Giacobbe e l'Angelo

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. yesyes
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (Maurizio 1 @ 17/11/2018, 21:18) 
    Mi sto riferendo all'interpretazione
    Che ne da.
    La sua interpretazione e' che il racconto in esame in realta' e'una metafora.
    E' una "lotta interiore". Quindi lui in quella notte non combatte, in senso fisico, ne con Dio ne con angeli ne con uomini.

    Non è la sua interpretazione. Sta facendo una rassegna ed è "una delle" che riporta: precisamente in quel momento sta riportando (lo dice) la posizione dei chachamim, dopo averne già illustrate altre.


    A seguire Prima Parte
    Trascrizione Lezione di Rav Arbib "Il mistero della lotta con l'angelo" Parashà di Vayishlach. Bereshit 32, 25-33

    CITAZIONE
    Per prima cosa raccontiamo quello che viene raccontato, senza la pretesa di capirlo, lo raccontiamo soltanto.

    [...] Benedirai, avrai benedetto ... fa presente il problema è che il verbo è al passato

    [...] traduce: "perchè ho visto d-o faccia a faccia, e si è salvata la mia anima"

    Fin qui potete ascoltare da soli.

    Legge il passo.

    ------------------

    E' in assoluto uno dei passi più difficili della Torah.

    Che abbia un significato simbolico è fuori discussione, ma il problema dei significati simbolici è che sono tanti; quando entriamo nel significato simbolico è un ginepraio, perchè in realtà ogni significato simbolico può essere in qualche modo accettabile, certo, ma quando si dice che un testo rappresenta qualcos'altro, possono essere tante cose. Per questo motivo Rambam non vuole dare intepretaziono allegoriche del mishkan, tutti i particolari del mishkan hanno prodotto una quantità allucinante di interpretazioni allegoriche, e dice Rambam che "chi fa questo ai miei occhi impazzisce di una lunga pazzia".

    Infatti il problema è che uno dice "io dico che rappresenta questo", un altro dice "non hai capito, rappresenta quest'altro", un terzo dice "no, rappresenta quest'altro ancora". Chi ha ragione? Tutti e 3, e altri 500. In realtà non so chi ha ragione, ognuno può esercitare la sua fantasia ed hanno ragione tutti. Per questo motivo bisogna stare molto attenti alle interpretazioni allegoriche, perchè sono molto rischiose e il rischio è di poter dire tutto quello che si vuole. E' il problema di Rambam e quindi lo fa(nno) solo quando sono costretti, quando il testo ti costringe. E qui siamo costretti. Pensare di interpretare in maniera letterale questo testo è una impresa troppo grossa, è troppo difficile provarci, non ci si riesce, ma c'è qualcuno che ci prova, si tratta di un grande chacham, ma i risultati non sono troppo soddisfacenti.

    Halegovich (?) [ o rav. Legovich, non trovo info] spiega come non si possa dare un significato semplice a tutto, cita l'interpretazione di un non ebreo secondo cui Yaakov rimane zoppicante perchè ha dormito nei pressi del fiume e a causa dell'umidità che ha avuto una lombosciatalgia. Quindi dice che a forza di voler essere razionali a tutti i costi si danno anche interpretazioni folli.

    Ovviamente il testo ci vuole dire qualcosa di simbolico ma il problema è che NON LO SAPPIAMO CHE COSA VUOLE ESATTAMENTE DIRE.


    Quindi vediamo di capire quali sono gli elementi di questo testo, giusto per individuarli.


    1) Yaakov (di seguito Y) rimane solo, indipendentemente dal perchè rimane solo

    2) C'è quest'uomo che combatte con lui: chi è quest'uomo non lo sappiamo. E' un essere umano qualsiasi?
    Il testo non ci dice che è un essere sovrannaturale, e però lo dice Y e lo dice l'uomo stesso "hai combattuto con d-o", però il testo non lo dice.

    Altro problema propone Rambam: c'è stata veramente questa lotta? Rambam dice di no, dice che è un sogno/visione profetico. Si basa sul fatto che tutti i profeti a parte Moshe, ricevono una rivelazione in visione o in sogno, quindi qui saremmo davanti ad una rivelazione e per questo un sogno.

    Il piccolo problemino è come si faccia a rimanere zoppi da un sogno.

    Il problema è che ci sono gli elementi per dire che si tratta di una visione, ma anche elementi concreti.


    Il tutto viene complicato da altri elementi

    3) sorge l'alba ma questo uomo o angelo non ce la fa, nella lotta viene sconfitto ma riesce a ferire Y: esiste una sconfitta ma anche un Y che viene colpito e rimane zoppicante

    4) all'alba l'uomo o angelo vuole andarsene, Y gli dice non ti lascio andare via se non mi benedici.

    E lo benedice cambiandogli il nome e dicendogli che non è più Y ma Israel perchè sarita, dal verbo combattere, perchè hai combattuto

    5) L'ultima cosa che rende tutta la faccenda ancora più complessa è che da tutto questo viene fuori una regola di Kasherut: il divieto di mangiare il nervo sciatico che è l'unica regola in assoluto di kasherut che si impara prima del matan torah

    (per questo approfondire da minuto 18)

    Questo ultimo elemento ci complica ancora di più le cose: (approfondire al minuto 21)

    Allora vi ho complicato abbastanza le cose?
    Perchè se volete posso continuare, cioè posso complicare ancora di più le cose.



    Abbiamo alcuni sprazzi per interpretare tutto questo.


    1) Il primo passo fondamentale si trova nel Bereshit Rabbah, che dice che quest'uomo che combatte Y è "Sarò shel Essav", è l'"angelo" di Essav.

