nella presidenza. Hayden Covington, il grosso avvocato texano che difese i Testimoni di Geova in molti casi portati dinanzi alla Corte Suprema degli U.S.A., fu invitato da Knorr a ricoprire l’incarico di vicepresidente, nonostante Covington professasse allora di non appartenere agli «unti». (Questo dimostra che né il Giudice Rutherford né, inizialmente, Nathan Knorr ritenevano che l’appartenenza agli « unti » fosse essenziale per dirigere l’opera mondiale). La stessa testimonianza di Covington, data durante il caso Walsh discusso in Scozia, indica che solo un paio d’anni più tardi, sotto la pressione dei lettori che chiedevano come potesse essere un fatto del genere, egli e Knorr discussero della sua non appartenenza agli «unti » e Covington decise di dimettersi **
    J rapporti tra i due peggiorarono col passar del tempo e, infine, Covington lasciò il quartier generale per dedicarsi alla libera professione ***
    Fred Franz fu eletto vicepresidente dopo le dimissioni di Covington nel 1944.
    Sebbene i tre eredi del trasferimento di responsabilità
    * Let Your Name be Sanctifìed, pubblicato nel 1961, pp. 335, 336.
    ** Dal resoconto ufficiale della Corte, pp. 387, 388.
    *** Covington ingaggiò una vera lotta per guarire dall’alcool. Si sottopose ad un trattamento disintossicante una prima volta mentre era ancora in servizio al quartier generale, una seconda volta allo Speers Hospital di Day ton, nel Kentucky, dopo essere stato disassociato negli anni Settanta. Fina mente superò il problema. Fu riassociato e rimase Testimone sino alla morte.
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    avvenuto al capezzale di Rutherford (il che, incidentalmente, prova che non era all’opera alcun « corpo direttivo ») fossero poi divenuti due, ancora evidentemente, esisteva una precisa convinzione che l’incarico in corso fosse connesso con l’adempimento della profezia. Nel 1978, in occasione di una grande assemblea a Cincinnati, nell’Ohio, allorché fu invitato a narrare la propria esperienza di vita da Testimone di fronte ad un uditorio di oltre 30.000 persone, Fred Franz, allora presidente della Società, dedicò la maggior parte del tempo a narrare il suo legame con Nathan Knorr, all’epoca già deceduto, ed enfatizzò particolarmente le parole che il morente Giudice Rutheford rivolse loro. In tutta onestà si può dire che il discorso assunse il tono di un elogio perché Fred Franz descrisse le qualità di Knorr ed evidenziò che egli era stato unito a Nathan Knorr fino alla fine « proprio come aveva suggerito il Giudice » e che egli era orgoglioso di aver agito così.
    Forse molto più illuminante, per quanto riguarda questa idea di aver ricevuto il « profetico mantello », fu un’espressione pronunciata quello stesso anno durante una sessione di quello che allora era il Comitato degli Scrittori del Corpo Direttivo. Erano presenti Lyman Swingle, Ewart Chitty, Lloyd Barry, Fred Franz ed io. Ed Dunlap stava scrivendo un commento della Lettera di Giacomo e Fred Franz aveva chiesto una modifica alle note di Dunlap su Giacomo 3:1, dove il discepolo dice:
    « Non molti di voi divengano maestri, fratelli miei, sapendo che riceveremo un più grave giudizio
    Le note che Dunlap aveva preparate affermavano che ciò era, evidentemente, un monito contro individui non qualificati che cercavano di servire come maestri, solo perché spinti dal desiderio di preminenza. Fred Franz chiese che la maggior parte delle note fosse eliminata ma non fornì alcuna spiegazione specifica a sostegno delle sue obiezioni, soltanto chiese per iscritto:
    « Se Gesù diede alcuni come maestri, quanti se ne dovevano scegliere? E siccome è Gesù che fa il dono, come poteva Giacomo dire agli uomini non molti di voi divengano maestri ‘? Come lo stesso Giacomo divenne un maestro? ».
    Giacché mi era stato affidato l’incarico di soprintendere al progetto di sviluppo del commentario, durante la riunione del Comitato chiesi a Fred Franz di chiarirci la sua obiezione e di dirci esattamente cosa egli pensava che quel testo significasse. Egli affermò di credere che il suo significato fosse il seguente: è volontà di Dio che ci siano pochi uomini nell’intera congregazione cristiana che possano correttamente definirsi « maestri ». Gli chiesi chi avrebbe potuto esserlo nel nostro tempo. Con tono molto pacato la sua risposta fu:
    o Ebbene, credo d’essere io. Sono stato qui al quartier generale per più di cinquanta anni e sono stato impegnato nell’attività di scrittore e di ricerca durante la maggior parte di questo tempo, pertanto, ritengo di esserlo. E ci sono altri fratelli nel mondo che lo sono ».
    Questa risposta costituì un’altra occasione in cui l’effetto fu così sorprendente che le parole si impressero indelebilmente nella mia memoria. Non fui il solo testimone di ciò, perché queste affermazioni furono fatte dinanzi agli altri tre membri del Comitato degli Scrittori. In base a quanto aveva detto, noi tutti avremmo dovuto identificare per nome un solo maestro sulla terra: Fred Franz; fummo lasciati nell’incertezza su chi fossero gli altri. Come dissi a Lyman Swingle in più di un’occasione in seguito, rimpiangevo di non aver continuato la discussione insistendo per conoscere i nomi degli altri « maestri » dei nostri giorni; purtroppo, la risposta mi aveva lasciato temporaneamente senza fiato.
    Nelle stesse note in cui aveva mosso l’obiezione al materiale di Dunlap, il presidente Franz aveva anche suggerito l’aggiunta dei seguenti aspetti nel nascente commentario (la citazione è tratta dalla pag. 2 dei suoi appunti):
    « Noi non sappiamo come lo stesso Giacomo fosse diventato un maestro. Sappiamo solo che il suo fratellastro,
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    Gesù Cristo, gli apparve dopo la risurrezione (1 Cor. 15:17; Atti 1:14). Non è che ogni dedicato, battezzato cristiano che voglia ‘ diventare un maestro ‘, può farlo di sua iniziativa per un motivo ambizioso. Un esempio di maestro giustamente motivato è fornito dal ventisettenne ‘ Autore ed Editore ‘ della rivista Zion’s Watch Tower and Herald of Christ’s Presence nel luglio del 1879 (il Pastore Russell)
    Tutto ciò mi fece ricordare il suo discorso in occasione della consegna dei diplomi di Galaad nel 1975, allorché egli aveva espresso la propria convinzione che Cristo Gesù avesse personalmente suscitato il Pastore Russell per affidargli un incarico speciale. Tre anni dopo, le sue parole dimostravano che egli credeva che una siffatta nomina individuale, personale, operata da Cristo, continuasse in altri casi, di modo che soltanto poche selezionate persone fossero state suscitate come speciali « maestri » nella congregazione * .
    Comunque, le osservazioni di Franz, che chiamavano in causa Russell, non furono usate e il materiale, che si trova da pag. 99 all’inizio della pag. 102 del Commento alla Lettera di Giacomo, è un rifacimento delle note di Dunlap, che io redassi per tener conto delle obiezioni sollevate dal presidente Franz. In un certo senso si trattò di una confutazione della sua opinione, giacché le parole di Gesù in Matteo 23:8:
    « Ma voi, non siate chiamati Rabbi, poiché uno è il vostro maestro, mentre voi siete tutti fratelli », sembravano essere in completo contrasto con l’idea di un piccolissimo numero di uomini che formi una sorta di cerchia ristretta di « maestri » selezionati in maniera speciale, i pochi prescelti. Il rifacimento che presentai fu approvato dal Comitato e pubblicato.
    C’è un’altra ragione che spiega l’evidente contraddizione tra alcune audaci, vigorose affermazioni fatte per iscritto (come negli articoli relativi « agli inferiori che coman
    * In diverse occasioni, durante le sessioni del Corpo Direttivo, Karl Klein si riferì a Fred Franz come a colui che era stato l’« oracolo » dell’organizzazione per molti anni. Sebbene lo dicesse generalmente sorridendo, il ripetuto uso di questo termine sembrò sottintendere qualcosa di più di uno scherzo
    dano i superiori ») e la realtà allora esistente, molto timorosa e debole al paragone. La ragione è che i funzionari della società poterono ritenere che fossero sufficienti un piccolo cambiamento o una riforma simbolica in luogo di innovazioni o di segni rivelatori di un più vasto mutamento.
    Come esempio di ciò, il semplice fatto che nel 1971 il presidente Knorr avesse deciso di rinunciare alla prerogativa esclusiva che aveva di sedere a capotavola nella mensa della Betel, e di condividerla invece con gli altri membri del Consiglio di Amministrazione, e il fatto che aveva anche deciso di permettere loro di servire, a rotazione, come presidenti delle sessioni del Corpo Direttivo, erano stati considerati, questi fatti, sufficienti a dimostrare che gli enti legali (e i loro funzionari) fossero, di fatto, diretti e sottoposti al Corpo Direttivo e che «gli inferiori stessero veramente comandando i superiori ». Nessun’altra iniziativa tangibile o cambiamento rilevante erano avvenuti nella struttura dell’autorità, né furono considerati necessari per realizzare il valido quadro presentato.
    Che Fred Franz condividesse queste opinioni sembra evidente, in particolare, dal fatto che sorprendentemente più di venti anni prima, nel 1944, egli aveva scritto articoli per La Torre di Guardia, contenenti tutti i fondamentali argomenti sugli anziani e sui sorveglianti, che apparvero nel libro Ausiliario * Nonostante ciò, nessun cambiamento di nessun genere ebbe luogo a quel tempo nella disposizione delle congregazioni; eppure, era stato detto, era stato pubblicato, e ciò era sembrato sufficiente.
    In quegli articoli il 1944 veniva presentato come un anno segnato nella profezia biblica, e ciò soprattutto perché era stato approvato un emendamento col quale il diritto di voto nell’ambito dell’ente legale non sarebbe più dipeso da una donazione di 10 dollari, come accadeva in precedenza; in sostituzione, un massimo di 500 persone, nominate dal Consiglio della società, avrebbero avuto l’esclusivo diritto
    * Cfr. Watchtower del 15 ottobre 1944.
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    di voto. Chiunque abbia assistito ad un adunanza annuale della Società Torre di Guardia, durante la quale avvengono le elezioni dei Direttori, sa che ciò costituisce un fatto di routine e che la votazione è fondamentalmente una semplice formalità. La maggioranza dei membri votanti non sa quasi nulla delle attività interne dell’organizzazione né esercita influenza o può esprimersi o controllare le politiche e i programmi dell’organizzazione. La vera e propria parte amministrativa dell’adunanza annuale non dura più di un’ora; poi è tutto finito fino all’anno successivo.
    Eppure l’adozione di quell’emendamento relativo al diritto di voto fu presentata, negli articoli di La Torre di Guardia del 15-6-1972 (scritti da Fred Franz), come un avvenimento di un’importanza e un significato tali da diventare il punto centrale per la spiegazione della profezia di Daniele 8:14, relativa ai 2.300 giorni profetici connessi al ‘ portare il luogo santo alla condizione giusta ‘. Dubito che un Testimone su mille, posto oggi di fronte a questo versetto, lo collegherebbe al 1944 e all’emendamento avvenuto allora nello Statuto della società. Eppure, fino ad oggi, questa rimane la spiegazione ufficiale di quella profezia. Ecco un ulteriore esempio dell’abilità di dare ad un avvenimento di importanza limitata un grande significato rivestendolo di valore simbolico.
    Il 15 agosto 1975 il « Comitato dei cinque» presentò finalmente le proprie conclusioni e suggerimenti. Per conto del Comitato preparai un documento di 45 pagine, in cui esponevo i motivi storici e, in particolare, quelli scritturali che ci inducevano a raccomandare il cambiamento della struttura fondamentalmente monarchica; in più di 19 pagine presentai un progetto che prevedeva una serie di Comitati all’interno del Corpo Direttivo preposti alle differenti aree di attività. Il documento iniziale si concludeva con questo paragrafo:
    « Tutte le decisioni del Comitato dei cinque sono state prese dopo aver pregato molto e dopo attenta riflessione. Speriamo sinceramente che lo spirito di Dio ci abbia guidati nelle conclusioni e preghiamo affinché queste si rivelino di qualche aiuto per il Corpo nel raggiungimento di una decisione. Si spera che le modifiche raccomandate, se approvate, contribuiscano ad una più piacevole e pacifica relazione tra i membri del Corpo Direttivo, collaborando ad eliminare la tensione che talvolta si è manifestata durante le nostre riunioni (Sal. 133:1; Gc. 3:17-18). Si spera anche che le modifiche raccomandate, se approvate, possano servire ad accrescere e a rendere ancor più evidente la guida di Cristo Gesù e lo spirito di genuina fratellanza manifestato dai suoi discepoli. Marco 9:50 ».
    Quelle parole esprimevano i miei sinceri sentimenti e le mie speranze. Non capisco come si sarebbero potute interpretare nel senso di una sfida alla direzione di Cristo Gesù all’interno della sua congregazione *
    Il documento fu sottoposto al Corpo Direttivo e, nella sessione del 10 settembre 1975, fu evidente che la stragrande maggioranza era favorevole al cambiamento di fondo raccomandato. Tuttavia, fu nominato un secondo « Comitato dei cinque » per apportare gli ultimi emendamenti**
    . Il Corpo non nominò né il presidente né il vicepresidente in questo nuovo Comitato, perché la loro opposizione era stata chiaramente espressa.
    A questo punto i commenti del presidente espressero soprattutto dubbi sulla realizzazione del cambiamento; invece, il vicepresidente dichiarò che egli considerava la proposta un « attacco alla presidenza ». Quando la mozione del presidente fu letta al vicepresidente, questi replicò che il fratello Knorr aveva fatto quella dichiarazione « sottopressione ».
    Lyman Swingle intervenne dicendosi convinto che tutti
    * Una lettera di presentazione, scritta da Leo Greenlees, accompagnava il documento e comprendeva quest’affermazione: « Le nostre proposte non nascono dall’insoddisfazione per il modo in cui l’opera è stata diretta fino a questo momento, ma trovano la loro ragione nel criterio direttivo indicato dalla Bibbia e dagli articoli di La Torre di Guardia. Riteniamo, una volta che i princìpi biblici sono Stati chiamati in causa sull’argomento, che la dir zione da seguire sia evidente ».
    ** Questo secondo Comitato era composto da Milton Henschel, Ewart Chitty, Lyman Swingle, Lloyd Barry e Ted Jaracz.
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    i membri del Corpo rispettavano il presidente e non lo consideravano un « fantoccio impassibile, immobile in una so cietà inoperosa ». In tal modo adoperò l’espressione che il vicepresidente aveva usato alla cerimonia dei diplomi. Egli sostenne che il presidente avrebbe ancora potuto usare le sue energie, la sua guida ed iniziativa nell’ambito della disposizione proposta. In seguito, nel corso della discussione, il vicepresidente insistette che il documento della Commissione dei cinque conteneva solo ciò che, come egli aveva previsto, si stava verificando. Egli affermò che alla successi va adunanza annuale avrebbe votato a favore della continuità dell’esercizio del potere da parte della società e disse che il suo discorso, in occasione della consegna dei diplomi di Galaad, era nato dal dovere, che aveva avvertito, di informare i fratelli su quanto accadeva, sicché essi non potessero pensare che alle loro spalle si tramava un « tiro mancino ».
    Dopo che il secondo Comitato ebbe completato le proprie raccomandazioni e le ebbe esposte il 3 dicembre 1975, la questione giunse alla decisione finale * Il presidente della sessione invitò a votare per alzata di mano: tutti, eccetto due, votarono a favore della mozione di realizzazione delle proposte; i due che non alzarono le mani furono il presidente ed il vicepresidente.
    Il giorno seguente il Corpo si riunì nuovamente. Il vice presidente spiegò di non aver partecipato alla discussione il giorno precedente perché « non voleva avere più niente a che fare con tutto ciò »; partecipare avrebbe significato essere favorevole ed egli « in coscienza non lo era ». Ripetutamente si riferì a Nathan Knorr come al « presidente effettivo » della Società, il « presidente del popolo del Signore sulla terra », ed asserì che « Gesù Cristo non è qui sulla terra, e pertanto si serve di agenti per adempiere la sua volontà ».
    * Riguardo all’unica importante modifica che il secondo Comitato apportò alle raccomandazioni del primo Comitato, va segnalato che essa riguardava la creazione di un « Coordinatore » permanente in ogni Comitato, in aggiunta alla rotazione della presidenza proposta per ciascun Comitato del Corpo Direttivo.
    Dan Sydlik, un uomo tarchiato di origine slava dotato di una voce profonda, disse che sarebbe stato «felice di vedere il fratello Knorr ed il fratello Franz rivolgersi alle Scritture o, semplicemente, alle pubblicazioni della Torre di Guardia per sostenere la loro posizione, ma non era il caso ». Leo Greenlees si chiese perché, se tutte le congregazioni erano felici di sottomettersi alla direzione del Corpo Direttivo, non dovevano esserlo pure gli enti legali?
    In sostanza il presidente si limitò a dire che, secondo lui, la società avrebbe dovuto agire « parallelamente» al Corpo Direttivo, mentre la disposizione proposta poneva in subordine l’ente legale, aggiungendo: « il che, probabilmente, è corretto ». Anche il vicepresidente disse che, a suo avviso, le due organizzazioni dovevano procedere per vie parallele (forse come Antiochia e Gerusalemme?) ed asserì: « Non ho ancora capito cosa voglia fare ora il Corpo Direttivo ».
    Era ovvio che il presidente ed il vicepresidente continuavano ad opporsi. Lloyd Barry, con voce tesa e tremante per l’emozione, si appellò a loro affinché consentissero una decisione unanime, giacché era evidente che la mozione sarebbe stata comunque approvata.
    Si fece un’altra votazione e, questa volta, il presidente Knorr alzò la mano e il vicepresidente lo imitò.
    Quattro anni dopo, nel 1979, durante una sessione del Corpo Direttivo, Fred Franz, ora presidente, affermò che il suo voto a favore del cambiamento era stato espresso « sotto pressione ». Ne sono convinto; quando Nathan Knorr cedette, Fred Franz si sentì costretto a seguirlo. Egli insistette sempre nel dire che, all’epoca, non era stato favorevole al cambiamento e che, da quel momento in poi, egli era « rimasto a guardare » per vedere cosa sarebbe accaduto.

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    John Booth, membro del primo “Comitato dei cinque “, che in passato aveva fatto l’agricoltore in una zona settentrionale dello Stato di New York, uomo gentile e molto riflessivo ma che di solito aveva qualche difficoltà nell’esporre chiaramente i suoi pensieri, trovò il modo migliore per descrivere cosa era ora diventata la società; in una delle riunioni del primo “ Comitato dei cinque “, aveva detto:
    «Una società è solo uno strumento legale. È come una penna che giace su una scrivania. Quando voglio usare la penna, la prendo; quando ho finito la depongo, finché non decido di usarla di nuovo ».
    Quella era ora diventata la condizione della Società Torre di Guardia di Bibbie e Trattati di Pennsylvania e delle sue società sussidiarie. Inevitabilmente, ciò significava che il potere della presidenza era stato ridotto e, di fatto, era scomparso, giacché quell’incarico aveva ora una funzione puramente legale.
    Quando morì Nathan Knorr, il Corpo Direttivo esaminò il problema della sua successione. I candidati più accreditati erano il vicepresidente Franz e Milton Henschel, i quali avevano collaborato strettamente con Knorr nell’ Amministrazione. Henschel propose che Fred Franz fosse nominato presidente e la proposta fu approvata all’unanimità. Quando sorse la necessità di nominare il sostituto di Knorr nella carica di Coordinatore del Comitato editoriale, sembrò logico che subentrasse Henschel, ma Fred Franz, ormai presidente, appoggiò la candidatura di Lloyd Barry. Negli ultimi anni i rapporti tra Knorr ed Henschel si erano raffreddati e, durante un incontro col primo “Comitato dei cinque “, Knorr aveva lasciato intendere che riteneva Barry idoneo a subentrargli nella carica di presidente se ciò si fosse reso necessario. Evidentemente, Fred Franz attribuì a quest’opinione lo stesso valore dato alle istruzioni impartite dal Giudice Rutherford in punto di morte e ritenne che il trasferimento del « mantello » dovesse riguardare Barry, tuttavia il Corpo scelse Henschel per quell’incarico.
    Un articolo sulla rivista Time, che commentava l’elezione a presidente di Fred Franz, dichiarò:
    «Sebbene poche persone conoscano il suo nome, egli ha acquistato un’autorità maggiore di quella papale su più di 2,2 milioni di anime nel mondo »*
    Non c’era nulla di più sbagliato di quell’affermazione. Essa sarebbe stata vera un anno o più prima. Ora invece l’incarico di presidente, sebbene comportasse ancora un certo grado di prestigio e preminenza, non costituiva più il fondamento di un potere mondiale, com’era stato in precedenza. Poche persone estranee al Corpo avrebbero potuto valutare in pieno la portata di un cambiamento così drastico.
    Se il presidente aveva, senza dubbio, goduto di un potere di portata papale, sebbene privo degli ornamenti e della pompa del papato, i sorveglianti di filiale avevano esercitato un’autorità analoga a quella degli arcivescovi, essendo ciascuno di loro « il ministro che presiede alla cristianità nel l’ambito del territorio del quale è stato messo a capo »**
    * Time dell’il luglio 1977, p. 64.
    ** Citato dalle pp. 5 e 6 del libro Branch Office Procedure, un manuale ad uso degli uffici filiali
    in vigore all’epoca.

    Anche in questo campo si verificò un cambiamento, perché i Comitati di filiale assunsero questa responsabilità.
    Gli anni 1976 e 1977 portarono qualche momento di serenità: sembrò che un clima del tutto nuovo si instaurasse al quartier generale internazionale, uno spirito di maggiore fratellanza, apertura ed uguaglianza. Qualcuno lo paragonò alla « finestra » che Papa Giovanni XXIII aveva aperto nella Chiesa Cattolica per ‘ far entrare un po’ d’aria fresca ‘.
    I nuovi Comitati del Corpo Direttivo attuarono una serie di modifiche per venire incontro alle esigenze della famiglia della Betel, sia a Brooklyn che nelle novanta e più filiali. Si prestò maggiore considerazione alle necessità economiche dei cosiddetti membri « allineati e coperti », alle esigenze specifiche delle donne e dei vecchi. NeI 1976 tennero una serie di riunioni con uomini rispettati e stimati appartenenti a varie categorie: furono prima convocati i rappresentanti delle filiali; poi si fecero convenire i rappresentanti viaggianti da tutti gli Stati Uniti; infine, furono invitati a Brooklyn gli anziani di congregazione in rappresentanza delle varie zone del paese *
    In ogni caso ci fu libertà di discussione e di opinione che i più trovarono piacevolmente differente da qualsiasi analoga circostanza sperimentata in passato.
    A livello di congregazione, dubito che si siano fatti sentire gli effetti del cambiamento perché i parecchi suggerimenti dati da questi uomini non avevano un vasto campo di applicazione. Tuttavia, molti Testimoni espressero apprezzamento per il fatto che, almeno per un certo periodo, il materiale pubblicato aveva dato maggiore enfasi all’autorità delle Scritture e alla guida di Gesù Cristo e meno risalto all’autorità di un’organizzazione umana. Essi notavano che si stava manifestando soprattutto un atteggiamento più moderato, equilibrato, comprensivo. Come notò un Testimone di vecchia data: « Ero abituato a pensare di dover fare certe cose; ora comincio a pensare di volerle fare ».
    * Peter Gregerson di Gadsden, in Alabama, fu uno di questi invitati; proprio per aver pranzato con Peter qualche anno dopo fui disassociato.
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    In qualche modo, anche le sessioni del Corpo Direttivo espressero questa mutata atmosfera. Il fatto che il 1975, anno molto pubblicizzato, passasse senza che si realizzasse l’inizio del giubileo millenario, ebbe certamente un effetto alquanto umiliante infatti il dogmatismo diminuì in maniera sensibile. Più cautela nell’imposizione di nuove norme nella vita delle persone e la tendenza ad essere meno categorici nel determinare le azioni « meritevoli di disassociazione » furono evidenti nelle votazioni, anche se mai in senso completo.
    Durante quell’anno (1976), la salute di Nathan Knorr cominciò a peggiorare. Tuttavia, finché fu in grado di esser presente, egli partecipò alle discussioni e, sebbene evidentemente non fosse contento dei cambiamenti intervenuti, manifestò in genere un’attitudine di cooperazione e di assistenza. Le sue parole, a volte, servirono ad avvicinare contrastanti punti di vista; sebbene raramente basate su argomentazioni scritturali, esse riflettevano il suo abituale approccio alle questioni. Durante tutto questo periodo il vicepresidente Franz preferì restare ad ascoltare, solo occasionalmente partecipava alle discussioni e, immancabilmente, quel che doveva dire lo diceva verso la fine della discussione, poco prima della votazione. Da quel momento andò manifestandosi un generale consenso nel modo di pensare e fu abbastanza evidente (come risultava dai commenti personali fatti) e, spesso gli interventi di Franz erano in contrasto con la tendenza della maggioranza. Forse nulla illustra più sorprendentemente la mutata attitudine del Corpo durante questo periodo, quanto il fatto che, talvolta, quando si profilava incertezza nell’esito della votazione a causa dell’influenza esercitata dall’intervento all’ultimo minuto del vicepresidente, la votazione era quasi sempre contraria alla tesi da lui sostenuta. In complesso, comunque, in questo periodo egli non forniva indicazioni riguardo alle sue opinioni finché non si giungeva all’abituale invito a votare per alzata di mano e, come dimo strano i « verbali » ufficiali, ci furono diversi casi in cui il risultato del voto fu: «Sedici (o qualsiasi altro numero
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    potesse essere) a favore; uno astenuto », quest’uno era il vicepresidente. Ciò accadeva, generalmente, quando le questioni riguardavano i cambiamenti di veduta relativi alle co siddette « questioni di disassociazione ». Le decisioni su questioni secolari o semi-secolari (come acquisti di proprietà, procedure d’ufficio) o le nomine dei componenti dei Comitati di filiale erano solitamente unanimi.
    Quando fu approvata la nuova disposizione, mi fu difficile credere che un così importante cambiamento nella struttura dell’autorità avesse avuto luogo veramente, specialmente in considerazione dell’intensa opposizione che esso aveva incontrato da parte dei più preminenti uomini dell’organizzazione, come pure da parte di alcuni dei loro più stretti collaboratori all’esterno del Corpo. La mia ardente speranza era che gli effetti di livellamento ed equiparazione del cambiamento conducessero ad una maggiore moderazione, ad una diminuzione del dogmatismo, a un più grande interesse per le persone e per le circostanze e i problemi individuali, e forse, un giorno, all’eliminazione dell’approccio autoritario che aveva generato tante regole ed aveva assunto un così grande controllo sulle vite di ciascuno di noi.
    Come è stato evidenziato, qualcosa del genere accadde. Ma durò poco. Nel giro di circa due anni, come una fresca brezza d’autunno che segnala l’avvicinarsi di un freddo più intenso, cominciò ad affiorare sempre più la tendenza ad un netto ritorno alle precedenti abitudini.
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    Matteo 15:6,9, CEI
    ______________________________________________________________________
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    nel paragrafo precedente differisce in maniera rilevante dalla realtà *
    Dall’esame dei resoconti delle riunioni risulta evidente che, tra tutti i problemi, quello più ricorrente, che impegnava i membri per la maggior parte del tempo, riguardava la questione: « E’ o no un caso di disassociazione? ».
    Si può paragonare il Corpo Direttivo (e nella mia mente l’ho fatto spesso) a un gruppo di uomini addossati ad una parete di fronte a persone che lanciano loro delle palle affinché le acchiappino e gliele rilancino. Le palle arrivano così spesso ed in un numero così elevato che resta poco tempo per altre cose. Di fatti, sembrava che ogni decisione presa e resa nota comportasse solo ulteriori domande, provenienti da altre parti, il che ci lasciava poco tempo per una meditazione veramente costruttiva, positiva, per lo studio, per la discussione e l’azione. Per anni ho partecipato a moltissime sessioni, durante le quali si discussero questioni che riguardavano seriamente la vita delle persone, eppure la Bibbia non comparve mai tra le mani né alcuno dei partecipanti vi fece mai cenno. Per quest’atteggiamento c’erano delle spiegazioni, una serie di ragioni.
    Molti membri del Corpo Direttivo ammettevano d’essere così impegnati da vari problemi che restava loro poco tempo da dedicare allo studio della Bibbia. Non è un’esagerazione affermare che un comune membro del Corpo Direttivo dedicava a tale studio non più tempo, talvolta meno, di quello dedicato da molti Testimoni, specie da quelli cosiddetti « allineati e coperti ». Alcuni del Comitato Editoriale (che comprendeva i funzionari ed i Direttori della società di Pennsylvania) si distinguevano in questo campo, perché avevano una gran mole di lavoro da svolgere ed, evidentemente, ritenevano di non potere, né lo volevano, delegare a qualcun altro la loro attività per impegnarsi nell’esame di alcune conclusioni o per presentare delle raccomandazioni.
    * Giacché tutte le sessioni del Corpo Direttivo sono completamente segrete, soltanto i suoi membri sono testimoni di ciò che si verifica realmente durante quelle sessioni.
    Nelle poche occasioni in cui veniva programmata qualche discussione puramente scritturistica, accadeva generalmente di analizzare qualcuno degli articoli destinati alla pubblicazione su La Torre di Guardia, preparati da una sola persona, in merito ai quali fossero sorte obiezioni. In questi casi accadeva regolarmente che, sebbene informati dell’argo mento con una o due settimane di anticipo, Milton Henschel, Grant Suiter o qualche altro membro del Comitato Editoriale erano costretti a dire: « Ho avuto solo il tempo di dare un rapido sguardo all’argomento, sono stato molto occupato ». Non c’era motivo di dubitare che essi fossero veramente occupati, ma l’interrogativo che nasceva era: come possono votare in buona coscienza l’approvazione del materiale se non hanno potuto meditarci sopra ed operare un confronto con le Scritture per verificarne la correttezza? Una volta pubblicato, l’argomento sarebbe stato considerato « verità » da milioni di persone, perciò, quali impegni di lavoro avrebbero potuto eguagliare questo quanto ad importanza?
    Ma i fratelli del Comitato Editoriale non erano i soli a trovarsi in questa situazione perché le stesse discussioni mostravano chiaramente che la maggioranza del Corpo aveva fatto poco più che leggere il materiale scritto. Spesso l’argomento era nato e si era sviluppato nella mente dello scrittore, senza che questi consultasse il Corpo, anche se esso costituiva un « nuovo » intendimento della Scrittura, e spesso lo scrittore aveva organizzato tutti i suoi argomenti e aveva redatto il materiale nella stesura definitiva senza averne parlato con nessuno, senza aver confrontato la sua opinione con quella di nessun altro *
    Le argomentazioni erano frequentemente complesse, contorte, e una lettura superficiale non avrebbe mai consentito una analisi sufficiente a pace di verificarne la validità e determinare se ci fossero solide
    * Anche quando era ancora vivo Nathan Knorr, questa era la normale procedura adottata dal principale scrittore della Società, Fred Franz. Soltanto dopo la stesura definitiva qualcun altro — di solito, solo il presidente — aveva l’opportunità di esaminare e discutere le idee o le interpretazioni espresse.
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    basi bibliche o se si trattasse solo di un caso di ‘logica acrobatica ‘, un abile svisamento dei testi che faceva dir loro una cosa del tutto diversa da quello che realmente asserivano. Quelli che avevano solo letto il materiale, di solito votavano a favore; coloro che avevano fatto studi e ricerche supplementari, erano gli stessi che con tutta probabilità avrebbero sollevato delle attente obiezioni.
    Così, dopo aver discusso su un articolo in cui si espone va l’idea che la « festa delle capanne » (celebrata, secondo la Bibbia, al termine della stagione del raccolto) prefigurasse un aspetto della storia dei Testimoni all’inizio della loro raccolta spirituale, i voti favorevoli espressi furono sufficienti a far adottare quest’interpretazione*
    Allora, il membro che all’epoca fungeva da coordinatore del Comitato degli Scrittori disse: «Va bene, se è questo ciò che volete, invierò il materiale allo stabilimento per la stampa. Ma questo non significa che io ci creda. Si tratta solo di un’altra pietra aggiunta all’enorme monumento che testimonia il fatto che La Torre di Guardia non è infallibile ».
    Un secondo motivo, strettamente connesso col primo, spiega, a mio parere, la mancanza di vere discussioni bibliche: per la maggior parte i membri del Corpo non erano molto versati nell’esegesi scritturistica. Era mancato infatti loro il tempo di dedicarsi allo studio dei testi perché molto presto erano stati impiegati nell’« occupazione » secolare. Nel mio caso specifico, fino al 1965 avevo svolto un’attività così opprimente da avere poco tempo per uno studio veramente accurato; tuttavia, ritengo che il problema sia ancora più complesso. Ritengo che l’opinione corrente fosse che uno studio ed una ricerca del genere non erano veramente essen ziali e che le direttive e gli insegnamenti dell’organizzazione
    — sviluppatisi nell’arco di molti decenni — erano una guida attendibile di per sé, sicché, qualsiasi mozione fosse stata esposta al Corpo, purché adeguatamente conforme alla direttiva e all’insegnamento tradizionali, sarebbe stata esatta.
    * Si veda La Torre di Guardia del 1-8-1980, pp. 8-24.
    I fatti ci inducono a questa conclusione. Talvolta, una lunga discussione su una questione di « disassociazione » veniva improvvisamente risolta perché un membro aveva trovato un’affermazione relativa all’argomento nel libro Organizzazione della Società o, più probabilmente, nel libro intitola to Aid to Answering Branch Office Correspondence, un com pendio di direttive disposte in ordine alfabetico, relativo ad una vasta gamma di argomenti: lavoro, matrimonio, divorzio, politica, questioni militari, sindacati, sangue e molti altri. Quando veniva scoperta una siffatta affermazione, anche se la Scrittura non era citata a sostegno di quel particolare aspetto della direttiva, essa sembrava sufficiente a regolare la questione per la maggior parte dei membri del Corpo i quali, di solito, votavano senza esitazione a favore di qualsiasi mozione che si conformasse alla direttiva pubblicata. Vidi accadere ciò diverse volte e non smisi mai d’essere impressionato dal modo in cui la direttiva stampata potesse provocare un’improvvisa svolta nello sviluppo e nell’esito di una discussione.
    Un ultimo motivo per cui la Bibbia svolgeva un limitato ruolo in quel tipo di discussioni è che, in un crescente numero di casi, il problema riguardava qualcosa su cui le Scritture non si pronunciavano.
    Per citare degli esempi specifici, la discussione poteva riguardare la decisione se un’iniezione di siero dovesse essere equiparata ad una trasfusione di sangue, o se ci si dovesse opporre all’uso di piastrine allo stesso modo in cui si obiettava all’assunzione dei globuli rossi. Oppure la discussione poteva incentrarsi sulla necessità che una moglie, colpevole di un solo atto di infedeltà, avesse di confessarlo a suo marito, anche se costui fosse stato noto per la sua natura molto violenta. Se non lo avesse fatto la sua dichiarazione di pentimento non sarebbe stata considerata valida, ed ella sarebbe stata passibile di disassociazione. Quali versetti trattano questo problema?
    Considerate questo caso sul quale si pronunciò il Corpo Direttivo. Un Testimone di Geova, autotrasportatore alle
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    dipendenze della Coca-Cola Company, aveva nel suo elenco di clienti una grande base militare, dove effettuava molte consegne. Si poneva il problema: poteva fare le consegne e conservare la reputazione di buon cristiano o commetteva un’infrazione punibile con la disassociazione? (In questo caso, il fattore cruciale era che vi erano implicati una struttura e del personale militari).
    Anche in questo caso, quali versetti contemplano un problema di tal genere, in maniera chiaramente e ragionevolmente comprensibile, così da evitare il ricorso a contorti ragionamenti ed interpretazioni? Nessun versetto poté essere prodotto come prova, eppure la maggioranza del Corpo Direttivo decretò che l’uomo non poteva effettuare consegne alla base militare e doveva quindi eliminare questo cliente dal suo giro se voleva conservare una buona reputazione. Un caso analogo vide coinvolto un Testimone musicista, che suonava in un « combo » presso il circolo degli ufficiali di una base militare. Anche questo lavoro fu considerato inaccettabile dalla maggioranza del Corpo: se le Scritture tacevano, la fantasia umana forniva la risposta.
    Di solito, in discussioni del genere, se i fautori della condanna citavano la Scrittura, le citazioni riguardavano in realtà affermazioni molto vaghe, come: « Voi non fate parte del mondo », riportata in Giovanni 15:19. Se un membro del Corpo Direttivo aveva personalmente delle perplessità sull’azione o sulla condotta in discussione e pensava che non ci fossero argomenti da opporre, spesso ricorreva a questo testo, facendone un’applicazione estensiva che si adattava a qualsiasi cosa avessero richiesto le circostanze. Spesso parve che non comprendessero appieno la necessità di ricercare nel più ampio contesto scritturistico la spiegazione del significato di quei versetti generici e il loro grado di applicazione.
    Un elemento determinante nelle decisioni del Corpo Direttivo fu la norma della maggioranza dei due terzi. Essa provocò, talvolta, qualche strana conseguenza.
    Valore determinante nelle decisioni del Corpo Direttivo ebbe la norma che prevedeva per l’approvazione delle mozioni
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    una maggioranza costituita dai due terzi dei membri attivi. Tale disposizione non mancò di avere effetti paradossali. Personalmente, apprezzavo la possibilità che veniva offerta in questo modo ai membri del Corpo Direttivo senza dover temere con ciò di esercitare un « diritto di veto ». Su questioni secondarie, anche quando non ero completamente d’accordo, mi adeguavo di solito al voto della maggioranza; tuttavia, quando sorgevano problemi che coinvolgevano la mia coscienza profondamente, mi trovavo spesso dalla parte della minoranza, raramente ero solo, più frequentemente con uno, due o tre altri membri esprimevo un’obiezione di coscienza e non votavo a favore della mozione *.
    Ciò non avvenne spesso durante i primi due anni circa, successivi all’andata in vigore della grande modifica nella struttura del l’autorità (avviata ufficialmente il l gennaio 1976). Negli ultimi due anni della mia appartenenza al Corpo, comunque, una decisa tendenza all’uso di una «linea dura » mi costrinse ad astenermi con maggior frequenza.
    Tuttavia, considerate ora ciò che accadeva qualche volta quando il Corpo era apertamente diviso tra varie opinioni, circostanza non tanto insolita come qualcuno potrebbe pensare.
    Si trattava talvolta di dover decidere su casi che in passato la Società aveva dichiarato « soggetti a disassociazione »: persone sottoposte a somministrazione di una data quantità di sangue per scongiurare un pericolo di morte; la moglie di un militare non testimone che viveva nella base militare dove suo marito era di stanza.
    Talvolta, in queste discussioni il Corpo si presentava diviso, in qualche caso diviso in due fazioni; oppure poteva esserci una maggioranza favorevole alla rimozione di una particolare azione, condotta o tipo di lavoro dalla categoria « soggetta a disassociazione ». Considerate cosa accadeva a causa della norma della maggioranza dei due terzi.
    * Ricordo, e i miei appunti lo confermano, solo un paio di occasioni, nell’arco di oltre Otto anni, in cui fui il solo ad astenermi.
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    Se fra quattordici membri presenti, nove erano favorevoli alla rimozione dell’« etichetta » di « soggetto a disassociazione » e solo cinque erano favorevoli alla sua conservazione, la maggioranza non era sufficiente per modificare la direttiva; sebbene costituissero una netta maggioranza, i nove non formavano i due terzi della maggioranza. (Anche se i voti favorevoli al cambiamento fossero stati dieci, essi non sarebbero stati sufficienti, giacché, pur costituendo i due terzi dei quattordici presenti, la norma prevedeva che la maggioranza di due terzi fosse calcolata in base al numero complessivo dei membri attivi, che a quell’epoca oscillò tra diciassette e diciotto). Se qualcuno dei nove favorevoli alla rimozione dalla categoria dei « soggetti a disassociazione » avesse presentato una mozione, ciò sarebbe stato inutile perché ci sarebbero voluti dodici voti per approvarla. Anche se qualcuno dei cinque favorevoli al mantenimento nella « categoria dei soggetti a disassociazione » avesse presentato una mozione sul rispetto della direttiva, ovviamente non avrebbe ottenuto alcun risultato concreto. Tuttavia, l’insuccesso della mozione di conservazione non avrebbe comportato automaticamente l’eliminazione dalla categoria della disassociazione. Perché no? Perché la norma richiedeva l’approvazione di una mozione prima che un qualsiasi cambiamento di una precedente direttiva avesse luogo. In una delle prime occasioni in cui si manifestò una posizione così contrastante sul voto, Milton Henschel aveva espresso l’opinione che, laddove non fosse stata raggiunta la maggioranza di due terzi, allora « avrebbe prevalso lo status quo », e nulla sarebbe cambiato. Era molto raro che in questi casi un membro modificasse il proprio voto, pertanto ci si trovava in una situazione senza via d’uscita.
    Questo significava che il Testimone, del cui caso si discuteva, sarebbe stato ancora esposto al rischio della disassociazione, anche se la maggioranza del Corpo era convinta che non avrebbe dovuto esserlo!
    In più di un’occasione, quando una rilevante minoranza o addirittura una maggioranza (anche se non dei due terzi) riteneva che una questione non fosse passibile di disassociazione, manifestai l’opinione che il nostro comportamento era irragionevole, perfino incomprensibile. Come potevamo permettere che si decretasse la disassociazione per casi in cui, all’interno del Corpo Direttivo, parecchi di noi, talvolta la maggioranza dei membri, ritenevano che l’azione commessa non meritasse un giudizio così severo? Come si sarebbero sentiti i fratelli e le sorelle se avessero conosciuto il retroscena della loro disassociazione?*
    Per illustrare, se cinque anziani di congregazione, componenti un « comitato giudiziario », avessero esaminato un caso e tre dei cinque non fossero convinti che l’azione o la condotta della persona richiedesse la disassociazione, il fatto che essi costituissero solo una maggioranza di tre quinti e non una maggioranza di due terzi, avrebbe reso nulla la loro opinione? **
    In tal caso la persona avrebbe dovuto essere disassociata? Certamente no. Allora, come avremmo potuto far prevalere, a motivo di una semplice norma sulla votazione, una tradizionale posizione sulla disassociazione, quando la maggior parte dei membri del Corpo la pensavano diversamente? Almeno, non avremmo dovuto assumere la posizione che, in materia di disassociazione, allorquando una rilevante minoranza (e, specialmente una maggioranza, anche se minima) era convinta che non ci fossero sufficienti elementi per disassociare, in quel caso non sarebbe stata applicata nessuna delle direttive esistenti a sostegno della disassociazione?
    Queste domande poste al Corpo non ottennero risposta, mentre continuava a restare operante in tali casi la direttiva tradizionale, fissata in passato. E ciò accadeva naturalmente, come se fosse stata una cosa normale. In un certo
    * Naturalmente, la natura segreta delle sessioni del Corpo Direttivo rende poco probabile che qualcuno venga a conoscenza di ciò. I « verbali » delle riunioni non sono mai aperti da altri Testimoni per essere letti.
    ** Tre su cinque costituisce solo il 60%, non il 66 e 2/3 richiesti dalla maggioranza di due terzi.
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    senso, gli effetti che le loro decisioni avevano sulla vita delle persone non costituivano per i membri un motivo sufficiente per indurli ad agire in situazioni di tal genere senza tener conto della direttiva « standard ». In qualche fase della storia passata dell’organizzazione era stata impartita una direttiva di disassociazione (che spesso fu il risultato dell’opinione di un solo uomo, e troppo spesso si trattò di un uomo che era pateticamente lontano dalle circostanze sul le quali era chiamato ad esprimersi) e quella direttiva veniva applicata; era stata adottata una norma e quella norma prevaleva a meno che una maggioranza di due terzi non la modificasse.
    Forse nessun caso può illustrare così bene la singolarità di questo atteggiamento quanto la faccenda del servizio sostitutivo.
    L’espressione « servizio sostitutivo » descrive il servizio civile concesso da un governo come alternativa a coloro che oppongono l’obiezione di coscienza all’espletamento del servizio militare. Un numero abbastanza rilevante di nazioni illuminate concede quest’alternativa.
    La posizione ufficiale della Società Torre di Guardia, manifestata durante la seconda guerra mondiale, è che se un Testimone di Geova accetta di svolgere il servizio sostitutivo, egli « fa compromesso »: infrange la propria integrità verso Dio. Il ragionamento è il seguente: poiché questo servizio è una « sostituzione », per questo semplice fatto, esso prende il posto di ciò che sostituisce (così procede in apparenza il discorso) e finisce col diventare la stessa cosa. Siccome esso è concesso in sostituzione del servizio militare e poiché il servizio militare implica (almeno potenzialmente) lo spargimento di sangue, allora chiunque accetta il servizio diventa « colpevole di spargimento di sangue ». Questa singolare direttiva fu imposta prima che il Corpo Direttivo diventasse una realtà ed, evidentemente, fu decisa da Fred Franz e da Nathan Knorr durante il periodo in cui essi impartirono tutte le più importanti direttive.
    Per anni, in obbedienza a questa direttiva, letteralmente migliaia di Testimoni di Geova in varie nazioni del mondo sono state imprigionate per a rifiutato di avvalersi del servizio sostitutivo. Ci sono ancora Testimoni in prigione per questo motivo. Il rifiuto di seguire la direttiva della Società implicherebbe di essere automaticamente considerati «dissociati » ed un trattamento identico a quello riservato ai disassociati.
    Nel novembre del 1977, una lettera inviata da un Testimone del Belgio mise in discussione il criterio sui quale si basava questa direttiva. Ciò richiamò l’attenzione del Corpo Direttivo sulla questione, che fu esaminata per la prima volta il 28 gennaio 1978, poi il 1° marzo, ed ancora il 26 settembre, l’ 11 e il 18 ottobre e il 15 novembre. Fu fatta un’indagine su scala mondiale e giunsero lettere da circa novanta filiali. Molte di esse indicarono che i Testimoni, nelle rispettive nazioni, difficilmente comprendevano dove fosse il fondamento biblico per la loro presa di posizione. Considerate cosa accadde all’interno del Corpo Direttivo.
    Nella sessione dell’11 ottobre 1978, dei tredici membri presenti, nove votarono a favore di un cambiamento della direttiva tradizionale proponendo che la decisione di accettare o rifiutare il servizio sostitutivo fosse lasciata alla coscienza individuale, quattro votarono contro. Il risultato? Giacché i membri dei Corpo erano allora sedici, e siccome nove non costituiva i due terzi di sedici, non ebbe luogo alcun cambiamento.
    li 15 novembre erano presenti tutti e sedici i membri ed undici votarono a favore del cambiamento della direttiva sicché il Testimone che in tutta coscienza fosse stato convinto di poter accettare il servizio sostitutivo non sarebbe stato automaticamente etichettato come infedele a Dio e non sarebbe stato considerato dissociato dalla congregazione: c’era la maggioranza dei due terzi. Si verificò il cambiamento?
    No, perché, dopo un breve intervallo, uno dei membri del Corpo Direttivo annunciò di aver cambiato idea; il che intaccò la maggioranza dei due terzi. Si votò nuovamente e,
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    su quindici presenti, nove votarono a favore del cambiamento, cinque contro ed uno si astenne*
    Anche se in tutte questa votazioni una netta maggioranza del Corpo Direttivo si era espressa a favore dell’annullamento della direttiva vigente, questa conservò la sua validità e, di conseguenza, i Testimoni dovevano continuare a rischiare la prigione piuttosto che accettare il servizio sostitutivo, anche se essi ritenevano in coscienza che questo fosse giusto dal punto di vista di Dio. Per quanto possa sembrare incredibile, così andarono le cose, e la maggior parte dei membri del Corpo sembrò accettarle tutte senza scomporsi. Dopo tutto, essi si erano semplicemente adeguati alle norme in vigore
    In tutti questi casi controversi, il « motivo di disassociazione » non fu costituito da una mancanza chiaramente identificata nella Scrittura come peccaminosa, ma scaturì da una direttiva dell’organizzazione. Una volta pubblicata, quella direttiva diventava un peso da portare per tutta la fratellanza mondiale, unitamente alle implicite conseguenze. E’ sbagliato credere che a queste situazioni si adattino le parole di Gesù: «Legano infatti pesanti fardelli, e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito »?**
    Lascio che sia il lettore a decidere. So solo ciò che la mia coscienza mi ha dettato e la posizione che fui costretto ad assumere.
    Nondimeno, credo che i membri del Corpo Direttivo fossero generalmente convinti di essere nel giusto. Quale attitudine mentale poteva indurli a sostenere una presa di posizione a favore della disassociazione, nonostante l’obiezione mossa da una rilevante minoranza o, in qualche caso, da metà o più dei loro colleghi?
    * In base ai miei appunti, quelli che votarono a favore furono: John Booth, Ewart Chitty, Ray Franz, George Gangas, Leo Greenlees, Albert Schroe der, Grant Suiter, Lyman Swingle e Dan Sydlik. Quelli che votar000 contro:
    Carey Barber, Fred Franz, Milton Henschel, William Jackson e Karl Klein. Ted Jaracz si astenne.
    ** Matteo 23:4, CEI.
    In un caso in cui una prolungata discussione aveva creato una tale prevedibile situazione, Ted Jaracz espresse un’opinione che può ben riflettere il pensiero degli altri. Di origine slava (polacco) come Dan Sydlik, Jaracz era diverso sia per corporatura che per temperamento. Mentre Sydlik era spesso animato da un viscerale senso per la correttezza o l’erroneità di una questione, Jaracz aveva un’indole più distaccata. In questa specifica sessione, egli dopo aver riconosciuto che ‘ la direttiva vigente può creare un sentimento di reazione in alcuni individui coinvolti nella situazione che stiamo esaminando ‘ disse: « Non è che non ci interessa di loro nella questione, ma dobbiamo sempre ricordare che non stiamo esaminando solo due o tre persone, dobbiamo tener presente che abbiamo una grande organizzazione mondiale e abbiamo il dovere di preoccuparci dell’effetto su quell’organizzazione mondiale » *
    Quest’idea che ciò che è bene per l’organizzazione è anche bene per le persone che la compongono, e che ‘gli interessi dell’individuo vanno, in effetti, « sacrificati » quando sembrano richiederlo gli interessi della grande organizzazione, sembrò essere accolta come una valida posizione da molti membri.
    Per giunta, qualcuno argomentava che qualsiasi ammorbidimento di una posizione «avrebbe aperto la strada» a una marea di trasgressioni. Se erano noti uno o più esempi limite di cattiva condotta, che si potevano mettere in relazione con il problema in discussione, questi venivano presentati come una prova evidente del potenziale pericolo. Il sinistro spettro di un pericolo del genere veniva, solitamente, tirato in ballo nei casi in cui, anche prima della presentazione della mozione, era ormai evidente che un rilevante numero di membri del Corpo fosse incline ad un cambiamento. In un caso del genere, Milton Henschel invitò seriamente alla
    * È probabile che queste osservazioni corrispondano sostanzialmente con quanto intendeva dire Milton Henschel ogni volta che parlava della necessità di «essere pratici » nei nostri approcci a tali questioni, giacché, quando si votava, la sua posizione e quella di Ted Jaracz coincidevano regolarmente.
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    cautela, asserendo: « Se permettiamo i fratelli di far ciò, non sappiamo fin dove arriveranno ».
    Credo che lui e coloro che espressero la stessa opinione in altre occasioni, fossero certamente sinceri nell’esporre la necessità di attenersi strettamente a certe direttive di vecchia data per ‘ tenere a freno la gente ‘, per tenerla entro un « recinto » protettivo impedendole così di disperdersi.
    Se il « recinto » protettivo di queste direttive fosse stato realmente attestato con chiarezza nella Parola di Dio, avrei dovuto essere d’accordo e lo avrei fatto volentieri. Ma molto spesso non era così; e che così non fosse, era chiaramente indicato dal fatto che gli anziani (spesso uomini dei Comitati di filiale), che avevano scritto sull’argomento, non avevano trovato nessun appoggio nella Scrittura né l’aveva trovato il Corpo. Perciò i membri dovettero ricorrere alle loro riflessioni in una lunga discussione, sotto certi aspetti, in una disputa.
    Nell’ultima occasione menzionata, commentai le parole di Milton Henschel dicendo che non ritenevo che spettasse a noi far fare qualcosa ai fratelli. Piuttosto, credevo che Dio fosse l’Unico in grado di far fare loro certe cose, sia che la sua Parola lo permetta sia che essa taccia sull’argomento, e che Egli sia il Solo che proibisce, quando la sua Parola condanna chiaramente l’azione, sia esplicitamente che attraverso un preciso principio. Precisai che non credevo che, in quanto uomini imperfetti e inclini all’errore, noi fossimo mai stati autorizzati da Dio a decidere cosa fosse permesso o vietato ad altri. Chiesi al Corpo: « Quando il problema non è chiaro nella Scrittura, perché dovremmo cercare di prendere il posto di Dio? Lo facciamo male. Perché non lasciare che sia Lui il Giudice di queste persone in queste circostanze? ». Ripetei questa opinione in altre occasioni, quando si adoperò lo stesso tipo di argomentazione, ma non credo che la maggioranza abbia capito il mio punto di vista e le loro decisioni lo confermarono.
    Delineare un quadro gravido di potenziali, sfrenate trasgressioni che i fratelli avrebbero commesso semplicemente perché noi del Corpo Direttivo avremmo modificato in qual che punto la normativa esistente, per me equivaleva a dire che sospettavamo i nostri fratelli di mancanza di vero amore per la giustizia, di intimo desiderio di peccare e che essi erano tenuti a freno solo dalle regole dell’organizzazione.
    Mi venne in mente un articolo pubblicato qualche anno prima nella rivista della Società, Svegliatevi!; esso parlava di uno sciopero della polizia di Montreal, in Canada, e mostra va come l’assenza delle forze di polizia per circa un giorno avesse favorito ogni specie di trasgressione da parte di cittadini solitamente rispettosi della legge.
    L’articolo di Svegliatevi mise in evidenza che i veri cristiani non dovevano essere sottoposti ad una forzata osservanza della legge per agire in maniera legale *.
    Allora perché, mi chiedevo, il Corpo Direttivo ha assunto la posizione di ritenere pericolosa l’eliminazione di una norma tradizionale, nella convinzione che ciò potrebbe « aprire la strada» ad una diffusa immoralità e a errata condotta da parte dei fratelli? Cosa significava ciò in rapporto alla nostra attitudine e alla nostra fiducia verso quei fratelli? Quanto credevamo che fossero diversi questi fratelli da quel le persone che avevano violato le leggi durante lo sciopero della polizia di Montreal, e quanto profondo e genuino pensavamo realmente che fosse il loro amore per la giustizia? A volte sembrava che il sentimento prevalente nel Corpo fosse: credi solo a te stesso e a nessun altro. Anche questo non mi sembrò che riflettesse una modestia degna di lode.
    In queste circostanze un altro indizio di formalismo fu l’accento posto sulla durata di una particolare direttiva. Per tanto, negli anni, migliaia di Testimoni si erano sottoposti alla direttiva della Società anche se ciò aveva imposto un pesante fardello, forse aveva comportato l’imprigionamento o altre sofferenze. Si faceva notare che, ora, un cambiamento avrebbe indotto costoro a ritenere che le prove che avevano
    * Si veda Svegliatevi! del 22-5-1970, pp. 21-24.
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    sopportato, erano state affrontate inutilmente e, mentre essi erano stati lieti di soffrire in quel modo, pensando che « avevano sofferto per amore della giustizia », ora si sarebbero sentiti frustrati, forse avrebbero considerato ingiusto aver sopportato una specie di martirio mentre altri ora lo poteva no evitare.
    Trovai difficile paragonare ciò con l’attitudine incoraggiata nelle Scritture. Sembrava che prevalesse il senso di colpa nei confronti di chi aveva patito piuttosto che di gioia al pensiero che altri non sarebbero stati costretti a soffrire per conservare la buona reputazione nell’organizzazione. Se, per esempio, uno perdesse una fattoria a causa delle tasse esorbitanti, non dovrebbe rallegrarsi se venisse a sapere che le tasse sono state abolite e gli amici, che rischiavano anch’essi come lui di perdere la loro casa, sono fuori dal pericolo? Un minatore affetto da una lunga malattia non dovrebbe rallegrarsi se le condizioni di lavoro nelle miniere migliorano, anche se egli ormai non può più beneficiare di ciò? Sembrerebbe che un vero cristiano dovrebbe farlo.
    L’atteggiamento ufficiale che non mancò di essere stigmatizzato da alcuni membri del Corpo, sembrava riflettere di più lo spirito degli uomini del racconto di Gesù circa la vigna, di quelli che avevano sopportato il caldo e avevano lavorato duramente per molte ore, e che trovarono ingiusto che i lavoratori dell’undicesima ora, che non avevano dovuto affrontare le loro stesse difficoltà, ricevessero la loro stessa ricompensa. Oppure l’atteggiamento del fratello maggiore del figliol prodigo, che disse a suo padre: « Ecco, son tanti anni che ti faccio lo schiavo e non ho mai trasgredito un tuo -comandamento », e che considerò ingiusto che il suo più giovane fratello, che non si era comportato allo stesso modo, ottenesse l’approvazione di suo padre *. Ancora una volta, mi sembrò che aspettarsi che i fratelli non fossero felici se altri non avreb
    bero provato ciò che essi stessi avevano sofferto, equivaleva ad imputare a loro errati motivi. Fu per me evidente che dovevamo chiederci quanto della preoccupazione espressa non fosse riconducibile alla preoccupazione per la propria « immagine » da parte del Corpo Direttivo, alla sua credibilità e al suo effetto sulla fiducia della gente, giacché si temeva che l’ammissione di un errore avrebbe potuto farla diminuire.
    I risultati conseguiti con queste decisioni controverse non furono privi di conseguenze. Il rifiuto di conformarsi ad una decisione del Corpo Direttivo, una volta pubblicata o comunicata, significava la disassociazione, l’allontanamento dalla congregazione, dalla famiglia e dagli amici. D’altra parte, il conformarsi poteva richiedere l’abbandono di un certo lavoro, quando, in alcuni casi, il lavoro scarseggiava e le spese per sostenere una famiglia erano elevate; poteva significare assumere un atteggiamento contrastante con i desideri del proprio coniuge, un atteggiamento che poteva, e talvolta accadde, portare al divorzio, alla rottura di un matrimonio, alla rovina di una casa, di una famiglia, alla separazione dei figli dal padre e dalla madre. Poteva significare sentirsi obbligato a disobbedire ad una determinata legge e, quindi, essere arrestato e condotto in un luogo di reclusione lontano dalla famiglia e da casa. Di fatto, poteva significare la perdita della stessa vita, o, cosa ben più difficile da sopportare, veder morire i propri cari.
    Per illustrare le difficoltà che sorgevano anche quando avveniva un cambiamento di qualche norma precedente, esaminate la posizione assunta dall’organizzazione in merito agli emofiliaci e all’uso di frazioni di sangue (di solito, piastrine o fattore VIII) per prevenire fatali emorragie. Per molti anni, le domande inviate da emofiliaci al quartier general del l’organizzazione (o alle sue filiali) ricevettero la risposta che accettare queste frazioni di sangue per una sola volta non avrebbe suscitato obiezioni perché, in effetti, si trattava di una « medicazione ». Invece farlo per più di una volta sarebbe equivalso a « nutrirsi » di quella frazione di sangue e, pertanto,
    * Matteo 20:1-15; Luca 15:25-32.
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    sarebbe stato considerato una violazione dell’ingiunzione biblica di non mangiare sangue * .
    Anni dopo, questa disposizione cambiò. I membri del personale, che si occupavano del disbrigo della corrispondenza, sapevano che in passato avevano spedito lettere contenenti la veduta contraria e che gli emofiliaci che avevano praticato l’iniezione « una sola volta » credevano ancora che farla di nuovo sarebbe stato considerato una violazione della Scrittura. Essi sarebbero morti dissanguati pur di restare fedeli alla direttiva.
    L’amministrazione non era propensa a pubblicare la nuova veduta per iscritto perché la precedente posizione non era mai stata stampata, ma solo comunicata alle persone che lo avevano chiesto. Pubblicare qualcosa avrebbe richiesto, dapprima, una spiegazione circa la precedente posizione e, poi, una giustificazione del fatto che essa era divenuta obsoleta. Tutto ciò non sembrò desiderabile. Pertanto, il personale fece una diligente ricerca negli archivi sforzandosi di trovare i nomi e gli indirizzi di tutte quelle persone e fu loro inviata un’altra lettera per informarli del cambiamento; il personale ritenne più opportuno agire così.
    Ma, in seguito, ci si rese conto che molte delle domande erano state fatte per telefono e che non esistevano registrazioni di queste telefonate e che non c’era assolutamente nessun modo per stabilire l’identità di quegli emofiliaci. Essi non sapevano se, nel lasso di tempo intercorso tra la vecchia disposizione e quella nuova, qualcuno fosse morto; né potevano stabilire con certezza se qualcuno, che non era stato possibile informare, sarebbe morto per aver tenuto fede alla normativa precedente. Si sapeva solo che erano state eseguite delle disposizioni e che il personale aveva lealmente obbedito ai propri superiori nella gerarchia dell’organizzazione.
    Ascoltando alcune argomentazioni esposte durante le sessioni del Corpo Direttivo, mi tornarono alla mente i molti
    * I testi, ai quali ci si riferiva, includevano: Genesi 9:3,4; Levitico 17:10-12; Atti 15:28,29.

    casi di Testimoni di Geova che erano stati portati in giudizio dinanzi alla Corte Suprema degli Stati Uniti. Gli avvocati di parte avversa avevano adoperato argomentazioni simili, sotto molti aspetti, a quelle usate dal Corpo Direttivo: avevano messo in risalto i pericoli potenziali; avevano affermato che esisteva il serio pericolo che l’attività di casa in casa potesse costituire un vero fastidio o un pretesto per furti e altre attività criminali e che tutto ciò giustificava le restrizioni imposte alla libertà dei Testimoni di svolgere una tale attività. Essi avevano sostenuto che la concessione fatta ai Testimoni di svolgere liberamente la loro attività pubblica o di tenere discorsi nei parchi, in alcune comunità avrebbe potuto causare la violenta reazione della folla, a motivo del l’atteggiamento contrario ed ostile della popolazione nel suo complesso, pertanto si sarebbero dovute porre delle restrizioni. Essi fecero notare che le restrizioni erano necessarie perché permettere ai Testimoni di esprimere le loro opinioni su argomenti come il saluto della bandiera, o il loro pensiero verso i governi mondiali, considerati « parte dell’organizzazione del Diavolo », poteva essere nocivo per gli interessi di gran parte della comunità e poteva servire a creare una diffusa slealtà, perfino sedizione.
    I magistrati della Corte Suprema, in molti casi, manifestarono un rimarchevole intuito e apertura mentale non tenendo conto di queste argomentazioni, dimostrando quanto fossero speciose. Essi non furono d’accordo sul fatto che i diritti di un individuo o di una piccola minoranza impopolare potessero essere opportunamente ridotti soltanto a motivo del timore di un pericolo possibile o immaginario, oppure perché i pretesi interessi della stragrande maggioranza potessero rendere ciò auspicabile. Essi sostennero che, prima di poter applicare qualche legittima restrizione limitante tali libertà, il pericolo doveva essere qualcosa di più di un « timore », che si presumeva potesse manifestarsi: doveva trattarsi di un « pericolo evidente e presente », veramente esistente*.
    * Si veda la pubblicazione della Società Defending and Legaily Establishing the Good News, p. 58.
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    Quante decisioni favorevoli ai Testimoni ci sarebbero state, se i magistrati della Corte Suprema non avessero mostrato una saggezza così prudente, una siffatta abilità nell’in dividuare quale fosse il vero problema e preoccupazione per i singoli individui? Le loro decisioni furono lodate dalle pubblicazioni della Società. Purtroppo, però, i loro elevati criteri di giudizio e il loro approccio a problemi che coinvolgono emotivamente si mostrarono spesso di un livello superiore a quelli manifestati in molte sessioni del Corpo Direttivo. Mi sovviene l’espressione di un magistrato della Corte Suprema durante una particolare causa riguardante un Testimone; egli disse:
    « Il caso è reso difficile non perché siano poco chiari i princìpi implicati in questa decisione, ma perché vi è coinvolta la nostra bandiera. Ciò nonostante, noi applichiamo. le restrizioni della Costituzione senza il timore che la libertà di essere, intelligentemente e spiritualmente, diversi o, perfino, in contrasto possa demolire l’organizzazione sociale... la libertà di non essere d’accordo non si limita alle cose di poco conto, altrimenti si tratterebbe di una semplice parvenza di libertà; la prova della sua consistenza risiede nel diritto di dissentire sulle cose che toccano il cuore del sistema attuale » *.
    La fiducia manifestata dal magistrato nel « sistema sociale attuale » e le libertà che egli sposò sembrarono di gran lunga maggiori della fiducia manifestata da alcuni membri del Corpo Direttivo nei confronti dei loro conservi Testimoni e dell’effetto che la loro libertà di coscienza, se esercitata, poteva avere sull’esistente « ordine teocratico ». Se i magi strati della Corte Suprema avessero ragionato allo stesso modo di alcuni membri del Corpo Direttivo, probabilmente i Testimoni avrebbero perso tutte le cause.
    Le decisioni di una corte sono giudicate dalla storia. L’affermazione della Bibbia che, in futuro, ogni anziano cristiano dovrà «rendere conto » al Giudice Supremo dei suoi
    * Ibid., p. 62.
    rapporti col gregge di Dio, e di come lo abbia trattato, dovrebbe certamente fornire, a quelli che esercitano grande autorità sui cristiani, un valido motivo per riflettere seriamente sul proprio operato *:
    A motivo del potere esercitato dall’organizzazione sui suoi membri mediante le proprie decisioni, e a motivo dell’enorme effetto che queste possono avere sulla vita delle persone, sembra opportuno, a questo punto, riesaminare ciò che considero uno dei più grandi esempi d’incoerenza che ho sperimentato durante i miei nove anni di appartenenza al Corpo. E ancora difficile credere che uomini, i quali proclamavano una grande preoccupazione per «un atteggiamento che non scende a compromessi », per « il mantenimento del la purezza nell’organizzazione », per ogni traccia di contaminazione da parte della «mondanità », potessero contemporaneamente minimizzare una circostanza che è poco definire scioccante. Giudicherete l’appropriatezza di quest’aggettivo dopo aver letto i fatti che seguono.
    * Ebrei 13:17.
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    DUE PESI E DUE MISURE
    « Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno ».
    Matteo 23:2,3;CEI
    __________________________________________

    Si possono trovare molte riflessioni utili e costruttive nelle pubblicazioni della Società Torre di Guardia. Frequentemente, degli articoli si esprimono in favore della fede in un Creatore, incoraggiano una serena vita familiare, esortano all’onestà, evidenziano l’importanza dell’umiltà e di altre virtù, e nel far ciò si basano sulla Scrittura. Altri articoli condannano apertamente la frode e l’ipocrisia religiose. Considerate, per esempio, la parte di un articolo pubblicato nella rivista La Torre di Guardia ( 15 /01/1975) , riprodotta nella pagina seguente.
    Nel corso di tutta la sua storia, la Società Torre di Guardia non si è mai resa colpevole di « condonare e coprire la trasgressione e la violazione delle giuste norme e vie di Dio » da parte delle varie organizzazioni religiose e dei loro capi. Le pubblicazioni della Torre di Guardia hanno avuto una parte eminente nel pubblicizzare sfacciatamente, in tutto il mondo, qualsiasi cattiva condotta o evidenza di ipocrisia all’interno di queste organizzazioni. Esse hanno sottolineato la corrispondenza tra l’inganno di questi capi religiosi e quello dei farisei al tempo di Gesù ; hanno espresso chiaramente
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    la loro ostentata posizione di stretta aderenza alle giuste norme, la loro integrità morale e la propria condotta schietta ed onesta nei confronti di tutti.
    Tutto questo rese sconvolgenti alcune informazioni che divennero note nello stesso periodo in cui, all’interno del Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova, si stava dibattendo la questione del servizio sostitutivo. Le informazioni provenivano dal Messico. Per quanto sensazionali fossero le notizie, la cosa per me più inquietante fu il duro contrasto evidente tra la posizione assunta dall’organizzazione in quella nazione e quella adottata in un altro paese: il Malawi, uno stato dell’Africa orientale in precedenza noto col nome di Nyasaland.
    Per giudicare il tutto, è importante conoscere alcuni precedenti. All’inizio del 1964, i Testimoni di Geova cominciarono a sperimentare persecuzione e violenza di un’intensità raramente uguagliata nei tempi moderni. Successive ondate di rabbiosi attacchi su scala nazionale e di brutalità da parte di turbe selvagge si abbatterono su di loro nel 1964, nel 1967, nel 1972 e di nuovo nel 1975. Durante il primo attacco, 1.081 famiglie del Malawi si videro bruciare o demolire le loro piccole case, 588 campi coltivati furono distrutti. Nel 1967 gli attacchi contro i Testimoni fecero registrare violenze su più di mille delle loro donne, si seppe che una madre subì violenze sessuali da parte di sei diversi uomini e la sua figlia tredicenne da tre uomini. Fu riferito che almeno quaranta di queste donne abortirono come conseguenza delle violenze. In ciascuna ondata di violenza, i maltrattamenti, le torture e persino gli omicidi restarono praticamente impuniti da parte delle autorità e raggiunsero un’intensità tale che migliaia di famiglie abbandonarono case e campi per fuggire nelle nazioni circostanti; nel 1972, secondo stime autorevoli, 8.975 erano i rifugiati in Zambia e 11.600 in Mozambico. Quando la violenza cessava, le famiglie rientravano nella loro terra d’origine; poi, una nuova ondata le costringeva nuovamente a fuggire. Ad aumentare tutta questa tragedia contribuivano i rapporti che venivano dai campi di profughi,
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    dove i bambini più piccoli morivano per mancanza di medicine e di assistenza sanitaria *
    Qual’ era la causa che scatenava questi rigurgiti di violenza?
    Il rifiuto da parte dei Testimoni di acquistare la tessera del partito politico che deteneva il potere. Il Malawi è uno stato monopartitico, governato dal Partito del Congresso del Malawi attraverso il suo capo, il dott. H. Kamuzu Banda, che è «presidente a vita » della nazione. I Testimoni di Geova, che ne fecero richiesta, furono informati dalla filiale della Società che l’acquisto della tessera del partito avrebbe comportato la violazione della loro neutralità cristiana, sarebbe stato un compromesso, quindi, un atto di infedeltà a Dio. La posizione della filiale era sostenuta dal quartier generale mondiale dell’organizzazione ed era dettagliatamente riportata nelle pubblicazioni della Società Torre di Guardia. La stragrande maggioranza dei Testimoni del Malawi si adeguò a questa posizione anche se pagò un terribile prezzo.
    Le brutalità commesse su persone indifese nel Malawi non potranno mai essere giustificate; non ho alcun dubbio in proposito. Il governo e il partito legale avevano stabilito, per ottenere una condizione di completo allineamento alla loro politica, che tutti dovessero possedere la tessera del partito; ciò sarebbe stato considerato come una tangibile evidente prova di lealtà all’apparato governativo. I metodi usati per raggiungere quest’obiettivo furono depravati, cri minali.
    Tuttavia, nutro un serio dubbio riguardo alla legittimità della posizione assunta dalla filiale e sostenuta dal quartier generale centrale di Brooklyn; ci sono alcune spiegazioni per questo mio dubbio.
    LA TORRE Dl GUARDIA — 15 GENNAIO 1 975
    POTETE ESSERE FEDELI A DIO , EPPURE NASCONDERE I FATTI?
    Che cosa accade quando si lascia correre una menzogna senza smascherarla? Non si contribuisce tacendo a farla passare per verità, a farle esercitare una più libera influenza su molti, forse con loro grave danno?
    Che cosa accade quando errata condotta e immoralità non vengono smascherate e
    condannate? Non è come coprire un’infezione senza fare nessuno sforzo per curarla
    e impedire che si propaghi? Quando alcuni corrono un grave pericolo
    da una fonte che non sospettano o sono sviati da quelli che considerano loro amici, è una cattiveria avvertirli? Forse preferiscono non credere all’avvertimento. Può anche darsi che se ne offendano. Ma libera questo dalla responsabilità morale di dare tale avvertimento?
    Se siete fra quelli che cercano d’essere fedeli a Dio, le controversie suscitate da queste domande sono oggi importanti per voi. Perché? Perché in ogni periodo della storia i servitori di Dio hanno dovuto affrontare le sfide presentate da queste controversie. Hanno dovuto smascherare
    falsità e trasgressione e avvertire dei pericoli e dell’inganno, non solo in maniera generale, ma in maniera specifica, nell’interesse della pura adorazione. Sarebbe stato molto più facile tacere o dire solo ciò che la gente voleva udire. Ma la, fedeltà a Dio e l’amore d prossimo li spinsero a parlare. SI resero conto che “è meglio una riprensione aperta che un amore nascosto”. — Prov. 27:5.
    LA STORIA SI RIPETE
    Considerate la situazione esistente nell ’antico Israele e l’esempio dato allora dai profeti di Dio. La trasgressione dilagava in quella nazione. Disonestà, violenza, immoralità e Ipocrisia disonoravano Il nome dell’Iddio che gli Israeliti pretendevano dl adorare. Accettò il popolo di buon grado la correzione divina? Al contrario, la Bibbia mostra che dissero ai profeti di Dio quanto segue:
    ‘Non dovete vedere, e a quelli che avevano visioni ispirate ‘Non dovete avere per noi visioni di alcuna cosa diritta. Pronunciateci cose lusinghiere; vedete cose ingannevoli , Dipartitevi dalla via; deviate dal sentiero “. — Isaia. 30 : 9
    La maggioranza dei capi religiosi cercavano la popolarità facendo proprio questo, condonando e coprendo la trasgressione e la violazione delle giuste norme e di Dio.
    PREFERIRESTE CHE lA VERITÀ FOSSE NASCOSTA O VOLETE CONOSCERE I FATTI ?
    LA TORRE Dl GUARDIA — 15 GENNAIO 1975

    * I dettagli di questi attacchi e le condizioni dei campi per profughi sono riportati in: 1965 Yearbook of Jehovah’s Witnesses, p. 171; Svegliatevi! dell’8-6-1968, pp. 16-22; La Torre di Guardia del 1-6-1968, pp. 341-350; Sve gliatevi! dell’8-5-1973, pp. 10-30; Svegliatevi!del 22-8-1973, pp. 17-27; Sveglia tevi! dell’8-5-1976, pp. 3-12; Svegliatevi! del 22-11-1976, pp. 3-12.

    Nel 1975 ricevetti l’incarico di scrivere qualcosa sull’ultima campagna di terrore suscitata contro i Testimoni in Malawi. Nello spiegare i motivi per i quali i Testimoni di Geova avevano preso così sul serio la questione dell’acquisto della tessera del partito, esposi delle informazioni che erano già state pubblicate in precedenza, tracciando un parallelo tra la posizione dei Testimoni e quella dei cristiani dei primi secoli, che si erano rifiutati di offrire un pizzico d’incenso su un altare come sacrificio al « genio » dell’imperatore romano*
    Nel far ciò provai un senso di incertezza:
    il parallelo era completamente corretto? Non c’era alcun dubbio sul fatto che l’offerta dell’incenso sull’altare fosse considerato come un atto di adorazione; ma l’acquisto di una tessera di partito era, di per sé, paragonabile a un atto di adorazione? In realtà, non riuscivo a trovare argomenti validi che sostenessero questo punto di vista. Cioè, costituiva veramente una violazione della neutralità del cristiano, una rottura dell’integrità verso Dio?
    Non posso dire né che il mio pensiero sulla questione fosse, a quel tempo, completamente elaborato, né che io sia oggi dogmatico sull’argomento. Infatti, mi vennero in mente le seguenti riflessioni, che mi indussero a chiedere quale solida base avesse l’organizzazione, del cui Corpo Direttivo ero membro a quel tempo, per assumere una decisa, inflessibile posizione di condanna nell’acquisto della tessera, giudicando ciò un atto di infedeltà a Dio.
    Il problema nasceva dal fatto che quella tessera era una tessera « politica » che attestava l’appartenenza a un partito «politico ». Da molti, specialmente dai Testimoni di Geova, il termine « politico » è considerato come sinonimo di qual cosa di profondamente cattivo. Per secoli, politici corrotti hanno contribuito alla sgradevole connotazione che il termine conserva, spesso, ancora oggi. Comunque, la stessa cosa si potrebbe dire di altri termini come pio », che fre
    * Quest’argomento fu presentato nella Svegliatevi! dell’8-5-1973, p. 21.L’articolo scritto da me comparve nell’edizione dell’8-5-1976 della stessa pubblicazione.
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    quentemente richiama visioni di santocchieri e di santità simulata a causa dell’ipocrisia di alcuni religiosi. Eppure, la parola « pio », in realtà, implica il dovuto rispetto e l’ardente devozione per Dio: questo è il suo significato fondamentale. In maniera simile, il termine «politico » viene così definito nella sua sostanza:
    «Avente un preciso o regolare sistema o amministrazione di governo; relativo al governo civile e alla sua amministrazione; riguardante affari di stato o provvedimenti nazionali; concernente una nazione o uno stato, o nazioni o stati, perciò distinto da civile o municipale; che si occupa di politica o di governo; come, partiti politici »*
    Sapevo che le parole « politico » e « politica » derivano dal termine greco polis che significa semplicemente città. In greco polités indicava « cittadino » (quest’ultimo termine de riva dalla parola latina che sta per « città »), e l’aggettivo politikos (dal quale deriva il nostro «politico ») significava «dei cittadini, dello stato ». La lingua inglese, come quella italiana, ha ricevuto questi termini tramite il latino e la parola latina politia significa semplicemente « cittadinanza, governo, amministrazione »; parole come «polizia » e « politica» derivano tutte dalla stessa fonte.
    Ovviamente, ogni governo è politico in questo senso fondamentale della parola. Ciascun governo della terra è un’etità politica; ogni popoio organizzato in una particolare forma di governo dà origine a una « politica » (dal greco politeia). Essere cittadino di una qualsiasi nazione equivale ad essere membro di quello stato politico, usufruendo dei benefici ed accettando le responsabilità che tale appartenenza comporta. Può variare il limite entro il quale ci si adegua alle richieste di questo stato politico, ma l’appartenenza è un dato di fatto.
    E proprio di questi stati politici e dei loro governanti che l’apostolo Paolo scrisse ai Romani, cap. 13, esortando
    * New Webster’s Dictionary, Edizione Enciclopedica Deluxe.
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    i cristiani ad essere, loro sottomessi come a «pubblici servitori di Dio » o « ministri ». In verità, l’attività politica può diventare corrotta — e non v’è dubbio che lo stato politico romano divenne estremamente corrotto — tuttavia ciò, di per sé, non rende ogni attività politica sostanzialmente malvagia, né trasforma in qualcosa di interamente negativo la nazionalità, cioè l’appartenenza a uno stato politico o nazione. Nella loro lotta per il potere i partiti politici sono in larga misura responsabili del senso estensivo, secondario assunto dalla parola « politica »: come « insieme dei complotti e le strategie di coloro che perseguono potere personale, gloria, prestigio sociale o cose simili ». Questo è sbagliato, ma non per il fatto che sia errata ogni cosa relativa ad un’attività politica, giacché la mancanza di attività politica corrisponde, nel suo senso specifico, alla mancanza di governo.
    E con ciò siamo giunti al secondo motivo del mio dubbio. Riesco a capire perché la coscienza imponga ad alcuni di tenersi lontano dalla lotta politica e dalla feroce competizione che generalmente caratterizza la politica di un partito. Tuttavia, il particolare che mi fece seriamente meditare sulla situazione creatasi in Malawi fu che esso era, ed è tuttora, uno stato monopartitico: il Partito del Congresso del Malawi è il partito che governa il paese, e nessun altro partito viene riconosciuto. Pertanto, de facto, esso corrisponde al governo stesso, all’« autorità sovrana ». Se una persona poteva conservare la cittadinanza, cioè l’appartenenza alla comunità politica nazionale, senza violare l’integrità verso Dio, quale evidenza c’era che, per mostrare sottomissione all’insistenza del governo (espressa a partire dallo stesso capo di stato in giù), l’acquisto, da parte di tutti, di una tessera del partito al potere avrebbe costituito, di per sé, una violazione d’integrità verso Dio? Mi chiedevo allora, e lo faccio ancora quanto grande sia la differenza.
    Soprattutto, mi chiedo se, qualora Abramo, Daniele, Gesù e i suoi apostoli, o i primi cristiani si fossero trovati in una circostanza analoga ai loro tempi, avrebbero reagito a questa pretesa del governo allo stesso modo in cui reagì
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    l’organizzazione? È vero che in Malawi non era stata approvata nessuna specifica legge che esigesse l’acquisto della tessera, ma un tale cavillo sarebbe stato considerato determinante da Gesù Cristo di fronte alle pubbliche dichiarazioni fatte dalle autorità al potere?*
    Come avrebbero agito i cristiani del primo secolo alla luce dell’esortazione dell’apostolo: «Rendete a tutti ciò che è dovuto, a chi chiede la tassa, la tassa; a chi chiede il tributo, il tributo; a chi chiede timore, tale timore; a chi chiede onore, tale onore »?**
    Allora come adesso, la sottomissione a quella pretesa sarebbe stata certamente condannata da alcuni come « compromesso », una « concessione » alle pretese delle autorità politiche. Eppure, sono sicuro che ai giorni di Gesù esistevano molti devoti ebrei che consideravano la sottomissione alla richiesta di un ufficiale dell’odiato Impero romano di trasportare dei bagagli per un miglio, una cosa altrettanto detestabile; molti avrebbero preferito subire punizioni e maltrattamenti piuttosto che aderire ad una tal richiesta. Invece, Gesù esortò ad essere disposti ad andare, non solo per un miglio, ma per due! ***
    Senza dubbio, a molti dei suoi ascoltatori questo consiglio parve ripugnante, ebbe il sapore di una vile resa in luogo di una risoluta adesione ad una posizione di non collaborazione col potere straniero, gentile.
    Alla fine, di una cosa fui certo: avrei voluto essere molto sicuro che la posizione assunta fosse solidamente basata sulla Parola di Dio e non su semplici ragionamenti umani, prima di assumerla o di pubblicizzarla, specialmente in considerazione delle gravi conseguenze che avrebbe provocato. Non ero più convinto che le Scritture fornissero un sostegno chiaro ed inequivocabile alla direttiva sancita nel caso della situazione creatasi in Malawi. Potevo capire che uno po
    *Si confronti con Matteo 17:24-27, dove Gesù afferma che una certa tassa non si applicava giustamente a lui, comunque egli dice a Pietro di pagar la per non ‘ offendere le autorità ‘.
    **Romani 13:7.
    *** Matteo 5:41.
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    tesse sentirsi spinto dalla sua coscienza al rifiuto di acquistare la tessera e, in questo caso, egli doveva rifiutarsi, in armonia con il consiglio dell’apostolo in Romani 14:1-3,23*
    ma non riuscivo a spiegarmi perché si doveva imporre la valutazione della coscienza di uno su quella di altri riguardo a questo problema, né perché questa posizione doveva essere presentata come una rigida norma alla quale altri dovevano sottoporsi, specialmente in considerazione dello scarso sostegno offerto dalla Scrittura e dai fatti.
    In contrapposizione con questi precedenti relativi al Malawi, considerate, ora, le informazioni che vennero a galla nel corso della discussione del Corpo Direttivo in merito al problema del servizio sostitutivo. Molte delle affermazioni, fatte dai membri in relazione a questo problema, rispecchiavano l’atteggiamento rigido, ostinato, suggerito dei Testimoni nel Malawi. In quelle circostanze furono fatte alcune affermazioni di questo genere:
    « Anche se esiste solo un minimo rischio o dubbio di compromesso, non si dovrebbe fare ».
    « Non ci dev’essere compromesso ... Inoltre è necessario far capire chiaramente che una posizione di neutralità, di ‘non far parte del mondo’, tenendosi lontani dalle armi del mondo — la religione, la politica e la guerra — non sostenendole direttamente né indirettamente, è la posizione che sarà benedetta da Geova. Non vogliamo aree grige, desideriamo conoscere esattamente la nostra posizione in qualità di cristiani che non si abbassano a compromessi »**
    « . . . svolgere un lavoro civile in sostituzione del servizio militare . . .costituisce un tacito o implicito riconoscimento del proprio impegno nei confronti della macchina bellica di Cesare . Pertanto, non si può chiedere a un cristiano di

    * Questi versetti dicono: «Accogliete l’uomo che ha debolezze x sua fede, ma non per prendere decisioni su intime opinioni. Un uomo ha fede di mangiare di tutto, ma l’uomo che è debole mangia vegetali. Colui che mangia non disprezzi colui che non mangia, e colui che non mangia non giudichi colui che mangia, poiché Dio l’ha accolto ». « Ma se ha dubbi, è già condannato qualora mangi, perché non mangia con fede. In realtà, tutto ciò che non è dalla fede è peccato ».
    ** Dal promemoria presentato da Lloyd Barry, membro del Corpo Di rettivo.
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    sostenere un apparato militare né direttamente né indirettamente »*
    «Se un Testimone di Geova dicesse ad un giudice di essere disposto ad accettare un lavoro in un ospedale o un altro lavoro simile, ciò equivarrebbe ad un ‘ accordo ‘ col giudice, e significherebbe la perdita della sua integrità verso Dio » **
    « Accettare il servizio sostitutivo civile costituisce una specie di sostegno morale all’intero ordinamento »***
    « Dobbiamo mantenere una posizione uniforme in tutto il mondo. Dobbiamo essere fermi sulla questione ... Se con cedessimo ai fratelli questa libertà di scelta, avremmo dei problemi ... bisogna educare le coscienze dei fratelli » ****
    « Se cediamo a Cesare, allora non diamo nessuna testimonianza »*****
    « Coloro che accettanno questo servizio sostitutivo scelgono di percorrere la strada più
    comoda » ******
    Quello che sorprende è che, in quel preciso tempo, quelli che si esprimevano con queste affermazioni così categoriche ed ostinate, conoscevano la situazione esistente in Messico. Quando fornii a ciascun membro del Corpo Direttivo una copia della sintesi delle relazioni del Comitato di filiale riguardo al servizio sostitutivo, allegai il materiale inviatoci dal comitato della filiale messicana, il quale conteneva la seguente parte relativa all’« Attestato d’identità inerente il servizio militare » *******
    «L” Attestato d’identità inerente il servizio militare si dovrebbe ottenere effettuando il servizio militare della durata di un anno. Coloro ai quali viene rilasciato questo

    * Dal promemoria presentato da Karl Klein, membro del Corpo Di rettivo.
    ** Dalle affermazioni fatte da Fred Franz, membro del Corpo Diretti-io, e riportate in una lettera di William Jackson indirizzata a Pani Trask.
    *** Da una lettera del Comitato della filiale danese, citata nel promemo ria di Lloyd Barry.
    **** Da affermazioni fatte dal membro Ted Jaracz.
    ***** Da dichiarazioni fatte dal membro Carey Barber.
    ****** Da una dichiarazione fatta dal membro Fred Franz.
    ******* Si tratterebbe dell’equivalente del nostro « foglio di congedo militare » (N.d.T.).

