satana,angeli caduti ,demoni e spiriti

come vede l'ebraismo questi personaggi?

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  1. Negev
     
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    אריאל פינטור

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    CITAZIONE (elisabeth rossi @ 24/1/2013, 23:04) 
    Si ...grazie...Infatti proprio ora stavo leggendo quel forum ( ma come fate a gestire tutti sti forum? io dovrei clonarmi più volte per farlo :D ) .....Pero' una cosa mi sfugge : secondo questa lettura di Genesi Adamo e Eva non sono stati tentati da qualcun'altro ma dalla loro stessa natura....e che quindi il serpente é semplicemente una raffigurazione del loro io.....Ma se prima di mangiare il frutto dell'albero proibito loro non erano a conoscenza del bene e del male , chi ha insinuato in loro il dubbio?o é semplicemente il famoso "libero arbitrio"? e Dio perché maledice il serpente? era un serpente reale o va inteso sempre in senso di raffigurazione? e quando Dio dice alla donna che la sua progenie schiaccerà la testa al serpente, cosa intende?....Mi scuso per queste domande....é che alcune volte mi chiedo se non sia più giusto leggere la Bibbia cosi' com'é invece di cercare di interpretarla ad ogni costo e rendere alcune cose letterali e altre invece simboliche, venendosi poi a creare decine di interpretazioni diverse l'una dall'altra e diverse da epoca a epoca che vanno magari a snaturare il senso reale dello scritto.... Grazie comunque....

    il serpente è un simbolo, anche per altre civiltà. in questo caso rappresenta la natura primordiale dell'uomo e quando dice che attaccherà il calcagno della donna intende dire che lo yetzer harà è sempre pronto a diventare imperioso e insistente, cioè tenterà sempre l'umanità (la "donna") per cercare la propria soddisfazione a tutti i costi, ma questa deve essere in grado di schiacciargli la testa, cioè deve essere capace di dominare gli istinti e di seguire le regole del vivere civile e del vivere rispetto a D-O. Il serpente è indicato come astuto, come "natura umana" e anche in tal senso non è casuale che simboleggi la medicina, nel senso di razionalità scientifica.
    Nel momento in cui l'essere umano si trova di fronte alla scelta di seguire il suo desiderio di mangiare il frutto che , unica proibizione che in un mondo perfetto gli era data, si trova anche di fronte automaticamente al fatto che esistono il bene (obbedire alla Legge) e il male (disobbedire). Fino a quel momento il problema non si era posto, perchè non vi erano divieti. In altre parole che cos'è il concetto di male e di bene? sono concetti relativi, non assoluti. Non vi è il male se non esiste la possibilità di contravvenire ad una regola. Il male esiste solo nel momento in cui si opera una scelta che violi la Legge, altrimenti si resta nel bene, cioè nella Legge.
    La coscienza del male e la consapevolezza si rendono chiare all'uomo solo nel mommento in cui, per la prima volta, la coscienza lo spinge a desiderare "proprio" l'unico frutto che D-O ha proibito. E' il tipo di scelta che determina ciò che è male e ciò che è bene. Ed è lo yetzer harà, cioè la natura primordiale e materiale dell'uomo a far sorgere in lui tutte le osservazioni e tutte le domande e risposte che simbolicamente pone il "nachash" cioè il serpente: il perchè il frutto sia proibito, il fatto che probabilmente D-O non voglia che venga assaggiato affinché l'uomo non diventi come "elohim". Ma "elohim non vuol dire affatto "D-O", ma "Legislatore supremo. Quindi, nel momento in cui l'uomo contravviene e supera il divieto, passa dalla posizione di creatura subalterna allo stesso livello del LEGISLATORE (elohim), cioè di Colui che ha determinato le regole, quindi simile a lui. Vale la pena, in proposito, ricordare che serpente in ebraico è "nachash" e non è proprio casuale che il verbo "lenachesh" (radice N-CH-SH) significhi "indovinare" e che il verbo "sospettare" "lachashod" abbia in sè due radicali, "ch-Sh" in comune con "nachash"

    Come hai osservato, vi sono diverse possibilità di lettura: ci sono situazioni simboliche come quella di Giobbe, o come quella del serpetne e altre reali, quali gli eventi storici o situazioni e avvenimenti diversi. Per questo è necessario avvalersi della tradizione ebraica che spieghi l'uso di un certo termine in un dato contesto. E per questo che ho cercato sempre di spiegare che quando studiamo la Bibbia non dobbiamo partire da un presupposto di fede ma da uno studio basato sul testo. Per il mondo occidentale è difficile capire, perchè vede la Bibbia come un testo di religione. Per l'ebreo non è così: si tratta di un libro di Storia e di Legislazione. Non esiste nell'ebraismo il concetto di teologia e non esistono dogmi. L'ebreo discute di tutto e su tutto e può dibattere per anni su di una parola .
    Sulla Torah esistono discussioni perenni ed è del tutto normale e lecito
    Ciò che l'Ebreo (osservante ) non discute mai è l'halachà cioè il corpus giuridico dei precetti, indipendentemente dal fatto che li capisca e li possa spiegare o se li condivida o no. La Legge è Legge e va rispettata anche se non si è d'accordo. Credo, ad esempio, che nessuno sia d'accordo sull'IMU, ma tutti la pagheranno, per il semplice fatto che è Legge. Altrettanto per le mitzvot (precetti). Io potrei non condividere alcune regole alimentari come il non mangiare molluschi e il non mescolare carne e derivati del latte, oppure alcune regole del Sabato, ma queste leggi esistono e sono valide, per il semplice fatto che D-O le ha date (all'ebreo , non al gentile): questo è sufficiente per rispettarle.
    Tornando alle interpretazioni: sono tutte lecite, ma sempre e solo se trovano riscontro nel testo e nella tradizione, non se sono fondate su uno stravolgimento del testo o su di una invenzione grammaticale e quindi arbitrarie e infondate.
    Faccio un esempio: "Creiamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza": in ebraico " Naassé et adam betzalmenu kidmutenu".
    Questo ha permesso ai Cristiani di ipotizzare che un'espressione verbale plurale indichi una pluralità della divinità.
    In realtà, a parte l'ovvia possibilità di intenderlo effettivamente come un plurale maiestatis, il verbo usato "Naassé, si scrive esattamente e si pronuncia esattamente, allo stesso modo, sia alla prima persona plurale del futuro, "Faremo" (reso come un esortativo "facciamo") sia come teza persona passiva del passato, "E' stato fatto". ci sarà quindi chi lo tradurrà in un modo o nell'altro, ma l'ebreo che legge non ha dubbi e leggerà certamente al passato.
    Oppure, quando D-O chiede a Mosè, a proposito del bastone che ha in mano. " Ma ze?" (che cosa è questo?), quel "Ma" può essere letto come "MI ze" (CHI è questi) cambiando radicalmente il senso e spostando l'enfasi da un banale oggetto (il bastone ) a Mosè stesso (che ha in mano il bastone "matè" che è la stessa parola per designare lo scettro, quindi bastone simbolo di regalità e leadership e, di conseguenza, Mosè indiscusso Legislatore della Nazione ebraica.
    mi sono un po' dilungato ma non è facile spiegare calcuni concetti a chi probiene da una cultura antica che dà per scontate alcune cose e stravolgerle completamente, non avendo, l'interlocutore, dimestichezza conn la lingua , con la mentalità e con la tradizione ebraica.
    Mi rendo conto che può essere un po' shoccante per un cristiano essere mnesso di fronte a contetti tanto diversi.
     
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4 replies since 24/1/2013, 21:40   2433 views
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