    Questa cosa dei Sarim la abbiamo già incontrata nella Scala di Y, gli angeli delle nazioni che salgono e scendono.

    Che cosa è il sar di una nazione?

    Nella sostanza - mi baso su 2 personaggi di cui uno non accetterebbe mai che io citi l'altro, però li cito tutti e due per correttezza - uno è Rav. Dessler https://it.wikipedia.org/wiki/Eliyahu_Eliezer_Dessler grande maestro del Mussar

    L'altro è un esponente in realtà della Hashkalah, Abraham Krochmal https://en.wikipedia.org/wiki/Menachem_Mendel_Krochmal che ha scritto una "guida degli smarriti di questo tempo" (tenta di rifare Rambam adattandolo a quel suo tempo).

    I due dicono cose molto simili Krochmal forse in maniera più occidentale e moderna ma molto simili.

    Da una citazione di Krochmal, relativa al famoso passo della Torah in cui si parla dell'uscita dall'Egitto.
    D-o dice che "giudicherà e punirà gli dèi dell'egitto", e il midrash dice che d-o non punisce una nazione finchè non ha fatto i conti con le sue divinità.

    Bene: Ma di cosa stiamo parlando!?
    Il midrash sembra dire che le divinità esistono, ci sono, ed è tremendo (siamo a min.24/27).
    E' come dire che ci sono gli dei dell'Egitto, ma non ci sono, eppure il midrash sembra dire veramente che esistono. E ci sono diversi passi della Torah che sono ambigui da questo punto di vista.

    Uno per tutti è il passo che dice "chi è come te fra...", chiaramente non vuol dire quello però sembra quasi che la Torah si diverta molto a crearci dei problemi.

    Allora di cosa si sta parlando? (si mangia frase con nome ebraico, mitsraim, forse), non si sta parlando delle divinità che non esistono ma della civiltà del posto.

    Una nazione è formata da diverse cose: è formata da persone ed elementi anche materiali che le tengono insieme, ma soprattutto da un cultura ed una civiltà, da uno spirito, uno spirito della nazione.

    Se combatto una nazione io sto combattendo lo spirito di una nazione, non soltanto la nazione, sto combattendo la civiltà che lo spirito di quella nazione.

    Questo è Sar Sherumà, l'angelo della nazione, il dio della nazione, la spiritualità della nazione, la civiltà, lo spirito della nazione.

    Che senso ha dire che Y combatte con Sarò shel Essav?

    2 sono gli incontri fra Y e Essav, il primo spirituale e il secondo materiale.

    Prima dell'incontro materiale c'è quello spirituale, non si può incontrare Essav se prima non si incontra lo spirito di Essav. E' un incontro fondamentale.

    Poi vedremo l'incontro con Essav, che è un incontro molto parziale. L'incontro fondamentale è quello che avviene qui, secondo i chachamim, perchè ciò che avviene qui è il vero siman le ha torot, segno per le generazioni, incontro che segnerà la storia di Y e Essav, la storia di Israel con i discendenti di Essav, o con i supposti discendenti di Essav, con ciò che rappresentano i discendenti di Essav.

    Questo è l'incontro secondo i chachamim.

    Da tener presente un'altra cosa:
    per i chachamin Essav non è soltanto Essav, e non solo nel senso che egli è il progenitore dei nemici per eccellenza del popolo ebraico, che saranno il cristianesimo e Roma, etc. ma c'è anche una identificazione totalmente spirituale di Essav secondo la quale egli rappresenza lo Yetzer ha ra, la tendenza al male.

    [nota: lo “yetzer harà” la cattiva (ma necessaria) inclinazione materiale cfr. FBE www.google.com/search?as_sitesearc...q=yetzer+ha+ra+ ]

    Attenzione:
    se io dico che Essav rappresenta la tendenza al male, sto dicendo che l'incontro/scontro/lotta fra Y e Essav, è un incontro/lotta con lo yetzer ha ra, ma se io dico che è un incontro con lo yetzer ha ra sto dicendo che è un incontro interno. Non è più con Essav, è con se stesso, con un altro aspetto di Yaakov.

    Ricordiamoci che Y nel momento in cui prende le berachot, le bendizioni, gioca un doppio ruolo, quello suo e quello di Essav e quindi l'incontro potrebbe essere un incontro/scontro interno del popolo ebraico.

    Questa è una altra chiave di interpretazione, in realtà molto complessa, complicata, possibile, presente nel midrash anche.

    In un midrash vi sono 2 chachanim:
    uno dice che quest'uomo appare a Y come un brigante, nistim, l'altro cacham dice che gli appare come un Talmid Chacham
    ( https://en.wikipedia.org/wiki/Talmid_Chacham - studente di Talmud e Torah, studente di un saggio di Talmud e Torah)

    Siamo arrivati a min. 31


    Adesso:

    SE la lotta è con Sarò shel Essav, SE QUESTA E' LA LOTTA, a questo punto cosa ci viene detto di questa lotta?

    Quale è l'interpretazione?

    La prima cosa che ci viene detta è molto consolante: ci viene detto che questa lotta è molto consolante, si esce vincitori ...


    Siamo circa al min. 33

    Lettura trascrizione seconda parte >>QUI

    Edited by yesyes - 18/11/2018, 19:12
     
    .
  2.  
    .
    Avatar

    Group
    Member
    Posts
    738
    Location
    Catania

    Status
    Anonymous
    Rischiando di essere letteralmente "picchiato" dalla mia amata consorte, ho appena terminato l'ascolto della lezione di Rav Arbib. Una lezione estremamente stimolante ed affascinante,del resto proveniente da un rabbino di indiscussa autorevolezza.

    Ecco i principali elementi di riflessione che ho tratto dall'ascolto.