    ‘foglio di congedo’, hanno l’obbligo di presentarsi ogni volta che lo stato li convoca, sia per la mobilitazione dell’esercito sia, almeno, per effettuare un atto di presenza (Articoli
    136-139, p. 6).
    Comunque, sebbene la legge proibisca ai militari o al personale dei Distretti militari di rilasciare ‘fogli di congedo ‘ per vie illegali, come bustarelle, la stragrande maggioranza degli impiegati viola queste leggi. (Articoli 50 e 51, p. 21; art. 3, p. 29; Istruttoria n. 1 del 16 settembre 1977, p. 2, paragrafi 3 e 4).
    Tutti in pratica con un pretesto, possono evitare il servizio militare pagando un impiegato che gli registri false partecipazioni alle esercitazioni settimanali (dando 1’ apparenza di una frequenza regolare), oppure procurandosi sempre a pagamento il documento nella sua forma legalizzata. In Messico questa è una pratica comune. Il governo messicano sta cercando di porre un freno al rilascio dei ‘ fogli di congedo ‘ a persone che non hanno effettuato il servizio militare, quando non esistono validi motivi legali. Recentemente, il 5 maggio 1978, in occasione della cerimonia del giuramento di fedeltà alla bandiera in presenza del Presidente della Repubblica Licenciado Jose Lopez Portillo, un generale, rivolgendosi ad un contingente di 100.000 giovani, ha detto che
    l’esercito non tollererà più manovre illegali per procurarsi il ‘ foglio di congedo ‘ “. Inoltre, ha aggiunto: “ Ci siamo assunti l’incarico di sradicare, in breve tempo, le ultime sacche di illegalità presenti nella struttura e riusciremo a mettere tutti i giovani in condizioni di recarsi ai Distretti militari municipali per le legali pratiche connesse ai loro ‘ fogli di congedo ‘ “. (Si veda El Heraldo del 6 maggio 1978)
    Qual era la posizione dei Testimoni di Geova in relazione a queste « pratiche illegali» connesse all’applicazione di quella legge? La lettera del Comitato di filiale prosegue dicendo:
    «I giovani proclamatori del Messico non hanno avuto difficoltà in relazione al servizio militare. Sebbene le leggi sul servizio militare siano molto precise, generalmente esse non vengono applicate alla lettera. Se un proclamatore, giunto all’età dell’arruolamento, non si presenta spontaneamente ad un Distretto militare, non viene convocato d’ufficio. D’altra
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    parte, coloro che già possiedono il proprio ‘foglio di congedo ‘ e si trovano inclusi tra i riservisti, non sono mai stati richiamati. Essi devono solo preoccuparsi di far aggiornare il loro ‘foglio di congedo’ quando sono trasferiti da una riserva ad un’altra, ma ciò non implica nessuna formalità se non quella di presentarsi in un ufficio per farsi modificare il ‘foglio di congedo ‘. Quest’ultimo è diventato un documento d’identificazione; se ne fa quest’uso quando si cerca lavoro, sebbene non sia indispensabile. Invece, per ottenere il passaporto, questo documento è indispensabile. Una persona non può lasciare il paese senza il ‘foglio di congedo ‘, a meno che non si procuri uno speciale permesso da parte delle autorità militari. I proclamatori che vogliono procurarsi un ‘foglio di congedo ‘ si recano in uno dei Distretti militari, si fanno registrare ed ottengono subito il loro ‘ foglio di congedo’, naturalmente questo non è completo, cioè non è legalizzato. Quindi, per legalizzarlo, essi si recano da qual cuno noto per la sua influenza o direttamente da un impiegato. Per ottenere la legalizzazione del documento essi devono pagare una certa somma di danaro (in base a quanto viene loro chiesto). In questo modo i proclamatori, o la maggioranza di loro che lo possiedono, si procurano il ‘ foglio di congedo’ ».
    Per dirla in breve, in Messico gli uomini in età coscrivibile devono sottoporsi ad un certo periodo di addestramento militare della durata di un anno. Previa registrazione, l’i scritto riceve un certificato o « foglio di congedo » contenente gli spazi per la registrazione della partecipazione alle settimanali sedute di addestramento militare. E illegale e perseguibile legalmente che un impiegato registri una frequenza se l’iscritto non ha veramente partecipato all’addestramento; tuttavia, si possono corrompere gli impiegati per ottenere proprio questo e molti messicani lo fanno. Secondo il Comitato di filiale questa pratica è comune anche tra i Testimoni di Geova messicani. Perché? Notate quanto la relazione della filiale continua a dire:
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    « La posizione dei fratelli messicani in relazione a questo problema fu esaminata anni fa dalla Società e abbiamo ricevuto istruzioni che abbiamo applicate ogni volta che i fratelli si sono rivolti alla Società per avere informazioni sull’argomento, (si veda l’allegata fotocopia)
    Quali erano le istruzioni impartite dalla Società, che la filiale messicana aveva applicato per anni? Come erano state fornite? Come le istruzioni impartite potevano accordarsi con la posizione assunta in Malawi e con le drastiche, inflessibili affermazioni fatte dai membri del Corpo Direttivo contro un pur « minimo rischio di compromesso », contro qualsiasi specie di « sostegno morale », « diretto o indiretto », dell’apparato militare?
    Feci un viaggio in Messico pochi giorni dopo la sessione del Corpo Direttivo del 15 novembre 1978, durante la quale si era giunti a un punto morto sulla questione del servizio sostitutivo. Ero stato incaricato di visitare la filiale messicana come pure quelle di parecchi paesi dell’America centrale. In una riunione con il Comitato di filiale del Messico, si parlò della pratica descritta nella loro relazione; si disse che la terribile persecuzione subita dai Testimoni di Geova in Malawi, a motivo del loro rifiuto di comprare una tessera di partito, aveva turbato le coscienze di molti Testimoni messicani. Comunque, i responsabili della filiale messicana precisarono che i loro suggerimenti, dati ai Testimoni messicani, erano in piena armonia con le indicazioni che la filiale aveva ricevuto dal quartier generale mondiale. Quali erano queste indicazioni? Sarà difficile per qualcuno credere all’autenticità delle indicazioni date, eppure esistono le prove fornite dal Comitato di filiale: ecco la prima, una lettera.
    N.H. Knorr
    124 Columbia Heights
    Brooldyn 1, New York
    4 febbraio 1960 n. 123
    Caro fratello Knorr,
    abbiamo due problemi sui quali vorremmo conoscere le direttive della Società. Il primo riguarda il caso del padre di una ragazza, che è servitore di congregazione. La ragazza è sposata e sia suo marito che lei erano proclamatori
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    e vivevano col padre, che è servitore di congregazione. Il genero è stato disassociato perché aveva un ‘altra donna. Nel giro di pochi anni questo genero ha messo su due famiglie: una con la propria moglie legale, sorella in fede con la quale vive nella casa del suocero, il servitore di congregazione; contemporanea mente, l’altra con l’altra donna. Naturalmente, egli è rimasto disassociato per tutto questo tempo. Il fatto che il suocero permette a quest’uomo vizioso di vivere con sua figlia nella propria casa, ha provocato molta confusione e dissenso nella congregazione fino al punto che il numero dei proclamatori è andato diminuendo negli anni e la congregazione versa in una condizione molto spiacevole. La domanda è: la figlia ha il diritto di vivere con quest’uomo? E’ vero che egli è il suo legale marito, ma, contemporaneamente, egli mantiene un ‘altra famiglia. E giusto che il suocero permetta a quest’uomo di vivere con sua figlia (una sorella) nella propria casa? Desideriamo conoscere la direttiva della Società su un caso del genere, per poterlo affrontare.
    Un ‘altra cosa che vogliamo trattare in questa sede è la legge sulle marce, considerate parte integrante del programma di addestramento militare. Dopo aver partecipato alle marce per un anno, si ottiene un documento attestante la partecipazione alle marce per un anno e questo documento è indispensabile per ottenere il passaporto, la patente di guida e in altre transazioni legali. In relazione a questo problema i fratelli conoscono la posizione del cristiano circa la neutralità, tuttavia, molti di loro offrono danaro a certi impiegati e si procurano il documento attestante la partecipazione alle marce. E corretta questa azione? Se un fratello partecipa veramente alle marce, noi applichiamo la direttiva secondo la quale egli ha accettato un compromesso e non lo nominiamo servitore per almeno tre anni. Eppure, è probabile che fra noi ci sia un servitore, o un servitore di circoscrizione, che possieda un documento del genere e che lo adoperi di tanto in tanto per questioni legali, pur non avendo mai partecipato alle marce prescritte. Cosa si deve fare in questa circostanza? Tra i fratelli c’è stata, e continua ad esserci, l’abitudine di offrire del denaro per assicurarsi il rilascio del documento attestante la partecipazione alle marce e molti di loro ora servono in qualità di servitori di circoscrizione e di servitori di congregazione: costoro stanno agendo slealmente? O ci troviamo di fronte a una stortura di questo sistema di cose? Possiamo lasciar correre o dobbiamo prendere qualhe provvedimento? Si commettono molte irregolarità in questo paese. Un poliziotto ti eleva una contravvenzione per violazione del codice della strada e poi ti chiede la sua « morbida », o una bustarella di 40 centesimi. Tutti sanno che egli non ha il diritto di far ciò, eppure tutti gli danno i 5 pesos per evitare di dover andare al comando di polizia, essere multati per 50 pesos e perdere molto tempo. Qui è una consuetudine, una pratica comune. E lo stesso per quanto riguarda il documento attestante la partecipazione alle marce? Un tuo consiglio su ciò sarà molto apprezzato.
    Uniti nel servizio di Geova
    Ciò che avete appena letto è la copia di una lettera inviata al presidente della Società dalla filiale messicana; nel suo secondo paragrafo è esposto il problema del pagamento di bustarelle per il rilascio di un certificato militare falsificato, su quest’argomento la filiale chiedeva istruzioni. (Nell’e dizione inglese viene riprodotta una copia carbone della lettera, presa dalla filiale, la quale, a differenza dell’originale, non viene firmata per prassi; N.d.T.).
    Quale risposta fu data a questa domanda? La risposta della Società arrivò in una lettera di due pagine datata 2 giugno 1960. La seconda pagina trattava la questione militare. Ecco la pagina della lettera che il Comitato di filiale mi consegnò, che conteneva il suggerimento della Società sulle questioni esposte:
    La Torre del Vigia
    Calzada Meichor Ocampo n. 71
    Messico 4, D.F.
    Messico
    2 giugno 1960 (157)
    Per quanto riguarda coloro che evitano l’addestramento militare offrendo denaro agli impiegati che si prestano al traffico, la stessa cosa accade in altre nazioni latino-americane, in cui dei fratelli hanno pagato alcuni addetti militari per ottenere l’esenzione dal servizio allo scopo di essere liberi di svolgere le proprie attività teocratiche. Se membri dell’apparato militare sono disposti ad accettare tale
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    intesa col pagamento di una tassa, ciò è responsabilità di questi rappresentanti dell’apparato statale. In tal caso il danaro pagato non finisce nelle casse dell’apparato militare, ma appartiene all’individuo che prende parte all’intesa. Se le coscienze di alcuni fratelli permettono loro di accettare questo tipo di intesa per conservare la loro libertà, noi non abbiamo alcuna obiezione da muovere. Naturalmente, se si dovessero trovare in qualche difficoltà a motivo di questo comportamento, essi si addosserebbero tutte le conseguenze e noi non potremmo offrire loro alcuna assistenza. Tuttavia, se laggiù l’intesa è una cosa ricorrente ed è nota agli ispettori, che non effettuano indagini per verificare la veracità della documentazione, allora la cosa può essere tollerata a motivo dei vantaggi che ne derivano. Se sorgesse un ‘emergenza militare e questi fratelli fossero messi a confronto con i documenti attestanti la partecipazione alle marce, ciò li obbligherebbe a prendere una decisione. In quel caso non si potrebbero districare col semplice pagamento di una somma di danaro, la loro tempra sarebbe messa alla prova e sarebbero costretti a esprimere apertamente la loro posizione per provare d’essere a favore della neutralità cristiana in maniera determinante.
    Con voi fedeli nell’opera del Regno
    Sebbene la lettera della filiale fosse indirizzata al presidente Knorr, la risposta, firmata con il timbro della Socità, era stata evidentemente scritta dai vicepresidente Fred Franz, che, come abbiamo già detto, era chiamato regolarmente dal presidente Knorr a formulare direttive su questioni dei genere; lo stesso linguaggio è tipico del vicepresidente.
    Le affermazioni contenute in questa lettera sono degne di nota. Sarebbe utile prendersi la briga di confrontarle con le dichiarazioni, riportate in precedenza, fatte dai membri del Corpo Direttivo durante la discussione sui tema del servizio sostitutivo, dichiarazioni nelle quali non si pesarono le parole e non si badò alla. finezza dei linguaggio ma che furono spesso brutali, perfino offensive.
    Nella risposta della Società al quesito proposto dai Messico la parola « bustarella » viene evitata, è sostituita col riferimento ad un’« intesa economica », al « pagamento di una tassa ». Viene posto l’accento sul fatto che il danaro va ad un individuo piuttosto che all ‘< apparato militare », lasciando intendere che ciò possa in qualche modo migliorare il carattere morale dell’« intesa ». La lettera parla del fatto che la faccenda è « ricorrente laggiù » e dice che siccome gli ispettori non indagano circa la «veracità della documentazione », essa può essere «tollerata» a motivo dei « vantaggi che ne derivano ». Alla fine, menziona il mantenimento del l’integrità in una possibile e futura « prova determinante ».
    Se il medesimo messaggio fosse stato espresso nello stesso tipo di linguaggio adoperato dai membri dei Corpo Direttivo durante le sessioni del dibattito sui servizio sostitutivo, credo che, più o meno, avremmo letto una cosa del genere:
    « In altri paesi latino-americani i Testimoni di Geova offrono bustarelle per corrompere gli impiegati. Se gli uomini della macchina da guerra sono disposti a farsi corrompere, il rischio è loro. Almeno, non date la bustarella alla macchina da guerra propriamente detta, ma solo a un colonnello o a un altro ufficiale che intaschi la bustarella per sé. Se le coscienze dei fratelli permettono loro di accordarsi con qualche ufficiale che è nel giro ‘, noi non obiettiamo. Na turalmente, se si cacciano nei pasticci, non ci vengano a chiedere aiuto. Siccome da voi ognuno si comporta così e gli ispettori non obiettano ai documenti falsificati, allora, anche voi della filiale potete chiudere un occhio. Se dovesse scoppiare una guerra, ci sarà tempo sufficiente per preoccuparci di affrontare il problema della neutralità.
    Con voi fedeli nell’opera del Regno ».
    Non ho intenzione d’essere ironico, e non credo che ciò che è stato esposto sia sarcastico. Ritengo che sia un’esplicita esposizione dell’indicazione della Società alla filiale messicana detta in termini terra terra, spoglia di eufemismi:
    quasi lo stesso linguaggio adoperato durante le sessioni menzionate del Corpo Direttivo.
    Una ragione per cui questa situazione è così scioccante per me è che, nello stesso tempo in cui la lettera asseriva
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    che la Società non aveva « obiezioni » da fare se i Testimoni messicani, di fronte alla chiamata all’addestramento militare, sceglievano di « evitarla ricorrendo a un pagamento di una somma di danaro », c’erano molti giovani nella Repubblica Dominicana che trascorrevano preziosi anni della loro vita in prigione perché si opponevano allo stesso tipo di adde stramento. Alcuni, come Leon Glass e suo fratello Enrique, furono condannati due o tre volte per il loro rifiuto, trascorrendo un totale di quasi nove anni della loro giovinezza in prigione. Il presidente e il vicepresidente della Società avevano visitato la Repubblica Dominicana in quegli anni ed erano andati perfino nelle prigioni per incontrare molti di questi uomini detenuti. Non riesco a capire come nella condizione di questi prigionieri dominicani, nonostante fosse nota, si adoperassero due pesi e due misure.
    Quattro anni dopo che quella direttiva era stata impartita ai messicani, ebbe luogo la prima esplosione di violenti attacchi contro i Testimoni di Geova in Malawi (1964) e sorse il problema dell’acquisto della tessera di partito. La posizione assunta dalla filiale del Malawi fu che acquistandola si sarebbe violata la neutralità cristiana, un compromesso indegno di un vero cristiano. Il quartier generale mondiale sapeva che questa era la posizione assunta. La violenza si calmò per un po’ e, poi, scoppiò nuovamente nel 1967,. in maniera così selvaggia che migliaia di Testimoni si dettero alla fuga dal loro paese. Un numero di rapporti sempre più crescente sulle orribili atrocità commesse cominciò a piovere sul quartier generale mondiale.
    Quale effetto ebbe ciò su loro e sulle loro coscienze in paragone con la posizione assunta in Messico? In Malawi i Testimoni, determinati a sostenere la posizione dell’organizzazione secondo la quale l’acquisto di una tessera di partito corrispondeva ad un tradimento dal punto di vista morale, venivano maltrattati e torturati, le donne erano violentate, case e campi distrutti e intere famiglie fuggivano in altre nazioni. Contemporaneamente, in Messico, i Testimoni corrompevano degli impiegati militari per ottenere un certificato attestante, falsamente, che essi avevano assolto i propri obblighi di leva, e, se si rivolgevano alla filiale, il personale applicava le indicazioni della Società e non diceva nulla che potesse indicare che quella pratica non aveva il sostegno delle norme dell’organizzazione o dei princìpi della Parola di Dio. Sapendo ciò, come si sentivano quelli che ricoprivano le più alte cariche nell’organizzazione? Considerate quanto segue.
    Nove anni dopo che la filiale messicana aveva scritto la prima lettera, ne inviò una seconda datata 27 agosto 1969, anch’essa indirizzata al presidente Knorr. Questa volta fu dato risalto a un particolare aspetto che sembrava essere sfuggito. Riporto il contenuto delle pp. 3 e 4 della lettera datami dal Comitato di filiale; ho evidenziato i punti principali messi a fuoco dalla filiale.
    Società Torre di Guardia di Bibbie e Trattati
    Ufficio del Presidente
    124 Columbia Heights
    Brooklyn, New York 11201
    27 agosto 1969 n. 182
    Nel corso delle riunioni di giugno della filiale si è discusso l’argomento esposto alle pp. 34 e 35 dell’< Aid to Answering ». In base al modo in cui il problema militare è stato affrontato qui negli anni trascorsi, ho sottoposto il problema all’attenzione di alcuni fratelli ma, siccome ritenevo di non conoscere alcuni aspetti del problema, si è pensato che fosse meglio scrivervi per ottenere chiarimenti. Cercando negli archivi, abbiamo trovato una lettera, datata 4 febbraio 1960 n. 123, in cui si poneva la domanda circa il modo in cui ci si doveva regolare dal momento che molti offrivano del danaro per procurarsi il documento legale rilasciato agli arruolati. Comunque, nella domanda non si disse che il rilascio di questo documento pone l’interessato nella prima riserva, esponendolo ad una chiamata se e quando dovesse verificarsi un’emergenza, alla quale l’esercito in uniforme non sia in grado di far fronte. Pertanto la nostra domanda è questa: questo particolare modifica la direttiva espressa nella vostra lettera del 2 giugno 1960 (157) p. 2, che rispondeva alla nostra lettera menzionata sopra? La vostra lettera diceva quanto segue: « Per quanto riguarda
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    coloro che evitano l’addestramento militare offrendo danaro agli impiegati che si prestano al traffico, la stessa cosa accade in altre nazioni latino-americane, dove i fratelli hanno pagato al cuni addetti militari per ottenere l’esenzione allo scopo di conservare la propria libertà per le attività teocratiche. Se membri dell’apparato militare sono disposti ad accettare tale intesa col pagamento di una tassa, ciò è responsabilità di questi rappresentanti dell’apparato statale. In tal caso il danaro pagato non finisce nelle casse dell’apparato militare, ma appartiene all’indi viduo che prende parte all’intesa. Se le coscienze di alcuni fratelli permettono loro di accettare questo tipo di intesa per conservare la loro libertà, noi non abbiamo alcuna obiezione da muovere. Naturalmente, se si dovessero trovare in qualche difficoltà a motivo di questo comportamento, essi si addosserebbero tutte le conseguenze e noi non potremmo offrire loro alcuna assistenza. Tuttavia, se laggiù l’intesa è una cosa ricorrente ed è nota agli ispettori, che non effettuano indagini per verifica re la veracità della documentazione, allora la cosa può essere tollerata a motivo dei vantaggi che ne derivano. Se sorgesse un’emergenza militare e questi fratelli fossero messi a confronto con i loro documenti attestanti la partecipazione alle marce, ciò li obbligherebbe a prendere una decisione dalla quale non si potrebbero districare col semplice pagamento di una somma di danaro, la loro tempra sarebbe messa alla prova e dovrebbero esprimere apertamente la loro posizione per provare d’essere a favore della neutralità cristiana e in maniera determinante ». Ciò che è stato citato nella vostra lettera è quello che è stato fatto, ma sembra che si debba apportare qualche cambiamento in ciò, se si considera che questi fratelli vengono collocati nella prima riserva. Naturalmente, sembra che le benedizioni di Geova siano state copiose sui suoi servitori qui, perché l’opera è progredita molto bene nel corso degli anni nonostante che la maggioranza dei servitori di circoscrizione e di distretto e quelli della famiglia Betel abbiano adottato questa procedura. Apprezzeremo moltissimo il ricevere qual che istruzione da voi sull’ipotesi se debba aver luogo qualche cambiamento oppure no. In caso di cambiamento e se questa procedura non potrà più essere applicata, i fratelli non potranno più ottenere il rilascio del passaporto, tutta via potranno sempre partecipare ad assemblee organizzate nel paese. In caso di cambiamento, quale sarà la posizione di quelli inclusi nella prima riserva? Come si dovrà affrontare il problema? Attendiamo una vostra risposta sull’argomento.
    La costruzione del nostro nuovo edificio procede molto bene e speriamo di vederlo completato e in uso alla lode di Geova e per l’edificazione dei fratelli mediante le assemblee che si terranno lì. Siate certi del mio amore e cari sa-
    luti.
    Vostro fratello e conservo
    La risposta inviata, in data 5 settembre 1969, porta il timbro della Società di New York, ma la sigla anteposta alla data indica che essa fu scritta dal presidente, che si servì di un segretario (« A » è la sigla del presidente, « AG » è la sigla di uno dei suoi segretari). Ricordando che il quartier generale mondiale era dettagliatamente informato delle orribili sofferenze che i Testimoni di Geova del Malawi avevano già sopportato nel 1964 e nel 1967, perché si erano risolutamente rifiutati di acquistare la tessera del partito com’era stato sollecitato dal governo del loro paese, esaminate la risposta del 5 settembre 1969, inviata al quesito della filiale messicana.
    Alla filiale messicana
    A/AG 5 settembre 1969
    Cari fratelli,
    abbiamo ricevuto la vostra lettera del 27 agosto (182) in cui ci ponete una domanda circa i fratelli arruolati in Messico e che attualmente sono inquadrati nella prima riserva.
    La lettera da voi citata del 4 febbraio 1960 (123) affronta l’intero argomento; non c’è nulla da aggiungere. La responsabilità per quanto faranno ricadrà su questi individui, se mai saranno richiamati, ed è prematuro prendere qualsiasi provvedimento. Nel frattempo questi fratelli che sono stati inquadrati e che hanno pagato una tassa, sono liberi di andare in servizio. Non è che stiamo concedendo la nostra approvazione su questo problema, è la loro coscienza, non la nostra, che ha permesso a loro di agire nel modo in cui hanno agito. Se la coscienza li autoriz za a fare ciò che hanno fatto e non fanno compromesso in alcun modo, allora lasciate la cosa in sospeso. Non c’è motivo che voi rispondiate alle domande o che commentiate la questio
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    ne con alcuni, né che entriate in argomento. Un giorno potrà accadere che noi affronteremo la questione ed essi dovranno prendere una decisione, come illustra la lettera, allora verrà per loro il momento di decidere. Non possiamo decidere della vita di ognuno sulla terra. Se la coscienza ha permesso a queste persone di fare ciò che hanno fatto e di essere inquadrati nella riserva, ciò è un loro problema, se se ne preoccupano. Non spetta alla Società preoccuparsi di ciò.
    La Società ha sempre suggerito alle persone di obbedire alle leggi e se un individuo ha fatto ciò che avete descritto nella vostra lettera e questo non turba la sua coscienza, allora lasciate la questione così com ‘è. Non c’è ragione che noi decidiamo per la coscienza di un altro uomo, né che ci intromettiamo in un argomento o in una controversia inutilmente. Se gli individui non si compromettono, nel senso di imbracciare le armi, e il loro operato continua a permettere loro di fare delle loro spade cesoie per potare, allora la decisione spetta a loro. Se essi, nella loro vita, cambiano quest’atteggiamento, allora questo è sufficiente perché i sorveglianti della congregazione assumano una posizione. Pertanto, lasciate le cose così come stanno e come sono state fin dal febbraio del 1960 senza nessun ulteriore commento.
    Possano le ricche benedizioni di Geova scendere su voi.
    Vostri conservi


    Quello che rende tutto ciò così completamente incredibile è che la posizione dell’organizzazione riguardo all’appartenenza all’apparato militare è sempre stata identica alla sua posizione circa l’appartenenza ad un’organizzazione «politica ». In entrambi i casi, ogni Testimone che vi aderisce viene automaticamente considerato un « dissociato ». Eppure, il Comitato della filiale messicana aveva precisato in modo cristallino che tutti i Testimoni che si erano procurati il certificato che escludeva ogni dubbio relativo al servizio militare (mediante una bustarella) erano ora inquadrati nella prima riserva dell’esercito. I Testimoni in Malawi rischiavano vita e salute, case e terre, per aderire alla posizione assunta dall’organizzazione nel loro paese. In Messico non esisteva un così alto rischio, eppure fu adottata una politica della massima tolleranza: lì i Testimoni potevano appartenere alla prima riserva dell’esercito e, tuttavia, essere sorveglianti di circoscrizione o di distretto, membri della famiglia Betel! La relazione del Comitato di filiale chiarisce ciò (così come mostra quanto fosse comune tra i Testimoni la pratica di dare bustarelle per procurarsi il certificato). Essa prosegue dicendo: « Com’è illustrato nella lettera già citata, ricevuta da Brooklyn, i fratelli debbono esercitare la propria coscienza sulla questione. Ciò che comunque sarebbe bene chiarire è che è diventato così comune nell’organizzazione in Messico procurarsi il ‘foglio di congedo’ in questa maniera (pagando). Gli inconvenienti provocati dalla mancanza del ‘foglio di congedo’ sono questi: non si può lasciare il paese (cosa che i fratelli di questa nazione fanno spesso, recandosi negli Stati Uniti in occasione delle assemblee) o si ha qualche piccolo problema nel procurarsi un lavoro, quando è richiesto questo documento. Oltre a ciò, non ci sono altri motivi per cui i giovani dovrebbero sentirsi costretti a cercare di procurarsi il documento; tuttavia, è così facile procurarselo e, consultando altri giovani che l’hanno ottenuto, essi imparano come fare, né questi giovani si preoccupano se sia giusto agire in questo modo: procurandosi questo documento nella maniera prima descritta ».
    Letteralmente migliaia di Testimoni messicani conoscono la verità sulla situazione descritta. Tutti i membri del Comitato della filiale messicana lo sanno; e tutti i membri del Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova conoscono qua le fosse la posizione assunta dal quartier generale internazionale sulla questione. Eppure, fuori dal Messico pochissime persone hanno qualche idea di quello che è stato detto; probabilmente, nessuno dei Testimoni del Malawi lo sa.
    Non riesco a immaginare due pesi e due misure più evidenti, né riesco a concepire un ragionamento più contorto di quello che permette la posizione assunta in Messico e, contemporaneamente, argomenta così drasticamente e dogmaticamente che l’accettazione del servizio sostitutivo è con dannabile perché esso viene « considerato dal governo allo stesso modo dello svolgimento del servizio militare », è un
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    « tacito o implicito riconoscimento della macchina bellica di Cesare ». I medesimi uomini che fecero quelle affermazioni durante le sessioni del Corpo Direttivo e insistettero che « noi non vogliamo aree grigie » e che «bisogna educare le coscienze dei fratelli », dissero questo ben sapendo che tra i Testimoni di Geova messicani, per più di venti anni, era invalsa la prassi comune di offrire bustarelle per un certificato falso attestante l’espletamento del servizio militare, una prassi che il quartier generale internazionale aveva ufficialmente definito ‘ di pertinenza della loro coscienza ‘.
    Malgrado ciò, alcuni membri (fortunatamente, in parecchie sessioni furono solo una minoranza) sostennero la posizione tradizionale di considerare « dissociato » un uomo che, all’invito del giudice di lavorare in ospedale, avesse risposto di sì semplicemente ed onestamente poiché la sua coscienza glielo avrebbe permesso. Essi parteggiavano per quella direttiva pur sapendo che in Messico anziani, sorveglianti di circoscrizione, sorveglianti di distretto e membri del personale della filiale corrompevano pubblici ufficiali per procurarsi il foglio di congedo militare attestante che essi ora erano inquadrati nella prima riserva dell’esercito, la « macchina bellica ».
    Un membro del Corpo Direttivo, sostenendo la posizione tradizionale aveva citato un membro del Comitato della filiale danese, Richard Abrahamson, il quale avrebbe detto in relazione al servizio sostitutivo: « Rabbrividisco al pensiero di permettere a questi giovani di decidere da soli ». Eppure, l’indicazione ufficiale, fornita dal quartier generale dell’organizzazione alla filiale messicana, era che il fatto che i giovani fratelli dessero una bustarella per un documento falsificato, che li collocava nella prima riserva, era « un loro problema, se ciò li preoccupava. Non spetta alla Società preoccuparsi di ciò ». Più avanti, la lettera ribadiva: « Non c’è motivo che noi decidiamo per la coscienza di un altro uomo ».
    Perché non fu assunta la stessa posizione nei confronti dei fratelli del Malawi?
    Nutro seri dubbi sul fatto che la maggioranza dei Testimoni di quella nazione sarebbe giunta alla medesima conclusione alla quale pervenne il personale della filiale; ed è ugualmente dubbio che ci fosse un solo nativo del Malawi (l’ex Nyasaland) tra quelli che stabilirono una direttiva del genere.
    Non c’è nessuna colpa da addebitare ai capi dell’organizzazione per quanto riguarda la grottesca divergenza di direttive date?
    E rilevante che, per quanto riguarda l’omessa applicazione dei nobili princìpi della loro Costituzione da parte delle autorità del Malawi, la Società Torre di Guardia affermasse che la « responsabilità definitiva » sarebbe ricaduta sul Presidente Banda, dicendo:
    «Se egli lo sa e permette che continui, di sicuro come capo del paese e del Partito del Congresso del Malawi deve portare a nome del suo partito politico la responsabilità di ciò che accade nel suo paese.
    Similmente, i membri del Parlamento e i membri del partito che o hanno incitato i giovani alla violenza o hanno chiuso un occhio a ciò che accade non possono essere esentati dalla responsabilità. Possono i servitori civili, la polizia, i consulenti legali e altri funzionari responsabili, che preoccupati per la sicurezza del loro posto coprono col silenzio ciò che accade nel Malawi, assolversi dalla responsabilità? »*
    Lo stesso criterio col quale l’organizzazione giudicò le azioni delle autorità del Malawi, dovrebbe applicarsi, certamente, anche all’organizzazione. Se il Corpo Direttivo, consapevole non solo di quanto era stato detto riguardo alle autorità del Malawi e alla loro responsabilità, ma anche della posizione assunta dall’organizzazione in Messico, avesse veramente creduto che la direttiva impartita ai fratelli del Malawi fosse l’unica giusta, allora esso avrebbe dovuto ovviamente opporsi alla posizione assunta in Messico. Per sostenere la rigida posizione assunta in Malawi essi avrebbero dovuto cer
    * Citato da Svegliatevi! dell’8-6-1968, p. 21; si confronti con Matteo7:1-5
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    tamente essere convinti della giustezza di quella posizione, senza alcun dubbio sul fatto che essa fosse la sola conveniente ad un vero cristiano, l’unica basata giudiziosamente e solida mente sulla Parola di Dio. Autorizzare in qualsiasi maniera l’atteggiamento assunto in Messico avrebbe significato che essi avessero questa convinzione; d’altra parte, se avessero creduto che la posizione assunta in Messico, la quale permetteva agli uomini di esercitare le loro coscienze riguardo al procurarsi il foglio di congedo militare (addirittura per vie illegali), fosse giusta o, almeno, accettabile, allora avrebbero dovuto certamente accordare ai fratelli del Malawi lo stesso diritto di esercitare la loro coscienza riguardo a un problema che non implicava nessuna corruzione, né illegalità, né falsificazione. Un’ambigua astensione, la chiusura degli occhi di fronte ai fatti, il soprassedere in silenzio all’ambigua applicione di una norma, forse a causa della preoccupazione per la sicurezza della loro posizione, avrebbero significato seguire la stessa condotta che essi stessi avevano condannata in relazione ai funzionari del Malawi, dal primo all’ultimo.
    In realtà, quali furono i commenti del Corpo Direttivo durante le sessioni in cui furono portate alla sua attenzione le informazioni provienienti dal Messico? La direttiva relativa al Messico era stata formalizzata, sostanzialmente da due soli uomini, eppure, ora, tutto il Corpo ne veniva a conoscenza *
    * A quel tempo (1978) Nathan Knorr era morto; Fred Franz, il nuovo presidente, era stato presente a tutte le sessioni in cui si era discusso del servizio sostitutivo

    Quale responsabilità sentivano e come avrebbero reagito all’evidente difformità tra questa posizione e quella assunta in Malawi?
    Quando sollevai il problema, non si udì nessuna parola di disapprovazione o di indignazione morale da parte di quelli che si erano espressi in termini tanto vigorosi ed inflessibili contro il servizio sostitutivo. Non fu fatto nessun appello per qualche azione che modificasse la direttiva in vigore in Messico a favore di una coraggiosa dichiarazione contro il
    minimo cedimento al compromesso. Sebbene la terza e la quarta ondata di violenza si fossero abbattute sui Testimoni del Malawi (nel 1972 e nel 1975), non udii nessuna espressione di costernazione per la disparità di criteri adottati in quel paese e quelli applicati in Messico. Evidentemente la maggior parte dei membri ritenne accettabile la direttiva data in Messico mentre, contemporaneamente, insisteva su un criterio completamente differente, da applicarsi in tutti gli altri paesi.
    Ancora una volta, non credo che la questione si risolva semplicemente riferendoci alle personalità, ai singoli membri coinvolti. Sono giunto alla conclusione che questa prospettiva sia, in realtà, il tipico risultato di qualsiasi struttura autoritaria, che adotta un approccio legalistico al cristianesimo, inducendo gli appartenenti alla struttura autoritaria ad accettare l’esistenza di norme ambigue senza provare grossi scrupoli di coscienza. Dal loro punto di vista, i fratelli messicani si sentirono turbati nelle proprie coscienze sapendo dell’intensa sofferenza dei Testimoni in Malawi, i quali si rifiuta vano di pagare un prezzo legale, per vie legali, per l’acquisto di una tessera del partito che governava il paese, mentre essi stessi si procuravano illegalmente il foglio di congedo militare pagando tangenti. Tuttavia, quelli del « vertice », nella cosiddetta « torre d’avorio », sembravano stranamente indifferenti a questi sentimenti, insensibili alle conseguenze derivanti alle persone da queste norme così ambigue. Anche questo credo che sia una conseguenza del sistema, il che è uno dei motivi per i quali personalmente ritengo un sistema del genere repellente.
    Tutti i membri del Corpo Direttivo erano pienamente al corrente della direttiva messicana fin dall’autunno del 1978. Circa un anno dopo, a settembre del 1979, il Corpo Direttivo riprese la discussione sul non risolto problema del servizio sostitutivo, questa volta esso fu posto in evidenza da una lettera proveniente dalla Polonia.
    Ammonendo che il servizio sostitutivo potesse essere una « trappola per indottrinare i fratelli », Milton Henschel
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    raccomandò estrema cautela, parlando a favore della pratica, adottata da molti Testimoni polacchi, di adottare l’espediente di lavorare nelle miniere di carbone per evitare l’arruola mento. Ancora una volta, Lloyd Barry esortò a sostenere la posizione in base alla quale i Testimoni « dovrebbero restar fuori dall’intera organizzazione militare ». Ted Jaracz disse che « i nostri fratelli avranno problemi e guardano all’organizzazione di Geova per ricevere direttive », e che era necessario evitare diversità di opinioni, che non avremmo dovuto dare ai fratelli l’impressione che il Corpo Direttivo stesse dicendo: « prego, fate pure! sottomettetevi alle disposizioni relative al servizio sostitutivo ». Carey Barber espresse l’opinione che « qui non c’è spazio per l’esercizio della coscienza, è qualcosa in cui abbiamo il dovere di interveni re » senza fare concessioni. Fred Franz asserì che la nostra « coscienza deve lasciarsi guidare dalla Bibbia» ed espresse nuovamente il suo sostegno alla posizione tradizionale in op posizione a qualsiasi accettazione del servizio sostitutivo.
    A quell’epoca, Ewart Chitty non era più membro del Corpo perché aveva rassegnato le proprie dimissioni su invito del Corpo Direttivo. Grant Suiter era assente dalla sessione: sia Suiter che Chitty avevano votato a favore di un cambiamento della direttiva nella riunione del 15 novembre 1978. Tuttavia, c’erano altri due nuovi membri del Corpo, Jack Barr (dall’Inghilterra) e Martin Poetzinger (dalla Germania), e questi erano presenti alla sessione del 15 settembre 1979. Quando fu finalmente presentata una mozione, i voti furono esattamente distribuiti: otto erano favorevoli al cambiamento della direttiva, otto erano i contrari (inclusi i voti dei due nuovi membri).
    Il 3 febbraio 1980 la questione fu nuovamente inclusa nell’ordine del giorno. In quel tempo era trascorso più di un anno dalla mia visita in Messico ed Albert Schroeder vi aveva fatto un’altra visita annuale. I membri del Comitato della filiale messicana avevano nuovamente espresso la loro preoccupazione circa l’abitudine di corrompere per ottenere fogli di congedo militare falsificati, e Schroeder aveva riferito
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    il protrarsi di questa situazione al Corpo dopo il suo ritorno. Le osservazioni, fatte da diversi membri nel corso della sessione, resero evidente che in nessun modo ci sarebbe stata la maggioranza dei due terzi per decidere sul problema del servizio sostitutivo e non fu neppure presentata una mozione.
    La questione era « rinviata ». Dal novembre del 1977, data di ricevimento della lettera spedita da Michel Weber, l’anziano del Belgio, fino al febbraio 1980 il Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova aveva cercato senza successo, in sei diverse occasioni, di risolvere il problema.
    Comunque, che dire delle persone ancora soggette alla direttiva rimasta in vigore; quelle che La Torre di Guardia aveva definito « la base »? Potevano anch’esse « rinviare » il problema? Tutt’altro. L’incapacità del Corpo di raggiungere quell’indispensabile maggioranza dei due terzi significava che un Testimone di Geova di sesso maschile il quale, in qualsiasi parte del mondo, avesse agito secondo la propria coscienza riconoscendo il servizio sostitutivo come un valido provvedimento governativo, avrebbe potuto agire in questo modo solo al prezzo di essere considerato fuori dall’organizzazione, sullo stesso piano degli espulsi. Ciò significava anche che il Corpo Direttivo, nel complesso, era propenso alla conservazione in Messico della stessa direttiva in vigore da venti anni, mentre la direttiva completamente differente operante in Malawi doveva restare immutata.
    DUE SPECIE DI PESI PER MISURARE
    « Due sorte di pesi sono qualche cosa di detestabile a Geova, e la bilancia ingannatrice non è buona » Proverbi 20:23.
    L’esame di altre circostanze esistenti tra i Testimoni di Geova messicani può aiutarci a capire il ragionamento di alcuni membri del Corpo. Come conseguenza della rivoluzione messicana e a motivo del fatto che la Chiesa Cattolica da lungo tempo detiene la proprietà di immensi territori nel
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    paese ed ha altri possedimenti nella nazione, la Costituzione messicana vieta ad ogni organizzazione religiosa il diritto di acquistare proprietà. Le chiese e i beni ecclesiastici sono, in effetti, custoditi dal governo, che ne consente l’uso alle organizzazioni religiose. A causa dello sfruttamento subìto in passato da parte del clero straniero, in Messico non viene consentito ai missionari stranieri o ai ministri di svolgere le loro funzioni. A cosa ha condotto tutto ciò nel caso del l’organizzazione dei Testimoni?
    L’amministrazione del quartier generale dell’organizzazione dei Testimoni di Geova aveva deciso da tempo che, a motivo della legislazione messicana, i Testimoni di Geova locali si presentassero non come un’organizzazione religiosa, ma come un gruppo « culturale »: l’ente legale nazionale costituito in quella nazione, La Torre di Vigia, è registrata in questa veste presso il governo messicano. Pertanto, i Testimoni di Geova messicani non dichiarano di tenere riunioni religiose o studi biblici, ma di frequentare adunanze « culturali »; durante queste adunanze non fanno preghiere né cantano inni, e ciò accade anche nel caso delle più vaste assemblee. Quando si impegnano nell’attività di casa in casa, portano con sé soltanto le pubblicazioni della Torre di Guardia (che, come essi sostengono, la Società Torre di Guardia fornisce loro come « ausilio nell’attività culturale »). Il gruppo di Testimoni operanti in una determinata zona non porta con sé la Bibbia mentre svolgono questa opera, perché ciò consentirebbe di identificarli come impegnati in un’opera religiosa. In una determinata zona un gruppo di Testimoni non viene definito « congregazione » ma « compagnia »; essi non dicono che effettuano battesimi, tuttavia fanno la stessa cosa sotto il nome di compiere il « simbolo ».
    Questo « linguaggio ingannevole » non viene adoperato per il fatto che si vive in un paese totalitario che prende misure repressive della libertà di culto * , ma soprattutto per

    * Di fatto, il governo messicano ha mostrato considerevole indulgenza nei confronti dei Testimoni di Geova, giacché si sa che la loro presentazione di sé come un’organizzazione «culturale », non religiosa, è semplicemen te un sotterfugio

    evitare di doversi sottoporre alla normativa governativa inerente l’acquisto di proprietà da parte di organizzazioni religiose. Né si deve pensare che questo sotterfugio sia stato escogitato dagli stessi Testimoni messicani; si tratta di un provvedimento ideato e messo in opera dal quartier generale di Brooklyn.
    E interessante mettere a confronto la deliberata eliminazione delle preghiere e degli inni nelle adunanze dei Testimoni messicani con l’operato della Società negli Stati Uniti; qui essa si mostrò risoluta a combattere caso dopo caso, in tutti i modi, fino a giungere al cospetto della Corte Suprema del paese piuttosto che rinunciare a certe pratiche come l’offerta di letteratura di casa in casa senza licenza e senza segnalarla alla polizia, il diritto di adoperare automobili provviste di altoparlanti, la distribuzione di letteratura agli angoli delle strade e molte altre pratiche del genere, tutelate dai diritti costituzionali: l’organizzazione non voleva rinunciare a nessuna di queste cose. Essa combatté per garantirsele, sebbene queste specifiche pratiche non rientrassero certamente tra le cose che facevano i primi cristiani del primo secolo, pertanto non possono essere incluse tra le fondamentali attività cristiane.
    Invece, la preghiera di gruppo o di congregazione era una fondamentale attività religiosa durante le riunioni dei primi cristiani e lo era stata tra i servitori di Dio da tempo immemorabile. Il governo messicano non ha nulla in contrario sulla preghiera fatta durante raduni religiosi. Eppure, ai Testimoni di Geova si ordina di dire che le loro riunioni non sono di natura religiosa. Poche cose potrebbero essere considerate più strettamente collegate con l’adorazione di Dio e più specificamente spirituali della preghiera. Quando un decreto imperiale in Persia proibì di rivolgere preghiere a chiunque eccetto che al re per un periodo di trenta giorni, il profeta Daniele considerò la questione così cruciale che
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    rischiò il prestigio, le ricchezze e la stessa vita violando il decreto *
    * Daniele 6:1-11.

    Tuttavia, il quartier generale dell’organizzazione usò un espediente: il sacrificio della preghiera comunitaria tra i Testimoni di Geova in tutto il Messico; con quale beneficio, con quale « evidente vantaggio »? Sacrificando la preghiera e gli inni comunitari e l’uso della Bibbia nella pubblica attività di testimonianza, l’organizzazione può detenere il diritto di proprietà in Messico a beneficio della Società ed operare indipendentemente dalle restrizioni governative imposte alle altre religioni. Essi sono disposti a dire che la loro organizzazione non è un movimento religioso, che le loro adunanze non sono riunioni religiose, che la loro attività di testimonianza non è un’opera religiosa, che il battesimo non costituisce un gesto religioso, mentre in ogni altra nazione del mondo i Testimoni di Geova sostengono proprio il contrario.
    Conoscendo queste circostanze, alcuni membri del Corpo Direttivo potevano essere indotti a tollerare l’offerta di bustarelle in cambio di documenti falsificati come qualcosa di non molto difforme dalla linea di condotta adottata nel complesso per tutti i Testimoni di Geova messicani. Tutto ciò può spiegare, almeno in parte, come essi abbiano potuto contemporaneamente esprimersi così candidamente contro ogni compromesso in altre nazioni; sembra evidente che nelle menti di alcuni membri ciò non costituisce u problema di direttiva ambigua, nelle loro menti prevale un solo criterio: fare qualsiasi cosa l’organizzazione decida e approvi.
    L’organizzazione ha impartito delle direttive riguardo al Messico e circa la pratica di offrire bustarelle, comune in quel paese, lasciando decidere la coscienza individuale, e ciò è ritenuto accettabile: un uomo può dare del danaro in cambio del foglio di congedo e, ciò nonostante, può essere scelto per incarichi di rilevante responsabilità, senza che, a parere dei dirigenti, debba avvertire alcuno scrupolo di fronte a Dio. L’organizzazione ha deciso diversamente in relazione al
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    servizio sostitutivo (come pure in merito alla situazione creatasi in Malawi), pertanto chiunque trascuri di adeguarsi a questa decisione, è indegno di occupare un qualsiasi posto nella congregazione: è, di fatto, un trasgressore dell’integrità verso Dio.
    Allora come adesso, non riesco a capire come dei cristiani abbiano potuto adottare questo punto di vista. Tutti i richiami sfrontati, quasi stridenti, da parte di qualcuno a « restare incontaminati dal mondo » suonavano alle mie orecchie come vuoti, semplicemente retorici, come un linguaggio che fa colpo ma che non corrisponde alla realtà. Non riesco a mettere in relazione in alcun modo il ragionamento che conduceva a quelle espressioni con i fatti che erano ben noti a tutti i membri che pronunciavano quelle frasi e a quelli che le ascoltavano.
    Ho vissuto nei paesi dell’America Latina per circa venti anni e non ho mai offerto bustarelle. Eppure, so molto bene che ci sono dei posti, non solo nell’America Latina ma in varie parti della terra, in cui, sebbene la legge sia,dalla tua parte e ciò che chiedi sia perfettamente legittimo, è quasi impossibile ottenere determinate cose senza versare del danaro. Non è difficile capire che uno, posto di fronte a questa situazione, possa considerarla come una specie di estorsione, allo stesso modo nei tempi biblici gli esattori di tasse e i
    soldati potevano esigere più del dovuto e commettere in tal modo un’estorsione. Non è giusto, secondo me, giudicare negativamente le persone che soggiacciono a tale sopruso. Né ho la presunzione di giudicare quei messicani che, non avendo la legge dalla loro parte, agivano contro la legge. Essi non si esponevano semplicemente ad un’estorsione, anzi sollecitavano deliberatamente le azioni illegali di un impiegato mediante l’offerta di danaro per procurarsi un documento falsificato, illegale. Non è questo comunque ciò che considero scioccante, perfino sconvolgente in tutta la questione.
    E, invece, il modo in cui uomini che godono di grande autorità possano permettere che presunti «interessi dell’organizzazione » siano valutati di un’importanza così grande in paragone con gli interessi della gente comune, gente con
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    figli, case e lavoro, individui la cui maggioranza dà prova d’essere a dir poco così coscienziosa nella devozione a Dio quanto uno qualsiasi di quegli uomini che compongono la corte che decide ciò che deve e quello che non deve rientra re nell’ambito dell’esercizio della coscienza di quelle persone.
    E il fatto che uomini al potere concedano a se stessi il diritto di dissentire dalle opinioni altrui, ma pretendono uniformità da tutti gli altri; che uomini ritengano lecito ad essi esprimere sfiducia nell’uso altrui della libertà di coscienza cristiana, ma si aspettano implicitamente che gli altri ripongano fiducia in loro e nelle loro decisioni, mentre riservano a se stessi il diritto di esercitare la propria coscienza per condonare manovre illegali ed evidentemente false esposizioni dei fatti.
    E il fatto che uomini al potere, giacché la variazione di un voto riduce la maggioranza dal 66 e 2/3% al 62 e 1/2%, siano disposti a permettere che questo faccia restare in vigore una direttiva che può indurre altri uomini ad accettare di essere arrestati, d’essere separati dalla famiglia e dalla casa per dei mesi, addirittura ad essere imprigionati per anni, sebbene queste persone non comprendano la base biblica della direttiva che sono incoraggiati ad applicare e, in certi casi, credano che la stessa direttiva sia sbagliata.
    E il fatto che uomini al potere possano impartire una direttiva che induce la gente comune, uomini, donne e bambini, ad affrontare la perdita di casa e campi, maltrattamenti, torture, violenze e morte per il rifiuto di pagare una tassa legale per una tessera dell’organizzazione che è, a tutti gli effetti, l’autorità governativa del paese; mentre, nello stesso tempo, essi autorizzano uomini di un altro stato a considerare accettabile la corruzione di impiegati militari per preoccuparsi un documento che attesta falsamente che essi hanno svolto il servizio militare e sono inquadrati nella prima riserva dell’esercito.
    E tutto ciò che io trovo scioccante; e, per quanto sinceri si voglia essere, continuo a trovarlo sconvolgente.
    Personalmente, non riesco a comprendere come degli uomini adulti non si rendano conto dell’assurdità di tutto ciò, non ne siano disgustati, non siano profondamente scossi dai suoi effetti sulla vita delle persone. In conclusione, tutto ciò mi ha semplicemente convinto del fatto che la « lealtà ad un’organizzazione » può condurre la gente ad incredibili conclusioni, la induce ad accettare con la ragione le più grossolane ingiustizie, la esime dall’essere particolarmente preoccupata di qualsiasi sofferenza possa provocare una direttiva. Ovviamente, l’effetto desensibilizzante che la lealtà ad un’organizzazione può provocare, è ben documentato, essendo stato ripetutamente dimostrato attraverso i secoli, sia nella storia religiosa che in quella politica, come nei casi limite dell’Inquisizione e del regime nazista. Tuttavia, esso può ancora produrre una ripugnanza quando si manifesta nei nostri paraggi, in un ambito nel quale non ce lo saremmo mai aspettato. A mio avviso, questo dimostra con evidenza la ragione per cui Dio non si è mai proposto che degli uomini esercitassero un’autorità così eccessiva sul proprio prossimo.
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    CAPITOLO VII
    PROFEZIE E PRESUNZIONE
    « Quando il profeta parla nel nome di Geova e la parola non accade o non s’avvera, quella è la parola che Geova non ha pronunciata. Il profeta la disse con presunzione. Non ti devi spaventare di lui ». Deuteronomio 18:22
    _____________________________________________________
    Quando si parla dell’atteggiamento da assumere riguardo al promesso ritorno di Cristo Gesù, l’impazienza è certamente preferibile all’apatia. I primi cristiani erano decisamente tutt’altro che apatici riguardo a quest’evento sperato.
    Recentemente, ho visto una trasmissione televisiva in cui un responsabile delle pubbliche relazioni della filiale canadese dei Testimoni di Geova, Walter Grabam, rispondeva a domande riguardanti il fallimento di certe profezie relative al ritorno di Cristo. Egli ha affermato che qualsiasi errore abbiano fatto i Testimoni di Geova a questo riguardo, ciò si è verificato soltanto a motivo del « nostro entusiasmo di vedere la rivendicazione del nome di Dio e il dominio del suo Regno sulla terra ».
    Credo che la maggior parte delle persone concorderà sul fatto che è semplicemente umano fare l’errore di dire delle cose d’impulso, o farci influenzare nel giudizio dal credere vero qualcosa perché lo si desidera intensamente o dal forte desiderio e dall’entusiasmo, inducendoci a pervenire
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    a conclusioni affrettate. In qualche momento della nostra vita tutti noi abbiamo fatto ciò. Evidentemente, se il problema fosse stato tutto qui, nessuno avrebbe avuto motivo di preoccuparsene più di tanto.
    Personalmente, non credo che questo sia tutto ciò che vi è implicato. I problemi sono più profondi e i fattori implicati hanno un valore di gran lunga più rilevante di quello di un comune, casuale errore che noi tutti commettiamo, a volte. In particolare, ciò accade perché le profezie formulate hanno riguardato i più vitali interessi delle persone.
    Un fattore che non può essere preso alla leggera è che il Corpo Direttivo considera i Testimoni di Geova, almeno quelli appartenenti alla « classe unta » (alla quale appartengono tutti i membri del Corpo Direttivo), come un gruppo al quale è stato affidato l’incarico di «profeta», onerosa responsabilità assegnata da Dio.
    Infatti, il numero del 15-9-1972 della rivista La Torre di Guardia, p. 549, conteneva un articolo intitolato: «Conosceranno che un profeta è stato in mezzo a loro ». Esso sollevava la questione se, nei tempi moderni, Geova Dio ha avuto un profeta per aiutare la gente, « per avvertirla dei pericoli e per dichiarare cose avvenire ». La risposta data era affermativa, la storia mostrava che esisteva un profeta del genere:
    IDENTIFICATO IL «PROFETA »
    «A queste domande si può dare una risposta affermativa. Chi è questo profeta?
    Questo ‘profeta’ non fu un uomo, ma un gruppo di uomini e donne. Fu il piccolo gruppo dei seguaci delle orme di Gesù Cristo, chiamati a quel tempo Studenti Biblici Internazionali. Oggi si chiamano cristiani testimoni di Geova. Essi proclamano ancora l’avvertimento, e centinaia di migliaia di persone che hanno ascoltato con fede il loro messaggio si sono unite a loro e li hanno assistiti nell’opera loro affidata. Certo, è facile dire che questo gruppo agisce quale ‘ profeta ‘ di Dio. Darne la prova è un’altra cosa.
    Il solo modo in cui questo si può fare è di considerare la storia. Che cosa mostra la storia? ».
    Vale la pena di riesaminare « la storia »; essa rivela errori ammessi perfino dal quartier generale dell’organizzazione. Una mattina del 1980, mentre serviva come presidente della conversazione sulla scrittura del giorno alla sede Betel di Brooklyn, il presidente della Società, Fred Franz, raccontò alla famiglia del quartier generale i suoi ricordi circa l’aspettativa creatasi per il 1925, che costituiva il tempo predetto per l’inizio del millennio. Egli narrò che il Giudice Rutherford aveva detto, qualche tempo dopo, riguardo alle sue predizioni: «Riconosco di aver fatto la figura di un asino »*.
    * Parlando ad un grande uditorio in Australia nel 1975, Fred Franz riferì la stessa osservazione
    Comunque, l’organizzazione considera questi errori come una semplice evidenza dell’imperfezione umana ed anche come una prova del grande desiderio e dell’entusiasmo di vedere adempiute le promesse di Dio.
    Credo che la « storia » mostri qualcosa di più di ciò:
    una cosa è che un uomo faccia la figura di un asino perché desidera vedere che accada qualcosa, tutt’altra cosa è che costui induca altri a condividere le sue opinioni e li critichi se non lo fanno, perfino metta in dubbio la loro fede o metta in dubbio i loro sentimenti se essi non vedono la questione dal suo stesso punto di vista.
    E ancora più grave che ad agire così sia un’organizzazione che si presenta come il portavoce prescelto di Dio per tutta l’umanità, e che lo faccia non per qualche giorno o per pochi mesi, ma per anni, addirittura per décenni, ripetutamente, su scala mondiale. Ovviamente, non ci si può scrollare di dosso la responsabilità delle conseguenze semplicemente dicendo: « Beh, nessuno è perfetto ».
    Nessuno lo è, ma ciascuno di noi ha la responsabilità di ciò che fa; e ciò è particolarmente vero quando il nostro
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    operato riguarda drammaticamente qualcosa di così importante e personale come l’altrui relazione con Dio.
    Non meno serio è il fatto che un gruppo di uomini abbia contrastanti opinioni sulle predizioni relative ad una certa data e, tuttavia, presenta ai suoi seguaci un’esteriore apparenza di unanime fiducia, incoraggiando gli adepti a riporre incondizionata fiducia in quelle predizioni.
    Ritengo d’essere debitore alla mia esperienza nel Corpo Direttivo per essermi convinto della realtà di questi problemi. Durante i primi venti anni circa della mia attiva associazione con i Testimoni di Geova, ebbi al massimo una confusa idea riguardo ai fallimenti delle trascorse predizioni e, semplicisticamente, non attribuii ad essi una grande importanza; non mi interessava la letteratura che attaccava i nostri insegnamenti da questo punto di vista. Dalla fine degli anni Cinquanta in poi, alcune pubblicazioni della Società, come Jehovah ‘s Witnesses in the Divine Purpose (una storia dell’organizzazione), e il libro sponsorizzato dalla Società intitolato Faith on the March, affrontarono l’argomento. Tuttavia lo fecero in un modo tale da farli apparire come di minori conseguenze ed io li inquadrai con la stessa ottica.
    Fu solo verso la fine degli anni Settanta che appresi quanto fosse diverso il problema. Allora non lo imparai dalla cosiddetta « letteratura degli oppositori », ma proprio dalle pubblicazioni della Torre di Guardia e da attivi e rispettati Testimoni, inclusi alcuni colleghi del Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova.
    Il 1914 è la data cardine sulla quale si basa la maggior parte della struttura dottrinale e quella autoritaria dei Testimoni di Geova. Attualmente, i Testimoni di Geova sostengono le seguenti dottrine connesse a quella data:
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    Nel 1914 iniziò la « presenza » di Cristo Gesù, invisibile agli occhi umani, inoltre ebbe inizio un periodo di giudizio per tutti i suoi professanti seguaci e per tutto il mondo.
    Nel 1914 Cristo Gesù iniziò a governare attivamente su tutto il mondo, giacché il suo regno assunse il potere in maniera ufficiale.
    IL 1914 segna l’inizio degli «ultimi giorni » o del « tempo della fine » predetto dalla profezia biblica.
    La generazione degli uomini viventi nel 1914, e capaci di rendersi conto di quanto stava accadendo allora, sarebbe stata la « generazione che non passerà finché tutte queste cose non siano avvenute », inclusa la distruzione dell’attuale sistema di cose.
    Tre anni e mezzo dopo il 1914 (nel 1918) ebbe inizio la risurrezione dei cristiani morti, dagli apostoli in poi.
    In quello stesso periodo (nel 1918) i veri seguaci di Cristo, allora viventi, subirono la cattività spirituale sotto Babilonia la Grande, e ne furono liberati l’anno seguente, il 1919; a quell’epoca Cristo Gesù li riconobbe, come gruppo, in qualità di suo « schiavo fedele e discreto », la sua approvata agenzia per dirigere l’opera e per aver cura dei suoi interessi sulla terra, il suo unico canale di comunicazione, di guida ed illuminazione per i suoi seguaci sulla terra.
    Da quel tempo in poi, la finale opera di « raccolta » ha fatto progressi portando, come risultato, alla separazione di tutte le persone in due classi, le « pecore » e i « capri », i cui rispettivi destini sono la salvezza e la distruzione.
    Indebolire la fede nel significato della fondamentale data del 1914, significherebbe indebolire l’intera sovrastruttura dottrinale (descritta sopra), che si basa su essa. Significherebbe, anche, intaccare la pretesa di una speciale autorità da parte di quelli che agiscono come portavoce ufficiali della classe dello « schiavo fedele e discreto ».
    Modificare quella data, alla quale si attribuisce tutto quel valore, implicherebbe il virtuale crollo dell’intera struttura dottrinale e autoritaria fondata su di essa; ecco perché questa è così determinante.
    Eppure, pochi Testimoni odierni sanno che per quasi mezzo secolo — dal 1879 alla fine degli anni Venti — le profezie relative al tempo, pubblicate nella rivista Watch Tower e nelle pubblicazioni ad essa collegate, erano sostanzialmente contrarie a tutte le dottrine esposte sopra: io per primo non mi sono reso conto di ciò fino agli anni più recenti, allorché scoprii che per circa cinquanta anni il
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    «canale » della Torre di Guardia aveva stabilito diverse scadenze e date per gli eventi summenzionati, e che fu solo dopo il fallimento di tutte le iniziali attese relative al 1914 che si giunse ad assegnare nuove date a quei pubblicizzati adempimenti della profezia.
    Com’è stato già considerato in un capitolo precedente, la ricerca che avevo fatta in relazione al libro Ausiliario per capire & Bibbia mi aveva portato alla conclusione che la data del 607 a.E.V., scelta dalla Società per la distruzione di Gerusalemme ad opera di Babilonia, era contraddetta da ogni evidenza storica conosciuta; eppure, continuai a riporre fiducia in quella data nonostante l’evidenza, ritenendo che essa avesse il sostegno della Bibbia. Senza il 607 a.E.V. la cruciale data del 1914 sarebbe stata messa in discussione, e giunsi alla determinazione che l’evidenza storica fosse in qualche modo incompleta e sostenni questa veduta nel libro Ausiliario.
    Poi, nel 1977, un Testimone di Geova svedese, Cari Olof Jonsson, inviò al quartier generale di Brooklyn una ricerca molto ben fatta e documentata sulla cronologia che aveva attinenza con la Bibbia e sulle speculazioni cronologiche. Jonsson era un anziano ed era stato attivamente associato con i Testimoni di Geova per circa vent’anni.
    Avendo già fatto un’esperienza di ricerca sulla cronologia, fui impressionato da quanto accuratamente egli aveva esaminato la questione e anche dalla completezza e dalla concre tezza dell’esposizione. In sostanza, egli cercava di richiamare l’attenzione del Corpo Direttivo sulla debolezza dei calcoli cronologici della Società che indicavano la data del 1914 come fine dei « tempi dei Gentili », ai quali si riferì Gesù in Luca 21:24 (definiti « i fissati tempi delle nazioni » nella Traduzione del Nuovo Mondo). In sintesi, si giunge alla data del 1914 in base al seguente ragionamento: nella profezia di Daniele, cap. 4, ricorre l’espressione «sette tempi », che si applica a Nabucodonosor, re di Babilonia, e indica un periodo di sette anni di follia che il re avrebbe sperimentato *
    * Daniele 4:17,23-33.
    La Società insegna che quei « sette tempi » sono profetici di qualcosa di più ampio, cioè del periodo di tempo che va dalla distruzione di Gerusalemme (datata dalla Società 607 a.E.V.) alla fine dei «tempi dei Gentili », inteso nel senso di un periodo nel corso del quale le nazioni dei gentili esercitano un « ininterrotto » dominio su tutta la terra.
    i « sette tempi » sono interpretati come sette anni, ciascuno dei quali dura 360 giorni; sette moltiplicato per 360 dà 2.520 giorni. Tuttavia, ci si riferisce ad altre profezie che usano l’espressione «un giorno per un anno » *
    *Numero 14:34; Ezechiele 4:6.

    Adottando questa formula, i 2.520 giorni diventano 2.520 anni, dal 607 a.E.V. al 1914 E.V.
    Com’è stato già menzionato, le attuali dottrine della Società riguardo all’inizio del potere regale di Cristo, agli « ultimi giorni », all’inizio della risurrezione e ad altri eventi connessi sono tutti in stretta connessione con questo calcolo. Non molti Testimoni sono in grado di spiegare l’applicazione piuttosto intricata e il complesso intreccio di testi biblici coinvolti, eppure essi accettano il risultato finale di questo procedimento e di tale calcolo.
    La maggior parte dei Testimoni di Geova ritiene che la congettura, che porta al 1914, sia più o meno distintiva della propria organizzazione e che essa sia stata pubblicata inizialmente dal primo presidente della Società, il Pastore Russell. Nella pagina interna della copertina, la pubblicazione della Società, intitolata Jehovah ‘s Witnesses in the Divine Purpose, contiene queste dichiarazioni:
    « 1870: Charle Taze Russeli inizia il suo studio della Bibbia con un piccolo gruppo di associati».
    « 1877: Si pubblica il libro ‘ Tre Mondi’, che identifica l’anno 1914 come la fine dei ‘ tempi dei Gentili ‘
    L’impressione fornita in questo modo, come quella presentata nel libro, è che questa pubblicazione, « I Tre Mondi » (della quale Russell fu coautore), fosse il primo libro a contenere quest’insegnamento relativo al 1914.

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    Questo è ciò che avevo pensato, finché non giunse al quartier generale mondiale il materiale inviato dall’ anziano svedese. Allora mi resi conto di quanti fatti erano stati ignorati o trascurati dalle pubblicazioni della Società.
    Prima di tutto, Jonsson delineò la lunga storia delle speculazioni cronologiche; egli mostrò che la pratica di applicare arbitrariamente la formula « un anno per un giorno » a diversi periodi di tempo indicati nella Bibbia era stata inizialmente adottata dai rabbini ebrei a partire dal primo secolo d.C., nel nono secolo d.C. un «gruppo di rabbini ebrei » cominciò a fare calcoli e predizioni utilizzando que sta formula giorno anno in riferimento ai periodi di 1.290, 1.335 e 2.300 giorni indicati nella profezia di Daniele: in ciascun caso essi leggevano i risultati in relazione al tempo della comparsa del Messia*
    * Daniele 8:14; 12:11,12. Il testo completo della ricerca di Cari Olof Jonsson è stato pubblicato col titolo: The Gentile Times Reconsidered (Leth bridge: Hart Publishers, 1983).


    Tra i professanti cristiani, tale pratica è inizialmente attestata nel XII secolo, a cominciare da un abate cattolico romano, Gioacchino da Fiore. Non solo il periodo di giorni menzionati nella profezia di Daniele, ma anche il periodo di 1.260 giorni citato in Rivelazione 11:3 e 12:6 fu allora interpretato adottando il metodo di «un anno per un giorno ». Col trascorrere del tempo, diversi interpreti congetturarono date successive l’una all’altra: le loro predizioni riguardarono l’anno 1260, poi il 1360 e, ancora, varie date del XVI secolo. Modifiche e nuove interpretazioni furono regolarmente necessarie giacché, alla fine, una data dopo l’altra passava senza che l’evento predetto avesse luogo.
    Nel 1796 George Bell, scrivendo su una rivista londinese, predisse la caduta dell’« Anticristo » (= il Papa, secondo la sua opinione); ciò doveva accadere nel « 1797 o nel 1813 ». La sua predizione era basata su un’interpretazione dei 1.260 giorni, ma adoperava un diverso punto di partenza rispetto ad altri interpreti (alcuni avevano iniziato il loro conteggio dalla nascita di Cristo, altri dalla caduta di Gerusalemme,
    altri ancora dall’inizio della Chiesa Cattolica). Egli formulò la sua predizione durante la Rivoluzione francese; non molto tempo dopo che egli l’aveva formulata, si verificò un fatto sorprendente: il Papa fu catturato dalle truppe francesi e portato in esilio.
    Molti considerarono quest’evento come il più rilevante adempimento della profezia biblica e il 1798 fu adottato da costoro come la fine dei profetici 1.260 giorni; da ciò si sviluppò l’opinione che l’anno seguente, il 1799, segnasse l’inizio degli « ultimi giorni ».
    Ulteriori sconvolgimenti in Europa provocarono un diluvio di nuove predizioni. Tra i profeti ci fu un uomo in Inghilterra di nome John Aquila Brown; ai primi del 1800 costui pubblicò un’interpretazione dei 2.300 giorni di Daniele, cap. 12, secondo cui questi finivano nel 1844 d.C. La sua congettura fu accettata anche dal precursore americano del movimento del Secondo Avvento, William Miller.
    Vedremo come questi calcoli ebbero, in seguito, un ruolo nella storia dei Testimoni di Geova.
    Comunque, John Aquila Brown elaborò un’altra interpretazione che è strettamente collegata all’anno 1914 così come questa data compare nelle dottrine dei Testimoni di Geova;
    come può essere?
    Secondo l’evidenza è Brown il vero ideatore dell’interpretazione dei « sette tempi» di Daniele cap. 4, interpretazione che conduce ai 2.520 anni attraverso la formula di un anno = un giorno.
    Nel 1823 egli per primo pubblicò questa interpretazione ed il suo metodo di convertire i « sette tempi » in 2.520 anni, in un modo esattamente identico a quello indicato oggi nelle pubblicazioni della Torre di Guardia.
    Ciò avveniva ventinove anni prima che Charles Taze Russeil nascesse, quarantasette anni prima che fondasse il suo gruppo di studio biblico e più di mezzo secolo prima della comparsa del libro « I Tre Mondi ».
    Ero completamente all’oscuro di tutto ciò prima di leggere il materiale inviato alla Società dalla Svezia.
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    Tuttavia, John Aquila Brown calcolava il suo periodo di 2.520 anni a partire dal 604 a.C., pertanto esso si concludeva nel 1917 d.C.; egli predisse che in quel tempo « la completa glorificazione del regno d’Israele sarà portata a compimento ».
    Allora, da dove ebbe origine l’enfasi sulla data del 1914? Dopo il fallimento delle attese relative all’anno 1844, si verificò un frazionamento di vari gruppi del Secondo Avvento, la maggior parte dei quali stabilì nuove date per il ritorno di Cristo; uno di tali gruppi si organizzò intorno a N.H. Barbour di Rochester, New York.
    Barbour aveva studiato gli scritti di John Aquila Brown e aveva attinto molto dalla sua interpretazione, tuttavia, aveva spostato il punto di partenza dei 2.520 anni al 606 a.C. ponendo la data finale nel 1914 d.C. (in realtà, il suo fu un calcolo errato in quanto utilizza solo 2.519 anni). Barbour pubblicava una rivista per i suoi seguaci Secondi Avventisti dapprima intitolata The Midnight Cry e successivamente Herald of the Morning. Nella pagina seguente è riprodotta una copia della copertina dell’Herald of the Morning del lu glio 1878, un anno prima della pubblicazione del primo numero della rivista Watch Tower. Notate la dichiarazione che si trova in basso a destra « i ‘ Tempi dei Gentili finiscono nel 1914 ». Questa fotocopia è stata riprodotta da una copia conservata nell’archivio del quartier generale di Brooklyn, sebbene non sia accessibile alla consultazione del pubblico. La sua presenza lì dimostra che alcuni del personale del quartier generale dovevano sapere che la rivista La Torre di Guardia non fu, evidentemente, il primo periodico a pubblicizzare e difendere la data del 1914 come il termine dei tempi dei Gentili. In realtà, quell’insegnamento fu adottato dalla pubblicazione dei Secondi Avventisti di N.H. Barbour.
    Inoltre, va notato che in quel tempo, luglio 1878, C.T. Russell era diventato « condirettore» di questa rivista dei Secondi Avventisti: l’Herald of the Morning. Lo stesso Russell rivela come si associò a N.H. Barbour e come adottò
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    la cronologia di Barbour, la maggior parte della quale, compresa l’interpretazione dei « sette tempi » di Daniele cap. 4, Barbour era, a sua volta, debitore di John Aquila Brown. Il racconto di Russell è pubblicato nel numero del 15 luglio 1906 della Watch Tower.

    «Fu intorno al gennaio del 1876 che la mia attenzione fu particolarmente rivolta al soggetto del tempo profetico e al modo in cui esso si collega a queste dottrine e speranze. Avvenne pressappoco in questa maniera: avevo ricevuto un pe riodico, intitolato The Herald of the Morning, inviatomi dal suo direttore, il sig. N.H. Barbour. Sfogliandolo, subito lo in quadrai come Avventisia dal disegno in copertina, e lo esami nai con una certa curiosità per vedere quale periodo essi avessero nuovamente additato per la distruzione del mondo. Invece, considerate la sorpresa e la soddisfazione che provai, quando appresi dal suo indice che il Direttore stava comin ciando ad aprire gli occhi riguardo ad argomenti che, per alcuni anni, avevano fatto rallegrare così grandemente i no stri cuori qui, ad Allegheny: che lo scopo del ritorno del nostro Signore non è la distruzione, ma la benedizione di tutte le famiglie della terra, e che la sua venuta sarebbe stata simile a quella di un ladro, e non nella carne ma come uno spirito, invisibile agli uomini; e che il radunamento della sua chiesa e la separazione del « grano » dalla «veccia» avrebbero fatto progressi al termine di questa età senza che il mondo se ne rendesse conto. Mi rallegrai d’aver trovato altri che erano giunti alla stessa posizione d’avanguardia, tuttavia rimasi perpiesso dinanzi ad una dichiarazione molto cauta in base alla quale il Direttore credeva che le profezie indi cassero che il Signore fosse già presente nel mondo (non visto e invisibile), e che l’opera di mccolta e di scelta del grano era già imminente, e mi sorprese che questa opinione fosse sostenuta dalle profezie relative al tempo le quali, appena pochi mesi prima, egli aveva considerato fallite. Ecco un nuovo aspetto sul quale riflettere: era possibile che le profezie relative al tempo, che avevo così a lungo disprezzato a motivo dell’erro- neo uso che ne avevano fatto gli Avvertisti, intendessero real mente indicare il tempo in cui il Signore sarebbe stato invisibilmente presente per stabilire il proprio regno, cosa che, come comprendevo chiaramente, non si sarebbe potuta co noscere altrimenti? La cosa mi sembrava, in verità, ragio
    nevole, molto ragionevole: aspettarsi che il Signore avrebbe informato il suo popolo sull’argomento, specialmente in con siderazione del fatto che egli aveva promesso che non avreb be lasciato il fedele nelle tenebre del mondo, e che, sebbene il giorno del Signore sarebbe venuto su tutti gli altri come un ladro di notte (furtivamente, di sorpresa), non sarebbe stato così per i santi desti e zelanti. i Tess. 5:4.
    Mi ricordai di akune argomentazioni adoperate dal mio amico Jonas Wendel e da altri Avventisti per provare che il 1873 avrebbe visto la distruzione del mondo, ecc. — la cronologia mondiale mostrava che seimila anni da Adamo sa rebbero finiti all’inizio del 1873 — e di altre riflessioni tratte dalle Scritture e ritenute coincidenti. Poteva essere che que ste argomentazioni relative al tempo, che avevo trascurate co me immeritevoli di attenzione, contenessero realmente un’im portante verità che essi avevano applicato in maniera erronea? ».
    Notate che Russeil ammette di non aver avuto riguardo fino a quel momento per le profezie relative al tempo, anzi di averle « disprezzate ». Che cosa fece poi?
    «Ansioso di apprendere, da qualsiasi fonte, ogni cosa che Dio volesse insegnare, subito scrissi al sig. Barbour infor mandolo del mio accordo su diversi soggetti e chiedendogli di conoscere in modo specij perché e in base a quali eviden ze scritturali egli sosteneva che la presenza di Cristo e la raccol ta dell’età evangelica datassero dall’autunno del 1874. La rispostà dimostrò che la mia supposizione era stata giusta: le argomenta zioni relative al tempo, la cronologia, ecc. erano identiche a quelle usate dai Secondi Avventisti per il 1873. E spiegavano come il sig. Barbour e il sig. J.H. Paton, del Michigan, un suo collaboratore, fossero stati dei normali Secondi Av ventisti fino a quella data; e che quando il 1874 passò senza che il mondo fosse stato distrutto e senza che avessero Visto Cristo nella carne, essi rimasero confusi per un certo tempo. Avevano esaminato le profezie relative al tempo, le quali erano apparentemente trascorse senza adempiersi, e non era no riusciti a trovare alcuna lacuna, pertanto avevano comin ciato a chiedersi se il tempo fosse quello giusto e le loro aspettative sbagliate, se i concetti di restituzione e di benedi zione del mondo, che io ed altri insegnavamo, potessero non es sere le cose da prendere in considerazione. Pare che non molto
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    dopo la loro delusione per il 1874, un lettore dell’Herald of the Morning, che possedeva una copia del Diaglott, notò in questo qualcosa che ritenne interessante: in Matt. 24:27,37,39, la parola che nelle nostre comuni versioni è resa ‘venuta ‘ era tradotta ‘presenza ‘. Questo fu il bandolo; e, rifacendosi a ciò, essi erano stati condotti, mediante la profezia sul tempo, alle esatte vedute relative all’oggetto e alla maniera del ritorno del Signore. Al contrario, io ero arrivato prima alla comprensio ne dell’oggetto e alla maniera del ritorno di nostro Signore e poi all’esame del tempo in cui queste cose indicate nella Parola di Dio sarebbero accadute. Così Dio guida i suoi figli spesso a partire da differenti aspetti di una verità, ma, quando il cuore è zelante e fedele, il risultato dev’essere comune per tutti.
    Tuttavia, non erano disponibili libri o altre pubblicazio ni che esponessero le profezie relative al tempo come allora erano intese, perciò mi accollai le spese necessarie a che il sig. Barbour venisse a trovarmi a Philadelphia (dove avevo degli impegni di affari nell’estate del 1876), per dimostrarmi ampiamente e facendo uso della Scrittura, se ne fosse stato capace, che le profezie indicavano il 1874 come data per l’ini zio della presenza del Signore e per ‘la raccolta ‘. Egli venne e l’evidenza mi soddisfece. Essendo una persona dalle salde convinzioni e completamente consacrato al Signore, subito compresi che la particolare epoca in cui vivevamo, richiede va un importante impegno nel nostro incarico e nella nostra attività in qualità di discepoli di Cristo; e che, vivendo all’e poca della raccolta, l’opera di radunamento doveva aver luo go; e che l’attuale verità fosse la falce con la quale il Signore voleva che facessimo dappertutto tra i suoi figli il lavoro di separazione e di raccolta ».
    Così, la visita del Secondo Avventista, N.H. Barbour, fece cambiare idea a Russell riguardo alle profezie relative al tempo; Russeil divenne condirettore della rivista di Bar bour, l’Herald of the Morning. Da quel momento in poi, le profezie relative al tempo divennero un aspetto preminente degli scritti di Russeil e del periodico La Torre di Guardia, che egli fondò poco dopo*

    * Fu dopo l’incontro con Barbour che Russeil scrisse un articolo per The Bible Examiner, pubblicato da George Storrs, un altro Avventista; in quell’articolo Russell appoggiava la data del 1914 alla quale era approdato
    Barbour. Come molti periodici dei Secondi Avventisti, la rivista fondata da
    Russeli includeva nel titolo il termine «Araldo >5: Zion ‘s Watch Tower and
    Herald of Christ’s Presence (la presenza riteneva si fosse iniziata nel 1874).

    L’interpretazione dei « sette tempi » e la data del 1914, che Russell aveva accettato, erano tutte collegate con la data del 1874, che aveva una primaria importanza per Barbour ed i suoi affiliati (il 1914 era ancora lontano di de cenni, mentre il 1874 era appena trascorso). Essi crede vano che il 1874 segnasse la fine di 6.000 anni di sto ria umana ed avevano atteso il ritorno di Cristo in quell’anno; quando esso trascorse, rimasero delusi. Come ho accennato prima, un Secondo Avventista, collaboratore della rivista di Barbour, di nome B.W. Keith, fece notare in seguito che una traduzione del Nuovo Testamento, The Em phatic Diaglott, adoperava la parola «presenza» al posto di « venuta » nei testi relativi al ritorno di Cristo. Keith propose a Barbour l’idea che Cristo fosse indubbiamente tornato nel 1874 ma invisibilmente e che Cristo fosse allora invisibilmente «presente» e stesse svolgendo un’opera di giudizio.
    E molto difficile negare o argomentare contro una «presenza invisibile »; è come se un amico vi dicesse che egli sa che un genitore morto lo visita e lo conforta in maniera invisibile: cercate di dimostrare al vostro amico che ciò non è vero!
    Il concetto della «presenza invisibile », pertanto, permise a quei Secondi Avventisti associati a Barbour di dire che essi avevano, dopo tutto, additato la «data giusta (il 1874) ma avevano atteso un evento sbagliato per quella data »* .
    *La Watch Tower del 15 luglio 1906, citata in precedenza, mostra che
    essi sostenevano lo stesso argomento.

    Questa spiegazione fu accettata ed adottata anche da Russell.
    Oggi, i più di due milioni di Testimoni di Geova credono ed insegnano che l’invisibile presenza di Cristo sia iniziata nel 1914. Pochissimi sanno che per circa cinquant’ anni
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    la Società Torre di Guardia annunciò e sbandierò, nel suo ruolo di profeta, che questa invisibile presenza era cominciata nel 1874; almeno fino al 1929, quindici anni dopo il 1914, essa continuò ad insegnare questo messaggio*
    * Si veda il libro Prophecy, pubblicato nel 1929, pp. 64, 65. La Torre di Guardia del 15-2-1975 fa riferimento a questa credenza, ma non attesta che esso continuò ad essere insegnato dopo il 1914.

    Oggi, i Testimoni di Geova credono che Cristo abbia assunto ufficialmente il potere regale nel 1914; La Torre di Guardia insegnò per decenni che ciò era avvenuto nel 1878 **
    ** Questa opinione cominciò a mutare nel 1922 al congresso di Cedar Point, Otto anni dopo il 1914.

    Oggi, i Testimoni di Geova credono che gli «ultimi giorni » e il « tempo della fine » siano pure cominciati nel 1914; la rivista La Torre di Guardia insegnò per mezzo secolo che gli «ultimi giorni» erano cominciati nel 1799 (accettando l’interpretazione di George Beil, pubblicata nel
    1796).
    Oggi, essi credono che la risurrezione degli unti cristiani, morti dal tempo di Cristo in poi, abbia cominciato ad aver luogo nel 1918; per più di quarant’anni La Torre di Guardia insegnò che essa era iniziata nel 1881.
    Secondo la dottrina attuale, dal 1914 in poi, particolarmente dal 1919, è in atto la grande opera di « raccolta.» che raggiungerà il suo culmine con la distruzione dell’attuale sistema e di tutti quelli che non hanno accolto favorevolmente la loro attività di predicazione; invece, fin dal suo inizio, il periodico La Torre di Guardia insegnò che la « raccolta » si sarebbe effettuata tra il 1874 ed il 1914, e che entro il 1914 sarebbe iniziata la distruzione di tutte le istituzioni umane di questo mondo.
    Oggi, l’organizzazione pone la caduta di «Babilonia la Grande » (1’« impero mondiale della falsa religione ») nel 1919; per almeno quattro decenni La Torre di Guardia la collocò nel 1878 fissando l’evento della completa distruzione di Babilonia nel 1914 o nel 1918.

    Che cosa determinò il ripensamento di tutte queste principali interpretazioni profetiche, sostenute per molti decenni e da molte persone?
    Fu la mancata realizzazione delle loro pubblicizzate aspettative, come nel caso di tutta la lunga serie di predizioni a partire dal XII secolo in poi. Qualcuno potrà essere incline a non dar credito a tutto ciò, ritenendolo una semplice asserzione; dopo tutto, difficilmente i Testimoni di Geova di oggi possono accedere ai vecchi numeri di La Torre di Guardia e attualmente, anche quando parlano della storia trascorsa dell’organizzazione, le pubblicazioni della Società o ignorano o presentano solo parzialmente, talvolta alterandolo, il quadro di questi insegnamenti sbandierati tanto a lungo. Esse danno solo una pallida idea di quanto fermamente e fiduciosamente fossero sostenute quelle opinioni. Considerate, allora, una parte dell’evidenza tratta dalla « storia » di quest’organizzazione che pretende di ricoprire il ruolo di moderno profeta.
    - Riesaminando i primi numeri della rivista La Torre di Guardia, a partire dal 1879, risalta subito il dato caratteristico che ci si aspettava che il maggior numero di eventi si verificasse proprio allora. Pur credendo che il 1914 avrebbe segnato la fine dei « tempi dei Gentili », questa data appariva abbastanza raramente nei loro ragionamenti; essi badavano più al 1874 e alla dottrina che Cristo aveva cominciato ad essere invisibilmente presente da allora, pertanto aveva assunto il suo potere regale. Perciò, si aspettavano di sperimentare molto presto il loro trasferimento alla vita celeste, con questo provvedimento sarebbe stata chiusa l’opportunità di far parte della «sposa di Cristo ». Essi si aspettavano, pure, che molto tempo prima del 1914 il mondo entrasse in una condizione di grande tribolazione che sarebbe peggio rata trasformandosi in uno stato di caos e di anarchia. Entro il 1914 ogni cosa sarebbe stata distrutta, finita, e Cristo Gesù avrebbe assunto il pieno controllo delle cose umane, il suo Regno avrebbe completamente rimpiazzato tutti i sistemi umani di governo. Tutto ciò è opportunamente illustrato
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    dal seguente brano comparso sul numero di gennaio 1881 della Watch Tower, :
    « Inoltre, vediamo che la raccolta dei giudei e le età evangeliche non solo sono parallele in quanto al punto di partenza, ma anche in relazione alla loro durata; la prima durò complessivamente 40 anni, dall’unzione di Gesù (al principio della loro raccolta nel 30 A.D.) alla distruzione di Gerusalemme, nel 70 A.D. In maniera simile, al nostro caso, un analogo e parallelo periodo di 40 anni trascorre dal 1874 fino al termine del ‘giorno dell’ira ‘ e alla fine dei ‘tempi dei Gentili ‘. I primi sette anni del radunamento degli ebrei furono particolarmente dedicati alla raccolta di grano maturo da quella chiesa: per i primi tre anni e mezzo ciò accadde mentre lo Sposo era ancora presente, per i successivi tre anni e mezzo egli era diventato il loro re ed era entrato nella gloria, tuttavia tutto procedeva sotto la sua supervisione e direzione.
    Come aveva detto Giovanni, egli purificò il suo campo, raccolse il grano e bruciò la pula. Anche in questo caso il parallelo si sta adempiendo: notiamo (come si è dimostrato prima - vedere ‘ Day Dawn ‘) che la legge e i profeti lo annunciano presente al culmine dei ‘cicli dei giubilei ‘ nel 1874; e i paralleli ci mostrano che in quel tempo comincerà il radunamento, e che la raccolta della sposa nel luogo di sicurezza comprenderà un periodo parallelo di sette anni, che terminerà nel 1881. Ma come, quando e perché la ‘famiglia dei servitori ‘ si unirà col Cristo? Se riusciremo ad accertarci di ciò, avremo una traccia su come, quando e perché la famiglia del Vangelo sarà glorificata, specialmente in considerazione del fatto che in molti particolari la fine dell’opera di quell’ poca è in esatta corrispondenza con questa.
    Crediamo che Cristo è ora presente, nel senso che ha iniziato l’opera di assumere personalmente il suo grande potere e di regnare. L’opera comincia con la separazione della veccia dal grano nella chiesa vivente e con il radunamento a sé nell’autorità del suo regno del grano di tutte le età. ‘ A colui che vince concederò di sedere con me sul mio trono ‘, e ‘ a lui darò autorità sulle nazioni ‘, aspettando finché tutte le cose saranno sottoposte a lui. Pertanto, sembra corretto che l’opera cominci in tal modo, col rapimento della sposa così che i due divengano una sola cosa ».

    La vera data fondamentale per la Watch Tower era allora il 1874, evidentemente. A partire da quella data Cristo era presente; entro i successivi 40 anni avrebbe completato tutta la sua opera di raccolta. In base a questa convinzione, si riteneva che dovessero accadere drammatici avvenimenti entro breve tempo, forse durante quello stesso anno, il 1881, come si arguisce da un secondo articolo intitolato « Per quanto tempo, o Signore? Notate questi particolari:
    «Ecco una domanda che senza dubbio molti si pongono:
    ‘Tra quanto avverrà il nostro cambiamento? ‘. Molti di noi hanno atteso questo cambiamento per anni, ed ancora, con gioia, pensiamo al momento in cui saremo riuniti presso Gesù e lo vedremo come egli è. Nell’articolo relativo al nostro cambiamento, nell’edizione di dicembre, abbiamo espresso l’ opinione che esso sia più vicino di quanto molti suppongono e, mentre non tentiamo di dimostrare che il nostro cambiamento avverrà in un determinato tempo, tuttavia suggeriamo di esaminare alcune delle evidenze che sembrano indicare che il mutamento o cambiamento dallo stato fisico a quello spirituale deve essere atteso per questo tempo o per l’autunno di questo nostro 1881. La convinzione che il nostro cambiamento avverrà in questo tempo è accresciuta dal fatto che abbiamo compreso che il mutamento in corpi spirituali non coincide col matrimonio. Finché abbiamo pensato che il matrimonio avrebbe coinciso col cambiamento, e sapendo che c’erano - tre anni e mezzo di speciale favore per la chiesa nominale
    (ora nella desolazione) a partire dal 1878, non ci aspettavamo nessun mutamento in quest’epoca del 1881, o durante questi tre anni e mezzo. Ma, giacché ora comprendiamo che il matrimonio non significa solo l’essere trovati pronti per il cambiamento (col riconoscimento della sua presenza), ma anche che esso include il cambiamento stesso, allora le prove che noi ci trasformeremo (o saremo mutati) entro il tempo menzionato sono chiare e si raccomandano a tutti gli interessati come degne d’essere esaminate. A prescindere da qualsiasi prova diretta che il nostro cambiamento sia vicino, il fatto che ora riusciamo a comprendere la maniera del cambiamento, è un ‘evidenza che siamo vicini al tempo del cambiamento, perché la verità è ‘cibo a suo tempo ‘, e si comprende solo a tempo debito. Si dovrebbe ricordare che dopo la primavera del 1878 (tempo in cui sapevamo di dover attendere Gesù come Re)
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    l’argomento della santità o quello dell’abbigliamento nuziale erano molto controversi; e indipendentemente dal parallelo con la fine dell’era giudaica e dal favore mostrato a quell’epoca alla nazione giudaica, che implicava la presenza del Re, la considerazione dell’abbigliamento nuziale fu anche una prova della correttezza dell’applicazione, giacché ‘ il re era entrato per osservare gli ospiti ‘ (Matt. xxii. 11), pertanto tutti erano interessati a sapere come dovevano presentarsi dinanzi a lui. Ora, siccome l’ispezione degli ospiti è l’ultimo atto che precede il nostro cambiamento, prima del matrimonio e poiché, ora, tutti noi stiamo esaminando il cambiamento, sembrerebbe che il suo tempo sia vicino. Ora esporremo ciò che ricaviamo dai tipi ed aspetti profetici, e che sembra indicare il trasferimento dei santi e la chiusura della porta della chiamata celeste entro il 1881».
    Seguiva una dettagliata trattazione, che poneva l’accento sull’autunno del 1881 considerato come il probabile tempo della loro trasformazione per la vita celeste e tempo « in cui la porta — l’opportunità di diventare membro della sposa — sarà chiusa ». Questo sarebbe accaduto 35 anni prima del 1914, che per loro costituiva semplicemente un punto d’arrivo, un tempo entro il quale tutte le cose sarebbero finite.
    L’aspettattiva che gli unti cristiani della « classe della sposa » avrebbero sperimentato il passaggio alla vita celeste entro l’2utunno del 1881, ovviamente, non si concretizzò. Col passar degli anni, la durata della tensione cominciò ad allungarsi e il 1914 cominciò a riscuotere un crescente inte resse. Tuttavia, esso restava il momento conclusivo in cui si sarebbe completata l’eliminazione dei governi terreni e la distruzione del « Cristianesimo nominale », giacché si cre deva che Cristo aveva cominciato ad esercitare il completo potere regale nel 1878, come illustra il libro pubblicato da Russell nel 1889, intitolato The Time Is At Hand:

    «Allo stesso modo è accaduto in questo radunamento: la presenza di nostro signore, in qualità di Sposo e di Mietitore, fu riconosciuta durante i primi tre anni e mezzo, dal 1874 AD. al 1878 AD. Infatti, recentemente si è insistito con enfasi che nel 1878 AD. era giunto il tempo in cui il giudizio regale sarebbe iniziato nella casa di Dio. Ora si
    adempie Riv. 14:14-20, e il nostro Signore è stato riconosciuto come il Mietitore incoronato. Poiché l’anno 1878 A.D. è il parallelo dell’assunzione del potere e dell’autorità da parte sua, l’anno 1878 AD. segna chiaramente il tempo dell’effettiva assunzione del potere come Re dei re da parte del nostro Signore presente, spirituale, invisibile, il tempo in cui egli assume la grande autorità di regnare, che nella profezia è strettamente collegato alla risurrezione dei suoi fedeli e al l’inizio della tribolazione e dell’ira sulle nazioni (Riv.11:17-18) ».
    __________________________________________________________________
    222 -- 223
    Anche al volgere del secolo, i primi del 1900, si attribuiva grande importanza soprattutto al 1874 e al 1878, ritenute le date fondamentali intorno alle quali ruotava tutto il sistema dottrinale: l’umanità si trovava negli « ultimi giorni» fin dal 1799, e nel periodo del « radunamento» del 1874, Cristo stava esercitando la propria autorità regale dal
    1878 e la risurrezione era iniziata in quel tempo. Il trascorrere degli anni non modificò queste credenze; tutte si riferivano ad eventi invisibili, eccetto la predizione relativa al « trasferimento nei cicli dei santi viventi » atteso per i 1881. In assenza di prove tangibili che le screditassero, queste pretese poterono essere sostenute, e lo furono.
    Tre anni prima del 1914, nel 1911, la Watch Tower sosteneva ancora l’importanza del 1874, del 1878 e del 1881. « Babilonia la Grande» era caduta nel 1878 e la sua « fine completa » si sarebbe verificata nell’ottobre del 1914. Tutta via, fu fatto un « aggiustamento » per quanto riguarda la «chiusura della porta» dell’opportunità di appartenere alla classe celeste del Regno, collocata in precedenza nel 1881. A quel tempo, i lettori della Watch Tower furono informati che la « porta » era ancora « socchiusa »; notate le seguenti informazioni tratte dall’edizione del 15 giugno 1911:
    «Esaminando questi paralleli, troviamo che il 1874 costituisce l’inizio di questo ‘radunamento ‘ e della raccolta degli eletti dai quattro venti del cielo; che il 1878 è il tempo in cui Babilonia è stata formalmente rigettata e Laodicea è stata vomitata: il tempo del quale si pue3 affermare: ‘ è caduta, è caduta! ‘., caduta dal favore divino. Il parallelo col 1881 sembrerebbe indicare che certi favori erano continuati ancora per quelli in Babilonia fin) a quella data, nonostante il rigetto del sistema: e da quella data pensavamo che quel parallelo non fosse in nessun senso vantaggioso, ma, sotto molti aspetti, fosse un particolare svantaggio, dal quale ci si poteva liberare solo con difficoltà, con l’assistenza della grazia divina e della verità. In armonia con questo parallelismo, l’ottobre del 1914 testimonierà la piena fine di Babilonia, ‘come una grande macina scagliata in mare ‘, completamente distrutta come sistema.
    Ribadiamo: riteniamo ragionevole ipotizzare che la
    fine del favore sull’Israele carnale rappresenti la fine dello speciale favore in quest’età evangelica: l’invito per una chiamata celeste; pertanto, il nostro intendimento è che l’apertura
    o la generale ‘chiamata ‘, in questa età, agli onori del regno si sia conclusa nell’ottobre del 1881. Comunque, com ‘è stato già illustrato in Studi sulle Scritture, distinguiamo tra la fine della ‘chiamata ‘ e la chiusura della ‘porta ‘; e crediamo che la porta della classe del regno non sia ancora chiusa, rimane socchiusa per un po’, per consentire a quelli che hanno già accettato la ‘ chiamata ‘ ma che non hanno saputo approfittare dei suoi privilegi e delle opportunità di sacrificarsi, di essere espulsi, e per permettere ad altri di entrare per prendere le proprie corone, in armonia con Riv. 3:11. Pertanto, l’epoca attuale, dal 1881 fino a quando la porta dell’opportunità di sacrificarsi al servizio del Signore non sarà completamente chiusa, è un periodo di ‘ vaglio ‘ per tutti coloro che già si trovano nel favore divino, in una relazione di patto con Dio ».
    L’attesa data del 1914 era allora vicina; col suo arrivo il radunamento si sarebbe concluso, gli ultimi giorni avrebbero raggiunto il loro culmine, le loro speranze si sarebbero pienamente realizzate. Ma che cosa esattamente avevano in segnato le pubblicazioni della Torre di Guardia che si sarebbe verificato entro il 1914?
    Il libro The Time Is At Hand, pubblicato venticinque anni prima del 1914, prendeva in esame sette aspetti, come segue:
    «In questo capitolo presenteremo l’evidenza biblica attestante che la completa fine dei tempi dei Gentili, cioè la completa fine del dominio concesso a loro, si verificherà nel 1914 AD.; e che questa data segnerà l’estremo limite del governo da parte di uomini imperfetti. E si consideri che , se ciò si dimostrerà un fatto fermamente stabilito nelle Scrittùre, saranno provati i seguenti punti:
    In primo luogo, sarà dimostrato che in quella data il Regno di Dio, per il quale il Signore ci insegnò a pregare dicendo: ‘Venga il Tuo Regno’, avrà ottenuto il completo, universale controllo e che esso sarà, in quel tempo, ‘insediato ‘, o fermamente stabilito, sulla terra.
    In secondo luogo, proverà che colui che ha il diritto
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    di assumere il dominio, sarà allora presente come nuovo Governatore della terra; e non solo anche questo, ma proverà che egli sarà stato presente per un rilevante periodo di tempo prima di quella data, giacché il rovesciamento di questi governi Gentili è direttamente provocato dall’opera sua che li frantuma come vasi di argilla (SaI. 2:9; Riv. 2:27), e stabilisce al loro posto il suo giusto governo.
    In terzo luogo, sarà dimostrato che qualche tempo prima della fine del 1914 A.D., l’ultimo membro della Chiesa di Cristo divinamente riconosciuta, il ‘ real sacerdozio ‘, ‘il corpo di Cristo’, sarà glorificato col Capo; poi ché ogni membro deve regnare con Cristo, essendo coerede con lui del Regno, quest’ultimo non potrà essere piena mente ‘ insediato ‘ prima che sia completato il numero dei membri.
    In quarto luogo, proverà che da quel momento in poi Gerusalemme non sarà più calpestata dai Gentili, ma sorgerà dalla polvere del disfavore divino alla gloria, poi ché i ‘ tempi dei Gentili ‘ si saranno adempiuti o completati.
    In quinto luogo, si dimostrerà che entro quella data, se non prima, la cecità d’Israele comincerà ad essere rimossa, giacché la sua ‘ cecità parziale ‘ doveva continuare solo ‘ fin ché non si sia raccolto il numero intero delle genti di tutte le nazioni ‘ (Rom. 11:25) o, in altre parole, finché il completo numero delle persone delle nazioni, che saranno membri del corpo o della sposa di Cristo, non sarebbe stato completamente raccolto.
    In sesto luogo, proverà che la grande ‘tribolazione come non v’è stata dal principio del mondo fino ad ora’, raggiungerà il suo culmine con la diffusione dell’anarchia a livello mondiale; allora gli uomini impareranno ad acquietarsi e capiranno che Geova è Dio e che egli sarà esaltato in tutta la terra (Sal. 46:10). Usando un linguaggio simbolico, questa situazione viene descritta come tumultuose onde del mare, fusione della terra, caduta di montagne e incendio dei cieli che passeranno, mentre ‘ nuovi cieli e nuova terra che, con benedizioni di pace, cominceranno ad essere riconosciuti dall’umanità scossa dalla tribolazione. Tuttavia, l’Unto del Signore e la sua legittima e retta autorità saranno dapprima riconosciuti mentre infurierà la grande tribolazione da una compagnia di figli di Dio, la classe rappresentata dalla lettera ‘ m ‘ e dalla ‘ t ‘ sulla Carta delle Età (si vedano anche le pp. 235-239 del vo I); successivamente,
    quando essa starà per giungere al suo termine saranno riconosciuti dall’Israele carnale e, infine, dall’umanità in genere.
    In settimo luogo, si dimostrerà che prima di quella data il Regno di Dio, costituito al potere, sarà sulla terra e allora colpirà e frantumerà l’immagine dei Gentili (Dan. 2:34) e distruggerà completamente il potere di questi re. La sua autorità e il suo dominio saranno stabiliti fermamente, mentre distruggerà e disperderà mediante i suoi molteplici rappresentanti ed agenti le ‘ potenze che sono ‘ — civili ed ecclesiastiche — ferro e argilla ».
    Queste affermazioni sono tratte dall’ edizione precedente il 1914; notate come alcune di queste furono « adattate » in un’edizione successiva al 1914 (del 1924). Come si può rilevare dal materiale citato, l’edizione precedente il 1914 affermava chiaramente che il 1914 « segnerà l’estremo limite del governo da parte di uomini imperfetti »; inoltre, asseriva che in quella data il Regno di Dio « avrà ottenuto il completo, universale controllo e che esso sarà, in quel tempo, ‘ insediato ‘, o saldamente edificato, sulla terra ». L’edizione successiva al 1914 nasconde ciò, dicendo:
    «In questo capitolo presenteremo l’evidenza biblica attestante che la completa fine dei tempi dei Gentili, cioè la completa fine del dominio concesso a loro, si verificherà nel 1914 A.D.; e che questa data vedrà la distruzione del governo da parte di uomini imperfetti. E si consideri che, se ciò si dimostrerà un fatto fermamente stabilito nelle Scritture, saranno provati i seguenti punti:
    In primo luogo, sarà dimostrato che in quella data il Regno di Dio, per il quale il Signore ci insegnò a pregare dicendo: ‘Venga il Tuo Regno ‘, comincerà ad assumere il controllo e che esso sarà, dopo poco, insediato, o fermamente stabilito, sulla terra, sulle rovine delle attuali istituzioni ».
    Al punto tre, l’edizione anteriore al 1914 asseriva che prima della fine del 1914 l’ultimo membro del «corpo di Cristo » sarebbe stato glorificato con il Capo; anche in questo caso, l’edizione del 1924 cambia l’espressione ed elimina ogni riferimento all’anno 1914:
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    « In terzo luogo, sarà dimostrato che qualche tempo prima della fine del rovesciamento l’ultimo membro della Chiesa di Cristo divinamente riconosciuta, il ‘ real sacerdozio ‘, ‘ il corpo di Cristo ‘, sarà glorificato col Capo; poiché ogni membro deve regnare con Cristo, essendo coerede con lui del Regno, quest’ultimo non potrà essere pienamente ‘insediato’ prima che sia completato il numero dei membri ».
    Pertanto, nelle edizioni successive fu compiuto un evidente sforzo per nascondere i più evidenti fallimenti delle dichiarazioni molto decise relative al 1914, una volta che quella data era trascorsa senza che si verificassero gli avvenimenti predetti. Pochi Testimoni di Geova oggi hanno qual che idea circa l’enormità delle previsioni fatte per quell’anno o sul fatto che neppure uno dei sette originari aspetti si adempì nel modo in cui si era previsto. Attualmente, quelle aspettative vengono appena menzionate nelle pubblicazioni della Società; alcune sono completamente ignorate .*
    Infatti, dalla lettura delle recenti pubblicazioni della Società, qualcuno potrebbe essere indotto a pensare che Russell, il presidente della Torre di Guardia, non abbia specificamente parlato di ciò che il 1914 avrebbe portato. Esse insinuano che qualsiasi pressante attesa o dogmatica previsione vada attribuita ad altri, ai lettori. Un esempio di ciò si trova nella versione ufficiale di Jehovah ‘s Witnesses in the Divine Purpose, p. 52:
    «Non c’è dubbio che molti in quel periodo furono eccessivamente zelanti nelle loro affermazioni circa ciò che ci si doveva aspettare. Alcuni lessero nelle dichiarazioni del la Watch Tower cose che mai si era inteso scrivere, e mentre fu necessario che Russell richiamasse l’attenzione sulla certezza che un grande cambiamento si sarebbe verificato alla fine dei tempi dei Gentili, tuttavia, egli incoraggiò i suoi lettori a conservare un’apertura mentale, specialmente in considerazione del fattore tempo.

