Lamentazioni di Eleazar ha-Qalir

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  1. Negev
     
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    אריאל פינטור

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    CITAZIONE
    i ci vorrebbe un esperto di traumatologia per stabilire se una caduta di un metro può causare la morte.

    Certamente, anche da 30 cm si può provocare la morte, dipende in quale punto del corpo avviene l'impatto e con quale intensità.
    però questo in via molto teorica e per nulla garantito, altrimenti qualunque caduta banale sarebbe per noi fatale (per quanto legati).

    Molto più probabile che la morte possa sopraggiungere se si cade legati da un'altezza pari a due volte l'altezza d'uomo (diciamo ad esempio circa 4 metri) o ancor di più l'altezza di una casa.
    E' chiaro che l'essere legati impedisce l'atteggiamento protettivo in avanti delle braccia durante la caduta e questa quindi è estremamente rovinosa.

    Ipotizzando un urto con il cranio al suolo, la caduta dall'alto provoca di certo una frattura dello stesso e quindi una morte praticamente immediata.

    Però dalle spiegazioni di Abramo risulta che il condannato veniva spinto in modo rapido ed energico, in maniera da cadere di piatto al suolo.
    I questo caso dobbiamo considerare che durante una caduta dall'alto, se le mani sono legate, l'istinto di conservazione, che è un istinto primordiale dell'uomo, farà in modo che il soggetto inarchi la testa e la schiena all'indietro, quasi in un estremo tentativo di ripararsi dall'impatto (non potendo usare le braccia).
    Questo riflesso determina il fatto che l'impatto avverrà prima con il torace e poi con il resto del corpo, quindi difficilmente con la testa
    Ora, data la maggiore elasticità della gabbia toracica rispetto al cranio, poichè le articolazioni costali sono mobili, le coste stesse hanno struttura curvilinea ed elastica e dato il contenuto gassoso dei polmoni, viene logico ritenere che una caduta da un metro molto difficilmente provocherà la morte per trauma toracico, mentre 4 metri o ancor di più 6 metri, avranno un'effetto molto più violento, a prescindere dalla taglia fisica del soggetto.
    Se il condannato aveva una taglia fisica più minuta era meno danneggiato dall'altezza ma meno resistente all'impatto. Viceversa, un uomo più corpulento sopportava strutturalmente meglio il contatto con il suolo, ma subiva un'accelerazione di gravità maggiore.
    Come sostenuto da Abramo, anche la natura del suolo poteva influenzare in modo sostanziale gli effetti rovinosi della caduta.
    Un substrato liscio e regolare provocava di certo meno danni, mentre un terreno aspro e pietroso, specie se con massi abbastanza grandi, sortiva un effetto molto più aggressivo.
    La causa mortis per trauma toracico (riferendoci a questa modalità) doveva avvenire, a seconda del punto corporeo preciso d'impatto, per:
    - Rottura diretta del cuore (exitus immediato in pochi secondi)
    - Rottura di un polmone, conseguente insuffienza respiratoria acuta, già di per sé mortale, e collasso del cuore per compressione acuta gassosa, da parte dell'aria fuoriuscita dal polmone (exitus in meno di un minuto)
    - Rottura dei grandi vasi cardiaci e/o polmonari, con emorragia massiva (exitus anche in questo caso quasi istantaneo)
    - Associazione di più di una tra queste lesioni

    A queste considerazioni aggiungo un'osservazione, dopo averne discusso con Abramo.
    La caduta dall'alto e la morte per trauma toracico rispondeva ad una esigenza di preservare il corpo da danni visibili esteriornente, in quanto il corpo del condannato doveva poi essere appeso per l'esposizione pubblica. Un trauma cranico avrebbe sfigurato il soggetto e non ne avrebbe reso possibile l'esposizione.
    In tal senso va anche il dato noto, secondo il quale il secondo testimone alla condanna avrebbe dovuto "finire" il condannato, scagliandogli un masso sul petto (mentre la logica vorrebbe sul cranio). Infatti il decesso per trauma cranico è più "garantito"
    Ma un masso sul cranio avrebbe creato delle lesioni evidenti che avrebbero compromesso l'esposizione.

    In base a queste considerazioni, appare molto plausibile l'idea di Abramo, secondo la quale il luogo dell'esecuzione non potesse essere casuale, come si potrebbe verificare a "furor di popolo" ma, dovendo rispondere a delle esigenze e dei requisiti ben precisi, dovesse essere un luogo preposto all'uopo, magari appositamente costruito, una sorta di palco o di muro, una costruzione di circa quattro o più metri, anche in base al fatto che il tutto doveva svolgersi ad una distanza regolamentata rispetto al centro abitato.
     
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64 replies since 11/1/2009, 10:48   2606 views
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