    Rav Arbib:

    -Evidenzia come questo sia "uno dei passi più difficili dell'intera Torà", che quindi si presta "a molte interpretazioni simboliche" Da questa semplice ma chiarissima frase possiamo comprendere quanto sia complesso parlarne già per maestri della Torà,figuriamoci per noi...

    -Legge il brano in ebraico e lo traduce in italiano: ebbene, traduce Elohim con D-o sia al verso 29 che al 31,ritenendo pertanto che questo sia il significato del termine in questo contesto;

    -Chiama varie volte,durante la lezione, colui che combatte con Giacobbe sia "uomo" che "angelo";

    -Illustra l'interpretazione di Rambam,che non conoscevo,secondo cui l'episodio è una "visione profetica": un evento quindi che potremmo definire,per usare parola di Rav Dante Lattes, una "allucinazione pilotata" da parte di HaShem,che infatti parla ai profeti a mezzo visioni.Se la mia comprensione è corretta, la concezione di Rambam in merito al brano rappresenta a mio avviso una esegesi teofanica,poiché appunto HaShem "si rivela" ai profeti in questo modo, con l'unica eccezione di Mosè,come Rav Arbib stesso evidenzia;

    -Nel richiamare il midrash, evidenzia diversi livelli di lettura, in cui effettivamente prevale l'elemento simbolico, ma non direi che ciò escluda necessariamente la componente teofanica. Infatti, quando il rav cita l'interpretazione secondo cui l'"angelo" di Esaù è il suo "spirito", nel senso che rappresenta le caratteristiche fondamentali dell'uomo Esaù,alla stregua di ciò che rappresentano gli "Angeli delle Nazioni", metafora,secondo il midrash, delle "civiltà" delle Nazioni medesime,in questo tipo di esegesi vedo effettivamente un significato simbolico che esclude aspetti teofanici.

    Rav Arbib però cita anche un'altra interpretazione,secondo la quale questo "angelo di Esaù" personifica lo "Yetzer hara", e qui secondo me il discorso è ancora più complicato, perché si può certo leggere anche questa esegesi in senso meramente simbolico, ma si può anche vedere per me una manifestazione teofanica che si avvicina all'interpretazione di Rambam quale visione profetica di questa lotta,nel senso che Giacobbe è chiamato da HaShem a combattere per superare una prova che il Creatore gli tende, tanto è vero che Giacobbe la vince ed il suo nome cambia. Ma non cambia a caso: Rav Arbib è chiarissimo su questo punto,perché dice che Giacobbe è un nome non esattamente onorifico, in quanto richiama nella sua radice l'inganno, mentre Israele è un nome che rappresenta uno che combatte senza artifici e raggiri, ma appunto "faccia a faccia".Questa parole di Rav Arbib mi hanno fatto ricordare infatti che effettivamente Giacobbe ingannò il padre Isacco,travestendosi da Esaù per ottenere la che spettava ad Esaù (Genesi 27;1-29) Pertanto, non concordo con chi si è chiesto nei precedenti interventi per quali colpe Giacobbe avrebbe dovuto "combattere con D-o": anche Giacobbe aveva bisogno della redenzione dall'indole "ingannevole" che lo aveva caratterizzato, non era assolutamente esente da colpa.Ora ,vi invito a ricordarvi che lo stesso Talmud Bavli (Bava Batra 16a) afferma che "Il Satan, lo Yetzer hara e l'Angelo della Morte sono la stessa cosa": rientriamo nella concezione del "malakh",manifestazione teofanica.

    Spero di aver detto qualcosa di sensato.Sono esausto, vado a dormire, questo brano è veramente "micidiale"...

     
    .
  3. yesyes
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (Amos74 @ 17/11/2018, 23:12) 
    "micidiale"...

    :D

    CITAZIONE (Amos74 @ 17/11/2018, 23:12) 
    combattere per superare una prova che il Creatore gli tende, tanto è vero che Giacobbe la vince ed il suo nome cambia. Ma non cambia a caso: Rav Arbib è chiarissimo su questo punto, perché dice che Giacobbe è un nome non esattamente onorifico, in quanto richiama nella sua radice l'inganno, mentre Israele è un nome che rappresenta uno che combatte senza artifici e raggiri, ma appunto "faccia a faccia".

    Giacobbe aveva bisogno della redenzione dall'indole "ingannevole" che lo aveva caratterizzato, non era assolutamente esente da colpa.Ora ,vi invito a ricordarvi che lo stesso Talmud Bavli (Bava Batra 16a) afferma che "Il Satan, lo Yetzer hara e l'Angelo della Morte sono la stessa cosa": rientriamo nella concezione del "malakh",manifestazione teofanica.

    Nel momento in cui si azzecca un perchè significativo si può considerare, fra le altre, ma dubito sulla "redenzione dall'indole "ingannevole""

    --------------------------------------

    Giacobbe, per questo uso di furbizia ed espedienti, anzichè affrontare le cose direttamente, in effetti irrita un po', è un suo aspetto che dà fastidio.

    Fra l'altro - fatti curiosi - espedienti anche li subisce: cfr. la sostituzione del suocero al momento del matrimonio di Rachel, che lui aveva scelto, con la sorella Lea, e con la storia del primo genito ci rifà, quando avendo adottato due fratelli manasse ed efraim, sceglie il secondo e non il primogenito.



    Domani se ce la faccio sbobino l'altra metà del video.

    Edited by yesyes - 30/11/2018, 10:51
     
    .
  4. yesyes
     
    .

    User deleted


    Prosegue da qui

    Lettura trascrizione prima parte >>QUI


    II parte trascrizione Lezione di Rav Arbib "Il mistero della lotta con l'angelo" Parashà di Vayishlach. Bereshit 32, 25-33

    CITAZIONE
    Adesso:

    SE la lotta è con Sarò shel Essav, SE QUESTA E' LA LOTTA, a questo punto cosa ci viene detto di questa lotta?