    *Lo stesso si verifica per le previsioni fatte riguardo agli anni 1878 e 1881, che, unitamente a quelle relative al 1799 e al 1874, furono tutte definitivamente scartate come erronee
    228
    Il libro cita brani tratti dagli articoli di La Torre di Guardia ma, esaminandoli, essi in realtà non sostengono la dichiarazione fatta. L’unico che tratta specificamente il « fattore tempo », è un articolo comparso sulla Watch Tower del 1893, che afferma:
    «Una grande tempesta è quasi vicina. Sebbene non si possa sapere esattamente quando irromperà, sembra ragionevole supporre che non possa essere lontana più di dodici o quattordici anni ».
    Questa dichiarazione non è una prova a sostegno dell’assunto dichiarato; essa conferma esplicitamente ciò che altri scritti di Russell mostravano: egli si aspettava chiaramente che prima del 1914 sarebbe scoppiata una tribolazione mondiale, non più tardi del 1905 o del 1907 secondo la dichiarazione citata, e che il rivolgimento generale sarebbe sfociato nella finale distruzione di tutti i governi della terra non più tardi di quella data conclusiva.
    Due anni prima che giungesse il 1914, La Torre di Guardia raccomandò cautela ai suoi lettori.
    Il libro Jehovah ‘s Witnesses in the Divine Purpose (p. 53) cita un’affermazione di Russell riportata nella Watch To wer del 1912, che dice:
    « Certamente, c’è spazio per piccole differenze di opinioni sull’argomento e conviene che ci garantiamo l’un l’altro la più ampia libertà. Il termine del dominio dei Gentili può giungere nell’ottobre del 1914 o nell’ottobre del 1915; mentre il periodo d’intenso conflitto e di anarchia ‘ come non v’è stata dal principio del mondo fino ad ora potrà collocarsi alla fine dei tempi dei Gentili o all’inizio del regno del Messia.
    Tuttavia, ricordiamo nuovamente a tutti i nostri lettori che non abbiamo profetizzato nulla circa la conclusione dei tempi dei Gentili in un tempo di tribolazione né circa il glorioso periodo che seguirà in breve quella catastrofe. Abbiamo semplicemente evidenziato ciò che dicono le Scritture, esprimendo le nostre opinioni riguardo al loro significato e chiedendo ai nostri lettori di giudicare, ciascuno per conto proprio, ciò che esse significano. Queste profezie
    229
    ci dicono ancora la stessa cosa ...Comunque, altri possono. fare precise affermazioni riguardo a ciò che sanno e a ciò che non conoscono, noi non ci esprimiamo su ciò; tuttavia, esplicitamente affermiamo che noi crediamo a questo e a quest’altro, per queste ed altre ragioni
    Questo, quindi, è il quadro che l’organizzazione cerca di imporre. Mettete insieme le altre affermazioni riportate nella rivista La Torre di Guardia e in altre pubblicazioni, affermazioni alle quali le odierne pubblicazioni della Società non fanno alcun riferimento; chiedete se è vero che la responsabilità per qualsiasi dogmatica predizione ricada fuori della Società, o sia di quelli che « hanno letto nelle » pubblicazioni una certezza inesistente, specialmente per quanto riguarda ciò che il 1914 avrebbe dovuto portare.
    Da The Time Is At Hand (pp. 98 e 99), pubblicato nel 1889, leggiamo quanto segue:
    «In verità, è aspettarsi grandi cose proclamare, come facciamo noi: entro i prossimi ventisei anni tutti gli attuali governi saranno rovesciati e dissolti; eppure stiamo vivendo in un tempo molto particolare, nel ‘Giorno di Geova ‘, durante il quale gli eventi giungeranno rapidamente al loro culmine; è scritto.
    Il Signore farà una breve opera sulla terra’ (vedere vol. I, cap. XV).
    In considerazione della solida evidenza biblica relativa ai tempi dei Gentili, noi riteniamo una verità stabilita che la completa fine dei regni di questo mondo, e il pieno insediamento del Regno di Dio, saranno completati entro la fine del 1914 A.D. In quel tempo la preghiera della Chiesa, che si protrae fin dalla dipartita del suo Signore, ‘Venga il Tuo Regno ‘ sarà esaudita; e sotto quella saggia e giusta amministrazione, tutta la terra sarà colma della gloria del Signore, con conoscenza, giustizia e pace (Sal. 72:19; Isa. 6:3; Abac. 2:14); e la volontà di Dio sarà fatta ‘ sulla terra com’è fatta in cielo ‘ ».
    Se voi lasciate intendere, senza affermarlo esplicitamente, che una certa cosa è vera, dicendo che la considerate una « verità stabilita », ciò non equivale a dire che voi sapete che essa lo è? E questo un non ‘ indulgere in affermazioni categoriche ‘?
    Se c’è qualche differenza, quanta ce n’è?
    230
    Nella stessa pubblicazione, a pag. 101, compare questa dichiarazione:
    « Quindi, non dovete sorprendervi quando nei prossimi capitoli presenteremo le prove che l’insediamento del Regno di Dio è già cominciato, che la profezia attesta l’inizio dell’esercizio del potere nel 1878 A.D., e che la ‘ battaglia del gran giorno dell’Iddio Onnipotente’ (Riv. 16:14), che finirà nel 1914 A.D. con la completa distruzione degli attuali governi della terra, è già cominciata Lo schieramento degli eserciti è chiaramente visibile dal punto di vista della Parola di Dio.
    Se la nostra vista non è limitata dal pregiudizio, quando adoperiamo il telescopio della Parola di Dio correttamente messo a fuoco, possiamo individuare chiaramente molti degli eventi destinati ad accadere nel ‘ Giorno del Signore ‘ e capire che viviamo al centro di questi eventi mentre ‘ il Gran Giorno della Sua Ira è giunto’ ».
    Nel 1891, due anni dopo che questo libro era stato pubblicato, comparve un altro libro di Russell, Thy Kingdom Come, nel quale, a p. 153, troviamo quanto segue:
    « La caduta, le piaghe, la distruzione, ecc., che fu predetto si sarebbero abbattute sulla mistica Babilonia, furono prefigurate dalla grande tribolazione e dalla distruzione nazionale che si abbatté sull’Israele carnale, e che terminò con la completa devastazione di quella nazione nel 70 A.D. Anche la durata della caduta corrisponde, giacché dal tempo in cui nostro Signore disse: ‘ La vostra casa sarà desolata ‘, nel 33 A.D., fino al 70 A.D. trascorsero 36 e 1/2 anni; allo stesso modo, dal 1878 A.D. alla fine del 1914 A.D. passano 36 e 1/2 anni. E, con la fine del 1914 AD., ciò che Dio chiama Babilonia e gli uomini chiamano Cristianesimo, sarà sparito, com ‘è già illustrato dalla profezia ».
    L’anno successivo, il 1892, nell’edizione del 15 gennaio, la Watch Tower affermò che la « battaglia » finale era già cominciata e la sua conclusione si sarebbe avuta nel 1914:
    « Mentre è stata una gradita sorpresa per noi (in considerazione delle sensazionali narrazioni di segno contrario tanto spesso pubblicate) scoprire che la situazione in Europa
    231
    è simile a quella da noi descritta qui — in armonia con ciò che le Scritture ci hanno consentito di delineare — tuttavia, è così grande la nostra fiducia nella Parola di Dio, e nella luce dell’attuale verità che sprigiona da essa, che non avremmo potuto dubitare della sua testimonianza, quali che fossero le apparenze. La data della fine di quella ‘battaglia ‘ è decisamente segnata nella Scrittura come l’ottobre del 1914; siamo ormai a buon punto giacché il suo inizio data dall’ottobre 1874. Sin qui si è trattato principalmente di una guerra di parole e di un tempo per organizzare le forze:
    il capitale, la classe operaia, gli eserciti e le società segrete.
    Mai come ora c’è stata una così diffusa tendenza ad associarsi. Non solo le nazioni si alleano le une con le altre per proteggersi contro altre nazioni, ma diverse fazioni in ogni paese si organizzano per tutelare i propri numerosi interessi. Tuttavia, fino ad ora le diverse fazioni hanno semplicemente studiato la situazione, saggiato la forza dei loro oppositori e cercato di migliorare i piani e la loro forza per la sfida futura, la quale per molti pare che sia inevitabile, anche senza la testimonianza della Bibbia. Altri ancora si illudono parlando di pace, pace! Invece, non c’è possibilità di pace finché il regno di Dio non assumerà il controllo, imponendo la sua volontà sulla terra come attualmente è fatta in cielo.
    Quest’aspetto della battaglia deve continuare con alterni successi per tutti coloro che vi sono coinvolti; l’organizzazione dev’essere molto accurata e la sfida finale sarà comparativamente breve, terribile e decisiva, e sfocerà in una generale anarchia. Sotto molti aspetti, le convinzioni dei grandi generali del mondo coincidono con le predizioni della Parola di Dio. Allora, ‘ Guai all’uomo o alla nazione che farà scoppiare la prossima guerra in Europa; perché sarà una guerra di sterminio ‘. Essa sarà favorita non solo da contrasti tra nazioni, ma anche dal malcontento sociale, dall’ambizione e dall’animosità, e se non fosse interrotta dall’insediamento del regno di Dio nelle mani della sua eletta ed allora glorificata Chiesa, essa porterebbe la razza umana all’estinzione. Matt. 24:22 ».

    Un altro breve articolo, apparso nella Watch Tower del luglio 1894, rivela come essi considerassero le condizioni del mondo di quel tempo una chiara prova del fatto che la terra fosse ormai entrata nella sua finale agonia, con l’esalazione degli ultimi rantoli nel 1914:

    « PUO’ ESSERE DIFFERITA FINO AL 1914?
    Diciassette anni fa la gente diceva, in relazione agli aspetti del tempo indicati n Millennial Dawn, che essi sembravano ragionevoli da molti punti di vista. Cambiamenti così radicali certamente non potevano verificarsi tra quel tempo e la fine del 1914; se si fosse sostenuto che essi sarebbero accaduti nell’arco di uno o due secoli, ciò sarebbe sembrato molto più probabile.
    Quali mutamenti si sono verificati finora e quale ritmo quotidiano hanno raggiunto?
    ‘Il vecchio passa velocemente e il nuovo è già qui’. Ora, in considerazione dei recenti problemi occupazionali e dell’anarchia che incombe, i nostri lettori scrivono per sapere se non possa esserci un errore circa la data del 1914. Costoro affermano di non riuscire a vedere come le attuali condizioni possano protrarsi tanto a lungo sotto una tensione come quella attuale.
    Non vediamo alcun motivo per cambiare le date, né potremmo cambiarle se volessimo. Crediamo che esse sono date di Dio, non nostre. Tuttavia, considerate che la fine del 1914 è la data non per l’inizio, ma per la fine del tempo della tribolazione. Riteniamo che non ci sono ragioni per discostarci dall’opinione espressa nell’ articolo presentato nella Watch Tower del 15 gennaio 1892; suggeriamo di leggerlo nuovamente ».

    È vero che in questo contesto si adopera la parola «opinione », ma quanto è significativo ciò dal momento che, nello stesso brano, si chiama in causa Dio come garante delle date indicate? Chi dubiterebbe delle « date di Dio »?
    Attualmente, l’organizzazione vorrebbe far creder che questi aspetti sono tutti di scarsa importanza, secondari se confrontati con quella che essa si sforza di presentare come una verità più importante: la Società era nel giusto quando asseriva che la fine dei tempi dei Gentili si sarebbe verificata nel 1914, l’unica vecchia affermazione del credo relativo al 1914 che ancora sopravvive. Eppure, asserendo ciò, proba
    232 - 233
    bilmente essa fa l’affermazione più falsa fra tutte, giacché tutto ciò che è stato salvato è la frase: « la fine dei tempi dei Gentili ». Il significato che attualmente si assegna a questa frase è del tutto differente dal significato assegnatole dalla Società Torre di Guardia durante i quarant’anni precedenti il 1914.
    Nel corso di tutti quei quarant’anni, gli associati alla Società Torre di Guardia pensavano che la « fine dei tempi dei Gentili » avrebbe significato il completo rovesciamento di tutti i governi umani, la loro totale eliminazione e sostituzione nel governo dell’intera terra da parte del regno di Cristo. Nessun governo umano sarebbe sopravvissuto. Ricordate l’affermazione delle pp. 98 e 99 di The Time Is At Hand secondo la quale «entro i prossimi ventisei anni (dal 1889) tutti gli attuali governi saranno rovesciati e dissolti », e «In considerazione della solida evidenza biblica relativa ai tempi dei Gentili, noi riteniamo una verità stabilita che la distruzione totale dei regni di questo mondo e il pieno insediamento del Regno di Dio saranno completati entro la fine del 1914 A.D. ».
    Attualmente, il valore attribuito all’espressione «fine dei tempi dei Gentili » (o « i fissati tempi delle nazioni ») è completamente differente. Non si tratta dell’effettiva fine della sovranità dei governi umani come conseguenza della loro distruzione per mano di Cristo; ora si ritiene che significhi la fine del loro « ininterrotto dominio » della terra e l’« interruzione » dipende dal fatto che Cristo ha assunto invisibilmente il potere regale ed ha cominciato a regnare nel 1914, dirigendo la sua attenzione, in « maniera speciale », alla terra, che altro non è se non l’insegnamento relativo all’anno 1874.
    Ancora una volta, siccome il regno dell’invisibile risiede in qualsiasi sede si scelga di collocarlo, è difficile confutare questa teoria. Il fatto che non sia cambiato proprio nulla dal 1914 per quanto riguarda il dominio dei governi terreni del mondo non pare che abbia qualche importanza. La loro « gestione » del potere è scaduta, si afferma ora,
    234
    poiché è stata invisibilmente annullata dall’invisibile Re, per tanto è giunta la « fine » dei loro tempi stabiliti.
    Tutto questo si può paragonare ad una proclamazione fatta per quarant’anni in base alla quale, a una data prestabilita, l’indesiderato occupante di una proprietà dovrà essere definitivamente espulso, allontanato per sempre; poi, una volta che quella data è giunta e passata senza effetti giustifica questo fatto dicendo: « Beh, ho annullato il suo contratto e, per quanto mi riguarda, ciò equivale a come se egli se ne fosse realmente andato; per giunta, sto facendo molta più attenzione alla questione, ora ».
    Bisogna riconoscere che più si avvicinava il 1914, più caute diventavano le previsioni. Mentre Russell aveva sostenuto che lo scoppio della tribolazione e dell’anarchia mondiale si sarebbe verificato prima dell’ottobre del 1914, ora, in un numero della rivista del 1904 lo stesso Russell asserì:
    «ANARCHIA UNIVERSALE: SUBITO PRIMA O DOPO L’OTTOBRE DEL 1914 A.D.
    Un particolare che a prima vista sembra di minima importanza e per nulla connesso all’argomento, ha fatto modificare il nostro convincimento relativo al tempo in cui ci si può attendere l’anarchia universale in base ai numeri profetici. Attualmente, noi ci aspettiamo che il culmine dell’anarchia, durante il gran tempo della tribolazione che precederà le benedizioni del Millennio, si manifesterà dopo l’ottobre del 1914 --- molto rapidamente, a nostro avviso — ‘ in un’ora ‘, ‘ improvvisamente ‘ » *
    * La Watch Tower del 1 luglio 1904

    Così, mentre nel 1894 egli aveva affermato che le cifre presentate erano « date di Dio, non nostre », nella Watch Tower del 1 ottobre 1907, sette anni prima del 1914, scriveva:

    «Un caro fratello chiede: Possiamo essere assolutamente sicuri che la cronologia esposta in Dawn-Studies sia corretta? che il radunamento sia cominciato nel 1874 A.D. e terminerà nel 1914 A.D. con una tribolazione mondiale, che rovescerà tutte le attuali istituzioni, e sarà seguita dal regno di giustizia del Re Glorioso e della sua sposa, la chiesa?
    Rispondiamo, come abbiamo fatto spesso finora in Dawn e in La Torre di Guardia e oralmente e per lettera, che noi non abbiamo mai dichiarato che i nostri calcoli fossero infallibilmente corretti; non abbiamo mai affermato che essi fossero scienza, o basati su indiscutibile evidenza, fatti, conoscenza; la nostra pretesa è sempre stata che essi si basavano sulla fede ».

    Tuttavia, questo stesso articolo continua insinuando che coloro che dubitavano di quei calcoli, mancavano di fede:

    « Inoltre, vi rammentiamo che i punti deboli della cronologia sono integrati da diverse profezie, che si intrecciano con essa in modo così rimarchevole che la fede nella cronologia diventa quasi conoscenza che essa sia corretta. Lo spostamento di un solo anno sconvolgerebbe l’armonia dei meravigliosi parallelismi, siccome alcune delle profezie datano prima di Cristo, altre dopo Cristo, e altre ancora coprono entrambi i periodi. Riteniamo che Dio intendesse che quelle profezie fossero comprese ‘ al tempo dovuto “; sappiamo di averle comprese ora, ed esse ci parlano tramite la cronologia. Perciò, non suggellano esse la cronologia? Ciò diventa vero solo per la fede, altrimenti no. Il nostro Signore dichiarò: « Il saggio comprenderà »; e ci disse di «guardare » in modo da capire; ed è questa cronologia che convince noi (che possiamo e vogliamo accettarla per fede) che la parabola delle dieci vergini è, attualmente , in via di adempimento, che il suo primo grido fu udito nel 1844 e il suo secondo grido: ‘ Accogliete lo Sposo’, — presente — fu lanciato nel 1874 ».

    Di che beneficio è — o, nel caso specifico, quanta umiltà dimostra — il riconoscimento della fallibilità mentre, con temporaneamente, si lascia intendere che solo quelli che accettano le loro idee manifestano fede, sono tra ‘ i saggi che comprenderanno ‘? Quelli che non avessero prestato ascolto a queste « grida » del 1844 e del 1874, non sarebbero stati
    classificati, logicamente, tra le « vergini stolte » della parabola? In precedenza, lo stesso articolo aveva affermato:

    «I tempi e le stagioni di Dio sono espressi in maniera tale da risultare convincenti solo per coloro i quali, in base al loro rapporto con Dio, sono capaci di riconoscere i suoi metodi caratteristici ».

    Pertanto, se qualcuno avesse espresso dubbi circa la cronologia suggerita dalla Società, la stessa qualità della sua relazione con Dio sarebbe stata messa in discussione, in maniera molto sottile, unitamente alla sua fede e alla sua saggezza. Questa è una forma di intimidazione intellettuale, una pratica che si è ripetuta una volta che il 1914 era trascorso, senza che le aspettative, diffuse per tutto il mondo, si adempissero.
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    CAPITOLO VIII
    GIUSTIFICAZIONE ED INTIMIDAZIONE
    « Nel molto parlare non manca la colpa, chi frena le labbra è prudente ». ( Proverbi 10:9)

    Charles Taze Russell, che si era definito il «portavoce di Dio », morì nel 1916. Lasciò un’eredità di profezie relative al tempo, nessuna delle quali si era adempiuta; lasciò, di conseguenza, migliaia di seguaci confusi.
    Il libro Luce , pubblicato in inglese nel 1930, p. 199, descrive la situazione con queste parole:
    « Tutto il popolo del Signore aveva lo sguardo fisso sull’anno 1914 e lo aspettava con gioiosa aspettativa. Allorché quell’anno venne e passò, i membri del popolo del Signore rimasero delusi, addolorati, afflitti e furono grandemente oltraggiati. Furono posti in ridicolo particolarmente dal clero e dai suoi alleati, mostrati a dito, beffeggiati per quanto avevano detto a proposito del 19 1 4 e di quanto doveva avvenire durante quell’anno, in una parola, per le loro profezie che non si erano adempiute ».

    Essendo trascorsi e il 1914 e il 1915 senza il completo rovesciamento di tutti i regni e le istituzioni umane, senza l’assunzione del potere su tutta la terra da parte del regno di Cristo, senza il trasferimento degli unti alla vita celeste, senza la distruzione di «Babilonia la Grande », senza la conversione d’Israele alla Cristianità — tutte predizioni
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    ‘che si sarebbero dovute adempiere entro il 1914 — sorsero seri dubbi tra i seguaci della Torre di Guardia. Era scoppiata, è vero, la prima guerra mondiale; ma essa non si era trasformata nella predetta anarchia mondiale.
    Nell’ottobre del 1916, poco prima della sua morte, Russell, scrivendo la prefazione alla nuova edizione di The Time Is At Hand, cercò di sminuire il significato dell’avventatezza di quanto era stato predetto per il 1914. Quanto segue è indicativo dell’approccio che egli adottò:
    «L’autore riconosce che in questo libro presenta l’opinione che i santi del Signore potevano aspettarsi d’essere con Lui nella gloria alla fine dei tempi dei Gentili. Si è trattato di un errore naturale, ma il Signore lo ha permesso per la benedizione del Suo popolo. L’idea che la Chiesa sarebbe stata tutta radunata per la glorificazione prima del l’ottobre del 1914, ha certamente avuto un effetto molto stimolante e santificante su migliaia, i quali possono conformemente ringraziare il Signore, perfino per l’errore. Senza dubbio, molti possono dire d’esser grati al Signore perché il culmine delle speranze della Chiesa non è giunto nel tempo atteso; infatti, come popolo del Signore, abbiamo altre opportunità di perfezionarci nella santità e di partecipare con il nostro Maestro all’ulteriore diffusione del Suo Messaggio fra il Suo popolo ».
    Il coinvolgimento di Dio e di Cristo negli errori commessi, con Dio che « annulla » certe predizioni, fornisce una scappatoia molto comoda dalla effettiva responsabilità di aver falsamente presentato come « date di Dio » quelle che non erano affatto date di Dio, ma semplicemente, il prodotto di una speculazione umana non autorizzata. Si scopre un merito perfino nelle false predizioni a motivo dello « stimolante e santificante effetto » prodotto, sicché uno può « ringraziare il Signore, perfino per l’errore ». Un tale approccio consentiva, ancor più, false predizioni in considerazione del loro «stimolante » effetto. Ci viene in mente la presentazione fatta dal vero profeta delle parole di Dio:
    « Guai a quelli che dicono che il bene sia male e che il male sia bene, a quelli che mettono le tenebre per la luce e la luce per le tenebre, a quelli che mettono l’amaro per il dolce e il dolce per l’amaro! » Isaia 5:20.

    Finché Russell fu in vita e per qualche anno dopo la sua morte, i suoi seguaci furono speranzosi. Quando finì la guerra e le cose cominciarono a normalizzarsi, il trascorrere di ogni anno ripropose domande sempre più insistenti relative alla cronologia proposta.
    Questa è la situazione che il Giudice Rutherford ereditò. (Egli fu eletto presidente della Società nel gennaio del 1917, durante l’adunanza annuale della Società). Egli aveva davanti a sé due alternative: rettificare ammettendo francamente l’errore, o cercare di giustificare le predizioni del suo predecessore; scelse la strada della giustificazione.
    Agendo rapidamente per ravvivare la fiducia dei lettori di La Torre di Guardia, che si stava affievolendo, Rutherford predispose che un libro, intitolato The Finished Mystery, fosse pubblicato nel 1917, l’anno successivo alla morte di Russell.
    Questo libro cercava di spostare al 1918 alcuni degli eventi attesi nel 1914, tracciando un parallelismo con il soffocamento della rivolta giudaica ad opera dei romani. La distruzione romana di Gerusalemme si verificò nell’anno 70 d.C., tuttavia la rivolta finì solo tre anni e mezzo dopo, nel 73 d.C. Pertanto, lo stesso numero di anni fu aggiunto all’autunno del 1914 e The Finished Mystery additò la primavera del 1918 come una nuova data dal rilevante significato.
    Nel brano che segue, tratto dal libro in questione, sono segnate in corsivo le parti riguardanti le profezie. Leggendole, notate il linguaggio usato e chiedetevi se si potevano - leggere nel libro cose che non si erano dette e che esso conteneva apertamente predizioni e suscitava aspettative che non si erano mai avverate:
    240 - 241
    « La data indicata nel commento a Riv. 2:1 prova che la conquista della Giudea non fu completata fino al giorno di Pasqua del 73 A.D., e in base alle precedenti Scritture, prova che la primavera del 1918 porterà alla Cristianità un attacco di angustia perfino maggiore di quello sperimentato nel l’autunno del 1914. Riesaminate la tavola delle Dispensazioni Parallele in Studi sulle Scritture, vol. 2, pp. 246 e 247; trasformate il 37 in 40, il 70 in 73 e il 1914 in 1918, e così corretta riteniamo che si adempirà ‘con grande potenza e gloria ‘(Marco 13:26). Finché non fosse trascorso l’ottobre del 1915, sarebbe stato del tutto impossibile prevedere se il nostro Signore avesse inteso che il 70 A.D. o il 73 A.D. sarebbero serviti come nostra guida per determinare il tempo in cui la nazione giudaica giunse alla sua fine. Per giunta, abbiamo visto i segni promessi: ‘ sulla terra angoscia delle nazioni, con turbamento, i cuori degli uomini venir meno per il timore e per l’attesa di ciò che accadrà sulla terra e abbiamo riguardo a ciò, le parole del Signore, secondo cui queste cose annunciano che ‘il Regno di Dio è vicino, imminente’, ‘ addirittura alle porte ‘, e la nostra: redenzione è vicina ‘ (Luca 21:25-36; Marco 13:27-30). E possibile che il 1980 AD. segnerà il radunamento di tutto l’Israele naturale dalla soggezione alla morte; esattamente 70 anni dopo il 1910, anno in cui il Pastore Russell diede la sua grande testimonianza al popolo giudeo nell’Ippodromo & New York. Vedere p. 551. Tuttavia, se il travaglio della Sion no minale (Isa. 66:8) deve verificarsi nella primavera del 1918, e se non ci troviamo appena a ‘un giorno ‘(un anno) di distanza da quell’evento menzionato dal Profeta, frattanto, cosa dovremmo aspettarci riguardo all’esperienza del ‘piccolo gregge ‘? Il simbolico travaglio, nella profezia citata, si riferisce alla grande Tribolazione, al travaglio che deve subire la nominale chiesa del Vangelo, Babilonia la Grande, dalla quale alcuni sono ritenuti degni di fuggire ».
    Quindi, il 1918 doveva vedere le nazioni della Cristianità soffrire un « attacco di angustia » maggiore di quello sperimentato nel 1914, quando iniziò la prima guerra mondiale. In realtà, quell’anno vide la fine della guerra con un armistizio. Inoltre, il libro prediceva che il rimanente degli « unti », gli « ultimi della classe di Elia », avrebbe sperimentato il trasferimento nei cieli proprio quell’anno, come attesta la p. 64:
    «Quaranta giorni dopo la risurrezione di Cristo, si verificò la Sua ascensione. Questo conferma la speranza della glorificazione della Chiesa quarant’anni (un anno per un giorno) dopo la risurrezione dei santi morti, avvenuta nella primavera del 1878. 1 sette giorni prima del Diluvio possono rappresentare sette anni: dal 1914 al 1921; nel mezzo di questa ‘settimana di anni ‘ gli ultimi membri dell’unto passeranno attraverso ‘la cortina. La classe della Grande Compagnia sarà recisa al suo termine; il fatto che noi vediamo la prima metà di questa settimana così distintamente delineata, ci induce ad aspettar ci un ulteriore periodo di tre anni e mezzo di testimonianza da parte delle classe della Grande Compagnia. Infatti, questo sembra essere il modo in cui il Padre Celeste svolge la Sua opera in cicli settimanali e di metà settimana, dall’ini zio della creazione fino ad ora. Il patto con Abramo, nel 2045 a.C., fu a metà strada (2081 anni per parte) tra la caduta di Adamo, nel 4127, a.C., e la conversione di Come ho, nel 36 A.D. L’ultima pratica di un giubileo tipico da parte d’Israele. nel 626 a.C., fu a metà strada (2500 anni per parte) tra la fine del ‘ giorno di Adamo ‘, nel 3127 a.C., e l’inizio dei tempi della Restituzione, nel 1874 A.D.. La cattività, nel 606 a.C., segna l’inizio dei tempi dei Gentili a metà strada (2520 anni per parte) tra la fine del giorno millenario di Adamo, nel 3127 a.C., e la fine dei tempi dei Gentili, nel 1914 AD. La cattività, nel 606 a.C., segna il punto medio (3520 anni per parte) tra la caduta dell’uomo nel 4127 a.C., e la sua piena restaurazione nel favore divi no, nel 2914 A.D. La morte di Cristo, nel 33 A.D., segna il punto medio (1845 anni per parte) tra la morte di Giacobbe, nel 1813 a.C., e il ripristino del favore su Israele, nel 1878 A.D. La morte di Cristo, nel 33 A.D., fu a metà strada (tre anni e mezzo per parte) tra il Suo battesimo, nel 29 A.D., e la conversione di Cornelio, nel 36 A.D.
    La risurrezione dei santi morti, nel 1878 A,D., era giusto a metà (tre anni e mezzo per parte) tra l’inizio dei tempi della Restituzione nel 1874 e la chiusura della Chiamata celeste nel 1881. Il nostro assunto è che la glorificazione del Piccolo Gregge nella primavera del 1918 A.D. sarà a metà strada (tre anni e mezzo per parte) tra la fine dei tempi dei Gentili e la chiusura della Via per il cielo, nel 1921 A.D. ».

    Come nel caso delle analoghe predizioni relative al 1881, anche questa fallì. Forse il linguaggio più vigoroso fu adoperato nelle predizioni di una terribile distruzione che si sarebbe abbattuta sulle chiese della Cristianità e sui loro membri nel 1918, che avrebbe visto cadaveri sparsi dappertutto e lasciati insepolti; le pagg. 484 e 485 contengono due dei parecchi esempi di questa profezia:
    244
    «Ezec. 24:20,2 1: “ Quindi dissi loro: La medesima parola del Signore mi è stata rivolta, dicendo: ‘ Dì alla casa d’Israele: Il Signore Dio ha detto questo: Ecco, io profano il mio santuario, l’orgoglio della vostra forza, la cosa desiderabile dei vostri occhi e l’oggetto della compassione della vostra anima, e i vostri figli e le vostre figlie che vi siete lasciati dietro, cadranno di spada “. Dio spiega il motivo. Fa un quadro o una parabola di ciò che doveva accadere alla Cristianità. Fino al 1878 la Chiesa nominale era stata, in un certo senso, il santuario o Tempio di Dio; ma da quell’anno in poi, con il culmine nel 1918, Egli decise di rimuoverlo mediante un colpo o una piaga di dottrine e azioni erronee, permesse da Dio. La Chiesa era la forza della Cristianità, ciò intorno a cui era incentrata la sua vita, e le sue istituzioni. Costituiva il desiderio degli occhi del popolo, ciò che tutti i cristiani amavano. Ciò nonostante, Dio decise di rendere manifesta la profanazione operata dal clero della chiesa cristiana e di rendere ai propri occhi le organizzazioni ecclesiastiche come morte, una cosa impura, da non toccare o compiangere. E i ‘figli della chiesa ‘ periranno mediante la spada della guerra, della rivoluzione e dell’anarchia, e tramite la Spada dello Spirito sarà mostrato che essi hanno perso la speranza della vita a livello spirituale: ‘la porta è chiusa ‘.
    Ezec. 24:25,26: “E in quanto a te, o figlio d’uomo, non sarà nel giorno che da loro toglierò la loro fortezza, il bell’oggetto della loro esultanza, la cosa desiderabile ai loro occhi e la brama della loro anima, i loro figli e le loro figlie, che in quel giorno a te verrà lo scampato per far udire agli orecchi? “. Inoltre, nel 1918, quando Dio distruggerà le chiese su vasta scala e i milioni di membri di chiesa, accadrà che chiunque scamperà, si rivolgerà agli scritti del Pastore
    Russell per comprendere il significato del crollo della ‘Cristianità
    Ezec. 24:27: “In quel giorno la tua bocca s’aprirà allo scampato, e parlerai e non sarai più muto; e per certo diverrai per loro un segno, e dovranno conoscere che io sono il Signore “. La voce del Pastore Russell è stata messa a tacere nella morte; e la sua voce è, relativamente parlando, muta riguardo al futuro. Al tempo della rivoluzione dell’anarchia egli parlerà e non sarà più muto per quelli che scamperanno alla distruzione di quel giorno. Il Pastore Russell sarà ‘ un segno per loro ‘, dirà loro la verità circa il divino decreto sulla tribolazione, mentre consulteranno i suoi libri, diffusi in numero di dieci milioni nella Cristianità. Le sue parole saranno un segno di speranza per loro, perché consentiranno di vedere il lato luminoso della nuvola e di attendere con trepidazione che il glorioso Regno di Dio sia stabilito. Allora ‘ essi conosceranno il Signore ‘ ».

    Non solo le chiese della Cristianità, ma anche i suoi governi avrebbero subìto catastrofe ed oblio:

    «Ezec. 31:15: “Il Signore Dio ha detto questo: ‘Nel giorno che scenderà allo Sheol per certo causerò lutto. A motivo d’esso per certo coprirò le acque dell’abisso, per trattenerne i corsi e affinché le molte acque siano trattenute; e a motivo d’esso oscurerò il Libano, e a motivo d’esso verranno meno tutti gli alberi del campo ‘ “. Nell’ anno 1918, quando la Cristianità, come sistema, subirà l’oblio, (Sceol) per essere sostituita da repubbliche rivoluzionarie, Dio provocherà cordoglio. Egli tratterrà e ritarderà per breve tempo le minacciose ondate di anarchia. Egli indurrà le nazioni a far cordoglio per la Cristianità, e tutti i sistemi di origine umana (alberi) del mondo (campo) si indeboliranno a motivo della sua caduta.
    Ezec. 3 1:16: “Al suono della sua caduta per certo farò scrollare le nazioni quando lo farà scendere allo Sceol con quelli che scendono nella fossa, e nella terra di sotto frutti gli alberi d’Eden, i più scelti e i migliori del Libano, tutti quelli che bevono acqua, saranno confortati “. Dio scrollerà le nazioni con gigantesche rivoluzioni, quando farà scendere la mondana Cristianità, come sistema organizzato, nell ‘oblio (come accadde agli ebrei nella parabola del ricco)».
    Tutte queste cose erano predette per l’anno 1918; nessuna d’esse si verificò. Per giunta, il libro prediceva anche sconvolgenti eventi per il 1920: le gigantesche rivoluzioni che dovevano iniziare nel 1918 avrebbero raggiunto il culmine nel 1920 con la scomparsa di tutti gli ordinari governi di ogni specie (p. 258):


    « Riv. 16:20: “E ogni isola fuggì “. Anche le repubbliche scompariranno nell’autunno del 1920.
    Riv. 16:20b: “e i monti non furono trovati “. Ogni regno della terra sparirà, sarà inghiottito dall’anarchia.
    Riv. 16:21: “ E cadde sugli uomini “. In greco ‘gli uomini ‘; gli adoratori della bestia e della sua immagine:
    il clero.
    Riv. 16:21: “ una grossa grandine dal cielo “. La verità, consolidata, arriva con forza schiacciante. Una conclusiva dichiarazione di come appare il settimo volume di Studi sulle Scritture agli adoratori della bestia e della sua immagine. Riv. 11:19; Isa. 28:17; 30:30; Ezec. 13:11; Giosuè 10:11.
    Riv. 16:21: “ Con ogni pietra del peso di circa un talento “ (Mal. 3:10). Un’altra descrizione del settimo volume di Studi sulle Scritture, come appare agli adoratori della bestia e della sua immagine, si trova nella finale piaga sull’Egitto, la morte dei primogeniti, in Es. capp. XI e XII. Appena questa piaga si abbatté sugli egiziani, dal faraone in giù, questi furono ansiosi di accelerare la partenza degli stranieri e furono disposti a cedere tutti i gioielli d’argento (la Gran de Compagnia) e quelli d’oro (il Piccolo Gregge). In relazione con la frase: ‘ non c’era una casa in cui non ci fosse un morto ‘, si riconosce che, se qualche setta è stata omessa negli elenchi citati a commento dei capp. VIII e IX di Rivelazione, l’omissione non è stata intenzionale e sarà corretta nelle prossime edizioni. I tre giorni durante i quali l’esercito del faraone inseguì gli israeliti nel deserto rappresentano i tre anni dal 1917 al 1920 durante i quali tutti i messaggeri del faraone saranno inghiottiti nel mare dell’anarchia. Le ruote usci ranno dalle loro bighe (organizzazioni) ».

    Ma anche gli elementi radicali, che avrebbero provocato le rivoluzioni della Cristianità nel 1918 e che avrebbero dato origine a governi laburisti e socialisti, avrebbero visto la morte dei loro movimenti. Essi stessi infatti, pur avendo provocato la caduta dei contemporanei governi della Cristianità, sarebbero stati travolti dall’anarchia nel 1920 (ibid., p. 542):

    «La stessa cosa Dio farà ai sistemi socialisti e laburisti. Mentre questi collaboreranno per abbattere la Cristianità, essi stessi saranno colpiti a morte dagli anarchici.
    Ezec. 35:12: “ E tu dovrai conoscere che io stesso, il Signore, ho udito tutte le tue cose irrispettose che hai dette riguardo ai monti d’Israele: ‘ Sono stati resi desolati. Ci sono stati dati per cibo ‘ “. I laburisti, i socialisti, ecc., impareranno che Dio governa le vicende degli uomini, e che l’Onnipotente presterà attenzione alle parole che pronunceranno contro le nazioni (monti) della Cristianità (Israele), allorché, dopo la caduta del clero, i laburisti diranno:
    Le nazioni sono state desolate, ci è stato affidato l’incarico di dividerci i popoli “.
    Ezec. 35:13: “ E continuaste ad agire in grande stile contro di me con le vostre bocche, e avete moltiplicato contro di me le vostre parole. Io stesso le ho udite “. Mentre parlano aspramente contro il capitalismo, e di nascosto tra mano contro la Cristianità, i movimenti socialisti ed affini parlano, in effetti, contro un sistema autorizzato da Dio e nel quale Dio risiedeva, riversando il Suo Santo Spirito sui veri cristiani che vivevano in quei sistemi. Esprimendo la determinazione di condurre il mondo fuori dalle tenebre delle cattive condizioni economiche, sociali e politiche, in consapevolmente, essi si gloriano a dispetto di Dio presumendo di realizzare ciò che, precedentemente, Dio aveva stabilito che fosse fatto dalla Sua fedele Chiesa, e che è assolutamente impossibile che qualsiasi inferiore agenzia realizzi. Dio non farà passare inosservate le parole dei socialisti, dei sindacalisti, dei laburisti, ecc. Egli le udrà e le ricorderà per un ‘adeguata ricompensa.
    Ezec. 35:14: “ Il Signore Iddio ha detto questo: ‘ Nello stesso tempo in cui si rallegrerà tutta la terra, farò di te una distesa desolata ‘ “. Quando giungeranno i tempi della Restituzione di tutte le cose, una delle cose che non sarà restaurata è il movimento socialista, laburista. Quando ogni società si rallegrerà nel nuovo sistema di cose stabilito da Dio, lo stato socialista sarà stato devastato completamente e per sempre.
    Ezec. 35:15: “ Proprio come ci fu allegrezza da parte tua per l’eredità della casa d’Israele perché era stata resa
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    desolata, la stessa cosa farò di te. Diverrai una distesa desolata, o regione montagnosa di Seir, pure tutto Edom, tutto quanto; e dovranno conoscere che io sono il Signore “. Mentre gli apostati della Cristianità dalla mentalità mondana, in combutta con i radicali e i rivoluzionari, si rallegreranno per l’eredità di desolazione che si abbatterà sulla Cristianità dopo il 1918, Dio agirà allo stesso modo contro il movimento rivoluzionario vincente: questo sarà completamente desolato, ‘in tutte le sua parti ‘. Nessuna traccia d’esso sopravvivrà ai danni dell’anarchia di portata mondiale, nell’autunno del 1920, (Riv. 11:7-13) .

    «Anarchia di portata mondiale, nell’autunno del 1920 . A dispetto del linguaggio sensazionale ed enfatico e della categoricità delle dichiarazioni, nulla di tutto ciò accadde. Come il 1914 anche le nuova date del 1918 e del 1920 trascorsero senza il predetto « attacco di angustia » sulla Cristianità, senza il rovesciamento dei suoi governi e la distruzione delle sue chiese e senza il trasferimento degli unti nei cieli.
    Invece, il 1918 vide il presidente Rutherford ed altri sei principali funzionari della Società processati e condannati al carcere sotto l’accusa che in tempo di guerra il libro The Finisheah Mystery ed altre pubblicazioni avevano riportato dichiarazioni sediziose. L’anno successivo, il 1919, essi furono rilasciati e scagionati da tutte le accuse.
    Pertanto erano già in libertà all’approssimarsi del 1920, anno in cui, in autunno, tutte le repubbliche ed o ogni regno della terra » sarebbero stati o inghiottiti dall’anarchia », secondo The Finished Mystety. Entro quell’anno, comunque, furono sviluppate e lanciate nuove predizioni; prima che passasse il 1920, una nuova data fu stabilita come oggetto delle loro attese.
    MILIONI ORA VIVENTI NON MORRANNO MAI
    « Io non mandai i profeti, eppure essi stessi corsero. Non parlai loro, eppure essi stessi profetizzarono ». ( Geremia 23:21 )

    Nel 1920, il presidente della Torre di Guardia, Rutherford, pubblicò un libretto dal titolo: Milioni ora viventi non morranno mai. Questa frase ad effetto è ancora oggi adoperata dall’organizzazione. Essa si riferiva ad una nuova predizione che il presidente della Torre di Guardia aveva formulato. Tutta la fiducia nella dichiarazione che milioni di uomini allora viventi non sarebbero mai morti fu connessa ad una nuova data: il 1925. Notate cosa affermano riguardo a quest’anno le parti evidenziate del libretto alle pp. 88, 89, 90 e 97:

    « Un semplice calcolo ci porta a questo fatto importante: Settanta Giubilei di 50 anni ognuno, fanno un totale di 3500 anni. Questo periodo di tempo cominciato nel 1575 avanti l’anno 1° di Cristo, per necessità ha la sua fine nell’anno 1925. In quest’anno il tipo finisce, ed il grande antitipo quindi deve marcare il principio del restauro di tutte le cose. La cosa principale da essere restaurata, è la razza umana alla vita, e poiché altre scritture, definitivamente stabilisco no il fatto, che vi sarà una resurrezione di Abrahamo, Isacco, Giacobbe, ed altri fedeli del passato, e che questi avranno il primo favore, dobbiamo attenderci che il 1925 sarà testimone del ritorno di questi fedeli uomini d’israele dalla condizione di morte, risorti, e completamente ristorati alla perfetta umanità, e così essere i visibili e legali rappresentanti del nuovo ordine delle cose in sulla terra.
    Il regno del Messia una volta stabilito, Gesù e la Chiesa glorificata costituendo il gran Messia, amministreranno le benedizioni ai popoli, che hanno cotanto lungo tempo desiderato e sperato, pregando che questo avvenga. E quando questo tempo verrà vi sarà pace e non guerra, come il profeta ben dichiara: “ Ma gli avverrà che negli ultimi tempi il monte della Casa del Signore sarà stabilito sulle sommità dei monti e sarà alzato sopra i colli, ed i popoli accorreranno in esso. E molte nazioni andranno e diranno:
    ‘Venite, saliamo sul monte del Signore e alla Casa dell’ Iddio
    249 -248-250
    di Giacobbe; ed Egli ci ammaestrerà delle sue vie, e noi cammineremo nei suoi sentieri; perché la legge uscirà da Sion e la parola del Signore da Gerusalemme ‘. Ed Egli giudicherà in fra molti popoli, e castigherà nazioni possenti fin ben lontano; e quelle, delle loro spade fabbricheranno zappe, e delle loro lance, falci; una nazione non leverà più la spada contro l’altra, e non impareranno più la guerra. Anzi, siederanno ciascuno sotto la sua vite e sotto il suo fico; e non vi sarà alcuno che li spaventi, perché la bocca del Signore degli eserciti ha detto questo “ (Michea 4:1-4).
    GOVERNATORI TERRESTRI
    Come fin qui abbiamo constatato, il gran circolo del giubileo deve incominciare nel 1925. In quel tempo, la fase terrestre del regno dovrà essere riconosciuta. L’Apostolo Paolo nell’ 110 capitolo degli Ebrei nomina una lista di fedeli che morirono prima della crocifissione del Signore e prima della selezione della Chiesa. Codesti, non possono fare parte della classe celeste, essi non avevano delle celesti speranze; Iddio però ha qualche cosa di buono conservato anche per loro. Saranno risuscitati (sic!) uomini perfetti, e stabiliti come principi o governatori in sulla terrà, secondo la pro messa (Salmo 45:16; Isaia 32:1; Matteo 8:11). Perciò, dobbiamo confidenzialmente attendere che il 1925 marcherà il ritorno di Abrahamo, Isacco, Giacobbe e dei profeti fedeli del passato, particolarmente quelli nominati dall’apostolo in Ebrei, 11 ° capitolo, alla condizione di perfezione umana (...).
    Ed allora avverrà, che ognuno che osserverà la parola del Signore, non gusterà mai morte. Questa promessa non sarebbe stata fatta da Gesù se Egli non intendeva adempirla con piena forza ed effetto, al suo tempo debito.
    Egli disse: ‘Chiunque vive, e crede in me, non morrà mai (Giovanni 11:26). Crediamo noi alla dichiarazione del Maestro? Se così, quando il tempo verrà per il mondo di conoscere, allora quelli che credono, e per conseguenza si rendono ubbidienti ai termini del Regno, hanno la positiva ed assoluta assicurazione che mai più morranno.
    Basandoci sopra l’argomento fin qui constatato, che il vecchio ordine delle cose, il vecchio mondo, è alla sua fine, e trascorre; che il nuovo ordine è introdotto, e che il 1925 marcherà la risurrezione dei fedeli dignitari antichi, e l’inizio della ricostruzione, è perfettamente logico e ragionevole di concludere, che milioni di persone viventi quest’oggi in sulla
    terra, saranno ancora in vita nel 1925. Ed allora basati sulle promesse poste nella divina Parola, dobbiamo attendere la positiva ed indiscutibile, nonché incontestabile conclusione, che milioni di persone viventi quest’oggi non morranno mai.
    Ciò non significa naturalmente che ognuno vivrà; per ché alcuni rifiuteranno d’ubbidire alla legge divina, ma coloro che furono cattivi ed ingiusti, e che ritornano di nuovo alla rettitudine, ed obbediscono alla giustizia, vivranno ».

    Ciò costituì la base per quella che fu chiamata la «Campagna dei Milioni », uno sforzo su scala mondiale di richiamare l’attenzione sul messaggio di questo libretto, durato due anni. Come afferma il libro Jehovah ‘s Witnesses in the Divine Purpose, «grandi pannelli pubblicitari furono eretti in tutte le grandi città con lettere cubitali attestanti che ‘Milioni ora viventi non morranno mai ».
    Questa pubblicità fu rinforzata dagli annunci sui quotidiani; tutti i discorsi pubblici tenuti dai rappresentanti della Torre di Guardia ebbero per oggetto questo tema *

    * Jehovah’s Witnesses in the Divine Purpose, pp. 98, 100, 104

    La Società narra i particolari di questo sforzo esteso a tutto il mondo; addirittura, di tanto in tanto, adopera ancor oggi quello spettacolare slogan. Ciò che non dice ai suoi lettori è che la prima applicazione e tutta la forza della dichiarazione che « Milioni ora viventi non morranno mai » era limitata alle predizioni relative al 1925, predizioni che si rivelarono completamente false.
    Nel 1921 Rutherford pubblicò il suo primo vero libro, L’Arpa di Dio. Esso riaffermava la fiducia e la fede della Società nel 1799 come inizio degli « ultimi giorni » e nel 1874 come il tempo in cui Cristo aveva dato inizio alla sua «invisibile presenza ». Nei brani seguenti, tratti dalle pp. 233, 235, 236, 237, in cui ho sottolineato i punti principali, notate il modo in cui gli sviluppi peculiari dell’epoca e la congiuntura mondiale vengono usati come « indiscutibile » testimonianza a sostegno di quelle date:
    «Lo scopo nostro, qui, è di richiamar attenzione su certe date importanti, e vedere quindi quante profezie, se
    251
    ve ne sono, si sono adempiute entro queste date. La cronologia, almeno fino ad un certo punto, dipende da calcoli accurati; e c’è sempre qualche possibilità di errore. La profezia adempiuta è la narrazione di fatti materiali che ora esistono e che sono definitivamente fissati; i fatti fisici non si annullano in alcun modo, essi stanno lì come silenziosi testimoni la cui testimonianza dev ‘essere accettata come indiscutibile.
    Ci sono due date importanti qui che noi non dobbiamo confondere, ma anzi chiaramente distinguere, quella del principio del tempo della fine, e quella della ‘ presenza del Signore’. Il tempo della fine abbraccia un periodo dall’A.D. 1799, come sopra è indicato, fino al tempo del completo rovesciamento dell’impero di Satana e lo stabilimento del regno del Messia. Il tempo della seconda presenza del Signore data dal 1874, come sopra abbiamo stabilito. L’ultimo periodo è naturalmente incluso nel primo nominato, e all’ultima parte del periodo conosciuto sotto il nome di ‘tempo della fine (...).
    Da quel tempo ci fu un grande accrescimento di conoscenza anche in tutte le scienze; e anzi in ogni ramo del sapere. La scuola pubblica, sempre combattuta dal Papato, costituì il veicolo della generale educazione e accresci mento d’istruzione del popolo in tutti i rami della vita. I collegi e le università si moltiplicarono in tutto il mon do. Coll’accrescimento della conoscenza in varie direzioni son venute le numerose invenzioni che l’uomo del nostro tempo possiede, le macchine che risparmiano tempo e lavoro, ecc.
    Prima del 1799 i mezzi di trasporto erano tali che l’uomo poteva percorrere in un giorno solo una breve distanza. Si spostava o sopra un veicolo trascinato da cavalli e da buoi, oppure a piedi; e quando voleva attraversare il mare, doveva andare su una nave a vela che viaggiava lentamente. Nel 1831 fu inventata la prima locomotiva a vapore. Un tale meraviglioso progresso è stato fatto a questo riguardo che ora uno può viaggiare in quasi tutte le parti della terra ad una velocità grandissima sopra un treno ferroviario. Più tardi vennero ‘e macchine elettriche, i carri a motore elettrico, e quelli a gas; ed ora la gente si sposta in maniera spaventosa in ogni punto della terra. Non è cosa insolita di viaggiare alla velocità di 75 o 100 miglia all’ora; e ciò specialmente per mezzo delle macchine volanti, che sono d’invenzione modernissima.
    Il profeta di Dio designò questo tempo come il ‘giorno
    della preparazione di Dio ‘. In Naum 2:1-6, i4 profeta narra la sua visione d’un treno ferroviario che viaggia ad alta velocità, un altro segno del giorno della preparazione per lo stabilimento del regno di Cristo.
    Nel 1844 fu inventato il telegrafo e più tardi il telefono. Questi strumenti furono dapprima usati coi fili, ed i messaggi vennero spediti attraverso la terra per mezzo di elettricità; ma ora, dopo un’ulteriore invenzione, si fa a meno dei fili ed i messaggi volano attraverso l’aria dappertutto sulla terra.
    Il grande accrescimento di conoscenza, e lo spaventoso muoversi del popolo qua e là in varie parti della terra, è senza dubbio un adempimento della profezia che si riferisce al ‘tempo della fine ‘. Questi fatti fisici non possono essere contestati, e bastano a convincere qualunque mente ragionevole che fin dal 1799 noi siamo stati nel ‘tempo della fine.
    La seconda parte del tempo della fine Gesù designa come un tempo di mietitura, perché Egli dice: ‘ La mietitura è la fine del mondo (età) ‘ e assicura che Egli sarebbe presente in quel tempo. Dal 1874 in poi siamo alla seconda parte del periodo detto il ‘tempo della fine ‘. Dal 1874 è il tempo della seconda presenza del Signore, come abbia mo detto sopra. L’apostolo Paolo, enumerando parecchie cose accadute ad Israele, dice che ‘ esse sono state scritte per ammonizione nostra, di noi, per i quali è arrivata la fine dei tempi (1 Corinti 10:11). Si deve dunque presumere che queste cose sarebbero capite al ‘ tempo della fine
    L’immagine del Signore come sole che si leva ad oriente e che brilla fino ad occidente, cosa che accadrebbe al tempo della sua presenza, è un’ulteriore prova dell’accrescimento di luce al tempo della sua presenza, e conforme mente alla profezia ciò è avvenuto. Le classi lavoratrici sono sempre state calpestate e tenute soggette ai princìpi finanziari, ecclesiastici e politici. Fu nell’anno 1874, la data della seconda presenza del nostro Signore, che la prima organizzazione del lavoro fu creata nel mondo. Da quel tempc4, c’è stato un meraviglioso accrescimento di luce, e le invenzioni e scoperte sono state troppo numerose per noi per poterle menzionare qui tutte; ma menzioneremo alcune di quelle che sono posteriori al 1874 come ulteriore evidenza della presenza del Signore a partire da quella data, e sono: le macchine calcolatrici, gli aeroplani, l’alluminio, la chirurgia antisettica, le tinture artificiali, gli agganciatori automatici dei treni, le
    252 -253
    automobili, i fili di ferro spinato, le biciclette, i carburatori, i registri di cassa, la celluloide, le scuole per corrispondenza, le scrematrici, l’Africa nera, gli aratri a disco, il Divino Piano delle Età, la dinamite, il treno elettrico, la saldatura elettrica, gli ascensori, le cucine senza fuoco, i motori a gas, le macchine agrarie, il gas illuminante, i motori a scoppio, le linotypes, i monotipes, il cinematografo, il Polo Nord, il canale del Panama, la pasteurizzazione, i segnali ferroviari, i raggi Roentgen, le scarpe cucite a macchina, la polvere senza fumo, il Polo Sud, i sottomarini, il radio, i grattacieli, le ferrovie sotterranee, il grammofono, il telefono, la macchina da scrivere, le macchine aspiranti, la telegrafia e la telefonia senza fili ».

    Si noti in particolare che, dopo aver descritto lo sviluppo di cose come Società bibliche, aumenti di collegi e di università, mezzi di trasporto a vapore, elettrici e a benzina, telegrafo e telefono — tutti sfocianti in un grande incremento di conoscenza e di movimento — il libro, a p. 236, afferma:

    « (Questo) è senza dubbio un adempimento della profezia che si riferisce al ‘ tempo della fine ‘. Questi fatti fisici non possono essere contestati, e bastano a convincere qualunque mente ragionevole che fin dal 1799 noi siamo stati nel ‘ tempo della fine ».

    Qualcosa che sia « senza dubbio » è logicamente infallibile; la parola « infallibile » non viene adoperata, anche se, sotto tutti i rispetti è stata fatta una proclamazione di infallibilità; e se qualcuno ha dubbi o non si lascia convincere, allora costui non rientra nella categoria degli uomini provvisti di « mente ragionevole ». Anche questa è intimidazione intellettuale, un’arma che una solida verità non ha mai bisogno di adoperare.
    A dispetto di qualsiasi effetto « stimolante e santificante » potessero avere avuto queste nuove previsioni e decise affermazioni rispetto a qualcuna delle vecchie date, dall’anno 1922, ben otto anni dopo il 1914, la fiducia, che molti avevano riposto nelle profezie relative al tempo fatte dalla Società, era gradualmente svanita. I metodi adottati dal quartier generale dell’organizzazione per tentar di risolvere questo problema sono rivelatori: essi costituiscono un modello rivisto in tempi recenti, fin dal 1975.
    Invece di assumere un atteggiamento più moderato nei suoi proclami relativi alle proprie interpretazioni o di prendere una posizione più modesta circa la propria autorità, l’organizzazione divenne molto più drastica sul conformismo e le asserzioni relative all’accuratezza della sua cronologia divennero più dogmatiche. « Lealtà » agli insegnamenti del «servitore fedele e prudente » (che allora si riteneva che fosse, senza dubbio, il Pastore Russell) divenne la parola d’ordine. Quelli che mettevano in discussione la cronologia basata sui suoi insegnamenti (la quale cronologia era, a sua volta, fondata sugli studi di N.H. Barbour, di John Aquila Brown e di altri) erano descritti non solo come mancanti di fede, ma anche come troppo pieni della propria sapienza, come orgogliosi, egoisti, ambiziosi, desiderosi di imporsi, ingannati dagli avversari e colpevoli di ripudiare il Signore. Dare un certo peso alla testimonianza degli antichi storici, che contraddicevano le date dell’organizzazione, significava riporre fiducia negli « agenti dell’impero di Satana ».
    Se ciò sembra difficile da credere, considerate le dichiarazioni contenute a un ritmo serrato negli articoli della Watch Tower durante il 1922 ed il 1923. Notate il ripetuto uso di termini come « indiscutibile », «esatto oltre ogni dubbio», « divinamente sostenuto », « assolutamente e categoricamente corretto », «incontestabilmente stabilito », « provata certezza », « di origine divina », tutte espressioni applicate all’intero schema cronologico comprendente: il 1799 (inizio degli ultimi giorni), il 1874 (inizio dell’invisibile presenza di Cristo), il 1878 (inizio della risurrezione de gli unti), il 1881 (tempo in cui Russell assunse il pieno incarico come sovrintendente del Signore), inoltre il 1914, il 1918 e la più recente data profetica, quella del 1925, della quale si diceva che avesse un sostegno scritturale pari a quello del 1914 ‘. A beneficio ‘del lettore, abbiamo evidenziato alcuni passi. Dalla Watch Tower del 1 marzo 1922:
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    «Gesù disse che l’epoca si sarebbe conclusa con un radunamento, al tempo del quale egli sarebbe stato presente, e che poi avrebbe mandato i suoi messaggeri per radunare gli eletti (Matteo 13:24-30; 24:31). C’è da aspettarsi che il Signore avrebbe avuto qualche testimone sulla terra al tempo del radunamento per fare l’annuncio dell’evento della sua presenza e del radunamento. Ecco qualche ulteriore prova indiziaria che costituisce un argomento decisivo, altri fatti fisici che dicono di più delle parole: fu il fratello Russell che annunciò il tempo del radunamento e della presenza del Maestro, della raccolta. Fu lui che per primo attraversò il paese dicendo: La raccolta è iniziata; andate nel campo e lavorate “. E migliaia d’altri, accogliendo l’invito, si rallegrarono proclamando il messaggio.
    Esplicitamente Gesù disse che al tempo della sua presenza avrebbe avuto un servitore fedele e prudente del quale si sarebbe servito per dare cibo alla famiglia (della fede) al tempo dovuto. Oggi, chiunque abbia conoscenza del divin piano delle età, deve onestamente riconoscere di aver ricevuto questa conoscenza dallo studio della Bibbia unitamente a quanto il fratello Russell ha scritto; e che prima di allora egli non sapeva neanche che Dio avesse un piano per la salvezza. Ognuno che oggi si rallegra della luce della verità della Parola di Dio, comprende che il Signore gli ha concesso quella verità, rivelandogliela attraverso l’aiuto e l’attività intrapresa dal fratello Russell poco dopo la presenza del Signore ».

    Al sottotitolo « Saggio dal punto di vista di Dio » (con riferimento a Russell), l’articolo parla in modo denigratorio di quelli che «credono di avere maggiore saggezza di altri » e menziona coloro che, per esempio, « fanno affermazioni in maniera dogmatica ». Pochi paragrafi dopo comincia ad esporre gli « indiscutibili fatti » relativi al 1799 e al 1874; quello che in altri è « dogmatismo », diventa « sincero convincimento » quando è praticato dagli scrittori della rivista:

    «Fu egli saggio? Se prendiamo il termine nella sua accezione comune specialmente al modo in cui è adoperato dal clero mondano, egli non lo fu. E sia lodato Dio che egli non lo fu: se avesse posseduto una grande saggezza mondana, come quella adoperata dai suoi denigratori, il Signore non si sarebbe mai servito di lui. Si noti che questi cosiddetti dotti ecclesiastici lo accusarono di non conoscere il greco e l’ebraico; tale accusa è fondata. I fatti mostrano, al di là di ogni dubbio, che la maggioranza degli uomini che conoscono il greco e l’ebraico si prendono troppo sul serio; sono convinti di sapere tanto da dover produrre qualcosa di sorprendente per capovolgere ciò che qualcun altro ha fatto. Si allontanano dalla via del Signore e si affidano al proprio intendimento, contrario alla sua Parola (Proverbi 3:5,6). Di solito, parlano e scrivono con uno stile tale che una mente comune non riesce a capire; e lo fanno sperando che la propria saggezza sfugga agli occhi altrui. Siccome ritengono di possedere una sapienza maggiore degli altri, fanno affermazioni in maniera dogmatica, indipendentemente dal fatto che siano giuste o sbagliate, facendo assegnamento sul fatto che devono essere sopportati da altri che non sono capaci di valutare questa presunta sapienza (...).
    Pertanto, gli indiscutibili fatti mostrano che il ‘tempo della fine ‘ cominciò nel 1799; che la seconda presenza del Signore iniziò nel 1874; che il radunamento seguì dopo poco e maggiore luce fu gettata sulla Parola di Dio. Pertanto, in relazione a ciò, notiamo le parole di Gesù: ‘ Chi è realmente lo schiavo fedele e discreto che il suo signore ha costituito sopra i propri domestici per dar loro il cibo a suo tempo? Felice quello schiavo se il suo signore arrivando lo troverà a fare così ‘ (Matteo 24:45,46) ».
    Due mesi dopo, l’edizione del i maggio 1922 continuò la campagna per rendere vano qualsiasi tentativo di mettere in discussione gli insegnamenti dell’organizzazione, adoperando la stessa tattica:

    « Ogni tanto compare qualcuno che ha seguìto il Signore, almeno per un certo tempo, che è ben dotato d’intelletto e di carattere e forse di personalità: uno che si prende troppo sul serio. Questi comincia a pensare che il Signore lo abbia scelto per aver cura di cose divine e per guidare il popolo di Dio fuori dal deserto. Mentre continua per questa strada, si convince tra sé che il Signore ha sbagliato nello scegliere il fratello Russell come servitore, e questo dubbio lo porta alla successiva conclusione che il fratello Russell non era affatto
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    quel servitore ‘. Comincia a nutrire dubbi su ciò che ha scritto il fratello Russell non ne fa mistero. Così manca di riguardo verso la Parola del Signore, che dice: ‘Confida nel Signore con tutto il tuo cuore e non t’appoggiare al tuo proprio intendimento. In tutte le tue vie riconoscilo, ed egli stesso renderà diritti i tuoi sentieri ‘.
    Così, trascurando questo monito, ed essendo ingannato dalle sottili arti dell’avversario, si convince che è suo sacro santo dovere cambiare tutte le cose che il fratello Russell ha insegnato e indirizzare l’attenzione della chiesa nella giusta direzione. Mette per iscritto le sue opinioni in proposito; quando le espone agli altri e viene a sapere che le sue idee sono errate, interpreta questo fatto come una volontà prevenuta che vuole impedire alla sua luce di risplendere, e non tiene conto di quella opinione. E così completamente convinto di dover insegnare al popolo confutandogli ammaestramenti precedenti, che pubblica le proprie idee e le manda ai consacrati. Le sue argomentazioni sembrano plausibili a quelli che le esaminano solo superficialmente, e specialmente a quelli che hanno dimenticato ciò che hanno imparato. Nella mente di qualcuno si insinua il dubbio. Ora sorge la prova ».

    La lealtà agli insegnamenti della Società, ricevuti da Russell, fu equiparata alla lealtà a Dio e a Cristo: negare gli insegnamenti di Russell significava negare Cristo. Questa sorprendente asserzione è chiaramente riportata nel medesimo numero della Watch Tower:

    Gesù esplicitamente indicò che, durante la sua seconda presenza, avrebbe avuto nella chiesa un servitore fedele e prudente, mediante il quale avrebbe distribuito alla fami glia della fede cibi a suo tempo. E schiacciante l’evidenza relativa alla seconda presenza del Signore, al tempo del ra dunamento ed all’incarico di ‘quel servitore ‘, che è stato ricoperto dal fratello Russell.
    Ciò non significa assolutamente adorazione di un uomo. Non importa chi fosse Charles T. Russell: se fosse un medico, un manovale o un venditore di camicie. Pietro fu un pescatore, Paolo un avvocato; ma queste cose sono prive di importanza. Ciò che importa è che questi uomini furono i vasi scelti dal Signore. Soprattutto, per quanto riguarda la sua occupazione terrena, il fratello Russell fu il servitore del Signore. Pertanto, ripudiare lui e la sua opera equivale a ripudiare il Signore, in base al principio su esposto ».

    Questo criterio di argomentazione è precisamente identico a quello usato mezzo secolo dopo, negli anni Ottanta, per condannare i cosiddetti « apostati ». Allora come ora, la cronologia fu al centro della questione, divenne una «prova di fede » per valutare la genuinità del cristianesimo di una persona. Lo stesso numero della Watch Tower, menzionato prima, ammoniva pure che dubitare del sistema di date della Società, incluso il 1799, il 1874, il 1914 ed il 1925, avrebbe condotto, infine, al «ripudio di Dio, del nostro Signore Gesù Cristo e del sangue col quale siamo stati comprati ». Vi si legge:

    «Ancora una volta, la prova continua. In questo caso si tratta della cronologia. E seguendo questo filone, si scoprirà che la via del dubbio e dell’opposizione conduce a dubitare della seconda presenza del Signore, del tempo del radunamento, di quell’incarico & ‘ servitore ‘ e di chi lo abbia ricoperto, delle evidenze della fine del mondo, dell’inaugurazione del regno, dell’approssimarsi della restaurazione dell’uomo e, infine, condurrà al ripudio di Dio, del nostro Signore Gesù Cristo e del sangue col quale siamo stati comprati ».

    Quindi, numero dopo numero, fu enfatizzata la crono logia della Società, fu espressa disapprovazione su qualsiasi evidenza contraria, e fu esaltata l’accuratezza del sistema di date dell’organizzazione. Il 1914 era soltanto un aspetto di quell’apparato di date, e La Torre di Guardia sostenne con insistenza che tutte le date (e le previsioni che le accompagnavano) erano corrette, erano il risultato della guida divina; p era necessario che non si dubitasse di nessuna di esse. Dalla Watcher Tower del 15 maggio 1922:

    «Non abbiamo dubbi per quanto riguarda la cronologia relativa alle date del 1874, 1914, 1918 e 1925. Alcuni dichiarano di aver ricevuto nuova luce in relazione al periodo di ‘ settant’anni di desolazione ‘ e alla cattività d’Israele in Babilonia e cercano con zelo di convincere altri che il fratello Russell ha sbagliato.
    L’apostolo Giacomo ci esorta: ‘ se qualcuno di voi è privo di sapienza, continui a chiederla a Dio, poiché egli dà
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    generosamente a tutti e senza biasimare; ed essa gli sarà data. Noi crediamo a questa promessa e alla necessità ,di una quotidiana richiesta di sapienza celeste e di grazia per essere guidati giustamente. Crediamo anche che le preghiere dei santi ascendono quotidianamente al trono della grazia celeste per ottenere guida divina in relazione a quanto apparirà su La Torre di Guardia, e siamo molto grati di questo ».

    I lettori erano ammoniti a non lasciarsi facilmente influenzare dall’evidenza, tratta dalla storia secolare, che contraddiceva la cronologia della Società; notate le affermazioni conclusive di questo paragrafo:

    « A volte, si è scoperto che alcune delle maggiori ‘ autorità ‘ non erano attendibili, come, per esempio, Giuseppe e Tolomeo. Questi uomini vissero nei primi due secoli dopo Cristo. Essi ebbero difficoltà nel redigere le loro storie, giacché elementi completi non erano loro accessibili. Certamente, fecero del loro meglio nei limiti delle loro possibilità; essi vengono inclusi tra il meglio che la storia secolare possa mettere a disposizione. Prese da questi e da altri, alcune date sono state generalmente accettate da scrittori di argomenti storici; tuttavia, il fatto che siano generalmente accettate non implica che siano assolutamente esatte. Eppure, per dar valore alla propria sapienza di fronte ai lettori, queste conclusioni sono spesso presentate con tono allettante, e lo studente è indotto ad accettarle per il loro aspetto esteriore senza ulteriore ricerca ».

    Paragonate la frase finale con il tipo di linguaggio che la Watch Tower adopera in seguito per indurre ad accettare il proprio apparato di date:
    « Fu con questo criterio di calcolo che sono state stabilite le date 1874, 1914 e 1918; e il Signore ha posto il marchio del suo sigillo sul 1914 e sul 1918 al di là di ogni possibilità di cancellatura. Di quale ulteriore evidenza abbiamo bi sogno?
    Adoperando lo stesso metodo di misurazione, a partire dall’ingresso dei figli d’Israele in Canaan, e calcolando i 70 cicli completi di 50 anni ciascuno, com’è chiaramente indicato dal fatto che Geova mandò i giudei in Babilonia
    per 70 anni completi, risulta facile assegnare al i 925, probabilmente l’autunno di quell’anno, l’inizio dell’antitipico giubileo. Non possono esserci dubbi circa il i 925 più di quanti ce ne siano per il 1914. Il fatto che tutte le cose che si aspettavano per il 1914 non si siano realizzate non altera minimamente la validità della cronologia. Esaminando la data indicata in modo così evidente, è molto facile per una mente attenta concludere che tutto il lavoro da fare deve incentrarsi su essa, e così molti sono indotti ad aspettarsi più di quanto è stato predetto. Questo accadde nel 1844, nel 1874, nel 1878 così come nel 1914 e nel 1918. Ripensandoci, possiamo facilmente capire, ora, che quelle date erano chiaramente indicate nella Scrittura e, certamente, progettate dal Signore per incoraggiare il suo popolo, come accadde, ed anche per essere uno strumento di prova e di vaglio quando tutto ciò, che alcuni si aspettavano, non si verificò. Che tutto ciò che qualcuno si aspetta di vedere nel 1925 possa non accadere quell’anno, non altererà minimamente la validità della data più di quanto sia accaduto negli altri casi ».

    Ancora una volta, i fallimenti delle attese, derivanti dalle precedenti profezie relative al tempo, venivano tutti addebitati sul conto del Signore, come se avesse formulato lui le date o egli stesso le avesse usate: « certamente, progettate dal Signore per incoraggiare il suo popolo ». Non si trovava nulla di strano in questo concetto che Dio e Cristo userebbero la falsità come mezzo per incoraggiare i loro adoratori. Eppure, nella Scrittura leggiamo che « Dio è luce e che unitamente a lui non vi sono tenebre »*

    . L’idea che Dio o suo Figlio usino l’errore nel guidare i cristiani è estranea alla Scrittura. Evidentemente, si tratta di un tentativo di porre il dubbioso sulla difensiva, di inquadrarlo nel ruolo di un lamentatore contro Dio.
    Grande risalto fu dato alla dichiarazione secondo la quale modificare la cronologia esposta anche di un solo anno sarebbe stato disastroso, « avrebbe distrutto l’intero sistema cronologico » proposto dalla Società **.
    Il fatto è che la maggior
    * Giovanni 1:5. ** Watch Tower del 15 giugno 1922, p. 187.

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    parte delle date adoperate per il periodo a.C. sono state sostanzialmente cambiate dalla Società in tempi successivi. Nessun aggettivo sembrò troppo eccessivo e nessuna affermazione troppo stravagante per essere usata allo scopo di insistere sulla correttezza di quello che allora fu definito « attuale verità cronologica ». Ricordando che essa è stata in grandissima parte modificata, esaminate le seguenti dichiarazioni contenute nel Watch Tower del 15 giugno 1922:
    « Esiste una ben nota regola matematica, conosciuta col nome di ‘ legge delle probabilità ‘ . Applicazioni di questa legge sono frequenti nella vita quotidiana per regolare questioni dubbie. In una famiglia con figli, se viene commesso un certo tipo di marachella, le probabilità — per meglio dire, la certezza — sono che essa è stata commessa da una precisa persona, e che gli altri, ovviamente, non ne sono responsabili. Se qualche danno particolare viene provocato di notte ad una casa, in base alla legge delle probabilità, ciò può essere la conseguenza di un banale incidente; se esso viene provocato a due case nella stessa maniera, allora, probabilmente non si è trattato di un incidente ma di un disegno di qualche individuo; infine, se il danno si verifica in tre o più case allo stesso modo, non si parla più di possibilità di incidente ma di certezza di un disegno.
    La cronologia della verità attuale potrebbe apparire un semplice avvenimento, se non fosse per le ripetizioni nei due grandi cicli di 1845 e di 2520 anni, il che la esclude dall’ambito della possibilità e la introduce in quello della certezza. Se ci fossero solo una o due date corrispondenti in questi cicli, queste potrebbero essere delle semplici coincidenze, ma quando i collegamenti tra date ed eventi si verificano a dozzine, questi non possono essere considerati come una possibilità ma dipendono dal disegno o piano del solo Essere capace di un tale progetto: Geova stesso; pertanto la cronologia, di per sé, dev ‘essere corretta.
    Nei corridoi della Grande Piramide di Giza il riscontro di una o due misure con l’attuale verità cronologica potrebbe essere fortuito, ma la corrispondenza di dozzine di misure prova che lo stesso Dio stabilì sia la piramide che il piano e, contemporaneamente, dimostra la correttezza della cronologia.
    Il sostegno della cronologia da parte di alcune misure del Tabernacolo e del Tempio di Ezechiele conferma ulteriormente la correttezza della cronologia.
    Sulla base di queste e di molte altre corrispondenze, in armonia con le più solide leggi riconosciute dalla scienza, affermiamo che, dal punto di vista scritturale, scientifico e storico, l’attuale verità cronologica è esatta al di là di ogni dubbio. La sua attendibilità è stata ampiamente confermata dalle date e dagli avvenimenti del 1874, 1914 e 1918.
    L’attuale verità cronologica costituisce un sicuro fondamento sul quale il consacrato figlio di Dio può basarsi per scoprire gli eventi futuri (1 Pietro 1 : 1 1, 12; Giovanni 16: 13) ».
    L’articolo diceva che la cronologia era « solida come una roccia, basata sulla Parola di Dio », e metteva in risalto che la fiducia in essa costituiva una « questione di fede in Geova e nella sua ispirata Parola » . Si insisteva sulla natura « divina » della cronologia, attualmente respinta in massima parte, non riguardo a certi suoi aspetti o a singoli elementi, ma nella sua interezza, « assolutamente »: essa aveva il « marchio dell’approvazione dell’Iddio Onnipotente ». Perciò, la Watch Tower del 15 luglio 1922, col titolo « Il solido filo della cronologia » scriveva:
    « La cronologia dell’attuale verità è, per cominciare, una serie di date, come una qualsiasi cronologia; vale a dire che le date sono attestate singolarmente in base al fatto che precedono o seguono di un certo numero di anni le date antecedenti e successive, ogni elemento viene provato secondo la più attendibile evidenza disponibile. Eppure, se questa fosse tutta la prova dell’esattezza della cronologia, non si potrebbe veracemente asserire che essa sia più attendibile delle cronologie secolari. Fin qui si tratta di una catena ed essa non è più forte del suo anello più debole.
    Tuttavia, esistono delle precise relazioni tra le date delll’attuale verità cronologica. Quéste connessioni interne fra le date le conferiscono un valore maggiore di quello riscontrabile in altre cronologie. Alcune d’esse hanno caratteristiche così rilevanti da indicare chiaramente che questa
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    cronologia non è dall’uomo ma da Dio. Essendo di origine divina e divinamente sostenuta, l’attuale verità cronologica costituisce una categoria a sé stante, assolutamente e categoricamente esatta (...).
    Quando una data è garantita da parecchi elementi probatori, essa è saldamente stabilita. La legge scientifica delle probabilità conferisce un’efficacia complessiva ai fili della fune della cronologia di gran lunga superiore a quella della somma dei singoli elementi probatori. Si tratta di una legge alla quale è implicito fare riferimento nel caso di affari importanti: quando si arriva ad una cosa per una sola via, si può trattare di una coincidenza; se ad essa si arriva per due strade, è quasi certo che sia vera; se le vie sono più di due, di solito è impossibile che si tratti di una coincidenza, o che essa non sia vera; e la somma di più prove la esclude completamente dall’ambito della possibilità e la trasforma in documentata certezza. Questo principio viene applicato quotidianamente nei tribunali nelle questioni più gravi. La testimonianza di un solo testimone può essere ritenuta dubbia, ma quella di due o tre testimoni stabilisce in maniera incontestabile la verità. ‘ Per bocca di due o tre testimoni dev’essere stabilita ogni questione ‘ (2 Corinti
    13:1).
    Nella cronologia dell’attuale verità ci sono tante interrelazioni tra le date che non si tratta di un semplice elenco di date, non è una catena, ma una corda di fili saldamente intrecciati, un sistema divinamente messo insieme, con la maggior parte delle date legate ad altre quasi per eliminare ogni dubbio sull’origine non umana del sistema come se non fosse di origine umana (...).
    Sarà chiaramente mostrato che l’attuale verità cronologica offre indiscutibile evidenza di prescienza divina delle principali date, e che ciò è prova dell’origine divina, e che il sistema non è un ‘invenzione umana ma una scoperta di verità divina. La prova risiede nelle molte interrelazioni che collegano le date. Senza questi legami la cronologia non differirebbe dai sistemi secolari, invece, grazie ad essi, crediamo che questa cronologia abbia il marchio d’approvazione dell’Iddio Onnipotente ».

    Ci si basava fortemente sui « parallelismi » come prova evidente dell’origine divina del sistema di date presentato, in cui erano inseriti in un ordito di periodi paralleli di 1.845 e 2.520 anni un considerevole numero di date di eventi della storia. Lo stesso articolo della Watch Tower diceva a proposito della tecnica del ricorso ai parallelismi:

    « Parallelismi di questo genere sono prova dell’origine divina dell’attuale verità cronologica, perché essi attestano prescienza. Nell’esempio citato, la divisione d’Israele e quella della Cristianità, 2.520 anni per parte, sono una prova del fatto che quando fu autorizzata la prima divisione, la seconda era prevista. Ciò è vero a motivo del rapporto tra i due avvenimenti per quanto riguarda sia il tempo che la natura. Quando si scopre che esiste una serie o sistema di date parallele, formato di coppie di date di 2.520 anni per parte, la prescienza diventa una conclusione ovvia. Sarebbe assurdo asserire che la relazione scoperta non fosse il risultato di una disposizione divina. Solo Dio possiede questa prescienza, e ciò dimostra che egli ha disposto i tempi e gli eventi in modo che essi fossero collegati tra loro in un sistema meraviglioso ed armonico, troppo sublime per essere il prodotto di una coincidenza o dell’invenzione umana ».
    Benché descritto come il prodotto della prescienza divina, così ovvio che sarebbe stato « assurdo » negarne la credibilità e il significato, l’intero sistema basato sul ricorso ai parallelismi è stato, da allora in poi, messo da parte dall’organizzazione.
    Sembrerebbe che tutto questo dispiegamento di materiale documentario con cui si intendeva stroncare di mettere in discussione le profezie relative al tempo che costituivano una parte tanto vitale della struttura dottrinale dell’organizzazione, mirasse a preparare i lettori di La Torre di Guardia ad un evento imminente. Evidentemente, ci si proponeva di creare un certo spirito ed attitudine prima di tenere il congresso di quell’anno a Cedar Point, Ohio. Regolarmente citato come la vera pietra miliare nella storia dell’organizzazione, quel congresso del 1922 svolse, nel discorso principale, una tesi che si basava sulle premesse già stabilite nei precedenti articoli di La Torre di Guardia. Oggi, l’organizzazione cita solo una piccola parte di quel discorso a sostegno del 1914; essa ignora il fatto che il 1799 ed il
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    1874 figuravano con uguale enfasi nell’argomento presentato e nella conclusione alla quale fu indotto l’uditorio come risulta dai seguenti passaggi pubblicati nella Watch Tower del 1 novembre 1922:
    « La profezia della Bibbia indica che il Signore doveva apparire per la seconda volta nell’anno 1874. L ‘adempimento della profezia dimostra, al di là di ogni dubbio, che egli apparve nel 1874. L’adempimento della profezia è pure indicato dai fatti fisici, e questi fatti sono indiscutibili. Tutti gli osservatori onesti hanno familiarità con essi, come sono esposti nella Scrittura e spiegati secondo l’interpretazione dello speciale servitore del Signore.
    Lo stesso Gesù dichiarò che al tempo della sua presenza avrebbe guidato il radunamento del suo popolo, durante il quale avrebbe accolto presso di sé i fedeli e i leali. Quest’opera è andata avanti per alcuni anni ed ora è vicina alla conclusione. Egli affermò che, durante la sua presenza, avreb be avuto uno che avrebbe ricoperto l’incarico di servitore fedele e prudente, mediante il quale il Signore avrebbe concesso al suo popolo cibo a suo tempo. Tutti i fatti dimostrano che queste profezie si sono avverate.
    Perché doveva venire il Re? Per stabilire il suo regno e dominare come Re. Tuttavia, aveva un’opera da compiere prima che il suo regno cominciasse: un lavoro preparatorio. Siccome i membri del suo corpo devono associarsi a lui nel regno, questi debbono essere raccolti e preparati per l’inizio del regno. I tempi dei Gentili, sotto il controllo del dio di questo mondo, finirono il 1° agosto 1914. Prima di quella data non sarebbe stato logico da parte del Signore, il Re glorioso, assumere il suo gran potere e regnare (Ezechiele 21:27). Siccome è stato presente dal 1874, ne consegue, dal modo in cui noi ora comprendiamo i fatti, che il periodo dal 1874 al 1914 è il giorno di preparazione. Ciò in nessun modo contrasta con l’idea che ‘ il tempo della fine ‘ va dal 1799 al 1914. Il periodo che va dal 1799 al 1874 non può essere definito un giorno di preparazione, ma un giorno di luce crescente: non è ragionevole pensare che il Re cominciasse a fare preparativi prima di essere presente.
    Per seimila anni Dio ha fatto preparativi per questo regno. Per diciannove secoli ha radunato la classe del regno fra l’umanità. Fin dal 1874 il Re glorioso è stato presente, e durante questo tempo egli ha guidato il radunamento ed ha raccolto a sé la classe del tempio. Dal 1914 il Re glorioso ha assunto il potere e regna. Egli ha purificato le labbra della classe del tempio e li manda con un messaggio: l’importanza del messaggio del regno non può essere esagerata; è il messaggio di tutti i messaggi, è il messaggio del momento. Esso è sospeso su tutti quei seguaci del Signore che devono dichiararlo. Il regno dei cieli è vicino; il Re regna; l’impero di Satana è caduto, milioni ora viventi non morranno mai.
    Ci credete? Credete che il Re glorioso è presente, e lo è stato fin dal 1874? Credete che durante questo tempo ha guidato la sua opera di raccolta? Credete che egli ha avuto in quest’epoca un servitore fedele e prudente mediante il quale ha diretto l’opera e ha provveduto al nutrimento della famiglia della fede? Credete che il Signore è ora nel suo tempio e sta giudicando le nazioni della terra? Credete che il Re glorioso ha cominciato a regnare?
    Allora, all’opera, o figli dell’Onnipotente Dio! Cingetevi dell’armatura! Siate sobri, vigilanti e attivi; siate coraggiosi. Mostratevi fedeli e leali testimoni del Signore. Perseverate nella battaglia finché ogni vestigio di Babilonia non giacerà desolato. Annunciate il messaggio in lungo e in largo. Il mondo deve sapere che Geova è Dio e che Gesù Cristo è Re dei re e Signore dei signori. Questo è il giorno dei giorni. Vedete, il Re regna! Voi siete i suoi agenti pubblicitari. Pertanto, annunciate, annunciate, annunciate il Re e il suo regno ».
    Nonostante i ripetuti richiami alla « lealtà » verso gli insegnamenti e la cronologia del Pastore Russell, questo discorso è notevole proprio in quanto contiene il primo segnale di un - graduale allontanamento da quei medesimi insegnamenti. In The Time Is At Hand Russell aveva insegnato che « il 1878, essendo il parallelo della sua (di Cristo) assunzione di potere ed autorità nel tipo, segna chiaramente il tempo della reale assunzione di potere in qualità di Re dei re, da parte di nostro Signore presente, spirituale, invisibile, il tempo di ricevere grande potenza per regnare ». Il discorso di Rutherford a Cedar Point trasferiva questi eventi, invisibili, dal 1878 al 1914, la famosa data che aveva visto fallire tutte le previsioni fatte e sperate per essa. Era l’inizio di ciò che in seguito sarebbe diventato un quasi totale trasferimento di eventi associati a date antecedenti al 1914 a date successi ve al 1914 o a questo stesso anno.
    In armonia con il libretto Milioni ora viventi non morranno mai, ora l’organizzazione insegnava che il ciclo dei giubilei (che, secondo la legge di Dio trasmessa a Mosé, riguardava periodi consecutivi di cinquant’anni, con il verificarsi di un giubileo ogni cinquantesimo anno) additava il 1925 come l’inizio del millennio; esso sarebbe stato contrassegnato dal ritorno dei profeti dell’antichità sulla terra. Nel 1924 l’organizzazione pubblicò un libretto indirizzato ai giovani, intitolato The Way to Paradise. Notate con quanta sicurezza di certezze le predizioni venivano date in pasto alle giovani menti, compresa la descrizione della Gerusalemme terrestre considerata la capitale mondiale della restaurata umanità (pp. 224-227):

    266 - 267
    «L’anno civile ebraico comincia in autunno, verso il primo di ottobre. Pertanto, l’anno 1926 comincerebbe verso il primo ottobre del 1925. Sarebbe molto ragionevole aspettarsi di vedere qualche inizio del ritorno del favore di vino sul popolo ebreo, come una parte del mondo, poco dopo questa data. Molti ebrei già volgono Io sguardo verso la loro vecchia patria, la Palestina. La concessione di tempo da parte di Dio ai Gentili, come nazioni, è scaduta nel 1914, come abbiamo già visto. Così, mentre il popolo ebreo, come nazione, perse il favore di Dio quando crocifisse Gesù, e i popoli Gentili per questo godono del riconoscimento da parte di Dio, come nazioni, presto Cristo comincerà a trattare con l’umanità individualmente, a partire dagli ebrei, mediante i fedeli dell’antichità. Perciò, poco dopo il 1925 dovremmo aspettarci di vedere la risurrezione di Abele, Enoc, Noe’, Abramo, Isacco, Giacobbe, Melchisedec, Giobbe, Mosé, Samuele, Davide, Isaia, Geremia, Ezechiele, Daniele, Giovanni Battista, ed altri menzionati nell’undicesimo capitolo di Ebrei. Questi formeranno il nucleo del nuovo regno terrestre. Una delle prime cose necessarie da farsi sarà quella di mettere Gerusalemme in condizione di diventare la capi tale del mondo. Ciò richiederà una gran mole di lavoro, ma ci saranno molti volenterosi lavoratori. Recenti notizie c’informano che già l’attenzione viene rivolta alla Palestina, e che migliaia di ebrei stanno cercando di ritornarvi. Già sia sta facendo un considerevole lavoro nella direzione di costruire strade migliori e di coltivare i campi. Comunque, non ci dobbiamo aspettare di vedere molta attività sistematica finché quei ‘prìncipi ‘ non saranno stati risuscitati ed avranno assunto gli incarichi.
    La capitale di ogni nazione dovrà essere in diretta e rapida comunicazione con tutte le parti del suo territorio. Se Gerusalemme dev ‘essere la capitale della terra, dovrà essere in grado di mettersi rapidamente in contatto con ogni località. In mille anni il Regno di Cristo dovrà eliminare tutto il male fatto nei circa seimila anni precedenti. Gli antiquati metodi non saranno sufficienti. Già stiamo assistendo al verificarsi di grandi mutamenti. Il telegrafo senza fili e la radio possono ora trasmettere via etere intorno alla terra messaggi in mezzo mondo; ed entro il tempo in cui i prìncipi saranno destati, queste invenzioni saranno perfezionate per raggiungere tutto il mondo. Ognuno nel mondo sarà, per così dire, ‘in una sola stanza: la stanza sarà un po’ più grande di quella in cui siamo stati abituati a tenere le riunioni; ma che dire di ciò? Ora, leggendo lsaia 2:3 e Zaccaria 14:16-17, comprendiamo come sarà facile per tutte le getti ‘ salire a Gerusalemme ‘. I principi potranno facilmente trasmettere via radio le loro istruzioni in qualsiasi parte del mondo. Pensate al principe Abraamo che ha qualche istruzione generale da impartire, mentre dice: ‘Attenzione ‘; e tutti i popoli in ogni luogo odono ed ascoltano ogni parola che egli pronuncia così— chiaramente come se si stesse rivolgendo loro dal podio in una sala per convegni! Naturalmente, se qualcuno desidererà visitare Gerusalemme ed intervistare personalmente i principi, o se i principi vorranno fare una per sonale ispezione di qualche opera pubblica, gli aereoplani saranno così perfezionati che sarà una questione di poche ore andare o venire da Gerusalemme in qualsiasi parte della terra. Certamente questo sarà un mondo nuovo, glorioso da ogni punto di vista (Zaccaria 14:20,21; Rivelazione 21; Sal. 72 e 145).
    Questi fedeli dell’antichità avranno anche l’autorità di usare la ‘ verga di ferro ‘, se necessario, per trattare con i caparbi e i disubbidienti. Tutti impareranno che l’ingiustizia non sarà permessa. La giustizia sarà la legge fondamentale del nuovo regno (SaI. 37:9,10,2,38). Senza dub bio, molti ragazzi e ragazze che leggono questo libro vivranno per vedere Abraamo, Isacco, Giacobbe, Giuseppe, Daniele e
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    gli altri fedeli uomini dell’antichità destati nella gloria della loro ‘risurrezione migliore ‘, perfetti mentalmente e fisicamente. Cristo non impiegherà molto per insediarli nell’incarico onorevole e autorevole di suoi rappresentanti terrestri. Inizialmente, la terra con tutte le sue attuali comodità sembrerà strana per loro, ma si abitueranno subito alle novità; dapprima potranno avere qualche divertente esperienza, perché non avranno mai visto telefoni, radio, automobili, luci elettriche, aeroplani, motori a vapore e molte altre cose per noi molto familiari. Che privilegio è vivere proprio in quest’epoca e vedere la fine del vecchio e l’inizio del nuovo. Di tutte le epoche della storia umana, quella odierna è la più meravigliosa ».
    È superfluo dire che i ragazzi e le ragazze ai quali questa pubblicazione fu diretta sono ora vecchi uomini ed anziane donne, almeno sessantenni o settantenni.
    Sebbene la Società occasionalmente adoperi ancora l’accattivante slogan « Milioni ora viventi non morranno mai », e richiami l’attenzione sul fatto che il numero dei Testimoni superi attualmente i due milioni, essa sorvola sull’erroneità della rappresentazione. L’annuncio che « Milioni ora viventi non morranno mai» non è stato fatto a persone viventi negli anni Ottanta, fu fatto a persone in vita nella prima metà degli anni Venti. Solo una parte dei più di due milioni di Testimoni di Geova erano in vita allora. Soltanto se oggi ci fossero più di due milioni di Testimoni dai 63 anni in su sarebbero giustificate le pretese di quella previsione.
    Il 1925, intorno al quale ruotavano la predizione e lo slogan, mostrò d’essere insignificante dal punto di vista del l’adempimento. L’insegnamento si rivelò privo di fondamento, un semplice abbaglio, una fantasia profetica.
    Eppure, il materiale propagandistico, apparso sulla rivista La Torre di Guardia, costituiva presumibilmente il «cibo a suo tempo » provveduto tramite il canale di comunicazione di Dio, un canale che vantava la speciale approvazione e direzione di Cristo Gesù in qualità di Re attualmente regnante. Essi erano convinti di parlare nel ruolo di « autentico profeta» di Dio.
    Tuttavia, il trascorrere del 1925 ed il fallimento di queste ultime predizioni furono la prova che i profeti non si erano comportati come uno « .schiavo fedele e discreto ». Essi non si erano attenuti fedelmente ed umilmente all’ispirata Parola di Dio, la quale soltanto merita attributi come «indiscutibile », « assolutamente e categoricamente corretta », « incontestabilmente stabilita ». Né erano stati discreti nel corso degli anni in cui avevano diffuso in tutto il mondo le loro dogmatiche dichiarazioni; in effetti, la loro imprudenza veniva riconosciuta dal Giudice Rutherford quando asseriva di aver fatto la figura di un « asino ».
    Il linguaggio intimidatorio adoperato dal proclamato « canale » di Dio, La Torre di Guardia, le insinuazioni di ambizione, orgoglio e slealtà a Cristo rivolte a chiunque non avesse assunto lo stesso presuntuoso atteggiamento, indussero indubbiamente la maggioranza a ‘ seguire il capo ‘ mentre faceva quelle predizioni, per sua stessa ammissione, asinesche. Ciò nonostante, molti ritennero di non poter continua re a sostenere quest’atteggiamento acritico e l’organizzazione sperimentò una grande perdita di seguaci dopo il 1925 *

    * Tra questi vi fu Alvin Franz, fratello di mio padre e il più giovane dei quattro fratelli Franz.

    Come descrivono la situazione relativa al 1925 le recenti pubblicazioni dell’organizzazione? L’Annuario del 1976 dei Testimoni di Geova riversa le responsabilità non sull’organizzazione che pubblicò le informazioni, ma sull’interpretazione che ne fecero i « fratelli », dicendo:
    « L’anno 1925 venne e trascorse. Come classe gli unti seguaci di Gesù erano ancora sulla terra. I fedeli uomini dell’antichità, Abraamo, Davide e altri, non erano stati risuscitati per divenire prìncipi sulla terra (SaI. 45:16). Anna MacDonald ricorda: “ Il 1925 fu per molti fratelli un anno triste. Alcuni di essi inciamparono; le loro speranze si in fransero. Avevano sperato di vedere alcuni degli ‘antichi degni’ (uomini dell’antichità come Abraamo) risuscitati. Invece di considerarla una ‘probabilità ‘, essi la presero come se fosse una ‘certezza ‘, e alcuni si prepararono per attendere la risurrezione dei loro propri cari “».
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    L’esame delle dichiarazioni pubblicate in La Torre di Guardia, come appaiono nelle precedenti pagine di questo libro, può in qualche modo giustificare questo trasferimento di responsabilità sui « fratelli» per aver manifestato salde speranze e per averle viste poi svanire?
    L’Annuario dei Testimoni di Geova 1981 (pubblicato in inglese nello stesso anno, il 1980, in cui il presidente Franz aveva riferito alla famiglia del quartier generale la personale ammissione di colpa di Rutherford) presentava la questione nella stessa ottica. Esso narra della visita fatta dal Giudice Rutherford in Svizzera nel maggio del 1926, durante la quale si tenne un’assemblea in cui ci fu un’adunanza con interventi. Durante uno di questi fu registrato il seguente scambio di battute:
    «DOMANDA: I dignitari dell’antichità sono tornati?
    RISPOSTA (di Rutherford): Certo che nò. Nessuno li ha visti, e sarebbe sciocco fare un tale annuncio. Il libro ‘ Milioni’ diceva che potevamo ragionevolmente attenderci il loro ritorno poco dopo il 1925, ma quella era semplicemente un’opinione ».
    Ognuno ha il diritto di esprimere opinioni; tuttavia, uomini che pretendono d’essere portavoce di Dio sulla terra non hanno certamente il diritto di esprimere semplici opinioni, mentre pretendono che ciò che dicono sia sostenuto dalla stessa Parola di Dio e dovrebbe essere accettato come tale. Quando delle affermazioni fanno il giro del mondo in veste di messaggi di Dio per l’umanità, come spirituale «cibo a suo tempo », coloro che le diffondono non sono certamente né «fedeli » né « discreti » se esprimono irresponsabilmente opinioni fallaci, se tenacemente argomentano in loro favore, disprezzano chiunque sia in disaccordo o, peggio, mettono in dubbio lealtà e l’umiltà di questi ultimi dinanzi a Dio.
    Nel 1930 l’organizzazione fece costruire a San Diego, California, la casa chiamata Beth-Sarim. Riguardo a ciò è bene leggere quanto F. Franz scriveva a pag. 104 del libro The New World:
    « Il Signore Gesù è ora giunto nel tempio per il giudizio, ed ha riunito il rimanente dei membri del ‘ suo corpo ancora sulla terra nel tempio in condizione di perfetta unione con sé (Malachia 3:1-3), pertanto da un giorno all’altro ci possiamo aspettare il ritorno dalla morte di quei fedeli uomini dell’antichità. Le Scritture ci forniscono valide ragioni per credere che ciò avverrà poco prima dello scoppio di Armaghedon. In base a questa speranza fu costruita nel 1930 la casa di San Diego, California, che i nostri avversari hanno molto pubblicizzato con intenti maliziosi e fu chiamata ‘J3eth- Sarim ‘, che significa ‘ Casa dei Prìncipi’. Attualmente è conservata a motivo della fiducia che abbiamo che essa sarà occupata da quei principi al loro ritorno. I fatti più recenti mostrano chè i religionisti di questo mondo condannato digrignano i denti a motivo della testimonianza che questa ‘ Casa dei Principi dà al nuovo mondo. A questi religionisti e ai loro alleati il ritorno dei fedeli uomini dell’antichità per giudicare i popoli, non recherà alcun piacere»*.

    * Pochi anni dopo la pubblicazione di questo libro (nel 1942), la casa fu venduta. Dinanzi ad una grande assemblea dei Testimoni di Geova, tenuta nel 1950 allo Yankee Stadium di New York, Fred Pranz tenne un discorso col quale il motivo del previsto ritorno dei « princìpi » prima di Armaghedon fu ufficialmente messo da parte, sostituito dall’idea che i sorveglianti delle congregazioni, nominati dalla Società, già ricoprivano questo ruolo principesco.

