Un'usanza pasquale?

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  1. Giovanni della Teva
     
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    L'Egregio Sig. Hard Rain scrive:
    Ma come è possibile questo se Pilato, nello stesso vangelo, nel corso del processo non sa praticamente nulla e non fa altro che cercare di liberare Gesù? Se Pilato avesse mandato quel contingente, l'interrogatorio da parte dei Giudei sarebbe stato inutile e lo avrebbero portato direttamente nelle carceri romane.

    Secondo la mia analisi storica, Pilato in quel momento non ci poteva essere, perchè già destituito da Lucio Vitellio.

    Ricordiamo che Pilato era già stato destituito, con l'arrivo a Cesarea Marittima di Marcello, mandato in precedenza da Vitellio. (Giuseppe Flavio- antichità Giudaiche libro XVIII, 89) "Vitellio allora mandò Marcello, suo amico, ad amministrare la Giudea e ordinò a Pilato di fare ritorno a Roma per rendere conto all'imperatore delle accuse fattegli dai Samaritani. Così Pilato, dopo avere passato dieci anni nella Giudea, si affrettò a Roma obbedendo agli ordini di Vitellio, dato che non poteva rifiutarsi. Ma prima che giungesse a Roma, Tiberio se n'era andato."

    La crocifissione del messia che era già diventato re di Gerusalemme dall'autunno precedente del 35 d.c., è avvenuta nella Pasqua del 36 d.c. quando arrivò Lucio Vitelio, Luogotenente, dell'imperatore Tiberio, con pieni poteri su tutto l’Oriente, con le legioni romane e incominciò l'assedio.

    Vitellio a Gerusalemme "Giuseppe Flavio- Antichità Giudaiche- libro XVIII, 90 e seguenti
    Vitellio a Gerusalemme


    Intanto Vitellio giunse in Giudea e salì a Gerusalemme dove i Giudei stavano celebrando la loro festa tradizionale chiamata Pasqua. Accolto con sommi onori, Vitellio rilasciò in perpetuo agli abitanti della città tutte le tasse sulla vendita di prodotti agricoli, e acconsenti che l'abito del sommo pontefice, e con esso tutti i suoi arredi, fossero custoditi dai sacerdoti nel tempio, come era già stato un privilegio anche prima. Allora gli abiti erano custoditi nell'Antonia, il nome di una fortezza, per le seguenti ragioni. Uno dei sacerdoti, Ircano, il primo con questo nome, costruì un'ampia casa vicino al tempio e quivi viveva la maggior parte del tempo. Come custode delle vesti, poiché solo a lui era concesso di indossarle, le custodiva là e, allorché discendeva in città, indossava i suoi abiti ordinari. i Anche i suoi figli e nipoti seguirono la stessa prassi. Erode, quando diventò re, fece magnifici restauri a questo edificio, perché posto in luogo opportuno e lo chiamò Antonia per l'amicizia che aveva verso Antonio; egli ritenne qui le vesti, così come le aveva trovate, pensando che per questa ragione il popolo non avrebbe mai più fatto una insurrezione contro di lui.
    Lo stesso fece il successore di Erode, suo figlio Archelao. Dopo che i Romani presero il governo. trattennero il controllo delle vesti del sommo sacerdote e le custodivano in un edificio di pietra, col sigillo dei sacerdoti e dei custodi del tesoro, ove il guardiano giorno dopo giorno accendeva la lampada. Sette giorni prima di ogni festività, le vesti venivano consegnate ai sacerdoti dal guardiano: compiuta da essi la purificazione, il sommo sacerdote le indossava. Dopo il primo giorno della festività, le riportava all'edificio nel quale erano riposte prima. Questa era la procedura seguita tre volte all'anno per le tre festività e per il giorno del digiuno.
    Vitellio fu guidato dalla nostra legge in merito alle vesti e diede istruzioni al custode di non preoccuparsi né dove fossero da riporsi né quando si dovevano usare. Dopo avere concesso questi benefici alla nazione rimosse dal suo sacro ufficio il sommo sacerdote Giuseppe, soprannominato Caifa', e designò al suo posto Gionata, figlio del sommo sacerdote Anano. Poi prese la via del ritorno ad Antiochia.

    Un caro saluto a tutti.
     
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