    Quale è l'interpretazione?

    La prima cosa che ci viene detta è molto consolante: ci viene detto che questa lotta è molto consolante, si esce vincitori ...


    Siamo circa al min. 33


    La prima cosa che vi viene detta è una cosa molto consolante: che vinciamo, che da questa lotta si esce vincitori.

    Non solo, ma riceviamo anche una beracha.
    Sarò shel Essav non viene mandato via se non dopo che ci ha dato una beracha.

    E' una cosa che secondo me è bellissima.

    Rav Samson Raphael Hirsch https://en.wikipedia.org/wiki/Samson_Raphael_Hirsch dice: in realtà noi abbiamo sempre bisogno della beracha dei goym, sentiamo sempre il bisogno di riconoscimento, che ci dicano "non siete dei delinquenti, non siete degli assassini, etc.", abbiamo il bisogno che lo vengano a dire.
    Questo è il problema, il problema è che continuiamo a chiedere la beracha: ditecelo, abbiamo bisogno che ce lo diciate.

    E sapete quale è la beracha secondo lo Zohar? (credi du capire Zohar)
    Che non abbiamo rubato le berachot della primogenitura, che Yaakov non ha rubato le berachot.

    Perchè lo Zohar dice che la berachah è su questo?
    Lo Zohar fa una considerazione che non è su un gioco di parole, è una considerazione serissima, perché è di tipo grammaticale.

    Dice che c'è scritto

    ki-im beraktani

    כִּ֖י אִם־בֵּרַכְתָּֽנִי

    "se mi hai benedetto"


    Che sono stato benedetto, cioè NON che sono benedetto adesso
    Non ti chiedi di benedirmi adesso: mi devi dire che le benedizioni che ho ricevuto sono valide, che le benedizioni che ho ricevuto non le ho rubate, che le benedizioni che ho ricevuto sono quelle, che mi spettavano le benedizioni che ho ricevuto.
    E' questo che ti chiedo: ti chiedo di dire che le benedizioni che ho ricevuto non sono rubate.

    A questo punto non mi ricordo chi lo dice, se lo Zohar o qualcun'altro:
    cosa gli dice l'angelo?
    In che modo cambia il nome da Yaakov a Israel?

    Perchè Yaakov non è un nome qualsiasi.
    Essav, quando Yaakov prende le berachot dice:
    "mi ha già fatto inciampare due volte".

    Yaakov è il nome che indica l'inciampo, la trappola, è l'uomo delle trappole, è l'uomo degli inganni, è l'uomo che mette le trappole.

    Israel è l'esatto contrario, è l'uomo che combatte senza inganno, che combatte faccia a faccia, senza nascondersi, senza ingannare, senza "travestirsi da Essav", senza fare questo.

    Per questo il cambiamento del nome è da Yaakov a Israel e il cambiamento del nome è la beracha e significa:
    ho accettato che le berachot non sono rubate, ho accettato che non sei Yaakov, non sei quello che inganna, sei quello che combatte faccia a faccia.


    Attenzione: qui il nome Yaakov - questo è un altro elemento che se possibile rende ancora più complicata questa faccenda - ... (abbandona per l'inciso e riprenderà successivamente yaakov con la vav in finale o senza vav in finale)

    ... in verità questa storia del cambiamento del nome avviene 2 volte.

    Avviene qui e gli viene detto che non si chiamerà più Yaakov ma Israel, ma dopo [non molti versi dopo] è D-o stesso che gli cambia il nome.
    Soltanto che lì non gli dice che non si chiamerà più Yaakov. Gli dice che si chiamerà Israel, ma non gli dice che non si chiamerà più Yaakov.

    Anche AVram cambia nome in Avraham, mentre Yaakov rimane sia Yaakov che Israel. Si usano entrambi, in alcune occasioni l'uno e in altre occasioni l'altro.

    Ma non solo:
    in alcune occasioni si usa il nome Yaakov con la vav ed in altre senza la vav.

    E vi assicuro che questa cosa è stata interpretata.

    Secondo il Midrash, ora non ricordo se il Midrash dello Zohar o dove altro, Yaakov prende questo nome con la vav in finale - a volte anche il nome Elihau è scritto con la vav ed a volte senza - e Yaakov prende la vav di Eliau per avere le garanzie che verrà .... [minuto 37 circa, purtroppo non si capisce].


    Dunque, se si tratta di una lotta con Sarò shel Essav, si tratta di una lotta da cui si esce vincitori e sono buone notizie per il futuro.

    Però ci sono altri due elementi:

    1) non subito

    quando è che si esce vincitori? quando è che finisce questa lotta con noi e Yaakov che abbiamo vinto?

    Quando sorge l'alba.

    Cosa è questo simbolo che sorge l'alba?

    Vi assicuro che sono state date tutte le interpretazioni possibili ed immaginabili su questa alba che sorge.

    Fra le tante è impressionante l'interpretazione che da Rav. Samson Raphael Hirsch, un ebreo tedesco assolutamente ortodosso, tanto che il termine ortodossia lo inventa lui.

    Hirsch dice che questa storia è la storia, tutta la storia che è stata di Israele con le altre nazioni, e continuerà fino a quell'alba, che non è un sorgere dell'alba su di noi (sugli ebrei), ma l'alba sulle nazioni.


    Tale interpretazione, dice Rav. Arbib, è strettamente connessa con l'adesione dell'ortodosso Hirsch all'epoca dei lumi (800) come ad un illusione cui molti ebrei hanno creduto pensando che le persecuzioni fossero finite.
    In realtà così non fu.