    Com’è stato illustrato in un precedente capitolo, nel 1941, sedici anni dopo il 1925, all’assemblea di St. Louis, Missouri, il capo dell’organizzazione, il presidente Rutheford, garantì nuovamente ai giovani che molto presto i fedeli uomini e donne dei tempi biblici sarebbero tornati. Asserendo che essi li avrebbero guidati nella scelta dei coniugi, Rutherford suggeriva ai giovani di rinviare il matrimonio fino a quel tempo. Soffermandosi su questi fatti, La Torre di Guardia, nei suoi commenti relativi al libro Children pubblicato in quella occasione, lo definì « lo strumento reso disponibile dal Signore per un’opera più efficace nei restanti mesi prima di Armaghedon ».
    Circa trecento mesi. dopo, nel 1966, venne fuori una nuova data: il 1975.
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    CAPITOLO IX
    1975: « IL TEMPO GIUSTO PERCHE’ DIO AGISCA
    Non spetta a voi conoscere i tempi o le date che il Padre ha riservato alla sua scelta ». Atti 1:7;
    _____________________________________________
    Durante la seconda metà della presidenza di Rutherford, la maggior parte delle vecchie profezie relative al tempo, tanto strenuamente sostenute nella prima metà di essa, furono progressivamente lasciate cadere nel dimenticatoio o ridatate.
    L’inizio degli « ultimi giorni » fu spostato dal 1799 al 1914.
    La presenza di Cristo fu pure fatta slittare dal 1874 al 1914 (com’era già accaduto per l’ufficiale inizio dell’attivo governo regale di Cristo spostato dal 1878 al 1922).
    L’inizio della risurrezione fu trasferito dal 1878 al 1918. Per un certo tempo si sostenne pure che il 1914 aveva indubbiamente comportato la « fine del mondo », nel senso che Dio aveva posto fine legalmente alla gestione del potere sulla terra da parte delle nazioni di questo mondo. Anche questo concetto fu eliminato e la ‘ fine », o « termine di questo sistema di cose » (com’è tradotto dalla Traduzione del Nuovo Mondo) si sostiene attualmente che sia un evento futuro.
    Dal momento che si sostiene che tutti questi eventi sono invisibili, ovviamente l’accettazione di essi dipende intera
    275
    mente dalla fiducia che uno ripone nelle interpretazioni formulate. Dopo una sessione del Corpo Direttivo, durante la quale si era discusso di queste profezie relative al tempo e dei loro cambiamenti, Bill Jackson mi disse con aria sorridente: « Siamo soliti dire: bisogna solo prendere la data da un punto e spostarla ad un altro punto ».
    Fu solo dopo la morte di Rutherford, nel 1942, che ci fu un cambiamento in relazione al 606 a.C. come punto di partenza per i 2.520 anni. Stranamente, il fatto che il computo dei 2.520 anni a partire dal 606 a.C. conducesse in realtà al 1915 d.C. e non al 1914 d.C. non fu rilevato o considerato per oltre 60 anni.
    Quindi, senza clamore, il punto di partenza fu spostato di un anno, al 607 a.C., per permettere il mantenimento del 1914 d.C. come data terminale dei 2.520 anni. Nessuna prova storica fu prodotta per sostenere che la distruzione di Gerusalemme si era verificata un anno prima di quanto si era sempre creduto. La volontà dell’organizzazione di conservare il 1914 come una data segnata, e predetta per molti anni (cosa che non era stata fatta per il 1915), impose l’anti cipo di un anno per la distruzione di Gerusalemme, una bazzecola a dirsi.
    Dalla metà degli anni Quaranta era invalsa l’opinione che la cronologia adottata sotto la presidenza Russell e Ru therford era sbagliata di circa 100 anni per quanto riguardava il calcolo del tempo della creazione di Adamo. Nel 1966 l’organizzazione sostenne che, invece di cominciare nel 1874 come insegnato precedentemente, la fine di seimila anni di storia umana sarebbe avvenuta nel 1975.
    Fred Franz nel 1966 pubblicò un libro intitolato Vita eterna nella libertà dei figli di Dio. Nel primo capitolo il libro delineava il criterio dei giubilei, che aveva caratterizzato, in modo preminente, anche le predicazioni relative al 1925 e (com’era stato fatto pure prima d’allora) si pronunciava a sostegno della fede in sei « giorni » di mille anni ciascuno, durante i quali l’umanità avrebbe vissuto nell’imperfezione, che sarebbero stati seguiti da un settimo « giorno » di mille anni in cui la perfezione sarebbe stata restaurata con un grande giubileo di liberazione dalla schiavitù al peccato, alla malattia e alla morte. Alle pp. 28 e 29 si legge:
    « Dal tempo di Ussher è stato fatto un intenso studio di cronologia biblica. In questo nostro ventesimo secolo si è portato avanti uno studio indipendente che non segue ciecamente il tradizionale calcolo cronologico della cristianità, e i calcoli cronologici pubblicati come risultano da questo studio indipendente indicano la data della creazione dell’uomo come il 4026 a.E.V. Secondo questa fidata cronologia biblica seimila anni dalla creazione dell’uomo termineranno nel 1975, e il settimo periodo di mille anni della storia umana comincerei nell’autunno del 1975 E. V. Seimila anni dell’esistenza dell’uomo sulla terra stanno dunque per finire, sì, entro questa generazione. Geova Dio è eterno, come è scritto nel Salmo 90:1,2: ‘ O Geova, tu stesso hai mostrato d’essere per noi una reale dimora di generazione in generazione. Prima che i monti stessi nascessero, o che tu generassi come con dolori di parto la terra e il paese produttivo, fin da tempo indefinito a tempo indefinito tu sei Dio’. Dal punto di vista di Geova Dio dunque questi seimila anni dell’esistenza dell’uomo che stanno per passare non sono che come sei giorni di ventiquattro ore, poiché questo stesso Salmo (versetti 3,4) continua dicendo: “Tu fai tornare l’uomo mortale alla polvere; e dici: ‘ Tornate, figli degli uomini ‘. Poi ché mille anni sono ai tuoi occhi come ieri quando è passato, e come una veglia durante la notte “. Fra non molti anni entro la nostra propria generazione giungeremo dunque a ciò che Geova Dio potrebbe considerare come il settimo giorno dell’esistenza dell’uomo ».
    Quale era stato il significato di tutto ciò? Il libro continua applicando i princìpi enunciati:

    « Come sarebbe appropriato che Geova Dio facesse di questo veniente settimo periodo di mille anni un sabatico periodo di riposo e liberazione, un grande sabato giubilare per la proclamazione della libertà in tutta la terra a tutti i suoi abitanti! Questo sarebbe molto opportuno per il genere umano. Sarebbe anche assai confacente da parte di Dio,
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    poiché, ricordate, il genere umano ha ancora dinanzi a sé ciò di cui l’ultimo libro della Sacra Bibbia parla come del regno di Gesù Cristo sulla terra per mille anni, il regno millenniale di Cristo. Profeticamente Gesù Cristo, quando fu sulla terra diciannove secoli fa, disse riguardo a sé: ‘ Il Figlio dell’uomo è Signore del sabato ‘(Matteo 12:8). Non sarebbe per puro caso ma sarebbe secondo l’amorevole proposito di Geova Dio che il regno di Gesù Cristo, il ‘ Signore del sabato ‘, trascorresse parallelo al settimo millennio dell’esistenza dell’uomo ».
    L’organizzazione non aveva detto chiaramente che il 1975 avrebbe segnato l’inizio del millennio? No. Tutta via, il paragrafo citato costituiva il punto centrale dell’esposizione al quale portava tutta l’argomentazione del capitolo, svolta in modo conseguente ed accuratamente costruita.
    Nessuna predizione esplicita e categorica era stata fatta riguardo al 1975; eppure l’autore aveva potuto dichiarare che sarebbe stato «appropriato » e «assai confacente da parte di Dio » se Dio avesse fatto iniziare il millennio in quel determinato tempo. Sembrerebbe ragionevole che, per un uomo imperfetto, dichiarare cosa sia o non sia « confacente» da fare da parte dell’Onnipotente Dio, significhi proprio implicare un grado di certezza, sicuramente non la semplice ‘ espressione di un’opinione ‘. Ci sarebbe voluta prudenza, anzi la si sarebbe pretesa. Addirittura più decisa è la successiva affermazione che « sarebbe secondo l’amorevole proposito di Geova Dio che il regno di Gesù Cristo, il ‘ Signore del sabato ‘ trascorresse parallelo al settimo millennio dell’esistenza dell’uomo » il quale settimo millennio doveva cominciare nel 1975, come era stato già affermato.
    In quello stesso anno, l’edizione (italiana, N.d.T.) del 22-4-1967 di Svegliatevi!, il periodico « compagno » di La Torre di Guardia, conteneva un articolo intitolato “Quanto tempo durerà ancora? “ e, al sottotitolo “ 6.000 anni termineranno nel 1975 “, si sosteneva che il millennio sarebbe stato l’ultimo periodo di 1.000 anni del giorno di riposo di Dio
    278
    della durata di 7.000 anni. Esso conteneva a p. 20 le seguenti osservazioni:
    « Pertanto, il fatto che ci avviciniamo alla fine dei primi 6.000 anni di esistenza dell’uomo è molto significativo. Il giorno di riposo di Dio è parallelo al tempo in cui l’uomo è stato sulla terra dalla sua creazione? Evidentemente sì. Dalle più fidate ricerche della cronologia biblica, che è in armonia con molte date accettate della storia secolare, riscontriamo che Adamo fu creato nell’autunno dell’anno 4026 a.EV. In qualche tempo durante quel medesimo anno potrebbe benissimo essere stata creata Eva, dopo di che cominciò direttamente il giorno di riposo di Dio. In quale anno, dunque, finirebbero i primi 6.000 anni del giorno di riposo di Dio? Nell’anno 1975. Questo è degno di nota, particolarmente in considerazione del fatto che gli ‘ultimi giorni ‘ cominciarono nel 1914, e che i fatti fisici del nostro giorno in adempimento alla profezia contrassegnano questa come ultima generazione di questo malvagio mondo. Possiamo dunque aspettarci che l’immediato futuro sia pieno di emozionanti avvenimenti per quelli che ripongono fede in Dio e nelle sue promesse. Significa che entro un numero di anni relativamente breve assisteremo all’adempimento delle rimanenti profezie che sono connesse con il ‘tempo della fine ‘».

    La Watch Tower del 1 maggio 1968 continuava a portare avanti la tensione dell’aspettazione; adoperando in gran parte lo stesso argomento dell’ultimo articolo menzionato, diceva a p. 272:
    «L’immediato futuro sarà pieno, di certo, di avvenimenti decisivi, perché questo vecchio sistema è vicino alla sua completa fine. Entro pochi anni al massimo la parte finale della profezia biblica relativa a questi ‘ultimi giorni sarà adempiuta e comporterà la liberazione dell’umanità sopravvissuta nel glorioso regno millenario di Cristo. Che giorni difficili, ma, contemporaneamente, che giorni grandiosi ci sono posti davanti! » (Corsivo mio, N.d.T.).

    Dopo quindici anni possiamo anche chiederci: che significa l’espressione « l’immediato futuro »? Qual il significato della locuzione « entro pochi anni al massimo »?
    279

    Un articolo intitolato «Che cosa recheranno gli anni settanta? », comparso su Svegliatevi! del 22-4-1969 poneva nuovamente l’enfasi della brevità del tempo rimasto. Cominciava col dire (p. 13):
    «Il fatto che siano già passati cinquantaquattro anni del periodo chiamato gli ‘ultimi giorni è molto significativo. Significa infatti che rimangono al massimo solo pochi anni prima che il corrotto sistema di cose che domina la terra sia distrutto da Dio ».

    Poi, parlando dell’anno 1975 come del termine di seimila anni di storia umana, l’articolo proseguiva (p. 14):
    « Possiamo confermare in un altro modo il fatto che viviamo negli ultimi pochi anni di questo ‘ tempo della fine (Dan. 12:9). La Bibbia mostra che ci avviciniamo alla fine di 6.000 anni interi di storia umana

    Continuamente le pubblicazioni della Torre di Guardia citavano dichiarazioni fatte da persone eminenti o da « esperti » in diversi campi, i quali facevano qualche riferimento al 1975; fu riportata per esempio, l’affermazione fatta nel 1960 dall’ex Segretario di Stato americano Dean Acheson:
    « So abbastanza di ciò che accade per assicurarvi che, fra 15 anni (cioè verso il 1975), questo mondo sarà troppo pericoloso per vivervi ».

    Dal libro Famine - 1975!, scritto da due esperti di alimentazione, furono tratte le seguenti specifiche puntuali dichiarazioni:
    « Verso il 1975 il mondo si troverà di fronte a una catastrofe di portata senza precedenti. Carestie, superiori a qualsiasi altra nella storia, devasteranno le nazioni sotto sviluppate ».
    « Prevedo una data precisa, il 1975, in cui ci troveremo a dove fronteggiare una nuova crisi di una spaventosa entità ».
    « Verso il 1975 disordine civile, anarchia, dittature militari, rapida inflazione, interruzione dei mezzi di comunicazione e caos saranno all’ordine del giorno in molte nazioni affamate .

    Tre anni dopo il primo risalto dato al 1975 nel libro Vita eterna nella libertà dei figli di Dio l’autore, Fred Franz, scrisse un altro opuscolo dal titolo “ Si avvicina la Pace di mille anni; il linguaggio adoperato nell’opuscolo fu addirittura più esplicito e specifico di quello delle precedenti pub blicazioni. Stampato nel 1969, alle pp. 24 e 26 si potevano leggere le seguenti dichiarazioni:
    « Più recentemente premurosi ricercatori della Sacra Bibbia hanno fatto un’altra verifica della sua cronologia. Secondo il loro calcolo il sesto millennio della vita del genere umano sulla terra finirebbe alla metà degli anni settanta. Così il settimo millennio dalla creazione dell’uomo per opera di Geova Dio comincerebbe entro meno di dieci anni (...). Perché il Signore Gesù Cristo sia anche ‘ Signore del sabato ‘ il suo regno di mille anni dovrà essere il settimo in una serie di periodi di mille anni o millenni (Matt. 12:8, Ga). Sarebbe così un regno sabatico ».

    Qui l’argomentazione è abbastanza chiara ed esplicita:
    come il sabato era il settimo periodo successivo a sei epoche di lavoro, così il regno millenario di Cristo sarebbe stato un sabatico settimo millennio successivo a sei millenni di fatica e di sofferenze. L’esposizione non è in alcun modo indefinita o ambigua; basta leggere quanto è detto a p. 26:
    « Perché il Signore Gesù Cristo sia anche ‘ Signore del sabato ‘, il suo regno di mille anni dovrà essere il settimo in una serie di periodi di mille anni o millenni .

    Pertanto, allo stesso modo in cui era stato stabilito cosa dovesse essere « appropriato » e «confacente » fare da parte di Dio, allo stesso modo viene ora richiesto a Gesù Cristo di soddisfare un’esigenza. Affinché mostrasse d’essere ciò che aveva promesso di diventare, cioè « Signore del sabato a, il suo
    Quest’opuscolo di 32 pagine non è stato più ristampato dalla Società.
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    regno « avrebbe dovuto essere » il settimo millennio in una serie di millenni: il ragionamento umano impone questa esigenza al Figlio di Dio. Seimila anni sarebbero finiti nel 1975; il dominio di Cristo, secondo quest’argomento, «dovrà esse re il settimo » millennio seguente. Lo « schiavo fedele e discreto » aveva, in effetti, delineato il programma al quale ci si aspettava che aderisse il Maestro, se questi doveva esse re fedele alla propria parola. Anche se lo scritto è più elegante e le espressioni più raffinate, la sostanza è notevolmente simile a quella del libretto del Giudice Rutherford, “ Milioni ora viventi non morranno mai “ nel quale, per ammissione dell’autore, egli aveva fatto dichiarazioni asinesche. A prescindere dalla data pubblicizzata, fu come se l’orologio fosse tornato indietro di quasi mezzo secolo, ai giorni precedenti il 1925. Si dicevano le stesse cose, solo che ora venivano applicate al 1975 *
    Quando giunsero gli anni Settanta, l’aspettativa continuò a crescere. La Svegliatevi! del 22-4-1972 menzionava ancora una volta i sei periodi di fatica e di attività seguiti da un settimo periodo (sabato) di riposo e diceva:
    « Quindi, mentre ci avviciniamo durante questo decennio al termine dei seimila anni dell’esistenza umana c’è la rallegrante speranza che un grande sabato di riposo o liberazione è davvero vicino ».

    * E vero che, a p. 24, viene adoperata l’espressione meno specifica « la metà degli anni Settanta », tuttavia l’anno 1975 era già stato presentato come una data segnata nella Bibbia e questa data era ora saldamente impressa nelle menti di tutti i Testimoni di Geova della terra.
    282
    Tutte queste dichiarazioni erano evidentemente destinate ad alimentare e ad accrescere speranza ed attese, non a contenere o a dissolvere uno spirito di eccitata aspettativa. Anche se, in verità, la maggior parte d’esse erano accompagnate da aggiunte prudenziali come: ‘non lo diciamo con sicurezza ‘, ‘ non indichiamo una data specifica ‘, e ‘ non conosciamo il giorno e l’ora ‘. Eppure, bisogna ricordare che l’organizzatore non era un principiante in materia: tutta la sua storia, fin dal suo inizio, è stata segnata dall’intenzione di seminare speranze nelle persone fondate su certe date solo per veder passare queste stesse senza che le speranze si realizzassero. Nei casi precedenti le pubblicazioni della Società cercavano in seguito di attribuire la responsabilità di ogni delusione invece che agli ideatori delle previsioni ai destinatari di esse, come se questi fossero stati inclini ad aspettarsi troppo. Sicuramente i responsabili dell’organizzazione avrebbero dovuto rendersi conto del pericolo, avrebbero dovuto conoscere quale sia la natura umana e comprendere quanto sia facile suscitare grandi speranze.
    Tuttavia, mentre evitavano attentamente ogni esplicita predizione relativa alla data specifica che avrebbe visto l’inizio del millennio, essi autorizzavano l’uso di frasi come: « relativamente entro pochi anni », «l’immediato futuro », «entro pochi anni al massimo », « solo pochi anni, al massimo a, «gli ultimi pochi anni » tutte espressioni ricorrenti nei periodici La Torre di Guardia e Svegliatevi! con riferimento al l’inizio del regno millenario e tutte in un contesto che includeva la data del 1975. Hanno un significato queste parole? o furono adoperate disinvoltamente, con leggerezza? Le speranze, i piani ed i sentimenti delle persone sono cose con le quali giocare? Ciò nonostante, La Torre di Guardia del 1-2-1969 insinuò addirittura che si doveva andar cauti nell’attribuire troppa importanza alle parole di avvertimento pronunciate da Gesù Cristo stesso:
    «Una cosa è assolutamente certa, la cronologia biblica avvalorata dall’adempiuta profezia biblica mostra che seimila anni d’esistenza dell’uomo termineranno presto, sì, entro
    283

    questa generazione! (Matt. 24:34). Questo, perciò, non è
    il tempo d’essere indifferenti o compiacenti. Questo non è il tempo di scherzare con le prove di Gesù che ‘in quanto a quel giorno e a quell’ora nessuno sa, né gli angeli dei cieli né il Figlio, ma solo il Padre ‘ (Matt. 24:36). Al contrario, è un tempo in cui ci si dovrebbe vivamente rendere conto che la fine di questo sistema di cose sta per giungere rapidamente al suo violento termine. Non lasciatevi ingann re, è sufficiente che il Padre stesso sappia sia ‘ il giorno che l’ora ‘! ».

    Come uno « schiavo fedele e discreto » avrebbe potuto dire ciò? dire in effetti « In realtà, il mio maestro ha detto così e così, ma non dateci molta importanza; al contrario, considerate che quello che vi dico io deve guidarvi nella vostra vita »?
    Qualcuna delle affermazioni più esplicite provenne dal Dipartimento del Servizio del quartier generale internazionale, che pubblica un foglio mensile chiamato « Ministero del Regno », il quale viene diffuso solo tra i Testimoni e non al pubblico. Il numero di marzo del 1968 esortava ad impe gnarsi nell’attività di predicazione a tempo pieno (« servizio di pioniere ») dicendo:
    « In considerazione del breve periodo di tempo rimasto, facciamolo ogni qualvolta le circostanze lo permettono. Pensate, fratelli, che rimangono solo circa novanta mesi prima della conclusione di 6.000 anni di esistenza dell’uomo sulla terra ».

    E l’edizione italiana del giugno 1974 del Ministero del Regno, parlando del « breve tempo rimasto », affermava dal canto suo:
    «Si odono notizie di fratelli che vendono la casa e i beni e dispongono di trascorrere il resto dei loro giorni in questo vecchio sistema facendo il servizio di pioniere. Questo è senz’altro un modo eccellente d’impiegare il breve tempo che rimane prima della fine del mondo malvagio (1 Giov. 2:17) ».
    Un certo numero di Testimoni fece proprio ciò. Alcuni liquidarono i propri affari, lasciarono il lavoro, vendettero case e fattorie e si trasferirono in altre zone per ‘ servire dove il bisogno era maggiore con moglie e figli, ritenendo di avere fondi a sufficienza per arrivare fino al 1975. Altri, incluse alcune persone anziane, incassarono le polizze di assicurazione o altri titoli di valore; qualcuno rinviò operazioni chirurgiche nella speranza che l’inizio del millennio avrebbe eliminato la necessità di sottoporsi ad esse. Quando passò il 1975 e i fondi si esaurirono o la salute peggiorò seriamente, dovettero cercare di far fronte alla dura realtà e ricostruire come meglio potevano.
    Quale fu l’atteggiamento dei membri del Corpo Direttivo in quell’occasione? Alcuni fra i più vecchi del Corpo avevano personalmente sperimentato il fallimento delle aspettative circa il 1914 ed il 1925, e avevano visto dileguarsi le speranze suscitate all’inizio degli anni Quaranta. A me pare che la maggioranza assunse l’atteggiamento di «aspettare e vedere », riluttanti ad imporre una certa moderazione.
    Si stava registrando un incremento nelle adesioni, come risulta dall’esame del numero dei battesimi relativo agli anni tra il 1960 e il 1975:
    Anno Numero di battezzati
    1960 69.027
    1961 63.070
    1962 69.649
    1963 62.798
    1964 68.236
    1965 64.393
    1966 58.904
    1967 74.981
    1968 82.842
    1969 120.805
    1970 164.193
    1971 149.808
    1972 163.123
    1973 193.990
    1974 297.872
    1975 295.073

    Dal 1960 fino al 1966 il tasso d’incremento era diminuito fino quasi ad arrestarsi; invece, dopo il 1966, quando fu tirato in ballo il 1975, si ebbe un periodo di crescita fenomenale, come rivela il prospetto.
    Dal 1971 al 1974, mentre servivo nel Corpo Direttivo, non ricordo di aver mai udito da parte dei membri del Corpo alcuna chiara espressione di preoccupazione circa le euforiche attese che erano state suscitate. Non mi vanto di non essermi lasciato trascinare dalla eccitazione generale all’inizio del 1966, quando fu pubblicato il libro Vita eterna nella libertà dei figli di Dio con il suo risplendente quadro relativo all’approssimarsi del giubileo millenario; e non nego di aver svolto un certo ruolo nella prima parte della campagna per focalizzare l’attenzione sulla data conclamata del 1975. Comunque, a partire dal 1966 ogni anno che passava faceva sembrare l’idea sempre più irreale. Più leggevo le Scritture, più l’intero concetto mi appariva fuori luogo; esso non quadrava con le affermazioni dello stesso Gesù Cristo:
    «In quanto a quel giorno e a quell’ora nessuno sa, né gli angeli né il Figlio, ma solo il Padre
    «Siate vigilanti, dunque, perché non sapete in quale giorno verrà il vostro Signore ».
    Perciò anche voi siate pronti, perché in un’ora che non pensate, viene il Figlio dell’uomo ».
    «State in guardia, siate svegli, poiché non sapete quando è il tempo fissato ».
    « Non appartiene a voi d’ acquistar conoscenza dei tempi o delle stagioni che il Padre ha posti nella propria autorità »*
    Tuttavia, stretto come ero nell’ingranaggio del quartier generale di una organizzazione che era in preda all’euforia dell’espansione e che stava conoscendo una crescita rimarchevole, non c’era molto da fare. In alcuni articoli sull’argomento destinati alla pubblicazione, provai a consigliare la mo derazione, ma questo fu tutto; nella mia attività personale mi
    *Citazioni da Matteo 24:36,42,44; Marco 13:33; Atti 1:7.

    sforzai di indirizzare l’attenzione alle Scritture appena citate, sia in conversazioni private che durante discorsi pubblici.
    Una domenica sera del 1974, mia moglie ed io eravamo tornati da una conferenza svoltasi in un’altra parte del paese, mio zio, allora vicepresidente, venne nella nostra stanza. (La sua vista si era ridotta di molto, di solito gli leggevamo, ogni settimana, il materiale di studio di La Torre di Guardia). Mia moglie gli riferì che nel discorso che avevo fatto durante quel fine settimana, avevo incoraggiato i fratelli alla cautela e a moderare l’eccitazione con cui aspettavamo il 1975. La sua immediata risposta fu: « E perché non dovrebbero essere eccitati? Si tratta di qualcosa per la quale bisogna eccitarsi ».
    Non ho alcun dubbio sul fatto che, tra tutti i membri del Corpo Direttivo, il vicepresidente fosse il più convinto della giustezza di ciò che aveva scritto e su cui gli scritti di altri avevano edificato. Un’altra sera, nell’estate del 1975, un attempato fratello greco di nome Peterson (in origine il suo cognome era Papagyropoulos) partecipava alla nostra lettura, com’era sua abitudine. Dopo la lettura mio zio disse a Peterson: «Vedi, avvenne quasi la stessa cosa nel 1914:
    fino ai mesi estivi ogni cosa rimase tranquilla, poi, improvvisamente, gli eventi precipitarono e scoppiò la guerra ».
    In precedenza, verso l’inizio del 1975, il presidente Knorr aveva fatto un viaggio intorno al mondo accompagnato dal vicepresidente Franz. I discorsi del vicepresidente, in tutti i paesi visitati, furono incentrati sul 1975. Al loro ritorno, gli altri membri del Corpo Direttivo, avendo ricevuto rapporti da molte nazioni sugli effetti sconvolgenti del discorso del vicepresidente, chiesero di ascoltarne una registrazione fatta in Australia “ *
    Nel suo discorso, il vicepresidente parlava del 1975 come di un « anno di gravi possibilità, di tremende probabilità ». Disse al suo uditorio che, secondo il calendario ebraico, si trovavano «già nel quinto mese lunare del 1975 » e restavano quindi meno di sette mesi lunari alla fine dell’anno.
    * Ciò accadde nella sessione del 19 febbraio 1975.

    286 - 287
    Egli insistette parecchie volte che l’anno ebraico sarebbe terminato col Rosh Hashanah, il capodanno ebraico, del 5 settembre 1975.
    Riconoscendo però che si sarebbero dovute verificare troppe cose in quel breve lasso di tempo se la fine di tutto fosse caduta proprio entro quella data, egli prospettava la possibilità di una dilazione di un anno o poco più, dovuta a un certo lasso di tempo intercorso tra la creazione di Adamo e quella di Eva.
    Si riferì al fallimento delle aspettative del 1914 e del 1925 e citò l’ammissione di Rutherford: « Ho fatto la figura di un asino ». Disse che l’organizzazione aveva imparato a non fare « predizioni molto audaci, drastiche ». Comunque, in conclusione, raccomandò ai suoi ascoltatori di non com piere errori, illudendosi che l’attesa distruzione si sarebbe realizzata « fra anni » e dirigendo la loro attenzione ad altre cose come il matrimonio ed il metter su famiglia, il dedicarsi a produttive imprese commerciali o il trascorrere anni in un college frequentando qualche corso di ingegneria.
    Dopo aver ascoltato la registrazione, alcuni membri del Corpo Direttivo espressero preoccupazioni sul fatto che, se indubbiamente non erano state fatte «predizioni molto audaci, drastiche », tuttavia qualche strisciante previsione era stata formulata ed il suo effetto era concretamente evidente nel l’eccitazione prodotta..
    Questa fu la prima occasione in cui qualche preoccupazione si affacciò nelle discussioni del Corpo Direttivo; tuttavia non fu presa nessuna iniziativa, né fu decisa alcuna direttiva al riguardo. Il vicepresidente ripeté molti dei punti di quel discorso il 2 marzo 1975, in occasione della cerimonia della consegna dei diplomi della Scuola di Galaad .*
    Il 1975 trascorse, com’erano trascorsi il 1881, il 1914, il 1918, il 1920, il 1925 e gli anni Quaranta. Gli estranei diedero molto risalto al fallimento delle attese dell’organizzazione circa il 1975. Ci fu molto parlare tra gli stessi
    * Vedere La Torre di Guardia del 1-6-1976.

    Testimoni di Geova. A mio avviso, la maggior parte di ciò che è stato detto non ha toccato l’aspetto principale del problema. Ritenevo che il nocciolo del problema andasse ben oltre l’accuratezza o inaccuratezza di qualche persona, o la credibilità o inattendibilità di un’organizzazione, oppure il buon senso o l’ingenuità dei suoi membri. Mi pareva che il problema veramente importante fosse il modo in cui le predizioni si ripercuotevano, in ultima analisi, su Dio e sulla sua Parola. Quando si fanno previsioni del genere di cui le facevamo noi e si assicura che all’origine di esse c’è la Bibbia e dalla Bibbia si traggono argomenti per sostenerle e si asserisce che siano il « canale » di comunicazione di Dio, quale effetto si pensa di ottenere quando le predizioni si dimostrano false? Tutto ciò onora Dio o forse rafforza la fede in Lui e nella credibilità della sua Parola? O il risultato è proprio l’opposto? Ciò non offre un ulteriore incentivo a che alcuni si ritengano giustificati quando attribuiscono poca importanza al messaggio e agli insegnamenti della Bibbia? Quei Testimoni che in vista della fine avevano fatto grandi cambiamenti nella loro vita, nella maggior parte dei casi, potevano, e lo fecero, raccogliere i cocci e continuare a vivere nonostante la delusione; ma non tutti ebbero queste possibilità. Comunque, in ogni caso si provocarono seri danni in più di un modo.
    Nel 1976, un anno dopo quella data così ampiamente pubblicizzata, alcuni membri del Corpo Direttivo cominciarono a sollecitare la formulazione di una dichiarazione in cui l’organizzazione riconoscesse che aveva sbagliato suscitando false aspettative. Altri non furono dello stesso parere perché, dissero, agendo in tal modo, « si sarebbero date soltanto munizioni agli oppositori ». Milton Henschel raccomandò che la condotta saggia sarebbe stata semplicemente quella di non sollevare la questione perché col tempo i fratelli avrebbero smesso di parlarne. Evidentemente non c’era un sufficiente sostegno per una mozione a favore della formulazione di una dichiarazione di responsabilità da parte dell’organizzazione. Quello stesso anno un articolo, comparso
    288 - 289
    poi nell’edizione italiana del 1°-1-1977 di La Torre di Guardia, si riferì alle attese fallite ma esso si conformava all’opinione prevalsa nel Corpo Direttivo e non fu possibile alcun esplicito riconoscimento di responsabilità da parte dell’organizzazione.
    Nel 1977 fu nuovamente sollevata la questione durante una sessione. Sebbene fossero state avanzate le stesse obiezioni, fu approvata una mozione che prevedeva che una dichiarazione fosse inclusa in un discorso per le assemblee, che Lloyd Barry fu incaricato di preparare. Seppi che in seguito Ted Jaracz e Milton Henschel, membri del Corpo Direttivo, espressero a Lloyd le loro opinioni sull’argomento. In ogni caso, quando il discorso fu pronto, non fu inclusa nessuna menzione del 1975. Ricordo di averne chiesto il motivo a Lloyd e la sua risposta fu che egli non era stato in grado di farlo compatibilmente col suo materiale. Trascorsero quasi due anni, infine, nel 1979 il Corpo Direttivo considerò la questione per l’ennesima volta. A quell’epoca ogni cosa indicava che il 1975 aveva provocato una seria « falla nella credibilità ».
    Un certo numero di membri del personale del quartier generale si espresse in tal senso. Uno descrisse il 1975 come un albatro appeso intorno al collo. Robert Wallen, uno dei segretari del Corpo Direttivo, scrisse quanto segue:
    « Sono stato associato, in qualità di Testimone battezzato, per oltre 39 anni e, con l’aiuto di Geova, continuerò ad essere uno schiavo leale. Tuttavia, dire che non sono deluso sarebbe una menzogna, giacché, sapendo che i miei sentimenti relativi al 1975 furono alimentati da quanto lessi in diverse pubblicazioni, quando mi si dice che in effetti sarei giunto ad erronee conclusioni in base a mie personali considerazioni, allora credo che ciò non sia né corretto né onesto. Dal momento che sappiamo di non essere infallibili sembrerebbe del tutto corretto che, una volta scoperti, nel timore di Dio, si apportino le dovute correzioni ».
    Rayrnond Richardson del Dipartimento degli Scrittori
    « Non sono le persone attratte dall’umiltà, e più propense a fidarsi laddove risiede la franchezza? La Bibbia
    stessa è il più grande esempio di franchezza. Questa è una delle più autorevoli ragioni per cui crediamo che sia veritiera ».

    Fred Rusk, anch’egli del Dipartimento degli Scrittori, scrisse:
    « Nonostante espressioni di cautela con cui si esortava no i fratelli a non dire che Armaghedon si sarebbe avuto nel 1975, il fatto è che ci sono stati diversi articoli nelle riviste e in altre pubblicazioni che hanno più che accennato al fatto che il vecchio sistema sarebbe stato sostituito dal nuovo sistema di Geova alla metà degli anni Settanta ».

    Merton Campbell del Dipartimento del Servizio scrisse a sua volta:
    «Una sorella ha telefonato l’altro giorno dal Massachussets. Era a lavoro: sia lei che suo marito stanno lavorando per pagare le spese sostenute per malattie. Ella ha dichiarato di essere fiduciosa che il 1975 recherà la fine perché loro due si trovano in difficoltà dovendo affrontare gli oneri di questo sistema. Questo esempio è tipico dei molti casi di fratelli che esaminiamo ».

    Harold Jackson, anch’egli del Dipartimento del Servizio, affermò:
    « Ciò che attualmente è necessario non è una dichiarazione di riconoscimento del nostro errore relativo al 1975 ma piuttosto una spiegazione perché l’intera questione sia stata ignorata per tanto tempo, in considerazione del fatto che tante vite ne siano state condizionate. In questo mo mento siamo di fronte ad una perdita di credibilità che potrà risultare disastrosa. Se proprio dobbiamo dire qualcosa diciamolo chiaramente e mostriamoci franchi ed onesti nei riguardi dei fratelli

    Howard Zenke, dello stesso Dipartimento, scrisse:
    « Ovviamente, non desideriamo che i fratelli leggano o odano qualcosa e poi dicano tra sé che il nostro approccio al problema somiglia a un caso Watergate’ ».
    291 - 290
    Altri ancora fecero commenti analoghi. Ironia della sorte, alcuni di quelli che ora esprimevano la critica più decisa, erano gli stessi che prima del 1975 avevano richiamato a viva voce l’attenzione su quella data e sull’estrema « urgenza » che essa informava, erano quelli che avevano addirittura scritto alcuni degli articoli citati in precedenza, che avevano incoraggiato, lodandoli con le affermazioni del Ministero del Regno, coloro che avevano venduto case e proprietà perché il 1975 era vicino. Molte delle asserzioni più dogmatiche in merito al 1975 erano stata fatte dai rappresentanti viaggianti (i sorveglianti di circoscrizione e di distretto) i quali si trovavano sotto la diretta supervisione del Dipartimento del Servizio.
    Durante la sessione del Corpo Direttivo tenuta il 6 marzo 1979, furono sollevate le stesse obiezioni contro la pubblicazione di qualsiasi ammissione di responsabilità: che l’orga nizzazione si sarebbe esposta ad ulteriori critiche da parte degli oppositori; che, in considerazione del tempo trascorso, non era più necessario fornire giustificazioni; che non si sarebbe ottenuto nulla, in realtà, da una dichiarazione del genere. Tuttavia, anche chi la pensava in questo modo si mostrò meno deciso che nelle precedenti sessioni; ciò accadeva a motivo di un fattore in particolare: i dati mondiali avevano registrato serie diminuzioni per due anni consecutivi. I rapporti annuali sul numero complessivo di partecipanti all’attività di testimonianza rivelano quanto segue:
    Anno Numero di proclamatori Variazione % sull’anno precedente
    1970 1.384.782 10,2
    1971 1.510.245 9,1
    1972 1.596.442 5,7
    1973 1.656.673 3,8
    1974 1.880.713 13,5
    1975 2.062.449 9,7
    1976 2.138.537 3,7
    1977 2.117.194 —1,0
    1978 2.086.698 —1,4
    Questa diminuzione, più di qualsiasi altro motivo, sembrò pesare sui membri del Corpo Direttivo. Ci fu una votazione e 15 contro 3 votarono a favore della pubblicazione di una dichiarazione che almeno riconoscesse parzialmente la responsabilità dell’organizzazione nell’errore: tale dichiarazione fu pubblicata in La Torre di Guardia del 1-9-1980.
    Ci vollero circa quattro anni perché l’organizzazione, mediante la sua amministrazione, ammettesse definitivamente di aver sbagliato, di aver alimentato false speranze per un intero decennio. Non che si potesse semplicemente fare una dichiarazione così « ingenua », anche se veritiera. Qualsiasi cosa si scrivesse doveva essere gradita all’intero Corpo perché fosse pubblicata. Posso ben dire, siccome fui io stesso incaricato di compilare la dichiarazione, che, come era accaduto in analoghe circostanze precedenti, dovetti tener conto non di ciò che avrei voluto dire o di ciò che, a mio avviso, i fratelli dovevano sentirsi dire, ma di ciò di cui si voleva ottenere l’approvazione dei due terzi del Corpo Direttivo in sede di esame della dichiarazione medesima.
    Attualmente, l’intero accumulo decennale di speranze incentrate sul 1975 viene messo da parte come se non avesse alcuna importanza; è stata nuovamente ripresa dall’organizzazione la sostanza del discorso di Russell del 1916: tutto ciò « ha avuto certamente un effetto molto stimolante e santificante su migliaia di persone, le quali possono ringraziare
    il Signore perfino per l’errore ».

    IL 1914 E «QUESTA GENERAZIONE»
    « Poiché il divano è stato troppo corto per stirarsi,e le stesse lenzuola tessute sono troppo strette quando ci si raccoglie » ( Isaia 28:20.)

    Il Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova prova un giusto grado di disagio quando si esamina ciò che resta della principale profezia dell’organizzazione relativa al tempo. La
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    cronologia prevista per il suo adempimento si sta rivelando troppo breve e stretta per includere le cose predette; il trascorrere di ogni anno serve solo ad accrescere il disagio.
    111914, che per oltre tre decenni fu il punto conclusivo delle profezie dell’organizzazione relative al tempo, costituisce ora il punto di partenza per la profezia che imprime maggior impulso aIl’« urgenza » nell’attività dei Testimoni di Geova. Le parole di Gesù Cristo: « Veramente vi dico che questa generazione non passérà affatto finché tutte queste cose non siano avvenute », vengono interpretate nel sen so che avrebbero cominciato ad applicarsi da quell’anno, il 1914. Notate le frasi in corsivo nel brano seguente:
    « Gesù parlava ovviamente di coloro che erano abbastanza grandi da osservare con intendimento ciò che ebbe luogo quando cominciarono gli ‘ultimi giorni ‘. Gesù diceva che alcune di queste persone che erano in vita all’apparire del ‘ segno degli ultimi giorni ‘ sarebbero state ancora in vita quando Dio avrebbe posto fine a questo sistema.
    Anche supponendo che ragazzi di 15 anni capissero abbastanza da rendersi conto del significato di ciò che accadde nel 1914, oggi i più giovani di ‘questa generazione ‘ avrebbero pur sempre quasi 70 anni. La grande maggioranza della generazione a cui Gesù si riferiva è dunque già morta. Quelli che rimangono sono prossimi alla vecchiaia. E ricordate che Gesù disse che la fine di questo, mondo malvagio sarebbe venuta prima che quella generazione passasse nella morte. Questo, di per sé, ci dice che gli anni rimasti prima che venga la fine predetta non possono essere molti ».
    Quando la rivista Svegliatevi! del 22-4-1969 (pp. 13,14) discusse di ciò, 15 anni fa, prima del 1975, fu posto l’accento su quanto rapidamente sarebbe passata la generazione del 1914, su quanto poco tempo restasse alla vita di quella gene razione. Se, all’epoca, qualche Testimone di Geova avesse ipotizzato che le cose sarebbero andate avanti per altri venti o trent’anni, sarebbe stato considerato come uno che mani festa un’attitudine negativa, che non mostra una forte fede.
    294
    Quando passò il 1975, l’enfasi si spostò. Allora si fece lo sforzo di mostrare che la durata della generazione del 1914 non era così breve come si poteva pensare e che essa poteva estendersi ancora per lungo tempo.
    Così, La Torre di Guardia del 1°-4-1979 parlò non di quelli che erano capaci di osservare « con intendimento ciò che ebbe luogo» nel 1914, ma di coloro i quali « furono in grado di osservare » gli eventi iniziati quell’anno: la semplice osservazione è completamente differente dall’intendi mento. Ciò, logicamente, abbassava il limite minimo dell’età degli appartenenti a « questa generazione ».
    Proseguendo in questa tendenza, due anni dopo, La Torre di Guardia del 15-4-1981 citò un articolo del periodico U.S. News & World Report, il quale ipotizzava che l’età di dieci anni potrebbe essere il tempo in cui gli eventi cominciano a produrre «un’impressione durevole nella memoria di un uomo ». L’articolo diceva che, se ciò fosse vero, « oggi ci sono più di 13 milioni di americani che ricordano la prima guerra mondiale ».
    Anche il ‘ ricordare ‘ consente un ulteriore abbassamento dell’età rispetto all’intendimento (del quale si sarà parlato a proposito dei « ragazzi di 15 anni » nella Svegliatevi! del 1969 citata sopra). In realtà, la prima guerra mondiale si protrasse fino al 1918 e il coinvolgimento americano si verificò solo a partire dal 1917. Pertanto l’età di 10 anni, ipotizzata dal periodico come inizio dei ricordi, non si applica necessariamente al 1914. Sebbene differenti sistemi di misurazione possano far guadagnare qua e là un anno o più, resta il fatto che la generazione del 1914 si sta assottigliando con grande rapidità, dal momento che il tributo alla morte è sempre più elevato tra i più anziani. Il Corpo Direttivo sa bene tutto ciò, pertanto l’argomento divenne oggetto di discussione in diverse occasioni.
    Il problema fu suscitato nel corso della sessione del Corpo tenuta il 7 giugno 1978; alcuni fatti precedenti contribuirono a sollevare la questione. Un membro del Corpo Direttivo, Albert Schroeder, aveva distribuito ai suoi colleghi copie
    295
    di un rapporto demografico relativo agli Stati Uniti; i dati in esso contenuti indicavano che nel 1978 era ancora in vita meno dell’uno per cento della popolazione che nel 1914 era ventenne. E alcune affermazioni che Schroeder aveva fatto mentre visitava alcuni paesi europei richiesero attenzione anche maggiore. I rapporti inviati a Brooklyn riferivano che egli aveva suggerito che l’espressione « questa generazione », adoperata da Gesù in Matteo 24:34, andava applicata alla generazione di « unti », e che finché uno di questi fosse rimasto in vita quella « generazione » non sarebbe passata. Ovviamente, queste osservazioni erano contrarie all’insegnamento dell’organizzazione e non erano state autorizzate dal Corpo Direttivo.
    Quando fu sollevata la questione, dopo il ritorno di Schroeder, l’interpretazione suggerita da quest’ultimo fu re spinta e fu deciso di pubblicare una « Domanda dai lettori », in un successivo numero di La Torre di Guardia, che riaffermasse il vecchio insegnamento relativo a « questa generazione » *
    E interessante notare che nessun rimprovero o biasimo fu in alcun modo rivolto a Schroeder, membro del Corpo Direttivo, per aver espresso la sua opinione non autorizzata e contraddicente quella dell’organizzazione, mentre era in Europa.
    Il problema si ripropose ancora sia nella sessione del 6 marzo che in quella del 14 novembre del 1979. Giacché l’argomento aveva attratto l’attenzione, feci delle fotocopie delle prime venti pagine del materiale inviato dall’anziano svedese, che esaminava dettagliatamente la storia delle ricerche cronologiche e rivelava la vera fonte del calcolo dei 2.520 anni e della data del 1914. Ogni membro ne ricevette una copia, eccetto un occasionale commento nessuno di essi fu disposto ad esaminare il materiale. Lyman Swingle, in qualità di capo del Dipartimento degli Scrittori, già aveva dimestichezza con quel materiale; egli indirizzò l’attenzione del Corpo su alcune delle dogmatiche ed insistenti dichiarazioni pubblicate in La Torre di Guardia del 1922, leggendone alcune
    * Vedere La Torre di Guardia del 1-4-1979.

    ad alta voce per tutti i membri. Affermò d’essere troppo giovane nel 1914 (allora aveva solo quattro anni circa) per ricordare qualcosa, tuttavia raccomandava le discussioni che ebbero luogo in casa sua riguardo al 1925 *.
    Aggiunse, inoltre, che sapeva anche ciò che era accaduto nel 1975 e che personalmente non voleva essere ingannato in relazione ad un’altra data.
    Nel corso della sessione misi in risalto che la data iniziale sostenuta dalla Società, il 607 a.C., non aveva la benché minima prova storica a proprio sostegno. Per quanto riguarda il 1914 e la generazione allora vivente, la mia domanda era: se il tradizionale insegnamento dell’organizzazione è valido, com’è possibile applicare le ulteriori parole di Gesù a chi era in vita nel 1914? Egli disse: « Quando vedrete tutte queste cose, sappiate ch’egli è vicino alle porte », e « quando queste cose cominceranno ad avvenire, alzatevi e levate la testa, perché la vostra liberazione s’avvicina ». Normalmente le pubblicazioni asserivano che queste parole cominciarono ad applicarsi dal 1914 in poi, sui cristiani in vita nel 1914. Ma se era così, allora su chi fra loro si applicavano? Su coloro che allora avevano 50 anni? Eppure, se questi fossero ancora vivi, avrebbero ora 115 anni. Sui quarantenni? Costoro avrebbero 105 anni. Persino i trentenni avrebbero 95 anni e quelli appena ventenni avrebbero avuto 85 anni nel 1979. (Attualmente avrebbero superato i 90 anni).
    Allora, se le emozionanti parole ‘ alzate le teste perché la vostra liberazione s’avvicina, è alle porte ‘ si fossero veramente applicate alle persone del 1914 e avessero significato che esse avrebbero potuto sperare di vedere la fine completa, ragionevolmente quest’eccitante annuncio sarebbe dovuto essere a rigor di logica contraddistinto dalle parole: « Sì, voi la

    *Fra i membri del Corpo Direttivo dell’epoca, solo Fred Franz era più che ventenne nel 1914, infatti aveva 21 anni a quella data. George Gangas aveva 18, anni. John Booth ne aveva 12, Martin Poetainger 10, Karl Klein e Carey Barber 9, Grant Suiter 6, Lloyd Barry e Lyman Swingle 4, Albert Schroeder e Leo Greenlees 3, Dan Sydlik, Milton Henschel e Ted Jaracz non erano ancora nati, nacquero infatti dopo la fine della guerra.
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    vedrete, a patto che siate ora abbastanza giovani e viviate molto, ma molto a lungo ». Per fare un esempio, mi riferii a mio padre il quale, nato nel 1891, era un giovane appena ventritreenne nel 1914; egli aveva vissuto non settanta o ottanta anni ma raggiunse l’età di ottantasei anni, ormai era morto da due anni senza aver visto le cose predette.
    Pèrtanto chiesi al Corpo quale significativa applicazione avrebbe potuto farsi delle parole di Gesù in Matteo 24:33 e 34 nel 1914, se gli unici che potevano sperare di vedere il loro adempimento erano ragazzi meno che ventenni se non più giovani. Non fu fornita nessuna precisa risposta. Tuttavia, un certo numero di membri si espresse a sostegno dell’attuale insegnamento dell’organizzazione relativo a « questa generazione » e alla data del 1914. Lloyd Barry espresse la propria costernazione per il fatto che esistessero dei dubbi all’interno del Corpo riguardo a quell’insegnamento; riferendosi alla lettura delle citazioni da La Torre di Guardia del 1922 fatta da Lyman Swingle, egli disse di non vedere nessun nesso tra le due cose: quelle erano la « presente verità » per i fratelli di quell’epoca *
    In quanto all’età della generazione del 1914, egli asserì che in certe zone dell’Unione Sovietica c’erano regioni in cui le persone riuscivano a vivere fino a 130 anni; sollecitò che una posizione unitaria fosse manifestata ai fratelli in modo tale che questi conservassero il senso d’urgenza nella testimonianza. Altri espressero opinioni coincidenti.
    Come fu poi riconosciuto dal presidente dell’assemblea, il mio commento aveva sortito l’effetto di far notare che ciò che oggi veniva insegnato come «verità presente » poteva diventare, col tempo, una « vecchia verità », e che la « verità presente », che sostituiva la « vecchia verità », poteva a sua volta essere sostituita da una « verità futura ». Ritenevo che
    * L’espressione « verità attuale » era popolare all’epoca di Russell e di Rutherford e si basava su un’erronea traduzione di 2 Pietro 1:12. La Traduzione del Nuovo Mondo rende questo passo più correttamente: « la verità che è presente in voi ».
    298
    la parola « verità », usata in questo modo, diventava priva di significato.
    Un paio di membri del Corpo chiesero quale dovesse essere la spiegazione delle parole di Gesù, se la corrente interpretazione non era quella giusta. Siccome la domanda sembrò rivolta a me, risposi che ritenevo ci fosse una spiegazione che armonizzasse la Scrittura con i fatti, che comunque qualsiasi proposta non avrebbe dovuto nascere dall’impulso del momento, ma qualcosa ricercata e valutata attentamente. Dissi che pensavo ci fossero fratelli capaci di svolgere quel lavoro ma che questi avevano bisogno dell’autorizzazione del Corpo Direttivo: il Corpo Direttivo era interessato a che questo lavoro fosse fatto? Non ci fu nessuna risposta e la questione fu lasciata cadere.
    Al termine della discussione, ad eccezione di pochi membri, la maggioranza sostenne d’essere convinta della necessità di continuare a sostenere il 1914 e la spiegazione circa « questa generazione » collegata a quella data. Il coordinatore del Comitato degli Scrittori, Lyman Swingle, commentò: « Va bene, se è questo ciò che volete. Tuttavia sappiate almeno che, per quanto riguarda il 1914, i Testimoni di Geova hanno attinto tutto l’argomento — in maniera completa — dai Secondi Avventisti ».
    Forse una delle cose che più mi turbò fu il sapere che, mentre l’organizzazione esortava i fratelli a mantenere in crollabile fiducia nell’interpretazione, c’erano uomini, che ricoprivano incarichi all’interno dell’organizzazione, i quali avevano chiaramente asserito di non riporre completa fiducia nelle predizioni basate sulla data del 1914.
    Per citare un esempio rivelatore, in occasione della sessione del 19 febbraio 1975, durante la quale il Corpo Direttivo ascoltò la registrazione del discorso di Fred Franz relativo al 1975, ci fu una discussione circa l’incertezza delle profezie relative al tempo. Nathan Knorr, allora presidente, disse ad alta voce:
    « Ci sono alcune cose di cui sono convinto: credo che Geova sia Dio, che Cristo Gesù sia suo Figlio, che questi
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    abbia dato la propria vita come riscatto per noi, che ci sarà una risurrezione. Di altre cose non sono sicuro. Riguardo al 1914, non so. Abbiamo parlato del 1914 per molto te po. Può darsi che abbiamo ragione e spero che sia così »*
    Poiché la data in discussione in quella sessione era il 1975, pertanto suscitò sorpresa il fatto che fosse citata in quel contesto la data del 1914 di gran lunga la più importante. Com’è stato detto, le parole del presidente non furono pronunciate in una conversazione privata, ma durante un’assemblea dinanzi al Corpo Direttivo.
    Prima della principale discussione sul 1914 (fatta nella sessione plenaria del Corpo Direttivo il 14 novembre 1979),
    il Comitato degli Scrittori del Corpo aveva esaminato in una riunione l’opportunità di continuare a sostenere il 1914 **
    . Nel corso della riunione del Comitato si suggerì di trattenerci almeno dal « propagandare » la data. Ricordo che Karl Klein ci ricordò la pratica, adottata qualche volta, di tacere semplicemente per un certo periodo su un determinato insegnamento, sicché, se si fosse deciso un cambiamento, esso non avrebbe provocato una grossa impressione. E degno di nota che il Comitato degli Scrittori decise all’unanimità di adottare sostanzialmente questa strategia nelle pubblicazioni per quanto riguardava il 1914. Tuttavia, questa posizione fu mantenuta per breve tempo perché il 14 novembre 1979 la sessione plenaria del Corpo Direttivo rese chiaro che la maggioranza era favorevole ad enfatizzare, come al solito, quella data.
    Che i dubbi circa quest’insegnamento non fossero limitati a Brooklyn mi fu dimostrato da un incidente che si verificò mentre effettuavo un viaggio nell’Africa occidentale
    * Non sembra che questo sia stato solo un temporaneo pensiero del presidente Knorr, perché la stessa opinione fu espressa quasi con le stesse parole da uno dei suoi più stretti collaboratori, George Couch. Conoscendo i due, sembra più probabile che Couch abbia attinto l’idea da Knorr che viceversa.
    ** In quel tempo i membri del Comitato degli Scrittori erano: Lloyd Barry, Fred Franz, Raimond Franz, Karl Klein e Lyman Swingle.

    nell’autunno del 1979. In Nigeria due membri del Comitato della filiale nigeriana e un missionario di vecchia data mi accompagnarono in visita ad una proprietà che la Società aveva acquistato per costruire una nuova sede della filiale. Al ritorno chiesi quando prevedevano di potersi trasferire nella nuova sede; la risposta fu che, considerati i tempi ne cessari per il disboscamento, per l’approvazione del progetto, per il rilascio delle licenze e infine per la costruzione vera e propria, si sarebbe arrivati al 1983 prima che ci si potesse trasferire. Allora chiesi: « Ricevete domande dai fratelli locali per quanto riguarda la lunghezza del tempo trascorso dal 1914? ». Ci fu un breve silenzio, poi il coordinatore della filiale disse: « No, i fratelli nigeriani raramente fanno domande del genere, ma NOI sì ». Subito dopo il vecchio missionario disse: «Fratello Franz, non potrebbe essere che il riferimento di Gesù a ‘ questa generazione’ si applichi solo alle persone che in quel tempo videro la distruzione di Gerusalemme? Se fosse così, ogni cosa quadrerebbe ». Fu molto evidente che egli pensava che qualcosa non andasse, a suo avviso, nell’attuale insegnamento. Risposi semplicemente che ritenevo che quella fosse una possibilità e che non c’era molto di più da dire in proposito. Al mio ritorno, riferii questa conversazione al Corpo Direttivo, giacché essa mi aveva fornito la prova dei dubbi che agitavano le menti degli uomini di tutto il mondo, uomini stimati che ricoprivano ruoli di notevole autorità. I commenti dei fratelli che avevo ascoltato in Nigeria e il modo in cui essi li fecero indicavano chiaramente che la questione era stata discussa tra loro prima che io li visitassi.
    Poco dopo il mio ritorno dall’Africa, nella sessione del 17 febbraio 1980 del Corpo Direttivo; Lloyd Barry espresse nuovamente le proprie opinioni sull’importanza dell’insegnamento relativo al 1914 e a « questa generazione ». Lyman Swingle disse che il materiale della « Domande dai lettori », pubblicata nel 1978, non aveva risolto il problema nelle menti dei fratelli. Albert Schroeder riferì che alla Scuola di Galaad e durante i seminari per i Comitati di filiale dei fratelli
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    avevano riferito il fatto che attualmente il 1984 era al centro dei commenti come possibile nuova data, perché il 1984 ricorreva settant’anni dopo il 1914 (evidentemente al numero settanta veniva accreditato un particolare valore). Il Corpo decise di esaminare ulteriormente l’argomento in successive sessioni.
    Il Comitato del Presidente, composto da Albert Schroeder (presidente), Karl Klein e Grant Suiter, redasse un documento molto insolito. Questi tre ne consegnarono una copia a ciascun membro del Corpo Direttivo. In sintesi, essi suggerivano che non fosse applicata l’espressione « questa generazione » alle persone in vita nel 1914, ma fosse applicata a partire dal 1957, quarantatré anni dopo!
    Questo è il testo del documento che i tre membri del Corpo Direttivo ci consegnarono:
    Ai membri del Corpo Direttivo
    In agenda per mercoledì 5 marzo 1980.
    DOMANDA: Qual è « questa generazione (genea’) » (Mt 24:34; Mc 10:30; Lc 21:32)?
    TDNT (molti Commentari) dicono: genea’ « denota princi palmente il senso di contemporanei ». Vol. 1, p. 663.
    La maggior parte sostiene che genea’ differisce da genos; genos significa discendenza, popoio, razza. Vedere TDNT voi. 1, p. 685 (genos in 1 Pt 2:9).
    R Si può collegare all’argomento di Mt 24:33. Cosa s’intende con le parole: « Quando vedrete tutte queste cose »?
    Il Commentario di Lange (voi. 8) suggerisce che « queste cose » non vanno riferite al 70 d.C., né alla parousia del 1914, ma ai fenomeni celesti dei vv. 29,30 che, noi sappiamo, si iniziarono con l’era spaziale, dal 1957 in poi. In questo caso si tratterebbe della contemporanea generazione dell’umanità vivente dal 1957.
    TRE 5EZIONI
    Il Commentario di Lange divide il cap. 24 di Matteo in « tre cicli »:
    1° ciclo: Matteo 24:1-14
    2° ciclo: Matteo 24:15-28
    30 ciclo: Matteo 24:29-44 (synteleia o conclusione)
    (Vedere vo 8, pp. 421, 424 e 427).
    Il tutto è basato sulla domanda in tre parti di Mt. 24:3.
    La Torre di Guardia e Il millenario regno di Dio si è avvicinato pure hanno diviso Matteo 24 in tre parti:
    1) Mt. 24:3-22 ha adempimenti paralleli nel I secolo e oggi a partire dal 1914. (Vedere Watchtower del 1975, p. 273; e Il millenario..., p. 205).
    2) Mt. 24:23-28 si applica al periodo della parousia di Cristo del 1914. (Vedere Watchtower del 1975, p. 275).
    3) Mt. 24:29-44: i «fenomeni celesti » hanno un’applicazione letterale a partire dall’inizio dell’era spaziale nel 1957 fino ad includere l’erkhomenon di Cristo (la venuta come giustiziere all’inizio della « grande tribolazione »). Vedere Watchtower del 1975, p. 276 par. 18; e Il millenario..., pp. 323-328).
    « Tutte queste cose » dovrebbero riflettersi negli aspetti più vicini del contesto, elencati nel segno composito, cioè i fenomeni celesti dei vv. 29 e 30 * .
    Se tutto ciò è vero, allora « questa generazione » si dovrebbe riferire a tutti quelli capaci di comprendere, viventi conte poraneamente ai fatti, a partire dal 1957 in poi.

    * Ciò trova conferma nel pensiero di C. T. Russell espresso in Berean Commentary, p. 217: « Genea, persone che vivono contemporaneamente, le quali sono testimoni dei segni appena citati ». Vo!. 4, p. 604.
    Il Comitato del Presidente, 3-3-80


    Il 1957 era l’anno in cui il primo Sputnik russo fu lanciato nell’atmosfera. Evidentemente, il Comitato del Presidente riteneva che quell’evento potesse essere accolto come il segnale dell’inizio dell’adempimento delle seguenti parole di Gesù:
    « . . .il sole sarà oscurato, e la luna non darà la sua luce,
    e le stelle cadranno dal cielo, e le potenze dei cieli saranno
    scosse »*:
    * Matteo 24:29.
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    Basandosi su questa applicazione, la loro conclusione sarebbe stata, come dissero essi stessi:
    «Allora ‘questa generazione’ si dovrebbe riferire a tutti quelli capaci di comprendere, viventi contemporaneamente ai fatti, a partire dal 1957 in poi ».
    I tre membri del comitato non suggerivano di eliminare il 1914; quest’ultimo sarebbe rimasto come « fine dei tempi dei Gentili ». Invece, « questa generazione » non sarebbe stata applicata fino al 1957.
    In considerazione della rapida diminuzione del numero degli appartenenti alla generazione del 1914, la nuova applicazione della frase si sarebbe certamente rivelata più utile di quella in base alla quale si presumeva che ci fossero delle persone che vivono 130 anni in una certa parte dell’Unione Sovietica. In paragone con l’inizio indicato per il 1914, questa nuova data di partenza del 1957 avrebbe assegnato 43 anni in più al periodo compreso nell’espressione «questa generazione ».
    La normativa del Corpo Direttivo richiedeva che se un Comitato avesse voluto proporre qualcosa, avrebbe dovuto esserci accordo unanime tra i membri di quel Comitato (altrimenti l’opinione contrastata sarebbe stata sottoposta al Corpo per una decisione). Sulla nuova proposta avanzata riguardante il 1957, fatta da un Comitato, si sarebbe quindi dovuta raggiungere l’unanimità dei consensi da parte dei tre membri del Comitato del Presidente. Credo che, se si chiedesse qualcosa oggi riguardo a quella proposta, la risposta sarebbe: « Oh, si trattava solo di un suggerimento ». E possibile ma, se fu così, si trattò di un suggerimento dato seriamente. E il fatto che Albert Schroeder, Karl Klein e Grant Suiter proposero questo suggerimento al Corpo Direttivo dimostra che essi dovevano essere favorevoli, nella loro mente, a vedere accolto il cambiamento suggerito. Ovviamente, se la loro fede e la loro convinzione nel vecchio insegnamento della Società relativo a « questa generazione » (che si applica a partire dal 1914 in poi) fossero state salde, sicure, inequivocabili, certamente essi non avrebbero mai proposto la nuova interpretazione.
    Il Corpo Direttivo non accettò la nuova lettura, i commenti mostrarono che molti la consideravano fantasiosa. Tuttavia, rimane il fatto che Schroeder, Klein e Suiter, membri del Corpo Direttivo, presentarono la loro idea come una proposta seria, rivelando così la loro mancanza di convinzione nella solidità dell’attuale insegnamento sull’argomento.
    Eppure, a tutt’oggi, dichiarazioni vigorose, spavalde, sicure, relative al 1914 e a « questa generazione », continuano ad essere pubblicate da parte dell’organizzazione « profetica » come un fatto biblicamente fondato e tutti i Testimoni di Geova sono esortati a riporre completa fiducia in ciò e a trasmettere messaggi su questi argomenti ad altre persone in tutto il mondo. In un apparente sforzo di rimuovere le preoccupazioni relative alla diminuzione dei membri della generazione del 1914, lo stesso numero di La Torre di Guardia che avanzava l’idea che l’età minima dei membri di quel la generazione poteva essere ridotta a dieci anni, diceva pure:
    « E se il malvagio sistema di questo mondo dovesse sopravvivere fino al volgere del secolo (l’anno 2000), cosa altamente improbabile se si tiene conto delle tendenze mondiali e dell’adempimento delle profezie bibliche, ci sarebbero ancora superstiti della generazione della prima guerra mondiale ».
    Al volgere del secolo, i ragazzi che nel 1914 avevano dieci anni avrebbero novantasei anni. Pertanto, qualcuno di loro potrebbe essere ancora in circolazione ed, evidentemente, ciò è stato considerato come del tutto sufficiente per l’adempimento delle parole di Gesù, facendo assegnamento, naturalmente, sull’accettazione dell’idea che Gesù si stava riferendo in particolare a bambini di dieci anni.
    Non ho nessuna idea su quanto il futuro potrà influire sulla posizione del Corpo Direttivo sull’argomento. Enfatizzando il 1914 con rinnovato vigore, essi in effetti si sono
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    dati la zappa sui piedi. Tuttavia, la teoria della durata della generazione del 1914 sta mostrando d’essere come un divano che è troppo corto per essere comodo, e i ragionamenti fatti per coprire questo «divano » dottrinale sono simili a un lenzuolo troppo stretto, non adatto a coprire, nel nostro caso, i freddi fatti della realtà.
    Ovviamente è possibile che in un prossimo futuro essi siano costretti a fare qualche modifica. Per quanto i dati mondiali attestino almeno un certo incremento, tuttavia, dubito che essi faranno una cosa del genere. E difficile per me credere che accetteranno il 1957 come data d’inizio per «questa generazione », proposta da Schroeder, Klein e Suiter. Senza dubbio, hanno altre possibilità di scelta: potrebbero accettare l’evidenza storica che pone la distruzione di Gerusalemrbe venti anni dopo il 607 a.C., data imposta dalla Società; ciò farebbe slittare i tempi dei Gentili (adoperando la loro interpretazione di 2.520 anni) fino al 1934. Tuttavia, a causa dell’enorme importanza che è stata attribuita al 1914 e, com’è stato mostrato, a causa dell’impalcatura dottrinale che è stata costruita intorno a quella data, anche quella descritta mi sembra una scelta inverosimile.
    Forse l’idea di Albert Schroeder di applicare la frase alla classe «unta » (un’idea che è fluttuata nell’organizzazione per moltissimi anni) potrà risultare più attraente. Ci sono sempre più persone (alcune abbastanza giovani) che ogni anno decidono, per la prima volta, di appartenere alla classe « unta »; ciò potrebbe offrire un’estensione di tempo quasi illimitata per l’insegnamento relativo a « questa generazione ».
    La sola cosa che posso affermare con certezza è che personalmente considero incredibile il ragionamento fatto dal Corpo Direttivo; considero tragico che una profezia relativa al tempo sia proclamata al mondo intero come qualcosa di solido sul quale le persone possono e devono fiduciosamente fare assegnamento, edificare le loro speranze, fare i loro progetti per una vita, mentre gli stessi divulgatori d’essa sanno che all’interno del loro organo collegiale non esiste
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    un’unanime, schietta, solida convinzione sulla correttezza di quell’insegnamento. E’ possibile che, una volta posti di fronte a tutto il retroscena delle decine di date fissate e poi spostate dall’organizzazione, il loro atteggiamento divenga più comprensibile.
    Forse ciò che mi appare più incredibile è il fatto che i membri del Comitato del Presidente, Albert Schroeder, Karl Klein e Grant Suiter, due mesi circa dopo la loro esposizione della nuova idea su «questa generazione », inclusero l’insegnamento relativo all’inizio della presenza di Cristo nel 1914 tra le dottrine fondamentali per determinare se ci fossero fratelli (inclusi membri del personale del quartier generale) colpevoli di « apostasia » e, pertanto, meritevoli di disassociazione. Essi fecero ciò pur sapendo che solo qualche mese prima essi stessi avevano messo in discussione il corollario, la dottrina strettamente collegata ad essa: quella relativa a « questa generazione ». Comunque, questo è un argomento che sarà trattato nel prossimo capitolo.
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    CAPITOLO X
    TEMPO DI DECIDERE
    « Ma quello che poteva essere per me un guadagno, l’ho considerato una perdita a motivo di Cristo. Anzi, tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose ». Filippesi 3:7,8;
    ______________________________________

    Alla fine del 1979 giunsi ad un bivio.
    Avevo trascorso quasi quarant’anni come rappresentante a tempo pieno, operando ad ogni livello della struttura organizzativa; gli ultimi quindici anni li avevo impiegati presso il quartier generale internazionale e nove di questi ultimi come membro del Corpo Direttivo mondiale dei Testimoni di Geova. Proprio questi ultimi anni costituirono per me un periodo cruciale. Le illusioni dovettero fare i conti con la realtà.
    Mi son trovato ad apprezzare la giustezza di una citazione che ho letto di recente, fatta da uno statista ora morto, il quale disse:
    « Il grande nemico della verità molto spesso non è la menzogna , deliberata, meditata e disonesta, ma il mito persistente, persuasivo e illusorio ».
    Ora cominciavo a capire che una gran parte di ciò su cui avevo fondato tutta la mia vita di adulto era proprio
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    questo: un mito « persistente, persuasivo e illusorio ». Non che il mio atteggiamento nei confronti della Bibbia fosse mutato, anzi, il mio apprezzamento per essa fu accresciuto da quanto sperimentai. Solo lei dava un senso e un significato a ciò che vidi accadere, agli atteggiamenti che vidi ostentare, ai ragionamenti che sentii esporre, alla tensione e alla pressione che subii. Il cambiamento che si verificò dipese dall’aver compreso che il mio modo di scrutare le Scritture era stato condizionato da un’attitudine completamente settaria, un’insidia dalla quale credevo di essere immune. Lasciando che le Scritture parlassero da sole, senza nessun preliminare condizionamento da parte di fallaci strumenti umani considerati come « canale », scoprii che esse diventavano immensamente più significative. Fui sinceramente stupito di quanto del loro valore avevo trascurato.
    Il problema era: cosa avrei fatto ora? Gli anni trascorsi nel Corpo Direttivo, le cose che avevo sentito dire dentro e fuori le sessioni, il fondamentale spirito che avevo visto manifestare, mi indussero alla ferma consapevolezza che, per quanto riguardava l’organizzazione, l’« otre era invecchiato », aveva perso tutta la flessibilità che aveva potuto avere in passato, si prospettava una sempre più decisa resistenza contro qualsiasi correzione scritturale sia su argomenti dottrinali che sulle sue modalità di approccio con quelli che si rivolgevano ad essa per ricevere guida’*
    * Si confrontino le parole di Gesù in Luca 5:37-39
    . Ritenevo, e ancora lo penso, che ci fossero molte brave persone nel Corpo Direttivo. Un ex Testimone che telefonava da molto lontano mi disse: « Siamo stati seguaci di seguaci ». Un altro asserì: « Siamo stati vittime di vittime ». Ritengo che entrambe le affermazioni siano vere: Charles Taze Russell seguì le opinioni di certi uomini del suo tempo, fu vittima di alcuni dei miti che essi spacciarono per « verità rivelate ». Tutti coloro che si sono succeduti alla guida dell’organizzazione hanno seguito la falsariga del mito originario, continuando talvolta ad ‘aggiungerne altri per sostenere o interpretare il primo. Non nutro rancore, nutro
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    solo compassione per quegli uomini che conosco, perché anche io sono stato « vittima di vittime » e « seguace di seguaci ».
    Anche se ogni anno trascorso col Corpo Direttivo, specialmente a partire dal 1976, diventava sempre più difficile e stressante per me, mi aggrappavo alla speranza che la situazione sarebbe migliorata; a un certo punto fui costretto a riconoscere che era una speranza non sostenuta dai fatti. Non mi opponevo all’autorità, ma obiettavo agli estremi ai quali essa giungeva. Non potevo credere che Dio si fosse mai proposto che degli uomini esercitassero un controllo autoritario così penetrante sulle vite dei conservi nella congregazione cristiana. La mia opinione era che Cristo concede autorità nella sua congregazione solo allo scopo di servire, mai per dominare *
    Analogamente, non obiettavo all’« organizzazione » intesa come struttura ordinata, giacché comprendevo che la stessa congregazione cristiana comportava un tale tipo di ordinata disposizione**
    Tuttavia ritenevo che, qualunque fosse la struttura, il suo scopo, la sua funzione, la sua stessa esistenza, tutto doveva convergere ad aiutare i fratelli; doveva servire i loro interessi e non viceversa. Qualunque ne fosse la disposizione, essa doveva edificare uomini e donne affinché non restassero bambini, dal punto di vista spirituale, in condizione di dipendenza da uomini o da un sistema istituzionalizzato, ma capaci di agire come cristiani adulti e maturi. Non si trattava semplicemente di addestrarli a conformarsi ad un insieme di leggi e regolamenti organizzativi, ma di aiutarli a diventare persone « aventi le facoltà di percezione esercitate per distinguere il bene e il male »*** ‘.
    Qualunque fosse la disposizione, essa doveva contribuire a sviluppare un genuino senso di fratellanza con la libertà di parola e la reciproca fiducia che una vera fratellanza comporta, non una società formata da
    * Matteo 20:25-28; 23:8-12; 2 Corinti 4:5; 1 Pietro 5:3.
    ** 1 Corinti 12:4-11,25; 14:40.
    *** Ebrei 5:14; 1 Corinti 8:9; 16:13,14.
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    pochi che fungono da governanti e molti che agiscono da sudditi. Infine, di qualunque disposizione si tratti, il modo di « dominare » in essa deve attingere all’esempio e al solido sostegno della Parola di Dio, condividendo ed inculcando le istruzioni del Maestro nella maniera in cui egli le diede e non « modificandole » per adattarle ai supposti interessi di un’organizzazione creata da uomini, non « facendo sentire alle persone il peso dell’autorità » alla maniera dei potenti della terra’*
    * Matteo 20:25

    . Il risultato dev’essere l’esaltazione di Cristo Gesù come Capo, giammai l’esaltazione di una struttura autoritaria terrena e dei suoi funzionari. Stando così le cose, ritenni che il ruolo di Cristo Gesù come attivo Capo fosse oscurato e virtualmente eclissato dalla condotta autoritaria dell’organizzazione, dal costante elogio e lode di sé.
    Inoltre, non nego il valore e la necessità di un insegnamento. Comunque non potevo accettare che le interpretazioni dell’organizzazione, basate su mutevoli ragionamenti umani, fossero equiparate in quanto ad autorità all’effettivo significato presente nell’immutabile Parola di Dio. La grande importanza assegnata alle opinioni tradizionali, il tendere ed il restringere la Parola di Dio per adattarla a quelle opinioni, e le incoerenze emerse attraverso l’ambiguità delle norme furono per me causa di un serio turbamento emotivo. Ciò che considerai inaccettabile fu, non l’insegnamento, ma il dogmatismo.
    Durante gli anni di servizio trascorsi nel Corpo Direttivo cercai di manifestare le convinzioni che mi ero fatte; fin dall’inizio notai che ciò comportava difficoltà e suscitava animosità, e infine, provocò rifiuto ed espulsione.
    Nell’autunno del 1979 mi fu affidato l’incarico di effettuare una « visita di zona » a certe filiali dell’Africa occidentale. Alcune di esse si trovavano in nazioni i cui governi avevano bandito ufficialmente l’attività dei Testimoni di Geova. Sapendo che poteva facilmente accadermi d’essere trattenuto e probabilmente imprigionato, ritenni doveroso mettere al
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    corrente mia moglie delle mie preoccupazioni. (In considerazione dei suoi precedenti problemi di salute, incluso lo stato ematico che le aveva quasi causato la morte nel 1969, ritenni più opportuno fare il viaggio da solo). Anche se non poteva aiutarmi, tuttavia ella sapeva della tensione emotiva in cui ero, senza che avessi mai parlato con lei delle reali circostanze che avevano provocato quella tensione, di quali fossero i veri problemi che mi affliggevano; non mi ero sentito infatti libero di farlo. Ora, non solo ritenevo che fosse giusto ma anche che avessi l’obbligo di considerare con lei ciò di cui mi ero convinto, specialmente alla luce delle Scritture. Come avrei potuto permettere che degli uomini mi impedissero di esaminare con mia moglie alcune verità che leggevo nella Parola di Dio? Allora giungemmo alla conclusione che sarebbe stato opportuno da parte nostra porre fine all’attività presso il quartier generale internazionale. Ritenevamo che la nostra pace di mente e di cuore, così come la salute fisica, lo richiedessero; avevamo pure qualche vaga speranza che fosse ancora possibile avere un figlio e, infatti, avevamo discusso della cosa con due medici, compreso uno dei sanitari del personale, il dott. Carlton, in via del tutto confidenziale *
    * Mia moglie è di tredici anni più giovane di me. Eravamo consapevoli dei rischi che i medici sottoposero alla nostra attenzione, ma eravamo disposti ad affrontarli.

    Avevo cinquantasette anni e sapevo che sarebbe stato molto difficile trovare un lavoro secolare a moti vo dell’età, tuttavia, non disperavo di trovare qualcosa da fare.
    La decisione non era facile. Mi dibattevo tra due desideri:
    da una parte, pensavo che, restando nel Corpo, potevo almeno parlare in difesa degli interessi altrui, a sostegno della verità biblica, spendendo una parola a favore della moderazione e del l’equilibrio, anche se la mia voce veniva ascoltata con fastidio o del tutto ignorata. Mi rendevo conto che il tempo in cui potevo far ciò si stava rapidamente accorciando e che qualsiasi opinione esprimessi nelle discussioni del Corpo Direttivo, sarebbe stata subito esclusa, messa a tacere. D’altra parte,
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    il desiderio di liberarmi dall’atmosfera di sospetto che vedevo svilupparsi, di liberarmi dalla partecipazione ad una struttura autoritaria, che non potevo difendere dal punto di vista biblico, e da decisioni che non potevo appoggiare sul piano morale, aveva un peso altrettanto grande su di me.
    Se sicurezza e comodità fossero state il mio obiettivo, certamente avrei dovuto scegliere di rimanere dov’ero, giacché tutti i nostri bisogni materiali erano soddisfatti in quanto facevamo parte del personale del quartier generale. I molti anni di « anzianità » ci consentivano la scelta di alcuni tra i migliori appartamenti che periodicamente si rendevano disponibili nei molti grandi edifici della Società. *
    * Non molto tempo prima la Società aveva acquistato l’ Hotel Towers di quindici piani, che si aggiungeva ad altre residenze di dieci piani già acqui state nella zona di Brooklyn Heights. In seguito la Società ha acquistato (mediante agenti) l’Hotel Standish Arms e l’Hotel Bossert, entrambi a Brooldyn.

    Il nostro periodo di vacanze annuali ammontava a circa sei settimane ed, essendo membro del Corpo Direttivo, era sempre possibile combinare questo periodo con un programma di conferenze che ci portasse in vari luoghi degli Stati Uniti e del Canada, o con < visite di zona » che abbracciavano diverse parti della terra. (I membri del Corpo Direttivo possono trascorrere regolarmente le loro vacanze in luoghi che la maggior parte delle persone può solo permettersi di sognare). Nel 1978 mia moglie ed io facemmo più di cinquanta viaggi in aereo e in tanti anni abbiamo viaggiato per l’America centrale e meridionale, l’Asia, l’Europa, l’Africa e il Medio-Oriente. Se avessi aspirato al prestigio e alla preminenza, non avrei potuto ragionevolmente chiedere di più. Ogni mese, per ogni invito che accettavo a tenere una conferenza, ero costretto a declinarne altri tre o quattro. In campo internazionale, se mi recavo a Parigi, Atene, Madrid, Lisbona, Città del Messico, San Paolo o qualche altra grande città, bastava solo che informassi l’ufficio filiale e si organizzava una riunione alla quale accorrevano migliaia di Testimoni di Geova; era diventata quasi un’abitudine parlare dinanzi ad un pubblico il cui numero oscillava ovunque tra le 5.000 e le 30.000 persone. In pratica, ovunque si recasse un membro del Corpo Direttivo, egli era l’ospite d’onore tra i suoi amici Testimoni *
    * Tutto ciò mi ha fatto tornare in mente le parole di Gesù in Matteo 23:6.

    Per quanto riguarda il Corpo Direttivo in sé, era ormai evidente che sarebbe stato facile per me assicurarmi la stima dei colleghi se avessi espresso regolarmente il mio pieno appoggio all’organizzazione e, con rare eccezioni, prendendo nota di quale fosse la tendenza della maggioranza nelle discussioni e parlando e votando secondo questa tendenza. Non sono cinico nel dire ciò. Quei pochi altri del Corpo che occasionalmente si sentivano costretti ad esprimere obiezioni di coscienza a certe posizioni, direttive o insegnamenti tradizionali, sanno, anche se non lo dicono, che è proprio così.
    Proprio in questo contesto, ero stato incluso tra i membri di quelli che erano ritenuti due fra i più influenti comitati del Corpo Direttivo: il Comitato degli Scrittori ed il Comitato del Servizio. Il Comitato degli Scrittori aveva ritenuto opportuno assegnarmi la sorveglianza dello sviluppo (non la vera e propria stesura) di molte pubblicazioni stampate poi in molte lingue a milioni di copie **.
    La « formula », se così si può dire, per conservare una posizione di preminenza nell’organizzazione era facilmente individuabile; tuttavia, non la consideravo, in coscienza, accettabile.
    Avrei dovuto esser cieco per non vedere che le mie dichiarazioni su alcuni argomenti, motivate da quelli che ritenevo fossero chiari princìpi biblici, non erano gradite da molti
    ** Queste includevano: È questa vita tutto quello che c’è (scritto in realtà da Reinhard Lengtat); La vita ha veramente uno scopo (di Ed Dunlap); Come rendere felice la vita familiare (scritto principalmente da Colin Quacken bush); Scegliamo il miglior modo di vivere (di Reinhard Lengtat) e Commento alla Lettera di Giacomo (di Ed Dunlap). Al tempo delle dimissioni ero incaricato di seguire il progetto di un libro sulla vita di Gesù Cristo la cui stesura era stata affidata ad Ed Dunlap.
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    del Corpo. C’erano delle volte in cui mi recavo alle sessioni del Corpo Direttivo con l’intenzione di non parlare piuttosto che veder crescere l’animosità; tuttavia, quando sorgeva no problemi che coinvolgevano seriamente la vita delle persone, sentivo di non potermi astenere dal fare delle dichiarazioni: mi sarei sentito colpevole se non mi fossi comportato in quel modo. Non mi illudevo che le mie parole potessero avere un peso particolare, anzi sapevo per esperienza che esse, con maggiore probabilità, avrebbero solo reso la mia posizione più difficile, più precaria. Eppure ero convinto che se non mi fossi battuto per qualcosa, per certi princìpi che ritenevo cruciali per il Cristianesimo, allora non ci sarebbe stato motivo per restare lì a discutere, né la vita avrebbe avuto un vero significato.
    Come si è detto prima, dal 1978 in poi circa, un mutato clima cominciò a manifestarsi all’interno dello stesso Corpo. L’iniziale euforia che aveva accompagnato la drammatica modifica dell’amministrazione era svanita; lo spirito di fraterno « cameratismo » che era parso prevalere per un certo tempo, accompagnato da espressioni di moderazione e da maggiore flessibilità nei punti di vista, era pure diminuito notevolmente. I membri si erano sistemati nelle rispettive posizioni all’interno dei vari comitati e, dopo un po’, parve manifestarsi un certo « rilassamento » da parte di alcuni. Posizioni abbastanza chiare cominciarono a delinearsi nell’ambito dei membri, sicché spesso non era difficile prevedere quale voto sarebbe stato espresso su un argomento. Per esempio, se Milton Henschel, Fred Franz, Ted Jaracz e Lloyd Barry alzavano le proprie mani, in genere si poteva esser certi che anche Carey Barber, Martin Poetzinger, William Jackson, George Gangas, Grant Suiter e Jack Barr avrebbero alzato le proprie mani; se i primi non le alzavano, anche i secondi generalmente le tenevano giù. Qualche altro avrebbe potuto votare probabilmente come loro, ma questi voti non erano così facilmente prevedibili. Questo modello prevalse con rare eccezioni.
    In particolare, questo schema si mostrava veritiero, se
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    si discuteva di qualche direttiva o posizione tradizionale. Si potevano individuare in anticipo i membri che quasi certamente avrebbero votato in favore del mantenimento di quella tradizionale direttiva e contro ogni modifica in merito. Anche nel caso del problema del «servizio sostitutivo », già trattato in un precedente capitolo, sebbene in quella circostanza fossero numericamente superiori, questi membri furono pure capaci di ostacolare il voto della maggioranza dei due terzi cambiando posizione su quell’argomento.
    In alcuni casi controversi parvero esserci almeno indicazioni di « manovre di corridoio » da parte di qualcuno dei membri. Ritenevo che se si fossero volute presentare delle informazioni fuori dell’ambito della sessione, il modo migliore sarebbe stato quello di metterle per iscritto e consegnarne copie ad ogni membro; in tal modo ognuno avrebbe almeno ricevuto notizia della stessa cosa e, le «carte sarebbero state tutte sul tavolo ». Tuttavia, queste comunicazioni scritte erano, di solito, abbastanza rare e, quando si facevano, raramente erano esaminate dettagliatamente.
    La sessione del Corpo Direttivo del 14 novembre 1979 fu, a mio avviso, precorritrice dei traumatici eventi che scossero violentemente il quartier generale nella primavera del 1980 con la conseguenza che un certo numero di membri del personale fu disassociato per « apostasia » ed io rassegnai le dimissioni dal Corpo e dal personale del quartier generale.
    Quel giorno esaminammo quattro questioni secondarie ed ogni mozione ottenne l’unanimità. Tuttavia, ogni senso di armonia che si era manifestato, fu rapidamente interrotto da una nota stridente. Grant Suiter disse che desiderava sottoporre un problema intorno al quale, come asserì, circolavano «considerevoli pettegolezzi ». Riferì di aver ricevuto relazioni in base alle quali alcuni membri del Corpo Direttivo e del Dipartimento degli Scrittori avevano fatto discorsi in cui avevano espresso opinioni contrastanti con il credo della Società e tutto ciò suscitava confusione. Asserì anche di aver udito che tra il personale della famiglia del quartier generale
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    alcuni usavano espressioni come: « Quando morrà il re Saul, le cose cambieranno » *
    * Presumibilmente il riferimento era al presidente della Società, evidentemente qualcuno credeva (erroneamente) che la presidenza costituisse ancora il fondamento del potere com’era stato fino al 1976.


    Non avevo mai udito nessuno della famiglia della sede centrale fare queste osservazioni. Grant Suiter non disse dove aveva attinto le informazioni o chi fosse la fonte dei « pettegolezzi » ai quali si era riferito, ma divenne molto agitato e sia le parole che le espressioni facciali rifletterono una forte e collerica emozione da parte sua. E, per la prima volta, la parola « apostasia » affiorò in una sessione del Corpo Direttivo.
    Seguì una notevole discussione, con la maggior parte dei membri che dichiarava di udire quelle cose per la prima volta. Quando presi la parola, affermai di aver tenuto discorsi in tutti gli Stati Uniti e in molte altre nazioni e che in nessuna di esse avevo mai fatto dichiarazioni contrastanti con gli insegnamenti pubblicati dall’organizzazione. Era raro che i discorsi di un membro del Corpo Direttivo non fossero registrati e, qualunque cosa fuori luogo fosse stata detta, la prova sarebbe stata disponibile. Quindi, osservai, il Corpo non avrebbe dovuto fidarsi di dicerie per sapere qualcosa sull’argomento, perché qualcuno avrebbe certamente scritto sul soggetto, facendo domande. Chiesi se Grant Suiter conoscesse personalmente qualcosa del genere sul conto di un membro del Corpo o del Dipartimento degli Scrittori. Egli si limitò a dire che « queste cose erano oggetto di discussioni », e che alcuni membri dei comitati di filiali, che frequentavano dei seminari al quartier generale, avevano asserito d’essere « confusi » perché avevano udito alcune opinioni non ortodosse da parte di quelli che conducevano i corsi.
    Fu deciso che il Comitato dell’Insegnamento (che aveva la supervisione dei seminari) avrebbe investigato. In una successiva sessione, i membri di questo Comitato riferirono di non aver trovato nessuna prova delle cose riferite
    e che la sola « confusione » tra gli uomini delle filiali era sorta su un punto analizzato in un corso tenuto da Carey Barber, membro del Corpo Direttivo. Quest’ultimo aveva affermato che il regno di Cristo era cominciato nel 33 d.C. con la sua ascensione al cielo e qualcuno aveva avuto difficoltà a conciliare quest’affermazione con l’insegnamento relativo al 1914 * .
    * La dottrina ufficiale è che dopo la sua ascensione Cristo cominciò a governare come re solo nei confronti della sua congregazione; neI 1914 egli ha assunto il completo potere di regnare su tutta la terra.
    La questione si risolse con l’accordo che tutti i membri del Corpo Direttivo sarebbero stati molto attenti nel parlare quando ricevevano incarichi; comunque, durante la sessione si affermò chiaramente che ciò non implicava nessun tentativo di controllare le conversazioni private tra membri o con amici personali. Quest’ultima dichiarazione non fu sottoposta ad esame.
    La discussione fu per me significativa. Sebbene Grant Suiter non avesse indicato di conoscere qualche caso in cui un membro del Corpo Direttivo, nell’adempimento di un incarico ufficiale, avesse fatto commenti contrari agli insegnamenti pubblicati, io sapevo che qualche caso avrebbe potuto essere citato: il Corpo aveva già considerato quello suscitato dalla visita di Albert Schroeder ad alcune filiali europee durante la quale egli aveva suggerito l’idea che l’espressione « questa generazione» potesse avere un significato diverso da quello pubblicato. Avevamo ricevuto notizia di ciò da più di un luogo; si sapeva anche che il presidente, Fred Franz, aveva introdotto una nuova veduta riguardo alle « chiavi del regno » (di cui si parla in Matteo 16:19) mentre insegnava ad alcune classi della Scuola di Galaàd, una veduta che contraddiceva gli insegnamenti pubblicati dall’organizzazione. Ciò era accaduto senza preventiva consultazione con il Corpo e la veduta era stata presentata, non sotto forma di ipotesi, ma come la giusta veduta **

    ** Alla fine essa fu sottoposta al Corpo e, dopo un lungo dibattito, fu definitivamente approvata (non all’unanimità) e pubblicata in La Torre di Guardia del 1°-4-1980, pp. 16-29.

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    Tutte le classi di diplomati di Galaad si recarono nelle rispettive assegnazioni portando con sé questa nuova veduta di cui nessuno degli altri fratelli aveva mai udito parlare.
    Eppure, nessuno di questi casi fu citato durante la sessione del Corpo Direttivo né io fui disposto a farlo *
    * In una riunione (credo a Chicago) di avvocati e medici Testimoni, un altro membro del Corpo Direttivo li aveva invitati ad esprimersi in merito alla correttezza della veduta ufficiale dell’epoca circa l’uso dell’espressione ministro ordinato ». Anche se nessuna chiara dichiarazione di disaccordo fu espressa in quella riunione da lui, egli stesso aveva fatto ciò di fronte ai Corpo, e la reazione che fece seguito al suo invito indicò chiaramente che gli ascoltatori si sentirono liberi di criticare quella veduta contemporanea. L’argomento è uno di quelli che è stato ampiamente discusso tra i Testimoni, raramente con qualche conoscenza dei fatti. Per chi è interessato ad ulteriori informazioni, i dettagli sono riportati nell’appendice.

    Comunque, ebbi la sensazione che una precisa tendenza ancora allo stato latente stesse prendendo corpo e che prima o poi essa sarebbe uscita allo scoperto; inoltre, non avevo dubbi che quando si sarebbe manifestata, la sua violenza sarebbe stata diretta, non contro una delle persone menzionate, ma contro me stesso e, fuori del Corpo, contro Edward Dunlap.
    A causa dell’atteggiamento che avevo potuto notare da parte di parecchi colleghi, avevo già valutato l’opportunità di dimettermi dal Comitato del Servizio, limitando così la mia presenza nei comitati al solo Comitato degli Scrittori. Un giorno, conversando con Robert Wallen, che fungeva da segretario del Comitato del Servizio (ma non era membro del Corpo Direttivo), gli dissi che avevo ormai deciso di dimettermi da quel Comitato**
    ** All’epoca gli altri membri del Comitato erano: Ted Jaracz (coordina lore), Milton Henschel, Albert Schroeder, William Jackson e Martin Poetzinger.

    La sua risposta fu: « Non puoi farlo. Bisogna conservare un certo equilibrio nel Comitato ». E mi esortò a cambiare idea.
    Comunque, lo stesso atteggiamento sfavorevole, espresso nella sessione del 14 novembre 1979, si ripresentò in un’altra sessione e, come avevo previsto, venni alla ribalta con una specifica menzione. Durante la sessione, Lloyd Barry, che aveva la responsabilità di controllare che ogni numero della
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    rivista La Torre di Guardia fosse completo e pronto per la stampa, espresse forte preoccupazione per il fatto che io non avevo posto la mia firma su un considerevole numero (egli indicò il numero) di articoli che erano circolati tra i membri del Comitato degli Scrittori. (Perché potesse essere pubblicato, ogni articolo doveva prima fare il giro dei cinque membri del Comitato e le loro firme su in alto ne indicavano l’approvazione). Pur non comprendendo le ragioni che lo avevano indotto a sollevare la questione in una sessione plenaria, piuttosto che parlarne prima con me in privato o durante un’adunanza del Comitato degli Scrittori, io riconobbi che ciò che aveva affermato era vero. (In verità, fui sorpreso che avesse controllato il numero preciso degli articoli che non avevo firmato perché non ne avevo tenuto il conto; lui l’aveva fatto).
    Spiegai che non avevo firmato in quei casi semplicemente perché, in coscienza, non avevo sentito di farlo; d’altra parte non avevo fatto nessun tentativo per impedire la pubblicazione degli articoli citati (alcuni di essi erano stati scritti dal presidente sulla profezia di Geremia e davano molto risalto al « ruolo profetico » dell’organizzazione e a certe date come il 1914 ed il 1919), né avevo tentato di suscitare una questione sull’argomento. L’assenza della mia firma indicava astensione, non opposizione. Dichiarai dinanzi all’intero Corpo che se tutto ciò era considerato un problema, che se il fatto che uno si era astenuto dal firmare per motivi di coscienza veniva considerato come condotta non gradita, allora esisteva un’ovvia soluzione: avrebbero potuto scegliere qualcun altro per servire nel Comitato degli Scrittori, il quale non provasse questi condizionamenti della coscienza nell’approvazione del materiale. In quella stessa occasione esposi la mia intenzione di dimettermi dal Comitato del Servizio per poter dedicare più tempo ai bisogni del Dipartimento degli Scrittori; perciò rimisi la questione nelle loro mani e precisai che avrei accettato qualsiasi disposizione avessero deciso di impartire.
    Dopo la sessione, Lyman Swingle, allora coordinatore
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    sia del Comitato degli Scrittori che del Dipartimento degli Scrittori, mi parlò nel suo ufficio. Mi disse: « Non farmi una cosa del genere. Se essi decidono di propria iniziativa di rimuoverti dal Comitato degli Scrittori, nulla da obiettare. Ma tu non devi rassegnare le dimissioni ». Mi parlò con molto trasporto. Gli risposi che avevo semplicemente rimesso la decisione al Corpo, che ero stanco delle controversie e che sarei stato contento se fossi riuscito in qualche modo a ridurre almeno in parte la tensione che provavo; egli ripeté con insistenza la sua raccomandazione.
    Il Corpo non apportò nessuna modifica nei miei incarichi. Ciò nonostante, ebbi il forte presentimento che stesse addensandosi nell’aria una bufera. Comunque, non prevedevo che nel giro di sei mesi mi sarei trovato nell’occhio di un ciclone di un’esplosione di fanatismo, con il Corpo Direttivo che reagiva con severe misure contro quella che fu considerata una « cospirazione » di grandi proporzioni, che minacciava proprio il cuore dell’organizzazione. Esaminiamo ora quale fosse la vera natura di questa « pericolosa cospirazione », quanto fossero « massicce» le sue proporzioni, quanto grande fosse la criminalità » delle persone coinvolte, quale giustificazione ci fosse per una « mentalità da stato di assedio , che si sviluppò all’interno dell’organizzazione e che dura ancor oggi: in una parola, gli eventi che condussero alla < purga > della primavera del 1980.
    11 giorno prima che io partissi per Parigi, prima tappa di un viaggio verso l’Africa occidentale (il 16 novembre 1979), il presidente della Società conduceva la riflessione della Scrittura del giorno (quella era la settimana in cui la presiedeva proprio lui). Nel commento, affermò che alcuni mettevano in discussione la veduta della Società (espressa in una recente Torre di Guardia) secondo la quale Gesù Cristo è mediatore solo degli « unti » e non degli altri due milioni di Testimoni di Geova *
    * Si veda La Torre di Guardia del 1-10-1979, p. 31; e del 1-6-1980,

    Egli disse a proposito di questi obiettori:
    « Essi vorrebbero che si formasse un’unica classe e che Gesù Cristo diventasse il mediatore di ogni Tizio, Caio e Sempronio >>.
    Non potei fare a meno di pensare a tutti i Tizio, i Caio e Sempronio allora presenti nella famiglia della sede centrale e mi chiesi quale senso avrebbero avuto per loro queste parole. Sapevo che si faceva un gran discorrere al quartier generale sull’argomento e che alcuni erano dichiaratamente contrari. Il presidente continuò affermando che la dottrina della Società era giusta; l’unico testo biblico al quale fece riferimento fu Ebrei 12:7,8:
    «È per la disciplina che perseverate. Dio tratta con voi come con figli. Poiché qual è il figlio che il padre non educa? Ma se voi siete senza disciplina della quale tutti son divenuti partecipi, siete realmente figli illegittimi e non figli >>.
    Poi fece l’esempio di un cavallo con il quale l’addestratore usa la disciplina per insegnargli a camminare in una pista circolare e disse: « Talvolta può prendere qualche frustata con lo scudiscio perché impari a farlo ». Egli sollecitò chiunque avesse dubbi sulla dottrina della Società in discussione a perseverare, ad accettare la disciplina e a « mostrare di avere il coraggio di non mollare! » *
    * In seguito il commento di Ed Dunlap in proposito fu: « Ho sempre pensato che ciò che ci ha dato la possibilità di perseverare è stata la fede, non il ‘coraggio

    Quella sera partii per Parigi ma rimasi disgustato per diversi giorni, non solo per queste parole ma per il comportamento e la disposizione dei quali ero stato testimone negli anni più recenti.
    Per me la Scrittura diceva chiaro che Gesù Cristo aveva offerto la sua mediazione per permettere la riconciliazione con Dio di tutti i Tizio, i Caio e i Sempronio, che aveva offerto la propria vita per tutti, che aveva reso disponibile un sacrificio di riscatto i cui benefici erano disponibili

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    per chiunque avesse scelto di accoglierli; tutto ciò era proprio l’opposto di quanto era stato espresso in quella discussione al quartier generale. Sembrava di aver udito «una buona notizia diversa », non la buona notizia che è stata dichiarata dagli ispirati scrittori del primo secolo.
    In Africa, il Mali fu il penultimo paese che visitai. Lì la maggior parte dei missionari era di nazionalità francese. Dopo aver adempiuto l’incarico di esporre in francese alcuni argomenti che avevo trattato con i missionari degli altri paesi, chiesi se ci fossero domande. La seconda domanda, che mi fu posta, fu: « La Torre di Guardia afferma che Gesù è mediatore solo degli unti e non di tutti gli altri. Ci puoi chiarire questo aspetto? Neanche quando preghiamo funge da mediatore per noi? ».
    Se avessi avuto intenzione di seminare dubbi, questa sarebbe stata una occasione propizia; invece, cercai di tranquillizzarli indicando che la Prima Lettera di Giovanni, 2:1, che definisce Gesù come « soccorritore » di quelli per i quali egli è un « sacrificio propiziatorio per i peccati », includeva « quelli di tutto il mondo ». Dissi che anche se essi non potevano considerare Gesù come loro Mediatore, certamente lo avrebbero potuto considerare come Soccorritore; inoltre, di una cosa potevano essere sicuri: la sua attenzione per loro era grande quanto quella per qualsiasi altra persona sulla terra. Ritenevo di aver trattato l’argomento in modo da evitare che divenisse un serio problema per loro, e inoltre, non dissi nulla che potesse in qualche modo mettere in discussione le dichiarazioni di La Torre di Guardia. Comunque, qualche giorno dopo, mentre stavo per recarmi all’aeroporto da dove sarei partito per il Senegal, i missionari vennero a salutarmi; una delle missionarie si avvicinò e mi chiese: « Ma allora, in preghiera, Gesù non è il nostro mediatore? ». Non potei far altro che ripetere e porre nuo vamente l’accento su quegli stessi aspetti che in sostanza avevo esposto precedentemente durante l’adunanza nella casa missionaria.
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    Ritornai a Brooklyn dopo circa tre settimane, l’unica
    difficoltà incontrata in Africa era stata il deragliamento del treno che mi portava, con un viaggio notturno di ventiquattrore, da Ouagadougou, nell’Alto Volta, ad Abidijan nella Costa d’Avorio.
    La mattina successiva al mio ritorno, a colazione il membro di un comitato di filiale e sua moglie, in visita alla sede, sedevano a tavola accanto a me. Avevamo appena cominciato a fare colazione che la donna mi chiese se poteva farmi una domanda; le risposi: « Puoi farla, ma non so se sarò in grado di rispondere ». Ella affermò che la sera precedente aveva partecipato allo studio di La Torre di Guardia che trattava l’argomento della mediazione di Cristo, e in effetti mi rivolse la stessa domanda fattami dalla missionaria francese in Mali; ed io le diedi la stessa risposta.
    Quel fine settimana mi recai nel New Jersey per fare un discorso. Quando ebbi terminato di parlare mi si avvicinò una donna dell’uditorio (un’attiva Testimone) dicendo che aveva delle domande da porre; le domande erano tre e la seconda aveva per oggetto la mediazione di Cristo. Ancora una volta diedi la stessa risposta.
    Ho riferito questi episodi perché essi provano quale fosse il mio approccio abituale nei confronti di coloro che ponevano domande relative ad insegnamenti autorizzati dall’orga nizzazione. Qualsiasi dubbio io abbia avuto sulla fondatezza biblica delle dottrine dell’organizzazione, l’ho espresso solo ai miei conoscenti di vecchia data, ciascuno dei quali (nel caso degli uomini) era un anziano. Fino al 1980, oltre mia moglie, non credo che ci fossero più di quattro o cinque persone sulla terra che conoscessero la precisa dimensione delle mie preoccupazioni, e nessuno di loro era a conoscenza di tutti i motivi che avevano generato queste perplessità: ci sarebbe voluto un libro come questo per fargli conoscere tutto.
    Comunque, non ho il minimo dubbio che moltissimi altri fra i Testimoni di Geova nutrivano alcune delle stesse mie perplessità * .
    * Un giorno un membro di vecchia data del Dipartimento del Servizio mi avvicinò per porre una domanda relativa ad un articolo scritto dal presidente. Gli dissi che non potevo rispondere dell’articolo e suggerii di formulare per iscritto il quesito. Egli rispose: «No, l’ho fatto in passato e ne sono rimasto scottato ». Gli dissi che se le persone non avessero scritto, nessuno avrebbe conosciuto le loro perplessità. La sua replica fu: « Se vuoi sapere realmente cosa pensa la gente di questi articoli, chiedi ai sorveglianti di circoscrizione e di distretto di mettere per iscritto cosa pensano di alcuni articoli del genere; ma devi dir loro di NON firmarsi, altrimenti scriveranno solo ciò che ci si aspetta che essi scrivano ». Egli disse che lo stesso sarebbe accaduto se si fosse chiesto agli anziani della Betel di esprimere per iscritto il loro pensiero.
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    Durante gli anni trascorsi nel Corpo Direttivo non ho avuto alcuna prova che queste perplessità fossero affrontate con franchezza o che ricevessero la considerazione che meritavano attraverso un’attenta, approfondita indagine delle Scritture, e che fossero risolte in base non a posizioni tradizionali sostenute per lungo tempo, ma in base alle prove bibliche o alla mancanza d’esse. L’evidenza induceva, invece, alla conclusione che ogni aperta discussione su questi problemi era considerata come un grande pericolo per l’organizzazione, come una mancanza di riguardo per i suoi interessi. L’unità (in verità, l’uniformità) era considerata evidentemente più importante della verità. 1 dubbi relativi al credo del l’organizzazione dovevano essere discussi all’interno del ristretto ambito del Corpo Direttivo, non altrove. Indipendentemente da quanto fosse animato il dibattito su un argomento all’interno di quel circolo ristretto, il Corpo doveva presentare una facciata di unanimità di fronte a tutti gli altri, anche se dietro di essa si nascondevano seri contrasti sull’argomento in questione. Non trovai nulla nelle Scritture per giustificare questa pretesa, giacché la stessa Bibbia manifestava la propria veracità riconoscendo con molta franchezza, disponibilità e candore l’esistenza di divergenza di opinione tra i primi cristiani, inclusi gli apostoli e gli anziani. In maniera ancor più rilevante, non trovai nulla nelle Scritture per giustificare la limitazione della discussione ad un riservato e limitato gruppo di uomini, le cui decisioni, sostenute dalla maggioranza dei due terzi, dovevano poi essere accettate da tutti i cristiani come « verità rivelata ». Pensavo che un’aperta discussione non avesse nulla da temere. Non c’era ragione
    per sottrarsi ad un attento giudizio; ogni insegnamento che fosse protetto da artifici del genere non avrebbe meritato d’essere sostenuto.
    Fin dall’epoca della compilazione dell’opera di consultazione intitolata Ausiliario per capire la Bibbia, avevo avuto uno stretto rapporto di collaborazione con Edward Dunlap. Lo avevo incontrato per la prima volta nel 1964 quando frequentai un corso di dieci mesi alla Scuola di Galaad, allora egli era il preside della Scuola ed uno dei suoi quattro Istruttori. La nostra classe (la 39 ) era formata da circa cento persone, la cui maggioranza era costituita da uomini provenienti dalle filiali. Si può in tutta verità affermare in fatto di comprensione che la maggioranza degli studenti considerava i corsi di Dunlap di gran lunga i più avanzati per quanto riguarda il progredire nella comprensione delle Scritture *
    * Anche Lloyd Barry apparteneva a questa classe e fece dichiarazioni del genere in più di un’occasione mentre era membro del Corpo Direttivo. Dubito che qualcun altro degli studenti abbia mai messo in discussione il profondo amore per le Scritture da parte di Ed e la sua conoscenza d’esse.

