IPOTESI SU GESU' RABBI

e il suo eventuale matrimonio.

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  1. Gabriele2710
     
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    Polymetis a scritto:
    A chi ti critica, non occorre dimostrare che qui i due termini significhino la stessa cosa, gli basta infatti dimostrare che possono significare la stessa cosa, e così viene a cadere un tassello probatorio del tuo complotto immaginario...

    ...Non c’è nessuna imprecisione nel tradurre né anakeimai né anapipto, te l’ho già detto che devi smettere di sognare. Il verbo anakeimai, come già spiegato, vuol dire “giacere su”. Ma la posizione in cui si giaccia sopra qualcosa, non è implicita nel significato del verbo. Sicché si può giacere sia stando distesi a 90 gradi, sia giacere su qualcuno essendo reclinati sopra di lui. Infatti il verbo si usa anche per degli oggetti, ad esempio gli oggetti posti sugli altari, che ovviamente non sono “sdraiati”… “Giacere”, significato tra quelli riportati da tutti i dizionari, in italiano significa stare appoggiato inerte su qualcosa. L’essere stesi su qualcuno, non implica l’essere sdraiati a 90 gradi, si può dunque immaginare Giovanni anche steso inerte sul petto di Gesù con un angolo di 45 gradi.


    Salve a tutti volevo solo riportare questo dato tratto dal vocabolario Treccani

    Giacere
    giacére v. intr. [lat. iacēre] (pres. indic. giàccio, giaci, giace, giacciamo, giacéte, giàcciono; pres. cong. giàccia, ... giacciamo, giacciate, giàcciano; pass. rem. giàcqui, giacésti, ecc.; part. pass. giaciuto; aus. essere). –

    1.

    a. Stare disteso: g. a letto (o nel letto, sul letto); g. in terra (o a terra), sull’erba; g. supino, bocconi, sul fianco; mettersi, buttarsi a giacere. Mancando il complemento, s’intende comunem. essere coricato a letto, spec. per malattia: giaceva gravemente malato; giace infermo, paralitico; giace immobile da anni. Con valore allusivo, giacere o giacersi con ..., fare l’amore: Amo una donna con cui mai non giacqui (Saba); in questo sign., ha per lo più l’aus. avere: per forza aveva giaciuto colla moglie (G. Villani).

    b. Cadere esanime, morire improvvisamente: stramazzò riverso sulla china, giacque senza moto (Fogazzaro); o essere disteso nel sonno della morte: giaceva nella bara; senza tomba giace Il tuo sacerdote, o Talia (Foscolo); quindi, essere sepolto, avere sepoltura: g. nel sepolcro; g. sottoterra; qui giace ..., in iscrizioni funebri; prov., chi muore giace, chi vive si dà pace.

    2.

    a. Essere situato, trovarsi, con riferimento a luoghi posti in basso, a valli o regioni pianeggianti: il paesino giace in una conca fra due colline; Giace in Arabia una valletta amena (Ariosto). Con sign. simile anche in geometria: curva che giace su una superficie, che è situata su questa.

    b. Nell’uso poet., riferito ai fianchi di un rilievo, esser meno erto, meno ripido: Ditene dove la montagna giace (Dante).

    3. Determinato da un compl. di luogo, proprio o fig.:

    a. Trovarsi nella situazione, generalm. sfortunata o disagiata, espressa dal compl. stesso: g. in prigione, nella miseria, nell’ignoranza, nel piu completo abbandono; g. nell’ozio, nella disperazione.

    b. Con riferimento a cose, essere abbandonato, trascurato, messo da parte e sim.: importanti manoscritti giacciono in sconosciute biblioteche; prima del restauro la statua giacque per anni tra le rovine; c’è tanta merce che giace nei magazzini; e in genere, tenere, lasciare qualcosa a g., lasciarla inutilizzata. Anche, non essere sbrigato, risolto, restare inevaso: pratiche che giacciono da anni (negli scaffali); l’incartamento giace da tempo sulla mia scrivania.

    c. Con uso assol., poet., essere inattivo, inoperoso: O difesa di Dio, perché pur giaci? (Dante).

    4. fig. Trovarsi in uno stato di abbattimento, di avvilimento, senza capacità di risollevarsi o di riprendersi: con vece assidua, Cadde risorse e giacque (Manzoni, parlando di Napoleone); anche con la particella pron.: il misero si giacque ... (Parini). Analogam., di civiltà, città, nazioni: Giace l’alta Cartago (T. Tasso). ◆ Part. pres. giacènte, anche come agg. (v. la voce).

    Reclinare

    reclinare v. tr. [dal lat. reclinare, comp. di re- e clinare «chinare, piegare»]. – Adagiare, appoggiare, abbassando o piegando; è usato soprattutto nell’espressione r. il capo o la testa sul petto, sulla spalla (proprî o di un’altra persona), sul cuscino o sul guanciale. ◆ Part. pass. reclinato, anche come agg., appoggiato, abbassato: col viso, col mento reclinato sul petto. In botanica, si dice delle foglie che nella gemma si presentano piegate in modo che l’apice della lamina si trovi vicino alla base; per es., nell’aconito e nel liriodendro: foglie reclinate (anche ripiegate); fogliazione reclinata.

    Il vocabolario Treccani parla chiaro. Reclinare e giacere non possono essere usati per la medesima posizione di una persona. Poiché giacere, come puoi leggere, significa sempre e solo, riguardo alle persone, stare disteso. Per oggetti o luoghi ha un significato leggermente diverso. Ma per nulla uguale a reclinare.
    E poiché qui si parla di persone, a meno che Giovanni non fosse un vaso o una sopramobile generico, significa che era disteso.
    Giacere non significa neppure stare appoggiati a qualcosa. Quindi i due sinonimi, in italiano, non possono essere usati come sinomini. Sarebbe un errore.
    Ciao da Cico.
     
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505 replies since 1/6/2009, 11:12   24716 views
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