    (questa ampia digressione storica relativa all'epoca di Hirsch, quindi - essendo un inciso - chi è interessato la può ascoltare direttamente dal minuto 39 circa del video, vale la pena è molto interessante)



    (si riprende la trascrizione dal minuto 45)

    Hirsch su questo verso dice questo.
    Ci sono però anche altre interpretazioni.

    L'altra interpretazione, classica, che è [nome ebraico, non si capisce, sembra ha-halot-ha-shacha] è quando arriverà la Gheulà (libertà): fino a quel momento problemi ci saranno.


    2) il secondo elemento è che oltre alla vittoria c'è anche qualcos'altro: c'è anche la ferita, la ferita dell'anca/femore/sciatico;
    si rimane colpiti, feriti, zoppicanti.


    Che senso ha questa ferita?


    Chiaramente ci sono anche qui varie interpretazioni ma ve ne riporto due.


    1)
    Nel Midrash - ve lo leggo - Midrash Lekakh Tov (midrash sulla Torah e il Five Megillot di Tobiah ben Eliezer nell'undicesimo secolo), dice:

    Legge in ebraico e traduce in italiano frase per frase (da min. 47)


    <<"combatte con lui un uomo fino al sorgere dell'alba"

    Fino a che non arriverà l'alba per Israel.

    La salvezza di Israel che è simile al shahachai, all'alba, perchè il galut è simile alla notte>>


    Galut è notte e il Shahachai è la gheulà.


    <<"Le nazioni del mondo, combattono contro Israele per deviarli dalla strada di D-o.

    "E vide che non ce la faceva"



    Non poteva tirare fuori Istrael dall'unicità di D-o, non poteva togliere (ad Israel) il rapporto con D-o e colpì il kafier.>>

    Il kafier non è la coscia ma la milà
    https://it.wikipedia.org/wiki/Brit_mil%C3%A0



    <<il regno malvagio [il Regno malvagio è roma in questo caso] ha stabilito un decreto che vietava la milà.>>


    Quindi il Sar Shel Essav che colpisce il kafier non è la coscia ma la milà.


    <<"e si staccò il kafier">>


    Perchè sono due versi, un verso dice che viene colpito e l'altro verso che qualcosa si stacca.


    <<questi sono quelli che si sono resi impuri nei giorni della persecuzione>>


    Cioè cosa si dice qui?

    Si dice c'è

    1) c'è una lotta ed è una lotta dei discendenti di Essav per allontanare i discendenti di Israele dalla Torah

    2) in questa lotta usciremo vincitori quando sorgerà l'alba

    3) però ci colpiranno, colpiranno con la milà

    La "cosa che si stacca" rappresenta gli ebrei che si staccano, non reggono, non ce la fanno, che si allontanano, che si perdono in questa lunga storia/lotta.

    Qui si parla su un piano - attenzione - spirituale:
    una parte del popolo ebraico, che subisce questa persecuzione spirituale e sparisce.

    (siamo a minuti 50)



    Questa è una interpretazione, ve ne riporto un'altra.


    E' di Ramban e lui dice questo:

    "Tutto questo fatto viene ad insegnarci che ci sarà una generazione della discendenza di Y in cui Essav avrà la meglio fino al punto che arriverà vicino a distruggere"

    E Ramban porta un esempio di una generazione del genere, l'esempio della generazione dei tempi del ... [parola che non si capisce a min. 51.20] mishnah, ai tempi di Rabbi Judah ben Baba https://it.wikipedia.org/wiki/Judah_ben_Baba

    in cui ... (nome incomprensibile) dice:

    "Se qualcuno mi dicesse 'dai la tua anima' (fatti uccidere) per santificare il nome di HaKadosh Baruchu io la dò, a patto che mi ammazzino subito.
    Però vivendo nella generazione della persecuzione non riesco a sopportarla"
    (vi risparmio i particolari macabri delle torture allucinanti di cui riferisce Rambam).


    (segue inciso poco comprensibile in cui rav. Arbib si riferisce ad un suo maestro che a sua volta rifesce di qualcuno che abbia detto che "i romani sono i nazisti della storia antica")


    Quale è la differenza fra la spiegazione di Ramban e la spiegazione del Midrash Lekakh Tov?


    Nel Midrash Lekach Tov ci sono gli ebrei che non riescono a resistere alla persecuzione spirituale e religiosa che cedono e abbandonano l'ebraismo.

    Qui invece (Ramban) ci sono altre persone che si perdono, ma si perdono materialmente: non ce la fanno, vengono torturati ed uccisi.

    Ma per il popolo ebraico questo significherà anche perdere l'equilibro spirituale.

    Le persone che scompaiono, qui, sono le guide del popolo ebraico, qui viene sterminata una intera generazione dei più grandi chachamim.

    Se perdono gli ebrei che si allontanano ma si possono perdere anche le guida.

    Questa è la seconda interpretazione sul kafier (il qualcosa che si stacca, l'anca lussata per cui qualcosa dentro si stacca).


    Cosa hanno in comune le 2 interpretazioni?


    Attenzione che l'interpretazione che

    יְרֵכ֑וֹ
    ierechv

    è la milà è interpretazione letterale

    יְרֵכ֑וֹ
    ierechv

    nella Torah E' la milà.



    In realtà vuol dire quello, è molto evidente che vuol dire quello.


    E perchè la milà?

    Perchè la milà è qualcosa che può mettere in discussione il futuro, che può mettere in discussione la discendenza. Quindi vengono colpiti in qualcosa che può mettere in discussione la discendenza.