    Nativo dell’Oklahoma, dall’aspetto in un certo senso trasandato, Ed aveva un’istruzione media ma possedeva la capacità di esporre anche gli argomenti più difficili e complessi in un linguaggio comprensibile, sia che si trattasse delle prescrizioni della Legge mosaica sia che parlasse di argomenti scientifici di genetica. Tuttavia, ciò che per me aveva più valore era la sua modestia: a prescindere dalla passione per le cravatte sgargianti, egli aveva sostanzialmente un tono dimesso e, apparentemente, un aspetto, un contegno e un modo di parlare modesti; qualunque incarico gli venisse assegnato, egli restava sempre la stessa persona.
    Un episodio che mi permise di inquadrare la sua personalità si verificò in occasione di un’osservazione che mi rivolse riguardo ad un esame semestrale. Stavamo esaminando le diverse lettere di Paolo durante i nostri corsi ed ogni settimana c’era un esame sui punti studiati, tra questi ultimi c’erano di solito il tempo e il luogo della compilazione di ogni lettera. Prese singolarmente, lettera per lettera, queste
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    notizie non erano difficili da ricordare; tuttavia, quando giunse il tempo degli esami di fine semestre, mi resi conto che ora avevo di fronte TUTTE e tredici le lettere paoline e ricordare per ognuna di esse tempo e lungo di compilazione diveniva alquanto problematico. Esse non seguivano un ordine cronologico nel canone biblico; studiai molto e, alla fine, riuscii a costruirmi uno schema mentale per ricordare quelle nozioni. In sede d’esame ci veniva concesso un tempo di due ore per rispondere al questionario. Io finii abbastanza presto e mentre uscivo dall’aula incontrai Ed che entrava. Mi domandò: « Com’è andata? ». Gli risposi: «Oh, non male. Ma non te la perdonerò mai ». Mi chiese cosa volessi dire ed io replicai: « Ho studiato e ristudiato per costruirmi un sistema di memorizzazione dei tempi e dei luoghi di compilazione di ogni lettera e poi non hai incluso una sola domanda su ciò ». Prendendo la mia osservazione più seriamente di quanto mi sarei aspettato, egli disse: « Sai perché non includo domande del genere negli esami semestrali? Perché io per primo non riesco a ricordare queste cose ». C’erano quattro istruttori nella Scuola: Ulysses Glass, Bill Wilkinson, Fred Rusk e Ed Dunlap. Ritengo che si possa affermare con certezza che dei quattro solo Ed avrebbe potuto dare la risposta che diede: era tipica della sua personalità modesta.
    Egli era sempre stato assolutamente fedele all’organizzazione; il suo rapporto di servizio a tempo pieno era uguale al mio per durata. Un altro particolare che ci dice qualcosa di lui ha a che fare con una malattia che lo colpì alla fine degli anni Sessanta; comunemente nota col nome di tic clouleureux (espressione francese che significa « spasmo doloroso »), la definizione medica d’essa è nevralgia del trigemino, infiammazione .di un importante nervo facciale a tre ramificazioni che provoca una delle più penose sofferenze che l’uomo conosca. Il martellante ed accecante dolore può essere provocato da qualsiasi cosa, un colpo di freddo, un leggero tocco che irrita il nervo, e quando il disturbo peggiora la vittima riesce a stento a fare cose semplicissime come pettinare i capelli, lavare
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    i denti o mangiare, senza rischiare una crisi. Alcuni, afflitti da questo disturbo, sono giunti al suicidio. Ed soffrì di questa malattia per sette anni, passando da un miglioramento temporaneo ad un peggioramento; in questo periodo, il presidente Nathan Knorr si fece l’opinione (forse suggerita da altri) che il fastidio di Ed fosse di natura psicologica, non propriamente fondato su una causa fisica. Un giorno egli parlò a Ed, interrogandolo sulla sua vita coniugale e su altre questioni relative al suo disturbo. Ed gli assicurò che tutto ciò non aveva assolutamente nulla a che fare col problema. Poteva benissimo trovarsi serenamente in vacanza ed essere colpito all’improvviso dal dolore. Tuttavia, il presidente non diede alcun valore alla spiegazione di Ed e lo informò di aver deciso di inviarlo per un certo tempo allo stabilimento per fargli fare più esercizio; egli fu assegnato alla sezione legatoria. Ed era sessantenne in quel tempo e per un certo periodo aveva preso forti medicine, prescritte dal medico del personale, per alleviare i dolorosi attacchi; talvolta era stato costretto a letto per qualche giorno o per una settimana intera a causa del disturbo. Eppure, fu spedito alla legatoria e lì fu incaricato di seguire una macchina che rilegava libri. Egli fece ciò per mesi e serenamente si sforzò di fare del suo meglio in quell’incarico « teocratico ». Tuttavia, come mi confidò, questo episodio gli aveva fatto capire per la prima volta l’assoluto controllo che l’organizzazione esercitava sulla sua vita: i suoi tentativi di spiegazione erano stati ignorati e, contro ogni buon senso, era stato collocato in un posto che era il meno adatto per uno che soffriva del genere di disturbo da cui era affetto lui.
    Solo qualche anno dopo, quando ormai era giunto a un punto di assoluta disperazione, egli seppe di un neurochirurgo di Pittsburgh che riteneva di aver scoperto la causa di questo antico disturbo e che aveva messo a punto una tecnica di microchirurgia per porvi rimedio. Ed si sottopose all’operazione (che consisteva nella rimozione di una parte del cranio e nella ricostruzione della principale arteria che irrora il
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    cervello, arteria che corre parallela al nervo infiammato). In tal modo egli guarì definitivamente. Non si aspettò le scuse da parte dell’organizzazione per il grave errore di valutazione commesso nell’affrontare e risolvere il suo penoso problema, né le ricevette.
    A motivo dei nostri incarichi di lavoro, sia durante la preparazione del progetto dell’Ausiliario sia dopo, non occupavamo mai uffici lontani l’uno dall’altro, e conversavamo regolarmente, scambiandoci reciprocamente qualsiasi interessante scoperta che facevamo durante le nostre ricerche. Il Comitato degli Scrittori del Corpo Direttivo ci incaricò di lavorare insieme su un certo numero di progetti, come il Commento alla Lettera di Giacomo. Durante le nostre conversazioni non sempre eravamo d’accordo su tutti gli argomenti, ma ciò non influiva sulla nostra amicizia e sul reciproco rispetto.
    Ho ricordato tutto ciò perché Edward Dunlap era una delle poche persone che conosceva la profondità delle mie perplessità per quanto avevo visto nell’organizzazione e in particolare all’interno del Corpo Direttivo.
    Egli condivideva quelle perplessità. Come me, era dubbioso perché non riusciva ad armonizzare con la Bibbia molto di ciò che vedeva, udiva e leggeva. Sebbene associato all’organizzazione fin dall’inizio degli anni Trenta, durante la maggior parte di questo periodo egli non si era identificato con gli « unti ». Parlai di ciò con lui un giorno, verso la fine degli anni Settanta, ed egli mi raccontò che quando si era appena associato La Torre di Guardia insegnava che esistevano due classi che avrebbero ereditato la vita celeste: gli «eletti » (in numero di 144.000) e la «grande compagnia » (o «grande folla » di Rivelazione cap. 7). Si riteneva allora che la «grande compagnia » fosse formata da cristiani che avevano meno fede degli eletti, e che quindi, sebbene anch’essa destinata ad una vita celeste, la « grande compagnia » non sarebbe stata inclusa tra quelli che avrebbero regnato con Cristo come re e sacerdoti. Siccome, tra queste due classi, una era evidentemente superiore e l’altra inferiore, Ed, in armonia
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    col suo atteggiamento, ritenne di dover appartenere alla classe inferiore, la « grande compagnia ». Giunse il 1935 e il Giudice Rutherford, in occasione dell’assemblea di Washington, D.C., annunciò la «verità rivelata » che i membri della grande compagnia » erano destinati, secondo le Scritture, a vivere, non in cielo, ma sulla terra. In base a quanto mi disse, Ed aveva sempre conservato la speranza di una vita celeste, sentiva che non poteva esserci nulla di più meraviglioso che servire alla presenza di Dio e in compagnia di suo Figlio; tuttavia, a motivo dell’annunciato cambiamento dell’interpretazione dell’organizzazione, egli aveva represso queste speranze ed aveva accettato ciò che gli era stato detto, doveva essere la sua speranza come membro della « grande compagnia ».
    Non fu prima del 1979 che egli giunse alla chiara convinzione che nessuna organizzazione umana poteva modificare l’invito contenuto nella Bibbia, stabilendo una data in cui modificare la speranza che la Scrittura presenta come disponibile per chiunque abbracci tale speranza, sia che si chiami Tizio, Caio, Sempronio o Ed. Così, quarantaquattro anni dopo il 1935 egli cominciò a partecipare agli emblemi, Il pane e il vino, durante il Pasto Serale del Signore, cosa che fanno solo gli «unti» fra i Testimoni di Geova. Quando un Testimone o qualcun altro chiede: « Come fa uno a sapere se egli o ella appartiene alla classe “ unta “ con speranza celeste? », l’abituale risposta è il riferimento all’affermazione di Paolo in Romani 8:16-17:
    « Lo spirito stesso rende testimonianza col nostro spirito che noi siamo figli di Dio. Se, dunque, siamo figli, siamo anche eredi: eredi in realtà di Dio, ma coeredi di Cristo, purché soffriamo insieme per essere insieme anche glorificati ».
    La dottrina ufficiale è stata, ed è, che solo gli appartenenti ai 144.000 « unti » possono ricevere questa « testimonianza dello spirito », e che quest’ultima additerebbe loro la personale appartenenza al gruppo dei 144.000 i quali sono
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    gli unici che possono nutrire una speranza celeste; tutti gli altri possono soltanto essere classificati come « futuri » figli di Dio e le loro speranze devono essere terrene.
    Dalla lettura del contesto, a partire dall’inizio del capitolo, era evidente per Ed che l’apostolo Paolo stava certamente scrivendo a proposito di due classi; comunque, non si trattava di due classi divise dalla loro speranza di una vita futura o in cielo o sulla terra. Invece, le due classi erano evidentemente: da una parte, quelli guidati dallo spirito di Dio, dall’altra, quelli sottoposti alla carne peccaminosa. Il contrasto di cui parlava l’apostolo era, non tra la speranza di una vita celeste e quella di una vita terrena, ma tra la vita e la morte, tra l’amicizia con Dio e l’inimicizia con lui, come dichiarano i vv. 6-9:
    « Poiché rivolgere la mente alla carne significa morte, ma rivolgere la mente allo spirito significa vita e pace; per ché rivolgere la mente alla carne significa inimicizia con Dio, perché essa non è sottoposta alla legge di Dio, né, infatti, può esserlo. Quindi quelli che sono in armonia con la carne non possono piacere a Dio. Comunque, voi non siete in armonia con la carne, ma con lo spirito, se lo spirito di Dio dimora veramente in voi. Ma se uno non ha lo spirito di Cristo, questi non appartiene a lui ».
    Nel ragionamento di Paolo non era in discussione la vita celeste o quella terrena, ma semplicemente se uno vive va in armonia con lo spirito di Dio o se, invece, viveva in armonia con la carne peccaminosa. Paolo chiariva che bisognava scegliere tra le due cose: o uno ha lo spirito di Dio e ne produce i frutti, oppure è in inimicizia con Dio e non appartiene a Cristo. Senza quello spirito non ci sarebbero state « vita e pace », ma solo morte; se la persona aveva lo spirito di Dio, allora era un figlio di Dio. Perciò Paolo dichiara al v. 14:
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    « Poiché tutti quelli che sono condotti dallo spirito di Dio, questi sono figli di Dio » *
    * Si confronti l’uso da parte dell’apostolo della stessa frase, « condotti dallo spirito o, in un analogo contrasto tra la carne peccaminosa e lo spirito di Dio in Galati 5:18, dove si afferma che quelli « condotti dallo spirito » non sono « sotto la legge ». Negare che ciò si applica a tutti i cristiani, per applicarlo ad un gruppo selezionato soltanto, significherebbe lasciare tutti gll altri ancora sotto la legge e la condanna della legge.

    Come notò Ed, Paolo dice che non alcuni, ma « TUTTI quelli che sono condotti dallo spirito di Dio » sono suoi figli, i suoi ragazzi. Quelli guidati da questo spirito avrebbero ricevuto la « testimonianza » dello spirito in questo senso, inclusa l’evidenza dei suoi frutti nelle loro esistenze, qualcosa di simile a ciò di cui parla la Bibbia quando dice che Abele, Enoc, Noè ed altri ebbero la testimonianza d’essere stati accetti a Dio *
    * Ebrei 11:1-7.

    La pertinenza di queste riflessioni diverrà chiara quando considereremo i successivi sviluppi. E sufficiente a questo punto dire che Ed Dunlap condivideva con me le stesse basilari perplessità e, in particolare, il disagio per il dogmatismo e lo spirito autoritario che si stava manifestando. La sua opinione, come la mia, era che un’autorità umana, quando si spinge oltre i limiti consentiti, sminuisce inevitabilmente il ruolo di Cristo Gesù come Capo della congregazione.
    Non molto tempo dopo il mio ritorno dall’Africa, un amico di vecchia data venne nella nostra stanza al quartier generale, il suo nome era Rene Vasquez e lo conoscevo da circa trent’anni. Lo avevo incontrato per la prima volta in Portorico, nella città di Mayaguez dove viveva col padre, il quale si era risposato. Allora Rene era un ragazzo che frequentava le scuole superiori. Sia il padre sia la matrigna si opponevano decisamente a che Rene studiasse con i Testimoni di Geova; la loro opposizione divenne così accanita che una sera, dopo aver studiato in casa di alcuni missionari Testimoni, Rene ritenne di non poter più resistere: trascorse la notte su una panchina di un parco in una pubblica piazza.
    La mattina seguente egli si rècò a casa di alcuni zii e chiese ed ottenne il permesso di poter vivere con loro. Sebbene non fossero favorevoli ai Testimoni di Geova, gli zii erano per-
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    sone tolleranti. Dopo aver conseguito il diploma di scuola superiore, Rene s’impegnò subito nel «servizio di pioniere» a tempo pieno. Mentre partecipava ad un congresso a New York nel 1953, decise di rimanere negli Stati Uniti, conobbe una giovane del Michigan, la sposò ed entrambi fecero i « pionieri ». Essi furono invitati a svolgere l’opera viaggiante tra le congregazioni di lingua spagnola negli Stati Uniti occidentali, poi frequentarono la Scuola di Galaad e furono mandati in Spagna dove Rene ricevette subito l’incarico di sorvegliante di distretto. L’attività dei Testimoni di Geova era sottoposta in Spagna al bando ufficiale ed egli e sua moglie Elsie attraversavano tutto il paese attenti a tenersi alla larga dalla polizia e consapevoli del pericolo d’essere scoperti e arrestati o deportati. Tutte le riunioni si tenevano clandestinamente. Dopo anni di quest’attività clandestina, la resistenza nervosa di Rene si era esaurita e fu sul punto di crollare. Fino a quel momento egli ed Elsie erano stati in Spagna sette anni; a motivo della sua salute e di alcune esigenze della famiglia di Elsie, essi tornarono negli Stati Uniti pagandosi le spese di viaggio e arrivando senza quasi una lira. Al loro ritorno, l’unico lavoro che Rene riuscì a trovare fu in un’acciaieria, dove sollevava pesanti pesi. Essendo una persona minuta, la sua fragile struttura cedette al secondo giorno, e lui finì all’ospedale. In seguito trovò un altro lavoro e, dopo che ebbero risolto i loro problemi finanziari, lui e sua moglie si dedicarono nuovamente al servizio di «pioniere », poi svolsero insieme l’opera di circoscrizione e di distretto e, infine, furono invitati a far parte del personale della sede di Brooklyn dove a Rene fu affidata la supervisione della sezione che aveva cura di tutte le congregazioni di lingua spagnola degli Stati Uniti, formate da circa trentamila Testimoni. Egli lavorò lì fino al 1969, quando Elsie restò incinta, e quindi dovettero lasciare il servizio alla Betel. Rene mi disse che avrebbe voluto restare a New York, non perché gli piacesse la città, ma perché, se le circostanze glielo avessero permesso, avrebbe potuto essere di qualche utilità all’organizzazione della sede
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    mondiale. Accadde proprio così e, nel giro di pochi anni, egli giunse a dedicare all’organizzazione due giorni la settimana facendo traduzioni in spagnolo, dirigendo la registrazione dei drammi in spagnolo per le assemblee, svolgendo occasionalmente l’attività di sorvegliante di circoscrizione e di distretto tra le molte congregazioni di lingua spagnola nella zona di New York. Egli aveva trascorso qualche tempo in Portogallo e, quando sorsero delle congregazioni di lingua portoghese, ripassò la lingua e servì anche lì
    Nel corso dei suoi circa trent’anni di associazione con l’organizzazione, dubito fortemente che qualcuno in Portorico, in Spagna o negli Stati Uniti abbia mai avuto motivo di lamentarsi del lavoro di Rene. Molto affabile per natura, era nel contempo una persona di principio; tuttavia, egli aveva appreso l’arte d’essere deciso senza mostrarsi in alcun modo brusco o severo. Perfino nelle circostanze più critiche, che saranno descritte più avanti, dubito che ci sia qualcuno tra quelli che hanno collaborato con Rene Vazquez in qualsiasi luogo egli abbia servito, che possa negare che quella appena esposta sia una onesta valutazione di lui come persona. Se aveva un difetto di rilievo, questo era, come riconosceva egli stesso, quello di essere forse troppo disponibile quando gli si chiedeva di fare qualcosa per gli altri, specialmente quando lo chiedeva la Società. Attualmente egli ritiene che la sua vita familiare ne ha risentito in modo eccessivo. Per fare un esempio, lui e sua moglie avevano trascorso alcuni anni senza fare una vera vacanza e Rene aveva programmato un viaggio che li avrebbe riportati in Spagna per una visita. Poco prima che giungesse il momento stabilito per il viaggio, Harley Miller, all’epoca capo del Dipartimento del Servizio, chiamò Rene per chiedergli di fare il giro di una circoscrizione proprio in quel periodo. Rene ritenne che la cosa giusta da fare fosse accettare, perché non aveva mai respinto un incarico offertogli dall’« organizzazione del Signore ». Sua moglie fece il viaggio in Spagna accompagnata dalla madre.
    Rene abitava vicino all’aeroporto di La Guardia e quando i membri del Dipartimento del Servizio, tra i quali Harley
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    Miler, dovevano servirsi dell’aereo per i loro impegni di conferenzieri durante i fine settimana, si accordavano regolarmente con Rene per farsi andare a prendere al loro ritorno e farsi accompagnare alla Betel. Qualcuno dei voli arrivava intorno a mezzanotte, altri anche più tardi. Rene aveva insistito per fare la stessa cosa anche con me ed io avevo accettato a motivo della nostra vecchia amicizia, finché non seppi quanto eccessivo fosse l’uso che altri facevano della sua disponibilità a prodigarsi. Secondo me, si abusava della sua indole altruista e, tranne in qualche rara eccezione, da quel momento in poi mi servii di altri mezzi di trasporto.
    Sarei propenso a credere che, se lo scopo del Corpo Direttivo fosse stato quello di assicurarsi i nomi dei funzionari che si sarebbero voluti elencare come i principali artefici della « cospiraziòne contro l’organizzazione » e nei confronti dei quali si sarebbe intrapresa una radicale azione per annientarli, saremmo stati additati proprio noi tre: Ed, Rene ed io. Tuttavia, non si diede mai un’occasione in cui noi tre stessimo qualche tempo insieme. Durante il periodo incriminato, avevo avuto forse un paio di incontri con Rene; la stessa cosa accadde tra Rene e Ed. Quali erano le supposte funeste attività nelle quali eravamo coinvolti? Semplicemente questa: parlavamo della Bibbia tra amici e con amici di vecchia data.
    La sera in cui Rene venne nella nostra stanza, aveva partecipato ad un seminario per anziani organizzato dalla Società; parlammo delle sue impressioni, che furono sostanzialmente favorevoli. Comunque, a un certo punto della conversazione, egli disse: «Mi sembra quasi che noi adoriamo dei numeri. Qualche volta vorrei che abolissimo completamente i rapporti ». Parlando di « rapporti », egli si riferiva al sistema in base al quale ciascun Testimone mensilmente trascrive su appositi moduli tutta l’attività di « testimonianza » che ha svolto, comprese le ore impiegate, la letteratura distribuita e così via * .
    * ’importanza attribuita a questi rapporti è innegabile. Ogni Testimone fa rapporto alla congregazione, ciascuna congregazione fa rapporto alla filiale del proprio paese, ogni filiale invia dettagliati rapporti mensili alla sede internazionale dove si raccolgono questi rapporti mensili, si redigono le medie, vengono annotate le percentuali d’incremento. I rapporti sono esaminati con lo stesso avido interesse con il quale una grande società valuta le cifre di fatturazione della sua produzione e l’incremento del fatturato; qualsiasi oscillazione o tendenza discendente nel numero dei proclamatori, nelle ore registrate o nella letteratura distribuita, diventa motivo di preoccupazione. I rappresentanti delle filiali diventano inquieti se i rapporti mensili del loro paese non attestano incremento o, peggio, manifestano un decremento.


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    Ricordai alcuni punti presentati nel programma dell’ultima assemblea di distretto su « fede e opere » e discutemmo di ciò e delle affermazioni fatte sull’argomento dell’Apostolo in Romani. Per quello che riuscivo a capire, l’insegnamento dell’Apostolo esortava prima di tutto ad edificare le persone nella fede; dopo aver fatto ciò, le opere sarebbero venute spontaneamente giacché la vera fede è produttiva ed attiva allo stesso modo del vero amore. Si può insistentemente chiedere alle persone di compiere certe azioni ed esse possono farle come conseguenza della pressione esercitata; tuttavia, qual è l’evidenza che le opere sono generate dalla fede e dall’amore? E se non sono motivate da ciò, quanto risulteranno gradite a Dio?
    Sembrava evidente che gli atti di fede dovevano essere spontanei; non sistematici o compiuti per conformarsi a un modello, proprio come gli atti d’amore che devono essere spontanei, non fatti per semplice conformismo con un’attività registrata e programmata da altri. Le disposizioni ordinate servono, ma esse devono proporsi come uno strumento vantaggioso, non come mezzo di sottile condizionamento, adoperate per suscitare complessi di colpa in chiunque non « si adegui al modello ». Quanto più. oppressivamente degli uomini cercano di controllare la vita e l’attività dei con servi cristiani, tanto più essi in realtà eliminano l’opportunità di spronare e controllare fede e amore. Comprendevo che è più difficile e molto più faticoso agire per edificare nelle persone la fede e l’apprezzamento per la Bibbia che fare semplicemente « discorsi di incitamento » o far sentire la
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    gente colpevole; tuttavia, in base alle parole dell’Apostolo, la strada più faticosa mi sembrava l’unica giusta e saggia dal punto di vista delle Scritture.
    Questo fu il succo di quella conversazione. L’argomento dei moduli per i rapporti fu il pretesto, ma in seguito non fu più menzionato. Incontrando Rene nel corridoio degli uffici qualche tempo dopo egli disse di aver verificato che quell’approccio all’argomento sulla base dello scritto di Paolo ai Romani aveva reso la sua attività di sorvegliante di circoscrizione e di distretto molto più piacevole, e le sue conversazioni con gli anziani erano più significative.
    Alcune settimane dopo mia moglie ed io fummo invitati a pranzo a casa sua. Sebbene la famiglia di Rene e la mia fossero state insieme nella stessa congregazione di lingua spagnola del Queens, New York, durante i nostri primi anni in questa città, dopo di allora i nostri incontri erano stati abbastanza sporadici. Sia prima sia dopo il pranzo, Rene volle discutere il messaggio di Romani. Sebbene a un livello inferiore rispetto a mia moglie, mi sentii in dovere di rispondere alle sue domande piuttosto che essere evasivo. Lo conoscevo da trent’anni; sapevo che era un serio studioso della Bibbia. Gli parlai come amico, non come funzionario dell’organizzazione, e nel parlare con lui della Parola di Dio ritenni che la mia prima responsabilità fosse nei confronti di Dio, non degli uomini né di un’organizzazione. Se mi fossi trattenuto dal parlare a persone come lui su ciò che ritenevo fossero i nitidi insegnamenti della Bibbia, come avrei potuto dire, imitando l’esempio di Paolo con gli anziani di Efeso riportato in Atti 20:26 e 27:
    « In questo giorno vi invito quindi a testimoniare che sono puro del sangue di tutti gli uomini, poiché non mi sono trattenuto dal dirvi tutto il consiglio di Dio »?
    Paolo sapeva che per agire in questo modo aveva subìto attacchi ingiuriosi nella sinagoga di Efeso*
    *Atti 19:8,9.
    Sapevo altrettanto bene che il mio discorso avrebbe provocato conseguenze simili.
    Tra gli altri brani, esaminammo la prima parte del cap. 8 di Romani (esaminato prima, in questo stesso capitolo). Mi interessava sapere quale fosse la sua opinione sul v. 14, relativo al rapporto filiale con Dio, visto alla luce del contesto; egli non lo aveva mai esaminato nel contesto (com’è probabilmente vero per quasi tutti i Testimoni di Geova). Quando lo fece, la sua reazione fu spontanea e stimolante insieme. Ciò che per altri può essere ovvio, colpisce un Testimone di Geova come se si trattasse di una rivelazione. Il commento di Rene fu: « Per anni ho avuto la sensazione che mi stessi opponendo allo spirito santo ogni volta che leggevo le Scritture Cristiane. Mentre leggevo, applicavo a me tutto ciò che consideravo, poi, improvvisamente, mi fermavo e dicevo: ‘Ma queste cose non si applicano a me, si applicano solo agli unti ‘
    Io ne son sicuro, egli ne è convinto e Dio sa che non adoperai forza di persuasione per indurlo a vedere le cose sotto una luce diversa: erano state le parole stesse dell’Apostolo nella Bibbia, lette nel contesto, a convincerlo. In un occasionale incontro successivo, egli disse che le Scritture erano diventate vive, dotate di un significato di gran lunga più ampio per lui da quel momento in poi
    Per quanto possa sembrare strano, per uno dei Testimoni di Geova (non per gli oltre 9.000 « unti ») giungere alla conclusione che le parole contenute da Matteo a Rivelazione sono indirizzate a lui e si applicano a lui, non semplicemente « per estensione », ma concretamente e direttamente, provoca un chiarimento su un complesso di domande, alle quali spesso si era desiderata ardentemente una risposta, ma che non si era neppure osato porre.
    Quando ripenso a ciò che è stato fatto in tempi recenti nel tentativo di sostenere le interpretazioni dell’organizzazione e la manipolazione della Bibbia e dei fatti, posso solo sentirmi soddisfatto di non aver ceduto all’interesse di un’organizzazione,
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    di essermi rifiutato di indirizzare almeno qualche persona alle Scritture riguardo a questi argomenti.
    Il 4 marzo 1980 feci richiesta al Comitato del Personale del Corpo Direttivo di un periodo di congedo dal 24 marzo al 24 luglio. Mia moglie ed io ritenevamo che la nostra salute avesse bisogno di una prolungata pausa. Durante quel periodo speravo pure di verificare quali possibilità ci fossero di trovare un impiego e un luogo dove andare a vivere una volta terminato il nostro servizio al quartier generale. Avevamo circa 600 dollari di risparmi e un’automobile vecchia di sette anni come nostri principali beni.
    Una delle prime cose che facemmo fu di sottoporci ad un completo esame fisico. Il mio esame per quanto riguardava il cuore rivelò che ero vicino alla soglia d’alto rischio. Mentre partecipavamo alle assemblee di distretto dell’Alabama., avevamo precedentemente incontrato e fatto conoscenza con un Testimone di nome Peter Gregerson. In seguito questi ci aveva invitati per fargli visita a Gadsden, in Alabama, un paio di volte sicché potei parlare alle congregazioni locali. Peter aveva fondato una piccola catena di supermercati nella zona dell’Alabama e della Georgia. Nel 1978, allorché una «visita di zona» portò mia moglie e me fino in Israele, Peter e sua moglie ci accompagnarono e trascorremmo due settimane in giro per quel paese biblico.
    In quell’occasione Peter espresse serie preoccupazioni sugli effetti che avevano avuto le predizioni relative al 1975 (predizioni « insinuate »?). Pensava che sarebbe stato un grave errore se la Società avesse insistito vigorosamente sulla data del 1914; e che la delusione derivata dal 1975 sarebbe stata nulla al confronto con quella che si sarebbe manifestata se la Società fosse stata costretta ad abbandonare la cronologia che faceva capo al 1914. Riconobbi che la sua riflessione era certamente corretta ma non approfondimmo l’argomento.
    Quando Peter seppe del nostro proposito di usufruire di un congedo, insisté perché stessimo un po’ con loro e approntò per il nostro soggiorno una roulotte, appartenente
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    ad uno dei suoi figli. Inoltre, si offrì di affidarmi un lavoro nel campo di sua proprietà per aiutarci a coprire alcune delle nostre spese; nel contempo, avrei fatto molto esercizio fisico, come mi era stato raccomandato dai medici.
    Il padre di Peter era diventato Testimone di Geova quando Peter era bambino e dall’età di circa quattro anni era stato condotto alle adunanze dai suoi genitori. Da giovane aveva fatto il « pioniere » a tempo pieno e, perfino dopo il matrimonio e la nascita del suo primo figlio, si era sforzato di continuare a svolgere quell’attività a tempo pieno, facendo il lavoro di custode per vivere Era stato inviato dalla Società in una zona che destava « problemi» tra l’Illinois e lo Iowa per collaborare a risolvere le difficoltà e per rafforzare certe congregazioni. Nel 1976 era stato incluso nel selezionato gruppo di anziani invitati a Brooklyn per discutere con il Corpo Direttivo e, un paio d’anni dopo, era stato invitato a servire come istruttore in un seminario per anziani in Alabama.
    Tuttavia, circa un anno dopo questo seminario, aveva deciso di dimettersi dall’incarico di anziano di congregazione. Da poco aveva affidato la presidenza della società di generi di drogheria ad uno dei suoi fratelli e, nell’ accresciuta quantità di tempo libero, aveva cominciato a dedicarsi di più allo studio della Bibbia; era turbato da alcuni insegnamenti dell’organizzazione e desiderava riconfermare le sue convinzioni sulla correttezza di quelle dottrine e ristabilire la propria fiducia nella religione di tutta la sua vita. (All’epoca era sulla cinquantina). Il risultato fu esattamente l’opposto: più studiava la Scrittura, più si convinceva che esistevano seri errori nella teologia dell’organizzazione. Ciò lo aveva indotto a prendere una decisione circa il suo incarico di anziano. Osservò parlandone con me: « Non posso mettermi alla guida di persone e condurre studi su argomenti circa i quali non riesco a trovare un sostegno biblico; mi sentirei un ipocrita se lo facessi e la mia coscienza m’impedisce di comportarmi
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    in questo modo ». Anche se, quando seppi per la prima volta di questa decisione, lo incoraggiai a riesaminare la cosa, non potevo negare la validità delle sue ponderate obiezioni che rispettano la sua coscienza e il suo disprezzo per l’ipocrisia. Egli era giunto al bivio prima di me.
    Questi era l’uomo che la direttiva dall’organizzazione dipinse successivamente come un « uomo malvagio » con il quale nessuno avrebbe dovuto neppure mangiare. (Il fatto che pranzai con lui in un ristorante nel 1981 mi costò un processo e il bando dall’organizzazione).
    Fu nell’aprile del 1980, mentre ero in congedo a Gadsden, che per la prima volta ebbi notizia degli avvenimenti che stavano maturando a Brooklyn e che a me parvero strani. La prevista tempesta aveva cominciato ad abbattersi su di noi.
    INQUISIZIONE
    « Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo ostilmente e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca» Luca 11:53,54;
    Un’inquisizione, in senso religioso, è un’indagine sulle opinioni e sul credo personale degli individui.
    Dal punto di vista storico, il suo scopo è stato, non di aiutare la persona o di stabilire una base per ragionare con essa, ma di incriminarla, di condannarla come eretica. Il pretesto per l’indagine spesso muove dal fatto che la persona possa essere scismatica, corrotta o che abbia per fino pubblicizzato in modo particolare le sue opinioni. Il semplice sospetto è un motivo sufficiente per mettere in moto l’azione inquisitoria. In effetti, il sospettato è trattato come uno che non ha alcun diritto: perfino le sue conversazioni personali con intimi amici sono considerate come qualcosa su cui gli inquisitori hanno il pieno diritto d’indagare. Non furono solo le atroci pene inflitte dall’Inquisizione spagnola che le procurarono una fama tanto triste nella storia. Furono anche l’atteggiamento autoritario e gli arroganti metodi usati negli interrogatori per estorcere un’incriminazione tanto spesso perseguita zelantemente dalle corti giudiziarie religiose. La tortura e le crudeli punizioni inflitte allora sono illegali oggi; tuttavia l’atteggiamento autoritario e gli arroganti metodi negli interrogatori possono ancora essere praticati con evidente impunità.
    A questo punto ricordo un articolo della rivista Svegliatevi! del 22-6-1981, intitolato « Scopriamo l’origine delle leggi ». Esso metteva in risalto i positivi precedenti legali riscontrabili nella Legge mosaica e, tra le altre cose, diceva:
    «Poiché la corte locale era situata alle porte della città, il processo era senza dubbio pubblico! (Deut. 16: 18-20). Dato che i processi si svolgevano in pubblico, i giudici erano senz’altro più portati a mostrare diligenza e a trattare con giustizia, qualità che a volte mancano nelle udienze segrete
    Questo principio veniva elogiato nella pubblicazione della Società. Nella pratica effettiva esso era completamente respinto. Come disse Gesù: «Essi dicono una cosa e ne fanno un’altra »*
    * Matteo23.3.

    Si preferivano le «udienze segrete », come l’evidenza mostra chiaramente. Solo la paura del potere della verità induce a questo tipo di procedimento. Questi metodi sono al servizio non degli interessi della giustizia o della clemenza, ma della causa di chi cerca l’incriminazione.
    Quattro settimane dopo l’inizio del mio congedo, mentre mi trovavo in Alabama, ricevetti una telefonata da Ed Dunlap. Dopo aver parlato per un po’, mi disse che due membri del Corpo Direttivo, Lloyd Barry e Jack Barr, erano andati nel suo ufficio e lo avevano interrogato per circa tre ore sulle sue personali convinzioni. A un certo punto Ed aveva chiesto: « Qual è lo scopo di questo ‘ terzo grado ‘? ». Essi gli avevano assicurato che non si trattava di un « terzo grado »,
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    ma volevano semplicemente sapere quale fosse la sua opinione su alcuni argomenti. Non gli diedero nessuna spiegazione sui motivi di quell’interrogatorio. Contrariamente alla loro affermazione che la discussione era stata semplicemente in formativa, la precisa impressione di Ed fu che essa costituisse il principio di un’azione da parte dell’organizzazione che si sarebbe rivelata sia inquisitoria che punitiva. Le loro domande avevano sondato le sue opinioni sull’organizzazione, sulla dottrina del 1914, sulle due classi di cristiani, sulla speranza celeste e su altri argomenti simili.
    Per quanto riguardava l’organizzazione, egli aveva detto ai suoi inquisitori che la sua maggiore perplessità era ovviamente la mancanza di studio biblico da parte dei membri del Corpo Direttivo, e che, secondo lui, questi ultimi avevano l’obbligo verso i fratelli di fissare come primaria occupazione lo studio e la ricerca sulle Scritture invece d’essere occupati in attività burocratiche e in altri affari a tal punto che lo studio biblico veniva tralasciato per mancanza di tempo. Per quanto riguardava il 1914, egli riconobbe francamente che riteneva si trattasse di qualcosa su cui non si poteva essere dogmatici e chiese loro se lo stesso Corpo Direttivo credeva che questa dottrina fosse del tutto valida, certa. La risposta dei due fu che «c’erano uno o due che avevano dubbi, ma il Corpo nel complesso sosteneva pienamente quella data ». Dunlap replicò che, se si fossero espressi altri del Dipartimento degli Scrittori, sarebbe stato evidente che quasi tutti avevano opinioni differenti su certi argomenti.
    Un altro giorno, Albert Schroeder e Jack Barr cominciarono un interrogatorio a tappeto dei membri del Dipartimento degli Scrittori. Nessuno d’essi confermò l’incertezza che provava su determinate dottrine, sebbene nel corso di conversazioni personali quasi ognuno di loro avesse menzionato qualche insegnamento sul quale aveva espresso una veduta contrastante. L’aspetto ironico di tutto ciò era la diversità d’opinione esistente nell’ambito dello stesso Corpo Direttivo, cosa a cui gli inquisitori non facevano mai cenno né ammettevano davanti a quelli che interrogavano.
    Sapevo che Lyman Swingle, il coordinatore del Comitato degli Scrittori del Corpo Direttivo e coordinatore del Dipartimento degli Scrittori, era lontano per una «visita di zona ». Mi parve strano che queste intense indagini fossero state iniziate in sua assenza; tuttavia, i membri del Corpo Direttivo che indagavano non avevano detto che fosse accaduto qualcosa fuori del comune che avesse richiesto una tale inchiesta su vasta scala. In base alla mia esperienza nell’organizzazione, ritenevo che la mancanza di qualsiasi spiegazione per la loro azione non lasciava presagire niente di buono, ma al contrario mascherava qualcosa che, quando si fosse pienamente manifestato, sarebbe risultato assolutamente devastante per quelli coinvolti. Per questo motivo, il lunedì 21 aprile 1980 telefonai alla sede di Brooklyn dall’Alabama e chiesi di parlare con Dan Sydlik, membro del Corpo Direttivo; il centralinista della Società mi disse che non era reperibile. Allora chiesi di parlare con Albert Schroeder, altro membro che fungeva da presidente del Corpo Direttivo per quell’anno. Poiché neanche questi era reperibile, pregai il centralinista di riferire che avrei gradito se uno dei due mi avesse telefonato.
    Il giorno dopo mi chiamò Albert Schroèder. Prima di soffermarci sulla conversazione e sul modo in cui egli, in qualità di presidente del Corpo Direttivo, rispose alle mie domande, esaminate ciò che io in effetti sapevo che era già accaduto e stava per succedere il giorno in cui parlai con lui.
    Il 14 aprile, otto giorni prima che Schroeder rispondesse alla mia telefonata, un Testimone di New York di nome Joe Gould telefonò al Dipartimento del Servizio di Brooklyn e parlò con Harley Mifier, uno dei cinque membri del Comitato del Dipartimento del Servizio*
    Egli riferì a Miller che un collega di lavoro, un Testimone cubano di nome Humberto Godinez, gli aveva parlato di una conversazione svoltasi in casa sua con un amico che era membro della famiglia di
    * Questo comitato ha la supervisione del Dipartimento del Servizio che all’epoca era costituiti da un organico di circa quaranta unità.
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    Betel. Il membro della famiglia di Betel aveva parlato di alcuni argomenti in un modo che differiva dalle dottrine dell’organizzazione. Miller esortò Gould a farsi dire da Godinez il nome del membro della famiglia di Betel. Ciò fu fatto e venne fuori il nome di Cris Sanchez. Inoltre Godinez riferì che nella conversazione erano stati fatti anche il mio nome e quelli di Ed Dunlap e Rene Vazquez. Miller non incoraggiò Gould e Godinez a chiarire la questione con le persone implicate né a cercare una soluzione mediante una fraterna discussione. Miller non parlò con Ed Dunlap, che conosceva bene e che aveva il suo ufficio proprio dall’ altro lato della strada. Egli non fece una telefonata a Rene Vazquez, che conosceva da anni e dei cui servigi, in qualità di volenteroso autista, si serviva regolarmente; né cercò di contattare Cris Sanchez che lavorava nello stabilimento della Società ed era raggiungibile telefonicamente.
    Miller parlò dapprima con i membri del Comitato del Dipartimento del Servizio chiedendo loro se qualcuno poteva fornirgli informazioni in proposito; poi si rivolse al presidente del Corpo Direttivo, Albert Schroeder. Gli fu detto di prendere accordi con Godinez e sua moglie affinché andassero al quartier generale per avere un incontro con Miller. Nulla fu detto a Cris Sanchez, a Ed Dunlap o a Rene Vazquez, né fu comunicato qualcosa a me. Evidentemente il Comitato del Presidente riteneva che agire in questa maniera amichevole, cercando di evitare che la questione assumesse dimensioni maggiori, non fosse il modo corretto di procedere.
    Durante il colloquio con i Godinez, Miller suggerì a Godinez di telefonare a Rene Vazquez per chiedergli «con tatto » se egli fosse disposto a parlare del problema. Evidentemente, Miller non ritenne conveniente farlo di persona, né considerò opportuno telefonare a Ed Dunlap o attraversare la strada per parlargli della questione. La telefonata a Rene fu fatta e l’obiettivo proposto fu raggiunto:
    Rene si espresse in un modo che fu ritenuto suscettibile d’imputazione. Fu predisposto un altro incontro con i Godinez,
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    questa volta alla presenza del Comitato del Presidente formato da Schroeder, Suiter e Klein, membri del Corpo Direttivo. Esso avvenne il martedì 15 aprile. Ancora nulla era stato detto a Rene, a Ed, a Cris o a me. L’incontro durò due ore e fu registrato. Attraverso i ricordi e le impressioni di Godinez, essi ricostruirono la sua conversazione con il connazionale e amico di vecchia data Cris Sanchez, svoltasi dopo un pranzo in casa Godinez; erano stati discussi alcuni argomenti controversi e l’esposizione di Godinez includeva numerosi riferimenti a Rene, a Ed Dunlap e a me. Al termine della registrazione, ciascuno dei tre membri del Corpo Direttivo, Schroeder, Suiter e Klein, elogiò i Godinez per la loro lealtà e manifestò (registrandola) la propria disapprovazione per quelli che erano stati chiamati in causa nel colloquio.
    Come Miller, il Comitato del Presidente del Corpo Direttivo non fece alcun tentativo di parlare con Cris Sanchez, sul quale avevano attinto notizie di seconda mano. Essi non fecero neppure il tentativo di parlare con Rene Vazquez, con Ed Dunlap o con me, sul conto del quale avevano ricevuto soltanto informazioni di terza mano. Ciò nonostante, il mercoledì 16 aprile 1980, durante l’ordinaria sessione del Corpo Direttivo, il Comitato del Presidente fece ascoltare al Corpo tutta la registrazione del colloquio della durata di due ore (eravamo assenti Milton Henschel, Lyman Swingle ed io).
    Tutto ciò era avvenuto una settimana prima che Schroeder mi telefonasse, telefonata che fu fatta solo in seguito alla mia richiesta.
    Fu dopo l’ascolto di quella registrazione da parte del Corpo Direttivo che fu fatto l’interrogatorio a Ed Dunlap e, conseguentemente, a tutto il personale degli Scrittori: quella registrazione fu all’origine degli interrogatori. I membri del Corpo Direttivo che avevano svolto le indagini, Barry, Barr e Schroeder erano a conoscenza dei fatti; tuttavia non ne fecero menzione neppure quando Ed Dunlap chiese a Barry e a Barr il motivo dell’interrogatorio. Perché?
    L’azione intrapresa fu rapida, vasta, coordinata. A questo punto furono interrogati sia Sanchez e sua moglie sia
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    Nestor Kuilan e sua moglie. Cris e Nestor lavoravano entrambi nel Dipartimento di traduzione spagnola, dove Rene prestava la sua opera per due giorni la settimana.
    Solo ora Harley Miller telefonò a Rene e lo convocò nel suo ufficio dicendo: «Vogliamo solo esaminare le tue opinioni su qualche argomento.». Il Comitato del Presidente aveva predisposto dei comitati investigativi ai quali affidare gli interrogatori dei singoli individui. Ad eccezione di Dan Sydlik, tutti i componenti di questi comitati erano membri del personale estranei al Corpo Direttivo. Sebbene il Comitato del Presidente dirigesse tutte le azioni, tuttavia da questo momento in poi il Corpo Direttivo restò dietro le quinte. Quindi si dispose che i vari uomini che formavano questi comitati investigativi ascoltassero brani della registrazione di due ore, che era stata ascoltata dal Corpo, affinché potessero essere preparati per la loro attività investigativa. Questo è il motivo per cui tali comitati adoperarono ripetutamente il mio nome e quello di Ed nelle domande rivolte a Sanchez, Kuilan e Vazquez. Eppure, il Comitato del Presidente ancora non aveva ritenuto conveniente informarci dell’esistenza di quella registrazione. Perché?
    Lo scopo dei comitati investigativi era evidente dall’indirizzo assunto dai loro interrogatori. Il comitato che interrogò Nestor Kuilan gli chiese di descrivere le sue conversazioni personali con Ed Dunlap e con me. Egli rispose che non riteneva che le sue conversazioni personali fossero qualcosa su cui altri avessero il diritto di indagare; precisò che, se avesse ritenuto che fosse stato detto qualcosa di sbagliato o di « peccaminoso », non avrebbe esitato a informarli, ma ciò non era avvenuto nel nostro caso. I suoi inquisitori lo avvertirono che avrebbe dovuto « cooperare altrimenti sarebbe stato passibile di disassociazione ». Chiese: « Disassociazione? Per quale motivo? ». Risposero: «Per aver dissimulato l’apostasia . Kuiian si meravigliò: « Apostasia? Dov’è l’apostasia? Chi sono gli apostati? >
    Essi dissero che questo doveva ancora essere stabilito, tuttavia essi erano abbastanza sicuri che si trattasse di apostasia.
    È come se un uomo venisse minacciato d’imprigionamento a meno che non cooperi fornendo informazioni su certe persone e, quando ne chiede il motivo, gli si dice che è ritenuto colpevole di complicità in una rapina in banca. Quando egli domanda: « Quale banca è stata rapinata e chi sono i rapinatori? », gli si risponde: « Beh, non sappiamo ancora quale banca sia stata rapinata e chi siano i responsabili, ma siamo abbastanza sicuri che c’è stata da qualche parte una rapina in banca e, se tu non rispondi alle nostre domande, ti considereremo colpevole di complicità e sarai passibile di imprigionamento
    Nestor precisò che egli aveva studiato alla Scuola di Galaad sotto Ed Dunlap in qualità di uno dei suoi istruttori. Pertanto lo conosceva fin d’allora, e aveva conosciuto me al tempo in cui servivo come missionario e sorvegliante di filiale in Portorico. Riconobbe che aveva conversato occasionalmente con ciascuno di noi ma che queste conversazioni non avevano avuto nulla di peccaminoso o sbagliato e che erano affari suoi.
    Il 22 aprile, quando Albert Schroeder rispose alla richiesta di telefonarmi, la macchina giudiziaria dell’organizzazione era in piena attività e procedeva rapidamente. Nel ruolo di presidente del Corpo Direttivo, egli, meglio di ogni altro, conosceva tutti i fatti, giacché tutti i comitati investigativi coinvolti erano sotto la direzione del Comitato del Presidente. Egli sapeva che il suo Comitato aveva ricevuto la registrazione di due ore, menzionata prima, e che il Corpo Direttivo l’aveva ascoltata una settimana prima della sua telefonata. Sapeva che i vari comitati investigativi erano stati tutti «informati » con l’ascolto di parti della registrazione e che, proprio mentre parlava con me, essi si servivano del mio nome, insieme a quello di Ed Dunlap, nei loro interrogatori. Inoltre sapeva che durante le udienze dei comitati si avanzava l’accusa estremamente grave di apostasia. Doveva pure conoscere il gravissimo effetto che ciò avrebbe avuto su noi due, che egli conosceva da decenni e che chiamava suoi « fratelli >
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    Ebbene, cosa mi fu detto durante la conversazione telefonica? Seguitemi.
    Dopo un breve scambio di saluti, dissi: « Dimmi, Bert, cosa sta accadendo al Dipartimento degli Scrittori? ».
    La sua risposta fu:
    « Il Corpo Direttivo ha ritenuto opportuno che qualcuno di noi faccia un’inchiesta nel Dipartimento per studiare che cosa si può fare per migliorarne il coordinamento, la cooperazione e l’efficienza e per vedere se qualche fratello ha delle riserve su alcuni punti ».
    Il cenno finale a persone che avevano delle riserve, fu fatto con tono leggero, come se fosse di secondaria importanza. Egli aveva in quel momento l’opportunità di dirmi i fatti così come si stavano verificando, ma scelse di non servirsene.
    Poi chiesi quale fosse il motivo per fare un’indagine su vasta scala. Gli si offriva una seconda opportunità per fornirmi un’onesta spiegazione dei fatti; la risposta fu:
    « Il Dipartimento non sta funzionando con l’efficienza con cui dovrebbe. Il libro per la prossima assemblea estiva sarà consegnato in ritardo allo stabilimento ».
    Ancora un volta aveva preferito dare una risposta evasiva piuttosto che leale alla mia domanda. Ribattei alla sua affermazione, che questa non era una novità perché l’anno precedente sia il Commento alla Lettera di Giacomo (scritto da Ed Dunlap) sia il libro Scegliamo il miglior modo di vivere (scritto da Reinhard Lengtat) erano arrivati allo stabilimento entro la prima metà di gennaio, in tempo utile. (Sapevo queste cose perché mi era stato affidato l’incarico di fare in modo che questi libri fossero completati in tempo. Il libro per il 1980 intitolato Come trovare la felicità, veniva scritto da Gene Smalley, il quale non aveva mai scritto un libro prima, e il progetto non era sottoposto alla mia supervisione). Aggiunsi che non riuscivo a capire perché
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    questo fatto dovesse provocare un’inchiesta come quella in corso; Schroeder continuò:
    « Inoltre, alcuni fratelli non sono soddisfatti del modo in cui i loro articoli vengono rielaborati. Ray Richardson ha detto di aver restituito un articolo su (a questo punto citò il soggetto dell’articolo) ed erano molti insoddisfatto del modo in cui esso era stato sviluppato ».
    Gli dissi: « Bert, se conosci qualcosa sugli scrittori, saprai che a nessuno scrittore fa piacere che il proprio materiale subisca tagli. Tuttavia, neanche questa è una novità, da quando esiste il Dipartimento degli Scrittori è sempre stato così. Che cosa pensa di tutto questo Lyman (Swingle, il coordinatore del Dipartimento degli scrittori)? ».
    Egli rispose: « Oh, Lyman non è qui ».
    Replicai: «Lo so che non c’è, è in ‘ visita di zona ‘. Gli hai scritto? ». « No », disse.
    Allora proruppi: « Bert, trovo la cosa molto strana. Se, per esempio, Milton Henschel (il coordinatore del Comitato Editoriale che supervisiona tutte le attività dello stabilimento tipografico) fosse stato lontano e un altro membro del Comitato Editoriale, diciamo Grant Suiter, fosse stato assente, e nel frattempo fossero pervenuti rapporti al Corpo Direttivo circa il fatto che lo stabilimento non stesse funzionando così efficientemente come avrebbe dovuto, pensi che il Corpo Direttivo darebbe inizio ad un’indagine su vasta scala sullo stabilimento e sulle sue attività in assenza di quei due fratelli? » (Sapevo che un’iniziativa del genere non era neanche lontanamente contemplata).
    Egli esitò un po’ disse: « Beh, il Corpo Direttivo ci ha chiesto di fare questo e noi stiamo soltanto preparando un rapporto per lui. Presenteremo il nostro rapporto domani ».
    La mia risposta fu: « Bene, gradirei che tu riferissi la mia opinione sull’argomento. Penso che costituisca un’offesa a Lyman Swingle come uomo, ai suoi anni di servizio e al suo ruolo, prendere un’iniziativa del genere senza consultarlo o almeno informarlo ».
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    Schroeder disse che avrebbe riferito questa opinione. Aggiunsi che se ci fosse stato qualcosa di veramente importante da discutere, avrei sempre potuto tornare. Egli disse:
    « Potresti farlo? ». Risposi: « Certo che potrei. Si tratterebbe solo di prendere un aereo ed arrivare lì ». Mi chiese se fossi potuto partire il mercoledì successivo. Gli risposi:
    « A che scopo se Lyman Swingle non sarà presente? ». La conversazione finì lì.
    Il presidente del Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova aveva avuto diverse opportunità per rispondere esplicitamente ed onestamente alle mie richieste d’informazione. Avrebbe potuto dire: « Ray, riteniamo che sia sorta una questione molto seria e sono state formulate perfino accuse di apostasia. Pensiamo che tu debba sapere che il tuo nome è stato coinvolto e, prima che prendiamo qualsiasi iniziativa, abbiamo ritenuto che l’unica cosa cristiana da fare fosse parlare con te ».
    Invece non disse nulla, neanche una parola, per farmi intuire ciò che stava accadendo. Naturalmente, egli non aveva certamente avuto una parte secondaria nella questione giacché lui e gli altri membri del Comitato del Presidente avevano già messo su la macchina inquisitoria con un’ampia raccolta di registrazioni, i comitati investigativi e gli interrogatori. Il quadro descrittomi dall’esponente del Corpo Direttivo fu, per dirla chiaramente, ingannevole, fittizio; tuttavia, allora non avevo modo di sapere quanto fosse ingannevole e fittizio. Cominciai a rendermene conto molto presto, ma principalmente in base a fonti estranee al Corpo Direttivo.
    Se la condotta del Corpo Direttivo e del Comitato del Presidente a questo riguardo è difficile da capire, ritengo addirittura più incomprensibile ed ingiustificabile che essi non abbiano messo le carte in tavola e non siamo stati espliciti con Ed Dunlap, che si trovava proprio lì al quartier generale. Quando questi chiese a Barry e a Barr qual era lo scopo dell’interrogatorio, un’ovvia correttezza li avrebbe dovuti indurre a spiegargli perché il Corpo Direttivo li aveva incaricati di interrogarlo e quali gravi accuse erano mosse. Certamente i princìpi scritturali, compresa l’affermazione di Gesù che
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    dovremmo fare agli altri ciò che vorremmo che gli altri facciano a noi, esigevano che qualcuno gli dicesse quali accuse di « apostasia» erano state fatte a suo carico. I soli che le conoscevano, scelsero di non agire in questo modo in quella occasione; né preferirono farlo circa un mese dopo. Eppure il suo nome, come il mio, fu sulle labbra dei membri dei comitati investigativi e poi di quelli dei comitati giudiziari — a carico di circa una dozzina o più di persone — e ancora nessuno del Corpo Direttivo lo avvicinava e gli diceva quali gravi accuse erano collegate al suo nome, sebbene molti di loro lo vedessero quotidianamente. Non riesco a capire come questo atteggiamento possa essere considerato degno del nome di cristiano.
    Il venerdì 25 aprile, tre giorni dopo la telefonata che Schroeder aveva fatto in risposta alla mia richiesta, alcuni comitati giudiziari, che operavano con l’approvazione e sotto la direzione del Comitato del Presidente del Corpo Direttivo, disassociarono Cris Sanchez, sua moglie e Nestor Kuilan. Rene ed Elsie Vazquez furono pure loro disassociati da un altro comitato insieme a un anziano di una congregazione vicina a quella in cui serviva Rene. I nomi di tutti, tranne quello dell’anziano di congregazione, furono letti al personale della sede centrale riunito, con la precisazione che essi erano stati disassociati; in tal modo il Corpo Direttivo informò della cosa più di millecinquecento persone, però non ritenne opportuno informare me Naturalmente, venni a saperlo, ma dalle telefonate di quelli che avevano subìto quel procedimento, non dai miei colleghi del Corpo Direttivo.
    Diane Beers, che ha servito come membro del personale della sede centrale per dieci anni ed era molto amica dei Sanchez e dei Kuilan, ha descritto le sue impressioni sugli eventi della settimana dal 21 al 26 aprile nel modo seguente:
    « La cosa che mi ha maggiormente impressionato durante quella settimana è stata la maniera crudele in cui questi amici sono stati trattati. Non conoscevano mai il tempo in cui sarebbero stati convocati per un’adunanza del comitato: all’improvviso squillava il telefono e toccava
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    a Cris; poi questi tornava, il telefono squillava ed era la volta di Nestor. E così si andava avanti. Essi furono tenuti costantemente sulle spine in quella settimana. Un giorno parlavamo, Norma mi disse che il comitato voleva parlare con lei senza la presenza di Cris ed ella non sapeva che cosa fare. Io suggerii che Cris sarebbe dovuto essere sempre presente perché altrimenti lei non avrebbe mai avuto un testimone di ciò che essi le dicevano e del modo in cui lei rispondeva; essi avrebbero potuto dire qualsiasi cosa e lei non avrebbe avuto nessuna possibilità di provare che ciò non fosse vero. Era evidente che stavano cercando di mettere Norma contro Cris.
    Infine venerdì pomeriggio (25 aprile) alle 16,45 il comitato salì all’8° piano, dove lavoravamo tutti noi, e si diresse verso la sala delle conferenze che si trovava proprio dietro la mia scrivania. In breve, ognuno cominciò a lasciare il posto di lavoro e ad andare via. Io invece rimasi nei paraggi per vedere quali sarebbero state le conseguenze. Essi chiamarono prima Cris, poi Norma, Nestor e Toni. A mano a mano che ognuno di loro tornava fuori, capivo quale era stato il ‘ verdetto ‘. Ricordo che, quando entrai nell’ufficio di Nestor per parlare con Toni e con lui, essi mi dissero che avrei fatto meglio ad andar via prima che anch’io avessi dei problemi per essere stata vista con loro. Tornai a casa lottando con me stessa per tutto il tragitto per non scoppiare in lacrime. Ero completamente distrutta: non potevo credere a ciò che stava accadendo. E una sensazione che non dimenticherò mai. Quel luogo era stato la mia casa per molti anni ed ero stata felice lì; ora era come se mi trovassi in un luogo completamente estraneo per me. Pensai alle parole di Cristo: ‘ li riconoscerete dai loro frutti ‘, e non riuscivo ad inquadrare con l’appellativo di ‘ cristiano ‘ ciò che avevo visto e udito nel corso di quella settimana. Era tutto così stridente e poco amorevole. Queste erano persone che avevano donato anni e anni di servizio alla Società, avevano una buona reputazione ed erano molto amati da chiunque; eppure non era stata mostrata loro alcuna clemenza. Era incomprensibile per me. C’era un’adunanza quella sera, ma mi rifiutai di andarvi perché ero troppo abbattuta. Più tardi, quella sera stessa, dopo che Leslie (la compagna di stanza mia) era ritornata dall’adunanza, stavamo parlando quando bussarono alla porta. Erano quasi le 23,00. Si trattava di Toni Kuilan. Ella non fece nemmeno in tempo ad entrare che crollò e scoppiò in lagrime.
    Non voleva che Nestor sapesse quanto ella fosse scossa. Ci sedemmo, piangemmo insieme e parlammo. Le garantimmo che ella e Nestor restavano nostri amici ora come sempre e cercammo d’incoraggiarla come meglio potemmo. Non riuscii a dormire bene quella notte. Mi svegliai tra le 2,00 e le 3,00 del mattino. Restai nel bagno pensando a ciò che era accaduto. Pensavo che fosse un incubo, non mi sembrava vero.
    Il sabato mattina andai a trovare Nestor e Toni e Cris e Norma. Quando andai nella stanza dei Kuilan, essi avevano appena ricevuto la visita di John Booth (un membro del Corpo Direttivo). Questi era stato incaricato di riferire loro che l’appello era stato respinto dal Corpo Direttivo. Venerdì sera il comitato aveva detto loro che potevano presentare l’appello entro le 8,00 della mattina seguente; ciò era di per sé ridicolo, tuttavia essi si erano uniformati e lo avevano consegnato entro le ore 8,00. Booth era stato mandato per comunicare l’esito negativo. Nestor gli aveva chiesto il motivo del rifiuto e Booth gli aveva risposto che fungeva solo da latore della risposta: era evidente che non voleva discutere nulla con nessuno di loro ».

    Ecco, quindi, che persone le quali erano state associate per decenni e avevano offerto con tutta l’anima molti anni della loro vita e tutto il loro tempo a ciò che ritenevano fosse l’opera di Dio, nell’arco di sei giorni, da lunedì 21 aprile al 26, videro cancellato tutto ciò e furono disassociate. Durante quella settimana, tutte le volte che le Scritture furono adoperate dai loro inquisitori, ciò accadde in modo accusatorio, condannatorio, non nella maniera descritta dal l’apostolo Paolo in 2 Timoteo 2:24 e 25, dove si raccomanda:
    « Un servo del Signore non deve essere litigioso, ma mite con tutti, atto a insegnare, paziente nelle offese subite, dolce nel riprendere gli oppositori, nella speranza che Dio voglia loro concedere di convertirsi, perché riconoscano la verità » (Traduzione CEI).
    Credo che deponga male per una religione se essa non è disposta a dedicare del tempo a discutere con le persone servendosi della Parola di Dio — non per poche ore o per qualche giorno, ma per settimane o mesi — quando queste persone mettono in dubbio la fondatezza biblica delle dottrine. Quando gli inquisiti alla sede centrale esponevano argomenti scritturali, si sentivano rispondere: « Non siamo qui per esaminare le tue obiezioni scritturali ». Harley Miller disse a Rene Vazquez: « Io non pretendo di essere uno studioso della Bibbia. Mi sforzo di attenermi alle pubblicazioni della Società e ciò è tutto quello che posso fare ». Nella mente degli inquisitori la prima esigenza era non la lealtà a Dio e alla sua Parola, ma la lealtà all’organizzazione e alle sue dottrine. Nel far ciò, com’è stato già illustrato, essi avevano l’ampio sostegno delle pubblicazioni della Società.
    In verità si può dire che nessuna delle persone disassociate aveva manifestato l’intenzione di separarsi dai Testimoni di Geova né aveva pensato di incoraggiare altri ad allontanarsi. Il loro atteggiamento viene acutamente descritto nella seguente lettera scritta da Rene Vazquez per appellarsi contro la disassociazione sua e di sua moglie:


    Rene Vazquez
    31-06 81 Street
    Jackson Heights, NY 11370
    4 maggio 1980

    Al Comitato Giudiziario
    do Claudius Johnson
    1670 E 174 Street Apt.
    Bronx, NY 10472

    Cari fratelli,
    ancora una volta ritengo necessario con questa mia appellarmi al vostro sano ragionamento e imparziale giudizio perché consideriate che non siamo colpevoli dell’accusa rivolta contro mia moglie e contro di me. Infatti, non capiamo in realtà né sappiamo chi siano i nostri accusatori.
    Durante l’udienza abbiamo ripetutamente affermato dal profondo del cuore e in tutta verità dinanzi a Geova Dio che la sua idea di promuovere una setta o di divenire apostati è assolutamente impensabile da parte nostra. Non vi risulta questo dal servizio che ho dedicato a Geova Dio nei trascorsi 30 anni in cui ho ridotto al minimo l’attenzione per la mia famiglia e il mio lavoro secolare? Perché quel che ho fatto o detto di recente, discutendo su alcuni argomenti biblici durante conversazioni private con dei cari fratelli ed amici, dovrebbe tutto a un tratto esser considerato come un attacco all’organizzazione o come apostasia? Perché decretare un provvedimento così drastico come la disassociazione, quando il sano ragionamento, la mitezza, il vero amore cristiano e la clemenza potrebbero correggere e comporre ogni erroneo intendimento o turbamento derivante da un incauto discorso o dal l’esprimere convincimenti non in armonia con ciò che è stato pubblicato dalla Società? Dov’è l’uomo malvagio, perverso, l’oppositore di Geova, il ribelle, l’impenitente autore di azioni malvagie che dovrebbe essere annientato? Perché si dovrebbe adoperare una definizione legalistica dell’apostasia in maniera così rigida e inclemente per condannare persone che non hanno fatto nient’altro che servire fedelmente e mettere a disposizione la loro vita nell’interesse dei fratelli per tanti anni?
    Chi sono quelli che gettano biasimo sul nome di Geova e causano una cattiva reputazione all’organizzazione e la presentano in maniera distorta? I drastici provvedimenti presi, i metodi non amorevoli usati, le calunniose dicerie diffuse, la mancanza di clemenza e di amore cristiano, il sospetto, il timore e il terrore delle indagini inquisitorie non hanno moltiplicato per mille qualsiasi erroneo intendimento o danno morale non intenzionale dovuto a persone che hanno ripetuto impropriamente alcune delle cose dette?
    Fratelli, nei nostri cuori c’è solo amore per l’intera associazione dei nostri fratelli, e in nessun modo né mia moglie né io abbiamo mai pensato di fare, o abbiamo fatto, malvagi progetti per provocare confusione o inquietudine alla loro fede. Come avrebbe affrontato Gesù Cristo una situazione del genere?
    Pare che il principale obiettivo del comitato sia stato di trovare un colpevole e stabilire che c’è stata apostasia. A dispetto delle nostre ripetute dichiarazioni fatte con il cuore in mano che seguire la via dell’apostasia è impensabile, che una cosa del genere non ci è mai venuta in mente, quella accusa è stata mantenuta. Il comitato, a quanto pare, ha affidato la prova della nostra apostasia alla dimostrazione che private conversazioni, da noi tenute con alcuni cari amici, facessero in realtà parte di un malvagio progetto finalizzato
    alla formazione di una setta o alla diffusione del seme della discordia dell’apostasia. In due differenti occasioni il fratello Harold Jackson è ricorso all’esempio di una ragazza che avesse commesso fornicazione, ma questa idea era così ripugnante alla sua mente che ella, di fatto, credeva di non aver commesso fornicazione: eppure era incinta. Applicato a noi voleva dire che non importa quanto sia abominevole per noi l’idea di essere apostati, non importa se il cuore e la coscienza ci dicono che è impensabile fare una cosa del genere, resta il fatto che noi siamo apostati.
    Eppure, fratelli, noi conosciamo la differenza tra la destra e la sinistra, non siamo una giovane che manca d’intendimento e di esperienza. Comunque per restare in argomento, anche se l’esempio non è pertinente, secondo il quale sembriamo qualcosa che non siamo, giacché non lo siamo nel nostro cuore, nella mente né nella coscienza, come Cristo Gesù giudicherebbe la questione? Non concederebbe a quella ragazza il beneficio della sua amorevole benignità e clemenza, sicché il peccato non regni sovrano dal momento che egli è morto affinché ci fosse concessa misericordia?
    D’altra parte, sarebbe saggio far uso dell’esempio della ragazza, citato prima come principio per giudicare un altro caso in cui la ragazza è sicura di non aver commesso fornicazione anche se la sua pancia è gonfia? Che dire se un ‘attenta indagine mostrasse che ella ha una cisti nell’utero, sicché ella diceva in effetti la verità? Eppure era stata sottoposta a pressione durante l’interrogatorio ed aveva dovuto sperimentare l’angoscia, e per giunta avevano cominciato a circolare delle calunniose dicerie che insinuavano che ella fosse incinta, che stava per avere dei gemelli, che aveva già avuto un parto trigemino e così via. Ciò non costituirebbe una grossa ingiustizia? Chi avrebbe provocato il vero danno morale? L’amore e la misericordia di Cristo Gesù non avrebbero evitato questa grave ingiustizia?
    Per questa stessa ragione Cristo Gesù disse a quelli che lo condannavano perché faceva opere di guarigione di sabato:
    « Cessate di giudicare dall’aspetto esteriore, ma giudicate con giusto giudizio » Giovanni 7:24.
    Il fratello Episcopo, membro del comitato giudiziario, ha affermato, servendosi di alcune domande tendenziose, che un apostata può essere molto sincero in ciò che intende in segnare, tuttavia egli resta un apostata. Il senso era che, nonostante le nostre ripetute dichiarazioni attestanti che una condotta apostata è impensabile da parte nostra e che non abbiamo mai, avuto l’intenzione di ordire disegni analoghi né di fondare una setta, comunque dovevamo essere trattati da apostati a motivo delle cose di cui avevamo parlato nelle nostre conversazioni private con amici.
    Eppure, se dovessimo parlare di apostasia, allora dovremmo concludere che la nostra storia, dal punto di vista dell’organizzazione dei Testimoni di Geova, è piena di atti di apostasia. Quando insegnavamo che l’invisibile presenza di Cristo Gesù era cominciata nel 1874, noi eravamo sinceri; tuttavia Geova sapeva che il nostro insegnamento non era in armonia con la verità biblica. Allora una menzogna ci dovrebbe far qualificare come apostati, secondo la definizione esposta dal fratello Episcopo. Ripetutamente, come organizzazione, abbiamo insegnato con pia devozione e sincerità cose che sono risultate in contrasto con la Parola di Dio, e la fede di molti è stata turbata quando i fatti non hanno dato ragione di ciò che avevamo insegnato. In base a ciò sarebbe misericordioso ed amorevole definire apostata l’organizzazione? Sarebbe un sano ragionamento inserire l’organizzazione nella classe di Imeneo e Fileto, che scuotevano la fede altrui dicendo che la risurrezione era già avvenuta?
    Il pretesto per il provvedimento contro di noi è il fatto che abbiamo esaminato certi aspetti della Bibbia con qualche fratello durante conversazioni private. Uno dei fondamentali privilegi che ciascuno di noi ha come individuo è quello di parlare confidenzialmente con un amico o con una persona fidata. Se questo privilegio viene abolito o se ci viene detto che dobbiamo confessare questi discorsi confidenziali per poi essere giudicati in base ad essi, o se le persone che godono della nostra fiducia sono costrette dal timore di un provvedimento ad accusarci di aver parlato con loro, quale sorta di assoggettamento pretendiamo come organizzazione? Non costituirebbe ciò una totale e assoluta soggezione? Ciò non violerebbe l’autorità di Cristo Gesù nella congregazione?
    Possiamo fornire molti esempi di conversazioni del genere relative al passato da parte di molti, inclusi alcuni fra i membri del comitato, su argomenti non resi pubblici né esaminati dalla organizzazione. Se io sono al corrente di queste conversazioni, quanti ancora le conoscono o le hanno conosciute? A quanti essi hanno parlato di queste cose? Dovremmo dare inizio ad un ‘investigazione inquisitoria per determinare ciò e per concludere che essi sono apostati? L ‘unico motivo per cui non rivelo questi esempi, né cito i nomi, è che ritengo che non sarebbe giusto fare una cosa del genere.
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    Non vogliamo dare l’impressione che stiamo puntando il dito contro qualcun altro. I fratelli si trovano ora in un ‘atmosfera di tenore sicché la semplice menzione di una lettura biblica in privato sarebbe considerata con sospetto e forse ritenuta un ‘azione apostata. O dovremmo dire « eretica »?
    Durante l’udienza, mentre dichiaravo che eravamo molto spiacenti di aver turbato qualcuno a motivo della ripetizione molto imprudente di certi argomenti a diversi fratelli e mentre assicuravamo che mai più avremmo parlato di queste cose con altri, e che piuttosto avremmo invitato ad interrompere il discorso chiunque ce ne avesse fatto cenno, il fratello Harold Jackson drasticamente asserì che dovevo dargli qualche garanzia di ciò, poi proseguì dicendo che costituivamo un pericolo per l’organizzazione, inoltre insinuò che il mio atteggiamento tendeva a confondere le cose e che egli personalmente non credeva a ciò che dicevo. Quale direttiva fornisce la Bibbia a questo proposito? Come si può fornire questa « garanzia »? Anche se ci fossero state valide ragioni perché qualcuno fosse accusato di promuovere una setta, Tito 3:10 dice: « In quanto all’uomo che promuove una setta, rigettalo dopo una prima e una seconda ammonizione ». La seconda ammonizione sarebbe stata necessaria se l’individuo avesse continuato con nuove ingiurie dimostranti che persisteva nel promuovere una setta. Sebbene fossimo considerati alla stregua di questo tipo di persone a causa di un solo sfortunato errore in tal senso, siamo stati posti nell’abnorme condizione di non potèr comuni care per evitare qualsiasi ulteriore errore interpretativo. Siccome una semplice garanzia verbale non sarebbe stata sufficiente, com’è implicito nel consiglio di Paolo, la condotta dell’individuo avrebbe fornito la garanzia necessaria, non essendo necessaria una seconda ammonizione e quindi il ripetersi dell’errore. Non ci è stato concesso neppure il beneficio del dubbio. In più di un ‘occasione il fratello Jackson ha affermato che le critiche riportate indicavano un attacco al cuore dell’organizzazione. Comunque, in primo luogo, quest’attacco non esiste e personalmente non conosco nessuno che stia conducendo un attacco. Non potrebbe essere che l’espressione usata sia stata coniata da una persona priva di discernimento che ha espresso un ‘affrettata valutazione e ha fatto una lagnanza? Una dichiarazione o un giudizio affrettato come questo potrebbe diventare all’improvviso una verità assoluta e un criterio di giudizio per chiunque? Fratelli, il drastico e strano provvedi mento preso in questa situazione è molto sconvolgente e confuso.
    Facciamo appello alla giustizia e alla misericordia, giacché siamo stati giudicati per una colpa che non abbiamo commesso.
    Siate certi delle nostre preghiere a Geova affinché questa questione sia chiarita per la gloria del suo nome e per il benessere spirituale del suo popolo.
    Vostri fratelli
    Firmato: Rene Vazquez e Elsie Vazquez.

    Circa trent’anni prima Rene aveva lasciato la casa di suo padre per sfuggire a ciò che egli riteneva un’atmosfera di oppressiva intolleranza, di ristrettezza di idee. Egli aveva cercato la libertà per realizzare il suo scopo tra i Testimoni di Geova. Da quel momento in poi si era dedicato, anima e corpo, all’attività tra loro. Ora, nel giro di due settimane, si accorse che questi trent’anni erano accantonati senza tanti riguardi, fu sottoposto ad un intenso interrogatorio, la sincerità dei suoi sentimenti fu messa in dubbio e fu etichettato come un ribelle contro Dio e contro Cristo. La lettera esprime la penosa angoscia di trovarsi nella medesima atmosfera d’intolleranza religiosa e di ristrettezza mentale alla quale credeva di essersi sottratto.
    A Rene fu concesso l’appello ed egli incontrò nuovamente un comitato (formato da altri cinque anziani). Qualsiasi tentativo facesse per mostrarsi conciliante, per dimostrare che non aveva cercato di suscitare contrasti su specifici argomenti dottrinali e che non desiderava essere intransigente, fu respinto come evasivo e come prova di colpevolezza.
    A un certo punto, dopo ore di fastidiose domande, egli fu interrotto da Sam Friend, un membro del comitato d’appello, che disse: « Stiamo perdendo tempo (in inglese «hog wash »). Ora ti leggerò una lista di domande e desidero che tu risponda ad esse con un sì o con un no ». A Rene, la cui lingua nativa è lo spagnolo, la parola « hogwash » (letteralmente: lavatura di piatti per i maiali; figurativamente: cosa di nessun valore) non era familiare e, sebbene dopo giungesse a capire che era semplicemente un’espressione dialettale,
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    in quel momento (come narra egli stesso) essa lo colpì nel suo senso letterale di sozzure che gli « propinavano » e rispose: «No! Non intendo rispondere più a nessuna delle vostre domande. State cercando di sondare minuziosamente il mio cuore ed io non intendo più permettervi di farlo ». Fu proposta una pausa nell’udienza. Rene uscì e, giunto in strada, scoppiò in lacrime. Il comitato confermò la sentenza di disassociazione.
    Di tutte le persone che Rene aveva conosciuto e con le quali aveva lavorato al Dipartimento del Servizio di Brooklyn, compresi quelli che erano stati solleciti nel servirsi della sua generosità e disponibilità per molti anni, nessuno si presentò per dire una parola in sua difesa, per chiedere le ragioni di un tale trattamento nei suoi confronti*
    Sulla bilancia della giustizia dell’organizzazione la sua innegabile sincerità e l’irreprensibile attività dei trascorsi trent’anni non avevano nessun peso se egli non era completamente d’accordo con l’organizzazione e non manteneva un incondizionato silenzio. Pare che in qualche modo a tutto ciò si applichino le parole del discepolo Giacomo, quando scrive:
    «Parlate e agite come persone che devono essere giudicate secondo una legge di libertà, perché il giudizio sarà senza misericordia contro chi non avrà usato misericordia; la misericordia invece ha sempre la meglio nel giudizio » **
    Alla fine, l’8 maggio 1980 il Corpo Direttivo mi comunicò ufficialmente che il mio nome era coinvolto nella vicenda. Ricevetti una telefonata dal presidente Albert Schròeder,
    il quale mi disse che il Corpo Direttivo desiderava che mi presentassi dinanzi ad esso a Brooklyn. Questa fu la prima
    * Mentre è vero che tutte queste procedure venivano attuate sui mo dello delle « udienze segrete », comunque c’erano molti nei Dipartimento che s cosa stava accadendo, o per conoscenza diretta o per fuga di notizie nell’ambito del Dipartimento.
    ** Giacomo 2:12,13; CEE.

    volta in cui mi veniva comunicato che ero in qualche modo implicato nella questione.
    Erano trascorsi quindici giorni dalla precedente conversazione durante la quale il presidente aveva ripetutamente evitato di dirmi ciò che stava realmente accadendo. Ancora non sapevo dell’esistenza dell’interrogatorio di due ore registrato né che esso era stato ascoltato dal Corpo Direttivo in sessione plenaria; erano trascorsi ventitré giorni da quel l’avvenimento. In quei ventitré giorni non solo quella registrazione era stata ascoltata dal Corpo Direttivo ma alcune parti di essa, nelle quali si faceva il mio nome e quello di Ed Dunlap, furono ascoltate da almeno diciassette persone estranee al Corpo (che formavano i comitati investigativi e giudiziari). Costoro avevano disassociato tre membri del personale della sede centrale e tre persone esterne a quest’ultima, una delle quali era mio amico da trent’anni. Era stato registrato un altro colloquio con un uomo di nome Bonelli (di questa registrazione parleremo in seguito), e in generale, non solo avevano compiuto puntigliose investigazioni, ma addirittura avevano cercato attivamente di ottenere dai membri della famiglia di Betel o da altri qualsiasi prova utile per un’incriminazione, ed avevano adoperato anche la minaccia di disassociazione per estorcere informazioni.
    Solo dopo tutto questo il Corpo Direttivo, tramite il Comitato del Presidente, ritenne opportuno informarmi che mi considerava in qualche modo coinvolto in ciò che stava accadendo. Perché?
    Ciò che sapevo, lo avevo appreso interamente da altre fonti, non dal Corpo Direttivo del quale ero stato membro per nove anni. I membri della Betel, che erano stati interrogati e processati, mi avevano telefonato esprimendo la loro costernazione per la scorretta e intollerante attitudine mostrata. Essi espressero la convinzione che coloro che dirigevano l’intera operazione li stavano coinvolgendo semplicemente allo scopo puro e semplice di raggiungere i loro veri obiettivi: Edward Dunlap ed io. Essi ritenevano che i manipolatori stavano adottando la condotta più strategica di comin
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    ciare con i «pesci piccoli », i meno noti e meno preminenti, stabilendo la loro « colpevolezza » e facendo così credere che la situazione fosse di proporzioni notevoli e pericolose. Una volta creata una solida base, avrebbero continuato affrontando i più noti e preminenti. Giusta o sbagliata, questa fu l’impressione che essi avevano avuta.
    Sarebbe stato interessante udire dai membri del Comitato del Presidente, al quale in ultima analisi giungevano tutti i rapporti e che rispondevano a tutte le richieste di direttiva da parte dei comitati investigativi e di quelli giudiziari, quali plausibili ragioni avesse avuto il Comitato per procedere in quella maniera.
    Quando il presidente Schroeder mi telefonò l’8 maggio, gli manifestai i miei sentimenti, gli dissi quanto mi era difficile comprendere perché, dopo aver vissuto e lavorato insieme ai membri del Corpo Direttivo, settimana dopo settimana, per nove anni (con alcuni per quindici anni), nessuno di loro aveva mostrato la fraterna premura d’informarmi su quanto stava accadendo. (Per correttezza nei confronti dei membri in generale, bisogna dire che essi potevano non conoscere nei dettagli il modo in cui il Comitato del Presidente stava trattando la questione. Potevano non conoscere il contenuto della conversazione telefonica tra Albert Schroeder e me del 23 aprile, né le evasive risposte date alle mie domande, anche se pare possibile, forse probabile, che quella conversazione sia stata registrata, come indicherebbero i successivi sviluppi. In ogni modo, bisogna riconoscere che alcuni o molti dei membri potevano aspettarsi e credere che il Comitato del Presidente stesse trattando la questione in buona fede, in armonia con princìpi cristiani, facendo agli altri ciò che essi avrebbero voluto che gli altri facessero loro).
    Poi chiesi ad Albert Schroeder come si sarebbe sentito se, mentre egli in Europa esponeva le proprie opinioni relative ad una diversa applicazione della problematica espressione « questa generazione », qualcuno a Brooklyn, informato di ciò, lo avesse accusato di « propensione per l’apostasia » e
    poi avesse cominciato a raccogliere tutte le espressioni usate in altri posti, in tempi diversi e con persone diverse, il tutto come prova per documentare la grave accusa e senza comunicargli nulla di quanto accadeva. Come si sarebbe sentito?
    Non rispose. Gli dissi che sarei andato a Brooklyn come richiesto e la conversazione finì.
    Quando arrivai a Brooklyn il 19 maggio, la crescente tensione nervosa mi aveva quasi portato al collasso. Ciò che stava accadendo e i metodi usati sembravano qualcosa di così irrazionale! Qualcuno li aveva definiti un « incubo », altri ritennero necessario adoperare un termine più incisivo:
    « paranoia ». Innocenti cristiani venivano trattati come se fossero pericolosi nemici. Recentemente avevo riesaminato un articolo che avevo letto e ritagliato alcuni anni prima dal New York Times. Intitolato « Sfiducia manifestata tra il personale di Nixon » esso diceva tra l’altro:
    « Uno psichiatra, che ha fatto parte del personale della Casa Bianca dal 1971 al 1973 afferma che il gruppo più vicino a Richard M. Nixon diffidava profondamente dei sentimenti delle altre persone, riteneva che la preoccupazione per i sentimenti del popolo fosse una debolezza del carattere e non rispettava l’opposizione o il dissenso leali. ‘ Dissenso e slealtà erano concetti che non venivano mai sufficientemente distinti nelle loro menti ‘, diceva il dott. Jerome H. Jaffe. Inoltre dichiarava: ‘ Questo in realtà era l’aspetto tragico. Dissentire equivaleva ad essere sleali; questo tema ricorreva continuamente ‘ ... ‘ L’Amministrazione apprezzava la gente che sapeva essere fredda e imparziale quando prende va decisioni personali ‘. Fare concessioni ai sentimenti del popolo, ritenere che un particolare obiettivo non era utile perché danneggiava il popolo nel suo processo di realizzazione, erano cose che non provocavano alcuna ammirazione. Perplessità del genere erano considerate una debolezza fata le. Essi diffidavano profondamente dei sentimenti delle altre persone e non erano capaci di credere che ci fossero di quelli che potessero andare oltre i propri egoistici interessi ‘ »*
    * New York Times del 12 gennaio 1976 p. 12.
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    Trovo che c’è un parallelo terribilmente stretto tra ciò e l’attitudine manifestata a Brooklyn nella primavera del 1980. « Dissentire equivaleva ad essere sleali; questo tema ricorreva continuamente ». La benevolenza di Gesù Cristo appariva seriamente assente. Il calore dell’amicizia, e la compassionevole comprensione, che dà calore all’amicizia, parevano sostituiti da un freddo approccio di tipo organizzativo che lasciava presumere il peggio, non concedeva il beneficio del dubbio e considerava l’indulgenza e la pazienza come debolezza, contrarie agli interessi dell’organizzazione, ai suoi obiettivi di uniformità e conformismo. Era come se una grossa macchina legale si fosse messa in moto e stesse procedendo in maniera meccanica e implacabile verso il suo scopo finale. Per me era difficile credere a quanto stava in realtà accadendo.
    Al quartier generale trovai, tra le altre cose sulla mia scrivania, una nota del Comitato del Presidente che risaliva al 28 aprile 1980. Ne riporto il testo:

    Al Corpo Direttivo:
    Recenti evidenze sulla diffusione di errate dottrine
    Elenchiamo alcune fra le erronee dottrine che vengono diffuse come provenienti dalla Betel. Esse sono state sottoposte all’attenzione del Corpo Direttivo dal « campo » a partire dal 14 aprile.
    1. Geova non ha oggi sulla terra un ‘organizzazione e il suo Corpo Direttivo non viene diretto da Geova.
    2. Ogni battezzato, dal tempo di Cristo (33 d. C.) fino alla fine, dovrebbe avere la speranza celeste. Tutti costoro dovrebbero partecipare agli emblemi in occasione della Commemorazione e non solo quelli che dichiarano di appartenere all’unto rimanente.
    3. Non esiste un preciso incarico di una classe in qualità di « schiavo fedele e discreto », formata dagli unti e il cui Corpo Direttivo debba dirigere gli affari del popolo di Geova. In Mt 24:45 Gesù usò la predetta espressione solo come illustrazione della fedeltà degli individui. Non sono necessarie regole, basta solo seguire la Bibbia.
    4. Non esistono oggi due classi: la celeste e quelle tèrrestre, quest’ultima detta anche delle « altre pecore » in Giovanni 10:16.
    5. Il numero 144.000, menzionato in Riv. 7:4 e 14:1, è simbolico e non va preso alla lettera. I membri della « grande folla », menzionata in Riv. 7:9, servono anch’essi in cielo com’è indicato al v. 15, dove si dice che questa folla serve « giorno e notte nel suo tempio (gr. naos) » o come dice la traduzione interlineare: « nella sua divina dimora ».
    6. Attualmente non stiamo vivendo nello speciale periodo degli « ultimi giorni », ma « gli ultimi giorni » cominciarono 1900 anni fa, nel 33 d. C., come indica Pietro in Atti 2:17, dove cita il profeta Gioele.
    7. Il 1914 non è una data stabilita. Gesù Cristo non è stato intronizzato in quella data, ma ha cominciato a governare nel suo regno fin dal 33 d. C. La presenza di Cristo (parousia) non è in atto, ma è un evento futuro, quando « il segno del Figlio dell’uomo apparirà nel cielo » (Mt. 24:30).
    8. Abraamo, Davide e gli altri fedeli dell’antichità godranno anch ‘essi di una vita celeste; tale veduta si basa su Eb. 11:16.
    Note: Le menzionate opinioni bibliche sono state adottate da alcuni e attualmente vengono diffuse da altri come « nuovi intendimenti ». Tali opinioni sono contrarie alla fondamentale « struttura » biblica delle dottrine cristiane della Società (Rom. 2:20; 3:2). Essi sono pure contrarie al « modello di sane parole »‘ che è stato biblicamente accettato dal popolo di Geova nel corso degli anni (2 Tim. 1:13). Questi « cambiamenti » sono condannati in Prov. 24:21,22. Pertanto quelle citate sono « deviazioni dalla verità che sovvertono la fede di alcuni » (2 Tim. 2:19). Considerato tutto questo, non ci troviamo di fronte ad APOSTASIA e non è essa perseguibile con provvedimenti disciplinari da parte della congregazione? (Vedere «Libro di Testo per la Scuola di Ministero del Regno » del 1977, p. 58).
    Il Comitato del Presidente 28-4-80

    Alcuni dei punti furono sorprendenti. per me perché non li avevo addirittura mai presi in considerazione, tanto meno ne avevo parlato con altri. Rimasi disgustato dai termini
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    dogmatici con i quali tutti i punti erano descritti. Pensai che le « Note » finali presentavano in realtà il vero problema. Infatti queste osservazioni puntualizzavano con ripetuta enfasi « la fondamentale ‘struttura ‘ biblica delle dottrine cristiane della Società », il «‘ modello di sane parole ‘ che è stato biblicamente accettato dal popolo di Geova nel corso degli anni ».
    Tutto ciò mi suonava familiare perché era un argomento adoperato con molta frequenza durante le sessioni del Corpo Direttivo: bisogna attenersi ai tradizionali insegnamenti di vecchia data della Società, come se il numero di anni, durante i quali sono stati in vigore, costituisse una prova della loro giustezza. Questi insegnamenti tradizionali, non la Parola di Dio in sé, costituivano il nocciolo del problema.
    Il 20 maggio ebbi un incontro con il Comitato del Presidente e mi fu fatta ascoltare la registrazione del rapporto presentato al Corpo Direttivo relativo ai colloqui con i membri del personale degli Scrittori e alle successive iniziative intraprese dal Comitato del Presidente per mettere in moto le procedure investigative e giudiziarie. Poi mi furono consegnati due nastri da ascoltare: uno conteneva il colloquio di due ore con la coppia cubana (i Godinez), l’altro riportava una conversazione più breve con un Testimone di nome Bonelli. Per la prima volta seppi della esistenza della registrazione di due ore e del fatto che questa era stata ascoltata dal Corpo Direttivo più di un mese prima. Considero alquanto ridicolo che dopo tutto il danno che era stato arrecato alla vita di alcune persone fin dal tempo dell’ascolto di quella registrazione, solo ora ci si preoccupasse di farmela ascoltare, il giorno prima dell’udienza dinanzi ad una sessione plenaria del Corpo Direttivo.,
    Portai i nastri nel mio ufficio e li ascoltai. Stetti male. Tutto veniva presentato come una sporca faccenda. Non ebbi dubbi sul fatto che i Godinez avevano cercato di riferire i fatti così come li avevano uditi dal momento che li conoscevo e avevano sempre dato prova d’essere persone serie. Tuttavia, mentre ascoltavo Harley Miller pilotare ‘la convèrsazione, mi chiedevo: « Le cose che venivano dette a loro erano presentate in realtà con precisione in considerazione dell’impressione che essi traevano in quel contesto? ». In effetti non potevo appurare ciò, perché il Comitato del Presidente aveva già predisposto la costituzione dei comitati giudiziari, i quali avevano provveduto a disassociare le persone coinvolte.
    Al termine della registrazione sentii ciascuno dei tre membri del Comitato del Presidente dichiararsi soddisfatto per il fatto che ora avevano un quadro chiaro della questione e, dapprima, si udiva che i tre lodavano la coppia interpellata per la sua lealtà, poi, biasimavano quelli implicati. Ciò fece aumentare il mio malessere: come avevano potuto far ciò senza aver neppure parlato con Cris Sanchez? perché egli non era lì? perché Rene Vazquez era stato in sostanza « sistemato» dal suggerimento di Harley Miller (registrato proprio sul nastro) che Godinez telefonasse a Rene per vedere « con tatto » se egli si sarebbe compromesso? quale obiettivo avevano questi uomini, che cosa cercavano di ottenere? si volevano sinceramente aiutare delle persone, conoscere il loro punto di vista e perseguire una pacifica soluzione, cercare di chiarire argomenti che presentavano un minimo di difficoltà e di preoccupazione, attraverso consigli benevoli ed esortazioni alla moderazione e alla prudenza se queste ultime qualità erano carenti, oppure si voleva creare un caso contro di loro? In tutta la registrazione non trovai nulla che attestasse qualcosa di diverso da quest’ultimo proposito.
    Se il contenuto della prima registrazione era sgradevole, il secondo fu peggiore. I Godinez avevano riferito i loro ricordi relativi ad una conversazione fatta in casa loro e alle impressioni che ne avevano riportato; come ho già detto, credo che essi si siano comportati onestamente. La seconda registrazione era in larga parte infarcita di dicerie; comunque l’aspetto più scoraggiante dell’intera registrazione furono le espressioni usate dagli intervistatori del quartier generale.
    Bonelli era membro di una congregazione di lingua spagnola vicina a quella di Rene. La registrazione si iniziava
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    con Albert Schroeder che presentava Bonelli come uno che era stato « servitore di ministero » (o « diacono ») in due precedenti congregazioni ma che attualmente non lo era più. Egli riferiva che Bonelli aveva dichiarato di non essere stato nominato « servitore di ministero » nell’attuale congregazione di appartenenza a causa della prevenzione di uno degli anziani di essa, di nome Angulo.
    Poi Bonelli forniva una testimonianza contro quello stesso anziano che, a suo dire, aveva contribuito alla sua mancata nomina a « servitore di ministero (Angulo fu uno di quelli che furono disassociati). Inoltre egli dichiarava che, dopo la celebrazione della Commemorazione (il Pasto Serale del Signore) il 31 marzo, si era recato a casa di Rene Vazquez e lì aveva visto la moglie di Rene e la madre di lui partecipare agli emblemi del pane e del vino*
    * Prima che io andassi in congedo, Rene mi disse che egli, sua moglie e sua madre ritenevano in coscienza di dover prendere gli emblemi. Disse di essere sicuro che, se tutti e tre lo avessero fatto nella Sala del Regno, ciò avrebbe causato molto scalpore (è raro fra le congregazioni in lingua spagnola che ci siano alcuni che professino di appartenere agli « unti »). Asserì di ritenere che la cosa che avrebbe creato meno problemi sarebbe stata quella che sua moglie e la madre aspettassero la fine della cerimonia nella congregazione e prendessero gli emblemi tranquillamente a casa. Egli raccontò che Bonelli non apparteneva alla loro congregazione e che non gli fu chiesto di accompagnarli a casa, ma che egli chiese di far ciò. (La madre di Rene aveva per un certo tempo fatto uno studio biblico con Bonelli e lo conosceva bene).

    Bonelli asseriva di aver partecipato anch’egli agli emblemi. Quest’ultima affermazione suscitò commenti di sorpresa da parte dei suoi intervistatori: Albert Schroeder, Dave Olson ed Harold Jackson, questi ultimi del Dipartimento del Servizio. Bonelli continuò nella sua esposizione e a questo punto cito le precise parole come sono registrate sul nastro: « Sono un tipo astuto Egli dichiarò di essersi recato a casa di Rene per attingere informazioni sul suo conto**

    ** Personalmente dubito che questo fosse il suo scopo in quelle circostanze.


    Proseguì dicendo di aver saputo da un altro Testimone che l’anziano di nome Angulo aveva addirittura procurato un edificio in cui egli e Rene avrebbero tenuto adunanze e che essi avevano già battezzato delle persone secondo il loro nuovo credo. In realtà, non c’era una sola parola di verità in queste dicerie. Gli inquisitori non chiesero dove fosse ubicato il supposto luogo di adunanza, né quali fossero i nomi delle persone che si supponeva fossero state battezzate. Se li avessero chiesti non ne avrebbero ottenuto nessuno, perché non esistevano.
    Più avanti nella registrazione, Bonelli manifestava difficoltà nell’esprimere un concetto in Inglese ed Harold Jackson, che parla Spagnolo, glielo fece esporre in Spagnolo, poi Jackson lo tradusse in Inglese. Bonelli sorrise e disse:
    « Il mio Inglese non è corretto, ma le notizie che sto fornendo sono esatte ». A questo punto si sentiva improvvisamente la voce di Dave Olson che diceva: « Sì, fratello, ci stai dicendo proprio ciò di cui abbiamo bisogno. Continua ».
    Nell’udire queste parole fu come se un peso opprimente mi schiacciasse il cuore. In tutto il colloquio quest’uomo non aveva detto una sola cosa che potesse essere considerata utile se lo scopo fosse stato quello di cercare di aiutare delle persone che manifestavano un errato intendimento della Scrittura. Soltanto se l’obiettivo era quello di creare un caso, di proporsi un’incriminazione, una prova schiacciante, solo in questo caso egli poteva dire che si stava ‘ dicendo proprio ciò di cui c’era bisogno ‘. Comunque l’evidenza fornita era per metà diceria infondata, completamente falsa, e per l’altra metà poteva considerarsi significativa solo se uno sostiene l’opinione che una organizzazione religiosa abbia il diritto di proibire conversazioni private sulla Bibbia tra amici, se questi non accettano completamente le dottrine dell’organizzazione, e se l’organizzazione abbia pure il diritto di giudicare le azioni dettate dalla coscienza delle persone perfino quando queste sono compiute nella riservatezza delle pareti domestiche. Al termine della testimonianza registrata di Bonelli, Dave Olson gli chiese se fosse in grado di fornire i nomi di altri « fratelli » i quali potessero dare informazioni
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    analoghe. Bonelli aveva dichiarato che molte persone erano state adescate con quelle vedute « apostate »; egli rispose alla domanda di Olson dicendo che credeva di conoscere un « fratello » del New Jersey che poteva essere in grado di fornire qualche indicazione. Olson chiese il nome di costui. Bonelli rispose di non ricordarlo, ma riteneva di poterlo rintracciare. Olson disse: «Ma devono esserci molti altri che possono fornire informazioni ». Allora Bonelli affermò che credeva di conoscere alcune « sorelle » che potevano essere in grado di far ciò. Quali erano i loro nomi? Anche questi avrebbe dovuto rintracciare.
    Albert Schroeder espresse infine gratitudine a Bonelli per la sua cooperazione come testimone e gli consigliò di mantenersi spiritualmente forte frequentando regolarmente le adunanze ‘, ed aggiunse che, se Bonelli avesse udito qualche altra cosa, avrebbe dovuto riferirla loro.
    Secondo me, nulla rivela più chiaramente ed eloquentemente l’indirizzo preso dall’intero processo di investigazione, interrogatorio e di definitiva condanna quanto questa specifica registrazione. Ritengo che nulla potrebbe essere più utile a tutti i Testimoni di Geova di ogni luogo, per permettere loro di farsi un’opinione equilibrata, non faziosa, di ciò che avvenne, del « clima » che prevalse, di come si comportarono gli uomini della sede centrale associati al «canale » di Dio, quanto l’ascolto da parte loro di questa registrazione ed il confronto d’essa con ciò che fino ad ora è stato loro detto dall’organizzazione o con ciò che hanno udito attraverso i pettegolezzi. Comunque, essi avrebbero anche il diritto di porre domande su ciò che fu fatto per verificare la testimonianza di quell’uomo, per separare i fatti dalle dicerie; inoltre avrebbero il diritto di chiedere perché questo tipo di testimonianza fu considerata dagli uomini del quartier generale di tanto valore, « proprio ciò di cui abbiamo bisogno ». Le probabilità che l’organizzazione faccia ciò, cioè consenta l’ascolto della registrazione (senza cancellarne delle parti) e risponda alle domande, sono, a mio avviso, completamente nulle. Personalmente ritengo che preferirebbero distruggerla piuttosto che permettere che accada qualcosa del genere. Ancora non riesco a capire perché il Comitato del Presidente non si sia vergognato di farmela ascoltare.
    Il Corpo Direttivo sapeva che, nel giro di qualche giorno dalla disassociazione dei membri del personale della sede centrale, dicerie del tipo di quelle contenute nel nastro avevano cominciato a circolare tra la famiglia della Betel. Gli « apostati » stavano organizzando la loro religione, avevano tenuto adunanze scismatiche. Battezzavano persone, il loro nuovo credo aveva il nome di « Figli di Libertà »: queste ed altre espressioni simili erano usuali nelle conversazioni. Comunque erano completamente false. I membri del Corpo Direttivo che presiedevano ai commenti biblici del mattino, parlarono ripetutamente degli « apostati », ma non ritennero opportuno denunciare la falsità dei pettegolezzi che circolavano. Quelle dicerie rimasero incontrollate e, alla fine, si diffusero in tutto il mondo. Eppure, ogni Testimone che parlava di ciò, diventava, anche se involontariamente, un falso testimone contro il suo prossimo. Gli unici in grado di denunciare la falsità di questi pettegolezzi e di contribuire in tal modo a frenare la falsa testimonianza erano quelli del Corpo Direttivo. Perché essi non decisero di far ciò che solo loro potevano fare? Sono convinto che tra loro c’erano alcuni che pensavano onestamente che le cose udite fossero vere; tuttavia ritengo che essi per la posizione che occupavano e per l’onerosa responsabilità che avevano, avessero l’obbligo d’indagare o di aiutare gli altri a capire che tutto ciò non era vero, era falso, e non solo falso ma anche offensivo, perfino crudele.
    Non credo che gli errori di valutazione siano stati commessi da una parte soltanto; non dubito affatto che, tra quelli di noi « portati in giudizio », si siano verificati casi di affermazioni avventate. L’evidenza indica che alcune fra le più drastiche dichiarazioni furono fatte da un uomo che, dopo essere stato avvicinato, immediatamente si offrì di diventare ‘ testimone d’accusa’, testimoniando contro un compagno anziano. Non conosco di persona quell’uomo, non l’ho
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    mai incontrato, né conosco l’altro anziano: mi sono completamente estranei *
    * Questi anziani appartenevano ad una congregazione vicina a quella frequentata da Rene.

    Non penso che fosse sbagliato da parte del quartier generale fare almeno un’indagine sulla questione come conseguenza delle notizie che erano state sottoposte alla sua attenzione. Sarebbe stato del tutto normale agire in tal modo. Se essi credono che ciò che insegnano sia verità di Dio, avrebbero sbagliato non promuovendo una tale azione.
    Quel che trovo difficile da capire e da collegare con la Bibbia è il modo in cui ciò fu fatto, le reazioni precipitose e l’avventatezza, i metodi adottati — il trascurare e il respingere le informazioni ottenibili dalle persone, i cui interessi vitali erano profondamente implicati, la cui buona reputazione era in gioco, i tortuosi approcci adoperati per procurarsi informazioni pregiudizievoli, la coercizione mediante la minaccia di disassociazione per ottenere « cooperazione » nella raccolta di prove incriminanti — e, soprattutto, lo spirito manifestato: lo schiacciante dispotismo, l’insensibile approccio legalistico e la severità dei provvedimenti presi. Qualsiasi dichiarazione avventata possa essere stata fatta da qualcuno di quelli ‘ sottoposti a giudizio ‘, ritengo che i fatti mostrino che esse sono state di gran lunga superate dai mezzi usati per trattare il problema.
    Come accadde durante l’Inquisizione, tutti i diritti spettavano agli inquisitori, l’accusato non ne aveva nessuno. Gli investigatori ritenevano di avere il diritto di porre ogni domanda e contemporaneamente si rifiutavano di rispondere alle domande poste loro. Insistevano nel mantenere segreti i loro procedimenti giudiziari, sottratti interamente all’osservazione di chiunque altro, eppure si arrogavano il diritto di impicciarsi delle conversazioni e delle attività private di quelli che interrogavano. La loro segretezza giudiziaria era opportuna, l’esercizio del « fare confidenze» e la loro evasività venivano considerati semplicemente « pratici », strategici, mentre il tentativo dell’accusato di conservare la riservatezza sulle conversazioni personali era etichettato come fuorviante, come una prova di cospirazione segreta. Si aspettavano che le loro azioni fossero considerate come evidenza di zelo per Dio, per la « verità rivelata », mentre contemporaneamente sospettavano il peggio in tutto ciò che l’accusato aveva fatto, non tenevano in debito conto la sua sincerità nel voler mettere Dio al primo posto, il suo amore per la verità anche nel caso in cui quella verità contrastava con gli insegnamenti tradizionali.
    Per esempio, quando Rene Vazquez fu interrogato, si sforzò di parlare con moderazione e senza preconcetti per illustrare che egli non voleva suscitare infuocate polemiche su argomenti dottrinali secondari e per chiarire che egli non aveva insistito affinché qualcun altro vedesse le cose dal suo punto di vista o adottasse le sue opinioni. Ma egli notò che tutto ciò fu considerato insoddisfacente dai membri del comitato giudiziario. Essi cercarono di penetrare nei suoi più intimi sentimenti, nelle sue personali opinioni per incolparlo; come disse egli stesso, quando una domanda posta da una certa prospettiva non riusciva in quest’intento, allora un’altra domanda da un’altra angolazione tentava di costringerlo a rispondere in modo alquanto categorico. Contemporaneamente allo svolgimento dell’udienza dinanzi al primo comitato giudiziario, anche un altro anziano, Benjamin Angulo, veniva processato. Angulo fu molto esplicito, addirittura cristallino in molte delle sue dichiarazioni. Poiché Rene si esprimeva con parole prudenti, uno dei membri del comitato, Harold Jackson, gli disse: « Non sei neanche un buon apostata ». Affermando che Rene non sosteneva esplicitamente le sue vedute, Jackson continuò:
    « Guarda Angulo, lui sì che le difende! Tu ha parlato ad Angulo di queste cose e ora considera come questi parla d’esse. Egli corre il rischio d’essere disassociato, tu invece non sei esplicito su queste vedute ».
    Durante la seconda udienza dinanzi al comitato di appello, come si è già narrato, i tentativi di Rene d’essere prudente provocarono l’espressione « hogwash ». Mitezza, moderazione, disponibilità a fare concessioni laddove gli argomenti consentivano la flessibilità, tutte queste qualità non costituiscono un elemento sufficiente per disassociare persone come « apostati » ribelli. Eppure esse sono qualità che fanno parte del carattere di Rene Vazquez e quelli che lo conoscono sanno che ciò è vero. Due anni dopo la sua disassociazione parlai con Rene dell’intera questione e chiesi a lui come si sentiva ora che aveva parlato ad altri di ciò che aveva compreso dalle Scritture. Che cosa avrebbe detto a qualcuno che avesse sostenuto l’opinione che, come nel di chi lavora per un’organizzazione commerciale, finché fa parte di quell’organizzazione deve applicare tutte le direttive e, se non se la sente, deve prima lasciarla e può criticare qualcosa? La sua risposta fu:
    « Ma tutto ciò è relativo ad un’organizzazione commerciale ed io non valutai la questione in questi termini. Ritenevo che il problema coinvolgesse un rapporto più importante, quello con Dio. So quali erano allora i miei sentimenti e cosa avevo nel cuore e nessuno può saperlo tranne me. Se fossi stato coinvolto in un complotto, perché ora dovrei negarlo? Quando cominciarono le udienze, pregai perché non fossi disassociato; anche altri fecero la stessa cosa. Eppure accadde ugualmente. Se avessi voluto rimanere nell’organizzazione solo per fare proseliti, ora sarei un militante. Dov’è la ‘ setta che stavamo formando? Qual è l’evidenza ‘ a posteriori ‘ del fatto che stessi tramando qualcosa? Fino a questo giorno, anche quando delle persone mi avvicinano per parlarmi, in seguito preferisco che siano loro a chiamarmi piuttosto che prendere io l’iniziativa. Se dovessi ricominciare tutto daccapo, affronterei lo stesso dilemma. Ritengo di aver ricavato molto di buono da quanto ho appreso dalle Scritture, che sia stata una benedizione aver chiarito certe cose e che ciò mi ha avvicinato di più a Dio. Se avessi preparato un complotto ‘, avrei programmato la maniera di fare le cose. Ma ciò che ho fatto è stato semplicemente spontaneo, ed ho agito in base alle comuni reazioni umane: l’elemento umano ha preso il sopravvento sul timore di un’organizzazione. Non avevo mai pensato di dissociarmi dai Testimoni; mi stavo solo rallegrando per ciò che leggevo nella Bibbia e le conclusioni alle quali pervenni erano il risultato della mia lettura personale della Bibbia. Non avevo intenzione d’essere dogmatico. La domanda che mi pongo è: perché essi non presero in considerazione tutti i miei trent’anni da Testimone e i miei sentimenti di misericordia e compassione? perché quel modo subdolo di formulare le domande? Le udienze furono condotte come se si dovessero raccogliere le prove di una colpevolezza, non con lo scopo di aiutare un fratello in errore ».

    Una diceria che in effetti si diffuse ampiamente, in campo internazionale, fu che questi tre uomini (Vazquez, Sanchez e Kuilan), che lavoravano tutti nel Dipartimento per la traduzione in Spagnolo, apportavano deliberatamente dei cambiamenti nel materiale che traducevano e che io ero al corrente di ciò e ci passavo sopra. (Nelle nazioni di lingua francese la diceria fu modificata per adattarla al lavoro di traduzione in Francese). Le osservazioni di Rene su questo argomento furono:
    « Ciò è ridicolo. Sarebbe stato impossibile farlo. Non furono apportate modifiche e ciò non ci venne mai in mente. Nessuno di noi è mai stato accusato di ciò. Ogni traduzione doveva passare per le mani di cinque diverse persone per i controlli. Fabio Silva era l’ultimo a leggerla. Nell’opera di traduzione era sempre necessario sforzarsi di restare fedeli al concetto originale » *


    * Non solo tutto era controllato da un certo numero di persone a Brooklyn, ma una notevole percentuale del personale delle filiali delle nazioni di lingua spagnola conosceva l’inglese e leggeva le pubblicazioni in entrambe le lingue. Se quest’accusa di deliberata alterazione fosse stata vera, essa sarebbe stata subito riferita. Pensarla diversamente implica solo un’ignoranza dei fatti o una mancanza d’interesse per la realtà da parte di quelli che hanno inventato e diffuso i pettegolezzi.

    Probabilmente il più crudele pettegolezzo, spacciato per «verità» da anziani e da altri in diverse parti degli Stati
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    Uniti, è stato che si sarebbe praticata omosessualità tra gli « apostati ». E difficile immaginare dove sia nata una così evidente menzogna. L’unica spiegazione che posso darmi di ciò è che, circa un anno prima che cominciassero le strategie inquisitorie, un membro dell’organizzazione, che ricopriva un ruolo di considerevole responsabilità, era stato accusato di tendenze omosessuali. Il Corpo Direttivo trattò il caso e cercò di tenere segreto il problema. Ciò nonostante, pare che qualcosa trapelasse. Nel turbine di pettegolezzi, le azioni di quest’uomo furono trasferite sugli « apostati ». Ciò avvenne facilmente perché chi diffonde dicerie raramente si preoccupa dei fatti. Non riesco a pensare ad un’altra possibile spiegazione.
    Perché delle persone che sono orgogliose dei propri elevati princìpi cristiani, dovrebbero far circolare pettegolezzi così crudeli quando non hanno null’altro che dicerie su cui basarli? Credo che in molti casi è accaduto semplicemente perché molti hanno sentito la necessità di giustificare in qualche modo nelle proprie menti e nei loro cuori ciò che era accaduto. Essi dovevano avere spiegazioni alternative a quelle vere per spiegare perché provvedimenti sommari e severi erano stati presi contro persone dalla reputazione irreprensibile, individui che più stretti collaboratori conoscevano come soggetti pacifici, non aggressivi. La vista della turpe etichetta di « apostata », affibbiata improvvisamente a queste persone, richiedeva qualcosa di più di ciò che i fatti consentivano sull’argomento. Senza tutto ciò, coloro che conoscevano queste persone ed altri che avevano sentito parlare di loro sarebbero stati costretti a prendere in considerazione la possibilità che l’organizzazione, che ritenevano l’unico canale di comunicazione e di guida di Dio sulla terra, non fosse ciò che essi pensavano. Per molti ciò sarebbe equivalso a credere all’incredibile, avrebbe gravemente turbato il loro senso di sicurezza, una sicurezza che si fonda ampiamente (molto più di quanto la maggioranza sia disposta a riconoscere) sulla cieca fiducia in un’organizzazione umana.

    SPERIMENTO IL SINEDRIO

    « Orbene, quel che si richiede nei dispensatori è che ciascuno sia trovato fedele. A me non importa affatto di essere giudicato da voi, o da un tribunale umano; anzi non giudico neppure me stesso, perché, sebbene io non mi senta colpevole di nulla, tuttavia da questo non consta ancora che io sia riconosciuto giusto. Chi mi giudica è il Signore » I Corinti 4:2-4;

    Quando arrivai a Brooklyn, le informazioni che mi erano state nascoste mi furono date tutte in una volta. La mattina seguente dovevo apparire dinanzi al Corpo Direttivo in seduta plenaria.
    Ora posso ricordare ed esaminare tutto ciò che accadde, il piano d’azione attuato, i metodi impiegati; ma allora tutto ciò provocò solo una sensazione di forte emozione. Non fu possibile consultare le persone implicate riguardo alla fondatezza di ciò che mi veniva propinato: essi erano già stati disassociati e la loro testimonianza era inaccettabile per il Corpo. Trovavo ancora difficile da credere che persone, con le quali avevo in comune il patrimonio religioso di tutta la mia vita, facessero ciò che vedevo accadere. Mentre mi recavo alla sede centrale di Brooklyn, i miei sentimenti erano stranamente paragonabili a quelli che provavo ogni volta che mi recavo nella Repubblica Dominicana durante il regime del dittatore Trujillo. In Portorico, da dove partivo, ogni cosa aveva luogo liberamente, alla luce del sole; la gente nelle strade o sui mezzi pubblici parlava senza restrizioni. Invece, appena il mio aereo atterrava all’aeroporto di quella che allora si chiamava Ciudad Trujillo (ora Santo Domingo), il cambiamento era quasi palpabile. La gente era così guardinga nel parlare, sui mezzi pubblici le conversazioni erano ridotte al minimo indispensabile, le persone erano sospettose per paura che qualsiasi osservazione fosse ritenuta sfavorevole al dittatore e fosse riferita dal sistema spionistico che era proliferato sotto quel regime. Conversazioni e scambi d’idee, che venivano considerati del tutto normali in Portorico,
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    erano pericolosi nella Repubblica Dominicana, capaci di far etichettare qualcuno come nemico dello Stato. Nel primo paese, uno poteva esprimere un’opinione differente da quella della maggioranza senza doversi preoccupare se poi veniva a sapere che era stato fatto il suo nome. Nel secondo, se un uomo esprimeva un parere che non si conformava alla vigente ideologia, in seguito era indotto a recriminare con se stesso come se avesse commesso uno sbaglio, qualcosa di cui sentirsi colpevole, e l’idea che fosse stato fatto il suo nome era presagio di sventure. In quest’ultimo caso, il problema non era se ciò che costui aveva detto fosse vero, né se la sua affermazione fosse giustamente motivata e moralmente corretta. Il problema era: come sarebbe stata giudicata da quelli al potere?
    Una sensazione di quest’ultimo tipo l’avevo provata al quartier generale prima della primavera del 1980, ma era stata fugace, momentanea. Ora essa mi attanagliava, sembrava opprimere. L’opinione di quelli che esercitavano l’autorità governativa era già stata manifestata attraverso l’appunto datomi dal Comitato del Presidente e dalle osservazioni che questi e gli uomini del Dipartimento del Servizio avevano espresso sui nastri. Nell’atmosfera molto tesa e nel clima di sospetto, che si erano sviluppati, era difficile ricordare che ciò che io o altri avevamo detto poteva essere considerato in un’ottica diversa da quella severa che questi uomini avevano adottato. Ricordare che ciò che poteva essere condannato da un punto di vista organizzativo come eretico, era corretto e giusto e buono dal punto di vista della Parola di Dio era cosa dolorosa da fare, specialmente dopo una vita d’intenso servizio nell’organizzazione. Sapevo di non essere andato in cerca delle persone alle quali avevo parlato di quegli argomenti; esse mi avevano avvicinato ed io avevo sentito il dovere di indirizzarle alla Parola di Dio per le risposte, anche se le risposte trovate in essa differivano da quelle fornite dagli uomini che comandavano.
    Ero sicuro che la stragrande maggioranza degli uomini di fronte ai quali stavo per comparire avrebbero visto la questione solo dal punto di vista dell’organizzazione. Se, fin dall’inizio, si fosse assunto un qualsiasi altro punto di vista, sarei stato lieto che tutta la questione potesse essere valutata tranquillamente, pacificamente e con semplicità, attraverso una conversazione amichevole, fraterna, che esortasse alla moderazione, se ci fosse stato qualche discorso avventato, che richiamasse ad un dignitoso ritegno, se fosse stato manifestato un contegno sconsiderato. Evitando confronti condannatori e respingendo il ricorso a metodi tirannici e ad approcci legalistici, sarebbe stato necessario che conversazioni private ed incidenti, implicanti un piccolissimo numero di persone, non assumessero proporzioni tali da diventare una « cause célèbre », un affare su vasta scala con un impatto violento sulla vita di molte persone, e tali da produrre ripercussioni e pettegolezzi di portata mondiale.
    Presentandomi davanti al Corpo Direttivo, non desideravo aggiungere benzina sul fuoco già acceso. Esso aveva già distrutto alcuni amici molto cari. Ero propenso a riconoscere che qualcosa che personalmente deploravo — dichiarazioni di natura drastica o dogmatica — fosse stato fatto da alcuni degli uomini coinvolti, anche se non mi era possibile valutare allora fino a che punto ciò fosse vero, giacché l’affare aveva a che fare principalmente con persone con le quali non avevo avuto conversazioni bibliche, alcune delle quali non conoscevo neanche.
    Il mercoledì 21 maggio si tenne la sessione del Corpo Direttivo con Albert Schroeder in funzione di presidente. Questi cominciò col comunicare che il Comitato del Presidente mi aveva chiesto se fossi d’accordo a che la discussione del Corpo Direttivo con me fosse registrata e che io avevo accettato a condizione che una copia della registrazione fosse riservata a me. L’aula delle conferenze del Corpo Direttivo conteneva un lungo tavolo ovale capace di circa venti posti a sedere. Tutto il Corpo di diciassette membri era presente. Tranne .Lyman Swingle, che sedeva alla mia sinistra, nessun membro aveva conversato con me; il giorno precedente, nessuno (neanche il membro imparentato con me) mi aveva
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    fatto visita, né in ufficio né nella mia stanza. Se c’era della cordialità o della compassione fraterna nell’aula delle conferenze del Corpo Direttivo, non fui capace di notarla. Ritrovavo solo le sensazioni che avevo sperimentato comparendo dinanzi ai tribunali secolari in passato, con la differenza che in quei casi mi ero sentito più libero di parlare e sapevo che c’erano altre persone presenti, le quali potevano essere testimoni delle cose dette e degli atteggiamenti mostrati. Questa invece era una sessione riservata a porte chiuse; l’attenzione ostentata nei miei confronti sembrava solo confermare ciò che Rene Vazquez mi aveva detto riguardo a quella manifestata nei suoi.
    Il presidente disse che il Corpo desiderava innanzitutto che io mi esprimessi su ciascuno degli otto punti che .il Comitato del Presidente aveva sottolinéato come prova di apostasia (nell’appunto del 28 aprile). Io lo feci, cercando in ogni caso di essere prudente e non dogmatico, quanto più remissivo e conciliante potevo mostrarmi senza andare contro la mia coscienza e senza comportarmi da disonesto o da ipocrita. La forma assolutistica in cui questi argomenti erano presentati dal Comitato del Presidente nel suo appunto — come se uno dovesse o accettare totalmente la dottrina dell’organizzazione su questi argomenti o considerarli nella maniera dogmatica evidenziata nell’appunto — semplicemente non si addiceva nel mio caso. Nessuno degli otto argomenti esposti costituiva il vero problema, e di questo ero convinto. Il problema era non se Dio avesse un’« organizzazione » sulla terra, ma che genere di organizzazione: una struttura centralizzata, accuratamente organizzata, autoritaria; o semplicemente quella di una congregazione di fratelli in cui la sola autorità è quella di aiutare, guidare, servire, mai dominare? Perciò risposi che credevo che Dio aveva un’organizzazione sulla terra nel senso che Egli aveva una congregazione sulla terra, la congregazione cristiana, una fratellanza.
    Il problema era non se Dio ha guidato (o fosse disposto a farlo) coloro che formano questo Corpo Direttivo, ma fino a che punto e a quali condizioni. Non avevo dubbi o domande sul fatto che Dio avrebbe concesso la sua guida a questi uomini se essa veniva sinceramente ricercata (ritenevo che alcune delle decisioni prese, specialmente durante i primi anni, erano state buone e compassionevoli decisioni), ma certamente non pensavo che ciò avvenisse automaticamente; essa era sempre condizionata, dipendente da certi fattori. Pertanto la mia risposta incluse la dichiarazione che credevo che tale guida era sempre condizionata dalla misura in cui ci si atteneva alla Parola di Dio, e che c’è una misura in cui Dio concede la sua guida o la ritrae. (Credo che ciò sia vero per qualsiasi individuo o gruppo di persone).
    Le mie risposte a tutte le domande furono di questo tipo. Se qualcuno degli accusati avesse parlato di questi argomenti nel modo dogmatico, assolutistico col quale li aveva presentati il Comitato del Presidente, in tal caso desideravo fare ogni cosa possibile per ristabilire un certo grado di ragionevolezza e moderazione, per conciliare piuttosto che esacerbare, ed io fui remissivo finché fu possibile esserlo.
    Mi furono rivolte poche altre domande. Lyman Swingle chiese la mia opinione sui commentari biblici, dal che dedussi che quest’argomento era stato oggetto di discussione al l’interno del Corpo. Risposi che avevo cominciato ad usarli più frequentemente in seguito all’esortazione di mio zio (durante la realizzazione dell’Ausiliario) e che, se il principio era che non si dovevano adoperare, allora c’erano intere sezioni della biblioteca della Betel che dovevano essere svuotate, perché contenevano dozzine di commentari, una gran quantità di serie complete.
    Martin Poetzinger, che aveva trascorso parecchi anni nei campi di concentramento durante il regime nazista, manifestò] insoddisfazione per le mie risposte in merito agli Otto punti dottrinali. Egli chiese come poteva essere che io rispondessi in quel modo se altri si esprimevano con dichiarazioni così decise. (Mentre era vero per gli altri, egli non
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    aveva mai parlato personalmente con nessuno di loro) *
    * Anche Lloyd Barry espresse una simile insoddisfazione dicendo che io avevo « giocato sulle parole » in merito a ciascuno degli 8 punti che il Comitato del Presidente aveva prescelto come prova di « apostasia ».

    . Risposi che non potevo essere responsabile del modo in cui altri esprimevano le cose e indirizzai la sua attenzione su Romani 3:8 e su 2 Pietro 3:15 e 16 come esempi del modo in cui perfino le frasi dell’apostolo Paolo venivano erroneamente citate o comprese in maniera errata da alcuni. Anche se non lo dissi, francamente pensai che le mie circostanze erano simili a quelle descritte in Luca 11:53, come se stessi tra persone che cercavano di ‘farmi parlare su molti argomenti per sorprendermi su qualche affermazione incriminabile **
    ** Secondo la versione Philips Modem English.

    La condotta del Corpo nelle precedenti settimane non lasciava spazio per impressioni di altro genere.
    Poetzinger continuò esponendo la propria opinione sugli «apostati » disassociati, dicendo con tono deciso che essi avevano manifestato la loro reale disposizione « gettando la letteratura della Torre di Guardia tra i rifiuti prima di andarsene »! (Questa era una delle dicerie che circolavano più diffusamente tra la famiglia della Betel, infatti era stata riferita una mattina a tutta la famiglia della Betel da un membro del Corpo Direttivo). Dissi a Martin Poetzinger che non sarei mai arrivato ad una conclusione se non avessi parlato con le persone coinvolte per conoscere i fatti. Dissi che durante i quindici anni trascorsi al quartier generale era accaduto raramente di andare nei locali in cui si depositavano i «raccoglitori di rifiuti » senza trovarvi un certo quantitativo di letteratura della Società — riviste e libri vecchi — abbandonata dai membri della famiglia; e che, per quanto ne sapevo, alcuni dei disassociati del personale della Betel erano partiti in aereo per Portorico e che libri del genere sarebbero state le cose più pesanti e le più facilmente rimpiazzabili. Ripetei che non consideravo giusto esprimere un giudizio sulla base di un sentito dire e che ritenevo fosse particolarmente sconveniente che una persona in veste di giudice facesse ciò. Egli mi fissò senza aggiungere altro.
    Mi fu rivolta un’altra domanda. Questa volta riguardava la celebrazione della Commemorazione (il Pasto Serale del Signore) che avevo presieduto il mese precedente (aprile) a Homstead, in Florida*
    * I Testimoni di Geova celebrano questa Commemorazione solo una volta l’anno, all’incirca nel periodo pasquale.


    Era vero che non avevo parlato delle « altre pecore » (quelli con speranza terrena) nel discorso che avevo fatto in quell’occasione? Dissi che era vero e narrai loro una esperienza che avevo fatto il primo anno in cui ero giunto a Brooklyn dalla Repubblica Dominicana. Mia moglie ed io partecipammo alla celebrazione della Commemorazione in una congregazione che tenne quest’adunanza abbastanza presto quella sera; così tornammo alla sede centrale della Betel in tempo per ascoltare tutto il discorso fatto da mio zio, allora vicepresidente. Dopo il discorso fummo invitati con mio zio nell’alloggio di un membro del personale, Malcolm Allen. Mia moglie chiese subito a mio zio: «Ho notato che non hai mai menzionato le ‘ altre pecore ‘ nel tuo discorso. Perché? ». Egli rispose di ritenere che quella sera fosse un’occasione speciale per gli « unti » e disse: < Perciò, mi sono concentrato su loro ». Comunicai al Corpo che possedevo ancora gli appunti che avevo preso durante quel discorso del vicepresidente e che li avevo usati molte volte per presiedere le celebrazioni delle Commemorazioni. Essi furono invitati a prenderne visione se lo avessero voluto. (Fred Franz era, naturalmente, presente se avevano domande da porgli circa il suo discorso). L’argomento fu tralasciato **
    ** Tipico delle dicerie circolate (e possiedo domande scritte indirizzatemi sull’argomento perfino dalla Nuova Zelanda) fu che io avevo tenuto un discorso in cui avevo incoraggiato tutti a prendere parte agli emblemi e che un’intera congregazione lo aveva fatto (il che sarebbe stato un evento veramente sensazionale per i Testimoni di Geova). Tuttavia, il fatto è che, in occasione del discorso, che feci in Florida nell’aprile del 1980, ci furono esattamente due partecipanti: io e una donna che si trovava lì, la quale non era una Testimone ma apparteneva a una chiesa locale.
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    Il mio rammarico per ciò che era accaduto, fondato sul presupposto che alcuni erano stati evidentemente drastici nelle loro affermazioni, era sincero. Dissi al Corpo che, se ne fossi stato informato, avrei fatto tutto il possibile per porvi un freno. Non celai che si era data prova di avventatezza, né feci eccezione per me dicendo ciò, ma dichiarai che consideravo un errore uguagliare ciò che è avventato con ciò che è malevolo. Espressi rispetto e fiducia nelle qualità cristiane di coloro che conoscevo personalmente tra quelli che erano stati considerati e trattati in quel modo. Parlai loro di ciò che sapevo circa i trent’anni di servizio di Rene Vazquez, della sua sincera devozione, della sua irreprensibile condotta a Portorico, in Spagna e negli Stati Uniti. Espressi anche costernazione per il fatto che, dopo aver vissuto e lavorato insieme a loro come collega nel Corpo per tanti anni, nessuno di loro aveva ritenuto opportuno comunicare con me e mettermi al corrente onestamente dei fatti così come si stavano svolgendo. Il presidente Schroeder fu il solo a rispondere.
    Egli subito disse: Ma Ray, neppure tu sei stato del tutto franco ed onesto con noi. Tu non riferisti (nella conversazione telefonica) quanto sapevi circa l’inchiesta sul Dipartimento degli Scrittori ».
    Domandai a mia volta: « Me lo chiedesti? »
    « No », fu la sua risposta.
    Io dissi: « Se lo avessi fatto, te ne avrei parlato senza esitazione. Ed Dunlap mi aveva telefonato e me ne aveva parlato ». Poco dopo, Karl Klein, un altro membro del Comitato del Presidente, riconobbe sorridendo: « Noi non siamo stati completamente onesti con Ray », ed aggiunse: « Se Rene Vazquez avesse risposto alle domande come ha fatto Ray, egli non sarebbe stato disassociato ». Siccome né Karl né alcun altro membro di tutto il Corpo Direttiva aveva fatto qualche tentativo per parlare con Rene, o per essere presente al primo colloquio «investigativo » avuto con lui, o alla sua prima udienza giudiziaria, o all’udienza di appello, essi potevano ‘giudicare le sue risposte solo dai rapporti redatti da coloro dei quali essi si erano serviti per trattare tutto il problema. Non so come potessero ritenere di giudicare o confrontare in base a elementi di seconda mano. Il Comitato del Presidente, che includeva Karl Klein, si era
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    mostrato pronto a dedicare il suo tempo agli incontri con gli accusatori, all’ascolto delle accuse formulate, comprese le testimonianze avverse dei Godinez e di Bonelli, ma non aveva trovato il tempo per parlare con uno solo di quegli accusati. Difficilmente potrei considerare ciò come un’esemplare dimostrazione di amore fraterno, di altruismo o compassione.
    La maggioranza dei membri del Corpo stette semplicemente seduta ad ascoltare, non pose domande, non fece commenti. Dopo due o tre ore (ero troppo coinvolto sul piano emotivo per rendermi conto del trascorrere del tempo) mi fu detto che dovevo lasciare l’aula delle conferenze e che essi si sarebbero messi in contatto con me. Andai nel mio ufficio ed aspettai. Venne l’ora di pranzo e, guardando attraverso la finestra, vidi i membri del Corpo Direttivo che attraversavano il giardino per dirigersi a mensa. Non avevo appetito e rimasi in attesa. Si fecero le tre del pomeriggio. Mi sentivo troppo esausto per restare lì, perciò andai nel mio alloggio.
    L’ansia delle settimane precedenti, la conversazione telefonica con il presidente e la tensione provocata dalla scoperta della sua ingannevolezza, la preoccupazione emersa nel fiume di telefonate da parte di quelli che erano sottoposti a intensi interrogatori e a pressioni, la rapidità e l’inflessibilità delle disassociazioni che seguirono, e soprattutto il prolungato silenzio del Corpo Direttivo circa la possibilità d’informarmi su uno almeno degli sviluppi in atto, erano culminati nell’esperienza di quella mattina, nella freddezza dell’atteggiamento manifestato e nelle ore d’attesa che erano seguite. Verso sera stetti male fisicamente. Quella sera stessa una telefonata ci raggiunse nel nostro alloggio. Era il presidente Schroeder che mi invitava ad un’udienza serale con il Corpo per un’ulteriore inchiesta. Mia moglie aveva risposto al telefono per me ed io le dissi di riferirgli che stavo troppo male per andarci e che avevo detto tutto ciò che avevo da dire; essi avrebbero potuto decidere in base a quanto avevano ascoltato.
    Più tardi, quella sera, Lyman Swingle, che alloggiava
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    due piani sopra di noi, venne a trovarmi per vedere come mi sentivo. Apprezzai il suo gesto e gli riferii quanto era stato stressante quel periodo ‘di molte settimane. Gli dissi che quello che mi turbava più profondamente era non quale provvedimento il Corpo avrebbe deciso di prendere nei miei confronti, ma. i guasti arrecati alle meravigliose verità della Parola di Dio. Ero convinto, allora come adesso, che l’aspetto più serio di tutto ciò che era accaduto consisteva nel modo in cui l’apparato di dottrine dell’organizzazione veniva adoperato come unità di misura per valutare chiare dichiarazioni bibliche, e il fatto che queste precise affermazioni (siccome non si conformavano al « modello » interpretativo dell’organizzazione) venivano presentate come dottrine distorte le quali erano una prova di «apostasia ». Avevo in mente delle espressioni semplici, eppure meravigliose, della Parola di Dio come:
    « Uno è il vostro maestro, mentre voi siete tutti fratelli ». «Non siete sotto la legge ma sotto l’immeritata benignità ».
    « Tutti quelli che sono condotti dallo spirito di Dio, questi son figli di Dio ».
    «Vi è un solo corpo, e un solo spirito, come una sola speranza, alla quale siete stati chiamati; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo; un solo Dio e Padre di tutti, che è sopra tutti e mediante tutti e in tutti ».
    « Poiché ogni volta che mangiate questo pane e bevete questo calice, continuate a proclamare la morte del Signore, finché egli arrivi ».
    «Poiché vi è un solo Dio, e un solo mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù ».
    « Non appartiene a voi d’acquistar conoscenza dei tempi o delle stagioni che il Padre ha posti nella propria au torità »“.*
    * Matteo 23:8; Romani 6:14; 8:14; Efesini 4:4-6; 1 Corinti 11:26; 1 Timoteo 2:5; Atti 1:7.

    Al contrario, tra gli otto punti, adoperati dal Comitato del Presidente come una specie di « Confessione di Fede» in base alla quale giudicare le persone, non ce n’era uno in cui la dottrina della Società potesse essere sostenuta da esplicite, nitide affermazioni scritturali. A quale inoppugnabile riferimento ci si poteva appellare, si fosse o no membri del Corpo Direttivo, per dire: «Ecco, la Bibbia afferma chiaramente »:
    1. Che Dio ha un’« organizzazione » sulla terra — del tipo di quella in esame — e si serve di un Corpo Direttivo per dirigerla? Dove la Bibbia fa dichiarazioni del genere?
    2. Che la speranza celeste non è disponibile per chiunque l’accetta e che essa è stata sostituita da una speranza terrena (fin dal 1935) e che le parole di Cristo relative agli emblemi del pane e del vino: «Fate questo in memoria di me a, non si applicano a tutte le persone che ripongono fede nel suo sacrificio di riscatto? Quali scritture fanno queste affermazioni?
    3. Che lo «schiavo fedele e discreto a è una classe composta soltanto da alcuni cristiani, che questa espressione non si può applicare a singoli individui, e che essa agisce tramite un Corpo Direttivo? Dove sta scritto tutto ciò nella Bibbia?
    4. Che i cristiani sono divisi in due classi, caratterizzate da una diversa relazione con Dio e con Cristo, in base a un destino terreno e celeste? Dov ‘è detto?
    5. Che il 144.000 di Rivelazione deve essere considerato un numero letterale e che la « grande folla » non deve e non può riferirsi a persone che servono alla corte celeste di Dio? In quale punto le Scritture dicono ciò?
    6. Che gli «ultimi giorni» cominciarono nel 1914, e che quando l’apostolo Pietro (in Atti 2: 17).parlò degli ultimi giorni facendoli iniziare dalla Pentecoste, egli non intendeva parlare degli stessi « ultimi giorni a ai quali si riferì Paolo (in 2 Timoteo 3:1)? Dove sta scritto?
    7. Che l’anno 1914 fu il tempo in cui Cristo fu per la prima volta ufficialmente intronizzato come Re di tutta la terra e che quella data segna l’inizio della sua parousia? Dove lo attesta la Scrittura?
    8. Che quando la Bibbia, in Ebrei 11:16, dice che uomini come Abraamo, Isacco e Giacobbe stavano «aspirando a un luogo migliore, cioè uno che appartiene al cielo a, ciò non significa forse che essi avrebbero goduto della vita celeste? Dov’è scritto?
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    Non una delle dottrine della Società, esaminate in quel contesto, potevano essere sostenute da precise e dirette attestazioni bibliche. Ognuna d’esse richiedeva intricate spiegazioni, complesse combinazioni di testi e, in alcuni casi, un grande sforzo mentale nel tentativo di fornire loro un sostegno. Eppure esse venivano usate per giudicare il cristianesimo della gente, erano scelte come base per decidere se alcuni, che avevano posto la loro vita al servizio di Dio, fossero apostati!
    La mattina successiva all’udienza tenutasi dinanzi al Corpo Direttivo, il presidente Schroeder venne nel mio alloggio con un registratore per registrare la mia risposta ad un’ulteriore testimonianza di un membro del personale, Fabio Silva, che aveva riferito cose dettegli da Rene Vazquez, mentre questi provvedeva un giorno ad accompagnarlo dall’aeroporto. Dissi di non aver nessun commento da fare in relazione a questa deposizione per sentito dire. Passò la mattinata; sentivo la necessità di uscire da quel luogo e dalla sua oppressiva atmosfera. Quando mi accorsi che l’ora di pranzo era passata, lasciai il mio alloggio e salii ai piani superiori, così fui in grado di parlare con Lyman Swingle mentre questi usciva dall’ascensore per entrare nel suo alloggio. Gli chiesi quanto tempo ancora avrei dovuto aspettare. Egli mi disse che una decisione era stata presa e che mi sarebbe stata notificata nel pomeriggio. I suoi commenti mi indussero a pensare che alcuni membri avevano vigorosamente fatto pressione affinché io fossi disassociato. Mentre egli parlava con me, il suo volto d’un tratto si contrasse. Disse: « Non riesco a capire come la pensano alcuni. Ho lottato; oh, quanto ho lottato ». Poi le sue labbra si serrarono, le spalle cominciarono a sollevarsi e iniziò a singhiozzare apertamente. Improvvisamente mi trovai a cercare di confortarlo, assicurandogli che in realtà non mi interessava molto quale sarebbe stata la loro decisione e che desideravo semplicemente che la questione avesse termine. Poiché piangeva, andai via per consentirgli di ritirarsi. So che non c’è nessuno all’interno del Corpo Direttivo più devoto all’organizzazione dei Testimoni di Geova di Lyman Swingle; ho provato ammirazione e affetto per lui a motivo della sua onestà e del suo coraggio. Non ho idea quale sia la sua disposizione verso di me oggi; potrebbe essere completamente mutata. Io so solo che, non fosse altro che per questo, amerò sempre quell’uomo per il sincero interessamento che mi manifestò quel giorno in corridoio: dalla sua tristezza io ricavai forza *
    * Nei mesi successivi, Lyman Swingle, pur restando membro del Corpo Direttivo, fu rimosso dal suo incarico di coordinatore del Comitato degli Scrittori e dal Dipartimento degli Scrittori e fu sostituito da Lloyd Barry.

    Quel pomeriggio il presidente Schroeder mi comunicò la decisione del Corpo Direttivo. Evidentemente coloro che proponevano la disassociazione non avevano ottenuto la maggioranza dei due terzi, perché egli mi avvertì che mi si chiedeva di rassegnare le dimissioni dal Corpo e dal personale della sede centrale. Il Corpo si offriva di collocare me (e mia moglie) in quella che è nota come la lista dei « pionieri speciali cagionevoli » (un’opportunità spesso offerta ai sorveglianti di circoscrizione e di distretto che devono lasciare l’attività viaggiante a motivo dell’età avanzata o della salute malferma). Gli iscritti in questa lista fanno rapporto alla Società ogni mese e ricevono un aiuto finanziario mensile, ma non devono raggiungere determinate quote di ore nell’opera di predicazione **.
    **All’epoca credo che la spettanza mensile fosse di circa 175 dollari a persona.


    Gli comunicai che nessuno di noi due era disposto a sottostare a qualsiasi disposizione che prevedesse obblighi, anche solo sottintesi. Allora egli fece alcune riflessioni su « che meravigliosa opera » era stata l’Ausiliario per, capire la Bibbia, poi andò via.
    Redassi le mie dimissioni come segue.
    Al Corpo Direttivo
    22 maggio 1980
    Cari fratelli,
    mediante questa lettera rassegno le mie dimissioni da membro del Corpo Direttivo.
    Intendo anche porre termine al mio servizio alla Betel. Continuerò a pregare per voi come per tutti i servitori di Geova Dio sulla terra.


    Non ho mai smesso di fare fino ad oggi ciò che scrissi allora. Mia moglie ed io andammo via per un paio di giorni per ristabilire il nostro equilibrio emotivo, poi tornammo per traslocare tutto ciò che ci apparteneva. Lasciai lì la maggior parte dei miei archivi, prendendo prima di tutto i documenti relativi alle questioni nelle quali ero stato personalmente implicato. Sentii la necessità di essere in grado di documentare la mia posizione su questi problemi, qualora tale posizione fosse stata erroneamente presentata in seguito, cosa che si verificò spesso.
    Al nostro ritorno, incontrai Ed Dunlap davanti ad uno degli edifici della sede centrale. Quel giorno aveva un’ udienza con un comitato giudiziario. Ed aveva allora 69 anni. L’anno prima, il 1979, egli aveva seriamente parlato della possibilità di lasciare il quartier generale; sapeva di essere stato oggetto di attacchi personali sia all’interno del Corpo Direttivo che fuori di esso. A un certo punto aveva chiesto al Comitato degli Scrittori di concedergli una tregua dalla vessazione. Il Comitato degli Scrittori incaricò tre dei propri membri, Lyman Swingle, Lloyd Barry ed Ewart Chitty di parlare a Karl Klein, membro del Corpo Direttivo (a quel tempo non era membro del Comitato degli Scrittori; lo divenne dopo le dimissioni di Chitty). Essi lo invitarono a trattenersi dall’andare nell’ufficio di Ed e dal parlargli in modo critico così come ad astenersi dal parlare ad altri di Ed in quel modo. Ciò parve avere un temporaneo effetto per quanto riguarda le manifestazioni esterne al Corpo, anche se non per quelle interne al Corpo e alle sue sessioni.
    Quando, alla fine del 1979, informai Ed delle nostre intenzioni di andar via, egli disse di aver preso in considerazione quell’idea ma di essere giunto alla conclusione che essa non era realizzabile nel suo caso. Alla sua età e nelle sue
    392
    condizioni economiche non vedeva come avrebbe potuto ragionevolmente sperare di mantenere se stesso e sua moglie. Restando, avrebbero almeno avuto un luogo in cui vivere, cibo e cure mediche all’occorrenza. Così, egli disse, aveva deciso di restare e aggiunse: « Se mi daranno troppo fastidio nel Dipartimento degli Scrittori, chiederò di essere trasferito nella falegnameria o in qualche altro settore ».
    Dopo poco meno di un anno gli capitò di essere convocato per un’udienza dinanzi a un comitato giudiziario. Il giorno in cui lo incontrai mi disse: « Sarò molto franco con loro. E contro la mia natura essere elusivo ». Disse di avere pochi dubbi su come si sarebbe comportato il comitato. Era quasi la fine di maggio. Erano trascorse più di nove settimane da quando il Comitato del Presidente aveva fatto ascoltare al Corpo Direttivo la registrazione dei Godinez in cui il nome di Ed ricorreva parecchie volte. Quasi lo stesso tempo era trascorso da quando Barry e Barr lo avevano interrogato, assicurandogli che stavano ‘ solo raccogliendo informazioni ‘. Durante tutte queste nove settimane — sebbene Ed Dunlap stesse proprio tra loro, addirittura stava lavorando all’ultimo progetto di un libro sulla vita di Gesù Cristo per incarico del Corpo Direttivo — nessuno del Comitato del Presidente lo aveva avvicinato per discutere di questi problemi con lui, per informarlo delle gravi accuse che gli venivano mosse. Questi uomini esercitavano la piena direzione di tutto l’affare, tutti loro conoscevano Ed intimamente, eppure, fino alla fine, non gli dissero una parola sull’argomento *

    * Albert Schroeder era stato collega di Ed come istruttore della Scuola di Galaad per anni; Karl Klein lavorava con lui nel Dipartimento degli Scrittori, il suo ufficio era proprio accanto a quello di Ed; Grant Suiter, circa un anno prima di questi avvenimenti, era andato da Ed con un lavoro che (Suiter) aveva ricevuto l’incarico di preparare (uno schema di discussione per un seminario riservato ai responsabili delle filiali) e aveva chiesto a Ed di prepararlo per lui, dicendo che era troppo occupato e che era sicuro che Ed avrebbe « fatto comunque un lavoro migliore ».
    393
    Dopo il primo colloquio di Barry e Barr con lui, per nove settimane nessuno del Corpo Direttivo andò da Edward Dunlap per parlargli del problema, per ragionare o per dibattere sulla Parola di Dio con quest’uomo che era stato associato per circa mezzo secolo, aveva trascorso quasi quarant’anni in servizio a tempo pieno, professava la speranza celeste ed aveva quasi settant’anni. Essi stessi erano testimoni della verità di tutto ciò. Quanta differenza dal pastore che lasciò le novantanove pecore per cercare ed aiutare quella « smarrita », perché così egli appariva ai loro occhi. Ancora una volta, è ben probabile che alcune parole avventate siano state pronunciate da qualcuno degli individui disassociati; ma le citate azioni dei detentori del potere, secondo me, hanno fatto molto più fragore di quanto ne fecero quelle parole *
    * 1 Giovanni 3:14-16,18.


    A un comitato di cinque uomini del personale del quartier generale fu affidato il compito di giudicare Ed Dunlap.
    Il Corpo Direttivo rimase dietro le quinte. Tutti e cinque gli uomini incaricati erano più giovani di Ed, nessuno professava d’essere «unto ». Dopo aver riflettuto un giorno solo, essi pervennero alla decisione.
    Le dichiarazioni seguenti sono abbastanza rivelatrici dell’attitudine mostrata.
    Quando chiesero la sua opinione sulla dottrina dell’organizzazione relativa a due classi di cristiani, Ed richiamò la loro attenzione su Romani 8:14 per il quale « TUTTI quelli che sono condotti dallo spirito di Dio » sono figli di Dio. Egli chiese a sua volta: « In quale altro modo intendete queste parole? ». Fred Rusk, che aveva servito come istruttore della Scuola di Galaad per parecchi anni mentre Ed ne era il preside, disse: « Oh, Ed, questa è solo la tua interpretazione ». Ed ribatté: « Allora in quale altro modo potresti spiegarmelo? ». La risposta di Fred Rusk fu: «Bada, Ed, che sei tu sotto processo, non io ».
    Quando fu interrogato riguardo alla formulazione delle regole da parte dell’organizzazione, egli fece notare che il cristiano non è sotto la legge ma è sotto l’immeritata benignità (o grazia). Egli affermò che la fede e l’amore esercitava stimolo alla rettitudine maggiore di quanto non facessero le norme. Robert Wallen disse: « Ma, Ed, a me piace avere qualcuno che mi dica cosa devo fare ». Avendo in mente le parole dell’apostolo in Ebrei 5:13,14, in base alle quali i cristiani non dovrebbero essere come bambini ma simili a persone mature «che per mezzo dell’uso hanno le loro facoltà di percezione esercitate per distinguere il bene e il male », Ed rispose: « Allora hai bisogno di leggere di più la tua Bibbia ». Robert Wallen sorrise e disse: « Io e altri due milioni ». Ed ribatté: « Il fatto che essi non lo facciano non esime te dal farlo ». Egli sottolineò che questo era il problema principale: i fratelli non studiavano la Bibbia; essi facevano assegnamento sulle pubblicazioni; le loro coscienze non erano autenticamente addestrate dalla Bibbia.
    Risultò chiaramente che l’aspetto principale che fu esaminato in tutta l’udienza fu che in due occasioni Ed aveva avuto conversazioni bibliche con alcuni di quelli che ora erano stati disassociati. Il comitato giudiziario non aveva nessuna prova che ciò fosse accaduto veramente, ma Ed spontaneamente le fornì, avendo detto fin dal principio che egli intendeva essere completamente esplicito con loro su tutti i punti. Quelle persone lo avevano avvicinato e in due occasioni avevano pranzato con lui, e dopo, avevano esaminato alcuni brani del libro di Romani *
    * Ed era stato incaricato dal Comitato dell’Insegnamento del Corpo Direttivo di condurre un regolare corso su Romani durante i seminari per i membri dei comitati di filiali.

    Il comitato giudiziario volle sapere se avrebbe parlato con qualcun altro su questi argomenti. Egli rispose che non era sua intenzione « fare una campagna pubblicitaria » tra i fratelli. Tuttavia disse che se qualcuno gli avesse chiesto aiuto in privato ed egli lo avesse potuto indirizzare alle Scritture per trovare risposta alle sue domande, lo avrebbe fatto, avrebbe considerato un obbligo aiutarlo. Con tutta probabilità, questo fu l’elemento determinante. Una siffatta libertà di privata discussione ed esame delle Scritture non era accettabile, era considerata eretica, pericolosamente dirompente.
    394 -395
    Una dichiarazione tra quelle fatte parve particolarmente paradossale. Ed aveva detto chiaramente che non desiderava essere disassociato, che era felice dei fratelli e che non desiderava o pensava di separarsi da loro. Il comitato lo esortò ad « aspettare l’organizzazione », dicendo: « Chi sa, forse fra cinque anni molte o tutte queste cose che tu stai dicendo, saranno pubblicate ed insegnate ».
    Essi conoscevano la mutevole natura delle dottrine del l’organizzazione e senza dubbio, su questa base, ritennero di poter dire ciò. Tuttavia, quanta convinzione da parte loro circa la correttezza, la solidità biblica delle dottrine in discussione mostrava quella dichiarazione? Se erano •disposti ad accettare la possibilità che le dottrine dell’organizzazione su questi argomenti potessero essere non più solide e durature di tanto, come potevano usarle come base per decidere se quest’uomo fosse un leale servitore di Dio o un apostata?
    Se essi ritenevano che queste dottrine (alle quali il Comitato del Presidente aveva attribuito un’importanza tanto rilevante) fossero tanto esposte al cambiamento che sarebbe stato sufficiente aspettare per vedere cosa sarebbe accaduto fra cinque anni, perché non sarebbe valsa la pena di rimandare qualsiasi provvedimento giudiziario nei confronti di quest’uomo che aveva offerto, non cinque anni, ma mezzo secolo di servizio all’organizzazione?
    La logica di un approccio del genere può essere compre sa solo se uno accetta e condivide la premessa che si possono calpestare gli interessi di un individuo — compreso il buon nome, la reputazione guadagnata a costo di sacrifici, gli anni spesi nel servizio — se interferiscono con gli obiettivi di un’organizzazione.
    Sono sicuro che ogni uomo di quel comitato giudiziario riconosceva che Edward Dunlap. nutriva un profondo amore per Dio, per Cristo e per la Bibbia, eppure ritennero di dover prendere provvedimenti nei suoi confronti. Perché? Essi conoscevano l’atteggiamento prevalente nel Corpo Direttivo, espresso tramite il suo Comitato del Presidente. La lealtà all’organizzazione richiedeva da loro questa azione, perché
    quest’uomo non voleva e non poteva accettare tutte le pretese e le interpretazioni dell’organizzazione. Così essi disassociarono Ed Dunlap e gli chiesero di lasciare quella che era stata la sua casa alla sede centrale di Betel. Egli ritornò ad Oklahoma City dov’era cresciuto e dove ora, all’età di 72 anni, mantiene se stesso e sua moglie attaccando parati, un mestiere che egli aveva praticato prima di cominciare i suoi quarant’anni di servizio in qualità di rappresentante a tempo pieno della Società Torre di Guardia di Bibbie e Trattati.
    Come possano i responsabili — i veri e principali artefici di tutto ciò — avvicinarsi a Dio in preghiera. la sera e dire: « Mostraci misericordia come noi l’abbiamo mostrata agli altri », è una cosa difficile da capire per me.
    396 - 397
    APPENDICE -
    Il problema relativo all’uso dell’espressione «ministro ordinato» sorse per la prima volta nel 1974. Possiedo una documentazione completa sull’argomento, uno di quelli che ha creato perplessità a molti Testimoni giacché in realtà nessuno conosce i retroscena.
    Nel 1974 Grant Suiter aveva proposto un discorso per le assemblee dal tema « Ministri ordinati da Dio ». Esso si adeguava alla pratica corrente di applicare il titolo di « ministro ordinato » ad ogni uomo, donna e bambino che si era battezzato come Testimone. Il presidente Knorr m’incaricò di preparare uno schema di discorso sull’argomento. (La sua lettera datava 15 febbraio 1974). Mi parve che quel titolo fosse soltanto un’adozione del clero e non trovai nessuna base biblica per l’applicazione che allora se ne faceva, paragonando il battesimo ad una cerimonia di ordinazione. Inoltre, cosa ancora più importante, mentre lavoravo al progetto dell’Ausiliario, ero stato colpito dal fatto che nelle lingue originali (sia in Ebraico che in Greco) i termini per « ministro
    significavano semplicemente « servitore ». Pertanto mi sembrava quindi che l’umiltà implicita in questo significato contrastasse con l’elevato prestigio spesso associato al titolo di « ministro ordinato ».
    A motivo della mia preoccupazione di attenermi strettamente alle Scritture, parlai dapprima dell’argomento con mio zio; Fred Franz. Egli dichiarò abbastanza decisamente che il battesimo non poteva essere correttamente definito una ordinazione ». Dubito seriamente che allora avrei avuto il coraggio di scrivere al presidente Knorr sull’argomento se non fosse stato per questa dichiarazione del vicepresidente. La lettera che scrissi portò a una discussione all’interno del Corpo Direttivo e Knorr si espresse personalmente in maniera molto drastica contro ogni cambiamento del corrente modo d’usare il termine. (In verità, esso non era adoperato nell’ambito delle congregazioni, veniva solo usato quando si parlava o si trattava con persone estranee, comprese le autorità). Manifestai i motivi per cui avevo messo in discussione quest’abitudine, esponendo il significato biblico del termine
    « ministro ». Comunque, sarebbe contrario ai fatti affermare che le mie parole avessero un peso particolare nella discussione; ciò per un solo motivo: essendo la persona più giovane del Corpo, che a quell’epoca era formato da undici membri, non occupavo alcuna posizione di particolare responsabilità e, durante la discussione sul libro « Organizzazione », ero stato oggetto di alcuni commenti abbastanza caustici da parte del presidente. Senza giocare sulle parole, posso dire che un solo elemento fu veramente decisivo nel determinare il mutamento dell’uso del termine « ministro ordinato », applicato ad ogni uomo, donna o bambino battezzato:
    l’opinione di Fred Franz. Ripetutamente questi affermò con molta decisione che battesimo e ordinazione non si riferiscono alla stessa cosa. I membri sopravvissuti di quel gruppo di undici sanno che ciò è vero.
    Dopo una discussione piuttosto aspra, alla fine si decise all’unanimità che tre membri del Corpo, Fred Franz, Raymond Franz e Lyman Swingle fossero incaricati di preparare del materiale scritto per spiegare i motivi del cambiamento di posizione. Fu scelto per redigerlo Fred Franz che preparò un’argomentazione di 46 pagine da pubblicare su La Torre di Guardia (ne possiedo ancora una copia). Comunque, quando essa fu sottoposta al Corpo, i suoi membri la trovarono di significato oscuro, scritta in modo tale che era difficile capire esattamente cosa volesse dire. Perciò fui incaricato di riscriverla.
    Gli articoli che preparai posero soprattutto l’enfasi sul senso di umiltà insito nei termini che erano stati tradotti come « ministro » dalle originali lingue bibliche; questo era il mio obiettivo principale. Sapevo anche che la stessa traduzione « ministro » era limitata ad un ristretto numero di lingue (Inglese, Francese, Italiano, Spagnolo e Portoghese) e che nelle nostre pubblicazioni, quando queste venivano tradotte in altre lingue come il Tedesco, spesso quel termine veniva reso con la parola che corrispondeva a « ecclesiastico ». Un rilevante numero di moderne traduzioni della Bibbia rendeva i termini delle lingue originali con la parola « servitore ». Gli articoli che preparai affermavano chiaramente che in questo senso ogni cristiano è un « ministro ». (Si veda La Torre di Guardia del 15-5-1976, pp. 316-317, par. 18).
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    Tuttavia non potei limitare la mia analisi a questi punti. In una lettera di tre pagine, datata 11 settembre 1974, il presidente Knorr indicò dettagliatamente i punti che, a suo avviso, dovevano essere trattati, con particolare riferimento alla specifica applicazione di quel termine a varie categorie di Testimoni: anziani, servitori di ministero, pionieri, membri della famiglia della Betel e così via. Egli raccomandò che, qualunque cosa si scrivesse, contenesse questi punti. Milton Hehschel scrisse su alcuni punti analoghi (la sua lettera porta la data del 18 settembre 1974). Queste lettere ebbero spazio nel materiale che si trova negli ultimi numerosi paragrafi dell’articolo finale che scrissi, in cui si suggerivano le risposte da dare, qualora le autorità governative avessero chiesto se uno fosse un « ministro ordinato ». Il lavoro che presentai fu interamente esaminato e discusso dal Corpo Direttivo. Ancora una volta il rispetto per il vicepresidente e la sua influenza condussero all’approvazione finale del materiale per la pubblicazione. Il voto fu unanime, come doveva essere in quel tempo dal momento che la disposizione della maggioranza dei due terzi non era andata ancora in vigore.
    Tutte queste notizie sono state fornite perché i fatti relativi al soggetto trattato, a partire dalla primavera del 1980, sono stati grossolanamente rappresentati in maniera erronea sia dai membri del Corpo Direttivo che da altri. Come ho detto, possiedo una documentazione completa, con lettere firmate, a conferma della serietà di ciò che è stato detto sopra.
    Ritengo che Grant Suiter ne abbia fatto una questione personale, anche se le mie obiezioni sull’argomento erano indirizzate alla posizione dell’organizzazione e non erano una critica a qualcosa che aveva origine da lui. In tre occasioni egli presentò l’argomento nelle sessioni del Corpo Direttivo durante gli anni successivi e in ogni circostanza egli espresse il proprio disaccordo con la posizione ufficiale della Società. L’ultima volta fu nella sessione del Corpo Direttivo del 6 febbraio 1980 durante la quale furono prese in esame le lettere di tre avvocati Testimoni. Queste lettere erano la risposta ad un invito a scrivere sull’argomento, formulato in occasione di un raduno di medici e di avvocati. Durante la sessione del Corpo DirettivoGrant Suiter asserì che il cambiamento di posizione era stato «un attacco all’organizzazione ». Ep pure molti dei membri presenti sapevano che erano state l’opinione e l’influenza di Fred Franz, allora vicepresidente, che ave vano convinto il Corpo ad accettare il cambiamento, facendo trascurare perfino le obiezioni del presidente Nathan Knorr. Inoltre, in ognuna delle tre occasioni in cui l’argomento fu presentato per una revisione da parte di Suiter, membro del Corpo Direttivo, l’elemento determinante era stata la fermezza della posizione assunta da Fred Franz, ora presidente, sul fatto che il battesimo non è un’« ordinazione »: tutte e tre le volte il Corpo aveva deciso di non tornare alla precedente applicazione del titolo di « ministro ordinato » come se esso si applicasse ad ogni Testimone battezzato. Ogni membro del Corpo Direttivo presente in ciascuna delle tre distinte sessioni sa che ciò è vero.
    Un anno dopo le mie dimissioni dal Corpo Direttivo, il presidente Fred Franz tenne un discorso, in occasione della cerimonia di consegna dei diplomi della Scuola di Galaad, in cui introdusse nuovamente la precedente posizione di chiamare tutti i Testimoni battezzati — uomo, donna e bambino — non semplicemente « ministro » o « servitore » di Dio, ma « ministro ordinato ». Ora egli sosteneva che costoro avevano diritto a tale designazione tanto quanto il clero della Cristianità.
    A questo punto qualcuno potrebbe giustamente osservare che essi hanno lo stesso diritto di adoperare il termine « vescovo> in sostituzione di « sorvegliante », perché quel termine è semplicemente la traduzione italiana della parola che indica « sorvegliante » (episkopos), e «diacono » che è in effetti la trasposizione in italiano del termine greco (diakonos) che sta per « servitore » o « ministro ».
    La verità è che, in nessuna delle sessioni citate, quelli che argomentarono a favore dell’idea di definire « ministro ordinato » ogni testimone battezzato, uomo, donna e bambino, si preoccuparono mai se la Bibbia esigeva quest’idea; in ogni circostanza le loro argomentazioni si basarono sui vantaggi che essa avrebbe recato. Questi vantaggi erano i profitti e i privilegi concessi al clero :
    esenzione dal servizio militare, esonero da certe forme di tassazione.
    Tutto questo, e non la dottrina biblica, costituì la preoccupazione principale.
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    CAPITOLO XI
    CONSEGUENZE
    « So che dopo la mia partenza entreranno fra voi oppressivi lupi e non tratteranno il gregge con tenerezza ». Atti 20:29
    C’è un vecchio proverbio che dice: « Pugno di ferro in guanto di velluto ».
    Non credo che siano stati gli eventi della primavera del 1980 a provocare l’esplosione di durezza da parte del l’apparato di potere. Ritengo che la durezza dimorava già lì e la storia lo dimostra. Ciò che accadde nella primavera del 1980 ebbe soltanto l’effetto di rimuovere il guanto di velluto lasciando affiorare l’inflessibile durezza sottostante. Gli avvenimenti successivi lo confermano.
    Quando il comitato giudiziario dei cinque anziani della Betel che, a dispetto di ogni criterio di giustizia, fece per conto del Corpo Direttivo ciò che il Corpo Direttivo avrebbe dovuto fare in prima persona, s’incontrò alla fine con Ed Dunlap e lo informò della decisione di disassociarlo, Ed disse ai cinque:
    « Va bene, se questa è la vostra decisione. Ma non dite che ciò è avvenuto per ‘apostasia ‘. Voi sapete che apostasia significa ribellione contro Dio e Cristo Gesù, e sapete pure che ciò non è vero nel mio caso ».
    402 - 403
    Il numero di settembre 1980 del foglio mensile intitolato Il Servizio del Regno, inviato a tutte le congregazioni, riportava in prima pagina la dichiarazione che un certo numero di persone (l’edizione italiana ne precisava il numero: cinque; N.d.T.) della famiglia della Betel era stato disassociato e poi parlava di « apostasia contro l’organizzazione ». Questo linguaggio, anche se falso (perché non c’era stata mai nessuna ribellione contro l’organizzazione) era almeno più vicino alla verità rispetto ad altre affermazioni fatte altrove.
    Il 28 maggio 1980 la mia lettera di dimissioni fu letta alla famiglia. Il 29 maggio fu convocata un’adunanza di tutti gli anziani della Betel. Tra questi c’era Jon Mitchell che serviva come segretario negli uffici sia del Dipartimento del Servizio che del Corpo Direttivo. In una sola occasione egli aveva avuto contatti con me, allorché aveva richiesto il rilascio del visto consolare per mio conto in relazione al mio viaggio in Africa. Egli non aveva mai conversato con nessuno di quelli che erano stati disassociati; tuttavia aveva visto passare per i vari uffici una parte della corrispondenza proveniente dai comitati giudiziari e aveva ascoltato le voci che circolavano nel Dipartimento circa i processi per « eresia ». Narrando le proprie impressioni sull’adunanza degli anziani e sui discorsi fatti da Schroeder e Barry, membri del Corpo Direttivo, egli dice:
    404
    «Il discorso di Schroeder trattò il tema dell’organizzazione. Egli parlò della nostra ‘ organizzazione magnificamente armoniosa ‘ e di come alcuni, che evidentemente ritenevano di non potersi adeguare alle sue leggi e regolamenti, ‘erano stati costretti ad andar via e non potevano essere partecipi dell’ulteriore progresso d’essa ‘. (Si adoperò la pubblicazione Branch Organization per illustrare quanto l’organizzazione fosse ‘ magnificamente armoniosa ‘. Inoltre egli asserì che questa pubblicazione conteneva oltre 1.000 norme e disposizioni relative all’attività delle filiali e della sede di Brookyn). Insisté che quella non era ‘una caccia alle streghe ‘, ma che sembrava fosse in atto un’opera di ‘ potatura ‘. A proposito di quelli che avevano lasciato, egli affermò: ‘ Non è che questi non credano alla Bibbia, bisognerebbe essere atei per pensarla in questo modo, ma essi la leggevano in maniera diversa ‘. Concludendo il suo intervento, invitò gli anziani della Betel a fare domande. Harold J ackson alzò la mano e propose di tenere un dibattito o una libera discussione su quali fossero i problemi. Schroeder rispose che non avevano in programma di far ciò, e che se avessimo avuto delle domande da fare, le avremmo potute fare per iscritto. Un altro anziano, Warren Weil, chiese se era stata presa in considerazione la possibilità di far fare ai fratelli un ‘ voto di lealtà ‘. Il fratello Schroeder rispose che quella strada non era percorribile per il momento.
    ll discorso di Lloyd Barry sembrò un tentativo di confutare alcune delle opinioni evidentemente sostenute da quelli ritenuti apostati ed ebbe il tono di un invito alla lealtà nei confronti dell’organizzazione. Egli lesse Proverbi 24:2 1, 22 e ci ammonì di guardarci da ‘ quelli che propendono per i cambiamenti ‘. Ebbe parole di biasimo per quelli che si riunivano per studiare la Bibbia in modo indipendente, asserendo che c’era chi faceva ciò invece di studiare La Torre di Guardia il lunedì sera. Similmente, si espresse contro i testimoni inclini ad usare commentari di autori della Cristianità. (Gli uomini del Dipartimento del Servizio possedevano le Notes on the New Testament di Barnes e ne facevano pubblica mostra: questo appunto li indusse a toglierle dalla circolazione e a tenerle nei cassetti). Barry parlò del nostro ‘ricco patrimonio’ in qualità di Testimoni di Geova e sembrò visibilmente turbato dalla possibilità che qualcuno non lo tenesse nell’elevata stima che egli gli attribuiva e sembrasse incline a pensare che esso fosse dannoso per la crescita e la prosperità dell’organizzazione ».

    Sebbene non avesse mai discusso con alcuno di noi, che eravamo il bersaglio di quei discorsi, di argomenti biblici né di qualsiasi altro dei problemi in questione, Jon scrive:

    « L’adunanza e i fatti che seguirono ebbero l’effetto di far crescere la sgradevole sensazione che si era sviluppata in me fin da quando avevo udito le sorprendenti notizie delle disassociazioni e delle dimissioni del fratello Franz. La Torre di Guardia del 15-1-1981 conteneva un articolo che elencava quali erano considerati i vari ‘ segni dell’apostasia ‘; tuttavia mi ero già fatto delle idee molto precise su quali erano i veri segni d’essa. Fui profondamente sconcertato nel rendermi conto del fatto che l’organizzazione pareva manifestare sempre più al suo interno i segni seguenti:
    405
    .1) soppressione della libera lettura della Bibbia. Anche se sapevo che non si trattava in realtà di una messa al bando della Bibbia, nondimeno era evidente che la piena facoltà di leggere le Scritture e di godere di libere discussioni sulla Bibbia era stata ridotta. Perché il Corpo Direttivo non consentiva un’aperta discussione dei problemi, come era stato proposto, specialmente in considerazione del fatto che vi erano coinvolti individui che avevano dato molto all’organizzazione e che erano molto rispettati come buoni studiosi delle Scritture? Cosa si cercava di nascondere? Non poteva la verità ‘ resistere ad un esame del genere?
    2) l’evidente espediente di spostare l’accento dalla Bibbia al nostro ‘ ricco patrimonio ‘, cioè alle tradizioni dell’organizzazione. Sapevo abbastanza bene che questo era stato il punto debole di molte sette religiose, compresi i farisei. Matteo 15 e Marco 7 riportano le parole di Gesù con le quali egli li denunciò poiché attribuivano un valore maggiore alla tradizione rispetto alla Parola di Dio. La proposta di richiedere un ‘voto di lealtà’ per garantire fedeltà all’organizzazione e alle sue tradizioni era mostruosa dal mio punto di vista. Eppure essa era stata formulata in tutta serietà.
    3) le tattiche inquisitorie. Sembrava chiaro che il Corpo Direttivo, la cui esistenza io avevo sempre collegato con l’obiettivo di servire i fratelli, stava assumendo un atteggiamento drasticamente autoritario ed era determinato ad agire rapidamente ed in modo decisivo per risolvere il problema. Non sarebbe stato molto più saggio e giudizioso da parte loro agire con cura e ponderazione, analizzando e valutando pienamente le questioni per poi giungere ad una decisione con calma e cautela?
    Ricordo di aver pensato tra me durante l’adunanza degli anziani: ‘ Basta! Calmatevi! Vi rendete conto di ciò che state facendo? ‘. La pensavo in questo modo, non perché fossi sleale nei confronti dell’organizzazione, ma perché l’amavo e desideravo più di ogni altra cosa che essa si basasse solidamente su un valido fondamento di verità ».

    Come lui, anch’io inizialmente sperai che, dopo che l’incubo fosse finito, prevalesse un intento più razionale rispetto alla mentalità ‘ da assedio ‘, emotiva, quasi isterica, che aveva indotto a trattare un piccolo numero di coscienziosi individui come se costituissero una minaccia enorme per l’organizzazione mondiale. Forse, mi dicevo, questa mentalità sarebbe stata sostituita da una riflessione e da una condotta più calme e giudiziose. Purtroppo accadde il contrario.
    Forse nulla illustra più chiaramente l’incredibile pretesa di totale adesione richiesta allora quanto la seguente lettera, inviata a tutti i rappresentanti viaggianti, sorveglianti di circoscrizione e di distretto, dal Dipartimento del Servizio della Società del quartier generale internazionale, in data 1 settembre 1980. 11 brano qui riportato è tratto dalle prime due pagine, specificamente si tratta della sezione intitolata «Proteggete il gregge» che assume un particolare interesse nel nostro esame (i particolari più rilevanti sono stati evidenziati in corsivo)* :
    * A quell’epoca i membri erano: Ted Jaracz (coordinatore), Milton Henschel, A!bert Schroeder, William Jackson e Martin Poetzinger.

    « Una delle principali responsabilità di un sorvegliante, mentre questi ‘ pasce il gregge di Dio affidato alle sue cure ‘, è quella di proteggerlo dai pericoli (Atti 20:28). Atti 20: 29,30 indica che uno di questi pericoli è costituito da persone che commettono apostasia. C’è un ottimo studio su quest’argomento in La Torre di Guardia del 15-1-1981. Voi tutti vogliate prendere conoscenza completa del contenuto degli articoli di studio. Incoraggiate particolarmente tutti gli anziani e i servitori di ministero a fare altrettanto. Includete i punti principali nel vostro programma ‘Continuate a ricordare le cose che avete imparato ‘.
    Aiutate gli anziani a distinguere tra l’apostata che crea problemi e il cristiano che s’indebolisce nella fede e manifesta dubbi (2 Pietro 2; Giuda 22,23). Il primo dovrebbe essere trattato con decisione dopo che ripetuti tentativi siano stati fatti per ristabilirlo (2 Giovanni 7-10). D’altra parte, uno che è debole nella fede dovrebbe essere assistito pazientemente ed amorevolmente perché acquisti l’appropriata conoscenza che consoliderà la sua fede.
    Ricordate che perché sia disassociato, un apostata non deve essere un promotore di opinioni apostate. Come viene menzionato nel paragrafo 2 a p. 17 di La Torre di Guardia del 15-1-1981: “ La parola ‘ apostasia’ deriva dal termine
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    greco che significa ‘ allontanamento, defezione, ribellione ‘ “. Perciò, se un cristiano battezzato abbandona gli insegnamenti di Geova, così come vengono esposti dallo schiavo fedele e discreto, e persiste nel credere in un’altra dottrina nonostante l’ammonimento scritturale, allora questi sta commettendo apostasia. Altri benevoli tentativi si potrebbero fare per correggere il suo modo di pensare. Comunque, se, dopo questi ulteriori sforzi tendenti a modificare il suo atteggiamento, egli continua a credere alle idee apostate e respinge ciò che gli è stato provveduto mediante la ‘classe dello schiavo ‘, allora dovrebbe essere preso un opportuno provvedimento giudiziario.
    Con questo non si vuole dire che voi o gli anziani dovreste dare la ‘ caccia alle streghe ‘, per così dire, indagando nelle opinioni personali dei vostri fratelli. Invece, se qualcosa di ragionevolmente fondato viene sottoposto all’attenzione degli anziani in relazione a quanto detto, sarebbe appropriato fare un’indagine benevola, discreta per protegge re il gregge. Non metteremo mai abbastanza in risalto la necessità d’essere cauti, discreti e benevoli nel trattare situazioni del genere (Giacomo 1:19,20)».
    Questa lettera esponeva una direttiva ufficiale. In realtà essa dice che nel caso di una persona che crede — non che diffonde ma crede soltanto — in modo difforme dalle dottrine dell’organizzazione, costituisce un motivo sufficiente per avviare un’azione giudiziaria contro di lei come se fosse un « apostata »!
    La lettera non specifica che le asserzioni, delimitanti queste differenze di vedute, si limitano ai fondamentali insegnamenti della Parola di Dio, come la venuta del Figlio di Dio come uomo, il riscatto, la fede nel sangue di Cristo versato come condizione della salvezza, la risurrezione o al tre dottrine bibliche fondamentali. Essa non dice neanche che si deve necessariamente essere in contrasto con la Bibbia, la Parola di Dio. Piuttosto, si deve dissentire dagli «insegnamenti di Geova, così come vengono esposti dallo schiavo fedele e discreto ». Il che equivale a dire che l’accettazione da parte di un uomo del messaggio scritto di un re e la sua obbedienza ad esso non sono garanzia della sua lealtà; bensì tale garanzia è data dall’adesione all’ obbedienza a ciò che un servo messaggero ritiene che il sovrano abbia inteso dire!
    La sigla che si trova nell’intestazione della lettera del 1 settembre 1980 ne identifica il compilatore nella persona di Leon Weaver; tuttavia non si deve pensare che questa disposizione relativa al « controllo del pensiero » rifletta l’opinione di un solo individuo, né che sia stata una temporanea, avventata manifestazione di estremismo che una persona abbia prima manifestato e di cui ci si sia vergognati dopo averla espressa considerandola una posizione insensata, severa e del tutto disdicevole per un cristiano. Il compilatore apparteneva al Comitato del Dipartimento del Servizio i cui membri, come Harley Miller, David Olson, Joel Adams, Char les Woody e Leon Weaver sono da lungo tempo rappresentanti dell’organizzazione, con decenni di esperienza alle spalle. Essi sono agenti del Corpo Direttivo col compito di supervisione dell’attività delle oltre 7.500 congregazioni e di tutti gli anziani, i servitori di circoscrizione e di distretto degli Stati Uniti, dove vive un quarto di tutti i Testimoni di Geova. Essi sono regolarmente in contatto con il Comitato del Servizio del Corpo Direttivo e si presume che siano pienamente aggiornati sulle direttive del Corpo Direttivo, in sintonia con il suo pensiero, atteggiamento e spirito.
    Comunque, ciò serve solo a rendere più sconvolgente la posizione espressa in questa lettera. Come io so dagli anni trascorsi nel Comitato del Servizio, ogni lettera di questa importanza deve essere sottoposta al Comitato del Servizio del Corpo Direttivo per essere approvata prima di essere spedita*
    * Nel testo inglese l’Autore riproduce le fotocopie delle pagine dalle quali si evince la sigla SCG:SSF, utile per identificare il redattore della lettera (N.d.T.).

    L’obiezione anche di un solo membro di questo Comitato richiederebbe che essa fosse esaminata da tutto il Corpo Direttivo. In ogni caso, la lettera e la direttiva in essa contenuta — che richiama alla memoria l’atteggiamento delle autorità religiose durante l’Inquisizione — doveva essere stata approvata da un certo numero di esponenti della sede centrale
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    inclusi parecchi membri del Corpo Direttivo. Poiché erano in gioco i rapporti di amicizia tra persone, le relazioni familiari, l’onorabilità individuale e altri interessi vitali, si presume che questi uomini abbiano prestato lunga e profonda attenzione alla dichiarazione del 1 settembre 1980, prima di presentarla come un’espressione ufficiale dello « schiavo fedele e discreto » di Gesù Cristo. Ciò che essi esprimevano in quel contesto non era una questione da poco e non ci si sarebbe potuti giustificare in seguito dicendo: «Avete frainteso. Noi in verità non intendevamo dire questo ». In realtà, come dimostrano i fatti, molte persone furono disassociate e continuano ad esserlo soltanto in base alla direttiva di controllo del pensiero, contenuta in quella lettera. La infamante etichetta di « apostata » è applicata al loro nome semplicemente perché essi non possono accettare dentro di sé tutte le interpretazioni della Società.
    Probabilmente questa direttiva scaturì o fu influenzata da qualcosa che era avvenuto proprio in quell’anno in una delle congregazioni di New York. Jon Mitchell, già menzionato in precedenza, che lavora « part time » presso il Dipartimento del Servizio, riferisce:
    « All’incirca in quel periodo (il principio dell’estate del 1980) ci pervenne un appunto di F.W. Franz evidentemente in risposta ad una domanda fattagli da Harold Jackson (membro del personale del Dipartimento del Servizio). Sembra che ci fosse una sorella pioniera (predicatrice a tempo pieno) in una congregazione di lingua spagnola che riteneva in coscienza di non poter insegnare che 144.000 di Rivelazione 7 e 14 andasse preso alla lettera. Ella affermava di non voler fare proseliti e che non intendeva affatto pubblicizzare un’opinione contraria; tuttavia, non intendeva divulgare a tutti quelli con i quali studiava la Bibbia che il 144.000 fosse un numero letterale. La domanda del fratello Jackson aveva evidentemente lo scopo di sapere se una persona del genere poteva essere classificata come apostata o no L’appunto confermava che tale persona poteva certamente essere considerata apostata e che avrebbe dovuto essere disassociata se non fosse stata disposta ad insegnare ciò che la Società le aveva incaricato di insegnare. Ricordo che qualcuno del Dipartimento del Servizio, riferendosi all’esito di questo caso, affermò che la donna aveva ‘ ritrattato’. Fui stupito che questa terminologia potesse essere usata senza alcun pudore ».

    Qualcuno potrebbe pensare che la drastica posizione assunta con la lettera del 1 settembre 1980, prima citata, e comunicata a tutti gli anziani dai rappresentanti viaggianti, avrebbe prodotto, se non una furiosa serie di proteste, almeno qualche rilevante espressione di costernazione da parte di anziani e di altri. Essi erano troppo ben preparati perché si verificasse qualcosa del genere. Alcuni singoli si espressero, ma con cautela, per paura di essere anch’essi etichettati come « apostati ». Certamente la mancanza di proteste non dipese dal fatto che essi avevano ‘ provato a loro stessi che questa era la buona e gradita e perfetta volontà di Dio ‘, come esorta l’apostolo*
    2 Romani 12:2.
    Rileggendo il paragrafo della lettera menzionata, si scopre che nessuna scrittura viene citata come prova del fatto che questa disposizione di controllo del pensiero abbia un sostegno biblico. I pensieri del cristiano devono essere ‘ condotti in cattività al Cristo ‘, non agli uomini o un’organizzazione *
    2 Corinti 10:5.

    . Perché allora questa tendenza a sottoporre la coscienza individuale ad un controllo così totale?
    E’ il concetto di « organizzazione » che provoca tutto ciò. Esso genera la convinzione che, in tutto e per tutto, qualsiasi cosa dice l’organizzazione, è come se Dio stesso stesse parlando. Forse per descrivere lo spirito che le solenni dichiarazioni della Società, inclusa questa lettera, hanno creato, è utile considerare un episodio verificatosi in un’ adunanza per anziani tenuta durante un’assemblea di circoscrizione in una zona dell’Alabama. Il sorvegliante di distretto, Bart Thompson, prese una pubblicazione della Società che aveva la copertina verde e disse all’uditorio di anziani: « Se la Società mi dicesse che questo libro è nero invece
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    che verde, io direi: ‘ Guarda un po’, avrei potuto giurare che fosse verde, ma, se la Società dice che è nero, allora è nero e basta! ‘ ». Altri avevano usato simili illustrazioni.
    In realtà, ci sono molti Testimoni riflessivi che sono disgustati da queste clamorose manifestazioni di fede cieca. Tuttavia la maggior parte di essi è ancora disposta a conformarsi, addirittura a prendere provvedimenti disciplinari nei confronti di chi esprime dubbi sulle interpretazioni della Società. Perché?
    Cerco con tutto il cuore e la mente di comprendere i sentimenti di tutte queste persone, inclusi quelli del Corpo Direttivo. In base alla mia esperienza tra loro, ritengo che essi sono, in effetti, prigionieri di un concetto. Il concetto o immagine mentale che essi hanno dell’«organizzazione» sembra quasi che assuma una propria corporeità, sicché lo stesso concetto li controlla, li stimola o li frena, plasmando il loro pensiero, le loro attitudini, i loro giudizi. Non credo che molti di loro assumerebbero la posizione che attualmente assumono, se riflettessero in termini di Dio e Cristo, la Bibbia e gli interessi, non di un’organizzazione, ma dei loro fratelli cristiani, il loro prossimo. Invece, l’adozione dell’attuale concetto di « organizzazione » altera radicalmente il loro modo di pensare e le loro opinioni, diventa in effetti la forza dominante, che esercita il controllo.
    Analogamente credo che, quando gli uomini del Corpo Direttivo pensano o si riferiscono all’«organizzazione », essi pensano ad un concetto piuttosto che alla realtà. Guardano all’«organizzazione » come a qualcosa molto più grande ed importante di loro, pensano ad essa dal punto di vista quantitativo, alle dimensioni dei suoi obiettivi e del suo controllo, a qualcosa di internazionale, mondiale. Evidentemente, non si rendono conto del fatto che questo aspetto ha a che fare più con il campo d’azione dell’organizzazione che con ciò che essa è realmente. Tuttavia, quando pretendono «lealtà all’organizzazione », essi devono sapere, almeno dovrebbero sapere, che non stanno parlando del suo campo d’azione, delle migliaia di congregazioni e dei
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    membri che l’organizzazione dirige, ma che si riferiscono alla lealtà nei confronti della fonte delle direttive, della fonte delle dottrine, della fonte dell’autorità. Sia che i membri del Corpo Direttivo lo riconoscano sia che preferiscano non pensarci, resta il fatto che da questi fondamentali punti di vista essi, ed essi soltanto, sono « l’organizzazione ». Qualunque altra autorità esistente — quella dei comitati di filiale, quella dei sorveglianti di distretto o di circoscrizione, quella dei corpi degli anziani nelle congregazioni — dipende completamente da loro, è soggetta ad aggiustamenti, cambiamenti o rimozioni in base alla loro unilaterale decisione, che non rende conto a nessuno. In Romani cap. 13 l’apostolo dice che i governanti terreni « sono posti nelle loro rispettive posizioni da Dio ». Queste parole si possono confrontare con la situazione descritta, giacché tutte le autorità esistenti nell’organizzazione « sono poste nelle rispettive posizioni dal Corpo Direttivo », sottoposte interamente al suo controllo.
    Come ho già detto, dubito che la maggior parte degli uomini al vertice pensi a ciò. Perciò per loro «l’organizzazione » resta qualcosa di piuttosto indefinito, di astratto, un’astrazione piuttosto che un’entità concreta. Forse a motivo di questa fallace opinione dell’«organizzazione », un uomo può essere membro di quel Corpo, che detiene poteri ed autorità virtualmente illimitati, e tuttavia può non provare un vivo senso di responsabilità personale per quanto fa il Corpo, per i danni o le informazioni errate e conseguenti direttive sbagliate che ne derivano. « E stata l’organizzazione che ha fatto ciò, non noi », questo sembra essere il ragionamento. Inoltre, per il fatto che si ritiene che « l’organizzazione » sia lo strumento scelto da Dio, la responsabilità viene trasferita su Dio: è stata Sua volontà, anche se poi si scopre che quella determinata decisione o quella dottrina perentoria è erronea e viene modificata. Molti fratelli possono essere stati disassociati o danneggiati in altri modi in base a decisioni sbagliate, ma i singoli membri del Corpo Direttivo ritengono d’esser esenti da responsabilità personali: qualsiasi pasticcio
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    sia stato combinato, Dio rimetterà le cose a posto per il bene dell’« organizzazione ».
    Ho detto queste cose, non per esprimere una condanna, ma per dare una spiegazione, nel tentativo di capire perché certi uomini, che considero onesti, sostanzialmente persone benevole, hanno avuto una parte in ciò che, a mio avviso, essi stessi nei loro cuori avrebbero normalmente rifiutato di fare. Ritengo che la concezione prima descritta sia tragicamente sbagliata, tanto pericolosa quanto tragica. Credo che i drastici provvedimenti presi contro le persone accusate di «apostasia » furono, in quasi tutti i casi, non solo ingiustificati ma anche ripugnanti, indegni non solo del Cristianesimo ma di qualsiasi libera associazione di uomini. Comunque questo tentativo di comprensione mi consente di essere libero dal covare o nutrire rancore verso le persone implicate, sia individualmente sia collettivamente. Il rancore è nello stesso tempo frustrante e distruttivo. Non c’è nessuno tra quegli uomini che io non sarei disposto ad ospitare in casa mia, senza fare domande, senza pretendere scuse. Né io né gli altri miei amici personali abbiamo mai pensato di escludere loro, o qualsiasi altra persona, dall’associazione con noi a causa della diversità di vedute. L’esclusione non è stata una nostra idea né una nostra azione.
    Quando m’incontrai con il Corpo Direttivo, l’udienza fu registrata e mi fu promessa una copia della registrazione. Che ne è stato di questa promessa? Credo che ciò che è accaduto sia indicativo di problemi che sono stati già presi in esame.
    Circa tre settimane dopo il mio ritorno in Alabama, ebbi occasione di scrivere al Corpo Direttivo e colsi l’opportunità per chiedere notizie relative alla mia copia della registrazione. Ricevetti una risposta in data 26 giugno 1980; eccone il testo:
    R.V. Franz
    c/o P.V. Gregerson
    Route 4, Box 444
    Gadsden, AL 35904
    Caro fratello Franz,
    abbiamo ricevuto la tua lettera del 14 giugno. Abbiamo contattato il reparto spedizioni e siamo stati informati che il tuo bagaglio è stato imballato e spedito da Brooklyn martedì 24 giugno. Pertanto dovresti riceverlo presto.
    Per quanto riguarda la registrazione della quale ci hai scritto, stiamo provvedendo e te la spediremo al più presto, appena ne avremo preparato una copia da inviarti.
    Ci aspettiamo di ricevere i due libri di procedura che devi inviarci. La tua lettera conteneva pure accluso il materiale per il discorso all’assemblea, che ti eri impegnato a spedirci.
    Geova ti benedica, ti inviamo saluti cristiani.
    Tuoi fratelli

    Trascorse due settimane, arrivò quest’altra lettera:

    Sig. Raymond V. Franz
    do P.V. Gregerson
    Route 4, Box 444
    Gadsden, AL 35904
    10 luglio 1980
    Caro fratello Franz,
    ulteriori precisazioni in merito alla nostra lettera del 26 giugno: ti ringraziamo per la restituzione dei libri Branch Organization e Governing Body Procedure, che ci sono pervenuti l’altro giorno. Il reparto spedizioni ci ha precisato che i vostri bagagli erano stati spediti e vi sono pervenuti.
    Mentre il Comitato del Presidente aveva fatto sapere che circa l’invio della registrazione relativa al 20 maggio (anche se può darsi che tu abbia in mente la registrazione del 21 maggio relativa all’adunanza del Corpo Direttivo) si stava « provvedendo », ora il Corpo Direttivo ha deciso di soprassedere e di non inviare nessuna copia delle registrazioni relative alle
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    due date. Inoltre, in considerazione di un ‘informazione confidenziale) che è stata inviata in aprile ai membri del Corpo Direttivo, secondo la quale qualcosa era giunto nelle mani di uno dei membri della famiglia della Betel che è stato disassociato, ed è ulteriormente circolato, il Corpo Direttivo è giunto alla determinazione che non è opportuno rendere accessibili i resoconti delle sue sessioni (siano essi registrati o scritti nei verbali) a nessuno fuori degli edifici della Società. Inoltre, nel tuo caso si è verificato un cambiamento di ruolo. Se in futuro desidererai trarre informazioni dalla registrazione, noi non avremo nulla in contrario a permetterti di ascoltarla alla Betel.
    Anche se verbalmente e per iscritto ti avevamo detto che una copia della registrazione ti sarebbe stata concessa, attualmente la situazione è decisamente mutata. Senza dubbio valuterai nel giusto modo le decisioni del Corpo Direttivo relative a questa che consideriamo la condotta più prudente. Confidiamo che riterrai tale disposizione ragionevole. Speriamo che ti vada tutto bene e ti inviamo affettuosi saluti cristiani.
    Tuoi fratelli

    Inevitabilmente la lettera richiamava alla memoria il modo in cui il problema era stato affrontato fin dall’inizio, dal tempo in cui il Comitato del Presidente aveva per la prima volta messo in moto la macchina giudiziaria ed i provvedimenti che si concretizzarono nelle varie disassociazioni. Avevo sperato che tutto ciò fosse finito. Non potevo sapere a che cosa si riferivano parlando di « un’informazione confidenziale che è stata inviata in aprile al Corpo Direttivo ». Mentre ero a Brooklyn non avevo visto nessuno dei disassociati, né li avevo visti tra quel tempo e il mio ritorno in Alabama. Pertanto risposi in questo modo:

    Società Torre di Guardia
    All’attenzione del Comitato del Presidente
    19 luglio 1980
    Cari fratelli,
    con la presente vi informo d’aver ricevuto la vostra lettera del 10 luglio. Sì, i bagagli ci sono pervenuti in buone condizioni ed esprimiamo il nostro apprezzamento per il lavoro dei fratelli che ce li hanno spediti con molta cura.
    Ho preso atto della decisione di non inviarmi la registrazione relativa al 21 maggio (da me erroneamente indicata come del 20 maggio). Come ricorderete, l’accordo era, e fu sancito dal presidente del Corpo prima della sessione, che essa mi sarebbe stata consegnata. Non furono poste condizioni relative al mio ruolo, alla mia permanenza alla Betel o al mio allontanamento da essa. Si tratta della semplice accettazione dell’unica condizione da me posta prima di consentire che la sessione fosse registrata, voi accettaste questo accordo e lo ratificaste. Poiché avete ammesso per iscritto che le cose stanno così; sembra quindi che dobbiate tener fede all’accordo. Ciò che hanno fatto altri non può essere addotto come pretesto per venir meno all’accordo da voi preso con me. Se non intendete tener fede all’impegno, è chiaro che l’unica cosa corretta che potete fare è quella di distruggere la registrazione e tutte le trascrizioni o copie d’essa. Giacché, se non ho diritto io ad una copia d’essa, allora non ne avete diritto neanche voi, perché acccordai il permesso per la registrazione a condizione che io ne ricevessi una copia.
    Non ho completato l’esame delle mie carte ma credo di avere ancora del materiale che vi dovrà essere restituito e lo farò appena possibile. Resto in attesa di ricevere quanto prima vostre notizie sulla questione della registrazione. Mi aspetto di ricevere o la registrazione o una vostra lettera a conferma del fatto che il nastro e ogni copia o trascrizione d’essa sono stati distrutti.
    Grazie per l’attenzione che presterete a questa mia e possa Dio guidarvi nel sostenere lealmente gli elevati princìpi della sua Parola e la buona notizia circa il suo regno.
    Unito a voi nel servizio a Geova
    R.V. Franz

    Quella che segue è la risposta che il Corpo Direttivo mi mandò tre settimane dopo:


    Raymond Franz
    do P.V. Route 4, Gadsden,
    Gregerson
    Box 444
    AL 35904
    8 agosto 1980


    abbiamo ricevuto la tua lettera del 19 luglio nella quale fai riferimento alla lettera del Comitato del Presidente datata 10 luglio.
    Il Corpo Direttivo ha deciso per il momento di non inviarti i nastri relativi all’adunanza del 21 maggio come già menzionato nella nostra lettera del 10 luglio. Come abbiamo già detto nella nostra precedente, se desideri ascoltare il materiale registrato su questi nastri, essi sono a tua disposizione per essere ascoltati alla Betel.
    Ti inviamo i nostri saluti,
    Con te nel servizio a Geova

    Non risposero neanche a un punto di quelli da me indica ti. La sensazione d’irrealtà che avevo in precedenza sperimentato, si manifestò nuovamente.
    Fu difficile credere che uomini che occupavano posizioni di tanta responsabilità potessero agire così irresponsabilmente. Il tono della lettera faceva trasparire l’atteggiamento che tutti i diritti appartenevano a loro (all’« organizzazione ») e che i diritti dei singoli potevano pure essere ignorati, se ciò veniva considerato desiderabile e vantaggioso, messi da parte in maniera sommaria come se non avessero nessuna importanza. Scrissi ancora una volta quanto segue:

    28 agosto 1980
    Al Comitato del Presidente
    Brooklyn, New York
    Cari fratelli,
    ho ricevuto la vostra lettera dell’8 agosto che è una replica alla mia del 19 luglio in merito alla registrazione che voi accettaste di inviarmi.
    La vostra lettera è una replica, non una risposta. Essa ripete semplicemente in forma abbreviata la vostra lettera del 10 luglio e non risponde agli argomenti esposti nella mia del 19 luglio.
    Il fatto è che voi siete in possesso di registrazioni dell’adunanza del 21 maggio solo in conseguenza di un accordo non mantenuto. Stabilire nuove condizioni dopo che un accordo è stato già raggiunto, facendolo per giunta unilateralmente ed arbitrariamente, non risponde certo a nessun criterio. Nella vostra lettera del 26 giugno avete riconosciuto per iscritto che avevate fatto un accordo per fornirmi una copia della registrazione dell’adunanza ed avete espresso l’intenzione di preparare questa copia e di mandarmela. Il mio ruolo era già mutato a quel tempo, tuttavia la cosa è stata ‘usata in seguito come pretesto per non attenersi all’accordo. I motivi addotti per non onorare il vostro impegno, così come sono enunciati nella vostra lettera del 10 luglio, non sono in nessun modo una giustificazione per una violazione del contratto.
    Mi permetto di esortarvi a meditare sulle conseguenze di questa condotta, ricordando il principio esposto in Levitico 19:15; Romani 1:3 1. In considerazione delle vostre perplessità circa il rilascio di una copia della registrazione, vi ho offerto l’unica seria alternativa, quella di distruggere i nastri e qualunque copia o trascrizione d’essi. Se desiderate conservare la registrazione, allora l’unica cosa giusta da fare è tener fede all’accordo grazie al quale vi fu possibile fare la registrazione. Non dubito che, se le circostanze fossero capovolte, con la registrazione in mio possesso e voi nel ruolo di richiedenti della copia concordata, avreste assunto la mia stessa posizione (Matteo 7:12). Vi prego di accettare quanto ho scritto come espressione di preoccupazione per i vostri interessi spirituali come pure per quelli dei fratelli di qualunque luogo. Anche se la mia posizione può e ritenuta di second’ordine e non elevata, apprezzerò la considerazione che mostrerete per gli argomenti trattati in questa lettera e nella mia del 19 luglio.
    Vostro fratello, R.V. Franz

    Dopo circa un mese, mi pervenne quest’altra lettera:

    Caro fratello Franz,
    GT/A 24 settembre 1980
    abbiamo ricevuto e preso in considerazione la tua lettera del 28 agosto 1980.
    Con la presente ti informiamo che i nastri contenenti la registrazione dell’adunanza del 21 maggio 1980, ai quali hai fatto riferimento, sono stati distrutti. Nel momento in cui i nastri venivano distrutti erano presenti tre membri del Corpo Direttivo in qualità di testimoni. Non ci sono mai state trascrizioni del materiale registrato, né sono mai state riprodotte copie della registrazione. I nastri sono stati completamente di strutti.
    Tutto ciò è avvenuto in conformità ai desideri da te espressi nella corrispondenza intercorsa tra noi.
    Tuoi fratelli

    Come già rivela di per sé la corrispondenza riportata, i miei « desideri » erano in realtà quelli di ricevere la copia della registrazione che mi era stata promessa; siccome essi non erano evidentemente propensi a privarsene (richiamando in qualche modo una situazione da « caso Watergate »), avevo offerto un’alternativa, alla quale infine essi aderirono. In ogni caso, fui lieto di aver risolto il problema e sperai che ciò ponesse fine ad ogni ulteriore rapporto con il Corpo. Così non fu.
    Alcune settimane dopo il mio ritorno in Alabama, la Società mi aveva inviato un assegno di 10.000 dollari come dono e per aiutarmi nella sistemazione al Sud. Io non avevo fatto alcuna richiesta di danaro e l’iniziativa fu tanto inattesa quanto apprezzata. Fu necessario un prestito di altri 5.000 dollari per acquistare una roulotte, che Peter Gregerson ci permise di sistemare nella proprietà. Fui grato (ed obbligato dal punto di vista economico) di fare un intenso lavoro fisico per conto di Peter nel suo campo. Passavo le giornate falciando i prati, estirpando le erbacce, tra punture di vespe e calabroni, morso innumerevoli volte da formiche rosse, lavorando in un periodo in cui per trenta giorni consecutivi la temperatura fu superiore ai 37 gradi. Non riesco a ricordare nessun altro periodo della mia vita in cui abbia sperimentato la stessa costante fatica fisica che feci durante quei mesi. Eppure fui lieto di farla, perché servì a scaricare la tensione emotiva che avevo accumulato. Comunque, il maggior aiuto per mia moglie e me fu la quotidiana lettura della Bibbia. Ogni mattina leggevamo quattro Salmi e facemmo ciò regolarmente finché non li leggemmo tutti. Sebbene fossero stati letti molte volte in precedenza, ora essi ci apparivano quasi nuovi. Li applicavamo a noi molto di più perché, se è vero che tutta la Bibbia mette in risalto la relazione autenticamente personale che può e dovrebbe esistere tra i servitori di Dio e Lui stesso, i Salmi sembrano far questo in maniera preminente. Il turbamento emotivo, i gemiti, il senso d’impotenza e di disperazione che gli scrittori manifestarono tanto spesso, il loro basilare riconoscimento che in ogni caso la piena e finale speranza era, e deve essere, riposta non negli uomini ma in Geova Dio loro Roccia e supremo rifugio, pizzicarono una corda molto sensibile del nostro cuore.
    La mia decisione lasciando la sede centrale internazionale era stata quella di non creare problemi. Non andavo io in cerca delle difficoltà erano loro che mi cercavano.
    Per alcuni mesi godemmo di piacevoli rapporti con i membri della congregazione est di Gadsden dei Testimoni di Geova, partecipando alle loro adunanze e all’« attività di campo ». Qualche mese dopo il mio arrivo il locale corpo degli anziani scrisse a Brooklyn per raccomandare la mia nomina ad anziano nella congregazione. La breve risposta che si ottenne, diceva in sintesi che la Società non riteneva opportuno che gli anziani mi raccomandassero per un tale incarico (né come servitore di ministero). L’unica ragione addotta fu che la notizia delle mie dimissioni (pubblicata nello stesso numero del Il Servizio del Regno in cui si riportava la comunicazione della disassociazione di diversi membri del personale) era troppo recente. Il sorvegliante che presiedeva la congregazione parve turbato dallo spirito della lettera, ma lo invitai a non tenerne conto. Con questa lettera, in aggiunta alle informazioni fornite agli anziani in ottemperanza alla lettera della Società datata 1 settembre 1980 (la quale dichiarava che il solo fatto di avere un’opinione differente dalle dottrine pubblicate dalla Società era punibile con la disassociazione), l’atmosfera cominciò gradualmente a cambiare. La rivista La Torre di Guardia diede il via ad una serie
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    di articoli evidentemente finalizzati, non a tranquillizzare la situazione, ma a far in modo che le conversazioni si incentrassero sulla supposta « apostasia ». Da allora in poi, verbalmente o per iscritto, si attuò una campagna concertata con l’esplicito fine di giustificare il drastico trattamento praticato su quei fratelli di Brooklyn che erano stati così rapidamente espulsi. Piuttosto che scoraggiare il dogmatismo, i riferimenti all’autorità divina abbinati alla pretesa di cieca lealtà divennero più stridenti. Numero dopo numero il periodico La Torre di Guardia tornò sugli argomenti che erano stati messi in discussione, insisté sulla loro correttezza, e in generale provocò un definitivo trinceramento delle posizioni piuttosto che una moderazione delle stesse. Le argomentazioni usate per ottenere quest’obiettivo mostrarono che si erano raggiunte nuove bassezze nel dare un’immagine distorta delle vedute contrarie. Si sviluppò un’atmosfera di sospetto e di timore.
    Anziani, che per natura erano uomini equilibrati, si trattennero dall’invitare alla moderazione per paura che i loro inviti fossero interpretati come prova di slealtà. Quelli che erano favorevoli alla linea dura colsero le circostanze propizie per manifestare la loro indole intransigente. Tutto ciò faceva ricordare il tempo del maccartismo americano, durante il quale chiunque si esprimeva in difesa dei diritti civili e della libertà e disapprovava i crudeli metodi di annientamento di ideologie impopolari, correva il serio pericolo d’essere classificato come « simpatizzante comunista », « sostenitore» degli elementi radicali.
    In queste condizioni, partecipare alle adunanze divenne per me molto avvilente perché significava assistere ad un travisamento della Parola di Dio, fatto per sostenere cose che essa non diceva, ed ascoltare l’autenticazione di se stessa e l’autocompiacimento da parte dell’organizzazione. Si poteva almeno auspicare che ci fosse la libertà di espressione che c’era nelle sinagoghe del primo secolo le quali concedevano ai presenti, anche agli apostoli, l’opportunità di parlare in favore della verità (anche se in quel contesto ciò portava inevitabilmente ad un inasprimento dell’atteggiamento che alla fine chiudeva loro le porte della sinagoga). Invece, come feci notare a Peter Gregerson, mi consideravo semplicemènte un ospite nella Sala del Regno; era la loro Sala, la loro adunanza, il loro programma ed io non desideravo comportarmi da « guastafeste » in relazione al modo in cui essi gestivano le cose. Pertanto, limitai i miei commenti alla lettura di versetti degni di nota, soffermandomi soltanto sulla parte che si poteva applicare. Furono rare le occasioni in cui qualcuno, spesso un vecchio associato, dopo le adunanze non mi avvicinava per esprimere apprezzamento per i miei commenti. L’atmosfera da «crociata» che si stava sviluppando, tuttavia, mi indusse a pensare che qualche altro provvedimento sarebbe stato preso nei miei confronti, era solo questione di tempo. E così accadde.