    Che cosa mette in discussione la discendenza e determina il fatto che una parte del popolo sparisca nelle spiegazioni di Ramban riferite al periodo di Rabbi Judah ben Baba?

    Il fatto che perda le sue guide.

    Entrambe le cose mettono in discussione la discendenza.

    La persecuzione di un (quel) momento non è solo questo, c'è qualcosa in essa che anche mette in discussione la discendenza, quindi determina il rischio che si scompare dopo.

    Ma l'assicurazione in questo passo della Torah (lotta fra Yaakov ed Essav) è:
    non scomparite, non scomparirete.

    E' la grande consolazione di questo passo che significa:

    "Non vi dico che sarà facile, vi dico che arriverete al punto di poter scomparire, verrete colpiti nella discendenza, verrete colpiti nella possibilità di avere una discendenza, però non ce la faranno e alla fine riuscirete a continuare", e alla fine di tutta questa storia, che si concluderà dopo, Yaakov arriverà a Shalem, arriverà integro, qualunque cosa voglia dire quel "integro", perché può voler dire tante cose, però alla fine voi ci arriverete, ci arriverete zoppicanti, ma poi diventerete integri."


    Domanda di un presente:
    "Ma le botte le abbiamo già prese tutte o quasi o ne dobbiamo prendere ancora?"

    Risposta:
    "Questo non te lo so dire".

    Domanda di una presente:
    Ma se il colpo alla coscia è alla milà, allora come si spiega la regola di kasherut che vieta di mangiare nervo sciatico?

    Risposta:
    Eh, questo non lo so, nel senso che ci sono delle spiegazioni, per esempio alcune legate alla milà in connessione con l'organo sessuale, che poi lo legano al nervo sciatico ed all'istinto sessuale però come leghino ancora ulteriormente le cose non lo so.

    C'è una spiegazione - che va però in una altra direzione - secondo cui tutta la storia è invece una lotta interna con lo yetzer ha ra, per cui il Sarò shel Essav tenta di introdurre nel mondo ebraico la materialità completa, e questo distruggerebbe spiritualmente il popolo.
    Non ci riesce, però ci riesce per quanto riguarda l'istinto sessuale, ci riesce dunque in parte, per quanto riguarda l'istinto sessuale, solo in quello riesce, ma non in tutto, non nel resto.

    Per questo motivo secondo il midrash non si trovano berachah (benedizioni) per il rapporto sessuale, perchè non può esservi rapporto sessuale in cui non ci sia anche lo yetzer ha ra.

    Una altra linea di interpretazione, il nome della cui fonte non riesco a ricordare ora, fa diversi discorsi sul desiderio.

    Dice che da un lato c'è il rapporto con la Torah, e che tale rapporto incrementa con il passare del tempo.
    Se si comincia a studiare un passo di ghemara, che è molto difficile e come tale può non piacermi, in genere passando il tempo e quando riesco ad entrare nello studio comincia a piacermi, e più passa il tempo, più riesco ad entrare nello studio e più mi piace, più aumenta il piacere.

    L'operazione contraria avviene per altri desideri:
    quando c'è un desiderio molto forte, una volta soddisfatto diventa sempre meno forte, e deve aumentare il desiderio per poter andare avanti altrimenti non ci si riesce.

    Da una parte il desiderio dello studio riguarda il mondo reale (questo dice non si capisce il nome di chi), dall'altra parte invece vi è il mondo della fantasia nel quale in realtà immagino un qualcosa (che desidero) e la realizzazione di ciò che immagino non sempre corrisponde alla realtà.
    E lui (questo nome che non capisco) fa l'esempio delle ombre sul muro che illuminate con una pila scompaiono.

    Questo è il desiderio di cui in realtà non rimane niente, e questo viene rappresentato dal nervo sciatico perchè in realtà è senza sapore.
     
    .
  5.  
    .
    Avatar

    Group
    Member
    Posts
    738
    Location
    Catania

    Status
    Anonymous
    A questo punto ritengo utile riprendere l’interpretazione che del brano dà Rav Dante Lattes nel suo “Nuovo Commento alla Torah":


    L'episodio è evidentemente allegorico e più che all'individuo Giacobbe si riferisce alla sua discendenza, a quel popolo che si chiamerà il popolo dei figli d'Israele e che dovrà combattere, nella lunga notte della sua storia, contro gli dèi del paganesimo e contro i loro seguaci e che, per quanto ferito, uscirà dalla lotta sempre invitto.

    Non è facile spiegare - come accade spesso nei miti e nelle allegorie - tutti i particolari dell'episodio. L'uomo che Giacobbe si trovò improvvisamente di fronte era un angiolo - i dottori del Midrash dicono che era il « genio » di Esaù,- sarò shel Esav-, (perchè ogni popolo ha, secondo la concezione rabbinica, il suo angiolo in Cielo, cioè la sua specifica e immutata individualità nella storia); quell'angiolo era dunque la personificazione delle inimicizie, delle lotte, delle rivalità che per l'uomo giacobbe erano in quel momento rappresentate dal fratello Esaù e che per il popolo d'Israele dovevano incarnarsi prima negli Idumei e al tempo di Erode l'idumeo, nei Romani che, nella terminologia rabbinica, ne ereditarono il nome e i caratteri di fiera ostilità.

    Secondo J.H.Hertz (Rav Joseph Herman Hertz,Rabbino Capo del Regno Unito dal 1913 al 1946,n.d.r.) l'episodio rappresenta la crisi della storia spirituale di Gíacobbe: la storia narra cioè il suo incontro coll'essere celeste, il cambiamento del suo nome in quello d'Israel, la benedizione dell'angiolo che aveva lottato con lui e la conseguente trasformazione del suo carattere che, liberatosi dalle cattive e basse passioni, eleva l’anima ai più nobili ideali; (egli non è più Jaaqov, colui che ingannò suo padre e sostituì suo fratello nella primogenitura e nella benedizione, ma è Israel, il campione di D-o, il milite del Signore, il combattente contro le avverse situazioni provocate dalle imponderabili forze della storia, dalle inimicizie teologiche, o dalla malvagità degli uomini e dalle sue proprie passioni).