    IL REATO E LA SENTENZA
    « Quindi i Farisei e gli scribi brontolavano, dicendo: ‘Quest’uomo accoglie i peccatori e mangia con loro “ Luca 15:2
    _________________________________________-

    Un pranzo fornì tutta l’evidenza necessaria. I fatti si svolsero in questo modo.
    A distanza di circa sei mesi dal mio ritorno nell’Alabama settentrionale, la Società inviò nella zona un nuovo sorvegliante di circoscrizione. Quello precedente si era comportato da persona equilibrata, disposta a lasciar decantare i problemi piuttosto che a trasformarli in controversie. L’uomo che lo sostituì aveva la reputazione d’essere più aggressivo. Il suo arrivo coincise, più o meno, con l’invio della lettera della Società ai sorveglianti di distretto e di circoscrizione nella quale si diceva che l’« apostasia» si applicava anche alle persone che credevano semplicemente in cose differenti da quelle insegnate dall’organizzazione.
    Durante la sua seconda visita alla congregazione est di Gadsden (nel marzo 1981) il nuovo sorvegliante di circoscrizione
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    Wesley Benner, stabilì d’incontrare Peter Gregerson, facendogli visita a casa in compagnia di un anziano locale, Jim Pitchford. Il motivo? Benner disse a Peter che si « chiacchierava molto » di lui in città e nella circoscrizione. Peter rispose d’essere molto spiacente d’udire ciò. Da dove venivano queste « chiacchiere »? Benner fu riluttante a rispondere, comunque Peter insistette di aver bisogno di quell’informazione per porre rimedio alla situazione. Allora Benner rivelò che la fonte era un affine della famiglia di Peter.
    Peter spiegò di aver fatto ogni sforzo per usare cautela nelle sue espressioni e che tutte le conversazioni su argomenti biblici erano state fatte nella zona solo con membri della sua ristretta cerchia di parentela. Ora egli si preoccupava profondamente del fatto che persone estranee alla sua famiglia in senso stretto erano intente a « chiacchierare », come aveva detto il sorvegliante di circoscrizione. « Come può essere? », egli chiese. Wesley Benner non fornì spiegazioni.
    Dunque di che cosa si parlava? Benner menzionò un punto di un articolo di La Torre di Guardia sul quale si diceva che Peter aveva fatto obiezione. Sotto nessun aspetto quel punto poteva essere definito un «insegnamento principale » della Scrittura, in realtà si trattava di un tecnicismo .*
    * L’articolo, nel numero della Watchtower del 15 agosto 1980, si sforzava di sostenere che il termine greco naos (tempio o santuario), usato in Rivelazione 7:15 in riferimento alla « grande folla », si potesse applicare ai cortili del tempio. Nel far ciò l’articolo sosteneva che Gesù aveva espulso i cambiavalute dal naos. (Vedere il riquadro in fondo alla p. 15). Siccome il racconto biblico, in Giovanni 2:14-16, adopera chiaramente un altro termine (hieron), la dichiarazione era ovviamente falsa. Come ebbe a dichiarare un anziano: « si tratta di un esempio o di disonestà intellettuale o d’ignoranza ».

    Ciò nonostante, poiché Peter aveva espresso disaccordo con l’organizzazione, esso divenne importante. Dopo una lunga discussione, il sorvegliante di circoscrizione fu alla fine costretto a riconoscere che quel punto era veramente sbagliato. (Infatti, esso fu successivamente eliminato dal testo di La Torre di Guardia tradotto in altre lingue, anche se i lettori di lingua inglese non ne furono mai informati).
    In un’altra occasione Peter disse: « Non avevo intenzione di suscitare una situazione da ‘ scontro ‘ e feci di tutto perché quella conversazione restasse pacata e ragionevole
    Quando il sorvegliante di circoscrizione e l’anziano locale andarono via, Peter ritenne che il problema si fosse risolto in maniera amichevole e fu lieto che le cose fossero andate in quel modo. Ma non fu così.
    La settimana successiva, il sorvegliante di circoscrizione mandò a dire di voler avere un altro incontro per esaminare ulteriormente il problema.
    Peter mi disse di ritenere che era giunto il tempo di prendere una decisione. L’attitudine che era stata generata dal Corpo Direttivo, dal Dipartimento del Servizio e dalla sua lettera del 1 settembre 1980, e dalla serie di articoli di La Torre di Guardia, era giunta ad un punto tale da determinare un’atmosfera da « caccia alle streghe ». Ritenne che sarebbe stato ingenuo da parte sua non ammettere la grande probabilità che fossero in atto tentativi per arrivare alla sua disassociazione. Egli riteneva che la sua amicizia con me fosse almeno un fattore che contribuiva a questa soluzione. Dal suo punto di vista, egli aveva due possibilità: dissociarsi volontariamente dalla congregazione o lasciare che i tentativi in atto giungessero in porto con la sua disassociazione. Nessuna delle due possibilità era desiderabile secondo lui, ma fra le due ritenne di dover scegliere la prima: si dissociò volontariamente.
    Quando espressi i miei dubbi circa il fatto che gli eventi fossero maturi per quella decisione, egli disse di aver valutato la questione, di aver pregato riguardo ad essa e di ritenere che fosse la cosa più saggia da farsi. Egli mi confessò che l’aspetto che più lo preoccupava era la sua famiglia. Dei suoi sette figli, tre erano sposati, qualcuno aveva bambini, inoltre aveva tre fratelli e due sorelle che abitavano nelle vicinanze con molti nipoti di entrambi i sessi; tutti erano Testimoni di Geova .*
    * Anche la famiglia di sua moglie includeva molti Testimoni.
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    Se avesse permesso ai rappresentanti dell’organizzazione di giungere al punto di disassociarlo, si sarebbe creata una situazione molto difficile per tutti i membri della famiglia. Questi avrebbero dovuto affrontare un serio dilemma: avere associazione con lui in qualità di padre, nonno, fratello o zio, oppure essere obbedienti all’organizzazione ed evitarlo. Per giunta, c’erano circa trentacinque Testimoni che lavoravano nella sua società di generi di drogheria. La dissociazione volontaria pareva preferibile perché, in base a quanto sapeva, essa significava semplicemente che egli non era più membro della congregazione; ma ciò non comportava la rigida interruzione dei rapporti che era richiesta invece dalle direttive dell’organizzazione nei casi di disassociazione *
    * Personalmente sapevo che fino ad allora il Corpo Direttivo equipara va la dissociazione alla disassociazione solo nel caso di persone coinvolte in attività politiche o militari, non in quello di semplici dimissioni dalla congregazione. Infatti ero stato incaricato di revisionare il manuale Aid to Answering Branch Office Correspondence che elencava tutte queste direttive e sapevo che non si era assunta una posizione così drastica sulla dissociazione. I dissociati non venivano trattati allo steso modo dei disassociati, con l’unica eccezione che, se desideravano essere riammessi nella congregazione, dovevano farne esplicita richiesta. Dopo aver udito che il Dipartimento del Servizio aveva inviato delle lettere in cui proponeva un’equiparazione del genere, parlai con un membro del Comitato del Dipartimento del Servizio e precisai che l’argomento non era mai stato sottoposto al Corpo Direttivo e che tale azione era stata intrapresa per iniziativa dello stesso Dipartimento del Servizio (un esempio di occasionali e non autorizzate iniziative, tendenti ad impartire direttive, da parte di quel Dipartimento). Egli ammise che nulla di tutto ciò era stato disposto dal Corpo Direttivo.


    Peter presentò la sua lettera di dissociazione il 18 marzo 1981; essa fu letta alla congregazione. Anche se comportò degli ovvi commenti, visto che Peter era stato Testimone dall’infanzia e aveva guidato per molti anni l’attività della congregazione locale, la lettera sembrò essere chiarificatrice in quanto esponeva seriamente le sue motivazioni e non esprimeva animosità. Tranne qualche rara eccezione, i Testimoni di Geova di Gadsden, incontrando Peter,, lo trattavano in modo a dir poco cordiale. Ritengo che avrebbero continuato ad agire così se si fossero lasciati guidare dal proprio senso di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato. Sembrò che si fosse evitata una situazione critica.
    Nel giro di sei mesi la rivista La Torre di Guardia pubblicò degli articoli che modificarono l’intero quadro. Alcuni fecero questi commenti dinanzi a me: « Hanno fatto tutto tranne che riportare il tuo nome e quello di Peter Gregerson nella rivista ». Non credo che la situazione di Gadsden sia stata l’unica causa ispiratrice degli articoli; tuttavia, ritengo che essa abbia avuto una certa influenza su coloro che furono indotti a prepararli. Qual era il cambiamento proposto in questi articoli?
    Nel 1974 il Corpo Direttivo mi aveva incaricato di scrivere degli articoli aventi per oggetto il trattamento da riservare ai disassociati. (Il Corpo aveva appena preso una decisione che aveva reso ciò opportuno)*
    *Erano stati sottoposti all’attenzione del Corpo due casi di persone disassociate che desideravano presenziare alle adunanze ma avevano bisogno di assistenza: uno riguardava una giovane che viveva in una zona rurale del New England, l’altro era relativo ad una donna ospite di un centro di riabilitazione per drogati del Midwest. Nessuna delle due poteva recarsi alle adunanze senza assistenza per il trasporto. La decisione del Corpo Direttivo fu di autorizzare l’accompagnamento in casi del genere.

    . Quegli articoli, doverosamente approvati dal Corpo, avevano moderato notevolmente l’atteggiamento che era prevalso fino a quel tempo, incoraggiando i Testimoni a mostrarsi più misericordiosi in molte fasi dei loro contatti con persone disassociate, riducendo la rigidità delle direttive vigenti relative al modo di trattare i familiari disassociati.
    La Watchtower del 15 settembre 1981 (corrispondente all’edizione italiana di La Torre di Guardia del 1-1-1982; N.d.T.) non solo capovolse questa posizione, ma su alcuni punti fece marcia indietro e tornò su posizioni addirittura più rigide di quelle che erano prevalse prima del 1974. (Un esempio di «bordeggio », questa volta erano tornati a una posizione anteriore al punto di partenza) .**

    ** La Torre di Guardia del 1-6-1982 conteneva un articolo che tentava di giustificare tutti i ripensamenti dottrinali da parte della Società. Esso introduceva un’analogia con la tecnica del bordeggio contro vento. I problema è che i cambiamenti nelle dottrine le riportano spesso alla posizione di partenza.
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    Un fondamentale cambiamento avvenne in relazione a chi si dissociava volontariamente (come aveva fatto Peter Gregerson pochi mesi prima). Per la prima volta fu pubblicata ufficialmente la disposizione in base alla quale chi si dissociava doveva essere trattato allo stesso modo che se fosse stato espulso dalla congregazione .*
    * Principalmente ciò riguardò quelli che si erano dimessi. Sebbene quelli che erano coinvolti in attività politiche o militari fossero classificati come « dissociati », ciò non costituiva una iniziativa volontaria da parte loro né era richiesto da loro stessi. La dissociazione era un provvedimento automatico preso dagli anziani in armonia con le direttive della Società. Perciò la nuova posizione riguardava quelli che volontariamente si dimettevano.


    Quando lessi il materiale, esaminandolo sulla base della mia esperienza del Corpo Direttivo (e in particolare alla luce dei miei recenti contatti con il Comitato del Presidente) non ebbi dubbi su dove mirava. Non dovetti attendere molto.
    Ciò che sto per raccontare non viene narrato dettagliatamente perché si tratta di un caso che mi coinvolge direttamente o perché esso è così insolito, ma per il fatto che esso è tipico di ciò che altri hanno sperimentato, dei metodi e della condotta delle azioni degli anziani dei Testimoni di Geova in numerosi casi del genere. Il tutto è indicativo del modo di pensare e dello spirito inculcati in loro, un modo di pensare e uno spirito mutuati dalla fonte centrale.
    Sebbene pubblicata con la data del 15 settembre, la rivista Watchtower in questione fu distribuita più di due settimane prima di quella data. Nel giro di qualche giorno, venne a farmi visita un anziano locale della congregazione est di Gadsden dei Testimoni di Geova, Dan Gregerson, il fratello minore di Peter. Egli chiese se poteva (in compagnia di un altro paio di anziani) riunirsi con me per discutere. Dichiarai d’essere d’accordo e chiesi di cosa intendevano parlare. Dopo qualche esitazione, dapprima disse che si voleva esaminare il fatto che io avevo avanzato delle critiche sul conto dell’organizzazione. Quando chiesi quale fosse la fonte di quell’accusa, egli rispose che la persona preferiva restare anonima. (Questo tirare frecce dalla nebbia è abbastanza
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    comune e si presume che l’accusato accetti tutto ciò come del tutto normale e corretto). Tuttavia, gli chiesi se non pensava che si sarebbe dovuto applicare il consiglio di Gesù in Matteo 18:15-17, se uno ha qualcosa da recriminare sul conto di un fratello, dovrebbe prima di tutto andargli a parlare lui stesso. Dan riconobbe che si sarebbe dovuto applicare questo consiglio. Suggerii allora che, in qualità di anziano, egli esortasse il mio accusatore a venire a parlare con me della questione. In tal modo si sarebbe seguito il consiglio di Gesù. Egli rispose che quella persona non si sentiva « qualificata ». Ribattei che in realtà non era questo in discussione, che io non intendevo discutere con nessuno, ma che, se avevo turbato qualcuno, avrei apprezzato che quell’individuo me l’avesse detto personalmente così avrei potuto chiedergli scusa e rimettere ogni cosa a posto *.
    * Ancora non so di chi stesse parlando.


    La risposta di Dan fu che io avrei dovuto comprendere che gli anziani hanno pure « la responsabilità di proteggere il gregge e di badare agli interessi delle pecore ». Ero pienamente d’accordo con lui e dissi d’essere sicuro che egli comprendeva che questo richiedeva che gli anziani incoraggiassero chiunque nel gregge ad attenersi con scrupolo alla Parola di Dio e ad applicarla nella propria vita. Nel caso specifico, essi avrebbero dovuto aiutare la parte in causa a comprendere la necessità di applicare il consiglio di Gesù e di venire a parlare con me; solo così avrei potuto sapere cosa aveva offeso la persona e farle tutte le scuse necessarie.
    Egli disse di voler cambiare argomento e mi comunicò che gli anziani intendevano parlare con me delle mie « compagnie ». Risposi che sarei stato lieto di farlo e si stabilì che lui e un altro anziano sarebbero venuti due giorni dopo. Si presentarono Dan ed un anziano di nome Theotis French. La conversazione iniziò con la lettura da parte di Dan di 2^ Corinti 13:7-9, poi fui informato che essi erano venuti per « ristabilire » il mio modo di pensare in relazione alla Watchtower del 15 settembre 1981, specialmente per quanto
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    riguardava la mia associazione con suo fratello, Peter Gregerson, ora dissociato. In agosto Dan si era trovato in un ristorante in cui Peter, io e le nostre rispettive mogli stavamo pranzando. Chiesi loro se si rendevano conto di trovarsi in quel momento nella proprietà di Peter, che egli era il mio padrone di casa; e che inoltre io ero alle sue dipendenze. Essi sapevano tutto ciò. Spiegai che, come in ogni altra cosa, mi lasciavo guidare dalla coscienza per quanto riguarda le mie compagnie e ricordai il consiglio di Paolo sull’importanza della coscienza nella sua lettera ai Romani, cap. 14. Sarei stato disposto a fare qualunque cosa insegnassero le Scritture, ma non trovavo nessuna prova a sostegno del criterio adottato in merito alle persone dissociate. Quale base scritturale c’era?
    A questo punto la conversazione prese una direzione facilmente prevedibile: Dan citò 1 Corinti cap. 5 a sostegno della posizione assunta. Feci notare che in quel contesto l’apostolo parlava di non associarsi a quanti si dicono fratelli e sono fornicatori, idolatri, maldicenti, ubriaconi e ladri. Non avevo persone del genere tra le mie compagnie e non le avrei accettate in casa mia; ma essi consideravano Peter Gregerson alla stregua di quel tipo di persone? Nessuno dei due rispose.
    Poi Dan citò le parole dell’apostolo Giovanni in 1^ Giovanni 2:19: « Sono usciti da noi, ma non erano della nostra sorta; poiché se fossero stati della nostra sorta, sarebbero rimasti con noi ». Quando chiesi di quale sorta di persone Giovanni parlasse, in quel contesto, essi riconobbero che si parlava degli « anticristi ». Dissi che la stessa cosa era vera in relazione a 2^ Giovanni 7-11, dove si parla dell’associazione con persone di quel genere. Assicurai loro che non avrei mai fatto amicizia con un anticristo, uno che si era ribellato a Dio e a Cristo, e che non c’era nessuna persona del genere tra i miei conoscenti; o forse intendevano dire che Peter Gregerson era un anticristo? Ancora una volta non risposero *
    * Dan asserì di non aver mai parlato con il fratello Peter a proposito delle divergenze d’opinione di Peter, anche se Dan sapeva tutto riguardo a ciò


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    Di fatto, questa fu la portata del « ristabilimento » biblico operato dai due pastori del gregge. Da quel momento in poi gli unici riferimenti che fecero riguardarono la rivista Watchtower. Avrei accettato ciò che essa diceva su quest’argomento, mi sarei sottoposto alle direttive dell’organizzazione? Affermai che in definitiva la cosa veramente importante era ciò che dice la Parola di Dio su qualsiasi argomento, che alcune dottrine erano evidentemente solide, fondate in maniera immutabile sulla Parola di Dio mentre altri insegna menti potevano essere suscettibili di cambiamenti. Per chiarire il mio pensiero chiesi a Dan se egli riteneva possibile
    che, in futuro, l’organizzazione cambiasse opinione circa l’applicazione dell’espressione di Gesù relativa a « questa generazione» in Matteo cap. 24. (Non dissi loro che Schroeder,
    Klein e Suiter, membri del Corpo Direttivo, avevano in effetti suggerito una modifica in base alla quale l’inizio di quella «generazione » sarebbe slittato dal 1914 al 1957).
    La risposta di Dan fu: « Se l’organizzazione riterrà opportuno modificarla in futuro, allora l’accetterò ». Anche se non fu una risposta diretta, essa indicò che egli ammetteva la
    possibilità di un cambiamento. Poi gli chiesi se riteneva possibile che l’organizzazione modificasse la dottrina in base alla quale Gesù Cristo ha offerto la sua vita come riscattoper l’umanità. Mi guardò. Io dissi d’esser certo che non riteneva possibile un tale cambiamento perché questa dottrina era solidamente fondata sulle Scritture. La precedente dottrina era un « attuale intendimento », soggetto. a cambiamenti, certamente non si poneva sullo stesso livello della dottrina del sacrificio di riscatto. Io consideravo il materiale della Watchtower del 15 settembre 1981 e le sue proibizioni relative all’associazione con i dissociati nella stessa ottica. Allora Dan cominciò a parlare della « necessità di essere umili » nell’accettare la guida di Dio. Condividevo piena mente questa necessità e dissi d’essere sicuro che anch’essi
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    avrebbero convenuto sul fatto che quelli che predicano l’umiltà dovrebbero essere i primi a praticarla.
    Ancora una volta per chiarire il mio pensiero feci l’esempio di un gruppo di persone che conversano in una stanza. Una di loro esprime le sue opinioni su una varietà di argomenti con molta enfasi. Quando finisce di parlare, un’altra persona nella stanza fa dei commenti dicendo d’essere pienamente d’accordo con il primo oratore su parecchi soggetti. Tuttavia ha delle vedute discordanti su un paio di argomenti ed espone le sue ragioni. A questo punto la prima persona che ha parlato si irrita ed invita il gruppo ad allontanare il dissidente dalla stanza perché indegno della compagnia, dal momento che non ha condiviso il suo parere su tutti gli argomenti. Chiesi: « Chi deve imparare l’umiltà? ». Ancora una volta non ebbi risposta. Poco dopo la conversazione ebbe termine ed essi andarono via.
    Peter mi venne a trovare quella sera per sapere cosa era accaduto. Si rammaricò molto della posizione che avevano assunto nei miei confronti e sapeva a cosa essa avrebbe condotto. Egli mi disse che avrebbe compreso se io avessi ritenuto opportuno non avere ulteriore associazione con lui. Gli ricordai un episodio verificatosi circa un anno e mezzo addietro, qualche sera prima che io mi recassi a Brooklyn nel maggio 1980, per la mia ultima adunanza con il Corpo Direttivo. Lui ed io eravamo soli nella sua macchina, gli dissi che Cynthia ed io avevamo discusso a lungo di molte cose ed avevamo deciso che sarebbe stato meglio non ritornare in Alabama dopo l’adunanza ma andare a stare presso alcuni familiari di Cynthia. Dissi che non sapevo cosa sarebbe accaduto all’adunanza, forse il « peggio , e non volevo creare problemi a lui e alla sua famiglia *
    * All’epoca di questi fatti Peter non si era ancora dissociato. La sua dissociazione ebbe luogo circa un anno dopo.


    Ritenevamo che ci sarebbero stati meno problemi per la famiglia di mia moglie, se fossimo andati lì. Egli rispose che essi desideravano moltissimo che noi tornassimo, ci contavano. Gli
    dissi che gli ero molto grato, ma che egli aveva una grande famiglia — moglie, figli e figlie, fratelli e sorelle, nipoti ed affini, tutti Testimoni — e che, se fossi stato disassociato, il mio ritorno avrebbe provocato molte difficoltà e biasimo su loro da parte dell’organizzazione.
    La sua riposta fu: «Mi rendo conto di ciò, e non credere che non ci abbia pensato a lungo. Comunque ne abbiamo parlato tra noi e abbiamo deciso: vogliamo che voi torniate qualunque cosa accada
    Sarebbe difficile dire quanto abbiano significato quelle parole per me in quelle particolari circostanze. Gli dissi che non vedevo perché io avrei dovuto esser da meno ora che la situazione si era capovolta. Non potevo parteggiare per chi aveva etichettato come malvagio un uomo che aveva semplicemente agito secondo coscienza, in difesa della verità e nell’interesse altrui.
    Dopo l’incontro di « ristabilimento» con i due anziani della congregazione est di Gadsden, non mi fu più detto nulla fino all’arrivo del sorvegliante di circoscrizione Wesley Benner, alcune settimane dopo. Egli dispose di venire da me con Dan Gregerson. Fu pure presente, per sua espressa richiesta, Tom Gregerson, anch’egli fratello di Peter e secondo dei quattro figli della famiglia Gregerson.
    La discussione seguì lo stesso prevedibile corso ad eccezione del fatto che il sorvegliante di circoscrizione era incline ad interrompermi mentre parlavo al punto tale che infine dovetti invitarlo, siccome era ospite in casa mia, ad aspettare almeno che io completassi le mie frasi prima di intervenire *
    * Durante la conversazione, in un paio di occasioni si udì distintamente un « fruscio » proveniente dalla direzione del sorvegliante di circoscrizione. Allora mi chiesi se egli non stesse registrando la conversazione, considerato che questa pratica pareva essere favorita dal Corpo Direttivo.

    Ancora una volta il «ristabilimento » si basò sulla Watchtower, non sulla Bibbia. Ancora una volta, quando chiesi se essi veramente consideravano Peter Gregerson un uomo a malvagio» del tipo descritto in i Corinti cap. 5, o
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    l’« anticristo » descritto dall’apostolo Giovanni, nessuno si pronunciò.
    Richiamai la loro attenzione su Romani cap. 14, dove l’apostolo esprime la necessità di avere una buona coscienza e diceva che chiunque fa una cosa della quale dubita che sia approvata da Dio, per questo stesso fatto pecca, giacché « tutto ciò che non è dalla fede è peccato ». Poiché la Scrittura attesta che « chi dichiara malvagio il giusto e chi dichiara giusto il malvagio, sì, tutt’e due sono qualche cosa di detestabile a Geova », io non potevo in coscienza violare quel principio accettando di trattare Peter Gregerson come un malvagio, quando tutto ciò che sapevo sul suo conto attestava il contrario *
    * Proverbi 17:15.

    La risposta di Benner fu che, se io dovevo farmi guidare dalla mia coscienza, anche gli anziani dovevano farsi guidare dalla loro; che se questa era la mia posizione, allora « essi avrebbero agito di conseguenza ». (Evidentemente la coscienza degli anziani non tollerava il rispetto della coscienza di un altro uomo né la manifestazione di tolleranza). Quale genere di «azione » avesse in mente fu subito chiarito dalla sua dichiarazione successiva. Egli dichiarò di considerarsi solo uno che trasmetteva le cose stabilite dall’organizzazione. Per usare le sue stésse parole, egli disse: « Io ripeto pappagallescamente ciò che dice il Corpo Direttivo ». Ciò fu detto con evidente orgoglio e non me ne spiego la ragione. Non ho mai ritenuto che fare il pappagallo sia un’impresa di grande merito.
    Poco dopo la conversazione finì ed essi andarono via. Tom Gregerson scosse la testa in segno di incredulità, affermando che questa esperienza si era rivelata abbastanza deprimente e che egli si rifiutava di credere che quegli uomini avessero pronunciato le cose che egli aveva udito.
    A partire dal primo novembre la stessa macchina giudiziaria che aveva funzionato a Brooklyn cominciò ad operare a Gadsden. Si susseguirono telefonate da parte degli anziani
    che chiedevano una cosa dopo l’altra. Fui informato del fatto che un comitato giudiziario voleva avere un’udienza da me. Decisi di scrivere al Corpo Direttivo per dare le dimissioni da membro legale delle società dell’organizzazione. (Ero stato un membro con diritto di voto di entrambe le società, quella di Pennsylvania e quella di New York, per parecchi anni) *
    * Avevo rinnovato l’iscrizione anche dopo che avevo lasciato la sede centrale. Sia nel 1980 che nel 1981 mi erano state spedite le abituali «procure » per il voto all’adunanza annuale. Il primo anno inviai la procura, ma nel 1981 decisi di non farlo, particolarmente in considerazione degli articoli che erano stati pubblicati nelle riviste della Società.


    Nello stesso contesto, mentre informavo il Corpo che mi dimettevo dal predetto incarico, scrivevo il 5 novembre:

    « Alcuni anziani del luogo hanno inteso le informazioni riportate nella Watchtower del 15 settembre 1981 come un’autorizzazione a chiedermi un cambiamento nei rapporti con l’uomo sulla cui proprietà abito e per il quale lavoro, Peter Gregerson. Essi dichiarano che, siccome quest’ultimo si è dissociato, dovrei considerarlo come coloro con i quali non si dovrebbe mangiare — persone malvagie ed anticristi — e che il non conformarsi a questa loro posizione comporta la disassociazione. All’età di 60 anni, senza risorse economiche, non sono in grado di trasferirmi o di cambiare lavoro. Pertanto apprezzerei moltissimo sapere se il vostro proposito nel redigere il materiale di quell’edizione della rivista è realmente quello che esso espone, cioè se la mia accettazione di un invito a pranzo da parte del mio padrone di casa e datore di lavoro sia motivo di disassociazione.
    Invece, se essi hanno frainteso la sostanza di quanto è stato pubblicato, qualche invito alla moderazione mi garantirebbe un po’ di sollievo da una situazione che è potenzialmente oppressiva. Gradirò qualsiasi chiarimento mi fornirete, sia direttamente che mediante uno dei vostri uffici ».

    Quello stesso giorno ricevetti una telefonata dagli anziani. Le loro telefonate erano diventate così numerose e l’approccio così poco fraterno che mia moglie ed io cominciammo ad essere emotivamente turbati ogni volta che sentivamo squillare il telefono. Dissi a mia moglie che se gli anziani avessero telefonato mentre non ero in casa, ella avrebbe
    dovuto informarli che qualunque cosa avessero voluto dirmi avrebbero dovuto metterla per iscritto. Perciò ella trasmise questa informazione. Il giorno seguente il nominato comitato giudiziario scrisse la lettera che arrivò il 10 novembre 1981.
    Molti Testimoni di Geova considerano incredibile che io sia stato veramente disassociato a motivo di un pranzo fatto con un uomo, Peter Gregerson. Alcuni insistono nel dire che ciò non può essere vero. Ritengo che la corrispondenza che si sviluppò illumini la faccenda. La prima lettera, spedita dal comitato giudiziario, era datata 6 novembre 1981.
    Questa lettera chiarisce l’unica accusa sulla quale si basava la loro « azione giudiziaria », la mia ‘ associazione con una persona dissociata ‘.
    2822 Fields Avenue
    East Gadsden, AL 35903
    Raymond V. Franz 6 novembre 1981
    Route 4, Box 440F
    Gadsen AL 35904



    Caro fratello Franz,
    in base alle tue richieste trasmesseci tramite la sorella Franz giovedì 5 novembre, con la presente ti invitiamo ad un ‘udienza con il comitato giudiziario per sabato 14 novembre alle ore 14,00 presso la Sala del Regno di est Gadsden, Scopo dell’adunanza è di esaminare con te la tua ripetuta associazione con una persona dissociatasi dalla congregazione.
    Se non ti fosse possibile incontrarci nella data stabilita, ti invitiamo a contattare uno di noi per stabilire un altro appuntamento.
    Tuoi fratelli,
    Theotis French, Edgar Bryant, Dan Gregerson

    Nella mia risposta scritta, precisai agli anziani di Gadsden che avevo scritto al Corpo Direttivo per avere chiarimenti sul significato del materiale pubblicato nella Watchtower del 15 settembre 1981 e mi stupivo perché essi non avessero tenuto in considerazione questo fatto, evidentemente non erano disposti a concedermi il tempo di ricevere la risposta. Rilevai pure l’assurdità di vedere Dan Gregerson tra i membri del comitato giudiziario, considerato che egli si era già qualificato come mio accusatore. Manifestai la speranza che il comitato giudiziario fosse ampliato perché ci potesse essere una discussione più serena ed imparziale su questa nuova direttiva e sulle sue applicazioni *

    * A beneficio dei lettori questa lettera è riprodotta integralmente nell’appendice.


    Inviai questa lettera ed una settimana dopo, il venerdì 20 novembre, quando tornai a casa dal lavoro, mia moglie mi disse che aveva telefonato l’anziano Theotis French. Egli aveva riferito che si sarebbe tenuta un’adunanza del comitato giudiziario proprio il giorno successivo, sabato pomeriggio. A questo proposito mi era stata inviata una lettera.
    Nella posta del pomeriggio trovai un avviso per ritirare una lettera raccomandata. Mi precipitai all’ufficio postale e ritirai la lettera prima della chiusura. La lettera era datata 19 novembre1981:
    Raymond V. Franz
    Route 4, Box 440F
    Gadsden, AL 35904
    2822 Fields Avenue
    East Gadsden, AL 35903
    19 novembre 1981
    Caro fratello Franz,
    come corpo degli anziani abbiamo esaminato la tua lettera e ti rispondiamo. In primo luogo, di dirti che il corpo degli anziani era stato informato del fatto che avevi spedito una lettera alla Società Torre di Guardia ed abbiamo stabilito di procedere con una convocazione per il comitato giudiziario. In secondo luogo, in considerazione della posizione di accusatore di Dan Gregerson il corpo degli anziani ha deciso di sostituirlo nel comitato giudiziario con Larry Johnson. In terzo luogo, ci sono persone oltre a Dan che potrebbero testimoniare in merito alla questione, ma riteniamo che non sia necessario rivelartene i nomi visto che tu stesso hai ammesso di aver fraternizzato con persone che si sono dissociate dalla congregazione. In quarto luogo, il corpo degli anziani ha stabilito che il comitato sarà composto di tre anziani. Teniamo a precisarti che i fratelli prescelti non sono prevenuti nei tuoi riguardi e che essi affronteranno l’udienza in modo obiettivo. Infine, fratello Franz, il nominato comitato giudiziario intende fissare l’udienza con te per sabato 21 novembre, alle ore 16,00, presso la Sala del Regno. Se non ti fosse possibile essere presente, ti chiediamo di informare uno dei fratelli firmatari per organizzare un incontro in tempi più convenienti.
    Tuoi fratelli,
    Larry Johnson, Edgar Bryant, Theotis French

    La lettera non era solo formale. Così com’era, poteva benissimo provenire da qualche tribunale civile giacché, sebbene in calce fosse firmata « Tuoi fratelli », non manifestava alcun calore di fratellanza cristiana; un freddo legalismo dominava nel tono. Al contrario, se. non fossi stato già giudicato in anticipo (il che essi affermavano che non era vero), ci sarebbe stato sicuramente spazio per la manifestazione di uno spirito fraterno, di un senso di compassionevole preoccupazione per i vitali interessi dell’uomo al quale scrivevano. Anche volendo tralasciare tutta la mia vita al servizio dei Testimoni di Geova o il mio incarico nel Corpo Direttivo o la mia età e le attuali circostanze, essi avrebbero dovuto almeno mostrare una dose di amorevole interesse, anche se mi avessero considerato ‘ uno dei minimi fratelli di Cristo ‘. (Si veda Matteo 25:40). Non credo che l’insensibilità manifestata nascesse da quegli uomini; aveva una fonte diversa. La lettera era caratteristica.
    Mia moglie aveva già informato l’anziano French durante la conversazione telefonica che eravamo in attesa di ospiti in arrivo da un altro stato proprio sabato e che non era possibile comunicare con loro cambiare i nostri programmi.
    Il lunedì successivo, 23 novembre, scrissi nuovamente per esprimere il mio disappunto per il modo affrettato e privo di ponderazione in cui il comitato giudiziario stava procedendo.
    Quello stesso pomeriggio mi arrivò una telefonata dal l’anziano French, il quale dichiarò che il comitato giudiziario si sarebbe riunito due giorni dopo, la sera del mercoledì 25 novembre, ed avrebbe formulato la sua decisione con o senza la mia presenza. Decisi che era inutile spedire la lettera che avevo scritto loro *
    * Si veda l’appendice per il contenuto della lettera.


    . Sembravano avere una fretta enorme, un’« urgenza di giudicare ». Personalmente non credo che ciò avvenisse per loro iniziativa personale; come in seguito ammise il presidente del comitato, essi erano in contatto con il rappresentante della Società, il sorvegliante di circoscrizione Wesley Benner. Molte delle loro espressioni e dei loro atteggiamenti riflettevano in maniera rimarchevole quelli manifestati da lui a casa mia. A sua volta, egli era quasi certamente in contatto con il Dipartimento del Servizio della sede centrale di Brooklyn e questo Dipartimento era, senza alcun dubbio, in comunicazione con il Corpo Direttivo. Ciò non è insolito; è il modo usuale in cui si trattano i problemi. I metodi adoperati non mi sorprendevano:
    erano semplicemente opprimenti.
    Quando giunse il mercoledì (25 novembre), io decisi che, piuttosto che essere processato in contumacia, sarei andato alla loro adunanza, che l’anziano French aveva detto si sarebbe tenuta il « mercoledì sera ». Quel pomeriggio telefonai a casa di uno dei membri del comitato per informarmi dell’ora esatta, ma la moglie dell’uomo disse che egli era già alla Sala del Regno. Telefonai alla Sala e seppi che avrebbero cominciato l’adunanza nel pomeriggio. Evidentemente per loro « sera » significava ogni orario successivo alle ore 15,00. Dissi che non mi ero reso conto di questa loro interpretazione e che non mi era stato indicato l’orario preciso, e chiesi che rinviassero l’adunanza fino alle 18,00. Essi accettarono di ritardare l’inizio fino al mio arrivo.
    Tom Gregerson aveva detto di volermi accompagnare, pertanto lo chiamai. Giunti alla Sala del Regno, entrammo nell’aula delle conferenze dove si trovava il comitato giudiziario
    438- 439
    formato dagli anziani French (presidente), Bryant e Johnson. Essi informarono Tom che non poteva presenziare tranne che per testimoniare. Egli disse di voler essere presente perché circa trentacinque Testimoni di Geova lavoravano per la società (Warehouse Groceries) della quale era un funzionario; egli desiderava solo sapere quale posizione si doveva assumere in merito al problema. La loro risposta fu ancora: No.
    Dopo l’uscita di Tom, il comitato aprì l’udienza e convocò testimoni. Ce n’erano due: Dan Gregerson e la signora Robert Daley.
    Dan parlò per primo. Disse di aver visto nel Western Steak House me in compagnia di Peter Gregerson (con le rispettive mogli); questa fu in sostanza la sua testimonianza. Quando ebbe finito, gli chiesi quando era accaduto tutto ciò ed egli riconobbe che era stato in estate, quindi prima della pubblicazione della Watchtower del 15.settembre 1981, la quale disponeva di trattare i dissociati come se fossero disassociati. Dissi al comitato che, a meno che essi non avessero voluto dare effetto retroattivo alla norma, la testimonianza di Dan era irrilevante.
    Allora fu invitata a deporre l’altra testimone. Ella attestò essenzialmente la stessa cosa di Dan ad eccezione del fatto che l’occasione in cui ci vide nel ristorante risaliva a un tempo più recente, successivo alla pubblicazione della Watchtower del 15 settembre 1981.
    Prontamente ammisi di aver pranzato con Peter il giorno da lei menzionato, ma le chiesi se non era vero che ella e suo marito (un anziano della congregazione est di Gadsden) avevano pure pranzato con Peter. (Un giorno Peter si era recato alla Morrison’s Cafeteria ed era capitato proprio dietro l’anziano Daley e sua moglie. Siccome, prima dell’attuale matrimonio, Daley era stato il patrigno di Peter, avendone sposato la madre dopo la morte del padre, Peter diede un colpetto sulla spalla di Daley. Daley si voltò, cominciò a parlare con Peter, lo invitò a sedere al suo tavolo e i tre conversarono durante il pranzo. Anche ciò era accaduto dopo la pubblicazione della Watchtower del 15 settembre 1981). La testimone, udendo ciò, si agitò e disse che era vero, ma in seguito aveva confidato ad alcune « sorelle » che ella sapeva che ciò non era giusto e che non lo avrebbe rifatto. (In seguito, dopo l’udienza, riferii il fatto a Peter ed egli disse: « Ma essi hanno mangiato con me due volte! Un altro giorno andai da Morrison’s ed essi erano già seduti. Quando mi videro, mi chiamarono per invitarmi a sedere con loro ». La testimone non fece menzione di questa seconda occasione, che non conoscevo al tempo dell’udienza).
    Tutto questo era il nocciolo della « prova » a mio carico. I due testimoni andarono via.
    Quindi il comitato giudiziario cominciò a chiedermi l’opinione sulla Watchtower del 15 settembre 1981. Io chiesi perché non erano stati disposti ad attendere la risposta del Corpo Direttivo alla mia domanda su quest’argomento, redatta il 5 novembre. Il presidente, Theotis French, poggiò la mano sulla Watchtower del 15 settembre 1981 aperta dinanzi a lui e disse: «Questa è tutta l’autorità necessaria ».
    Chiesi se essi non sarebbero stati più sereni ricevendo conferma del loro punto di vista dal Corpo Direttivo. Egli ripeté che dovevano agire in base a quanto era stato pubblicato e che comunque ‘ avevano consultato Brooklyn sull’argomento ‘. Questa fu la prima volta che ebbi notizia di una consultazione del genere. Evidentemente ciò spiegava perché, parlando per telefono due giorni prima con il presidente del comitato, l’anziano French, egli aveva detto che il corpo degli anziani « non riteneva necessario » aspettare la risposta del Corpo Direttivo alla mia lettera! Essi adottarono la stessa strategia segreta usata dal Comitato del Presidente e, chiaramente, non sentirono alcuna necessità di informarmi del fatto che avevano già comunicato telefonicamente con la sede centrale di Brooklyn. Chiesi se avevano parlato con qualcuno del Corpo Direttivo. La risposta fu no; essi avevano parlato con un membro del Dipartimento del Servizio. Cosa gli era stato detto? French disse che gli era stato detto: « Non è cambiato nulla e potete procedere ».
    440 - 441
    French disse di ritenere che « la Società ha fatto un’attenta riflessione sulla precedente posizione (in La Torre di Guardia del 1974) e si stava tornando all’atteggiamento precedente a quello ». (Sostanzialmente questo era il modo in cui si era espresso il sorvegliante di circoscrizione Benner in casa mia). Theotis continuò dicendo che «La Torre di Guardia ci aiuta a vedere dove porre il giusto limite » in questi problemi. L’anziano Edgar Bryant aggiunse: « Noi tutti cerchiamo di conformarci a ciò che richiede La Torre di Guardia ».
    Fino a questo punto nessuno dei tre aveva fatto alcun riferimento alla Bibbia. Dichiarai che essa era la mia guida; su quale base biblica avrei dovuto ritenere Peter Gregerson una persona con la quale fosse sconveniente mangiare?
    L’anziano Johnson si riferì a 1 Corinti cap. 5, cominciò a leggere un paio di versetti, esitò e si fermò senza fare nessuna applicazione del materiale. Chiesi a ciascun membro del comitato individualmente se poteva onestamente asserire di ritenere che Peter Gregerson fosse il tipo di persona de scritta in quei versetti, compresi gli scritti di Giovanni relativi agli « anticristi ». Theotis French reagì con una certa agitazione, dicendo che ‘non toccava a lui esprimere un giudizio sull’uomo ‘, che ‘ egli non conosceva tutto su Peter e perciò non poteva esprimere un giudizio ‘. Allora gli chiesi come potevano essi pretendere che io esprimessi un giudizio del genere e me ne lasciassi guidare, quando essi stessi non erano disposti a farlo.
    La sua risposta fu: « Non siamo qui perché tu ci insegni qualcosa, fratello Franz ». Garantii che non ero lì per « insegnare » loro ma che era stata messa in discussione tutta la sua vita di cristiano, se ne dubitava ed io ritenevo di avere il diritto di parlare. Né Edgar Bryant né Larry Johnson si espressero chiaramente sul modo in cui consideravano Peter Gregerson, consumare un pasto col quale era ora considerata un’azione « criminale ». Infine il presidente disse di non ritenere utili ulteriori discussioni. Tom Gregerson fu invitato ad entrare per vedere se intendeva fare qualche dichiarazione.
    Quando egli chiese quale effetto avrebbe avuto questa posizione di La Torre di Guardia sui Testimoni impiegati nella sua società, i quali -periodicamente potevano viaggiare con un dissociato o prendere un pasto in sua compagnia, Larry Johnson disse che essi non erano lì per rispondere a quella domanda. Tom avrebbe potuto porre la domanda in un’altra occasione*
    * A quel tempo Tom Gregerson era il presidente della Warehouse Groceries.


    Tom rispose di aver posto la domanda diverse volte, anche al sorvegliante di circoscrizione, e non aveva ancora ricevuto una risposta. Non gli fu risposto nulla, l’adunanza si concluse e noi andammo via. Il Comitato giudiziario si trattenne per valutare l’« evidenza ».
    Circa una settimana dopo, squillò il telefono e Larry Johnson mi comunicò che il comitato aveva deciso di disassociarmi; avevo sette giorni, a partire dalla data della telefonata, per appellarmi contro la loro decisione. Scrissi loro una lettera molto lunga, la mia lettera di «appello ». Ritenni che, qualsiasi cosa avessi voluto dire, avrei fatto meglio a metterla per iscritto. Le parole possono essere facilmente modificate, fraintese o semplicemente dimenticate; lo scritto rimane e non si può facilmente ignorare. La mia esperienza nell’adunanza precedente aveva reso evidente che prevaleva un clima malsano e che anche in un’udienza d’appello la possibilità di una serena, razionale analisi scritturale delle questioni era abbastanza remota.
    Nella lettera richiamai alla loro attenzione il consiglio espresso dalla Società in base al quale, durante un comitato giudiziario gli anziani dovrebbero « soppesare attentamente i problemi », non dovrebbero rifarsi a « rigide regole come guida » ma « valutare in base ai princìpi », «dovrebbero essere certi che la decisione sia solidamente basata sulla Parola di Dio », dovrebbero « dedicare tempo e sforzi sufficienti a raggiungere il cuore della persona », dovrebbero «esaminare l’applicazione delle scritture implicate ed essere certi che egli (l’accusato) capisca ». Ecco quanto fu detto;
    non faceva cenno a ciò che si stava facendo (eppure ciò che si stava facendo era noto ai responsabili della pubblicazione di quello stesso consiglio). Il senso della mia posizione è riassunto in questi due paragrafi:
    444
    « Forse si può dire che io non ho manifestato pentimento per avere pranzato con Peter Gregerson. Per pentirmi è necessario prima che mi convinca che questo gesto costituisce un peccato dinanzi a Dio. L’unica possibilità di fondare tale convincimento deve logicamente venire dalla Parola di Dio, che è l’unica ispirata e infallibilmente attendibile (2 Timoteo 3:16,17). Ho appreso dalle Scritture che la lealtà a Dio e alla sua Parola è di suprema importanza e precede ogni altro genere di lealtà (Atti 4:19,20; 5:29). Comprendo anche che non si addice a me o a qualche altro uomo o gruppo di uomini aggiungere qualcosa a questa Parola, sotto pena d’essere ‘ mostrato bugiardo ‘ o di subire addirittura il castigo divino (Proverbi 30:5,6; Rivelazione 22:18,19). Non posso prendere questi ammonimenti biblici alla leggera. In considerazione di tutti i moniti scritturali contro il giudicare altri, ho il salutare timore di porre me stesso (o qualsiasi uomo o gruppo di uomini) nel ruolo di legislatore e mi ritengo obbligato a far sì che solo la Parola di Dio eserciti tale giudizio. Secondo me è necessario agire così per essere certi di non seguire semplicemente qualche norma inventata dall’uomo che viene presentata come divina ma che, in effetti, non è ispirata e non è sostenuta dalla Parola di Dio. Non desidero essere colpevole di presunzione e di impertinenza giudicando qualcuno che Dio, attraverso la sua Parola scritta, non ha giudicato allo stesso modo (Romani 14:4,10-12; Giacomo 3:11-12; vedere anche Commento alla Lettera di Giacomo pp. 161-168).
    Vi garantisco che, se mi aiuterete a comprendere dalle Scritture che l’azione di pranzare con Peter Gregerson è un peccato, mi pentirò umilmente di questo peccato dinanzi a Dio. Quelli che hanno parlato con me fino a questo momento non hanno fatto ciò, ma hanno citato la summenzionata rivista come loro autorità(questo è il termine adoperato dal presidente del comitato giudiziario). Ritengo che ogni autorità nell’ ambito della congregazione cristiana deve scaturire dalla Parola di Dio e deve fondarsi solidamente su di essa. Proverbi 17:15 afferma che ‘ chi dichiara malvagio il giusto e chi dichiara giusto il malvagio, sì, tutt’e due sono qualche cosa di detestabile a Geova’. Non voglio essere detestabile a Dio, perciò sono molto preoccupato per questo problema ».

    Concludevo appellandomi ancora una volta a che tenessero in considerazione la mia richiesta di aspettare la risposta del Corpo Direttivo alla mia lettera del 5 novembre *
    * Si veda l’appendice per l’intero contenuto della lettera

    Comunque, fin d’allora avevo pochi dubbi circa il fatto che il Corpo Direttivo non aveva intenzione di rispondere alla mia lettera. Era già trascorso un mese ed essi conoscevano bene le mie condizioni e quanto fossero necessarie alcune loro precisazioni in situazioni così critiche. In base all’esperienza maturata durante i miei anni di appartenenza al Corpo, sapevo che, anche se preferivano restare dietro le quinte, essi erano accuratamente informati su ogni sviluppo relativo al mio caso. Ci si aspettava che il Dipartimento del Servizio trasmettesse tutte le informazioni ed esso, a sua volta, era informato dai rapporti del sorvegliante di circoscrizione. Sia le azioni che le espressioni degli anziani locali indicavano che le procedure erano orchestrate dal centro dell’autorità mediante il sorvegliante di circoscrizione. Il centro dell’autorità, il Corpo Direttivo, era propenso a comunicare con quelli che mi stavano giudicando, servendosi del Dipartimento del Servizio, ma non era disposto a rispondere alla mia petizione scritta, neppure ad accusare ricevuta d’essa. Perciò l’ 11 dicembre, sette settimane dopo la mia prima lettera, scrissi nuovamente al Corpo Direttivo inviandogli una copia della mia « lettera di appello » e ricordandogli la mia lettera datata 5 novembre.**
    ** Vedi appendice
    Esattamente sette giorni dopo la consegna della mia lettera di appello, l’anziano French mi telefonò per dirmi che era stato formato un comitato d’appello, e mi fece i nomi dei membri prescelti. Trascorsero tre giorni e mi arrivò un’altra sua telefonata che mi informava che il comitato d’appello si sarebbe incontrato con me la domenica. Dissi che gli avevo scritto per chiedergli di specificare le generalità dei membri
    445
    del comitato (egli mi aveva solo comunicato i cognomi di un paio di loro) e gli precisai che desideravo una sostituzione tra i membri del comitato. Quando gli chiesi perché erano state scelte quelle specifiche persone, la sua risposta fu che Wesley Benner, il rappresentante della Società, le aveva scelte. Quelli che egli aveva scelto per formare il comitato d’appello erano Willie Anderson, Earl Parnell e Rob Dibble. In considerazione del fatto che la principale accusa a mio carico consisteva nella mia associazione con Peter Gregerson, ritenni questa scelta incredibile.
    Era molto improbabile che uno qualsiasi di questi uomini si comportasse obiettivamente in un caso in cui era coinvolto Peter.
    Come precisai in una lettera agli anziani di Gadsden (anche se essi lo sapevano già), Willie Anderson era stato a capo di un comitato che aveva provocato considerevole agitazione a Gadsden col suo modo di trattare un gran numero di giovani delle congregazioni locali. Peter Gregerson si era appellato alla sede centrale di Brooklyn affinché inviasse un comitato d’inchiesta, e quando questo fu costituito, esso ritenne che il comitato guidato da Willie Ander son era stato troppo drastico in un certo numero di suoi provvedimenti. Ciò ebbe da allora in poi un rilevante effetto sulle relazioni tra l’anziano Anderson e Peter Gregerson.
    La scelta di Earl Parnell da parte del sorvegliante di circoscrizione fu addirittura più difficile da condividere. Una delle figlie di Peter Gregerson era stata sposata con un figlio dell’anziano Parnell e recentemente aveva ottenuto il divorzio da lui; era ovvio che ci fossero relazioni tese tra i due gruppi familiari. Il sorvegliante di circoscrizione Benner sapeva del divorzio e, com’era logico, avrebbe dovuto anche essere abbastanza sensibile da comprendere quanto fosse inopportuno incaricare l’anziano Parnell di un caso al cui centro era Peter Gregerson.
    Una situazione analoga coinvolgeva Rob Dibble. Egli era genero dell’anziano Parneil, sua moglie era la sorella di Parnell figlio, che aveva recentemente divorziato dalla figlia di Peter Gregerson.
    Come scrissi agli anziani di Gadsden, mi fu difficile pensare a un comitato di tre uomini che fosse meno raccomandabile per un’udienza imparziale, oggettiva. (L’unica ragione per cui avrei potuto ritenere logica quella scelta sarebbe stata quella di considerare che ci si era già indirizzati deliberatamente verso una decisione avversa). Nella mia lettera chiesi che fosse scelto un comitato d’appello del tutto diverso *
    * Si veda l’appendice.
    Lo stesso giorno in cui scrissi queste lettere (il 20 dicembrè), mi giunse un’altra telefonata dall’anziano French; il comitato d’appello intendeva informarmi del fatto che esso si sarebbe riunito il giorno seguente, lunedì, ed avrebbe tenuto l’udienza in ogni caso con o senza la mia presenza . Dissi all’anziano French che avevo scritto chiedendo la sostituzione del comitato e che avevo pure scritto alla sede centrale di Brooklyn. Consegnai copie di queste lettere direttamente a casa sua il giorno successivo, lunedì. Due giorni dopo, il mercoledì 23 dicembre, mi giunse il seguente appunto per posta raccomandata:
    Ray Franz,
    l’adunanza, che era stata fissata per giovedì 24 dicembre, alle ore 19,00 presso la congregazione est di Gadsden, è stata rinviata al 28 dicembre 1981, alle ore 19,00 presso la congregazione est di Gadsden. Saremmo molto lieti di incontrarti.
    Theotis French


    Nessuno mi aveva informato circa l’udienza fissata per il giovedì, comunque il succitato appunto costituiva la convocazione ufficiale per l’udienza di lunedì 28 dicembre.
    447
    Nei due giorni successivi alla consegna delle lettere a casa dell’anziano French, seppi che questi stava cercando di procurarsi informazioni a sostegno di una nuova e del tutto differente accusa. Mark Gregerson, un altro dei fratelli di Peter, informò Peter che Theotis French aveva fatto una telefonata in teleselezione a casa di Mark in Florida. L’anziano French aveva parlato con la moglie di Mark ed aveva chiesto se ella fosse in grado di ricordare di aver udito da me qualche osservazione contro l’organizzazione; ella gli ave va detto di non avermi mai udito esprimere contro nessuno, neanche contro l’organizzazione. Perché voleva saperlo? Aveva risposto che stava ‘ solo raccogliendo informazioni ‘. Non aveva chiesto di parlare con Mark.
    Anche questo mi fece rammentare la situazione da incubo vissuta un anno e mezzo prima e la condotta del Comitato del Presidente del Corpo Direttivo in quell’occasione.
    Erano trascorse circa sette settimane da quando avevo scritto per la prima volta al Corpo Direttivo chiedendo che si esprimesse sul materiale trattato nella Watchtower del 15 settembre 1981, spiegando perché ciò rivestiva una seria importanza per me. Da allora avevo scritto loro due volte invocando qualche precisazione. Essi non ritennero opportuno rispondere e neppure far cenno di questa corrispondenza. E incredibile che la leadership di un’organizzazione mondiale con oltre due milioni di membri, che pretende d’essere fulgido esempio di adesione ai princìpi cristiani, possa comportarsi in tal modo? No, non lo è se uno ha familiarità con l’orientamento prevalente in questa,,leadership. Personalmente sono stato testimone del fatto che lettere simili veni ano ignorate quando il Corpo Direttivo riteneva che non fosse vantaggioso rispondere; evidentemente si comportarono allo stesso modo nel mio caso.
    Fin dall’inizio non avevo avuto dubbi circa l’obiettivo finale di tutto quanto si stava facendo. Fui completamente disgustato dalla conduzione di tutto l’affare. Posso solo descriverla come di un approccio dettato da ristrettezza mentale, una decisa determinazione di trovare qualcosa, non importa quanto fosse volgare o trascurabile, che servisse come base per dar vita ad un provvedimento ai miei danni. Pertanto scrissi la mia ultima lettera, datata 23 dicembre 1981, inviandone copie al Corpo Direttivo e al corpo degli anziani della congregazione est di Gadsden:

    23 dicembre 1981
    Corpo degli anziani della congregazione est di Gadsden Gadsden AL
    Cari fratelli,
    con la presente ritiro il mio appello contro la decisione di disassociarmi; le ragioni di questa mia determinazione sono le seguenti.
    In base alla testimonianza secondo la quale io ho pranzato una volta in compagnia di Peter Gregerson dopo la pubblicazione della Watchtower del 15 settembre 1981, il primo comitato giudiziario ha deciso di disassociarmi. Che quarant’anni di servizio a tempo pieno non abbiano avuto alcun peso di fronte ad una circostanza così insignificante, costituisce per me la prova che non esiste alcun vero interesse a tener conto dei motivi di coscienza, esposti dettagliatamente nella mia lettera dell’8 dicembre 1981, e che non mi si vuole mostrare mediante la Bibbia dove abbia sbagliato.
    Per giunta, la scelta dei membri del comitato d’appello, così come è stata effettuata dal sorvegliante di circoscrizione, non fornisce alcuna base perché ci si aspetti un imparziale esame del mio caso. La scelta fatta, come ho chiarito nella mia lettera del 20 dicembre 1981, è caduta su tre persone che ovviamente sono tra quelle meno adatte a valutare il mio caso in modo obiettivo, esente dal condizionamento di sentimenti personali. Non trovo giustificazione della scelta effettuata e ritengo che essa sia una parodia della giustizia.
    Nessuna evidenza sembra indicare che il Corpo Direttivo sia desideroso di fornirmi aiuto e sollievo giacché sono ormai trascorse circa sette settimane dalla mia lettera del 5 novembre 1981 e non ho ricevuto ancora una risposta. Anche se il presidente del primo comitato giudiziario ha affermato di aver comunicato con il Dipartimento del Servizio in più di un’occasione, questi contatti non hanno contribuito alla distensione perché, secondo il presidente, gli è stato riferito che ‘nulla è mutato e che si può procedere.
    Infine, ho saputo del tentativo fatto telefonicamente, raggiungendo luoghi molto lontani, di cercare di trovare qual cosa da usare contro di me allo scopo di incriminarmi. Ciò è stato fatto in questi ultimi giorni contemporaneamente alla
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    אילון

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    consegna della mia lettera del 20 dicembre 1981 nella quale chiedevo un diverso comitato d’appello. Anche se la persona contattata non ha mai avuto motivo di lagnanza sul mio conto, l’indagine aveva lo scopo di far ricordare qualcosa da me detto che potesse essere considerato scorretto. In realtà, se fossi stato responsabile di creare turbamento nella congregazione, di tipo veramente perverso e malizioso, certamente non sarebbe stato necessario ricorrere a queste tattiche per dar corpo all’accusa.
    Continuare ad usare questi metodi può solo provocare un ulteriore danno al mio buon nome e alla mia personalità: si tratta di un esplicito invito al sospetto e al pettegolezzo.
    I miei sentimenti sono simili a quelli espressi dall’apostolo in Galati 6:17: ‘Da ora in poi nessuno mi dia fastidio, poiché porto sul mio corpo il marchio d’uno schiavo di Gesù ‘. Durante le otto settimane trascorse, mia moglie e io siamo stati sottoposti a notevole tensione mentale non solo dalle continue visite e dalle più di dodici telefonate (al punto tale da rendere lo squillo del telefono un suono sgradevole), ma in modo specifico dal comportamento mostrato. Ora si aggiunge a tutto questo il sapere che una furtiva indagine viene compiuta, il che è chiaramente in contrasto con i miei legittimi interessi. Ho subito un trattamento analogo l’anno scorso a New York, dove tentativi del genere furono fatti per un mese intero, e non una parola mi fu detta in quel periodo per informarmi che il mio comportamento era in qualche modo sotto accusa. Ciò accadde nonostante il fatto ché fornii una precisa occasione per esserne informato a quelli che conducevano l’inchiesta. Non voglio sottopormi per una seconda volta a un analogo maltrattamento particolarmente in considerazione del fatto che nulla indica che la verità sull’argomento potrà essere conosciuta in modo tale da eliminare l’ingiustificato danno provocato. Rimetto ogni cosa nelle mani di Dio (Matteo 10:26).
    Non si consideri la mia rinuncia all’appello come un riconoscimento di colpevolezza o un ‘accettazione della decisione di disassociarmi, come se quest’ultima fosse in qualche modo corretta, giusta o scritturale. Ancora una volta posso dire come l’apostolo: ‘Ora a me importa pochissimo d’essere esaminato da voi o da un tribunale umano. Anzi non esamino nemmeno me stesso. Poiché non mi rendo conto di nulla contro me stesso. Ma non per questo sono trovato giusto, bensì chi mi esamina è Geova ‘ (1 Corinti 4:3,4). La mia fiducia nel suo retto giudizio è implicita e la mia fede nella giustezza e nella veracità della sua Parola è soltanto rafforzata da ciò che ho sperimentato. Finché vivrò, mi sforzerò di far conoscerla verità di questa Parola ad altri per la loro benedizione e a lode di Dio.
    Per quanto riguarda i miei fratelli tra i Testimoni di Geova, posso dire che di cuore desidero il loro bene e che prego Dio per loro. Ho faticato coscienziosamente fin dal 1938 per i loro interessi spirituali e vi garantisco che, se avessi avuto qualche speranza che il mio sottopormi ad un ulteriore processo avrebbe recato loro qualche beneficio, sarei stato disposto ad affrontarlo con gioia (Si confronti Romani 9:1-3).
    Rt. 4, Box 440-F Gadsden AL 35904
    Con ogni osservanza R.V. Franz

    Avevo pochi dubbi che coloro i quali dirigevano l’intero affare avessero cominciato a riflettere sul fatto che la « prova» scelta per disassociarmi — un pranzo con Peter Greger son — poteva apparire piuttosto labile. Invece di sforzarsi d’attingere una base dalla Parola di Dio (a dimostrazione che il mio gesto era veramente peccaminoso), cosa che avevo chiesto di fare nella mia lettera d’appello, essi cercarono di costruire un « caso » più consistente, sollecitando delle testimonianze a me avverse. Non ritenni giusto sottopormi a quest’ulteriore macchinazione.
    Dopo otto giorni, mi telefonò Larry Johnson informandomi d’aver ricevuto la mia lettera e mi disse che, in considerazione della mia rinuncia all’appello, il provvedimento di disassociazione sancito dal primo comitato veniva ristabilito in tutta la sua validità.
    Parve piuttosto appropriato che quella telefonata giungesse proprio in quel giorno: ero stato battezzato il 1 gennaio 1939 ed esattamente quarantatré anni dopo, il 31 dicembre 1981, fui scomunicato; l’unica accusa usata come base per questo provvedimento fu la testimonianza in base alla quale avevo pranzato in compagnia di un dissociato Credo personalmente che questa sia stata la vera ragione
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    che li abbia indotti ad agire in tal modo? No. Ritengo che si trattò soltanto di un cavillo tecnico usato per persegui re un obiettivo: dal loro punto di vista il fine giustificò i mezzi. Il fatto che un’organizzazione sia ricorsa ad un cavillo tecnico così meschino tradisce a mio avviso una considerevole bassezza di comportamento e grande insicurezza.
    In base alla mia passata esperienza nel Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova, alla condotta del suo Comitato del Presidente nella primavera del 1980 e al materiale pubblicato da quel momento in poi, è mia personale convinzione che si ritenne « vantaggioso » che io fossi disassociato in modo da eliminare ciò che essi consideravano una « minaccia ». Se è così, allora ritengo che anche questo riveli un grandissimo senso d’insicurezza e ciò è particolarmente preoccupante per un’organizzazione mondiale che pretende d’essre il prescelto strumento di Dio, sostenuto dalla sovrana Autorità dell’universo, scelto dal Re al potere come supervisore di tutti i suoi interessi terrestri. Certamente non si comporterebbe così una organizzazione del tutto sicura dei propri insegnamenti, serenamente fiduciosa che ciò che presenta sia verità solidamente sostenuta dalla Parola di Dio; né agirebbe in tal modo una organizzazione pervasa da vera fiducia in tutti i suoi adepti, convinta che le istruzioni e l’addestramento dati abbiano generato maturi cristiani, che non necessitino di un materno magistero per stabilire cosa devono leggere o di cosa devono discutere e ragionare ma che siano invece capaci di discernere da soli la verità e l’errore mediante la loro conoscenza della Parola di Dio.
    Invece quella condotta è caratteristica di molte organizzazioni religiose del passato, risalenti fino al primo secolo, le quali considèrarono un’impellente necessità eliminare qualunque cosa che, dal loro punto di vista, rischiava di far diminuire la loro autorità sugli altri.
    Nel suo libro, A Histoy of Christianity, Paul Johnson descrive i metodi adottati durante l’oscuro periodo d’intolleranza religiosa che provocò l’Inquisizione, e dice:
    «Le condanne per reati d’opinione erano difficili da controllare. L’Inquisizione adoperò procedure bandite da altri tribunali, in tal modo trasgredì le norme locali, il diritto scritto e consuetudinario, e in sostanza ogni aspetto della giurisprudenza stabilita » *
    * 22 PAUL J0HN5ON, A Histoty o Christianiiy (New York: Atheneum, 1979), p. 253.

    I metodi normalmente adottati dai comitati giudiziari composti da anziani Testimoni sarebbero considerati indegni da qualsiasi sistema giudiziario di una nazione illuminata. Lo stesso rifiuto di fornire informazioni d’importanza fondamentale (come i nomi dei testimoni d’accusa), l’uso di informatori anonimi ed altre tattiche analoghe, descritte dallo storico Johnson come praticate durante l’inquisizione, sono state adoperate con molta frequenza da questi uomini nel trattare con coloro che non erano in completo accordo con il « canale », « l’organizzazione ». Ciò che accadde in passato, accade attualmente nella grande maggioranza dei casi, come Johnson evidenzia:
    «Lo scopo, molto semplicemente, era quello di emettere condanne ad ogni costo; solo così, si credeva, l’eresia sarebbe stata soffocata » **
    ** Ibid., pp. 253, 254.

    LA CUSTODIA DEL GREGGE
    « Diòtrefe ... sparla senza motivo contro di noi con voci maligne; non contento di questo, non riceve personalmente i nostri amici e impedisce di farlo a quelli che lo vorrebbero e cerca di scacciarli dalla congregazione » . 3 Giovanni 9,10;
    ____________________________________________________

    Quando sono intervistati dagli estranei, compresi i giornalisti di quotidiani e periodici, sul trattamento riservato a qualcuno che non può in coscienza accettare ogni dottrina
    452 -453
    della Società Torre di Guardia i rappresentanti dell’organizzazione tracciano un quadro di tolleranza pressoché benevola. Un articolo del Chicago Tribune del 25 giugno 1983 cita un esponente della Torre di Guardia, Samuel Herd, che avrebbe detto:
    « .. . il fermento è stato provocato da un numero relativamente piccolo di ex membri ‘scontenti ‘ i quali, nella maggioranza dei casi, ‘hanno abbandonato la Bibbia’. Noi non siamo poliziotti spirituali — ha detto Herd —‘ non cerchiamo di soffocare le opinioni di nessuno ».

    Il responsabile delle pubbliche relazioni della filiale canadese della Torre di Guardia, Walter Graham, è stato menzionato da un quotidiano di Toronto per avere detto di non essere in grado di capire perché i dissidenti « temevano rappresaglie » da parte della comunità religiosa. L’articolo continua:
    « ‘Se qualcuno non vuole vivere secondo i nostri princìpi, è libero di andar via. Non molestiamo nessuno, né tormentiamo fisicamente o emotivamente’, egli ha detto. Il sig. Graham ha aggiunto che i motivi di lagnanza sono trattati a livello di congregazione dai comitati degli anziani. ‘Noi non dettiamo legge dalla sede centrale. Abbiamo un’organizzazione molto aperta che tollera una gran quantità d’individualità ‘, egli ha asserito ».

    Al quartier generale internazionale di Brooklyn il rappresentante delle pubbliche relazioni, Robert Balzer, rispose in maniera analoga.
    Comunque queste espressioni da «pubbliche relazioni » non coincidono in alcun modo con i fatti. Anche se si potrebbero citare numerosi esempi, quello che forse è più emblematico di ogni altro viene dall’Irlanda.
    Due uomini di Dublino, amici e colleghi Testimoni, lessero l’articolo nella rivista Time che trattava la mia disassociazione. Essi telefonarono ai giornalisti che avevano scritto l’articolo, esprimendo loro incredulità; poi telefonarono a Peter Gregerson ed infine a me. Entrambi erano anziani,
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    uno era un « pioniere» a tempo pieno, ed erano tra i più attivi Testimoni del loro paese. Essi decisero di venire negli Stati Uniti nel marzo del 1982; trascorsero cinque giorni con noi. Ognuno a modo suo sembrava il prototipo dell’Irlandese: Martin Merriman aveva guance rosee con capelli scuri e ricci, ed era d’ingegno vivace; John May era magro e biondo, dotato di un’indole e di un’espressione piuttosto romantiche. Entrambi si mostrarono completamente espliciti nel rivolgerci domande.
    Alla fine dei cinque giorni, essi ci dissero che il vero motivo che li aveva portati negli Stati Uniti era stato quello di esprimere personalmente al Corpo Direttivo la preoccupazione che essi e altri in Irlanda provavano in relazione alla stridente tendenza evidente nell’organizzazione. Mi chiesero quale possibilità avessero d’essere ricevuti dal Corpo. Dissi loro che ritenevo ci fosse solo una remota possibilità: era un tentativo sostanzialmente inutile, al massimo potevano sperare d’incontrare uno o due membri in una stanza privata. Essi si mostrarono inclini a dubitare che le cose stessero realmente così. Secondo loro era la cosa più naturale di questo mondo che i membri del Corpo Direttivo, essendo i loro fratelli cristiani, fossero disposti a concedere almeno una breve udienza nell’interesse del territorio irlandese, nel quale essi erano così attivi. Così in seguito si espresse Martin Meriman:
    «Avevamo completa fiducia che il nostro Corpo Direttivo ci avrebbe ricevuti e avrebbe regolato tutta la questione; non avevamo dubbi su ciò ».

    Dopo la loro partenza da Gadsden, telefonarono a Jack Barr, membro del Corpo Direttivo. La moglie di Barr era stata missionaria in Irlanda e conosceva bene la famiglia di John May. Essi dissero a Jack che erano stati a Gadsden, avevano parlato con Peter e con me ed avevano alcuni dubbi che volevano risolvere. Allarmato, egli chiese: « Pensate che sia stato saggio? ». John May rispose: «Può non essere stato saggio dal punto di vista dell’organizzazione, ma noi amiamo
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    la verità e la verità è ciò che è importante ». Jack disse loro che i membri del Corpo Direttivo erano « molto occupati » e che egli dubitava che fosse possibile un’adunanza con loro. Essi dissero di aver viaggiato per migliaia di chilometri con grande spesa e desideravano parlare con qualcuno che potesse dar loro una risposta definitiva.
    La mattina seguente essi telefonarono a Lyman Swingle, il presidente del Corpo per quell’anno. Quando John May si presentò, il presidente disse: « So chi sei. Sei l’uomo che ha trascorso cinque giorni con persone disassociate e dissociate. E adesso sei il cavaliere dalla splendente armatura che, cavalcando un bianco destriero, ha attraversato l’Atlantico per mettere le cose a posto ». Martin racconta che dalla espressione del volto di John, e conoscendo la sua indole romantica, ricavò l’impressione che John stesse dicendo a se stesso: «Non ho mai pensato a me in questi termini, ma ciò suona molto bello ». Comunque John rispose semplicemente che egli e Martin sarebbero stati molto lieti di riferire al Corpo Direttivo quanto sapevano della questione, cose che sarebbero state utili al Corpo per aiutarlo a comprendere i sentimenti di molti in Irlanda. Egli invitò Swingle a telefonare alla filiale irlandese per rendersi conto di quale genere di persone essi fossero. Essi non erano venuti per dare fastidio, desideravano soltanto delle risposte ad oneste domande allo scopo di aiutare i fratelli in patria.
    Gli fu detto: « Mettetelo per iscritto ». Egli continuò a sollecitare un’udienza, ma ogni volta la riposta fu: «Mettetelo per iscritto ».
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    Allora parlò Martin e disse:
    « Non riesco a credere a quello che stai dicendo, che non ci volete incontrare. Se torno a casa e dico ai fratelli e alle sorelle d’Irlanda che non ci avete voluto ricevere, che il Corpo Direttivo non ha voluto riceverci, essi diranno che sono un bugiardo. In Irlanda andiamo alla porta della gente e ci vantiamo dicendo che ‘ essi non possono essere ricevuti dal loro vescovo, mentre noi possiamo riunirci con il nostro Corpo Direttivo ‘
    Gli fu detto: « È una cosa senza precedenti ». Martin rispose: « Bene, fratello Swingle, permettimi rispettosamente di richiamare alla tua attenzione ciò che dice Atti cap. 15, che Paolo e Barnaba si recarono a Gerusalemme per incontrare il Corpo Direttivo ». La risposta fu: « Così, ora voi sareste Paolo e Barnaba? ». Martin affermò di sentirsi offeso dall’atteggiamento assunto. Ancora una volta ribatterono:
    « Mettetelo per iscritto ».
    Dopo circa venti minuti, Martin disse al presidente del Corpo Direttivo:
    « Quattordici anni fa ero un cattolico romano. I Testimoni di Geova vennero a farmi visita e mi fecero sorgere dei dubbi vitali per i quali non avevo risposte. Perciò mi recai dal prete, dal parroco; questi mi disse: ‘ Entra e siediti ‘, e mi offrì tè e biscotti. Ora, fratello Swingle, egli non fu in grado di rispondere a nessuna delle mie domande, ma almeno mi mostrò la cortesia di farmi entrare e parlare. Fratello Swingle, io non ti sto chiedendo di incontrarmi; non ti sto dicendo d’incontrarmi; ti prego d’incontrarmi, perché attualmente mi trovo allo stesso bivio di quattordici anni fa. Sono confuso, sono turbato e desidero semplicemente che i miei pastori mi aiutino ».
    La risposta a questa supplica? « Mettilo per iscritto ».
    Martin narra di essersi sentito molto addolorato. Avrebbe voluto dire molte cose; invece egli racconta: « Invocai su di lui la benedizione di Geova, gli dissi che certamente avrei pregato per lui perché ritenevo che egli aveva bisogno di preghiere a causa dello stato d’animo che mostrava, dal momento che era un anziano e manifestava quel genere d’atteggiamento » *
    * Penso che l’attitudine espressa dal presidente fosse probabilmente identica a quella adottata dal Corpo Direttivo in generale e che egli si sentisse obbligato a riflettere quella attitudine.

    Essi lasciarono il proprio recapito telefonico al presidente ed attesero. Trascorsero tre giorni senza nessuna chiamata; pertanto presero la via del ritorno diretti a Shannon in Irlanda. Come dissero essi stessi, si sentivano sbalorditi,
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    increduli di quanto avevano udito; il loro mondo parve così triste perché non avrebbero voluto udire quanto avevano ascoltato né credere che le cose stessero nel modo in cui avevano realmente visto che stavano.
    Ricordate la dichiarazione del responsabile canadese delle pubbliche relazioni: « Noi non dettiamo legge dalla sede centrale. Abbiamo un’organizzazione molto aperta che tollera una gran quantità d’individualità ». Confrontatela con ciò che accadde a questi due Testimoni irlandesi.
    Una settimana dopo il loro ritorno, fu programmata una visita alla filiale irlandese e Lloyd Barry del Corpo Direttivo vi si recò per assolvere quest’incarico. Martin e John pensarono che egli avrebbe disposto di incontrarli per parlare con loro, per esaminare le loro domande. Egli non lo fece; ma fece qualcos’altro: mise in moto la macchina giudiziaria in Irlanda.
    La settimana successiva John e Martin furono contattati dalla filiale con l’invito di un incontro alla filiale. Il loro viaggio in America fu l’oggetto di numerose domande. La conclusione dell’incontro fu che il comitato della filiale chiese loro di non parlare con altri di quanto avevano udito negli Stati Uniti.
    E stato interessante per me il confronto tra il modo di trattare il loro caso ed il mio, la differente applicazione delle identiche direttive della Società. Una testimonianza sul fatto che avevo pranzato una volta con un dissociato era stata valutata come elemento sufficiente per decretare la mia disassociazione, per contro, in questo caso, c’erano due uomini che avevano trascorso cinque giorni e cinque notti in casa dello stesso uomo, avevano pranzato con lui e con me diverse volte e avevano discusso con noi per ore. Il Corpo Direttivo era stato informato di questa visita di cinque giorni, tuttavia non fu adottato nessun provvedimento nei loro confronti. Ritengo che il motivo sia evidente. La filiale conosceva bene l’indole dei Testimoni irlandesi, la loro riluttanza ad essere dominati e a ricevere disposizioni in maniera dogmatica; conosceva anche il rispetto mostrato
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    a questi due uomini dai Testimoni di tutta l’Irlanda del nord. Senza dubbio si ritenne che la situazione del momento rendeva « politicamente » vantaggioso il non adottare misure drastiche.
    Comunque, analogamente al mio caso, circa sei mesi più tardi fu inviato nella zona di Dublino un sorvegliante di circoscrizione (E.G. Watt); non molto dopo fu costituito un comitato giudiziario per indagare sul conto di John May e di Martin Merriman. Quando John disse al sorvegliante di circoscrizione Watt che la loro unica preoccupazione era quella di conoscere la verità dei fatti, gli fu risposto: « La questione non è cosa sia vero o falso, giusto o sbagliato. Invece si tratta di vedere se è in armonia con le direttive della Società. Si sta parlando di ciò ».
    Quest’affermazione mise John May di fronte a una scelta. Egli si dissociò dall’organizzazione, ritenne di non poter più sostenere un sistema che agiva in base a questi criteri.
    A questo punto Martin divenne il centro dell’attenzione. Il sorvegliante di circoscrizione visitò molti Testimoni della zona di Dublino per indagare su qualche dichiarazione che Martin poteva aver fatto; alcuni di questi telefonavano a Martin dopo la visita per informarlo del fatto che l’indagine proseguiva. Questa era la condotta di una Società che il rappresentante canadese aveva descritto come « un’organizzazione molto aperta, che tollera una gran quantità d’individualità ».
    Martin fu convocato per un’udienza. Egli comunicò agli incaricati di voler conoscere per iscritto tre cose: i membri del comitato, l’accusa, gli accusatori. Un giorno, tornando a casa, vi trovò il sorvegliante di circoscrizione. Watt gli disse che non era necessario informarlo per iscritto (un approccio del tutto opposto a quello avvenuto a Brooklyn, dove a Martin era stato ripetutamente detto: « Mettilo per iscritto »). Martin impiegò circa tre ore per convincere finalmente l’uomo di aver diritto a quelle informazioni scritte. Alla fine prese un pezzo di carta da uno dei taccuini dei figli e vi scrisse le informazioni. Watt indicò i nomi dei
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    membri del comitato, poi aggiunse che non c’erano né accuse né accusatori. Martin non si accontentò di ciò e finalmente Watt scrisse che l’udienza serviva a ‘ discutere sulla situazione che sta turbando la congregazione ‘. (Martin ritenne che le visite e le indagini di Watt erano il fattore che aveva creato il maggior turbamento tra i Testimoni). Egli chiese a Watt di firmare il foglio. Ci volle un’altra mezz’ora per convincerlo a far ciò.
    Il sabato pomeriggio si tenne l’udienza nella Sala del Regno dei Testimoni di Geova di Dun Laoghaire. Più di quaranta Testimoni espressero a Martin il desiderio di accompagnarlo all’udienza. ‘Egli accettò la richiesta solo di venti tra questi. Il comitato giudiziario, formato dal coordinatore della filiale, dal sorvegliante di circoscrizione e da un anziano locale, si allarmò vedendo queste persone nella Sala. Per bontà sua, il comitato ascoltò la testimonianza di queste persone in base alla quale Martin non aveva in alcun modo tentato di creare problemi, ma al contrario si era sforzato di evitare che sorgessero disordini *
    * La moglie dell’anziano locale, membro del comitato, inviò una lettera in cui espresse questi stessi sentimenti; per far ciò ella aveva chiesto preventivamente il permesso del marito.


    Per Martin l’evento più sorprendente dell’udienza si verificò quando cominciò a narrare al comitato la conversazione telefonica che egli e John May avevano avuto con il presidente del Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova. Il coordinatore della filiale interruppe Martin dicendogli che essi avevano già ascoltato la registrazione. Sbigottito sul momento, Martin disse: « Registrazione? Quale registrazione? ». Il coordinatore della filiale si mostrò alquanto agitato, poi ammise che il Corpo Direttivo aveva inviato alla filiale una registrazione della conversazione telefonica. Per tanto, se qualcuno dubita del contenuto di quella conversazione, citata prima in questo capitolo, esso può essere confermato da Brooklyn. Questo il motivo per cui in precedenza ho espresso la convinzione che la mia conversazione telefonica con il presidente Albert Schroeder nella primavera del 1980 possa essere confermata in maniera simile. La strana preoccupazione di registrare ciò che altri dicevano veniva ora esplicitamente ed innegabilmente accertata in base al fatto che il Corpo Direttivo aveva ammesso di aver segretamente registrato la conversazione telefonica tra Lyman Swingle ed i due Testimoni irlandesi, John May e Martin Marriman.
    Nessun provvedimento fu preso nei confronti della filiale. Arthur Matthews, esplicitamente affermò che i motivi di Martin e di John non erano mai stati messi in discussione; questa fu una dichiarazione lodevole. Tuttavia la direttiva ufficiale del Corpo Direttivo era che John May, in quanto dissociato, non poteva essere avvicinato da altri Testimoni.
    In seguito fu programmata dal Corpo Direttivo una speciale visita in Irlanda da parte di Jack Barr, membro del Corpo Direttivo, accompagnato da uno del personale degli Scrittori di Brooklyn, Robert Pevy (che un tempo aveva servito come missionario in Irlanda). Essi parlarono ai Testimoni della zona di Dublino e i loro discorsi misero in risalto l’importanza della « lealtà all’organizzazione ».
    Dopo i discorsi, Martin Merriman si avvicinò a Jack Barr sul podio, presentandosi con le parole: «Fratello Barr, io sono il volto celato dal telefono ». Quando Barr lo guardò perplesso, Martin pronunciò il proprio nome. Barr rispose:
    « Oh, fratello Merriman, è un piacere conoscerti di persona ». Martin replicò: « E molto bello sentirti dire ciò, fratello Barr. Il fatto è che avrei preferito sentirtelo dire sei mesi fa, mentre ero a New York ». Egli chiese a Barr se aveva il tempo di incontrarsi con lui per prendere in esame le sue domande; gli fece notare che in Irlanda c’era una diffusa perplessità riguardo alla direttiva del Corpo Direttivo in merito alle persone che si dissociano e alla conseguenza che anche dire solo «ciao» a costoro era sbagliato. Egli si riferì a John May come a un <uomo onesto e buono », e, rivolgendosi al coordinatore della filiale Matthews, che si trovava poco distante, disse: «Non è vero, Arthur? ». Arthur
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    rispose: « John è un uomo giusto ». Martin ripeté al membro del Corpo Direttivo Jack Barr quanto aveva detto chiaramente alla filiale che cioè « egli non avrebbe trattato John May come un malvagio, che avrebbe pranzato con lui in qualsiasi occasione possibile ». Ancora una volta il membro del Corpo Direttivo non ritenne conveniente incontrarsi con Martin per esaminare le sue obiezioni.
    Dopo questa visita degli inviati da Brooklyn, Martin fu informato del fatto che i Testimoni venivano nuovamente interrogati con domande relative a conversazioni avute con lui. Avendo saputo che era stata decisa una «linea più dura », il 27 ottobre 1982, dopo quattordici anni di associazione molto attiva, Martin si dissociò dalla congregazione.
    Perché egli e John May (e le rispettive mogli) pervennero a questa decisione? Ciò che li indusse a questa determinazione non fu quanto avevano udito durante le conversazioni con Peter Gregerson e me; essi avevano lasciato Gadsden con l’esplicito proposito di continuare ad essere Testimoni di Geova di contribuire in qualsiasi modo possibile al bene dell’organizzazione. Essi ci avevano lasciati con la salda speranza che qualche miglioramento sarebbe stato possibile, che il Corpo Direttivo avrebbe preso in considerazione la loro sincerità ed onestà d’intenti.
    L’effettivo merito (se così si può dire) della loro decisione di dissociarsi va ricercato fuori di Gadsden in Alabama; va ricercato a Brooklyn dove ebbero luogo le loro conversazioni con i membri del Corpo Direttivo, dove una di quelle conversazioni fu segretamente registrata e da dove partirono le direttive per il comitato della filiale irlandese di mettere in moto il piano di indagini ed interrogatori sul conto di due sinceri cristiani, che desideravano solo il bene dei Testimoni di Geova. Sono convinto che, se non fosse stato per quanto essi videro circa l’operato e lo spirito del l’organizzazione dopo aver lasciato l’Alabama, essi sarebbero ancora associati ai Testimoni di Geova. L’organizzazione non aveva avuto tempo da dedicare all’esame delle loro domande ed obiezioni quando essi erano stati alla sua porta; eppure
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    essa fu disposta ad inviare emissari oltre oceano, con grandi spese, e a far perdere molte ore in indagini ed interrogatori di altre persone, per proteggere « gli interessi dell’organizzazione ». Il Corpo Direttivo può non essere disposto ad assumersi la responsabilità della decisione alla quale sono giunti questi uomini. Esso può negare d’avere questa responsabilità che, comunque, rimane sua indubbiamente. Più di ogni altra cosa, i loro discorsi, il loro atteggiamento e la loro condotta furono i fattori decisivi che aprirono loro gli occhi.
    L’esperienza di questi due uomini è stata sostanzialmente simile a quella dì centinaia di altri. Più si avvicinavano ai loro « pastori », più la loro esteriore, vellutata mitezza lasciava il posto a una durezza inflessibile, gelida.
    Mi sia consentito di dirlo ancora una volta, l’ultima:
    non credo che la freddezza o la durezza, l’indifferenza, la superiorità addirittura presuntuosa sperimentate siano da attribuire alla normale personalità della maggior parte degli uomini coinvolti. Ritengo che esse siano addebitabili con molta sicurezza all’errata concezione che consente ad una organizzazione di pretendere un’autorità esclusiva ed una superiorità inaccessibile, pretese che sono entrambe immodeste ed infondate. Questa concezione merita non solo d’essere messa in discussione, ma merita d’essere smascherata perché è una dottrina che fa soffrire e disonora Dio.
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    APPENDICE
    Quella che segue è la mia lettera di risposta alla citazione in un’udienza giudiziaria da parte della congregazione est di Gadsden dei Testimoni di Geova:


    Corpo degli anziani
    Congregazione est dei Testimoni di Geova
    2822 Fields Avenue
    Est Gadsden, AL 35903
    12 novembre 1981
    Cari fratelli,
    la vostra lettera del 6 novembre mi è giunta martedì pomeriggio, 10 novembre. Non so se la presente vi arriverà prima di sabato, perciò telefonerò a Theotis per evitare che i fratelli si rechino inutilmente alla Sala quel giorno.
    Ho chiesto a Dan di comunicarvi che ho scritto una lettera al Corpo Direttivo per chiedere informazioni. Pertanto apprezzerei che voi aspettaste l’arrivo della risposta prima di proceder nel vostro giudizio. La vostra lettera non fa menzione di ciò. Forse potreste scrivermi in relazione alla vostra decisione in merito a questa mia richiesta, se questa è stata veramente presa in considerazione. Come probabilmente saprete, ho trascorso quarant’anni della mia vita nel servizio continuo come pioniere, pioniere speciale, sorvegliante di circoscrizione, sorvegliante di distretto, missionario, sorvegliante di filiale, membro della famiglia della Betel, membro del Corpo Direttivo. Non so se questi quarant’anni avranno un peso nel farvi decidere di mostrare un pò di pazienza nel senso di attendere, a prescindere dal tempo che ci vorrà, la risposta da Brooklyn.
    Spero che lo abbiano e che il vostro interesse per la risposta sia uguale al mio (Giacomo 2:12,13).
    Le tre firme al termine della lettera rappresentano quelle dei membri del comitato giudiziario? Se è così, allora chiedo rispettosamente al corpo degli anziani di riesaminare la sua scelta. Da quanto fu detto durante il colloquio con Wesley Benner e Dan Gregerson, lo stesso Dan ricopre il ruolo di accusatore nella questione, dal momento che all’inizio della conversazione egli disse che ‘aveva visto me a pranzo in compagnia di Peter Gregerson ‘ (il fatto accadde alcuni mesi prima della pubblicazione della Watchtower del 15 settembre 1981). Fino ad ora non ho notizia di un ‘altra accusa per una presunta trasgressione, e voi? (Sarebbe necessario che io ne sia informato, che sappia chi l’ha rivolta, per vedere se sono in grado di procurarmi testimoni in mia difesa). In ogni caso, limitatamente al fatto, in base a qualsiasi criterio di giustizia, difficilmente potrebbe essere giudicato un accusatore che faccia parte del collegio giudicante. Ci sono ulteriori motivi per non ritenere Dan qualificato per quell’incarico, ma non ritengo necessario aggiungerli a quanto ho già detto.
    In considerazione di quanto detto, gradirò molto se valuterete l’opportunità di ampliare il comitato giudiziario. L’accusa coinvolge una nuova posizione assunta dal Corpo Direttivo (il porre i dissociati sullo stesso piano dei disassociati era stato finora limitato, nelle pubblicazioni, solo al caso di quelli coinvolti in pratiche politiche o militari). Oltre a ciò, ho udito commenti relativi ad espressioni condannatorie sul mio conto fatte da alcuni anziani del corpo. Siccome costoro non hanno parlato personalmente con me, non posso valutare fino a che punto la testimonianza sia accurata; tuttavia, poiché ciò suscita il dubbio del pregiudizio, sarebbe corretto se altri anziani della congregazione fossero inclusi nel comitato così da contribuire ad una discussione equilibrata ed imparziale.
    Questa lettera è piuttosto lunga, ma spero che mi scusiate di ciò in considerazione del fatto che sono state poste in discussione la mia devozione a Dio, a suo Figlio e alla sua ispirata Parola. Vi ringrazio per l’attenzione che dedicherete agli aspetti del problema presi in esame e possano Geova Dio e il nostro Signore Gesù Cristo essere con lo spirito che mostrate (2 Timo teo 4:22; Pilemone 25).
    Rt. 4, Box 440-F Gadsden, AL 35904
    Vostro fratello, R. V. Franz

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    Segue il testo della lettera, datata 23 novembre 1981, che non fu mai spedita a motivo della rapidità dell’azione del comitato giudiziario e della sua indisponibilità ad accettare d’attendere il tempo necessario per la corrispondenza sulla questione. Comunque, la lettera è utile in quanto fornisce un’idea dell’esame del caso da parte del comitato giudiziario:

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    23 novembre 1981
    A l Corpo degli anziani
    Congregazione est di Gadsden
    Cari fratelli,
    scrivo questa lettera al corpo degli anziani perché desidero sapere se tutti voi approvate veramente il modo in cui il mio caso è stato esaminato fino ad ora.
    Come sapete, ho scritto una lettera al Corpo Direttivo (in data 5 novembre) chiedendo informazioni relative all’applicazione del materiale della Watchtower del 15 settembre 1981 per quanto riguarda la mia personale situazione. Una parte della mia lettera tratta altri argomenti; accludo una copia della parte che parla delle circostanze locali e degli anziani di qui.
    Quando fui convocato per l’udienza programmata per sabato 14 novembre, richiamai alla vostra attenzione il fatto che il comitato giudiziario non aveva fatto cenno della mia richiesta di dare al Corpo Direttivo il tempo di rispondere alla lettera.
    Giovedì 19 novembre il comitato giudiziario mi scrisse una lettera, che fu spedita giovedì pomeriggio, con la quale mi convocava per una udienza programmata per il sabato. Essi non potevano aspettarsi che la lettera mi arrivasse prima di venerdì pomeriggio per andare all’ufficio postale, la lettera mi sarebbe stata consegnata solo lunedì, due giorni dopo il tempo stabilito per l’udienza. Il fratello French mi telefonò circa ventiquattr’ore prima della data dell’udienza, altrimenti non avrei saputo nulla della lettera. Mia moglie precisò che dovevamo ricevere ospiti il sabato (la visita era stata organizzata dopo una telefonata in teleselezione da parte di una persona di un altro stato). Quando tornai a casa, seppi per la prima volta della lettera e andai all’ufficio postale per ritirarla. Considero déplorevole l’evidente fretta manifestata.
    Forse voi, fratelli, considerate corretto questo modo di comportarsi; spero che non sia così.
    Per giunta, questo pomeriggio ho ricevuto una telefonata dal fratello French che mi informa che il comitato giudiziario si riunirà mercoledì sera per esaminare il mio caso con o senza la mia presenza. Questo significa che esso considera normale e corretto il modo di trattare il problema e che la mia risposta giustifica il suo classificarmi tra quelli che ‘ripetutamente rifiutano o trascurano’ d’essere presenti ad un ‘udienza giudiziaria.
    A dispetto dell’evidenza dei fatti, credete realmente anche voi che sia così? In nessuna delle mie comunicazioni ho espresso un rifiuto ad incontrarmi con un comitato giudiziario, ma ho espresso quello che ritengo un valido e sensato motivo perché la data stabilita non sia accettabile.
    A questo punto il fratello French mi ha telefonato nel pomeriggio, mentre preparavo una lettera di risposta a quella del comitato giudiziario; in quest’ultima si dichiarava che ‘il corpo degli anziani è stato informato del fatto che hai spedito una lettera alla Società Torre di Guardia ed abbiamo stabilito di procedere con una convocazione per il comitato giudiziario ‘. La lettera non contiene spiegazioni o motivazioni del fatto che non si è inteso dar tempo al Corpo Direttivo per rispondere alla mia lettera. Quando questo pomeriggio ho chiesto al fratello French qual era la ragione per cui non si voleva aspettare prima la risposta, la sua giustificazione è stata che il corpo ‘non ha ritenuto che fosse necessario ‘.
    Mi rendo conto del fatto che il mio aver dedicato pienamente i due terzi di una vita di quasi sessant’anni al servizio di Dio non è stato valutato una ragione sufficiente per mostrare riguardo alla mia richiesta. Comunque, fratelli, ritenete realmente che dire ‘non abbiamo considerato necessario farlo ‘ sia una risposta conveniente ad una richiesta del genere, non importa da quale fonte provenga?
    Credete al consiglio spesso ripetuto che è meglio sbagliare a motivo della pazienza, della sopportazione e della misericordia piuttosto che a motivo della fretta, dell’intolleranza o della rigidità? Il non aver tenuto conto di questo consiglio è giustificato dalla semplice ‘necessità ‘ o piuttosto dalla mancanza d’essa? Qualunque possa essere il personale atteggiamento di qualcuno di voi nei miei riguardi, credo sinceramente che la mia richiesta meriti, una risposta migliore di quella che ha finora ricevuto. Princìpi come quelli di Proverbi 14:29; 25:8-10 sembrano fornire una base perché voi siate disposti a giustificare, con una motivazione migliore di quella che è stata proposta, la condotta che avete intrapresa.
    Che la vostra decisione possa essere quella che, in base alla vostra sincera convinzione, abbia la benedizione di Dio e sia in armonia con l’esempio e gli insegnamenti di suo Figlio, mentre fu sulla terra (Matteo 5:5; 12:7).
    Con ogni osservanza, R.V. Franz
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    Quello che segue è il testo completo della lettera d’appello contro la decisione di disassociarmi, presa dal comitato giudiziario:


    8 dicembre 1981
    Al Corpo degli anziani
    Congregazione est di Gadsden
    Cari fratelli,
    con questa lettera intendo appellarmi contro la decisione di disassociarmi, presa dal comitato giudiziario da voi nominato.
    Parlando di problemi giudiziari, una delle pubblicazioni della Società dichiara che « gli anziani che formano un comitato giudiziario devono valutare attentamente le questioni, comprendendo che certi fattori possono distinguere una situazione da un’altra. Invece di ricorrere a rigide norme come guida, è necessario riflettere in base ai principi e giudicare nel merito di ciascun caso ». Circa il dare consigli, la stessa pubblicazione attesta: « Siate certi che il consiglio sia solidamente fondato sulla Parola di Dio. Prendetevi il tempo necessario e cercate di raggiungere il cuore della persona Dedicate del tempo ad ascoltare. Siate sicuri di disporre di tutti i fatti. Ragionate sul l’applicazione delle scritture appropriate ed accertatevi che egli le comprenda. Fate delle ricerche, se è necessario, prima di dare consigli o di rispondere alle domande. Se non disponete del tempo necessario, sarebbe bene far considerare il problema da un altro anziano ». (Si accludono le fotocopie).
    Non ritengo che le cose siano andate proprio così nel mio caso finora. Considero spiacevole che siano state manifestate un ‘attitudine d’insolita fretta ed una vistosa riluttanza o incapacità nell’ esaminare delle scritture appropriate per un completo intendimento ‘. Ritengo che un approccio fraterno avrebbe fatto propendere per la pazienza piuttosto che per la fretta, per la compassione e la comprensione piuttosto che per una rigida applicazione delle regole.
    Le mie condizioni non dovrebbero esservi ignote. Dopo quarant’anni di servizio continuo, durante i quali ho sperimentato privazioni, povertà, fame, sete, freddo, caldo, febbre, dissenteria, prigione, pericoli da parte di turbe violente, sparatorie e guerra, il rischio della vita e della libertà in paesi dittatoriali, unitamente a un costante duro lavoro, mi sono trovato all’età di 58 anni a dover affrontare il problema di cercare una casa e un lavoro per provvedere a me stesso e a mia moglie. Siccome avevo cominciato a fare il pioniere subito dopo essermi diplomato alle scuole superiori nel 1940, non avevo esperienza di lavoro secolare né risorse finanziarie per sostenermi. I fondi concessimi dalla Società (considerati evidentemente in un certo senso un compenso per i miei quarant’anni di servizio) furono meno di quanto la maggior parte delle persone guadagnano in un anno di lavoro secolare e coprirono soltanto una parte delle nostre spese iniziali.
    Peter Gregerson mi trovò un lavoro ed un luogo per parcheggiare la roulotte che avevo comprato ed io gli sono ancora debitore. In tal modo egli divenne sia il mio padrone di casa che il mio datore di lavoro. Circa sei mesi fa, trovandosi sotto pressione, egli si dimise dalla congregazione locale. Come sapete, l’unica base per un procedimento giudiziario a mio carico è stata l’accusa di aver pranzato in un ristorante locale con Peter Gregerson.
    Alcuni anziani della zona ritengono che l’impiego presso la Warehouse Groceries consenta loro di restare liberi d’accusa quando pranzano in compagnia di Peter Gregerson, che è il presidente di quella società. Eppure il mio rapporto è più stretto, più vincolante del loro, perché non solo lavoro per la Warehouse Groceries, ma lavoro anche per lui personalmente, operando nella sua proprietà e in casa sua in un modo che richiede regolari conversazioni e discussioni, spesso in casa sua a ora di pranzo e in altre occasioni. Non riesco a capire perché un. approccio fraterno non richiederebbe un ‘attitudine compassionevole, comprensiva, che valutasse le mie condizioni e riconoscesse i « fattori che distinguono una situazione da un ‘al tra ».
    Durante l’udienza giudiziaria, solo uno dei due testimoni fornì una testimonianza relativa a fatti successivi alla pubblicazione della Watchtower del 15 settembre 1981, che pone i dissociati nella stessa categoria dei disassociati un testimone dichiarò di avermi visto al ristorante con Peter e Janet Gregerson, ma riconobbe che il fatto si era verificato in estate, quindi prima della pubblicazione di quella rivista. A meno che non si voglia attribuire retroattività alle norme, la sua testimonianza non sembra assolutamente rilevante.
    L’altro testimone parlò di un ‘occasione più recente in cui mi aveva visto entrare in un ristorante in compagnia di mia moglie e di Janet Gregerson (che non è dìssociata); poi successivamente, aveva visto entrare Peter. Questo stesso
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    testimone, insieme ad un anziano della congregazione est di Gadsden, aveva pranzato in un ristorante con Peter Gregerson in due occasioni successive alla pubblicazione della Watchtower del 15 settembre 1981. In nessuno dei due casi Peter aveva chiesto di sedere con loro, ma in entrambe le occasioni egli era stato invitato a sedere al loro tavolo e a conversare liberamente con loro. Evidentemente tutto ciò non è stato considerato meritevole di un procedimento giudiziario, mentre l’unica occasione confermata da prove nel mio caso è stata ritenuta degna di ciò. Menziono queste cose solo per il fatto che nella vostra lettera del 19 novembre mi avete assicurato che gli anziani incaricati di esaminare il mio caso erano scevri da pregiudizi e avrebbero manifestato un approccio obiettivo. L’evidente fallacia rende difficile per me convincermi che sia stato proprio così. Ciò suscita seri dubbi sulle motivazioni dell’azione giudiziaria e sulla decisione presa.
    Mi riesce ugualmente difficile da comprendere l’accusa rivoltami quando la confronto con i retroscena che si verificano nell’area di Gadsden. Elencare le occasioni in cui anziani ed altri hanno pranzato o avuto altri contatti sociali con dissociati o disassociati sarebbe difficile, tanto sono numerose. Eppure, per chissà quale ragione io sono stato l’unico ad essere posto sotto accusa. Se si cercava solo qualcuno da cui cominciare, perché scegliere il caso di uno per il quale esiste una sola testimonianza su un ‘unica occasione dalla comparsa della Watchtower del 15 settembre 1981? Anche questo suscita dubbi per quanto riguarda l’obiettività e l’imparzialità.
    Forse si può dire che non ho manifestato pentimento per aver pranzato con Peter Gregerson. Per pentirmi è necessario prima che mi convinca che questo gesto costituisce un peccato dinanzi a Dio. L’unica possibilità di fondare tale convincimento deve logicamente venire dalla Parola di Dio, che è l’unica ispirata e infallibilmente attendibile (2 Timoteo 3:16,17). Ho appreso dalle Scritture che la lealtà a Dio e alla sua Parola è di suprema importanza e precede ogni altro genere di lealtà (Atti 4:19,20; 5:29). Comprendo anche che non si addice a me o a qualche altro uomo o gruppo di uomini aggiungere qualcosa a questa Parola,. sotto pena d’essere « mostrato bugiardo » o di subire addirittura il castigo divino (Proverbi 30:5,6; Rivelazione 22:18,19). Non posso prendere questi ammonimenti biblici alla leggera. In considerazione di tutti; moniti scritturali contro il giudicare altri, ho il salutare timore di porre me stesso (o qualsiasi uomo o gruppo di uomini) nel ruolo di legislatore e mi ritengo obbligato a far sì che solo la Parola di Dio eserciti tale giudizio. Secondo me è necessario agire così per essere certi di non seguire semplicemente qualche norma inventata dall’uomo che viene presentata come divina, ma che, in effetti, non è ispirata e non è sostenuta dalla Parola di Dio. Non desidero essere colpevole di presunzione e di impertinenza giudicando qualcuno che Dio, attraverso la sua Parola scritta, non ha giudicato allo stesso modo (Romanil4:4, 10-12; Giacomo 3:11,12; vedere anche Commento alla Lettera di Giacomo pp. 161-168).
    Vi garantisco che, se mi aiuterete a comprendere dalle Scritture che l’azione di pranzare con Peter Gregerson è un peccato, mi pentirò umilmente di questo peccato dinanzi a Dio. Quelli che hanno parlato con me fino a questo momento non hanno fatto ciò, ma hanno citato la summenzionata rivista come loro « autorità » (questo è il termine adoperato dal presidente del comitato giudiziario). Ritengo che ogni autorità nell’ambito della congregazione cristiana deve scaturire dalla Parola di Dio e deve fondarsi solidamente su di essa. Proverbi 17:15 afferma che « chi dichiara malvagio il giusto e chi dichiara giusto il malvagio, sì, tutt’e due sono qual che cosa di detestabile a Geova ». Non voglio essere detestabile a Dio, perciò sono molto preoccupato per questo problema.
    Accetto interamente gli insegnamenti scritturali di. 1 Corinti 5:11-13 e 2 Giovanni 7-11 ed ho garantito a quelli con i quali ho parlato che non desidero associarmi o pranzare o essere ospitale con persone del tipo descritto in questi versetti:
    malvagi ed anticristi. La mia difficoltà consiste nel comprendere come queste scritture si applichino alla persona che è il punto cruciale del caso che mi coinvolge, Peter Gregerson. Sotto pressione egli si dimise dalla congregazione dei Testimoni di Geova, ma, come sapete, dichiarò ciò che segue nella sua lettera: « Ieri mi è stato fatto rilevare che sono stato causa di turbamento per molti fratelli di Gadsden e della nostra circoscrizione. Ho cercato a tutti i costi di evitarlo. E vero che sto vivendo seri dubbi riguardo a certi insegnamenti della Società Torre di Guardia. Comunque, voglio che siano chiari due punti importanti. In primo luogo, non ho discusso attivamente di questi problemi nell’ambito della congregazione; non ne ho parlato neppure con il corpo degli anziani nel timore di provocare accidentalmente dibattiti nella congregazione. Ne ho fatto oggetto di « discorsi confidenziali » con pochissime persone, quasi tutte appartenenti alla mia famiglia.
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    In secondo luogo, le mie idee non sono mutate per quanto riguarda Geova Dio, Gesù Cristo e i chiari insegnamenti della Bibbia come quello della risurrezione.
    Poiché Geova Dio è il mio giudice, ritengo di non aver mostrato una condotta disdicevole per un cristiano. Per quasi 50 anni, dall’inverno del 1931-1932, da quando mio padre cominciò a portarmi alle adunanze, sono stato un regolare ed attivo Testimone di Geova. La mia reputazione è qualcosa a cui tengo moltissimo sia tra voi sia nella comunità in senso lato. Pertanto, affinché il mio ‘buon nome ‘possa essere preservato .e affinché non si verifichino ulteriori problemi e turbamenti tra voi, con la presente mi dissocio dall’organizzazione.
    Questo non modifica il mio rispetto per il bene fatto dalla Società Torre di Guardia, né altera il mio affetto e la mia amicizia per voi come individui. Naturalmente, comprenderò qualsiasi atteggiamento deciderete di assumere nei miei confronti ».
    Egli dichiara di ‘non aver mostrato una condotta disdicevole per un cristiano ‘, il che vuole dire che questi non è il tipo di persona di cui parla I Corinti 5:11-13. Egli esprime la sua fede in Geova Dio, in suo Figlio e nei chiari insegnamenti della Bibbia ai quali si dovrebbe opporre, se egli fosse il genere di persona descritta in 2 Giovanni 7-11. Per quanto ne sappia, nessuno ha mai messo in discussione queste sue affermazioni o le ha confutate. A mio avviso, trattarlo come un malvagio o un anticristo senza una precisa base biblica che giustifichi questo trattamento, mi renderebbe meritevole della disapprovazione divina.
    Ho chiesto a ciascuno degli anziani che hanno parlato con me, inclusi i tre membri del comitato giudiziario, se ritenevano che Peter Gregerson fosse il tipo di persona descritta in 1 Corinti 5:11-13 e 2 Giovanni 7-11, cioè un malvagio o un anticristo. Essi stessi esitarono ovviamente nel dire che queste scritture si applicano a lui, tuttavia queste sono le sole scritture che indicano al cristiano come deve identificare le persone con le quali non deve mangiare. E veramente corretto chiedermi di applicare a lui queste scritture e quindi di giudicarlo indegno di mangiare con me, quando coloro che mi giudicano sono essi stessi o riluttanti o incapaci di fare la stessa cosa? Quindi, per il momento non ritengo che queste scritture si applichino a Peter Gregerson. Per convincermi che esse si possano applicare a lui ho bisogno della vostra assistenza.
    Comprendo perché gli anziani sono stati riluttanti a dichiarare che essi includerebbero Peter Gregerson tra le persone de scritte dall’ispirato apostolo in 1 Corinti 5:11-13, fornicatori, avidi, idolatri, maldicenti, ubriaconi e ladri. Dubito seriamente che qualcuno fra voi del corpo degli anziani sia disposto ad ammettere che ne esista la più remota possibilità. Correggetemi se sbaglio, vi prego.
    Restano quelli decritti in 2 Giovanni 7-11: gli anticristi. Riuscite a comprendere perché nel mio cuore sento la necessità di una precisa opera di convinzione prima che sia disposto ad applicare a qualcuno questi versetti? L’apostolo Giovanni, che è il solo ad usare questo termine, descrive una persona del genere con queste parole: « Chi è il bugiardo se non colui che nega che Gesù è il Cristo? Questi è l’anticristo, colui che nega il Padre e il Figlio » (1 Giovanni 2:22). « Ma ogni espressione ispirata che non confessa Gesù non ha origine da Dio. Inoltre, questa è l’espressione ispirata dell’anticristo... » (1 Giovanni 4:3). « Poiché sono usciti molti ingannatori nel mondo, persone che non confessano Gesù Cristo venuto nella carne. Questo è l’ingannatore e l’anticristo » (2 Giovanni 7). Su questa base, alcuni commentari (usati in diverse occasioni nelle pubblicazioni della Società) fanno le seguenti osservazioni: Le Barnes’ Notes on the New Testament dichiarano: « Da ciò è chiaro che Giovanni incluse nel termine tutti coloro i quali negavano che Gesù era il Messia, o che il Messia era venuto nella carne... Questi si erano schierati contro di lui e sostenevano dottrine che, di fatto, erano in completa opposizione al Figlio di Dio ».
    Cito dal Lange’s Commentary: « anti può indicare sia ostilità sia sostituzione. Nel primo caso esso denota l’antagonista di Cristo, l’anti-Cristo, nel secondo il presunto-Cristo o pseudo-Cristo ... Gli anticristi negano che Gesù è il Cristo; dicono che Egli non è venuto nella carne, che Egli non è il Figlio di Dio, che Egli non è di Dio. La dottrina è la negazione della verità, la bugia. Essi sono BUGIARDI, e, secondo Giovanni 8 : 44, i figli del diavolo, del padre della menzogna (1 Giovanni 3 : 3- 10 ... L’anticristo e gli anticristi devono essere considerati ‘come espressamente collegati a Satana ‘, e le due parole in questo caso denotano non sostituzione ma ostilità a Cristo ...; l’anticristo è preminentemente lo strumento e il fantoccio di Satana ».
    Qualcuno fra voi del corpo degli anziani può seriamente credere che Peter Gregerson debba essere classificato in questo tipo di persone?
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    Gesù Cristo disse che « chi si rivolge a suo fratello con un’indicibile parola di disprezzo dovrà render conto alla Corte Suprema; mentre chi dice: ‘Tu spregevole stolto! ‘ sarà soggetto alla Geenna ardente » (Matteo 5:22). Per quanto mi riguarda, preferirei di gran lunga essere chiamato « spregevole stolto » che essere etichettato come « anti -cristo ». Certamente non esiste un termine più turpe nella Bibbia. Dal momento che anche l’ingiusta applicazione dell’espressione « spregevole stolto » può assoggettare qualcuno alla Geenna, quanto più accadrà lo stesso a chi applica il termine « anticristo » usandolo ingiustamente. Sono molto preoccupato di non correre un così grave rischio e credo che anche voi individualmente valuterete questo rischio con uguale preoccupazione. In Matteo 12:36 Gesù dice:
    « Io vi dico che di ogni parola non profittevole (imprudente, RSV; infondata, Jerusalem Bible) gli uomini renderanno conto nel Giorno del Giudizio ». Come potrebbe qualcuno di noi prendere alla leggera tali avvertimenti? O come possiamo ritenere che la responsabilità delle nostre azioni ricada su altri se noi erroneamente, senza una valida base, stabiliamo che non sia opportuno che qualcuno mangi in compagnia di uno che abbiamo definito ‘ostile a Cristo ‘?Mettendo in risalto il nostro personale rapporto e la nostra responsabilità dinanzi a lui e a suo Padre, il Figlio di Dio disse: « Sappiano che io sono colui che scruto i più intimi pensieri e i cuori, e vi darò individualmente secondo le vostre opere » (Rivelazione2:23).
    La lealtà a Dio mi costringe a farmi guidare dalla mia coscienza che è plasmata da questi versetti. Può una condotta coscienziosa espormi a una condanna? E vero che il sorvegliante di circoscrizione disse in casa mia che ‘il Corpo Direttivo può annullare la nostra coscienza ‘; e poi — per usare le sue stesse parole — che egli « ripete pappagallescamente ciò che dice il Corpo Direttivo », ma pare evidente che in questo caso egli ha parlato esprimendo una propria opinione, giacché non conosco nessuna pubblicazione della Società che faccia dichiarazioni simili a quelle fatte da lui. Per di più, non conosco nessuna scrittura, che sostenga questa veduta. L ‘ispirato apostolo ci dice che, anche se un ‘azione è in se stessa corretta, se una persona dubita, « è già condannata », perché « tutto ciò che non è dalla fede è peccato » (Romani 14:23). Se la mia coscienza deve correggersi, ciò può avvenire solo in base alla forza e all’autorità della parola di Dio, non secondo semplici ragionamenti umani, giacché sono deciso a far sì che « Dio sia trovato verace, benché ogni uomo sia trovato bugiardo », e pertanto sono determinato ad essere tra quelli che non « adulterando la parola di Dio, ma rendendo• la verità manifesta, si raccomandano ad ogni coscienza umana dinanzi a Dio » (Romani 3:4; 2 Corinti 4:2).
    Ho esposto queste argomentazioni dettagliatamente per permettervi di comprendere il problema che dovrei affrontare se accettassi senza discutere e senza scrupoli di coscienza la veduta proposta, cioè che la lettera scritta da Peter Gregerson (riportata qui) — di per sé e senza il sostegno di altre evidenze — dia a chiunque il diritto di dire che egli è automaticamente diventato un malvagio immeritevole di pranzare con un cristiano. Ho mal compreso il senso delle scritture che ora mi impediscono di esprimere un immediato giudizio, del genere? Non dicono esse ciò che a me sembrano dire? E il mio scrupolo di coscienza di mostrarmi fedele alla Parola di Dio mi espone ora alla condanna alla stregua di un malvagio, con il quale non è opportuno mangiare? Tre uomini fra voi hanno espresso questo giudizio. Scrivo queste cose anche per il loro beneficio, nel loro e nel vostro interesse. Se sto sbagliando e la Parola di Dio dice qualcosa di diverso da quello che io ho compreso, allora la vostra riprovazione, sostenuta da prove fondate sull’i spirata Parola di Dio, sarà non solo accettata ma accolta volentieri.
    Ho fornito una copia di questa lettera a ciascuno dei membri del corpo degli anziani perché il comitato giudiziario, che ha pronunciato la sentenza contro di me, è stato nominato da voi. Ne ho inviato copie anche al Corpo Direttivo e al suo Dipartimento del Servizio perché la vostra carica di anziani deriva da loro. Come sapete, ho scritto al Corpo Direttivo il 5 novembre 1981 per chiedere informazioni; ecco il testo: « Alcuni anziani del luogo hanno inteso le informazioni riportate nella Watchtower del 15 settembre 1981 come un ‘autorizzazione a chièdermi un cambiamento nei rapporti con l’uomo sulla cui proprietà abito e per il quale lavoro, Peter Gregerson. Essi dichiarano che, siccome quest’ul timo si è dissociato, dovrei considerarlo come coloro con i quali non si dovrebbe mangiare — persone malvage ed anticri sti — e che il non conformarsi a questa loro posizione comporta la disassociazione. All’età di 60 anni, senza risorse economiche, non sono in grado di trasferirmi o di cambiare lavoro. Pertanto apprezzerei moltissimo sapere se il vostro proposito nel redigere il materiale di quell’edizione della rivista è realmente quello che essi espongono, cioè se la mia accettazione di un invito a pranzo da parte del mio padrone di casa e
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    datore di lavoro sia motivo di disassociazione .
    Invece, se essi hanno frainteso lo scopo di quanto è stato pubblicato, qualche invito alla moderazione mi garantirebbe un po’ di sollievo da una situazione che è potenzialmente oppressiva. Gradirò qualsiasi chiarimento mi fornirete, sia direttamente che mediante uno dei vostri uffici ».
    Vi ho ripetutamente chiesto di concedere del tempo in attesa della risposta a questa richiesta d’informazioni. Fino ad ora non avete ritenuto opportuno ascoltare questa supplica. Spero che ora lo farete.
    Distinti saluti.
    R.V. Franz


    Una copia della lettera precedente fu inviata al Corpo Direttivo unitamente a questa lettera d’accompagnamento:



    11 dicembre 1981
    Al Corpo Direttivo dei Testimoni di Geova Brooklyn, New York
    Cari fratelli,
    il 5 novembre 1981 vi scrissi chiedendovi alcuni chiarimenti in merito alla posizione assunta con la Watchtower del 15 settembre che pone i dissociati nella stessa categoria dei disassociati e precisa il modo in cui tutti i Testimoni di Geova dovrebbero considerare e trattare tali persone. In quella lettera esprimevo preoccupazione per le probabili conseguenze di quel materiale.
    Siccome, all’epoca, gli anziani del luogo della congregazione, alla quale sono stato associato, hanno assunto quel materiale come « autorità » per adottare un provvedimento di disassociazione contro di me in base all’accusa di aver pranzato con un dissociato in un ristorante: ebbene, sappia che la persona coinvolta è il mio padrone di casa e datore di lavoro.
    Accludo una copia della lettera d’appello che ho indirizzato al locale corpo degli anziani. Se l’azione del comitato giudiziario incontra la vostra approvazione ed è in armonia con lo scopo del materiale che avete pubblicato, allora la lettera d’appello potrà non interessarvi. Comunque, se non è così, e vi preoccupate per questo provvedimento (non solo per il fatto che riguarda me, ma perché è indicativo della reazione, probabilmente generalizzata, alla pubblicazione di quel materiale), allora forse desidererete fare qualcosa per moderare l’effetto di quel materiale. La società per la quale lavoro, la Warehouse Groceries, impiega dai trentacinque ai quaranta Testimoni nei suoi uffici e nei dieci negozi. Il presidente della società è un dissociato come lo è il capo del reparto non alimentare; altri individui del personale, compreso il direttore di uno dei negozi più grandi, sono disassociati. Pertanto i chiarimenti richiesti con la mia lettera potrebbero risultare utili a diverse persone di questa zona.
    Appare chiaro che la posizione assunta con il materiale da voi pubblicato avrà un progressivo effetto cumulativo, coinvolgendo sempre più persone. Se applicato conformemente, in modo arbitrario piuttosto che selettivo, così come è stato applicato nel mio caso, esso condurrà facilmente alla disassociazione di dozzine di persone in questa sola area, i cui nomi mi vengono immediatamente in mente. Ritenete veramente che quest’azione sia giustificata dal punto di vista biblico? Siccome la responsabilità per le conseguenze della summenzionata direttiva ricade in definitiva su di voi, fratelli, sembra opportuno segnalare questi fatti a voi e al vostro Dipartimento del Servizio.
    Distinti saluti.
    Rt. 4, Box 440-F Gadsden, AL 35904
    R.V. Franz


    Segue la mia lettera del 20 dicembre in cui si chiede la sostituzione del comitato d’appello selezionato dal sorvegliante di circoscrizione Wesley Benner:

    Al Corpo degli anziani
    Congregazione est di Gadsden
    Gadsden AL 35903
    20 dicembre 1981

    Cari fratelli,
    con questa lettera vi chiedo di nominare un differente comitato d’appello. Ho inviato una copia di questa lettera al Dipartimento del Servizio del Corpo Direttivo e della Società Torre di Guardia dal momento che chiedo che il comitato sia formato da fratelli estranei a questa zona e a questa circoscrizione. I motivi di questa richiesta sono i seguenti.
    11 15 dicembre ho ricevuto una telefonata da Theotis French, il quale mi informava della costituzione di un comitato d’appello formato da Willie Anderson, da Bari o Felix Parnell (egli non era sicuro di quale dei due si trattasse) e dal fratello Dibble (mi ricordo: non mi fu detto se fosse il padre o il figlio). Gli dissi che avrei scritto una lettera e che avrei avuto qualcosa da dire circa la composizione del comitato. Chiesi perché non erano stati impiegati anziani della congregazione est di Gadsden ed egli disse che questa prassi non veniva più seguita e che era stato interpellato il sorvegliante di circoscrizione per effettuare la scelta.
    Venerdì 18 dicembre ho scritto a Theotis chiedendogli di fornirmi per iscritto i nomi precisi di quelli che erano stati scelti per formare il comitato. Ho spedito la lettera quella mattina. Quella sera mi ha chiamato Theotis per dirmi che il comitato d’appello si sarebbe riunito domenica; gli ho comunicato di aver scritto una lettera che avrebbe ricevuto il giorno seguente o poco dopo. Sabato sera mi ha chiamato nuovamente per dirmi di aver ricevuto la lettera e che il comitato desiderava incontrarmi lunedì, ovviamente il 21 dicembre; egli non mi ha comunicato né il luogo né l’ora così come era accaduto quando mi aveva informato dell’udienza programmata per domenica. Inoltre ha comunicato i nomi dei membri prescelti per il comitato: Willie Anderson, Earl Parnell e Rob Dibbk. Ancora una volta gli chiesi di mettermi per iscritto la comunicazione. Stamattina mi ha chiamato di nuovo per avvisarmi che il comitato d’appello si riunirà lunedì (ancora una volta ha omesso d’indicare l’ora e il luogo). Gli ho detto che il comitato prescelto avrebbe dovuto scrivermi direttamente piuttosto che farmi telefonare da lui e gli ho annunciato di avere delle obiezioni sulla composizione del comitato prescelto e che avrei scritto questa lettera per chiedere un nuovo comitato. Egli ha dichiarato che il comitato prescelto si riunirà comunque lunedì .Gli ho detto che in quarant’anni d’esperienza non avevo mai visto una così evidente corsa precipitosa per risolvere il problema. Ha risposto che l’ultimo corso organizzato dalla Società ha apportato dei cambiamenti (di che cosa si trattasse egli non ha fatto cenno). A dispetto delle mie obiezioni di fronte a questa sconsiderata fretta egli ha detto che il comitato si riunirà comunque e che qualsiasi cosa io abbia da dire potrò dirla in quella sede. Ancora una volta gli ho precisato di aver chiesto un comitato diverso.
    Ritengo che i motivi di questa mia richiesta sono solidi; li dettaglierò per vostro beneficio e per quello del Dipartimento del Servizio anche per conservarne una registrazione.
    Lavoravo presso il Comitato del Servizio del Corpo Direttivo al tempo in cui Gadsden sperimentò un periodo molto turbolento per diverse famiglie, una delle quali includeva un gran numero di giovani di questa zona. Attraverso il Dipartimento del Servizio fui informato del modo gravemente errato di trattare i problemi da parte del comitato locale, il che richiese l’invio di un comitato speciale per risolverli. La questione è abbastanza fresca nella mia mente per garantirvi che non potrei fidarmi della competenza necessaria in una udienza se il comitato d’appello includesse il fratello Anderson, che ebbe un ruolo preminente nel comitato responsabile dei seri errori menzionati. Per giunta, so, sia attraverso le informazioni ricevute all’epoca dal Dipartimento del Servizio sia per informazione diretta, che Peter Gregerson ebbe un ruolo nella richiesta di revisione dell’operato del comitato locale e quindi contribuì sostanzialmente all’intervento del comitato esterno nominato dalla Società. Collegando tutti gli elementi, la scelta del fratello Anderson per trattare il mio caso, nel quale il mio rapporto con Peter Gregerson costituisce il punto nodale, non depone verosimilmente a favore dell’assennatezza, dell’imparzialità o dell’obiettività. Mentre è auspicabile che il fratello Anderson abbia fatto profitto della correzione da parte del comitato di revisione, l’attuale condotta del comitato d’appello nominato, la loro fretta di ‘arrivare a un giudizio ‘, l’irregolarità dei loro metodi rafforzano soltanto il ricordo del passato modo erroneo di trattare i problemi. Penso che comprendiate perché giustamente obietto a tale scelta e la ritengo del tutto inaccettabile.
    Per quanto riguarda la scelta di Earl Parnell, il criterio che ha indotto alla sua nomina è certamente difficile da valutare. Mi sia consentito di ripetere ancora una volta che il mio rapporto con Peter Gregerson costituisce il cardine sul quale ruota l’intera faccenda. Su questo è stata basata tutta la testimonianza dei testimoni d’accusa e a motivo di questo
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    rapporto il primo comitato ha decretato la mia disassociazione. Allora, quale potrebbe essere la motivazione razionale della nomina di Earl Parnell a membro del comitato d’appello? Come ben sapete, e come sa anche il sorvegliante di circoscrizione, egli è il padre di Dana Parnell, che ha recentemente divorziato da Vicki Gregerson, la figlia di Peter Gregerson. Senza voler entrare nei dettagli, è sufficiente dire che da qualche tempo si sono sviluppati dei sentimenti molto tesi tra le due famiglie e in modo particolare tra i due genitori. Certamente il sorvegliante di circoscrizione sapeva della rilevante tensione che esiste a causa di ciò, perché Dana fu argomento di conversazione con Peter durante la sua precedente visita a Gadsden. Appare chiaro, a chiunque sia dotato di un comune intendimento, che la scelta del padre di Dana per trattare un problema in cui è implicato Peter Gregerson, sfiderebbe apertamente tutto il buon giudizio, la correttezza ed il semplice buon senso che ci si aspetterebbe di vedere all’opera. Quale ragionamento possibile o corretta motivazione ha potuto indurre a questa scelta?
    Le circostanze riguardanti il fratello Parnell coinvolgono inevitabilmente il terzo membro del comitato proposto: Rob Dibble. Questi è il genero di Earl Parnell, essendo il marito di Dawn, sorella di Dana. Se è necessario, ritengo che sia disponibile qualche testimonianza attestante che la moglie di Rob è stata turbata moltissimo dal fatto che la figlia di Peter Gregerson ha divorziato da suo fratello, e ne ha parlato abbastanza apertamente. E molto improbabile che ciò di cui ha parlato con altri non l’abbia manifestato al suo stesso marito. Aspettarsi che egli possa valutare un caso, in cui il problema centrale è l’associazione di una persona con Peter Gregerson, con la necessaria libertà da pregiudizi personali e la dovuta obiettività è, a mio avviso, chiedere più di quanto consenta la ragionevolezza.
    In considerazione di tutto ciò, chiedo rispettosamente la formazione di un diverso comitato, costituito da fratelli di altre zone e non appartenenti a questa circoscrizione. Non riesco a concepire, forse con una sola eccezione, un comitato di tre persone che sarebbe meno idoneo, per un ‘udienza d’appello obiettiva ed imparziale, di quello che è stato prescelto. Forse la scelta del sorvegliante di circoscrizione è stata il risultato di una decisione affrettata che non ha tenuto in debito conto i fattori qui esposti. Mentre si potrebbero fare dei tentativi per discutere o chiarire questi fattori, l’amore per la chiarezza e la giustizia dovrebbe certamente far scartare questa scelta.
    Spero che ciò vi indurrà a riconoscere che il comitato d’appello dovrebbe essere del tipo che non richiede un tentativo di giustificazione del genere ma, piuttosto, dovrebbe dar prova di sé mostrandosi esente da seri dubbi (1 Timoteo 5:21, 22).
    Potete anche prendere in considerazione di scrivere alla Società riguardo a questi argomenti e vi sarei grato se lo faceste.
    Per vostra informazione attendo per oggi l’arrivo di alcuni ospiti che stanno percorrendo più di 500 miglia per farci visita e che staranno con noi solo qualche giorno. Per lunedì pomeriggio ho un appuntamento a Birmigham (preso alcuni giorni fa) che mi costringerà t tornare a casa tardi la sera. Inoltre, verso la fine della settimana abbiamo programmato di fare un viaggio fuori dello stato, già deciso da qualche tempo, con accordi presi tenendo conto degli impegni di coloro i quali ci ospiteranno. Nei giorni a cavallo di Capodanno una famiglia di amici verrà a farci visita avendo già prenotato il viaggio aereo da un altro stato. Comunque, dopo il 5 gennaio sarei disponibile per incontrare il nuovo comitato. Questo tempo darà pure la possibilità alla Società di disporre in merito.
    Vi chiedo anche che le vostre comunicazioni con me avvengano per iscritto così che non continuino a moltiplicarsi le frequenti omissioni e difficoltà già verificatesi. Vi sono grato per l’attenzione che dedicherete a tutto quanto ho esposto.
    Distinti saluti.
    Rt. 4, Box 440-F Gadsden, AL 35904
    R.V. Franz


    Copie di questa lettera furono inviate al Corpo Direttivo e al Dipartimento del Servizio con la seguente lettera di accompagnamento:

    20 dicembre 1981
    Società Torre di Guardia di Bibbie e Trattati
    Brooklyn N.Y.
    All’attenzione del Dipartimento del Servizio
    Cari fratelli,
    con questa lettera mi rivolgo a voi perché disponiate che un comitato d’appello esamini il mio appello, comitato che sia composto da fratelli estranei alla zona di Gadsden e alla circoscrizione nella quale questa città si trova . Le motivazioni del mio appello sono esposte nella acclusa lettera indirizzata al corpo degli anziani della congregazione est di Gadsden,in data odierna.
    Il presidente del primo comitato giudiziario mi ha informato dei contatti avuti con voi. Pertanto non siete all’oscuro del caso.
    Chiedo che il comitato sia composto da fratelli di altre circoscrizioni anche a motivo della gran quantità di dicerie e pettegolezzi che è circolata, parte delle quali mi è giunta all’orecchio. Inoltre ritengo che la scelta fatta dal vostro rappresentante, il sorvegliante di circoscrizione, alla luce delle in formazioni contenute nell’acclusa lettera, mostri che la valutazione è stata, per dirla chiaramente, del tutto inopportuna.
    Come ho già menzionato nella mia precedente lettera inviatavi in -data 8 dicembre 1981, fin da quando venne a farmi visita a casa, il fratello Benner ha manifestato un atteggiamento severo che lascia poco spazio alla fiducia in un suo giudizio in questioni del genere che mi trova implicato. Come egli stesso dichiarò, egli ritiene che la coscienza di una persona ‘può essere annullata dal Corpo Direttivo ‘ (laddove solo la Scrittura può esercitare quest’annullamento) e infine si descrisse come uno che ‘ripete pappagallescamente ‘, ciò che dice il Corpo Direttivo. Questo comportamento è motivo di preoccupazione perché fa ricordare con sospetto la mentalità che provocò tante ingiustizie in Germania in un ‘epoca recente, per non menzionare quei religiosi i quali, nel corso dei secoli, hanno manifestato cieca accettazione e sottomissione alle direttive di quella che essi chiamavano la « Madre » chiesa. La scelta dei membri del comitato d’appello, da lui fatta, non dissipa affatto questa preoccupazione, piuttosto la accresce. Ritengo che la lettera acclusa chiarisca questo fatto.
    Vi sollecito ad intervenire per correggere questo evidente modo sbagliato di trattare la questione nella fattispecie. Grazie.
    Distinti saluti.
    R.V. Franz
    Rt. 4, Box 440-F
    Gadsden, AL 35904




    Con questa era la terza volta che avevo scritto al Corpo Direttivo chiedendo che si esprimesse sull’argomento: il .5 novembre, l’ 11 dicemure e il 20 dicembre. Durante le Otto settimane che, trascorsero dal tempo in cui scrissi la prima lettera fino alla mia definitiva disassociazione, a nessuna di queste lettere fu data risposta;
    non se ne accusarono neppure ricevute.
    482-483
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    אילון

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    CAPITOLO XII
    PROSPETTIVE
    « Per questo non ci scoraggiamo, ma, se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno. Infatti il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria, per ché noi non fissiamo lo sguardo sulle cose vi sibili su quelle invisibili. Le cose visibili sono d’un momento, quelle invisibili sono eterne ». 2 Corinti 4:16-18;
    _______________________________________________

    Questa, allora, è la mia storia. Questi sono i problemi fondamentali che hanno causato in me una crisi di coscienza; sono stati presentati l’effetto che essi hanno avuto, i miei sentimenti, le reazioni, le conclusioni raggiunte. Il lettore può decidere di farne l’uso più utile. In breve la domanda che mi pongo è questa: come reagirà la coscienza del lettore?
    Di fronte ai circa quattro miliardi di abitanti della terra e alle tante generazioni del passato, che Dio solo conosce, la vita di un uomo è soltanto una minuscola parte del tutto. Siamo minuscole gocce in un fiume molto grande. Eppure il Cristianesimo c’insegna che, per quanto piccoli ed inconsistenti possiamo essere, ciascuno di noi può contribuire al bene altrui in un modo straordinariamente grande rispetto alla nostra piccolezza*
    * 1 Corinti 3:6,7; 2 Corinti 4:7,15; 6:10

    La fede rende possibile ciò e, come dice l’apostolo, «l’amore che ha Cristo ci costringe »**
    2 Corinti 5:14

    Non abbiamo bisogno del peso di una grande organizzazione che ci sostenga, né della sua autorità suprema, del suo controllo, dei suoi incitamenti e della sua pressione per realizzare ciò. L’apprezzamento di cuore per l’immeritata benignità di Dio, che ci ha dato la vita come « gratuito dono », dipendente non dalle opere ma dalla fede, è sufficiente, più che sufficiente, per motivarci. «Se Dio ci ha amati, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri » .*** 1 Giovanni 4:11; CEI.


    Se rispettiamo ed amiamo teneramente la nostra libertà cristiana, non saremo sensibili a nessun altro obbligo; né ci sottoporremo ad un giogo diverso da quello propostoci dalle seguenti parole:
    « Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero »** ** Matteo 11:28-30

    So per certo che, quando la vita giunge al termine, la sola cosa, che in retrospettiva offre un vero senso di soddisfazione, è la misura in cui la vita è stata usata per contribuire all’altrui benessere, in primo luogo, spirituale e, in secondo luogo, emotivo, fisico e materiale.
    Non posso credere che « l’ignoranza dia felicità » o che sia in qualche modo benevolo incoraggiare la gente a vivere nell’illusione. Prima o poi l’illusione deve fare i conti con la realtà:
    più tempo ci vuole perché ciò accada, più traumatico può essere il passaggio a motivo della disillusione. Sono solo contento che ciò non sia accaduto ancora più tardi di quando si è verificato nel mio caso.
    Questo è il motivo per cui ho scritto ciò che ho scritto. Ho cercato sinceramente d’essere accurato nel corso della narrazione. In base a ciò che è già accaduto, a ciò che è stato pubblicato e a quanto è circolato tra dicerie e pettegolezzi, non dubito che si tenterà di screditare il valore delle informazioni. Se si troverà qualcosa che possa passare per errore — che si tratti della differenza di un giorno in una data, o della differenza di una unità in un numero, di una virgola messa in un posto sbagliato in una citazione, di un nome scritto male, o di altri errori del genere — ritengo che con tutta probabilità ci saranno alcuni che useranno queste cose, o altre simili, per dire: « Il libro è pieno di errori ». Qualsiasi cosa possa esser detta, io dichiaro semplicemente che sono pronto a sostenere ciò che ho esposto. Se ci sono errori, sarò grato a chiunque me li evidenzierà e mi aiuterà a correggerli.
    Cosa riserva il futuro all’organizzazione dei Testimoni di Geova e al suo Corpo Direttivo centrale? Sebbene questa domanda mi sia stata rivolta ripetutamente, non ho la possibilità di saperlo; solo il tempo ce lo dirà. Ci sono alcune cose che ritengo accadranno con un relativo grado di certezza, ma sono soltanto poche. Personalmente non credo che si verificherà una massiccia definizione dall’organizzazione. Attualmente si parla di un’evidente crescita in diversi paesi. La stragrande maggioranza dei Testimoni di Geova è chiaramente all’oscuro dei fatti relativi alla struttura del potere. In base all’esperienza vissuta tra loro in molti paesi, so che agli occhi di una grande percentuale di loro l’organizzazione è avvolta da una sorta di « aureola », come se fosse circondata da raggi luminosi, che conferiscono ai suoi proclami un’importanza di molto superiore a quella che normalmente si attribuisce alle parole di uomini imperfetti. Gli insegnamenti assumono una qualità « esoterica » con riferimento a « ciò che è riservato solo a particolari iniziati ed è compreso soltanto da loro », in genere i membri di un gruppo privato ed esclusivo. La maggior parte ritiene che le sessioni del Corpo Direttivo sono ad alto livello ed esprimono una conoscenza delle Scritture e una sapienza spirituale superiori alla media. Infatti tutti i Testimoni sono ammoniti con queste parole:
    487 -486
    « Dopo essere stati alimentati fino alle attuali forza e maturità spirituali, forse ci sentiamo improvvisamente più forti di chi ci ha in precedenza nutriti e abbandoniamo l’illuminante guida dell’organizzazione che ci ha generati? »*
    * La Watchtover del 1 febbraio 1952, p. 80

    Si esprimono continui ammonimenti a mostrare umiltà, la quale esige l’accettazione di qualsiasi cosa provveduta dall’organizzazione come se venisse da una fonte di superiore sapienza. Il fatto che il Testimone medio ha solo una vaga idea del modo in cui la leadership perviene alle proprie conclusioni, accresce l’aureola di esoterica sapienza; si dice loro che essa è « la sola organizzazione sulla terra che comprende le ‘ cose profonde di Dio’ »**
    ** La Watchtover del 1 luglio 1973, p. 402.

    Pochi fra loro hanno mai dovuto affrontare i problemi esaminati in questo libro e la sfida alla coscienza che essi sollevano. Sono propenso a credere che molti, forse la maggioranza, preferiscano non affrontarli. Alcuni mi hanno personalmente detto che sono felici delle loro amicizie all’interno dell’organizzazione e non vorrebbero che si incrinassero. Anche io ero felice delle mie e non desideravo vederle incrinate; ho provato, e ancora provo, affetto per le persone con le quali ho trascorso la maggior parte della mia vita. Tuttavia ho ritenuto pure che c’erano questioni di verità ed onestà, di correttezza e giustizia, di amore e misericordia, che erano più importanti di quelle amicizie e del mio godimento d’esse.
    Con questo non dico che penso che qualcuno dovrebbe andare in cerca di difficoltà, provocare o forzare uno scontro non necessario. Comprendo con tutto il cuore quelli che appartengono a famiglie formate da Testimoni di Geova e che conoscono molto bene il lacerante effetto che si potrebbe avere sui rapporti familiari se i membri fossero costretti a trattare un figlio o una figlia, un fratello o una sorella, un padre o una madre, come un « apostata », un respinto da Dio, una persona spiritualmente impura. Non ho mai incoraggiato nessuno ad andare in cerca di situazioni del genere; ho cercato di evitare che si verificassero nel mio stesso caso.
    488
    Tuttavia, dato l’attuale clima nell’organizzazione, è diventato sempre più difficile evitare questi problemi senza compromettere la coscienza, senza ‘ svolgere una parte ‘, a causa della pretesa di credere a ciò in cui uno non può credere, a ciò che in verità può essere ritenuto una perversione della Parola di Dio, che produce frutti non cristiani, risultati che fanno soffrire.
    Conosco delle persone che hanno cercato di ritirarsi in buon ordine e altri che, in un certo senso, si sono « nascosti » giungendo addirittura al punto di trasferirsi in altre zone dove hanno cercato di far perdere le loro tracce (all’organizzazione) per evitare molestie. Potrei citare diversi casi in cui, a dispetto di tutti gli sforzi per evitare il confronto, gli anziani hanno scoperto queste persone con l’unico preciso intento di costringerle ad esprimere la loro posizione non nei confronti di Dio, di Cristo o della Bibbia, ma di fronte all’« organizzazione ». Se le persone commettono un errore in questo « test di lealtà », considerato come un preciso ultimatum, vengono quasi sempre disassociate, strappate via dagli amici e dalla famiglia se questi sono membri dell’organizzazione.
    Tipica è la recente esperienza di una giovane donna, moglie e madre, del Michigan meridionale. Ella era stata interrogata dagli anziani a motivo di alcuni suoi dubbi su certe dottrine ed era stata così turbata sul piano emotivo dall’esperienza che non frequentò più le adunanze. Dopo qualche mese le arrivò una telefonata dagli anziani i quali chiesero di incontrarla nuovamente. Ella disse di non essere disposta a ripetere la stessa esperienza. Essi insisterono perché la facesse, dicendo che desideravano aiutarla in merito ai suoi dubbi e che quella sarebbe stata l’ultima volta che le avrebbero chiesto d’incontrarla. Suo marito, che non era Testimone, le consigliò di andare a «discutere e farla finita » ed ella così fece.
    488
    Come narra ella stessa: « Bastarono i primi dieci minuti per accorgermi di quale direzione stavano prendendo ». Mezz’ora dopo l’inizio dell’interrogatorio l’avevano disassociata. Ella narra che la stupì soprattutto il fattore tempo: « Non riuscivo a credere a ciò che stavano facendo. Sedetti lì tutto il tempo singhiozzando e in trenta minuti essi mi ‘buttarono a calci fuori dal Regno ‘. Mi sarei aspettata che essi bagnassero il pavimento con le lacrime dei loro occhi, supplicandomi per ore al fine di prevenire quanto è accaduto ». Uno dei cinque anziani, un uomo che si era assopito durante la discussione, disse poi durante l’udienza: « Che sfrontatezza ha questa donna nel dire di non essere sicura se questa. sia o no l’organizzazione di Dio ».
    Se gli sforzi di evitare uno scontro indesiderato falliscono, credo che resti la consolazione di sapere che la causa di ogni difficoltà e angoscia in famiglia deriva da una sola fonte: si tratta di un esclusivo e totale risultato di una direttiva dell’organizzazione, che si basa sulla minaccia di espulsione per chiunque non si adegui alla direttiva, chiunque eviti di trattare un dissociato o un disassociato come se quest’ ultimo fosse un rigettato da Dio, non importa quanto sincero e devoto possa notoriamente essere. Pertanto l’intolleranza religiosa, che agisce come forza di divisione, distruttiva dell’unità e degli affetti familiari, non è reciproca. Come ai tempi di Gesù, essa deriva da una sola parte, ha una sola fonte, che equipara un disaccordo motivato dalla coscienza alla slealtà ‘*
    * Matteo 10:17,21; Marco 13:9-12; Luca 21:16.

    C’è un posto in cui risiede in definitiva la vera responsabilità per le sofferenze dell’animo e le tensioni.
    Molti Testimoni, sebbene profondamente turbati da quanto vedono, ritengono difficile adattarsi all’idea di servire Dio senza restare vincolati a qualche potente organizzazione che offre il vantaggio delle sue dimensioni e la forza dei numeri. In realtà, quella dei Testimoni di Geova è una piccola organizzazione rispetto a molte altre, ma è estesa. I loro edifici non sono così impressionanti come quelli del Vaticano o di altre grandi religioni. Ciò nonostante, l’espansione della sede internazionale, che attualmente possiede una rilevante fetta di Brooklyn, i molti possedimenti delle filiali, alcune delle quali dotate di ampie stamperie, il tutto costruito o comprato al prezzo di milioni di dollari e servito da centinaia di volontari (a Brooklyn ce ne sono circa duemila), le grandi Sale per assemblee e le molte migliaia di Sale del Regno (non poche sono costate per la costruzione più di un quarto di milione di dollari), sono sufficienti per impressionare le persone comuni. Ogni nuovo acquisto o espansione delle proprietà viene salutato come indicazione della benedizione divina e come prova del successo e della prosperità spirituali dell’organizzazione. Soprattutto, la dottrina in base alla quale loro sono l’unico popolo sulla terra con il quale Dio tratta, e la direzione, che essi ricevono dal Corpo Direttivo, proviene da un « canale » divino, contribuisce a creare un senso di coesione, di esclusività. L’opinione che tutti gli altri sono « persone del mondo» rafforza questo sentimento di rapporti chiusi con l’esterno.
    A motivo di ciò, ritengo che sia difficile per il Testimone medio pensare di servire Dio senza queste cose, allo stesso modo di come lo fu per gli Ebrei del primo secolo dedicarsi allo stesso servizio senza ricorrere alle disposizioni religiose alle quali erano abituati. Gli Ebrei del I secolo, con i loro grandiosi edifici e cortili del tempio di Gerusalemme, con un servizio nel tempio svolto da centinaia di addetti e con migliaia di lavoratori impegnati, Leviti e sacerdoti, la loro pretesa di essere il solo popolo scelto da Dio, mentre le altre nazioni erano nazioni ritenute impure, si ponevano in terribile contrasto con i cristiani di quel tempo, i quali non possedevano grandi edifici ma si riunivano in case modeste, i quali non avevano un clero separato o una classe di Leviti e che umilmente riconoscevano che ‘in ogni nazione l’uomo che teme Dio e opera giustizia gli è accettevole * Atti 10:35.
    490 - 491

    Un certo numero, specialmente tra gli anziani dei Testimoni di Geova, manifesta la sincera speranza che una qualche « riforma » abbia luogo per correggere gli errori, sia dottrinali sia organizzativi, dei quali sono consapevoli. Qualcuno ritiene che ciò possa avvenire con il cambiamento delle persone che compongono la leadership. Anche prima che io mi congedassi dal quartier generale agli inizi del 1980, il membro di un comitato di filiale di una grande nazione, una persona riflessiva che aveva compreso l’angoscia che provavo a motivo delle condizioni e della situazione esistenti, mi disse: « Ray, non cedere! Questi sono vecchi, non vivranno in eterno >. Quest’espressione non rifletteva una personalità dura, insensibile, cinica, giacché la persona che parlava è proprio l’opposto di tutto ciò: è molto benevola, un uomo amorevole. Queste espressioni nascono spesso dall’opinione che qualche cambiamento deve avvenire, che la tendenza verso una linea sempre più dura ed una posizione continuamente più dogmatica debbono lasciare il passo ad un approccio più cristiano, a un’esposizione delle dottrine più umile.
    Personalmente non credo che con la semplice morte de gli uomini che detengono il potere si verificherà qualche cambiamento fondamentale; parlo di cambiamenti fondamentali perché a vari livelli si sono verificati dei cambiamenti durante la storia del movimento, alcuni in conseguenza della morte di Russell e di Rutherford. Quali che siano stati i cambiamenti, l’istituzione è rimasta fondamentalmente la stessa. Il cambiamento nella struttura dell’autorità, avvenuto tra il 1975 ed il 1976, è stato la principale modifica verificatasi nell’intera storia dell’organizzazione. La gestione del potere fu allargata ad un gruppo di uomini e molti volti nuovi furono messi in evidenza. Eppure l’autorità delle dottrine e delle direttive tradizionali ha avuto il sopravvento su qualsiasi tentativo di modificare le interpretazioni speculative, il dogmatismo, il legalismo talmudico, il controllo da parte di un gruppo elitario, le misure repressive, in favore di una semplice fratellanza compatta nelle cose essenziali, tollerante e flessibile in quelle non essenziali, per ciò che riguarda sia la dottrina sia la prassi.
    492
    Com’è accaduto nel caso dei precedenti presidenti della Società, quello attuale, Fred Franz, ha ricoperto un ruolo guida e, sebbene la presidenza di per sé sia stata virtualmente spogliata di tutto il suo intrinseco potere dal decentramento del 1975-1976, egli personalmente resta molto influente. Attualmente è novantenne e non c’è dubbio che la sua scomparsa condizionerà la situazione modificandola, perché non c’è nessuno dotato di una personalità carismatica come la sua (o come quella dei suoi predecessori, Russell, Rutherford e Knorr) fra i restanti membri del Corpo Direttivo. Siccome la sovrastruttura dottrinale, che si è sviluppata dalla morte del Giudice Rutherford nel 1942 in poi, è sostanzialmente il prodotto degli scritti di Fred Franz, e molte delle fondamentali direttive relative a questioni di « disassociazione » sono scaturite da lui, la possibilità di cambiamenti dottrinali o « aggiustamenti » diventerà chiaramente maggiore in sua assenza.
    Tuttavia, personalmente, sono propenso a credere che qualsiasi futuro cambiamento sarà secondario e non modificherà la fondamentale posizione dottrinale e l’atteggiamento dell’organizzazione in un grado rilevante. Tra i restanti membri del Corpo Direttivo non ne esiste nessuno dotato dell’abilità di esprimere nuove interpretazioni con l’impressionante linguaggio e le intricate argomentazioni, adoperati negli scritti di Fred Franz. La maggior parte dei membri scrive molto poco, qualcuno per niente. Lloyd Barry è il solo che ha scritto libri e questi sono semplicemente stati delle riaffermazioni delle vedute esistenti senza che se ne proponesse qualcuna nuova .*
    * I libri scritti da Lloyd .Barry includono La Buona Notizia per renderti felice (pubblicato in Inglese nel 1976) e « Venga il Tuo Regno» (pubblicato in Inglese nel 1981).

    Gli altri principali scrittori dell’organizzazione non sono membri del Corpo e non professano di appartenere alla classe « unta »..Se l’effetto finale della ristrutturazione del 1975-1976 è stato simile allo spostamento delle pareti interne di una
    493
    casa, qualsiasi futuro cambiamento del personale all’interno dell’amministrazione può essere paragonato al riordinamento del mobilio o all’aggiunta di nuovi pezzi: in entrambi i casi la casa resta la stessa. Oltre al presidente, fra i restanti quattordici membri del Corpo Direttivo, coloro che esercitano attualmente la più forte influenza sono Milton Henschel, Ted Jaracz e Lloyd Barry *
    * Di norma, Grant Suiter dovrebbe essere aggiunto a questi tre, soprattutto a motivo del fatto che è stato a lungo funzionario della Società. Tuttavia, verso la metà del 1983, egli è stato vittima di un tragico incidente che o1 ha lasciato paralizzato e completamente inabile. (Suiter è deceduto il 22 novembre 1983;

    Sarebbe insolito se qualcosa su cui questi membri sono d’accordo, non fosse indiscutibilmente sostenuto dai membri Carey Barber, Martin Poetzinger, Jack Barr e George Gangas. Anche se in qualche modo più individualisti di questi ultimi quattro menzionati, Albert Schroeder e Karl Klein si adeguerebbero probabilmente nella maggioranza dei casi. I voti di tutti questi sarebbero determinanti.
    Se in un certo senso il passato è indicativo, la direzione presa dai membri influenti seguirà un corso conservatore; opponendosi ad ogni tendenza o proposta che non sostenga o promuova le dottrine tradizionali, i metodi e le direttive attualmente in vigore. Ciò che è stato pubblicato e fatto nei trascorsi pochi anni non offre nessuna base per aspettarsi il tipo di « riforma » che alcuni ritengono debba aver luogo. E vero che molti membri del Corpo Direttivo sono settantenni ed ottantenni; comunque, ogni nuova sostituzione dovrà riscuotere l’approvazione dei restanti membri e in particolare di quelli preminenti. Non c’è dubbio che sta diventando sempre più difficile trovare candidati « adatti » ad appartenere al Corpo in considerazione della diminuzione del numero degli uomini « unti ». Questo fatto potrà un giorno costringere il Corpo Direttivo a recedere dalla fondamentale esigenza che l’appartenenza ad esso è riservata solo ai membri di quella classe. Ciò sarà difficile da armonizzare con la loro dottrina relativa alla condizione privilegiata della « classe
    494
    dello schiavo fedele e discreto »., e si cercherà di evitarlo quanto più a lungo possibile. Un aiuto, potrà venire dal fatto che periodicamente membri relativamente giovani dell’organizzazione decidono di appartenere agli « unti » e così diventano candidati per entrare nel Corpo.
    Ritengo che l’errore principale nell’aspettarsi una riforma in seguito a cambiamento nella direzione del personale consista nel credere che la situazione dipenda dagli uomini in discussione. Ciò è vero soltanto in via subordinata. Principalmente non è una questione di uomini, è la concezione che domina, che costituisce la premessa su cui si fonda tutto il movimento.
    Non si deve mai trascurare che quanto distingue più segnatamente le dottrine dei Testimoni di Geova non è il loro non credere nel tormento eterno o nell’innata immortalità dell’anima o nella Trinità, né il loro uso del nome Geova, o la loro fede in un paradiso terrestre. Ognuno di questi aspetti è reperibile in altre organizzazioni religiose*
    * Non solo le varie associazioni di « Studenti biblici », parecchie delle quali hanno diffusione internazionale, ma anche alcune affiliazioni della « Chiesa di Dio » sostengono dottrine quasi identiche in questi stessi campi; le chiese Avventiste del Settimo Giorno credono nel sonno dell’anima, non credono in un tormento eterno, credono in un paradiso terrestre dominato daI regno di Cristo.

    Ciò che particolarmente caratterizza le loro dottrine rispetto a quelle di qualsiasi altra denominazione è la dottrina chiave incentrata sul 1914 come data in cui è iniziato l’attivo dominio di Cristo, è cominciato il suo giudizio e, soprattutto, è avvenuta la sua scelta dell’organizzazione della Torre di Guardia come suo canale ufficiale, avendo egli assegnato il pieno controllo di tutti i propri interessi terreni alla « classe dello schiavo fedele e discreto » e, di fatto, concesso l’autorità suprema al suo gruppo dirigente. Qualsiasi allontanamento da questa dottrina-chiave intaccherebbe l’intera struttura dottrinale e la renderebbe molto inverosimile e molto difficile da spiegare. Gli anni più recenti hanno visto accadere proprio l’opposto: un deciso sforzo, attraverso le
    495
    colonne di La Torre di Guardia e di altre pubblicazioni, di sostenere la loro difesa delle interpretazioni relative a quella data o che derivano da essa, di rafforzare la fiducia nelle predizioni basate su di essa. La più importante di queste predizioni è quella relativa all’autorità nell’organizzazione e su quest’argomento, ancora una volta, è in atto una campagna molto intensa per rafforzare il sostegno e la lealtà a questa struttura di potere.
    In verità, ogni anno che passa provoca un’ulteriore lacerazione in questa dottrina e nelle sue predizioni. Il 1984 ha fatto scoccare i settant’anni dal 1914: effettivamente è diventato troppo difficile sostenere con qualche credibilità l’insegnamento relativo alla « generazione » vivente nel 1914. Tuttavia ci sono diversi « aggiustamenti » che possono essere proposti, alcuni dei quali sono stati esaminati nel capitolo 9, e le predizioni potrebbero ancora essere sostenute in forma variata.
    In materia organizzativa, si stanno manifestando iniziative tendenti a un ritorno ad un’autorità più centralizzata (un ulteriore esempio di « bordeggio »). Nella primavera del 1983, un nuovo manuale organizzativo ha restaurato la posizione di un sorvegliante che presiede più o meno permanentemente come presidente del corpo degli anziani, così come sono stati inseriti altri dettagli accentratori per esercitare un più forte controllo in linea con la supervisione dell’organizzazione. Resta da vedere se tutto ciò porterà nuovamente ad una centralizzazione del potere - all’interno dello stesso Corpo Direttivo, con un presidente permanente o un coordinatore generale. Sembra abbastanza improbabile che l’attuale presidente della Società possa essere scelto per un tale incarico data la sua scarsa propensione per l’attività amministrativa. Il suo logico successore potrebbe essere Milton Henschel e una ristrutturazione del genere nell’ambito del Corpo, con lui in carica nel nuovo ruolo, sembrerebbe molto più probabile.
    Qualsiasi cambiamento avverrà, sarà sicuramente annunciato come il risultato della guida divina, e le precedenti
    496
    dottrine o disposizioni, che potranno essere messe da parte, saranno descritte come ‘volontà di Dio per quel tempo, forse come una specie di «manovra » da parte del Condottiero celeste, Cristo Gesù, all’opera per raggiungere un fine certamente benefico nella sua ultima realizzazione. Com’è avvenuto nei passati cento anni di storia dell’organizzazione, ci sono poche ragioni per credere che i cambiamenti saranno accettati per quello che sono. Generalmente essi sono il risultato dell’errore di non mettere la Bibbia al primo posto e, nella maggioranza dei casi, sono avvenuti sotto la pressione di circostanze esterne, adottati per evitare problemi occorrenti a causa di una posizione che era diventata insostenibile. Tutto ciò non equivale alle correzioni che possono fare delle persone che esaminano le Scritture e, come conseguenza di ciò che vi scoprono, ammettono liberamente di aver sbagliato e di voler rettificare i loro errori.
    In tutto questo sarà insistentemente sostenuta la fonda mentale premessa, la concezione che domina il pensiero, lo scritto e l’azione. Si tratta di questa premessa: Dio deve trattare con gli uomini mediante un’organizzazione e il suo re Gesù Cristo ha scelto l’organizzazione della Torre di Guar dia per quest’incarico; ciò impedisce a molte persone riflessi ve di capire dove risiede il vero problema. Come dice il proverbio: ‘non riescono a vedere la foresta a motivo degli alberi. Riescono a vedere le incoerenze ed ingiustizie individuali, la falsità di molti insegnamenti, la natura tortuosa di molte argomentazioni, lo spirito non cristiano di molti dei loro approcci; tuttavia non riescono a tirare le somme, non valutano tutto il complesso: vedono le parti ma non il tutto. Alcune di queste persone si trovano in posizioni di grande responsabilità; si aggrappano alla speranza — come anch’io mi aggrappavo alla speranza — che il futuro vedrà grandi miglioramenti, perché il loro pensiero è plasmato sulla premessa organizzativa. Essi credono che Dio debba fare qualcosa per sistemare le cose perché quella premessa o concezione deve rivelarsi vera; Dio deve sostenerla e difenderla. Eppure quella premessa è alla
    497
    base dei molti sbagli dei quali essi personalmente si lamentano. Si tratta di una concezione che non ha origine da Dio; non c’è motivo di ritenere che Egli si senta costretto a difenderla.
    Mi sovviene un detto che mi è stato insegnato da un amico. Esso dice:
    « La mente che rinuncia, una volta per tutte, ad una inutile speranza, riceve come ricompensa una serenità crescente ».
    Ho sperimentato l’autenticità di questo detto nel mio caso e so che essa è stata confermata in molti altri casi.
    Qualunque sia l’angoscia iniziale — una pena che tal volta scaturisce dall’avvilente esperienza di essere interrogati da uomini che, in effetti, privano l’individuo della dignità umana, che fanno sentire il peso della loro autorità, e presumono di condannare la posizione di qualcuno al cospetto di Dio — per quanto straziato uno possa sentirsi, in seguito subentra una chiara sensazione di sollievo, di pace. Non si tratta solo di sapere che ormai si è fuori della portata di questi uomini, non più soggetti alle loro indagini e pressioni ecclesiastiche. La verità e il rifiuto di comprometterla offrono libertà in diversi modi piacevoli, meravigliosi. Più responsabile è l’uso che si fa della libertà più gradevoli sono i benefici.
    La più grande libertà di cui si possa godere è quella di essere capaci di servire Dio e suo Figlio — così come di agire per il bene di tutti — senza essere ostacolati dalle norme di uomini imperfetti, la libertà di servire secondo i dettami della propria coscienza. La sensazione di essere liberati da un grosso carico ed alleggeriti da una pesante tensione deriva da questa libertà. Se sinceramente apprezzata, essa comporta il desiderio di fare, non meno, ma più al servizio del Solo che concede questa libertà *
    * Galati 5:1,13,14; 1 Corinti 9:1,19; Colossesi 3:17, 23-25.
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    Per quanto traumatica possa essere l’iniziale transizione,essa può condurre allo sviluppo di una relazione veramente personale con questi due grandissimi Amici. L’organizzazione si è così insistentemente messa in evidenza, ha occupato uno spazio tanto ampio sulla scena spirituale, richiamando molta attenzione sulla propria importanza, da privare molti del vincolo d’amicizia con il Padre celeste, del quale avrebbero potuto godere. L’immagine dell’organizzazione ha giganteggiato tanto da oscurare la grandezza dello stesso Figlio di Dio, ha offuscato le facoltà di molti impedendo loro di apprezzare la stretta relazione che egli invita a stringere con sé, ha distorto il loro intendimento della sua compassionevole personalità *
    * Matteo 11:28-30; Marco 9:36,37; 10:13-16; Luca 15:1-7; Giovanni 15:11-15.

    Perciò non sorprende che molte persone, se espulse dall’organizzazione, provano un senso di solitudine, di abbandono, di sbandamento, dovuto al fatto di non essere più legate a qualche visibile centrale di potere, di non avere più la propria vita incanalata nella sua rigida routine di attività programmate, di non provare più le restrittive pressioni delle sue direttive e regole.
    In un certo senso, pare che spesso uno debba sottostare in una certa misura a questo doloroso cambiamento per riuscire ad apprezzare completamente che cosa significhi realmente la totale dipendenza da Dio e da suo Figlio. Personalmente non conosco nessuno che, in circostanze del genere, non abbia riconosciuto la necessità di avvicinarsi di più a Dio, di prestare seria attenzione alla lettura della sua Parola, di mostrare interesse per gli altri sforzandosi. di essere di sollievo ed incoraggiamento spirituali, che non sia stato capace di resistere bene all’esperienza, di superarla uscendone con un senso di accresciuto vigore, più fortemente legato all’unico solido fondamento: la fede nella Provvidenza di Dio e nel proprio Figlio *
    * 14 Salmi 31:11-16; 55:2-6,12-14,22; 60:11,12; 94:17-22; Romani 5:1-11; 8:31-39.


    Costoro hanno compreso, come mai prima d’ora, l’intima relazione che hanno con il loro Maestro e Proprietario in qualità di suoi discepoli, i quali egli considera
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    come amici personali, non come pecore che degli uomini hanno rinchiuso in un recinto di massa, ma pecore alle quali il Pastore concede cura ed attenzione individuali, personali. Qualunque sia la loro età, qualunque sia la durata del tempo impiegato per riuscire a comprendere questo fatto, il loro sentimento si adatta al ben noto detto: « Oggi è il primo giorno del resto della mia vita ». La loro prospettiva è allo stesso tempo felice e positiva, giacché le loro speranze ed aspirazioni sono riposte non sugli uomini, ma su Dio.
    Ragionare in questo modo non implica la rinuncia a riconoscere che indubbiamente esiste un gregge di Dio, una congregazione guidata da Cristo Gesù. Il Figlio di Dio fornì la garanzia che egli avrebbe avuto veri seguaci, non solo nel primo secolo o in questo ventesimo secolo, ma in tutti i secoli compresi tra questi due, dal momento che disse: «Io sono con voi sempre, fino alla fine del tempo»*
    * Matteo 28:20;


    Sebbene mescolati tra le « erbacce » che sarebbero dovute crescere, egli avrebbe saputo chi sono questi sinceri discepoli, non perché appartenessero a qualche organizzazione ma a motivo di ciò che avrebbero mostrato d’essere come persone. Dovunque fossero, per quanto dal punto di vista umano la loro appartenenza alla sua congregazione non sia stata individuabile, nel corso dei secoli egli li ha conosciuti e guidati come loro Capo e Maestro. Un suo apostolo ci dice: «Tuttavia il fondamento gettato da Dio sta saldo e porta questo sigillo: Il Signore conosce i suoi » *
    * 2 Timoteo 2:19;
    Perché dovremmo dubitare del fatto che questo continua ad essere vero fino ad oggi? La Parola di Dio mostra che non spetta agli uomini — anzi non è possibile per gli uomini — isolare le persone in modo da dire che ora tutto il « grano » è stato raccolto in un ordinato cortile. Le Scritture precisano che, solo quando il Figlio di Dio farà conoscere le sue decisioni giudiziarie, accadrà che questa identificazione sarà evidente ***

    *** Confrontare Matteo 13:37-43 con Romani 2:5-10,16; 14: 10-12; 1 Corinti 4:3-5; 2 Corinti 5:10; 10: 12,18; 2 Timoteo 4:1.

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    Adesso è un piacere esser liberi di incontrare delle persone senza sentirsi costretti a cercare un’«etichetta» per definirle. Non si prova la necessità di classificarle automaticamente o come Testimoni o come « persone del mondo », o come « nella Verità » o come «parte dell’organizzazione del Diavolo », o come qualcuno che, in virtù dell’etichetta di Testimone, è automaticamente « fratello» o « sorella» oppure, in assenza di questa etichetta, è una persona che deve solo « ricevere testimonianza » ma non merita un’associazione su base amichevole. Al posto di tutto ciò, si manifesta un a1utare sentimento di disponibilità a fare ciò che è corretto e giusto valutando ogni individuo in modo imparziale per quello che egli è come persona. E rassicurante poter fare ciò per il fatto che sappiamo che « Dio non è parziale, ma in ogni nazione l’uomo che lo teme e opera giustizia gli è accettevole » *
    * 18 Atti 10:35.

    Certamente una delle più penose esperienze, per molti che hanno cercato di conservare una buona coscienza, è quella di rendersi conto di quanto rapidamente possono finire delle amicizie di lunga data e quanto improvvisamente un’atmosfera di apparente amore può trasformarsi in una di fredda diffidenza. Una Testimone di uno stato americano del sud, una fra le più attive nella sua congregazione, cominciò a notare quanto l’organizzazione si era allontanata dall’insegnamento biblico. Ella disse a una conoscente che, nonostante questo fatto, non aveva intenzione di andarsene; come disse ella Stessa: « Ci sono tante persone nella nostra congregazione con le quali ho personalmente studiato la Bibbia e che ho incoraggiato ad associarsi alla congregazione. Provo un profondo amore per loro e per gli altri e per questo motivo ritengo di dover restare. Non posso allontanarmi da queste persone che amo». Non molto tempo dopo, gli anziani, accorgendosi che ella aveva delle riserve su alcune dottrine, cominciarono a dubitare della sua « lealtà ». Quasi dall’oggi al domani, l’atteggiamento nei suoi confronti cambiò. Ella si trovò
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    al centro di insinuazioni e pettegolezzi nella congregazione. Come affermò ella stessa: « Scoprii che il profondo amore che pensavo esistesse era in realtà una cosa che procedeva in un’unica direzione. Senza neppure parlare con me per sapere cosa realmente io provavo, alcuni che avevo amato caramente divennero improvvisamente ‘freddi nei miei con fronti ».
    Quando la tua stessa riverenza, devozione ed integrità verso Dio è stata diffamata — il che costituisce la più grave calunnia possibile — è un’esperienza agghiacciante sentire qualcuno che consideri un vero amico dire: < Non so cosa è accaduto preferisco non saperlo ». O scoprire che una persona del genere ha detto: « Non conosco i fatti, ma, qualunque cosa abbia fatto l’organizzazione, dev’esserci stata una buona ragione ».
    Spesso, anche tutto il decantato amore, sbandierato come caratteristica del « paradiso spirituale », mostra d’essere completamente superficiale. Durante una conversazione telefonica, una Testimone di uno stato vicino, ancora attivamente associata, mi disse che suo marito, un anziano preminente nella loro città, era stato sottoposto per qualche tempo a notevole pressione da parte di altri anziani locali. « Se avessero potuto trovare una qualsiasi cosa contro di lui, lo avrebbero impiccato all’albero più alto», ella si dolse. Le dissi che ciò mi faceva ricordare il detto: « Con amici del genere, che bisogno c’è dei nemici? ». Rispose: « Non sai quante volte lo abbiamo ripetuto ».
    I miei sentimenti sono simili a quelli contenuti in una lettera di una persona che aveva sperimentato un freddo rigetto e che scrisse:
    «Perfino il dolore che provai quando molti, amici da tanti anni, preferirono credere a queste storie piuttosto che venire da me e conoscere la verità, fu affievolito dalla mia gioia... e dal sapere anche che il motivo per cui essi agivano in questo modo era dettato dal loro timore. In realtà li perdono di cuore perché so veramente cosa provano: nella migliore delle ipotesi, ritengono che io abbia
    abbandonato Geova (lasciando la sua organizzazione) e, nella peggiore delle ipotesi, che sia stato ingannato e condotto fuori strada da Satana. In entrambi i casi mi trovo in una posizione inavvicinabile. Sono veramente spiacente per qualsiasi dolore io abbia causato loro o a qualche altro nell’organizzazione; li amo veramente e farei qualunque cosa in mio potere pur di avvicinarli e cercar di spiegare la verità su ciò che mi è capitato ».
    La penso allo stesso modo perché credo che bloccare i propri sentimenti con l’apparente disinvoltura con cui si chiude un interruttore elettrico, sia il risultato dell’indottrinamento organizzativo, qualcosa di estraneo ai sentimenti naturali della maggioranza delle persone.
    Ad ogni modo, il Testimone che si lascia guidare dalla propria coscienza certamente può vedere finire quasi ogni amicizia che ha coltivato. In tali circostanze, la persona ha sicuramente bisogno di assumere l’atteggiamento suggerito dal salmista:
    «Nel caso che il mio proprio padre e la mia propria madre mi lasciassero, pure Geova stesso mi acco glierebbe » *
    * 19 Salmo 27:10; confronta Salmi 31:10; 38:11; 50:20; 69:8,9,20; 73:25


    Solo un’accresciuta consapevolezza dell’amicizia di Dio e di quella di suo Figlio possono compensare tutte le altre relazioni e porle in una giusta prospettiva in considerazione del loro relativo valore. Anche se ci vorrà del tempo, ci sono buone ragioni per sperare di trovare altre amicizie, se si è disposti a fare i necessari sforzi. Ed è probabile che esse si mostreranno più durevoli in quanto il sentimento dichiarato si fonderà non sull’appartenenza ad un’organizzazione, una sorta di « spirito di corpo », ma su ciò che uno è realmente come persona, sulle qualità cristiane manifestate, sulle manifestazioni del proprio cuore. Personalmente non ho perduto tutti i miei amici, anzi per ognuno che ho perso ne ho trovato un altro. Si tratta di persone che hanno dichiarato d’essere
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    determinate a non permettere che differenze d’opinioni o di punti di vista abbiano un effetto distruttivo su quest’amicizia: Tutto ciò si conforma al seguente consiglio:
    « Accettate la vita con umiltà e pazienza, sopportandovi generosamente l’un l’altro a motivo dell’amore. Fate del vostro meglio per essere uniti nello Spirito e sarete uniti col vincolo della pace» *
    * Efesini 4:2,3; traduzione Phillips Modem English.

    Può essere difficile, per il fatto d’essere stati abituati per tanto tempo alla drastica enfasi data ai numeri e alla pretesa che la crescita numerica sia la prova della guida e della benedizione divine, assumere una veduta più umile, più modesta, diminuire le proprie pretese su questi argomenti. Inizialmente, si apprezzerà ed amerà l’assicurazione di Gesù che ‘dove due o tre sono radunati nel suo nome, egli è in mezzo a loro ‘. In base alla mia esperienza posso dire che riunendomi solo con uno o altri due per leggere e ragionare sulle Scritture ho provato piena soddisfazione e ricompensa. In realtà, quando qualche volta un maggior numero di perso ne si è unito a noi in queste considerazioni bibliche, si è manifestato un più elevato livello d’interesse e di varietà nei commenti. Comunque la fondamentale e fortificante forza e ricchezza della Parola di Dio non sono diminuite in quelle occasioni in cui siamo stati solo «due o tre ». In ogni caso, posso dire onestamente che mi è accaduto di essere indotto a ricordare cose utili in misura maggiore di quanto accadeva in passato nelle molte occasioni in cui incontravo centinaia, migliaia, decine di migliaia di persone in occasione di attività programmate dall’organizzazione.
    Ci vuole fede per credere che ciò accadrà. Ma questo è collegato ad un altro dei benefici della libertà derivante dal sostenere la verità di Dio, cioè che invece di nutrirsi con una « dieta » irregimentata, preparata da una struttura di potere umano, uno può riscoprire la Parola di Dio per quello che realmente è, per ciò che veramente dice. E sorprendente quanto possa essere dilettevole leggere le Scritture e lasciare che esse semplicemente parlino da sé, senza essere « sovrastampate » da tradizionali dottrine umane. Una donna di uno stato meridionale, la quale ha narrato che da Testimone non aveva mai trascurato di far rapporto dell’attività mensile per quarantasette anni, manifestando la stessa regolarità nella partecipazione a tutte le adunanze, ha riferito quanto fosse emozionante per lei ora la lettura della Bibbia. Ha detto: « Non ero mai stata indotta a restare sveglia fino alle due del mattino per leggere La Torre di Guardia. Invece ora mi capita di farlo con la Bibbia ».
    Dopo essere stati abituati ad intricate interpretazioni, complesse argomentazioni ed immaginose allegorie sulle Scritture, può anche essere difficile riconoscere ed accettare la rimarchevole semplicità del vero messaggio biblico. Può essere difficile capire che Gesù intese esattamente ciò che disse quando, dopo aver enunciato il principio che « tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro », continuò affermando: « Questà infatti è la Legge ed i Profeti »*
    * Matteo 7:12;

    Questo dimostra che tutto lo scopo, tutto l’impegno delle ispirate Scritture che si leggevano allora era d’insegnare ad amare a uomini e donne. Questo fatto è in armonia con la dichiarazione di Gesù che dai due comandamenti di amare Dio ed il prossimo « dipende tutta la Legge e i Profeti »**
    ** Matteo 22:40;

    Notate, non solo la Legge ma anche « i Profeti ».
    Quindi la profezia ha come scopo non lo sviluppo di qualche interpretazione speculativa e di applicazioni molto immaginose a certe date ed eventi dei tempi moderni (applicazioni che spesso cambiano in quanto lo scorrere del tempo le rende inappropriate), né il fornire motivo di vanto per una presunta superiore relazione con Dio da parte di una organizzazione. Tutta la profezia è finalizzata a condurci al « Figlio dell’amore di Dio », affinché impariamo l’amore tramite lui e viviamo nell’amore come egli visse nell’amore.
    504 - 505
    Pertanto leggiamo che « il render testimonianza a Gesù è ciò che ispira la profezia » *
    * Rivelazione 19:10.

    Quando la Bibbia viene adoperata in qualche altro modo, allorquando il dogmatismo e le argomentazioni settarie oscurano e complicano questo semplice disegno delle Scritture, ciò di mostra che quelli che discutono in tal modo hanno travisato l’intero scopo della Bibbia.
    Quelli che ritengono che le interpretazioni immaginose già menzionate costituiscono in realtà le « cose profonde di Dio », manifestano una mancanza d’intendimento di ciò a cui si applica l’espressione dal punto di vista scritturale. Quando l’apostolo Paolo usò l’espressione (nella sua Prima Lettera ai Corinti), poco prima aveva dichiarato:
    « Anch’io, o fratelli, quando sono venuto tra voi, non mi sono presentato ad annunziarvi la testimonianza di Dio con sublimità di parola o di sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e questi crocifisso. Io venni in mezzo a voi in debolezza e con molto timore e trepidazione; e la mia parola e il mio messaggio non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio » *
    * Corinti 2:1-5,10; CEI.
    Ciò che egli insegna è proprio il contrario del tipo di dottrina che fa sentire la gente dipendente da un’organizzazione umana che produce intricate e spesso disorientanti interpretazioni di profezie che pochi riescono a spiegare senza una specifica pubblicazione tra le mani.
    Anche questo è benedizione: essere capaci di comprendere che le vere «cose profonde » della Scrittura hanno a che fare con l’apprendimento della « profondità delle ricchezze, della sapienza e della conoscenza di Dio » manifestate in particolare nella sua misericordia mediante Gesù Cristo. Egli « vi conceda, secondo la ricchezza della sua gloria, di essere
    potentemente rafforzati dal suo Spirito nell’uomo interiore. Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori e ... radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere ... quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e conoscere l’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio »*
    * Romani 11:33; Efesini 3:16-19; CEI.

    Che la « buona notizia » si incentri proprio su questa espressione di misericordia da parte di Dio mediante Cristo e il suo riscatto può essere dimostrato da chiunque sia disposto a dedicare del tempo alla ricerca di ogni ricorrenza di questa espressione mediante una concordanza. Fra le più di cento citazioni dell’espressione « buona notizia » nella Bibbia, ci sono otto riferimenti alla buona notizia « del regno », ma ce ne sono moltissime alla buona notizia « riguardo a Cristo ». Ciò accade perché il regno di Dio, espressione della sua reale sovranità, è tutto incentrato in suo Figlio e nelle cose che Egli ha fatto mediante lui e ancora farà tramite lui. E su Cristo Gesù, e non su qualche organizzazione umana, che si dovrebbero indirizzare la nostra attenzione e l’interesse, perché «attentamente occultati in lui son tutti i tesori della sapienza e della conoscenza » *
    * Colossesi 2:3.

    In confronto con lo studio, la meditazione e la preghiera che si concentrano su un maggiore intendimento della profondità della misericordia, dell’amore e della bontà di Dio, gli scritti che si dedicano ad alcune spiegazioni delle profezie, intricate o mistificatrici o esotiche, denotano indubbiamente superficialità.
    E piacevole, quindi, poter leggere la Parola di Dio senza sentirsi costretti a stabilire con assoluta precisione il significato di ogni parte, o a spiegare ogni dichiarazione profetica con un’applicazione autorevole. Per questo le parole che l’apostolo Paolo scrisse sono ancora valide:
    «Poiché abbiamo conoscenza parziale e profetizziamo parzialmente; ma quando sarà arrivato ciò che è compiuto, ciò che è parziale sarà eliminato ... Poiché al presente ve .diamo a contorni vaghi per mezzo di uno specchio di metallo, ma allora sarà a faccia a faccia. Al presente conosco parzialmente, ma allora conoscerò accuratamente come anche sono accuratamente conosciuto. Ora, comunque, rimangono fede, speranza, amore, queste tre cose; ma la più grande di queste è l’amore»*
    * 1 Corinti 13:9,10,12,13.
    506-- 507
    Se il nostro amore per Dio, per suo Figlio e per il prossimo è accresciuto ed edificato dalla lettura della Bibbia, allora questa nostra lettura è servita innegabilmente al suo scopo principale. Ci sono molti punti delle Scritture che sono enunciati in un modo che non ammette una sola spiegazione possibile, quella giusta. Se esistono spiegazioni alternative, entrambe le quali sono in armonia con il resto delle Scritture e contribuiscono entrambe alla fede, alla speranza e all’amore, perché cadere nella trappola settaria di insistere drasticamente su una soltanto di loro?
    Ho apprezzato una dichiarazione fatta in tal senso da una persona che vive in una delle isole del Pacifico, la quale ha scritto:
    «Non intendo affatto sostenere qualche dottrina che ritengo falsa, e mi attengo ciò che credo esser vero; tuttavia non posso più giudicare altri che amano Dio e ritenere d’essere migliore di loro per il fatto che io posso conoscere delle cose che essi non conoscono. Dio tratta con noi in base al punto in cui ci troviamo. Tutti sbagliamo in certi campi, e giudicare, confrontare, competere e dividerci da altri, che amano Dio e che pure lo cercano, non deriva da Dio. La sua via è l’amore, che unisce e guarisce e copre una moltitudine di peccati e di errori. A suo tempo tutti noi conosceremo l’intera verità, ma nel frattempo dobbiamo condividere ciò che abbiamo, ed aiutare e incoraggiare gli altri, non chiuderci in trincea ».
    Dopo tutto l’argomentare e il dibattere che è stato fatto su certi argomenti o punti dottrinali che molto spesso coinvolgono cose non espresse chiaramente nella Bibbia, quale vero bene è derivato? Il vero problema rimane: che cosa siamo individualmente? Quanto bene riflettiamo la qualità del nostro Padre celeste e di suo Figlio? La nostra vita, il nostro modo di trattare gli altri costituiscono veramente un’esemplificazione dei loro insegnamenti? Qualsiasi insegnamento, di un’organizzazione o di un individuo, che non contribuisce genuinamente ad essere compassionevoli, comprensivi e soccorrevoli nel trattare gli altri, non può venire da Dio, perché «abbiamo da lui questo comandamento, che chi ama Dio dovrebbe amare anche il suo fratello »*
    * 1° Giovanni 4:21.

    Il problema è stato posto. Dove andrò? Cosa diventerò?
    Non sento la necessità di « andare » in nessun posto. Perché conosco il Solo che ha «parole di vita eterna »**
    ** Giovanni 6:68.

    . Apprezzo l’edificante compagnia di quelli con i quali sono in contatto (sia di persona che per corrispondenza) e spero che il futuro mi riservi la conoscenza di altre persone sincere che si preoccupano della verità, non semplicemente di quella dottrinale, ma, in altre parole, di una verità intesa come modo di vivere ***
    *** 1° Giovanni 3:18.

    Quindi, mi sforzo semplicemente d’essere cristiano, un discepolo del figlio di Dio. Non riesco a capire perché qualcuno possa desiderare d’essere qualcos’altro; né comprendo come qualcuno possa sperare d’essere qualcosa di più.
    Il passato è passato. Ho molte cose delle quali rallegrar mi, in paragone poche di cui rammaricarmi. Con ciò non intendo minimizzare la serietà degli errori. Quando resta ormai poco tempo della vita di un uomo, si cominciano a manifestare piuttosto dolorosamente gli effetti dannosi del l’aver permesso che un rilevante numero di errori si verificasse nelle passate decisioni riguardanti la vita altrui. Non ho rimpianti per quanto riguarda le avversità sopportate in passato. Ritengo di aver appreso utili lezioni da esse. Tuttavia, la sicura fiducia fondata su un’organizzazione umana ha mostrato
    508 - 509
    d’essere mal riposta. Avendo dedicato gran parte della mia vita all’impegno di indirizzare le persone a Dio e a suo Figlio, so che quest’organizzazione le considera come il proprio gregge, che deve dar conto adessa, sottoposto alla sua volontà. Comunque mi rallegra sapere di aver cercato personalmente di incoraggiare alcune d’esse ad edificare la loro fede sulla Parola di Dio come sicuro fondamento. Spero che questa mia fatica non si riveli vana.
    Ad un’età in cui altri pensano d’andare in pensione, mi trovo impegnato a dare inizio ad attività che consentano a me e a mia moglie di provvedere alle necessità future. Eppure, con lo scrittore biblico, « posso dire con fiducia: ‘Il Signore è il mio aiuto, non temerò. Che mi potrà fare l’uomo? ‘* »
    * 31 Ebrei 13:6; CEI.

    Non mi pento in nessun modo d’essermi fatto guidare dalla coscienza. Il bene che ne è derivato supera di gran lunga qualsiasi spiacevolezza provata.
    Alcune précedenti decisioni, basate su erronee rappresentazioni della volontà di Dio, hanno prodotto effetti che sono quasi irreversibili. Provo ancora una sensazione interiore di vuoto quando penso che lascerò una moglie senza un figlio o una figlia che le dia il sostegno e il conforto dell’affetto, o che forse provveda alle sue necessità—economiche più adeguatamente di quanto io sia in grado di fare negli anni che ancora rimangono. Ma c’è un futuro oltre l’imminente futuro ed è la speranza in quel futuro, e nelle promesse divine ad esso connesse, che rasserena il mio cuore.
    Sebbene consideri incomprensibili alcune delle loro azioni, non mi ritengo autorizzato, né sono disposto, a giudicare quelle persone che mi hanno respinto più di quanto ritenga che esse abbiano avuto il diritto di giudicare me. E mio sincero desiderio che il futuro possa riservare loro giorni migliori, perché ritengo che c’è molto che esse potrebbero fare per ampliare le loro vedute e i modelli di vita, e per arricchire i loro giorni in modo più significativo.
    510
    Spero di aver imparato dagli errori del passato e, anche se certamente continuerò a farne, confido almeno in un miglioramento per il bene altrui come per il mio. Mi rammarico di non potermi personalmente scusare con alcuni di quelli che ho indotto in errore in un modo o nell’altro, ma prego che non ne derivino danni durevoli e mi affido alla provvidenza divina per quelle cose che vanno al di là della mia capacità di poter fare qualcosa. Spero che i restanti anni della mia vita possano riservare pace a mia moglie e a me e la benedizione divina sui nostri comuni sforzi di servirlo per tutti i nostri giorni.
    Dopo la sua sommaria espulsione dal quartier generale internazionale, Edward Dunlap passò per l’Alabama nel suo viaggio verso Oklahoma City dove ha iniziato una nuova vita all’età di sessantanove anni. Parlando con me disse: «Mi sembra che tutto ciò che uno può fare è cercare di condurre vita cristiana e aiutare le persone nell’ambito della sfera d’influenza di pro pria pertinenza. Tutto il resto è nelle mani di Dio ».
    Sono contento di aver potuto rendere disponibili delle in formazioni che, a mio avviso, altri hanno il diritto di conosce re. Si sarebbe potuto dire molto di più, forse sarà necessario farlo per tracciare un quadro completo. Tuttavia, sia che il tempo, la vita e le circostanze consentiranno di farlo, sono lieto che le conseguenze di ciò che è stato detto in questa sede siano nel le mani di Dio.
    511

    BIBLIOGRAFIA GEOVISTA
    Laddove è stato possibile, si è cercato di citare nel testo le fonti geoviste disponibili in lingua italiana, corrispondenti a quelle in lingua inglese riportate nell’originale dall’Autore (N.d.TJ.
    Diversi numeri del periodico La Torre di Guardia = Watchtower o The Watch Tower.
    Alcune edizioni del quindicinale Svegliatevi!
    The Finished Mystery, 1917.
    Prophecy, 1929.
    Face the Facts, 1938.
    Theocracy, 1941.
    Children, 1941.
    The New World, 1942.
    Defending and Legally Establishing the Good News, 1950.
    Jehovah’s Witnesses in the Divine Purpose, 1959.
    Let Your Name be Sanctified, 1961.
    1965 Yearbook of Jehovah ‘s Witnesses
    .Branch Office Procedure
    Aid to Answering Branch Office Correspondence
    G.T. RussELL, The Time Is At Hand 1889.
    C.T. RUssELL, The Kingdom Come, 1891.
    W.E. VAN AMBURGH, The Way to Paradise, 1924.
    M. GoLE, Jehovah’s Witnesses - The New World Society, New York, Vantage Press 1955.
    A.H. MAcMILLAN, Faith on the March, Englewood Gliffs, Prentice- Hall Inc. 1957.
    Qualche numero del mensile Ministero del Regno.
    J.F. RutERFORD, Milioni or Viventi Non Morranno Mai!, 1920 Brooklyn.
    J.F. RuTHERF0RD, Luce, 1930 Brooklyn.
    J.F. RuTHERFORD, Salvezza, 1939 Brooklyn.
    Qualificati per essere ministri, 1963 Brooklyn.
    Vita eterna, nella libertà dei figli di Dio, 1967 Brooklyn.
    Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture, 1967 Brooklyn.
    Si avvicina la Pace di mille anni, 1969 Brooklyn.
    Tutta la Scrittura è ispirata da Dio e utile, 1971 Brooklyn.
    513
    Organizzazione per predicare il regno e fare discepoli, 1973 Brooklyn.
    Annuario dei testimoni di Geova del 1976, Wiesbaden.
    Vicina la salvezza dell’uomo dall’afflizione mondiale!, 1978 Wiesbaden.
    Commento alla Lettera di Giacomo, 1979 Wiesbaden.
    Ausiliario per capire la Bibbia, 1981 Roma.
    Annuario dei testimoni di Geova del 1981, Wiesbaden.
    Annuario dei testimoni di Geova 1984, Roma.

    ALTRA LETTERATURA
    Alcuni numeri della rivista Herald of the Morning.
    Alcuni numeri del periodico The Midnight Crji.
    New Webster’s Dictionary, Edizione Enciclopedica Deluxe.
    P. JoHNsoN, A History of Christianity, New York, Atheneum 1979.
    C.O. JoNssON, The Gentile Times Reconsidered, Lethbridge, Hart Publishers 1983.

    INDICE

    Cap. I - Il valore della coscienza Pag. 13
    Cap. I - Credenziali e motivi » 23
    Cap. III - Il Corpo Direttivo » 65
    Appendice . » 101
    Cap. IV - Sconvolgimento interno e
    ristrutturazione 107
    Cap. V - Tradizione e legalismo » 145
    Cap. VI - Due pesi e due misure » 167
    Cap. VII - Profezie e presunzione » 203
    Cap. VIII Giustificazione ed intimidazione » 239
    Cap. IX 1975:
    « Il tempo giusto perché Dio agisca» . 275
    Cap. X - Tempo di decidere » 309
    I ° Appendice » 398
    Cap. XI - Conseguenze » 403
    I ° Appendice » 464
    Cap. XII - Prospettive » 485
    Bibliografia » 513
     
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