    Bisognerebbe ammettere, secondo la spiegazione data dal dr. J.H. Hertz, che l'angiolo sia l'incarnazione esteríorizzata di quanto c'era di impuro, di immorale, di basso, nello spirito di Giacobbe; ciò che è poco plausibile, perché si tratta di un essere divino, anzi della personificazione di D-o medesimo, d'un angiolo in figura umana con cui - come in altri casi – D-o si scambia e si immedesima: tanto è vero che Giacobbe dice di aver veduto Idd-o coi propri occhi (XXXII, 31), ed una delle interpretazioni date al nome Isràel è- ish raàh el- (l'uomo che- vide D-o). Si potrebbe spiegare l'allegoria, rispettando tutti i simboli e, per dir così, le persone dell'episodio, in questo modo: cioè che fino a quel momento Giacobbe aveva adoperato mezzi poco onesti per ottenere quanto credeva che gli spettasse di diritto, cioè l'astuzia e le vie coperte, e aveva approfittato più delle occasioni propizie che delle sue buone ragioni; ora egli aveva invece combattuto a viso aperto, per quanto fosse solo e fosse stato assalito all'improvviso, come in un'insidia nottuma, da un essere incommensurabilmente più forte di lui e non aveva tratto motivo di orgoglio dalla sua vittoria, ma anzi di profonda umiltà. Sono i due momenti áella sua vita, le due espressioni del suo carattere che il profeta Osea (XII, 4) riassume molto brevemente così: «Nell'alvo materno afferrò il fratello per il calcagno - e colla sua forza combattè contro un essere divino, - combatte coll'angiolo e vinse, - pianse e lo supplicò. – D-o lo trovò a Beth-el, - e là parlo con lui».

    Israele deve seguire questo secondo metodo; solo allora la vittoria sarà meritata.

    Secondo una leggenda che deriva da antiche fonti della letteratura mistica, l'episodio avrebbe rivestito il carattere e il valore d'una specie di atto di riabilitazione di Giacobbe, sarebbe stato cioè il riconoscimento della sua onestà. L'angelo si sarebbe presentato a Giacobbe sotto le sembianze di Esaù e gli avrebbe detto: «Tu sei un impostore, pechè avevi detto a tuo padre di essere Esaù, il suo primogenito, ciò che era una menzogna». Di fronte a questa accusa, con cui dopo tanti anni egli veniva colpito tornando a casa, Giacobbe si sarebbe difeso, asserendo che quando aveva acquistato la primogenitura egli era diventato di pieno diritto il successore di Esaù. A quest'argomento l'angiolo avrebbe replicato, pronunziando una sentenza di piena assoluzione: «Da ora in poi non ti dovrai più chiamare Giacobbe,- l'impostore- ma Israele, cioè shèar-el, il rimanente di dio di cui parla il profeta Zefaniah (III,13)”. Il rimanente Israele non commette iniquità nè dice menzogne”. Non sarebbe la crisi spirituale di Giacobbe, quale ha voluto scoprirvi il dott. J.H. Hertz, ma la ribellione della sua coscienza, la lotta della sua onestà contro l'accusa d'inganno e d'impostura e contro il dubbio e il rimorso che forse lo mordevano, rivedendo i luoghi della sua giovinezza e preparandosi a incontrare il fratello. Nella notte silenziosa, solo colla sua coscienza, egli aveva vinto la lotta contro il rimorso, ma nelle carni gli erano rimasti i segni dell'aspra battaglia.




    Ricordiamo sempre che Rav Lattes aderisce a quel filone della tradizione ebraica, oggi ampiamente maggioritario,che vede negli angeli manifestazioni teofaniche apparentemente esistenti,in realtà prive di dimensione tangibile e materiale,bensì "provvidenziali allucinazioni,volute e preordinate da D-o" (si ripende qui il pensiero di Rav Elia Benamozegh).E' per questo che nel Tanakh troviamo episodi in cui HaShem ed un angelo "si succedono e si sostituiscono l'un l'altro nello stesso racconto" ( parole sempre di Rav Lattes),come nel caso in questione secondo quanto dice sullo stesso Osea 12:3-5 (prima "elohim",poi "malakh"), oppure come accade in Genesi 16:7-13, dove prima leggiamo che fu il "Malakh YH**" a parlare ad Agar, e poi al verso 13 di dice che "Agar chiamo YH**,che le aveva parlato"
     
    .
  6. yesyes
     
    .

    User deleted


    Per quelli che vedono predominare la concordia fra i fratelli piuttosto che la discordia, il completo commento di Dante Lattes (grazie a Leviticus)

    Non so quando avrò tempo di leggerlo bene ed attentamente tutto, ma intanto possono farlo altri.

    www.archivio-torah.it/ebooks/DLattes/08_Vaishlach.pdf

    Il completo di Dante Lattes, potrebbe anche riaprire la questione 'teofania si' o 'teofania no', ma comunque ognuno vede d-o dove vuole, l'importante è a mio avviso non imporre una ed una sola lettura come possibile quando si utilizza l'interpretazione teofanica.

    Ancora, da come scorro velocemente, l'uomo potrebbe benissimo essere Essav, che al fine riconosce la benedizione di Yaakov, rimanendo viva la realtà della ferita inferta.

    Poi, per mio conto, se l'episodio è "profetico" secondo me tanto non se ne verrà a capo fino a quel sorgere del sole.

    Edited by yesyes - 23/11/2018, 09:30
     
    .
  7.  
    .
    Avatar

    Group
    Member
    Posts
    2,314

    Status
    Offline
    Un commento, riguardo , il contrasto tra Esau e Giacobbe, che mi sembra non e' stato fatto.
    Se Esau e Giacobbe si fossero riappacificati come sembra mostrare il finale del racconto, non sarebbe successo nient'altro che quello che aveva previsto la madre:
    "Stai lontano da qui per un po' di tempo.
    Ritornerai quando a tuo fratello sara' passata la collera".
    Poi, pare anche che Giacobbe sia stato via piu' del previsto.."
     
    .
  8. yesyes
     
    .

    User deleted


    Riporto passo interessante dal Midrash Rabba:

    Accetta da me il regalo, perché ho visto il tuo volto come si vede il volto di un essere divino (Gen. 33, io).
    Il volto di un essere divino indica giudizio, ed il tuo volto indica giudizio, come per il Volto di Dio: Non vedranno il mio Volto a mani vuote (Ex. 23, 15).
    Anche qui, accetta quindi il regalo che ti ho portato (Gen. 33, 11).
    Gli disse: Quanta fatica ho fatto perché venisse in mio possesso, ma a te viene da se stesso.
    Non è scritto qui: che io ho portato, ma: che è portato : da sé è venuto.
    Ed insistette molto e lo prese (Gen. 33, 11).
    Voltava la faccia e stendeva la mano. R. Jehudah b. Shimon disse: Si prostrano con sbarre d'argento (Ps 78, 31), che significa che stende la sua mano e si calma con doni d'argento.
    30 Che Giacobbe aveva ricevuto da Isacco.
    Qui il verbo mitrapès è scomposto in due, e cosi si insegna che stende la mano e si placa con l'argento.
    31 - Esaù rinuncia definitivamente alla benedizione, e conferma come testimonio le benedizioni impartite a Giacobbe.


    Letto l'altro ieri notte, mi conferma che l'idea che ebbi un attimo prima che possano anche non essere le lenticchie il prezzo pagato per l'acquisto della primogenitura.

    __________________________________

    Riporto altre considerazione reperite nel Midrash Rabba Bereshit

    Riguardo ai theo-riferimenti:
    "consultarsi con un uomo saggio è come consultarsi con d-o"
    è riferito a Rebecca ed al vaticinio che le viene fatto ed è nel Bereshit Rabba.


    Per vedere d-o faccia a faccia, abbiamo già due letture:
    ho visto nel volto di qualcuno (uomo, o essere in uno stato particolare)
    - come una espressione di giudizio (tipo tu Essav o chi hai mandato, mi giudichi perchè forse secondo te non t'ho comunque ancora pagato un giusto prezzo) (midrash rabba bereshit)
    - come possibilità di morte (ho visto la morte faccia a faccia - qualcuno voleva uccidermi - ed il mio animo è rimasto salvo - già questo nella nostra lingua volendo può voler dire molte cose e non una sola) (riportata da Negev)

    __________________________________


    Rav. Arbib. dice:

    CITAZIONE
    Attenzione che l'interpretazione che

    יְרֵכ֑וֹ
    ierechv

    è la milà è interpretazione letterale

    יְרֵכ֑וֹ
    ierechv

    nella Torah E' la milà.

    Se però assemblo questo dato con "anche il popolo ebraico ha bisogno di redenzione" (considerazione affiancata ad ipotesi teofanicanin post precedenti) viene fuori:

    Quell'uomo è D-o (quello che fece con Abramo il brit milà, patto della milà)
    o un suo Malach o magari Samaèl (d-o punisce)
    viene a colpire Giacobbe-Israel
    perchè
    "anche Giacobbe aveva bisogno della redenzione dall'indole "ingannevole" che lo aveva caratterizzato, non era assolutamente esente da colpa"
    e per estensione, dato il suo ruolo di capostipite, viene fuori anche come "anche gli ebrei, giacobbe e israele" hanno bisogno di redenzione,
    e quindi dove il malach che esegue gli ordini di d-o colpisce?
    Nella milà.
    Devono essere 'redenti' sulla loro idea del brit milà?

    Portando le cose ad estreme conseguenze ecco cosa viene fuori dalla ipotesi teofanica (o da certi modi possibili di leggere e sostenere l'ipotesi teofanica).

    Ciò ovviamente non mi pare plausbile





    CITAZIONE
    Attenzione che l'interpretazione che

    יְרֵכ֑וֹ
    ierechv

    è la milà è interpretazione letterale

    יְרֵכ֑וֹ
    ierechv

    nella Torah E' la milà.

    è interpretazione letterale

    Chi colpisce nella milà non è propriamente considerabile pacifico amico dalla tradizione ebraica.

    La questione Dina, in ordine sta dopo.

    Edited by yesyes - 30/11/2018, 21:25
     
    .
  9.  
    .
    Avatar

    Group
    Member
    Posts
    3,333

    Status
    Anonymous
    *L'OT finisce qui.*

    Mi era rimasto in memoria in questo 3D un appunto "Rashi su Osea 16:5", ma non ricordo cosa riguardi. E di ritrovare il filo in questa marea mi passa la voglia.
     
    .
  10. yesyes
     
    .

    User deleted


    Spostati post relativi in

    Considerazioni sulla lettura ebraica del testo biblico/tanach e traduzioni in Giacobbe e l'Angelo

    https://consulenzaebraica.forumfree.it/?t=76204926

    Edited by yesyes - 30/11/2018, 21:15
     
    .
144 replies since 11/9/2012, 02:19   7167 views
  Share  
.